repubblica 5\7\2022
Marmolada, il day after: “Sepolti per sempre”. L’incubo dei soccorsi sul ghiacciaio in bilico d
Il dilemma è se far saltare il resto del seracco a rischio crollo. Ma dopo un’altra frana non si scaverebbe più per cercare i dispersi
I nostri morti vanno seppelliti, hanno bisogno di una tomba e di un giorno per essere ricordati. Al morto va data «sistemazione». L’antropologia culturale questo problema l’ha trattato senza rispetto da quando è nata come scienza del comportamento e spiega che i defunti devono avere un posto dove stare (altrimenti sarebbero dappertutto) e devono avere un giorno per essere ricordati (diversamente li avremmo in mente tutti i giorni e sarebbe altrettanto insopportabile). Dalle lapidi i morti ci ricordano la nostra ultima denominazione, «il fu», e non vogliamo pensarci troppo.
da https://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/cronaca/17_novembre_01/
è vero che sempre secondo l'articolo precedente
quelli che non possono piangere e vivono la condanna di dimenticare e rivivere ogni giorno l’assenza del loro caro. Il rito funebre è la sepoltura sono i rituali che servono alla rassegnazione, aiutano a sopravvivere nonostante la menomazione, sono il viatico e l’accettazione definitiva della perdita come fatto irreversibile, fino a quando la stessa menomazione non diventerà parte di una nuova interezza.
Ma a volte bisogna farsi forza è piangerli dentro il cuore come fece mia nonna materna quando all'epoca aveva 3 anni , suo fratello ragazzo del 1899 mori durane la prima guerra mondiale saltando su una mina , ma non si è mai ( anche recuperando il suo foglio matricolare di solito molto preciso ) riusciti a sapere dove fu sepolto in quanto evidentemente come tutti i luoghi del fronte s'estendeva giorno per giorno e le sommarie sepolture venivano distrutte dai bombardamenti avversari .
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