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[ settimo giorno senza mondiale ] le proteste di questo mondiale sembrano più conformiste che altro manca una diplomazia del pallone

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 È passata  ed  ancora   sto resistendo  una settimana  dall'inizio dei mondiali ed  ancora  non ho seguito  nessuna partita nonostante   sia  convalescente   per via  dell'herpes   e  quindi sia sempre  al pc o con la tv  accesa  . Ma  da  quello  che  leggo da   più parti   , soprattutto  repubblica   d'oggi ( ne trovate  l'articolo sotto )    e  da quel  che  ricordo  della storia  del calcio    , è mancato     un vero  gesto  (  quelli avvenuti  sono solo  poco incisivi , a senso unico  ,   al limite del conformismo   e del politicamente  corretto   )  almeno  per ora  . Infatti ancora  non si  è visto   un gesto  coraggioso    che  so  un  coming  out  di un giocatore   un bacio omo  da parte del pubblico  in diretta o  censurato per  fifa    dalle  telecamere  della FIFA  .                                        da  repubblica   d'oggi   La partita più triste di sempre fu anche la più breve, quindici secondi tra il fischio di apertura e il triplice finale. S

LA MIA COLPA? CHE MI HANNO VIOLENTATA Paola, messicana, economista, dormiva quando, in Qatar, un collega è entrato e l’ha stuprata. «Ho documentato tutto con le foto», racconta. E sporto denuncia. Però rischia 7 anni di carcere e 100 frustate.

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  dal settimanale  oggi   Quando venne data la notizia che sarebbe stato il Qatar a ospitare i primi Campionati del mondo di calcio in Medio Oriente, la Fifa e il Qatar presentarono un documento di 112 pagine in cui garantivano  che i diritti umani sarebbero stati tutelati.  Il Qatar, si legge, promuoverà «condizioni di lavoro e di vita dignitose» e verrà ribadito il divieto di «qualsiasi forma di discriminazione nei confronti di Paesi, persone o gruppi di persone in base a origine etnica, colore della pelle, nazionalità, origine sociale, orientamento sessuale, disabilità, lingua, religione, opinioni o qualsiasi altro status». Fatma Samoura, segretario generale della Fifa, continua a ripetere che i campionati di calcio nel novembre di quest’anno offrono «un’opportunità unica per apportare cambiamenti positivi, un’opportunità a cui né Fifa né Qatar possono e devono rinunciare». Deve essere andato storto qualcosa se una donna messicana che lavorava all’organizzazione dei Mondiali rischia