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Mondiali 2022, le storie di Awer Mabil e Alphonso Davies: nati in campi profughi, i primi calci a una palla di sacchetti di plastica

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  ecco un dietro    le quinte  su  questi mondiali di cui parlavo nel primi post  del mio diario quotidiano     di   astinenza  dai mondiali   AudioPlay ·   Ascolta l'articolo 0:00 -4:38 1.0x L'attaccante dell'Australia è nato il 15 settembre 1995 nel campo dell’UNHCR a Kakuma, in Kenya. I genitori erano scappati dal Sud Sudan. Il tuttocampista del Canada è nato il 2 novembre 2000 nel campo profughi di Buduburam, in Ghana di Jvan Sica   | 25 NOVEMBRE 2022 Sono   136   i calciatori convocati ai   Mondiali   in   Qatar   nati in una   nazione diversa   rispetto a quella che rappresentano. Tanti figli di immigrati in questo modo riscoprono radici e legami con terre di origine dei loro genitori in alcuni casi mai dimenticate. Ci sono due calciatori però che hanno uno status ancora differente: sono   Awer   Mabil , attaccante dell’ Australia   e   Alphonso   Davies , tuttocampista del   Canada , entrambi nati in   campi profughi   per   rifugiati . Awer Mabil   è nato il 15 sett

[ 9 giorno senza mondiali [ Storie di un mistero rotondo di Enric González

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Questo  commento   lasciatomi sul  fb  (  dove  potete trovare   i post   del blog  )  al post  : <<   [  8 giorno   senza  mondiali ]  l'arma potente  della  fantasia  sopperisce   al non vedere  le partite  >> Tommaso Sal Non oso pensare le pene che stai passando... Mi piace Rispondi 1 h Attivo Autore Giuseppe Scano Tommaso Sal  beh all'inizio si c'è stata un po' di sofferenza , ma poi è andata calando . IL fatto è che quando sei abituato a fare una cosa  rituale  viene male a staccartene . Infatti i mondiali erano un rito . Succedeva che guardavi in famiglia o da solo o on amici i mondiali , tifando quando non cera la nazionale per una o per un'altra squadra o semplicemente per nessuna e guardavi semplicemente la partita . A conferma di questa mia risposta c'è un bellissimi articolo  della rivista  internazionale     che  riporto sotto    di Enric González    un giornalista e scrittore spagnolo. Questo articolo è uscito sul mensile me