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Visualizzazione dei post con l'etichetta emozioni

Di nuovo...

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L'accoglienza è possesso senza egoismo. (Bologna, 1 gennaio 2012)

E' Natale...

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Un Gesù Bambino nero contro ogni razzismo. "...Per il cosiddetto Natale, per la Babilonia delle feste dei ricchi, per le lobby, per le mafie, per i partiti, per i prelati - verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora piu' forte per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti. - Compagne e compagni, amici e amiche, eterosessuali, gay, lesbiche, transessuali, atei, agnostici, cristiani, musulmani, buddisti, indù, continuiamo a camminare tutti in direzione ostinata e contraria. Su la testa! UN CALDISSIMO ABBRACCIO A TUTTA LA TERRA! Scavalchiamo i "MONTI" al grido LIBERTA'-UGUAGLIANZA-FRATERNITA'! SE NON ORA QUANDO?" (Don Andrea Gallo, prete del marciapiede) PDTM NEWS24H

Mai più, e per sempre

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Gli sembrava che l'aria, lì intorno, lo ghermisse fin quasi a soffocarlo. L'avvertiva liscia, umida, appiccicosa, con un sentore di miele. Simile a certe mattinate cilestrine, che avevano punteggiato la sua infanzia ormai lontana. Ne percepiva l'odore buio, remoto. Era entrato con lei in quella stanza dalle pareti asettiche. Attendeva il parto e si sentiva svuotato e incredulo. "Non tornerà più", risuonava una voce dentro di sé. Sopra: Stefania Scarnati, Natività E non sapeva se usciva dalla sua mente o da qualche spazio siderale. Non tornerà più questo momento, questa sconfinata regressione nell'universo. Tutto si ampliava e al tempo stesso tornava grumo, domanda, inizio. Attendeva. Udiva sé stesso incoraggiare, accarezzare, percepiva il suo sorriso fragile, inerme, bianco, poi un fulgore indistinto irrorò lo spazio circostante. Avrebbe voluto interrompere i gemiti di lei, e al tempo stesso non muoveva le mani grandi e inutili, la forza s'arrendev

Autostrada

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La mia vita è tutta un rumore. Un rombo sordo. Una fuga dentro tunnel bui, affamati budelli di balena. Non si ha tempo di assaporarli, i colori. E quando solo ti fermi un attimo, e ti piovono addosso tutti assieme, ti senti aprire il petto in due, e il pianto t'invade. Come accadeva a mio padre, in Kossovo. "Il topo", lo chiamavano. Scuro scuro, ha avuto un figlio chiaro come me. Capelli gialli e ispidi, spine tra la paglia. "Il topo" lavorava in una cava e sterrava sabbia e sabbia, accecante e vetrosa. Poi la sabbia se l'è inghiottito. Di piangerlo non ho avuto tempo. Ancora rumore. Spari, bombe, malta, informità granulosa, questa era la nostra vita. Sono scappato dalla guerra e mi sono ritrovato su un camion. Trasporto ogni cosa, o forse niente. Solo le palpebre, ogni tanto, si chiudono lente, e allora rivedo un paio d'impannate verdi, un riposante orticello dietro casa, una sposa bambina dalla gonna a quadri. Mentre m'inforco tra le

Ambiguo altruismo

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"Che è?... Mah... Che è?": questa la mia reazione dopo il primo ascolto di Chiedi di più , uno dei tanti, forse troppi brani dell'album Tregua di Renato Zero . A differenza di altri, non ho mai ascoltato troppo quel disco, né l'ho veramente amato. Era un eccesso, una slavina di melanconia, sentimento che negli anni futuri avrei conosciuto fin troppo bene, e vi baluginava un alone di disfacimento, di perdita, di inutilità. La noia. Lo stesso trucco poco convinto di Renato, l'occhio stranito e vacuo, il corpo già enfiato, la voce sforzata, certe sue stesse ammissioni "Non c'è assolutamente gioia nell'aver venduto tanti dischi...", sembrava proprio vero e ne accentuava la cupezza. Un brano su un amore finito. Tema ricorrente nelle canzoni, un topos abusato. Chissà perché, lì per lì mi irritò, e lo dimenticai, come altri pezzi di quel controverso lavoro, per poi ritrovarlo, in questi giorni, intatto e concreto, lucido e acuto, in contrasto col mio

La morte di Lucien Freud

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Lo sguardo di Lucien Freud non c'è più. E' venuto a mancare il suo occhio implacabile, chirurgico ma partecipe, non sofferto come quello di Bacon, cui difettava una strana delectatio per le carni disfatte. Anglosassone, Freud, lo era in quell'ambigua maestria di maltrattare il pennello, per ritrarre una vita piena, rotonda, completa, nuda di sapori. Per questo, più che una Commedia , Freud ci ha lasciato un Decameron in pittura, privo di retrogusto amorale, cristallino e lucente malgrado le colorità fangose. L'arte di Freud è stata un immenso fiat , non tanto di creazione, quanto di contemplazione. In ogni suo dipinto sembra dirci: "Tu sei questo, e nient'altro". Radiografandoci. Così, alla nudità spigolosa d'un nudo woolfiano corrispondeva il corpo volutamente scompaginato, antiretorico di Jerry Hall, non più ieratica diva ma star dei postriboli dall'occhio adunco. Assai più rilassata la Donna con c ane bianco , dal seno cadente, estenuat

Il Re muto

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Quand'ero bambina, e ascoltavo il racconto biblico della Pasqua ebraica (quest'anno festeggiata poco prima di quella cristiana, il 19 aprile), ricordo che i miei occhi si riempivano d'emozione. Tifavo per i "nostri eroi": il popolo d'Israele perseguitato in Egitto che, presto, sarebbe stato riscattato dalla mano potente del suo Signore. C'era quel particolare degli agnelli sgozzati, A lato: l'interno della sinagoga di Trieste, sede di una delle più importanti comunità israelitiche in Italia. Questo Re, lo vedevo avvolto nella nube. Aveva vaghi ma classici connotati: anziano, con la lunga barba fluente. Lo stesso che poi reincontravo nella cappellina barocca del collegio dove studiavo: in mezzo all'altare riccamente adornato trionfava un Cristo sanguinante, morto; ma con le dita spalancate a "V", nel segno della vittoria. Era un'estasi, già lo presentivo in seguito, trionfante sull'arcobaleno. Il Re e l'uomo di Nazareth

Altri mondi

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Non c'è il mare. E' solo il cielo dietro le onde. (Pronunciata da una bambina di cinque anni, in treno verso la Riviera)

Giovine Italia

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"Esce di mano a lui che la vagheggia/prima che sia, a guisa di fanciulla/che piangendo e ridendo pargoleggia,/l'anima semplicetta che sa nulla,/salvo che, mossa da lieto fattore,/volentier torna a ciò che la trastulla" ( Purg. , XVI). Buon compleanno, Italia. Giovine Italia . Sei ancora come quella fanciulletta descritta da Marco Lombardo. Sei "un'anima sempl icetta che sa nulla" , e che "di picciol bene in pria sente sapore" , smarrendosi poi, come nel giardino dell'Eden dopo il peccato di conoscenza. Così, d'improvviso, prima ancora di diventare adulta, ti sei ritrovata vecchia, stanca, spogliata e sterile. "Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?" . Hai la Costituzione più bella del mondo, e per quella fame inesperta di vitalità diffusa e infantile permetti pure che la dileggino. E ne ridi, o te ne disinteressi esausta. I tuoi sono i peccati dell'inesperienza e dell'accidia, eppure la tua storia è antica. Culla d'

Mio padre, da giovane

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Il restauro di Miracolo a Milano non è solo una bella notizia. E' la restituzione di un'infanzia, un viaggio a ritroso in una sarabanda di specchi, insegne, cieli sabiani in cui s'accendono parole, smaglianti bianco e nero densi di luce e gioia. E' un ritorno a scabri arenili e a corpi accesi nel rovente sole dei tardi anni Quaranta. E' uno sguardo nelle nostre origini, uno scrutare nel segreto, nell'inviolabile. Perché in quel film, così antico e fulgente e straccione, ho visto mio padre . Anch'egli, come tanti, si trovava perso in quel marasma di ragazzetti dalle ginocchia sparute, che salutavano i poveri saliti al cielo a cavallo d'una scopa. Sopra il cielo finalmente vasto, e brilluccicante, in vortici e turbini di giocosa beatitudine. Chissà cosa pensava, allora. Niente; si lasciava trascinare sotto il suo baschetto floscio. Le baracche milanesi erano del tutto simili a quelle romane. Lui non abitava lì. Viveva, o meglio passava, in via Angelo Moss

Instancabile amore

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Vecchioni trionfa a Sanremo 2011 Grazie, Roberto! Grazie perché la tua vittoria a Sanremo è stata veramente meritata. Grazie perché ti chiamano professore, ma io non ti ho mai sentito così collega come adesso. Grazie perché le tue note mi scivolavano addosso rotonde, piene, ampie, logiche come l'acqua fresca, come un abbraccio rigenerante, come una finestra spalancata, attesa, agognata, eppure da sempre lì, e non ce ne eravamo mai accorti. Grazie per aver ricordato a tutti che la semplicità non è semplicismo, grazie per questa tua ballata antica e accorata, così tipicamente italiana, quell'Italia che tu ami svisceratamente - l'hai detto, e si capisce -, grazie per averla dedicata a tutte le donne e in particolare alla tua. Sì, hai rivendicato con quel tuo sorriso largo e quei gesti dinoccolati e, in certo senso, teneramente scomposti, Chiamami ancora amore è un brano "elettorale", cioè di parte, cioè di tutti, o forse di ognuno (ognuna). Grazie perché la tua carn

Ma che piazze d'Egitto!

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In una Milano quasi primaverile gli umanisti si sono uniti agli amici egiziani in festa per le dimissioni di Mubarak . "Rispetteremo i trattati" , è l'assicurazione rivolta a Israele dal governo provvisorio. Eppure, mai come in questi momenti, euforici certo, ma non meno reali, si avverte un'inebriante sensazione di spossata felicità; quella felicità che proviamo dopo una lunga, dolorosa, spesso frustrante fatica; una felicità fisica e contagiosa, che ripaga delle sofferenze. Una felicità che segue una vittoria conquistata a caro prezzo, e da soli; "dal basso", come usa dire. " La caduta di Mubarak segna una straordinatia vittoria di popolo - commenta Emanuela Fumagalli di Mondo Senza Guerre (a sinistra nella foto, col cartello giallo) . - In diciotto giorni di mobilitazione nonviolenta, resistendo ad aggressioni di ogni tipo, gli egiziani sono riusciti a liberarsi di un dittatore che li opprimeva da trent'anni. Il coraggio e la perseveranza dimos

Resistere è esistere

Pubblicheremmo il seguente video senza alcun commento. E, in effetti, ne merita pochissimi. Nient'altro, niente altre che lei, lei, lei. Yara. Non è tornata a Natale, ma l'anno si apre vasto, lungo, interminabile, e speriamo che invece rimpicciolisca, per silenziare questa prolungata agonia. Nelle parole del padre, nella composta e devastata mutria della madre, ancor più eloquente, riecheggia esplosivo quel grido di Giobbe da noi evocato qualche giorno fa. E si comprende che quelle domande, quelle pretese diremmo, non sono rivolte ai rapitori, ma molto più in alto. Molto più definitive. E chissà che non avvenga poi davvero, il miracolo, come suggerivano gli amici d'un Giobbe contemporaneo, quello immortalato nel romanzo di Joseph Roth. Oggi Dio fa miracoli modesti, perché la gente non gli crede più e da lui non si aspetta nulla. Ma, similmente ai compagni della Bibbia, anche il loro consiglio si era poi dimostrato ingannevole. Dio agisce grandemente ancor oggi, vuole gli

Peso

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Questo è Michael e io lo trovo bellissimo. Non è retorica. Lo trovo bellissimo, angosciante, difficile, insopportabilmente umano.Suo padre ha chiesto di condividere la sua immagine oggi, nella Giornata internazionale della Disabilità . Lo faccio molto volentieri [per info e aiuti, qui ] . Michael è umano perché greve, imprevisto, imprevedibile, diverso. Sì, diverso da tutte le nostre normalità in serie, amorfe o, al contrario, proteiformi: ma sempre dello stesso vuoto. Lui resta là, nella rozza fatica d'un rantolo, per conquistarsi il diritto di svelare quel pezzo di muro, quel soffitto inesplorato di cucina, per stupirsi. Michael ricorda quanto siamo indifesi, quanto lo diventeremo, quanto lo siamo già nell'anima. E per questo lo ringraziamo.

gli animali sono meglio dell'uomo ? quel cane randagio vero amico di Sarah scazzi

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Lo scritto d'oggi nasce da una mia incoerenza  con quanto scrissi    recentemente   riguardo al mio rifiuto di parlare   ancora del cazzo d'Avetrana . Ma   dopo aver : 1) letto  tale lettera , da cui nascerà tale discussone , successiva   a repubblica  di Anna Maria Quattromini aquattromini@tiscali.it : <<  Nella  triste vicenda di Avetrana c' è un personaggio di cui nessuno si occupa o, almeno, non tanto quanto meriterebbe. Parlo del cane randagio amico di Sarah, che la seguiva dappertutto e che ancora si preoccupa per la sua piccola amica. Da quel 26 agosto staziona vicino a quel maledetto garage dove, forse, ha visto scomparire la sua Sarah e non l' ha più vista uscire. Lui è lì che aspetta, dovrà pure uscire da lì sembra dirci con questa attesa. L' innocenza di un cane non può entrare nella traviata mentalità umana, nelle perversioni umane. Lui pensa solo alla sua piccola amica. Quanto ci insegna quel cane! >> 2) l'aver   cliccato   su tale

Luce della città

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Pure lei. Addio, Teresa Strada Sarti , moglie di Gino , presidente di Emergency . Pure lei è volata via, in un caldo pomeriggio di questa città grigia, afosa, tumultuante, ventre molle e meccanico che tutto macina, inesorabilmente. Sembra incredibile, ma proprio questa città ha prodotto persone schiette, terse, dal sorriso lucente come l'acqua, primordiale perché non nascondeva nulla. Sì, anche di questo Milano è stata, sa essere capace. Foto tratta dall'album di Sirena Milonguera Figure come Teresa non sono mai sole, dietro di esse si scorgono sempre moltitudini, scie umane, di ogni credo, etnia, cultura, età, sesso. Il suo nome non può essere ovviamente slegato da quello di Gino, ma nemmeno da altri che, alcuni anni fa, imparammo a conoscere: Daniele , Adjmal [nel link viene ricordato anche l'episodio dell'abbandono della sede afgana di Emergency a causa dell'intenzionale dabbenaggine dei nostri insigni "statisti", n.d.A.] , Rahmatullah , Said . Adjmal