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Bella Mariposas di Salvatore Mereu anticipazioni \ SPOILER

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  Era  da tempo , forse perchè  non c'era  nessun  film  che  m'attirasse  , quasi immemorabile che non andavop al cinema . Ebbene ieri sono andato  a vedere la prima di Bellas Mariposas il film diretto da Salvatore Mereu ispirato all'omonimo romanzo di Sergio Atzeni  (  foto a  destra  )  pubblicato nel 1996 da Sellerio peraltro mai divenuto definitivo perché la morte ha colto Atzeni prima che potesse rivederlo.  Il film presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ha ricevuto il Premio Schermi di Qualità " per aver molto efficacemente, adottato il registro della commedia nell'affrontare il tema del degrado delle periferie e del disagio di adolescenti senza prospettive e senza l'appoggio della famiglia".   Come  per il libro : << Anche se, occorro dirlo, il tono tanto volgare da risultare quasi offensivo e provocatorio è in parte addolcito da un’ironia di fondo non indifferente, a momenti strepitosa (grazie anche a un riuscito

Primo Levi - l'approdo

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grazie  cara  amica   https://www.facebook.com/gretanicolem MARE DI CRIMEA - Arkhip Ivanovich Kuindzhi - 1903 Felice l’uomo che ha raggiunto il porto, Che lascia dietro di sè mari e tempeste, I cui sogni sono morti o mai nati, E siede a bere all’osteria di Brema, Presso al camino, ed ha buona pace. Felice l’uomo come una fiamma spenta, Felice l’uomo come sabbia d’estuario, Che ha deposto il carico e si è tersa la fronte, E riposa al margine del cammino. Non teme né spera né aspetta, Ma guarda fisso il sole che tramonta.

senza titolo di Alessandro Franceschetti

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CHI  LO HA DETTO CHE   IN RETE   FRA LE  TANTE     NON CI POSSA ESSERE  ANCHE POESIA  ?  è IL CASO   DI  QUESTA  DI   Alessandro Franceschetti Il Dio che cerco ha la pelle nera gli occhi a mandorla. È un po' cristiano un po' musulmano. Abbraccia i gay tiene per mano le puttane. Gli angeli li lascia a mamma e papà. Il Dio che cerco accarezza la disperazione rende polvere il dolore. Toglie il sale alle lacrime semina un sorriso nell'animo. Siede a tavola con i barboni "violenta" i pedofili "uccide" gli assassini ferma le guerre dà da mangiare ai poveri. Il Dio che cerco che voglio che spero chissà se c'è.

Primavera

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Primavera, maestosa, superba e altera, sfuggita ormai in contrade di solitudine, lasci il tuo passo, discreto e troneggiante, in ricordi d'un ieri, in città malate, nel vapore dei nostri tenui desii.

Fra cielo e cielo

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Fra cielo e cielo Nello specchio d’acqua riflesse fra cielo e cielo due immagine radiose un viso e un fiore l’arcobaleno gioca su loro l’amore tutto colora felicità averti incontrata come quel fiore il raggio del sole Pietro Atzeni

Fotografia

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Testimone, dov'è il testimone? Nel passato remoto della gioventù, in quei tratti nervosi, nelle schegge degli occhi, o nella sapienza dolente dei passi stanchi? E' ritratta, in voi, la musica. La fine dei padri. Le generazioni complicate. Il sussulto dell'incerto domani. L'ansia d'un Dio rinnegato e sfuggito. L'età della perdita. Un diamante folle. Troppo prezioso e fulgido per noi, poveri carboni spenti. Sopra: Renato Zero e Lucio Dalla davanti alle immagini di Tenco ed Endrigo. Sotto: Montreux, 29 febbraio 2012, l'ultimo concerto di Dalla, a poche ore dalla morte.

L'eccezione (Per la Giornata della Memoria 2012)

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(Nella foto: Particolare della Risiera di San Sabba, Trieste) E sono qui, dietro le coltri ispessite, oltre il muro del tuo rifiuto, ribelle, impudico alla liscia normalità. Sono l'eccezione, sono la natura. Sono il quadro incompiuto, il riccio d'oro del ramo soave, fronda sbarazzina, filo di seta. Esisto, senza peso, e più alzi quel muro, più m'espando sulle pareti, e divengo cielo, respiro, imprendibile, beffardo, sulla tua cappa di dolore.

Nella notte

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Nella notte sull'asfalto ancora ascolto te La tua voce accarezza tenui briciole di fumo le trasforma in stelle d'oro e le strade, i viali nudi il compatto grigio muro s'apre come un grande altare,bianco, immenso, svaporato Resta aperta la speranza senza te, senza il tuo viso, senza il tuo sguardo distratto, pigro, immoto, lento, illune Mi rimane quel che eri, le tue note sparse all'aria, qualche scampolo di vita in ventose buie armonie, e poi tutto si conclude, serio e lieve, a un tratto dolce .

Leggero

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E non m'importa nulla del domani, dell'amore, non m'importa della vita. Voglio solo passeggiare su questi anni, smorti e tristi, col mio sesso ineducato, senza chiedermi perché. (Nella foto: Dario Francesco Gay)

libero pensiero

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Libero pensiero Tra “Grande fratello” gossip e sesso a volontà ormai il disegno è evidente non il libero pensiero vi preme ma una società libera dal pensiero Pietro Atzeni

Questo nostro amore

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Questo nostro amore è fatto di deserti di case insanguinate di filtri di persiane di chicchi di caffè. Questo nostro amore fiorisce sorpassato nel cuore di città spossate, informi, in spenti meriggi d’un rosa futurista. Questo nostro amore si pasce di silenzi, d’albe ricreate, di carezze di lino. Delicato, suadente nella lieve fralezza, un fremito commosso nel buio del mondo.

Altri mondi

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Non c'è il mare. E' solo il cielo dietro le onde. (Pronunciata da una bambina di cinque anni, in treno verso la Riviera)

Appuntamento

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Il ragazzo e la ragazza si diramano, tra fiumi d'asfalto e ampie soleggiate di grigio, sul far del giorno, timidi e lenti. Le parole leggere, semplici, feriali sottolineano ancor più quel silenzio sospeso, l'angolo del cuore dove la vita scorre aerea, normale e miracolosa. Sono giunti insieme, lui non osa abbracciarla, si limita a starle al fianco, tra sbiaditi bagolari e cespugli di maggiociondoli, superstiti in città, e par di respirare un'aria marina, in questo calmo scampolo d'estate. E' un giorno senza pensieri, vuoto e circolare, un sentiero pedestre nell'autostrada del mondo. Ogni tanto passa un tram. (A Domenico)

Da chi abbiamo imparato l'immortalità se non dall'immortale

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MANO NELLA MANO NELLA NOTTE DI GIZA         Splende il tuo sguardo mai quasi orfico nella notte di nettare, stella fissa nel firmamento, non muore nel tramonto,non viene sciacquata via dall’alba, le ciglia battono cicloniche portando repentini aggrappamenti e sulla tua bocca inzuppata dal sangue delle escoriazioni dei papaveri è nata oh si fremo è nata l’ultima avventura scala appoggiata al sole e così dobbiam traballar per la gloria di qualcuno che non ci ama ma io L’ho buttata la al sole, voglio il sole le corriamo incontro scherzando la sera aspettare era più folle del gesto che abbiamo fatto così noi correvamo incontro alla sua alba dalla notte in bilico sul cratere dell’intimo tentativo sudando antiche secrezioni rem. Dentro la corsa affannosa sentir la tua dispnea perché vuoi toccar il folle fa vibrar le corde che ho attaccato alle stelle ed essa sembra uscita dal mio sogno d’oro, troppo lontana che non lo riesco ad acchiappare hai già compiuto la magia del miraggio, allora tente

Lento

  Il lento procedere del tempo logora i miei giorni; odo il suo cupo scandire negli alberi divenuti spogli, nelle nuvole veloci trasportate lontano, nel ricordo di te che ingiallisce come le foglie di questo triste autunno.

Ode al capello bianco

Distinguersi tra la folla   il suo marchio. Essere diverso la sua identità. Discriminato per il colore Il suo destino.   Allontanarlo dalle sue radici Il loro compito. Renderlo come Il nauseante odore delle loro parole È un classico.   Il cervello non cambia Cambia solo il suo colore. Allora -perché?- Si domanda Perché tante parole Circa la sua pelle?   Bisogna stanarlo, per loro, Magari sgozzarlo O solo sfruttarlo. -È minoranza al momento, dobbiamo agire sul serio, Prima che diventi lui Il nostro cervello-   Voi dite   -Stai parlando di un nero, cresciuto da noi ma nato nel Congo- No,io vi rispondo,   parlo di un bianco Del mio, primo, capello bianco Spuntato da poco ma con un grande passato .

Elegia di Alda Merini

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Come hai fatto a credere che io non fossi materia e fossi soltanto spirito viva di solo pensiero come hai fatto a non pensare che potevo morire per te e scendere nel buio dell'Ade senza neanche una lacrima per vincere il sentimento occorrono mille tuoni e per raffreddare la carne la mano della morte in fondo questo commento storico quest'alba maltrattata questa tenebra atroce merita un'altra tomba che non sia il tuo solo corpo meritano il mio corpo gli uccelli e tutti i voli del cielo e forse uno sguardo di Dio che piange un figlio distrutto perchè ha sbagliato uomo Alda Merini 9 dicembre 2002           Dal Volume "Nel Cerchio del Pensiero"                                                                                                           Immagine tratta dal Web. Grazie Alda, rimarrai nei nostri ricordi.     

Sul limitare

"Sono nata il 21 a primavera" . E sullo straziante inganno di ieri, il crepuscolo di ieri, Alda Merini ha lasciato questo mondo. Perché ieri novembre ha voluto sorridere, inondando di sole la campagna lombarda. Non sembrava, non era, l'estate fredda dei morti, ma un tocco di rinascita. Questo clima così bislacco, che ormai muta pelle, e dipinge inquieti arcobaleni. E invece, semplicemente, lo spirito le stava preparando una casa degna. Una casa felice: debordante, come la felicità troppo invadente per quel fragile corpo. Quanto doveva arrabbiarsi, Alda Merini, nel sentir descrivere i matti come individui tristi. Lei lo era diventata, matta, dopo il primo parto, gravata dall'eccesso di vita che sentiva scoppiarle dentro. Il suo sguardo, infatti, non era né mesto né dolente. Era uno sguardo di gloria, di vette, di alture. Uno sguardo di viandante, di note orientali. Alda Merini ha segnato il limite di Dio. La vetta l'aveva ormai raggiunta, col passo cadenzato e pla

Anche senza di te

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Non hai nemmeno detto basta. Ti sei lasciato vivere, trascinato da rutilanti feste, ubriaco di te e della tua vanità. Hai ignorato, sbadatamente, le tranquille corse del cuore, mi hai confinata in bigi stracci di tempo, in autostrade sfilacciate, in rigagnoli immoti, sanza cura, senz'affanno, nella smemorata quiete dell'indifferenza. Hai ucciso il miracolo del giorno, fragile guscio d'uovo che le tue mani hanno profanato. Non così, non così ti volevo. E, anche se non ci sei, anche senza di te, io ora vivo.

E, si.. poesia Donatella Camatta

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Scivolo la mia mano   fra   la   tua tremore emozione amore!   Mani unite per   compiere piaceri affetti dolori   e   si mani che   esistono vivono!