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Visualizzazione dei post con l'etichetta donne

L'alfabeto delle mafie. D come Donne di mafie

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ecco   la   4  puntata       trovate  sotto  insiemne  ad  altri  link  per  chi  vuole   approfondire  l'argomento  donne  e  mafia   a  fine  post   le  altre     dell'alfabeto delle mafie.  di repubblica.it   È ampiamente noto che le donne delinquono molto meno degli uomini, in tutti i tempi, in tutte le circostanze, in tutte le società, all'interno di tutti i contesti criminali. Questa macroscopica differenza la si può notare nelle statistiche dei reati, a partire dall'assoluta predominanza dei maschi tra i condannati e tra i detenuti nelle carceri italiane.  Nel 2017, gli uomini rappresentavano l'84,5% dei condannati in maniera definitiva. Tale percentuale saliva al 91,5% nel caso di rapine, al 93,2% per violazione delle leggi relative alla produzione  e vendita di stupefacenti e al 95,8% per omicidio volontario. Secondo, poi, i dati forniti dall'amministrazione penitenziaria per il 2019, su un totale di 58.163 detenuti negli istituti di pena italiani, le d

La ragazza che voleva il Polo Nord A 18 anni Léonie d'Aunet si imbarcò su una nave diretta allo Spitzberg...

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dal venerdi di repubblica del 26\11\2021 "Tornerete imbruttita", minacciarono la deliziosa Léonie d'Aunet che voleva, a 18 anni, essere la prima donna a esplorare il Polo Nord; con caldi abiti da uomo, partì. Era il 1838; ma solo nel '54 pubblicò il resoconto del viaggio, perché nel frattempo era intervenuto un incidente. Il 5 luglio 1845 il marito, il Léonie d’Aunet  (1820-1879)  (Alamy / Ipa)   pittore Biard, portandosi dietro la polizia, la sorprese in albergo allacciata a Victor Hugo. Il poeta era pari di Francia: non perseguibile; lei finì in prigione tra le prostitute - ma visitata dalla paziente moglie di Hugo, Adèle. In cambio di importanti commesse, la regina di Francia persuase il gelosissimo marito (ma il flagrante adulterio serviva a non pagare gli alimenti) a "un atto di clemenza" verso Léonie d'Aunet. E così, da fedifraga, è passata alla storia. Però, raccomandata da Adèle, cioè da Hugo, Léonie pubblicò su rivista, e poi a stampa, il Vi

anche con la cultura si può fare la rivoluzione il caso di Agnese vittoria trans, nella sua tesi di laurea racconta i diritti negati e le donne afgane

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da repubblica  del  27\10\2021 “Sono Agnese e sono trans, nella mia tesi di laurea racconto i diritti negati”                                       di Salvo Palazzolo Agnese Vittoria CATANIA - "Quando arrivai in città per frequentare l'università nessuno voleva affittarmi una stanza", racconta. "Al telefono, mi dicevano che il posto era disponibile. Poi, quando mi vedevano, sostenevano l'opposto". Agnese Vittoria ne ha fatte tante di battaglie contro le discriminazioni. All'anagrafe ha ancora un nome maschile, ma rivendica quello che chiama il suo "diritto a una vita normale". Dopo l'iscrizione alla facoltà di Scienze della comunicazione, ha chiesto al senato accademico un libretto col suo nome. L'ha ottenuto? "Certo. Un gesto di grande attenzione da parte dell'istituzione universitaria. Direi, un caso raro. Perché spesso le istituzioni sono indifferenti rispetto a certi temi. O, peggio, non comprendono. Questa volta no, è sta

cazzo siamo già a 40 femmicidi ed ancora non è ancora finito l'anno l'ultima vittima è Vanessa Zappalà

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leggendo Lorenzo Tosa apprendo dell'ennessimo femminicido il n 40 dall'inizo dell'anno( qui l'elenco Osservatorio femminicidi - I casi nel 2021 )mi tocca dare rqgione a Scanzi : << Uccisa per avere lasciato il compagno. Nel 2021 siamo ancora a questi livelli di degrado umano, di ferocia morale, di ignoranza sentimentale. >> questa notte Vanessa, mentre camminava con alcuni amici ad Aci Trezza (Catania), il paese dei Malavoglia, è stata raggiunta dall’ex fidanzato, che ha estratto una pistola e le ha sparato addosso cinque colpi, di cui uno l’ha centrata alla testa, uccidendola sul colpo. Vanessa aveva 26 anni, una vita intera davanti. E invece è diventata la vittima numero 41 (solo nel 2021) di questa piaga senza fine che si chiama femminicidio.“Non chiamatelo amore. Non chiamatelo raptus. È solo altro sangue sulle mani di uomini che odiano le donne” la piange la Uil Sicilia. Mesi fa Vanessa aveva denunciato a più riprese l’uomo per stalkin

SE OGNUNA DI NOI di ©Daniela Tuscano

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Che fare? È l'angosciante e rabbiosa domanda che sale sulle labbra di ognuna di noi, nel constatare ancora una volta non la resa dell'Occidente, non la ferocia talebana né la religione prostituita ai giochi di potere, ma la totale indifferenza nei confronti delle donne, di tutte le donne. Perché attenzione, non si tratta solo delle afghane. La loro tragedia ci tocca da vicino perché le prossime saremo noi, lo saremmo già qualora la cosiddetta "Realpolitik" lo esigesse. A qualsiasi latitudine. Noi proclamiamo: #AfghanistanWeCare, dell'Afghanistan c'importa. Kabul è la Shoah delle donne, cui dovrà seguire una Norimberga. Sarà un gran giorno, allora, e sarà vendetta e sarà giusto. Sul banco degli imputati non vorremmo vedere solo gli orrendi barbuti ma anche i loro complici, i firmatari degli sciagurati accordi di Doha. Con i/le collaborazioniste a vario titolo asservite.  Sì, ma questo dopo, se sarà possibile, obietterete. Ma ora? Cosa facciamo, ora? Ora, abbiam

ma le istituzioni e la cultura maistream sanno parlare solo di quota rosa ? e ignora Disuguaglianze, sfruttamento e logica del profitto nelle scuole e nelle università il casoi delle donne nell'università di Pisa Normale di Pisa, l'accusa di tre neolaureate al sistema universitario: "

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inizialmente   avevo  decis  di utilizzare      due articoli che trovate  sotto  per la  festa  della  donna dell'anno prossoimo ,  ma  poi ho cambiato ikdea   Normale di Pisa, l'accusa di tre neolaureate al sistema universitario: "Disuguaglianze, sfruttamento e logica del profitto" "Proprio perché la scuola ha significato così tanto per noi, vorremmo oggi provare a spiegare come mai quando guardiamo noi stessi o quando ci guardiamo intorno, ci è difficile guardare questo momento di celebrazione senza condividere con voi alcune preoccupazioni". Inizia così  il discorso tenuto da Virginia Magnaghi, Valeria Spacciante e Virginia Grossi, neo diplomate alla Scuola Normale Superiore di Pisa. "Proprio perché la scuola ha significato così tanto per noi, vorremmo oggi provare a spiegare come mai quando guardiamo noi stessi o quando ci guardiamo intorno, ci è difficile guardare questo momento di celebrazione senza condividere con voi alcune preoccupazioni&

storie olimpiche tokyo 2020\21 parte 2

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Leggi  la  prima parte   storie olimpiche tokyo 2020\1 parte II   Tokyo 2020, l'australiana Jessica Fox ripara la canoa con un preservativo e poi vince l'oro L’australiana Jessica Fox (già bronzo a Londra 2012 e Rio 2016) si è aggiudicata la medaglia d’oro nello slalom K1. Un’impresa che è stata preceduta da una singolare riparazione della sua canoa. Prima della gara, la canoista si è infatti accorta che la sua imbarcazione risultava danneggiata. Senza pensarci troppo, l'australiana ha deciso di risolvere l’inconveniente utilizzando un preservativo - preso da un kit offerto agli atleti dagli organizzatori dei giochi olimpici - e lo ha infilato sulla punta del suo kayak. La 27enne ha documentato la singolare riparazione della sua canoa condividendo un video sul suo profilo TikTok L'olimpiade delle atlete azzurre. Josefa Idem: "Un traino per lo sport femminile" Tokyo 2020 sarà ricordata come l’olimpiade delle atlete azzurre: 11 medaglie sulle 24 totali fi

Hanno cambiato la loro vita, sono fuggite dal loro Paese, hanno deciso di scendere in pista o di dare corpo a storie difficili: sono le donne straordinarie di ogni giorno

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  Hanno cambiato la loro vita, sono fuggite dal loro Paese, hanno deciso di scendere in pista o di dare corpo a storie difficili: sono le donne straordinarie di ogni giorno Mer 28 Apr 2021  | di  Angela Iantosca  |  Attualità Foto  9  di 27 Sono forti, determinate, desiderose di cambiare. Sono le mamme d’acciaio, quelle che lottano per se stesse, per i loro figli e che, facendolo, migliorano il mondo nel quale vivono, diventando punto di riferimento per altre donne e mamme. Per questo speciale abbiamo raccontato la storia di chi ha deciso di affrontare i suoi problemi con il peso e di aprire una palestra, la storia di quelle donne che non hanno paura di correre a tutta velocità, la storia di chi è fuggita dal genocidio della sua terra per dare un futuro a se stessa, ai figli e a tante altre donne. E la storia di chi ha impersonato “Pieces of woman”, un film capolavoro che racconta nel silenzio il dolore di una donna che partorisce una bambina che rimane in vita per pochi attimi...