20.7.12

gli italiani ed il razzismo

su n 793 di D  settimanale  di repubblica    leggo  questo botta  e risposta   fta  una  bambina di  12  anni  e  un (  dal tono sembra  una lei )  che  non ha il coraggio  di firmarsi  .  Tutto ciò  mette  in discussione  il fatto  che   finalmente  alla deriva xenofoba   leghista e  neo  teocon   qualcuno  si sta  ribellando   a  tale  cultura  rappresentato  dalla  2  lettera  su  n800  dello stesso  giornale 

                                         Riflessioni sul razzismo di una ragazzina di 12 anni  (  Risponde Umberto                    Galimberti ) 

Tante volte i pensieri dei bambini sono più evoluti di quelli degli adulti

Le scrive una ragazza dodicenne per denunciare le discriminazioni e umiliazioni che ogni giorno subisce chi è "diverso" da noi. In tutti gli ambienti si manifestano atti di razzismo che portano a scontri e incomprensioni. A scuola vedo bulli che insultano, disturbano e stuzzicano ragazzi più piccoli e deboli di loro, troppo spaventati per difendersi. Camminando per le strade del mio paese sento barzellette offensive su ebrei, africani, cinesi e sulle donne. Ai telegiornali raccontano di incendi appiccati nei campi del popolo Rom, di venditori ambulanti picchiati e di ragazze straniere violentate.
Perfino i politici non hanno rispetto per gli altri popoli. La nostra intolleranza verso chi è diverso ha raggiunto livelli estremi. Perché, nelle aziende, le donne vengono pagate meno degli uomini? E perché gli africani sono tutti considerati dei ladri e dei saccheggiatori? 
Il razzismo è in ognuno di noi, confinato in un angolino della nostra mente: siamo talmente condizionati da programmi televisivi e da racconti sentiti a scuola o negli ambienti di lavoro, che sobbalziamo se vediamo un mendicante che ci chiede qualche soldo o pensiamo male se un venditore straniero ci passa accanto.
Abbiamo costantemente paura del diverso perché non lo conosciamo. È come un vuoto buio e ignoto, di cui non sappiamo nulla. Invece dovremmo considerarci fratelli di tutti e "cittadini del mondo". Anche se abbiamo la pelle, la religione e i costumi diversi, avremo sempre qualcosa che ci accomunerà tutti: la stessa forza generatrice che ci ha creati e l'amore per la libertà.
So di essere solo una ragazza con gli orizzonti troppo idealizzati, ma spero che condivida e accolga le mie idee, creando una rubrica sul suo giornale che cerchi di sensibilizzare i giovani al concetto della libertà e della tolleranza
Diletta Ceccarelli

Cara Diletta, 
sono stupito dalle idee che abitano la tua mente e dal modo con cui riesci a esprimerle. E se anche qualcuno ti ha aiutato nel pensarle e nell'esprimerle, questo qualcuno ha preso le mosse dagli spunti che tu gli hai fornito. 
La tua età, dodici anni, è interessante in ordine alla formazione di pregiudizi razzisti, perché, finche si è bambini e si scopre il mondo, ogni cosa nuova che si incontra e quindi ogni curiosità, che si tratti del colore della pelle o dell'angolatura degli occhi degli altri bambini, del loro modo di parlare o di vestirsi, desta interesse. 
Ma i bambini non crescono solo in un prato verde dove giocano con tutti quelli della loro età, i bambini crescono anche in famiglie, in alcune delle quali sono invitati a non familiarizzare troppo con chi ha la pelle nera o non parla bene la nostra lingua, perché questi bambini non sono proprio uguali a noi, dove è sottinteso che sono inferiori a noi. E infatti abitano case che non sono belle e spaziose come le nostre, a scuola hanno qualche difficoltà in più nell'apprendere, talvolta quando si esprimono fanno ridere, e allora nell'età della prima adolescenza, in cui ogni bambino è alla ricerca di una propria identità, non c'è strada più facile per trovarla che arroccarsi nella differenza che li distingue da loro e, a partire dalle considerazioni che hanno sentito in famiglia, sentirsi in questa differenza superiori.
Quando uno si sente superiore a un altro cade facilmente in preda a quella legge animale dove il forte aggredisce il debole. E il gioco riesce, perché chi viene da noi, lasciando la sua terra, la sua lingua, le sue abitudini, è davvero più debole di chi cresce nella propria terra, parla la propria lingua e non deve cambiare il suo modo di vivere. L'aggressione del debole fa sentire ancora più forti, e la propria identità così rafforzata diventa uno stile di vita. 
Ma siccome oltre alla "legge animale" del più forte esiste anche la "legge umana" che chi da subito incontra difficoltà e col tempo e l'impegno le supera diventa più abile di chi le difficoltà non le ha mai incontrate, e quindi non ha avuto occasione di affrontarle e superarle, alla fine tutto si capovolge e quello che un tempo era più debole diventa più forte di chi si riteneva forte perché così in famiglia aveva sentito dire. 
Succederà allora che in un mondo che ormai mescola tutte le culture, chi fin da piccolo è stato abituato a inserirsi e convivere con una cultura diversa dalla sua sarà più capace di muoversi nel mondo, rispetto a chi non è mai uscito dal proprio paese e in questo recinto ha trovato la sua misera identità.



Obiezioni alla lettera sul razzismo scritta dalla "ragazzina di 12 anni" ( Risponde Umberto Galimberti) 




Sul n. 793 di D leggo la lettera a Lei inviata dalla "ragazzina di 12 anni'" a proposito del razzismo. È una lettera piena di bellissimi ideali, ma totalmente avulsa dalla realtà quotidiana dei fatti. Credo di avere il diritto a una replica, come prevede il normale confronto democratico delle opinioni.
Per incominciare dai mendicanti e dai venditori ambulanti, questi non si limitano certo a "passarci accanto", ma ci tallonano e ci strattonano per le braccia, con un'insistenza che può durare diversi minuti, finché non aderiamo alle loro richieste. Una turista tedesca si dichiarava esterrefatta, dal momento che cose del genere sono inimmaginabili in Germania.
A scuola non sono gli italiani che "insultano, disturbano e stuzzicano" i ragazzi africani e cinesi. Al contrario sono questi ultimi a tiranneggiare l'andamento degli istituti. Gli insegnanti, impauriti e desautorati, non si azzardano a intervenire, mentre i presidi non esistono più.
Passiamo alla cosiddetta "microcriminalità". Pochi giorni fa sul terrazzo della mia casa, ho trovato due minorenni (un magrebino e un rom) che studiavano le finestre del mio appartamento. Dopo due giorni, durante una mia breve assenza, evidentemente gli stessi due minorenni hanno forzato la persiana di una finestra per introdursi nell'appartamento, e sono fuggiti per lo scatenarsi inevitabile dell'impianto di allarme.
In queste condizioni, come si fa a non diventare "razzisti"? La prego di non menzionare ad alcuno il mio nome e la località. 

Lettera firmata





Non mi pare sia il caso di scomodare i diritti democratici per confutare gli ideali di una "ragazzina di 12 anni" di nome Diletta, che denunciava il razzismo che sempre più si va diffondendo tra noi. A questo proposito voglio precisare che quella lettera, davvero molto bella, aveva suscitato in me il sospetto che non fosse stata compilata solo da lei. La sua insegnante mi ha invece scritto che Diletta non ha avuto alcun aiuto nella sua stesura. Mi scuso con Diletta e a maggior ragione le esprimo tutta la mia ammirazione per il modo con cui scrive e per le cose che pensa e dice.
La sua lettera, invece, è un classico esempio di chi, assicuratosi il proprio benessere, che noi occidentali non possiamo dimenticare d'aver costruito sullo sfruttamento o quanto meno sul mantenimento della povertà nel mondo, rifiuta l'idea che chi non ha mezzi di sostentamento nel proprio paese, oppure è perseguitato per ragioni politiche, o ancora assiste quotidianamente a chi muore di fame e di sete, per non parlare della mortalità infantile o dei bambini arruolati negli eserciti da bande che si contengono il potere, possa decidere di abbandonare la sua terra e, rischiando la vita in un mare che seppellisce tante colpe dell'Occidente, senza arte né parte giungere da noi.
La sua lettera dimentica anche quanti immigrati, che la nostra ipocrisia chiama "di colore", sostengono la nostra economia con lavori che gli italiani più non fanno, con paghe spesso in nero, quando non addirittura in condizioni di schiavismo, per far profitti in questo "mercato" che noi occidentali e non altri abbiamo inventato e che ora sta mordendo anche noi.
La sua lettera, che spegne le speranze e gli ideali di una ragazzina di 12 anni in omaggio a un "confronto democratico di opinioni", denuncia che la sua visione del mondo è limitata alle pareti di casa sua ben blindata e sorvegliata, e perciò nulla sa che la storia ha sempre registrato migrazioni per fame e bisogno di terre, con invasioni, eccidi, guerre, e che sessant'anni di pace nella nostra Europa, oggi così traballante, non può frenare chi per fame e condizioni di estrema indigenza rischia la vita nella speranza che da noi, ci sia una possibilità di futuro. 
Alla sua amica tedesca dica di fare un giretto in Africa e di vedere, oltre alle condizioni di vita, chi vende le armi agli eserciti che si contendono i territori, chi sfrutta le risorse del continente nero, chi, al potere, si fa corrompere da noi occidentali per ottenere gli appalti che servono per costruire le infrastrutture che servono a noi per il trasporto dei loro prodotti, e poi le chieda se hanno diritto di essere razzisti noi o loro nei nostri confronti. Al suo ritorno provi con lei a fare un "confronto democratico delle opinioni". Magari è più utile che confutare gli ideali di una "ragazzina di 12 anni" che ha scritto un bellissima lettera per farsi ascoltare anche da chi tiene le finestre chiuse e la casa "con l'impianto di allarme perimetrale". Una domanda: perché Diletta si è firmata e lei mi chiede di omettere la sua firma? Ha paura delle sue opinioni?

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