26.4.22

., Mia moglie è un ologramma. Così il signor Kondo ama e vive con una donna virtuale ., Oggi l'uscita del libro per Einaudi. Racconta una storia vera, l'idea di aprire una posto dedicato ai libri in un centro della Garfagnana di 190 persone ., il telefono ti salva la vita soprattutto al fronte ., La baby orchestra del jazz, i musicisti hanno da 7 ai 14 anni: "Suonare ci fa sentire uniti"


   ci  sono sfigati  e  sfigati . Io non riuscirei mai a fare  una cosa  del genere   preferisco i due di picche  ed  il  contatto umano e .....  . A  tale situazione 






  da    repubblica  d'oggi



“Sogni mostruosamente proibiti” e “Io e Caterina”, due classici della commedia all’Italiana, ci avevano visto lungo. Il cinema ha affinato la visione aggiungendo alle risate gli interrogativi filosofici di "Blade Runner" e del più recente "Her", ma tutte storie hanno un comune denominatore: invaghirsi e anche innamorarsi di un personaggio di fantasia e di un'intelligenza artificiale è possibile.

 Ma in Giappone già parecchie persone sono andati oltre. E una di queste, Akihiko Kondo, 38 anni, ha addirittura sposato il
suo amore virtuale, ma virtuale fino a un certo punto perché la sua amata cantante manga Hatsune Miku "esiste" sotto forma di ologramma in un dispositivo chiamato Gatebox, che la rende "viva" come una sorta di tamagotchi sentimentale. Miku è una star in Giappone e anche Lady Gaga l'ha ospitata sul palco, è molto amata e i suoi tratti sono quanto di più classico può esistere nel mondo dei manga, impreziositi da lunghi capelli blu.
E così dopo aver capito che le relazioni umane non facevano per lui, Kondo ha deciso di sposarla. "Sposato" è un termine convenzionale per definire una unione sancita da una sorta di certificato non valido legalmente, emesso da Gatebox. Al matrimonio non è venuto nessuno della sua famiglia ma solo persone conosciute su internet. Un altro salto di qualità insomma nel percorso verso il transumanesimo, ma per Kondo ovviamente l'importante è la qualità della sua vita affettiva, di cui si dichiara soddisfatto. Hatsune Miku nasce come una Vocaloid, ovvero una cantante virtuale, un fenomeno che in Giappone conta moltissimi estimatori. Kondo ha potuto "sposarla" ormai quattro anni fa, dopo un periodo personale e professionale piuttosto complicato che lo ha visto cadere in depressione. E riprendersi però grazie a questo sentimento peculiare per una figura di fantasia. E non è l'unico, anzi: i "fictosessuali", così si definiscono le persone che hanno una relazione virtuale, sono sempre di più al punto che esistono prodotti specializzati per questi rapporti, come proprio il Gatebox.
Kondo è quello che negli anni 90 si sarebbe definito come "Otaku", ovvero individui isolati dalla società e che vivono in un mondo di fantasia, spesso chiusi in casa se non in una stanzetta, ma nel mondo sempre più "avatarizzato" di oggi e dalle vicinanze e distanziamenti stravolti dalla pandemia, è una definizione che non ha ormai più molto senso. L'uomo è perfettamente consapevole che la sua storia d'amore con un personaggio di fantasia, dall'aspetto adolescenziale oltre che cartoonesco, possa suscitare dubbi. Ma se Miku vive nell'immaginazione, il sentimento è sempre reale. Di certo con un partner olografico è difficile litigare, un elemento che in una relazione può essere importante tanto quanto accogliere l'altra persona. Ma quando Kondo ha chiesto all'ologramma di sposarlo, l'intelligenza artificiale gli ha risposto di sì, chiedendogli però di "trattarla bene". Anche le IA sanno che la prima regola in una relazione è il rispetto, e hanno imparato a pretenderlo.

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Oggi l'uscita del libro per Einaudi. Racconta una storia vera, l'idea di aprire una posto dedicato ai libri in un centro della Garfagnana dove c'è un solo altro negozio: una piccola bottega di alimentari. L'autrice: "La lettura è stata la mia salvezza, questa è la vita che voglio"

Non si torna indietro. La vita di Alba Donati ormai è in Garfagnana. A Firenze, città diventata "di passaggio" e a cui rimane legata dalla presenza della figlia Laura e dalla presidenza del Gabinetto Vieusseux, la poetessa e critica letteraria ha preferito Lucignana, che si è rivelato tutt'altro che natio borgo selvaggio: perché quelle 180 anime hanno addomesticato la sua inquietudine, e lei le ha
ringraziate inventandosi la Libreria sopra la penna, che abita un declivio dove un tempo sua madre coltivava l'insalata. Una follia, le hanno detto in tanti. Sì, ma lucidissima. E La libreria sulla collina, il suo primo romanzo (esce oggi per Einaudi, è già stato venduto in 10 paesi), racconta quella follia come un diario della rinascita.
Non è la favoletta tipo Chocolat, ma un libro dove non mancano squarci scuri e inquietudini, e dove però la letteratura alla fine mette tutto in ordine, seppure con le sue domande senza risposta. Tra autofiction e memoir, per 5 mesi Donati annota le gioie e le ansie di un progetto che le ha cambiato la vita, l'incendio che l'ha distrutto e una comunità che in buona parte si è fatta in quattro per farla risorgere, perché ognuno grazie ai libri sugli scaffali del piccolo cottage, ha capito qualcosa di sé. Tutto narra una scelta senza ripensamenti: la storia familiare "fatta di date e nomi che non tornano", le liste dei volumi che i clienti acquistano e che sono una sorta di biblioteca ideale. Gli incontri con Michael Cunningham, Magda Szabo, Cesare Garboli.



Alba Donati: “Guiderò il Vieusseux dal mio borgo in Garfagnana”di Gaia Rau 11 Dicembre 2020



Spiega l'autrice: "Mentre scrivevo, capivo che questa è la vita definitiva. Da quassù, Firenze - dove ho messo in vendita il mio appartamento per acquistarne uno più piccolo, ci vivrà mia figlia ed io nelle mie brevi soste e per i miei impegni in città: mantengo infatti l'incarico al Vieusseux - mi appare come la città dei rapporti regolati dall'interesse. Io invece voglio condividere le passioni vere, come la lettura. Non importa cosa avrò in cambio". No, non si torna indietro.
Il ritmo ipnotico della narrazione dà al suo libro respiro di eternità.
"L'eternità è l'attimo che vivi in perfetta sintonia con i tuoi desideri più profondi, diceva Pia Pera. Una volta trovata l'adesione al mondo che ora mi circonda, avrei potuto scrivere all'infinito. I miei genitori sono morti dopo che avevo consegnato il manoscritto. Parlo molto di Iole e Rolando, dell'essersi ritrovati ormai da vecchi. Non ci sono più, ma il loro bacio per il centesimo compleanno di mia madre rimarrà a futura memoria".



Garfagnana, fiamme nella libreria nata nel paese senza scuoladi LAURA MONTANARI E CARMELA ADINOLFI 30 Gennaio 2020


Un omaggio - neanche tacito - all'autobiografismo di Annie Ernaux.
"È la mia ossessione, insieme a Manuel Vilas e al suo In tutto c'è stata bellezza: se solo avessi un grammo della sua sfrontatezza nel raccontare la storia della sua famiglia, che di pagina in pagina ti rendi conto si trasforma nella storia di qualsiasi famiglia. Nella stessa lunghezza d'onda che c'è tra i due autori, ho trovato l'autenticità di cui ho, abbiamo bisogno".
Aprire una libreria in un minuscolo borgo dell'impervia Garfagnana, significa consultare ogni giorno le previsioni meteo sperando nel buon tempo, che favorisce flusso di persone. A Lucignana la vita del libraio coincide con quella del contadino, che affida al sole o ai rovesci il destino del suo lavoro.
"A Firenze il mio appartamento è in un condominio, e mi rendo conto della pioggia se mi affaccio alla finestra. Qui invece ti accorgi che piove perché le gocce ticchettano sul tuo tetto, fanno sentire prepotenti la loro presenza, qui senti sul corpo il mutamento del tempo. E questo è rigenerante. Tanto più che fin da subito ho pensato ad una libreria connessa in modo profondo con la natura, dove non c'è limite tra spazi chiusi e spazi all'aperto. Cercavo lo sconfinamento tra il lavoro intellettuale e quello di braccia, di fatica".



Lucignana, offerta libera per i libri salvati dall'incendio della libreria di CARMELA ADINOLFI
03 Febbraio 2020



Salvezza è una parola che lei declina in vari modi. Uno prende la forma, appunto, del giardino.
"Certi libri di Emily Dickinson, Vita Sackville-West o Derek Jarman ci hanno insegnato che il giardino è metafora dell'accudimento. Come un bambino che non sa esprimersi, anche le piante non ti dicono quando hanno sete, se si sono nutrite poco, o male. Un fiore che il giorno prima pareva morto e quello dopo risorge in tutta la sua bellezza, provoca in me una grande commozione. Il plumbago che a fine estate sparisce, le peonie che al terzo anno finalmente stanno sbocciando: il giardino insegna il tempo dell'attesa che abbiamo completamente perso, un tempo a cui ti devi adeguare. Non sei tu che lo comandi, perché lui comanda te".
Ma la strada maestra verso la salvezza è la letteratura.
"In un suo scritto il libraio inglese Martin Latham parla dei libri di consolazione, quelli che vengono prima delle letture consapevoli e che custodiamo come un segreto, perché raccontano come vorremmo essere da grandi. Per me lo è stato Pecos Bill di Eric Blair, la storia di un bambino cresciuto nella natura, tra i coyote. E quando scopre di essere un uomo e non un animale, ma forte di quella esperienza selvaggia, diventa cow boy. Un antidoto per la salute mentale di una bambina nata e cresciuta in un paese minuscolo, povero: quel libro mi ha salvata. Come anni dopo avrebbe fatto Lucia, la mia psicanalista. La lettura per me è stata ed è un esercizio spirituale".
E qualcosa di religioso è presente in queste pagine. C'è l'amicizia con Padre Bernardo, abate di San Miniato al Monte, e padre Giuseppe, il parroco di Lucignana.
"Non so se esiste Dio. Però esistono loro. In questo momento della mia vita non ho un grande rapporto con il divino, preferisco averlo con chi sa comunicare una spiritualità umile, generosa e profonda che è quello che io cerco nella cristianità".
La libreria sulla collina è anche un romanzo di fantasmi ricorrenti: Pia Pera, Pascoli, Garboli.
"Tutti e tre avevano scelto di tornare da queste parti. A casa. Pascoli pose alla sorella Maria la stessa domanda che io mi sono fatta: com'è possibile che fino ad oggi non abbiamo vissuto qua? Posso dire di essere in buona compagnia".

Un soldato ucraino mostra il telefonino che gli ha salvato la vita, bloccando il proiettile nemico.

  La scena è stata girata la scorsa settimana in una trincea del Donbass, mentre nevica. Il militare sta ricaricando il suo kalashnikov, poi esibisce una faccia dolorante e quindi estrae dalla tasca lo smartphone con la pallottola infissa. Scene simili sono avvenute in tutti i conflitti della storia. In passato a fermare i colpi erano soprattutto portasigarette in metallo, fiaschette per liquori o copie tascabili del vangelo: adesso questo compito passa ai cellulari.
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La baby orchestra del jazz, i musicisti hanno da 7 ai 14 anni: "Suonare ci fa sentire uniti"

  Sono tutti bambini e ragazzi tra i 7 e 14 anni, uniti dall'interesse per la musica jazz, che si incontrano ogni sabato mattina alla Casa del Jazz di Roma per lavorare al loro repertorio e prepararsi ai concerti. La "Jazz Campus Orchestra" è un progetto della Fondazione Musica per Roma, nato nel 2019 dalla volontà del Direttore Massimo Nunzi, che ha riunito giovani musicisti tutti diversi tra loro per creare una vera e propria orchestra, "una famiglia musicale", dove ognuno gioca un ruolo chiave. Dopo lo stop del Covid, tornano per la prima volta sul palco in occasione del diciassettesimo compleanno della Casa del Jazz.
                               di Camilla Romana Bruno


25.4.22

Da vittime di violenza a “madri cattive”, quando i giudici puniscono le donne La Commissione sul femminicidio: “Nel 97% delle separazioni conflittuali ignorati i referti sui maltrattamenti”

leggi anche
  1. QUANDO LA FINIRANNO DI DIRE E SCRIVERE AD OGNI FEMMINICIDIO CHE SI TRATTA DI RAPTUS ?
  2. la  Preside,  e il maturando  la brutta commedia . I MEDIA I NUOVI ALVARO VITALI DAVANTI AL BUCO DELLA SERRATURA (SE NON È QUELLA DI UN POTENTE)
 Nonostante  le  aperture    createsi   con le  lotte  degli anni 60\80   ed  la presenza  di molti   gruppi  \  e  associazion che  combattano   la  loro  guerriglia contro culturale  contro il  patriarcato  e  le  sue  basi culturali che  sono anticamera  dei  femminicidi   nel nostro paese c'è ancora  un sistema  opprimente   nei  confronti  delle   donnne  . Infatti  leggo su repubblica   d'oggi che 

Laura Massaro (a sinistra) durante una protesta contro l’alienazione parentale.
Un mese fa la donna ha vinto la sua battaglia in Cassazione 

 Nonostante  le  aperture    createsi   con le  lotte  degli anni 60\80   ed  la presenza  di molti   gruppi  \  e  associazion che  combattano   la  loro  guerriglia contro culturale  contro il  patriarcato  e  le  sue  basi culturali che  sono anticamera  dei  femminicidi   nel nostro paese c'è ancora  un sistema  opprimente   nei  confronti  delle   donnne  . Infatti  leggo su repubblica   d'oggi che  


Millecinquecento fascicoli esaminati, tre anni di lavoro, ottantanove pagine di relazione. Per testimoniare, sotto forma di numeri, quanto da tempo la cronaca racconta: quando in una separazione
conflittuale le donne denunciano per violenza i propri partner, da vittime, spesso, diventano imputate, vengono accusate di essere "madri cattive" e rischiano di perdere la tutela dei figli. Un nome simbolo: Laura Massaro. Un dato emblematico: nel 97% dei casi esaminati, i giudici, nel decidere dell'affido dei bambini, hanno ignorato documenti, referti addirittura sentenze di uomini rinviati a giudizio per maltrattamenti.
E' un documento da cui non si potrà più prescindere la relazione della Commissione d'Inchiesta sul femminicidio: "La vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti di affidamento e responsabilità genitoriale". Una descrizione implacabile di un segmento distorto della Giustizia civile e minorile, per cui accade che un bambino possa essere affidato a un padre condannato per violenza e tolto alla madre che quell'uomo aveva denunciato. Ecco alcuni passaggi chiave della relazione, in particolare sui tribunali ordinari.
Esaminati  500 fascicoli
La Commissione ha analizzato circa 1460 fascicoli, di cui 569 provenienti dai tribunali ordinari per il trimestre marzo-maggio 2017 e 620 dei tribunali minorili relativi al mese di marzo 2017. A questi vanno aggiunti altri 45 fascicoli inviati direttamente da madri che hanno denunciato la sottrazione dei figli. Il lavoro del pool di magistrate, avvocate e consulenti ha evidenziato, sentenza dopo sentenza, come si arriva a casi clamorosi come quello di Laura Massaro che ha fondato il "Comitato madri unite contro la violenza istituzionale", e da 10 anni lotta perché suo figlio non venga collocato in casa famiglia, su richiesta del padre, denunciato per violenza e con il quale il bambino non vuole avere rapporti. O alla tragedia di Ginevra Pantasilea Amerighi, il cui fascicolo fa parte dei 45 esaminati dalla commissione, a cui la figlia Arianna venne strappata dalle braccia dai servizi sociali quando aveva soltanto pochi mesi e affidata a un padre condannato per maltrattamenti.
Gli allarmi inascoltati
Nel 97,6% dei circa 600 casi di separazione giudiziale esaminati, i giudici dei tribunali ordinari non hanno tenuto conto né di referti e testimonianze di violenza domestica, presentati nell'86,9% dalle donne, né, ed è forse ancora più grave, di "carte" che denunciavano maltrattamenti su figli minori (18,7% dei casi). Non solo. I presidenti dei tribunali, si legge nella relazione, "pur a conoscenza di procedimenti penali pendenti o definiti, nel 95% dei casi non hanno ritenuto di acquisire gli atti". Dunque può succedere, anzi è successo e l'indagine svela finalmente quale è il meccanismo che porta a questa distorsione, che in una separazione un bambino possa essere affidato a un padre condannato per violenza e tolto ad una madre accudente e presente. Commenta Valeria Valente, presidente della Commissione: "Ciò che emerge dalla relazione è che donne e bambini vittime di violenza domestica possono subire ulteriore vittimizzazione in tribunale. Occorre maggiore formazione da parte di tutti gli operatori per riconoscere la violenza domestica e una più ampia correlazione tra cause civili per separazione e cause penali per maltrattamenti".
L'alienazione parentale
Ma come si arriva ai casi estremi esaminati dalla Commissione sul femminicidio del Senato? Nell'affido dei figli oggi il concetto dominante è la salvaguardia della bigenitorialità al di sopra di tutto, come prevede la legge 54 del 2006 sull'affido condiviso. Un concetto spesso portato all'estremo nelle separazioni conflittuali, dove accade che ai figli vengano imposti incontri con padri maltrattanti, rinviati a giudizio, in carcere. La motivazione (smentita però dalla Cassazione) è che, "un cattivo padre è meglio di nessun padre", nell'idea, si legge nella relazione, "che una educazione monosessuale" potrebbe incidere (negativamente) sul futuro dei figli.
Dunque i servizi sociali impongono incontri ai quali però in moltissimi casi i bambini non vogliono partecipare perché hanno visto quei padri picchiare o sono stati a loro volta abusati. Di questo rifiuto vengono colpevolizzate le madri, definite nelle relazioni dei "Ctu", discussi consulenti tecnici di ufficio, nel 28% dei casi, madri alienanti, simbiotiche, manipolatrici, malevole, fragili. Inadatte allora a fare le madri, tanto da poter essere sollevate dalla responsabilità genitoriale, tanto da poter strappare loro i figli con la forza. Da ricordare una storia su tutte e il nome di un bambino: Federico Barakat. Fu ucciso a 8 anni a coltellate dal padre durante un incontro protetto nella sede della Asl di San Donato Milanese. La mamma, Antonella Penati, invano aveva avvertito i servizi sociali della pericolosità del suo ex. Era stata definita alienante e ipertutelante e al bambino erano stati imposti quegli incontri con un padre che si sarebbe trasformato in killer.
Il silenzio dei bambini
Uno dei dati di accusa più forti di tutta la relazione riguarda il diritto negato dei bambini, e degli adolescenti, a far sentire la propria voce nelle sentenze di affido che li riguardano. Soltanto nel 30,8% dei fascicoli esaminati i minori vengono ascoltati, ma soprattutto soltanto il 7,8% viene ascoltato direttamente dal giudice. Questo fondamentale e delicatissimo momento viene nell'85,4% dei casi delegato ai servizi sociali. Anzi, la voce dei bambini non viene nemmeno registrata durante l'incontro, al giudice dunque - ed è gravissimo - il pensiero dei minori non arriva mai nella sua autenticità.

24.4.22

vecchio ma accentuato dalle nuove tecnologie o nuovo bullismo ? il caso delle bay bulle di siena

N.b 
non fatevi ingannare dal  titolo ,  nessun sessimo     o maschilismo da parte  mia   . stesso discorso  quando a  comportarno  in tale maniera  sono gli uomini  . 

di cosa  stiamo parlando  

Siena, scoperta babygang di ragazzine: picchiavano coetanee e diffondevano video delle aggressioni



Attiravano coetanee con minacce o inganni in luoghi appartati e poi le aggredivano con calci e pugni, filmando la scena col telefono. E alla violenza fisica si aggiungeva l'umiliazione perché le immagini dei pestaggi venivano diffuse nelle chat. Sono 10 le ragazze tra i 14 e i 15 anni finite sotto indagine a Siena. La babygang - avevano chiamato così anche la loro chat - è stata scoperta dopo la denuncia di una vittima. Alle ragazze è contestato il reato di atti persecutori aggravato dall'odio razziale per l'aggressione a una coetanea di origini straniere.

Leggendo e sentendo del caso delle #baybulle di siena mi viene comì, come credo a molti di noi , chiedermi è il vecchio bullismo ma accentuato dalle nuove tecnologie o nuovo bullismo ? Secondo me vista la mi esperienza scolastica si tratta del primo caso . Infatti niente  di  nuovo  mi si dirà    da  parte  di quelli    della mia generazione  ( anni 70\80 )      e   di quelle precedentiu  . Vero   , il fenomeno  è vecchio come il cucco  ,  soltanto    che  il fenomeno si aggravato    con l'uso improprio   ed  la mancanza     d'educazione  ad  un uso  consapevole  ,  delle  nuove tecnologie .  Ma  soprattutto il fatto  che   se  rima  era   famiglie  disagiate   ed problematiche   adesso   avviene   anche  fra quelli  non problematiche come  fa notare   ques'articolo  ,  da me  riportato  e  con cui con  concordo  , di  Dagospia

LE DIECI BABY BULLE CHE A SIENA TERRORIZZAVANO LE COETANEE SONO 14-15ENNI DI BUONA FAMIGLIA, CON UN DISCRETO LIVELLO DI AGIATEZZA E ISTRUZIONE. ALLORA PERCHÉ SI DIVERTIVANO A PICCHIARE E DERIDERE LE LORO VITTIME, PER POI CONDIVIDERE TUTTO SUI SOCIAL? NON C’ERA UNA RAGIONE, SOLO LA VIOLENZA FINE A SE STESSA – NON HANNO MAI RUBATO NIENTE, PER LORO CONTAVA SOLO LA “SPETTACOLARIZZAZIONE DELLE AGGRESSIONI” – LA GANG AVEVA UN’ORGANIZZAZIONE QUASI MILITARE. CON UNA LEADER, UNA GERARCHIA E ANCHE UNA SPECIE DI TRIBUNALE CHE IMPARTIVA PUNIZIONI A CHI ABBANDONAVA LA BANDA
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 6 persone


Samantha migliore morta due volte . per gente senza scrupoli e e per il sistema mediatico che ci vuole esteticamente perfetti ed siliconati \ plastificati

E' vero  che  a  volte  sono cinico , anche se  avvicinandomi  ai 50  lo sono sempre  meno  , ma certi  commenti    che leggo sui social  m'indignano  e  mi fanno rabbrividire  . Infatti  

 Quella di Samantha Migliore, la mamma morta durante un intervento estetico fatto in casa, è la storia che nessuno di noi vorrebbe leggere, ma che tutti stiamo leggendo avidamente. Raccoglie in sé tutte le fragilità e i pericoli delle nostre vite. Samantha, cinque figli avuti da due relazioni diverse, qualche anno fa è stata vittima di una relazione tossica. Al canonico appuntamento per chiarire, quello al quale ormai siamo tutte preparate a dire di no, il suo ex si è presentato con un mazzo di fiori e una pistola. Le ha sparato alla testa. Samantha, un proiettile conficcato nel cranio, ha sfiorato la morte e si è salvata. Per miracolo, è proprio il caso di dire. Poi ha incontrato lui, Antonio Bevilacqua, un uomo gentile e affettuoso coi suoi bambini, col quale ha finalmente realizzato il sogno di una famiglia felice. Quel sogno è stato coronato poco tempo fa con una cerimonia di nozze che ha salutato la loro convivenza nella casa di Maranello, come marito e moglie. È tutto molto bello, ha il sapore della favola, appare quasi incredibile. Infatti l'idillio si spezza in pochi attimi. Qualche giorno fa, Samantha ha preso appuntamento con una donna conosciuta sul web con il nome di Pamela Andress, che si è spacciata per esperta di interventi estetici lampo. Samantha voleva migliorare l'aspetto del suo seno e la sedicente estetista - che medico non è e non è mai stata - le aveva detto che bastavano 1200 euro, mai versati, e qualche siringa. L'ha raggiunta in casa dove lei l'aspettava con la famiglia. "Sdràiati". Samantha si è scoperta il seno, lei, che al seguito aveva taniche e vaschette di alluminio per la conservazione dei cibi, ha iniziato le sue strane operazioni. Samantha ha gridato, è accorso il marito, la sedicente estetista gli ha ordinato di portarle acqua e zucchero, e mentre lui soccorreva sua moglie ha preso le sue sporte e le sue improbabili attrezzature e ha infilato la porta. Samantha è morta senza riprendere conoscenza. Ora Pamela Andress è accusata di morte in conseguenza di altro reato, esercizio abusivo della professione e omissione di soccorso. Si è presentata spontaneamente ai carabinieri dopo diverse ore dal suo allontanamento. Questa è la storia. Prima di correre ai giudizi, vi prego solo di tenere in considerazione due cose. C'è una famiglia che soffre per una perdita inammissibile. Il desiderio legittimo di Samantha di migliorare il suo aspetto e la sfortunata modalità scelta non devono autorizzarci a sentenziare 'se l'è cercatata'. Noi tutti, sebbene in modi diversi, possiamo farci abbagliare da persone disoneste o situazioni poco chiare. Tutti possiamo ingenuamente cadere in errore, sottovalutando le conseguenze delle nostre scelte. Siamo fallibili. In questo momento, l'unico comportamento da biasimare è quello di chi deve rispondere delle accuse che le sono state mosse. La famiglia di Samantha ha diritto alla nostra comprensione e al nostro amore. 

A  quanto  detto  dall'ottima  giornalista Angela Marino

aggiungo è vittima del sistema mediatico che ci vuole con i corpi perfetti a tutti i costi . ed siliconati \ plastificate . E se proprio vogliamo cercare colpe è anche del nuovo marito che non ha fatto il passo decisivo cioè portala da un chirurgo estetico vero visto che non è riuscito a convincerla o ha preferito giustamente non cambiarla. Infatti ha ragione riporto integralmente l'articolo intervista su repubblica d'oggi in cui primario di chirurgia plastica dell'Istituto nazionale dei tumori di Roma, Roy de Vita (molto stimato e conosciuto anche nel mondo dello spettacolo, dell'arte, della politica dove annovera molti pazienti) fa una severa analisi e punta l'indice anche contro molti colleghi medici. per : 1) è un artcolo a pagamento ., 2) l'impossibilità di sintetizzare le sue dichiarazioni .











Roma - "Come può una persona di buon senso accettare un trattamento domiciliare per un intervento di aumento del volume del seno che viene fatto non da un medico ma da una persona qualsiasi che fa altro di mestiere?". A 48 ore dalla tragica morte di Samantha Migliore, la 35enne deceduta a casa mentre si

sottoponeva a delle iniezioni per aumentare il volume del seno praticatele da una donna che di mestiere fa l'organizzatrice di eventi, il primario di chirurgia plastica dell'Istituto nazionale dei tumori di Roma, Roy de Vita (molto stimato e conosciuto anche nel mondo dello spettacolo, dell'arte, della politica dove annovera molti pazienti) fa una severa analisi e punta l'indice anche contro molti colleghi medici.

Dottor de Vita, quello che è successo a Modena è una tragica conseguenza di questo sottobosco parallelo della chirurgia estetica che sta prenden
do piede?

"Basandomi su quanto letto, mi sono fatto una mia idea su quello che tecnicamente è potuto accadere. E aspetto che siano le persone autorizzate, dopo l'autopsia, a spiegare. Ma i motivi che hanno portato a questa tragedia sono diversi. Ipotizziamo pure che chi ha proposto alla signora Migliore quel trattamento le abbia detto che in Brasile fanno cosi, che lei quel trattamento lo ha già fatto a tante amiche e che la signora ci sia cascata, non ultimo anche per un prezzo molto allettante. Ma la signora, che poi ha pagato il prezzo piu alto per questa sua superficialità, non è purtroppo la sola colpevole. Ci sono ben altre responsabilità".

Di chi?


"Un concorso di colpa esiste. E mi riferisco a tutti quelli, e sto parlando di medici, che in maniera graduale e progressiva hanno trasformato la chirurgia plastica da specialità medica in attività commerciale. Sui social i chirurghi che si occupano di estetica fanno a gara ad esporre bancarelle con la propria mercanzia fatta di foto pre e post operatorie. Su Tik Tok girano sempre piu numerosi video in cui le procedure di chirurgia vengono banalizzate a sciocchezze. Tutto per accaparrarsi un paziente in più e, diciamo, un euro in più"

Ci va giù duro con i suoi colleghi. E questo che effetti sta producendo?


"Questa deriva ha fatto nascere, come sua espressione più becera, i promoter della chirurgia estetica. Si tratta di soggetti che reclutano pazienti a fronte di provvigioni. Persone che, pur non essendo medici, danno consigli e suggerimenti medici sia sull'intervento chirurgico sia, addirittura, su le protesi da utilizzare. La cosa surreale è che quegli stessi medici che mettono la bancarella si risentono se a fare la pubblicità commerciale siano soggetti commerciali, appunto, e non medici".

Dunque, cè un grosso problema di comunicazione nella medicina?

"La comunicazione ha diversi aspetti ma quella becera è becera comunque, in tutte le sue forme e le sue sfaccettature. Ed è sbagliato pensare che quello che faccio io è giusto e quello che fanno gli altri, no. In regime di democrazia è impossibile, ingiusto e presuntuoso arrogarsi il diritto di stabilire ciò che è bene e cio che è male. Ma è l'etica professionale che dovrebbe innanzitutto imporre a sé stessi il divieto di fare questo tipo di comunicazione. Credo che si è ampiamente passato il punto di non ritorno. La fama di un medico la si costruisce negli anni, oggi come ieri, pazienti soddisfatti e colleghi che ti stimano ti fanno diventare un chirurgo apprezzato e cercato e se non fosse vero quello che dico alcuni miei colleghi bravissimi e stimatissimi che sono totalmemte fuori dai social e non hanno nemmeno un sito web dovrebbero avere smesso da tempo di lavorare. E invece hanno un'agenda ricca e nutrita di pazienti e interventi chirurgici".

Tutta colpa della sirena dei social?


"Sono convinto che la forzatura di utilizzare i social in modo commerciale e non per divulgazone medica o scientifica è una stortura e dalle storture non nascono mai cose buone. Non sto dicendo che i social vadano fermati in qualche modo o regolarizzati per legge, sarebbe stupido solo pensarlo. Quello che sta succedendo si chiama progresso: le cose cambiano, si evolvono e bisogna imparare a conviverci. I social sono parte di questo cambiamentio e sono convinto che possono essere utilizzati in maniera efficace. Ognuno poi fa i conti con la propria etica e si comporta come meglio crede. Ma se la guerra è ad avere un follower in piu e sei costretto ad abdicare all'etica professionale sull'altare del denaro, sei un po' colpevole anche tu del degrado del mondo in cui lavori. E non sono ammesse lamentele".

Cosa vuole dire alle donne e agli uomini che vogliono sottoporsi a questo tipo di intervento? Quali sono i criteri di base a cui non derogare mai?

"E' un appello quello che faccio: sappiate che quello a cui volete sottoporvi è una cosa seria che va affrontata con enorme rispetto e senza facilonerie. C'è di mezzo un'anestesia e l'inserimento di un corpo estraneo. Imparate a diffidare di promesse mirabolanti e di eccessive banalizzazioni. Non si fanno interventi nel retrobottega di un'estetista né in uno studio. Soprattutto, imparate a ricercare il professionista giusto. Ricordare che le fonti di informazione migliore sono i medici e chi di voi non conosce un medico? Faccio una domanda: se doveste sottoporvi a un intervento cardiaco chiedereste consigli al parrucchiere o all'estetista?"

 alla  prossima 




22.4.22

QUANDO LA FINIRANNO DI DIRE E SCRIVERE AD OGNI FEMMINICIDIO CHE SI TRATTA DI RAPTUS ?

Di cosa stiamo parlando
Lei era Romina Vento, quarantacinque anni, mamma di due ragazzi di dieci e quindici anni. Lavorava in un pastificio nel Bergamasco, con suo marito le cose non andavano un po’, ma non se ne era fatta un dramma. Romina era una donna concreta, concentrata sul lavoro e sui figli e non si sarebbe lasciata scoraggiare da una separazione. ..... il  resto lo  sapete   è un ennesimo caso di femminicidio  .  Unica  differenza   che stavolta  non  c'è sangue  o deturpamento\ scempio  di  cadavere perchè l'ha annegata  . 






Leggendo la  cronaca pensavo di no, che sia  fosse  finita con l'accanimento  e  le storpiature mediatiche    tipiche  dei  casi  di femminicidio \ violenze  di genere   e invece poi mi sbaglio ...  mi  sono illuso .


 Infatti oggi ho dato un'occhiata ai pezzi sulla morte di Romina Vento, annegata nel fiume mentre il suo compagno si salvava a nuoto, dopo aver lanciato l'auto nell'Adda, e sapete cosa ho trovato? Ho trovato ancora una volta la parola RAPTUS associata alle accuse di omicidio di cui deve rispondere Carlo Fumagalli. Ma insomma, dopo tutti i 25 novembre e i 'mai più' e i 'non è normale', le  panchine  e  le  scarpe  rosse  , ecc chi è che ha ancora il coraggio di trovare attenuanti per un crimine che la procura, nelle sue ipotesi di indagine, ha classificato come omicidio VOLONTARIO aggravato? 
No signori, no, << [ ... ]   il dolore per un'imminente separazione non è una nebbia che avvolge obnubilando la ragione. Uccidere è una scelta, infliggere dolore è una scelta, condannare al lutto perenne una famiglia e i propri figli è una scelta. Non si uccide per troppo amore, si uccide per distruggere. E quanto all'accusato, Carlo Fumagalli, che ha già parlato di patologia psichiatrica non curata, saranno dei tecnici, ove mai lo decidesse un giudice, a stabilire se quel giorno fosse o no temporaneamente infermo. Ma quello è il mestiere di altri. Chi racconta deve restare a distanza, non disegnare cornici melodrammatiche per gesti che andrebbero respinti e stigmatizzati. >> (  da  Angela Marino )

 

le curiosità e le domande stupide a Samantha Cristoforetti ed al sua risposta sorprendente che gli spiazza

 Accade che, a distanza di sette anni dall’ultima volta, Samantha Cristoforetti si prepari a tornare nello Spazio.Con qualunque astronauta uomo quei pochi che ancora non hanno mandatoil cervello all'ammasso e non si sono defilippilizzati e si basano sul gossip si sarebbero concentrati unicamente sui dettagli della missione.A lei, la prima donna negli equipaggi dell’Agenzia spaziale europea, il giornalista del “Messaggero”
decide di rivolgere questa domanda surreale per essere educati . << Quanti post-it ha messo sul frigorifero, visto che starà assente cinque mesi e comunque qualcuno a casa la famiglia la manda avanti? >> . La risposta di Cristoforetti è da incorniciare. << Ho un partner, il papà dei miei figli, che si occuperà sia di mandare avanti la casa che i nostri bambini. Lo fa già, da sempre. È sempre stato lui la figura di riferimento principale sia per la cura dei figli che per tutte le cose domestiche. Non è un cambiamento così radicale.>> Una risposta --- come fa notare Lorenzo Tosa --- perfetta nella sua normalità a una domanda semplicemente imbarazzante, mentre in tanti (e tante) tra i commenti addirittura la insultano perché “non fa la mamma” e “non dedica abbastanza tempo ai figli”. Questo Paese retrogrado e oscenamente sessista ., anche se con delle poche resistenze una eccellenza assoluta come Samantha Cristoforetti davvero non se la merita. . Nella forma cartacea dell’intervista questa parte è stata edulcorata, ma nel VIDEO pubblicato dalla stessa testata romana il virgolettato letterale è quello riportato ( dal minuto 8.55).
Video


 Infatti l'amico     ed  il  compagno  di strada    Francesco Trento , ed  è  questo   è uno dei  casi in  cui  qualcuni  dei tuoi contatti non solo  social   ti  tolgono le parole  di bocca   ed  arrivano   a pensarla  come  te  a perfettamente   ragione   anche   se pessimista  . Ma  purtroppo    in casi   come  questo    il pessimismo  corrisponde  alla   realtà  . Ecco  cos'ha  scriitto in merito 

Ecco  cos'ha  scriitto in merito 

Quand'ero piccolo mio zio, che è un fisico, partiva per delle missioni lunghissime in Antartide, e se qualcuno lo intervistava gli chiedeva come si resisteva al freddo, cosa si mangiava, com'era stare sei mesi lontano da tutto, se era pericoloso, che animali potevano incontrare, ma soprattutto gli facevano delle domande sulla spedizione: sul buco nell'ozono, sulla criosfera, i ghiacciai, i cambiamenti climatici, insomma su quel che andavano a studiare. A nessuno veniva in mente di dire: ehi, ma come, stai mesi lontano da casa? E chi pensa alla prole ? Adesso abbiamo un'astronauta che va nello spazio, non proprio una che esce a comprare una pizza, e tra le migliaia di domande possibili, di curiosità profondissime che si possono avere su un mondo straordinario a cui noi non avremo mai accesso, la prima cosa che viene in mente a chi la intervista è: ma chi pensa ai tuoi figli ? "'sto cazzo" sarebbe già stata una risposta fin troppo diplomatica, a mio avviso. Comunque, ricordo che mio zio una volta era tornato giusto per Natale. Ci siamo seduti a tavola e dopo un po' di convenevoli qualcuno ha iniziato a parlare del capitone e di come si cucinava. Allora zio è sbottato: "Cristo, sono stato sei mesi in un posto in cui nessuno di voi andrà mai e state parlando del capitone? Ma non siete curiosi?". E lui era andato in Antartide. Pensa una che esplora lo spazio per noi e in cambio si becca 'ste domande. P.S.: ho cercato "Samantha Cristoforetti" su Google per scegliere una foto per il post.Nella zona "ricerche correlate" è uscito:"le persone hanno chiesto anche:chi è il fidanzato della Cristoforetti?quanto guadagna la Cristoforetti?"Non ce la possiamo fare, mai.



 Ecco quibìndi che   invece di andare avanti stiamo regredendo come società e  << [....] quando ero piccola non l'avrei mai immaginato possibile. Cavoli, siamo nel 2022 non nel medioevo. È una donna straordinaria e da ammirare, che fa un lavoro importante, nonché da sogno, e non è da tutti. Per i suoi figli sarà un esempio, come dovrebbero essere tutte le mamme che lavorano oggi e spesso sono assenti, ma non per questo meno mamme e donne.>> ( Emina Ristovic) .

la Preside, e il maturando la brutta commedia . I MEDIA I NUOVI ALVARO VITALI DAVANTI AL BUCO DELLA SERRATURA (SE NON È QUELLA DI UN POTENTE)

  canzone  suggerita  
NON ERANO STREGHE - MARCO CHIAVISTRELLI

 Finalmente  un articolo serio   e non sessista  all'Alvaro  vitali  sulla preside  Sabrina  Quaresima  del liceo   Montale di Roma  . Uno dei  pochi articoli   su  tale  vicenda    che : <<  rasenta  il  femminicidio   come dicevo precedentemente   su queste pagine  >>. Un articolo   che    , come  dicevo nel  titolo che  non è   come   Alvaro  vitali davanti  al buco  della serratura   .  

Il 29 marzo abbiamo appreso da Repubblica che al liceo Montale di Roma la dirigente scolastica cinquantenne se la faceva con un alunno (“La preside ci sta col maturando”, l’ennesima, pessima commedia scollacciata andata in onda a quotidiani e reti unificati per tre settimane). Non c’era il nome di lei, ma il nome della scuola sì (quante presidi 49enni ci saranno al liceo Montale?). Il nome di lui invece non lo abbiamo saputo allora, ancorché il giovane fosse (anche all’epoca dei fatti) maggiorenne e continuiamo a non saperlo ora: la privacy a generi alterni. Cosa era successo? Una segnalazione era arrivata all’ufficio scolastico regionale, che aveva subito disposto un’indagine. Tutto, stando al racconto del sedotto, era iniziato a dicembre, durante l’occupazione del liceo. I due avevano iniziato a scambiarsi email e messaggi, poi a frequentarsi. La foto che illustrava il primo articolo era un muro della scuola con una scritta - “La laurea in pedagogia l’hai presa troppo seriamente” - e già il giorno successivo c’era una foto della procace preside. In queste tre settimane abbiamo saputo un po’ di tutto della signora e letto pensosi editoriali sul “patto d’aula violato”, mentre con grande coraggio lei negava per ogni dove di aver avuto una storia con l’alunno, dovendo rendere conto perfino delle sue scelte in fatto di abbigliamento. È un attimo e sono subito gli anni Cinquanta: perché un conto è se sei

Brigitte Macron, un altro è se sei una sconosciuta che insegna sull’appia. INTANTO,gli studenti hanno preso le distanze con un comunicato contro la “gogna mediatica” dalla quale volevano discostarsi: “Non riconosciamo come nostre le critiche che le vengono poste in quanto donna, perché rifiutiamo la concezione maschilista che giudica le donne per la loro vita sessuale”. Il 2 aprile erano uscite presunte chat e registrazioni audio che Repubblica avrebbe visionato e udito. Lo stesso giorno il Garante della Privacy era intervenuto per disporre il blocco della diffusione delle chat. Ma i buoi erano già evidentemente scappati. Insomma, i segnali che la vicenda forse non era così chiara c’erano tutti. Il sexgate però continua a essere ritenuto rilevante da buona parte della stampa. Anzi rilevantissimo perché non può essere trattato come una storia tra due persone adulte e consenzienti. Guai a voi: “E’ una lettura superficiale e persino pericolosa dei fatti che dimentica il contesto in cui la storia si è svolta, e cioè tra le mura di un liceo, all’interno di un sistema di valori e di poteri ben delineato e regolamentato, nel quale, per fare un esempio, è vietato persino dare ripetizioni pomeridiane agli allievi, indipendentemente se maggiorenni o minorenni, figurarsi intrattenere relazioni sentimentali. Non a caso è stata aperta un’inchiesta ministeriale”. Ecco, due giorni fa abbiamo saputo che l’ispezione ministeriale si è conclusa e che la preside non solo non è stata licenziata, ma non è stata sottoposta ad alcun procedimento o provvedimento disciplinare. Come mai? Ieri, sempre su Repubblica, abbiamo letto che è accaduto perché lo studente non ha voluto consegnare le chat e gli audio che “provano” la relazione. Ma noi tendiamo a non sottovalutare il lavoro degli ispettori e a pensare che probabilmente non è accaduto nulla di rilevante. A parte lo sputtanamento (sostantivo illuminante, eh?) di una donna che, come ha giustamente scritto Michele Serra ieri, è stata sottoposta a un’esposizione mediatica “molto greve, ovviamente sospinta dal cicaleccio pettegolo dei social, che è identico al cicaleccio pettegolo di sempre, ma moltiplicato per un miliardo”. Diciamo che anche i media hanno avuto la loro parte. Con l’aggravante che se i social sono il bar dello sport, l’informazione in teoria è fatta da professionisti che peraltro, mentre sputtanano la preside, invocano la privacy per i casi di qualche personaggio pubblico (meglio se eletto in Toscana).


MAESTRO MANZI DOVE SEI . a 80 anni esclusi dalla tecnocrazia



É  vero    che    bisogna  aggiornarsi  ed  rimanere  al passo con i  tempi per  non rimanere  isolati  Le cose nuove che non si conoscono e fanno sempre paura e noi esseri umani tendiamo ad attaccarle, sminuirle o ignorarle. Ma solo se siamo aperti al nuovo possiamo evolvere  ed   rimanere  isolati 


ma   dobbiamo  evitare  che   gli anziani  subiscano    anziano   di noi  subiscano discriminazioni   ed  darwismo sociale  come riportato qui a  sinistra  da  questa lettera     presa  dal FQ  d'oggi  22\4\2022  . 
Per  evitare  o  ridurre  questo   si dovrebbero fare   dei corsi  di alfabetizzazione  digitale per  gli over  60   ancora   si è ( almeno  mi sembra  in tempo )   fare ,come  si  fece  con il maestro manzi (  qui  il titolo ) nel  secondo dopo guerra .Se   siamo arrivati  a  tale situazione (  vedere   il  video riportato nelle  righe precedenti )  E che  la  burocrazia  , per parafrasare Nanni Moretti , ed  lo stato    non  hanno   voluto farlo prima   man mano  che  la  tecnologia    ed  l'informatizzazione prendesse  corpo  e  si  radicalizzasse     ,  e  se  proponevi una  cosa  del genere   ti ridevano  dietro e ti  davano del matto 


la demagogica proposta della meloni sulla gestazione per altri \ maternità surrogata . come eliminarla senza reprimere

Pur  essendo   per  principi etici  contrario a tale   pratica   la proposta  della Meloni     (ed  degli eventuali  seguaci di destra   e di sinistra  )  che vogliono fare della maternità surrogata un reato universale oltre demagogica è errata . Infatti do  ragione a  Elio vito   pur  essendo lontano    da  lui  anni  luce 


 

va  regolamentata  anche se   non è  semplice  ( almeno  da quel poco  che  capisco di  cose    femminili )   La gravidanza 


implica una tale complessità  di scelte  ed aspetti che non si possono normare o   è difficile  farlo  perchè :  proibendola    si porta  chi  vuole  farne  uso   etero o gay   all'estero oltre  a criminalizzare   chi   ne  fa uso      dove  questa  è legale   ( alti  costi  )  o  illegale  (  bassi costi  )  o   nella  clandestinità creando  situazioni  bruttissime    come quella che   è  successa  mesi fa  in cui una  coppia   ha  abbandonato una  bambina  fatta nascere  con la maternità  surrogata .
Mentre    revisionavo il post    leggo     quantoi  dichiarato da    fassina in una  lettera   di Stefano Fassina   al quotidiano  Avvenire.it   in queststi    giorni  


Caro direttore,
la maternità surrogata, detta “gestazione per altri” (Gpa) o «utero in affitto», vietata in Italia dalla Legge 40 del 2004, ma praticata in diversi Stati, è la messa a disposizione del corpo
delle donne per far nascere bambini da consegnare ai loro committenti. Lungi dall’essere un atto individuale, un dono, è una pratica realizzata su scala industriale da imprese di riproduzione umana, in un sistema organizzato di cliniche, medici, avvocati e agenzie di marketing e di intermediazione. In tale sistema, le donne sono mezzi di produzione: la gravidanza e il parto diventano procedure dotate di un valore d’uso e di un valore di scambio in un mercato globalizzato
Nella tragedia della guerra scatenata da Vladimir Putin contro l’Ucraina, abbiamo assistito – e le cronache di “Avvenire” lo hanno testimoniato – a una tragedia ancora più disumana: decine di neonati, frutto di maternità surrogata, lasciati in uno scantinato, accuditi con amore da poche coraggiose assistenti rimaste con loro. Altre decine nascono ogni giorno, nonostante l’impossibilità di essere consegnati come previsto da contratto (l’Ucraina è leader mondiale nell’export di tale “prodotto”). Sono le agghiaccianti conseguenze della mercificazione della vita. Non possiamo rimanere a guardare i video e le foto. Dobbiamo moltiplicare il nostro impegno per l’abolizione universale della maternità surrogata. [...]  segue   qui  sul portale msn.com/it-it/oppure nell'articolo  : <<   Sì all'abolizione universale della maternità surrogata  >>  di  avvenire  

 resto del parere che : non è punendo chi sceglie di farla all'estero soprattutto se fatta in strutture ed in paesi dove essa è legale che si elina . Ma tale risultato si può ottenere in altri modi . Come ? 1) rendendo meno faranginosa l e snele le leggi sull'adozione nazionale , magari riducend il periodo d'affido . Potenziando quelle dei bambini abbandonati o non riconosciuti alla nascita ., 2) permettendo l'adozione ai singoli ed ai Gay .


21.4.22

Michele Campanella sfatò un tabù: fu il primo comunista della Liberazione a entrare nelle forze dell'ordine. L'omaggio di Genova ai 100 anni del "comandante Gino"

 per  approfondire  

https://it.wikipedia.org/wiki/Polizia_partigiana


da https://www.ilsecoloxix.it/genova/2012/06/04/

Genova - Quella sporca dozzina. Dodici furono all’inizio i volontari, tutti di provata esperienza, cui il comando partigiano, nel settembre 1944, affidò un compito di particolare audacia: portare la guerriglia in città. Così nacque la squadra volante Severino, che in collaborazione con le Sap, le Squadre di azione patriottica attive dall’estate in ambito urbano, avrebbe dovuto costituire una pressante minaccia per tedeschi e fascisti con improvvise puntate in val Bisagno e nei quartieri periferici genovesi. Alla testa di quegli uomini vi era Michele Campanella, nome di battaglia “Gino”, destinato a divenire una delle figure di maggior rilievo della Resistenza nella VI Zona operativa, corrispondente a grandi linee con il territorio dell’attuale provincia genovese, e che nel dopoguerra sarà insignito della medaglia d’argento al valor militare e della Bronze Star Usa. Il comandante Gino è morto ieri a Monzuno, nel Bolognese, dove era andato a vivere i suoi ultimi anni. Le sue ceneri, come ha disposto nelle ultime volontà, saranno disperse nelle montagne dell’entroterra di Genova, teatro delle sue leggendarie imprese.


Nato a Genova il primo maggio 1922 in una famiglia antifascista, sin da giovane Michele Campanella era stato oggetto delle attenzioni della polizia politica fascista, che lo sospettava, non a torto, di attività antifasciste. Chiamato alle armi e arruolato in Marina, fu a Spalato che Michele Campanella si trovò l’8 settembre 1943 quando, al pari di milioni di italiani e dei combattenti sui vari teatri di guerra, venne a sapere dell’avvenuto armistizio con gli anglo-americani. In assenza di chiari ordini e lasciata colpevolmente in balia degli eventi dalla monarchia e dalle supreme autorità civili e militari, la nazione si trovava allo sbando. Che fare? In quale Italia identificarsi, in quella rappresentata dal sovrano e dal governo Badoglio, firmatario dell’armistizio, o nella Rsi di Mussolini, Stato-fantoccio al servizio del Terzo Reich? Nessun dubbio attraversò la mente di Campanella che, riuscito a rientrare in patria, tornò a Genova, riprendendo i contatti con l’ambiente antifascista.


 e  da  REPUBBLICA 




in un periodo quello della guerra fredda soprattuttto in una delle fasi più acute cioè quella fra il 1945\50 i ruoli dele forze dell'ordine erano in mano agli ex fascisti o a i non comunisti ecco perchè la storia di Michele Campanella sfatò un tabù: fu il primo comunista della Liberazione a entrare nelle forze dell'ordine. L'omaggio di Genova ai 100 anni del "comandante Gino"

«Il patriarcato è finito. Violenze in aumento per l’immigrazione illegale»: il discorso di Valditara alla Fondazione per Giulia Cecchettin. se stava zitto faceva più bella figura

«Occorre non far finta di vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e devianza, in qua...