14.2.16

Luttwak choc: “Regeni? Magari l’ha ucciso un’amante. Se uno fa cose pericolose, se ne assuma i rischi”

  Lo  so che  dovrei  stare  zitto  ,  come lo sono stato  fin ora  , per rispetto   alla  famiglia   , non basta quanto ne   parlano  i  giornali  specie  quelli di una determinata  fazione politica  . Ma  certe    cose   non poso passare  sotto  silenzio  . Strano     che   i familiari    non si siano  incazzati  non abbiano preso posizione  contro simili  affermazioni   di Luttwak

12 febbraio 2016 | di Gisella Ruccia
Luttwak choc: “Regeni? Magari l’ha ucciso un’amante. Se uno fa cose pericolose, se ne assuma i rischi”




“Giulio Regeni ammazzato dai servizi segreti egiziani ? Questa è mera speculazione, non sappiamo assolutamente niente su questi servizi segreti, che sono un’entità su cui non c’è nessuna informazione. Magari Regeni è stato ucciso da un’amante, da un poeta o da chissà chi”. Sono le parole choc pronunciate dal politologo americano Edward Luttwak ai microfoni de La Zanzara (Radio24), sulla tragica morte di Giulio Regeni, il giovane ricercatore universitario ucciso in Egitto. “E’ vietato assolutamente picconare il governo egiziano” – ammonisce Luttwak – “perché è quello che ha salvato l’Egitto e anche l’Europa dal regime dei Fratelli Musulmani, la più grossa minaccia esistente. Il governo egiziano ci sta proteggendo. E’ più che un alleato per l’Italia, una barriera protettiva, una diga. Un disappunto, una critica o qualsiasi dichiarazione italiana che eroda l’Egitto sono irresponsabili. Il governo italiano non deve dire niente”. E aggiunge: “Gli italiani sono liberi di viaggiare dove vogliono, sono liberi di esprimersi come vogliono, sono anche liberi di scrivere per Il Foglio o per Il Manifesto, però quando loro fanno queste cose ci sono conseguenze. Il governo italiano deve solo intervenire solo quando c’è una violazione dei diritti umani dalle autorità e non cominciare ad accusare un regime sulla base di nessun fatto”. Luttwak rincara: “Tutti facciamo cose pericolose e irresponsabili e prendiamo rischi. Quando però io prendo un rischio, ad esempio quando faccio SCUBA (immersione subacquea, ndr), non chiedo certo a un governo di compromettere i suoi interessi per quello che succede a me qualora io muoia. Le indagini sulla morte di Regeni? Il governo italiano può agire in maniera amministrativa, senza nessuna pubblicità o dichiarazioni ufficiali di ministri che possano suonare come critiche al governo egiziano”
 Ora  capisco  che la politica  Usa   è quella  di difendere  i propri interessi    cioè i nemico del mio nemico  è mio amico  e  poi  subito  dopo diventa  mio nemico  .  Ma   voi  direte   un opinionista  non fa  conto   è un vecchio rincoglionito  Obama non è più cosi  , ecc.  .  Invece  io  , datemi pure  dell'anti americano   sai  cosa  me ne  frega  ormai ci sono abituato  ,  ma Edward Nicolae Luttwak  non è  un semplice  opinionista  ma consulente strategico del Governo americano.Quindi uno che  nega  per  giunta  in  malafede le  prove  ormai sempre  più schiaccianti  e  butta  merda   su chi non può più difendersi   perchè morto  è    , per essere gentile   con   rispetto per  i coglioni  un Coglione della peggiore  specie  . Mi fermo qui   onde  evitare   di abbassarmi  al   suo livello  ed  evitare    da parte  di amici e   familiari (  mi  era  successo in passato  con la  famiglia   di  Carlo  Giuliani   ma questa  è un altra storia  )  accuse  di strumentalizzazioni e speculazioni   sul loro figlio .  E  ritorno al mio silenzio  


sulla vicenda   . os a che dopvrebbero fare  anche i media  evitando   di chiamare   ed  intervistare  simili stronzi  cretini   per avere  qualche pagina    e ascolto in più  

13.2.16

Il parroco: nei venerdì di quaresima digiuno da sms e chat Il singolare invito, rivolto in particolare ai più giovani, è stato lanciata da don Francesco Monetti, a Saonara

Leggendo  l'articolo che mi   viene in mente   mi   sono messo a  canticchiare



Lo so che essa è riferita al lavoro ma la sostanza non cambia se si analizza alcune strofe : 
<< (...) la salute non ha prezzo \ quindi rallentare il ritmo \ pausa pausa ritmo lento \ pausa pausa ritmo lento \sempre fuori dal motore, vivere a rallentatore . (...) Infatti aggiungiamoci nuove tecnologie è il gioco è fatto 



Il parroco: nei venerdì di quaresima digiuno da sms e chat

Il singolare invito, rivolto in particolare ai più giovani, è stato lanciata da don Francesco Monetti, a Saonara


                  

SAONARA. Rinunciare all’uso degli sms ogni venerdì, per tutta la durata della Quaresima. La singolare sollecitazione penitenziale arriva dalla parrocchia di Saonara, ed è rivolta in particolar modo ai giovani, assidui molto più degli adulti nell’uso di questo pratico ed economico metodo di comunicazione. Denominato “No sms day”, il “digiuno dagli sms” viene spiegato ai fedeli nel numero speciale del bollettino parrocchiale dedicato alle celebrazioni e iniziative quaresimali, e compare accanto ad altre forme di astinenza più consuete come cibarsi sobriamente, evitare le spese superflue, ridurre le ore passate davanti alla tv o a navigare in internet.

Don Francesco Monetti
Don Francesco Monetti

«Nei venerdì di Quaresima tutti siamo invitati a rinunciare all’uso degli sms», si legge nel foglio parrocchiale. «Un piccolo modo per sottolineare che le nostre dita sul telefonino contribuiscono a scrivere la storia di milioni di vite in Congo e per ricordare l’importanza di relazioni concrete e non virtuali con gli altri». Il riferimento al Congo ricorda che proprio da quella terra remota e poverissima adulti e anche bambini lavorano duramente per estrarre i minerali usati per la componentistica di smartphone e pc. Ma perché rinunciare proprio ai messaggini, e non del tutto all’uso del cellulare? «Vedo i ragazzi, e spesso anche i bambini, continuamente chini su quello schermo, a digitare messaggi sms e whatsapp sulla tastiera», risponde il parroco don Francesco Monetti. «Quindi ho pensato di proporre questo particolare tipo di “digiuno”, mutuandolo dall’esperienza di un’altra diocesi. Si tratta di un invito a un dialogo con le persone più diretto, e non soltanto mediato attraverso l’uso di strumenti tecnologici. Inoltre limitando l’uso di questi apparecchi si riduce anche lo sfruttamento delle persone, spesso bambini, che ne estraggono le materie prime».
Sinora questa inedita forma penitenziale è stata giudicata dai fedeli ben difficile da mettere in pratica. «Mi hanno detto che ci vuole molta attenzione per non inviare neppure un messaggio durante tutta la giornata», conclude don Francesco. Sembra insomma più facile digiunare che rinunciare a sms e WhatsApp.




alcuni ridono  ,  altri miei utenti  di facebook  :

  • si deve rinunciare proprio a ciò che ci piace di più....non a quello che non ci serve.
  •  😊 Giusè sei sempri fora di lu stegliu 😊 Infatti si deve rinunciare proprio a ciò che ci piace di più....non a quello che non ci serve 

 Secondo me , bisogna anche rinunciare ciò da cui siamo dipendenti Infatti  siamo  , parlo anche per me  ,  nel bene  e nel male     troppo  connessi   dale  nuove  tecnologie  Ogni tanto  un periodo  , chiamalo  pure  rinuncia  ,  di lontananza  dalle tecnologie  , quando è possibile  ,  non può che fare bene alo spirito  e  al corpo  . E può aiutare  a  riscoprire  le  vecchie  cose   della vita   pre  -internet    e  pre  sociale   e  cellulari .  Infatti   l'altra sera   ho visto   in tv   su la7 , il film   Django  ( quello  originale  non il remake  ottimo   tra  l'altro di Tarantino ) . Ma   questa  è un altra storia 

12.2.16

«Porti iella»: ragazzina di 12 anni perseguitata da centinaia di bulli a Nuoro




un miracolo di solito sucede il contrario i genitori   sono inervenuti subito .Infatti  ecco un intressante  discussione  sullla  pagina  facebook   dell  'unione  sarda   con
Cheeba MorCheeba Piccoli "insultatori" violenti crescono! Non so di che vi meravigliate. I ragazzini sono lo specchio della società, copiano tutto quello che "fa figo" e insultare chi è in minoranza, diverso o per i cavoli suoi è all'ordine del giorno nella nostra realtà. Quando ero piccola io il bullismo si affrontava a parole o a calci, non mettendo in mezzo le forze dell'ordine... magari a quest'ora molte facce di bronzo che ora hanno figli che fanno i bulli, avrebbero avuto una diversa fedina penale! Ma sarebbe veramente tanta gente e tra le più lodate dalla società pure!
e Cristina Floris E i genitori dei bulli? Scommettiamo che per loro sono bravate? Ragazzate. .....poverini! Questi genitori dovrebbero pagare migliaia di euro per danni alla ragazzina. Sono sicura che allora insegneranno il rispetto ai loro orrendi figli
Giuseppe Scano logico che succedano ancora e continueranni  a succedere , manca la prevenzione  e  dei corsi   obbligatori per genitori . Ma purtroppo il solo parlarne pubblicamente ( vedi la puntata  andata in onda     recentemente di presa diretta  di iacona  costretta a trattare il tema delbullismo specie quello omofobico \ sessuale e cyberneticvo in seconda serata ) è tabù .
Giuseppe Scano magari sono quei genitori che sminiscono quando sono i loro figli a farlo ed invece s'incazzano quando sono loro figli a subirlo . Ommagari quelli che si lamentano del bullismo specie sessuale e poi si lamentano se la scuola fa educazione sessuale tirando in ballo la bloiata del gender


se  non  vi  dovesse bastare  il video  sintetico  dell'unione sarda   e la discussione     eccovi l'èarticolo della  nuova sardegna  d'oggi 12\2\2016

«Porti iella»: ragazzina di 12 anni perseguitata da centinaia di bulli a Nuoro

I genitori della vittima consegnano la lista di nomi alla polizia e ai dirigenti degli Istituti. Il racconto choc: «Quando vedono passare nostra figlia i maschi si toccano nelle parti intime»

NUORO. È la lista nera di bulli più numerosa d'Italia. Al suo interno ci sono i nomi e i cognomi di centinaia di studenti nuoresi, provenienti dalle quattro scuole medie cittadine e di età compresa tra gli 11 e i 15 anni, protagonisti della più calda vicenda di bullismo isolano degli ultimi tempi. Sulla loro testa pesa l'ingombrante accusa di essere i carnefici di una ragazzina di appena dodici anni: sono stati proprio i genitori della vittima a consegnare la lista in Questura. E una copia dell’elenco di nomi è stata inviata anche ai dirigenti scolastici.
L’inizio dell’incubo. «Tutto è iniziato circa nove mesi fa – raccontano i genitori della ragazzina – . A metà anno scolastico, frequentava la prima media, alcune compagne di classe, forse ingelosite dalla bellezza di nostra figlia e dal taglio di capelli all’ultima moda, hanno commentato di fronte a tutta la classe la sua pettinatura, definendola "da poco di buono". La cosa si risolse qualche settimana dopo con le scuse, accolte senza esitazione da nostra figlia». Poi la fine della scuola e le tante serate estive in compagnia delle fidate amiche del cuore passate con la spensieratezza e la gioia tipica di quell'età. Mai avrebbe immaginato di ritrovarsi di lì a poco perseguitata da centinaia di ragazzini e ragazzine, spesso sconosciuti, pronti a seppellirla di insulti e maldicenze in ogni angolo della città.
La persecuzione. «A settembre con l'inizio della scuola è cominciato il suo e il nostro calvario – raccontano i genitori con voce flebile – Ci eravamo accorti che qualcosa non andava, da bambina allegra e gioiosa era diventata apatica e taciturna, i suoi occhi erano sempre tristi e accampava scuse di ogni tipo pur di non andare a scuola o semplicemente uscire di casa. Abbiamo pensato che il problema fosse circoscritto nelle quattro mura scolastiche e così le abbiamo fatto cambiare scuola. Ma c’era ancora qualcosa che non quadrava».
«Porti iella». Dopo cinque mesi di silenzi la dodicenne finalmente trova il coraggio e racconta tutto ai genitori. Ogni giorno era una fotocopia del precedente: varcata la soglia di casa era un continuo incassare, tra urla ingiuriose, gesti scaramantici e maldicenze. «Un fiume di lacrime disperate ha accompagnato il racconto di nostra figlia, l'abbiamo ascoltata con il cuore in frantumi e dentro la nostra testa ci chiedevamo "perché tutto questo, perché proprio a lei". Purtroppo le hanno attribuito la nomea di porta iella e il tam tam in città è stato così veloce e impietoso che tutti i ragazzini anche se non la conoscevano si toccavano i genitali quando passava, cantandole canzoncine che fanno rima con la parola sfiga». Uno choc per la personalità ancora troppo fragile di una adolescente. «E d'altronde dove poter colpire una ragazza bella, con un fisico da modella e una dolcezza infinita se non additandola della maldicenza più temuta, che ha portato al suicidio tantissime persone».
La lista dei bulli. I genitori a quel punto hanno detto basta. «Mossi da una grande preoccupazione abbiamo deciso di raccontare tutto in Questura, e portare una lista con un centinaio nomi, quelli a cui nostra figlia con l'aiuto di un'amichetta è riuscita a risalire». Ma in realtà sono numerosissimi i bulli di cui ancora non si conosce il nome e che per adesso dormono sogni tranquilli. I genitori della vittima per il momento hanno deciso di non sporgere denuncia, ma la lista, sotto richiesta della Questura, è stata inoltrata ai dirigenti scolastici delle scuole frequentate dai ragazzini incolpati.
Bufera a scuola. Il fatto ha scatenato l'inferno tra i genitori, in particolare modo in una delle scuole più coinvolte, dove si è persino paventata una sospensione di massa. «In questa vicenda siamo noi genitori colpevoli, dobbiamo fare capire ai nostri figli che toccarsi le parte intime per scaramanzia, non e' un atto di bullismo ma può fare molto male. Così come è colpevole l'adulto che spara a zero – la critica è rivolta alla dirigente scolastica – e vuole sospendere i presunti responsabili, squalificandoli più che accompagnandoli nel difficile percorso della crescita. Vogliamo dire alla mamma di questa ragazzina che ora i nostri figli sono entrambi vittime: di bullismo e di facile condanna».
Ma la preside non ci sta: «Nella scuola da tempo sono attivi progetti che sensibilizzano al tema del bullismo. La situazione per
me è molto dolorosa sia per la vicenda in sè che per il comportamento dei genitori – aggiunge la preside –: in coro hanno dichiarato la purezza dei loro figli e messo me alla berlina, senza pensare neanche per un momento all'anello debole di questa storia, cioè la povera ragazzina dodicenne».

11.2.16

Prospero, l'allenatore cieco, esiste davvero

fra le tante  storie  e fatti curiosi  che trovo  in  rete  e  sui social   facebook  in particolare   e che spesso condivido sulla mia  bacheca  e  a  volte  qui sul  blog questa  mi  ha sorpreso  e  spaizzato . Beh  è logico  quando sei  abituato a  considerare  un film   comico  frutto di fantasia   e poi  scopri  che il personaggio del film  esiste  realmente

da http://sini-sassari.blogautore.repubblica.it/ del  8\2\2016 

Prospero, l'allenatore cieco, esiste davvero

 
L'omologo in carne e ossa di Prospero abita in Brasile e ha una storia che meriterebbe un libro, più che un film, ma solo perché un film l'hanno già fatto.prospero
L'allenatore cieco, inserito da Paolo Zucca nel suo lungometraggio “L'arbitro” e interpretato da Benito Urgu, esiste davvero e si chiama Flavio Aurelio Silva. Dalle parti di Bon Jardim, periferia su occidentale di Fortaleza, questo incredibile personaggio insegna calcio e dispensa pillole di saggezza. 
Niente del grottesco che si respira nelle atmosfere dipinte da Zucca intorno all'Atletico Pabarile, anzi.“Ceguim”, vezzeggiativo di cieco, è una vera leggenda dell'Esporte Clube Juventude. Di cui è stato fondatore, giocatore e ora allenatore. Lui, qui, non è semplicemente un grande allenatore: è una leggenda. 
È stato proprio vestendo la casacca biancoverde della sua amata Juventude che Aurelio Silva ha perso la vista, quando aveva vent'anni. Dopo un duro colpo alla testa subito da un avversario, durante una partita, nel 1989, un occhio smise di funzionare. Alcuni mesi dopo anche l'altro occhio si spense e lui diventò completamente cieco. 
Non ha un assistente, dice, perché tutti lo aiutano. E segue le partite in un modo tutto suo: si posiziona a bordo campo, sul lato della difesa. Ogni voce, ogni passo, ogni rumore servono a “raccontargli” la partita. Flavio tende le orecchie anche a quello che dice il pubblico, che considera importantissimo nella comprensione della gara.
 CeguimBR
Agli allenamenti va solo, con il suo bastone bianco. Per arrivare al campo, deve uscire di casa un'ora e mezzo prima e cambiare tre autobus, ma non rinuncerebbe per niente al mondo alla sua passione più grande.
I miei ragazzi sono i miei occhi, ama dire, e i suoi ragazzi raccontano divertiti anche che il suo rapporto con i direttori di gara non è sempre dei più tranquilli: già, all'allenatore che tutto vede, qualche volta tra il serio e il faceto è scappato un “arbitro, cosa fischi? Ma sei cieco?”. Persino Benito Urgu, alias Prospero, ne resterebbe impressionato.
 
Fonti: http://www.verminososporfutebol.com.br/tag/flavio-aurelio-silva/
Il film di Paolo Zucca: https://it.wikipedia.org/wiki/L'arbitro_(film_2013)

Sanremo, Gasparri: cantanti espongano il tricolore



Dubitate di chi vuole vendervi la sua "Verità".
Il rispetto per le diversità e la pluralità di opinioni ed idee è la base della democrazia.


Capisco(    oltre a condannare )  il revisionismo storico  ed il  sminuire  , almeno da certa destra , le proprie responsabilità  e  ingigantire  quelle  dell'altro  partecipante  a  tale tragedia ed  aberrazione   ( ne  ho parlato  nei  giorni scorsi  )  . Ma   qui si esagera  e  si strumentalizza   facendo della becera  politica  .




Gasparri sfida Sanremo: "Dopo quei nastri arcobaleno esporre il Tricolore per le foibe"


Gasparri sfida i cantanti e la direzione artistica del Festival: "Dopo i nastri arcobaleno a Sanremo, si mostri il tricolore per il giorno del ricordo"
Sergio Rame - Mer, 10/02/2016 - 17:15

L'Italia ricorda l'orrore delle foibe. Un orrore a lungo messo a tacere dalla sinistra ma che oggi può essere condannato con una voce sole.


"Ricordiamo sempre le vittime delle foibe - ha esortato il premier Matteo Renzi - e i nostri fratelli e sorelle che furono costretti a lasciare la loro terra". In questo giorno di doloreMaurizio Gasparri sfida gli organizzatori e i cantanti di Sanremo a esporre il Tricolore per dare un segnale pubblico. "Dopo i nastri arcobaleno a Sanremo - ha twittato il senatore di Forza Italia - si mostri il tricolore per il giorno del ricordo".


se  non lo  vedeste  lo trovate  qui  Sanremo, Gasparri: cantanti espongano il tricolore o  qui Sanremo, Gasparri: cantanti...


Su Twitter Gasparri ha lanciato l'hashtag #tricoloreasanremo. All'indomani di una serata, che con nastri arcobaleno e appelli in diretta tivù è stata trasformata in un vero e proprio spot a favore delle unioni civili e dei matrimoni omosessuali, il senatore di Forza Italia invita ai cantanti e la direzione artistica del Festival a esporre il Tricolore in onore dei martiri delle foibe. Un gesto di unità nazionale nel Giorno del Ricordo che servirebbe ba lanciare un messaggio positivo a tutto il Paese. "Dopo i nastri arcobaleno a Sanremo - ha twittato Gasparri - si mostri il tricolore per il giorno del ricordo".












fatti bislacchi di matteo tassinari




in sottofondo Aleksander Ipavec [harmonika] & Piero Purini [sax]




Rileggendo il post , sotto riportato , dell'amico Matteo Tassinari , mi accorgo come dice lui stesso che La morte è ciò che la vita ha sinora inventato di più solido e sicuro



      
E’ dall’inizio della mia vita che la morte m’insegue. Mai una volta che mi volto, nella speranza di non vederla, e invece eccola lì, a guardarmi. Lei sa il giorno, io no. Ma non è una paura. Dal giorno della mia nascita, anche la mia morte con lei è cresciuta, insieme, vita e morte.









Io, Matteo, a 7 anni e già incazzato

Un chiodo da bara Per mano si sono tenute fin dal 1°giorno del trapasso che ancora deve venire. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, amico dopo amico, vigliacco dopo vigliacco, pugnalate e tutte le superficialità che ci si trova a 52 primavere sulle spalle e nelle palle. Alcune più rosee, certe insopportabili, altre un po’ più leggere, e le cose cambiano in connessione atipica, esistenze vissute come ti hanno detto.





La legge del Chiodo



Meno atipico, è il vizio il quale ognuno ha la pretesa di soffrire molto più degli altri per aver più attenzioni, ma sono solo menate. E' una presa per il culo per chi soffre sul serio. Chi pretende di impossessarsi del proprio dolore, è un' offesa per chi la malattia lo corrode davvero, a cominciare dalle periferie per arrivare dritto al cuore.
Per farla breve: il mio decesso è iniziato durante la mia nascita. Come un orologio svizzero personale e di fiducia, perché può succedere che certe volte ti devi tagliar via le gambe per sfuggire alle trappole. Fare attenzione, oh voi che vivete, perché vivere può piacere da morire.






La morte è ciò che la vita ha sinora inventato di più solido e sicuro

Una persona che vive con tutte le sue forze perché ha paura, dove andrà? Da chi? Ci saremo? Non ci saremo? Il mistero della vita e della morte, dipende da che parte lo si vuol vedere. Chi era quel filosofo che sosteneva che si muore ad ogni istante? Emil Cioran? Soren Aabye Kierkegaard? Franz Kafka? Non importa, è nozionismo, e il nozionismo, nasce e cresce dalla stupidità, che prende origine dalla superficialità. Gente schifosa!


Non v'è rimedio

Cercate di vivere in modo che la vostra morte rincresca anche all'impresario delle pompe funebri, tanto tra vent'anni sarai più infastidito dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Un tempo, davanti a un morto, mi chiedevo: "A che gli è servito nascere?". Non v'è rimedio per la nascita e la morte salvo godersi l'intervallo. Ora mi faccio la stessa domanda davanti a ogni vivo. Esplora. Sogna. Scopri.



Partita a scacchi con la Morte ne Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, 1956


La morte è l'aroma dell'esistenza  Essa sola dà sapore agli istanti, essa sola ne combatte l'insulsaggine. Le dobbiamo all'incirca tutto. È forse questo che si cerca nella vita, nient'altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi, prima di morire? Un ingranaggio che spacca il capello in quattro, tutto accade senza che noi facciamo nulla.
Me ne accorsi che stava camminando sicuro, questo fiero sergente, è severo nella sua custodia della
bara inchiodata, e non c’è nulla al mondo di più tosto di un chiodo da bara. Ogni volta che trascorro del tempo con una persona che sta morendo, m’è successo di più di quanto pensiate, succede un fatto bizzarro e bislacco e buffo per quanto balzano.
In fondo la vita è un sogno da cui ci si sveglia con la morte e il fatto che sono morti non testimonia affatto che siano vissuti. Non v'è rimedio per la nascita e la morte salvo godersi l'intervallo. Rimane il fatto che il dolore è il gran maestro degli uomini. Sotto il suo soffio si sviluppano le anime, scriveva (Marie von Ebner-Eschenbach).






La morte è equa


Parlare di morte è come parlare di denaro, noi non sappiamo né il prezzo né il valore. Tant'è vero che i giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché la morte è potrebbe essere l'inizio del secondo tempo? In ogni caso, la morte, si sconta vivendo. Sono paralleli che mi fanno impazzire, non in senso negativo, ma per offrire, come la morte è un’usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare. La morte è ciò che la vita ha sinora inventato di più solido e sicuro e come tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto al dolore che non provano, sono tutti specialisti nulla. Il dolore è ancor più dolore se tace. Mentre l'assuefazione a soffrire induce a vivere le gioie come eccessi contro natura, disordini di cui è conveniente tacere. La gioia contagia, il dolore isola.
Ci sono due momenti nella vita di un uomo in cui egli non dovrebbe speculare: quando non può permetterselo e quando può. Non si tratta solo della fine dell'esistenza.
Le frasi sulla morte dimostrano, spesso, la capacità dell'uomo di far fronte a un avvenimento tanto importante, sia dal punto di vista antropologico che da quello religioso.
  C'è gente tanto brava da scrivere due libri contemporaneamente, esattamente, il primo e l'ultimo. Morire non è nulla, non vivere è spaventoso. come Parlare di morte è come parlare di denaro. Noi non sappiamo né il prezzo né il valore.






Con tutta probabilità, la morte, è la più grande invenzione della vita o più semplicemente spazza via il vecchio per far spazio al nuovo. Posso riassumere, dopo tutte le cianfrusaglie scritte, in tre sole parole cosa ho imparato dalla vita, che la vita continua. Dove non so.




10.2.16

Tziu Adolfinu, pastore a 101 anni

il video  de   L'UnioneSarda.it » Multimedia


breve storia di tutto Matteo tassinari

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A differenza dell'Inghilterra, dove i giovani iniziarono a identificarsi con gruppi di riferimento dai codici e stili propri, ma privi di una visione politica, in America tutto si muoveva in sintonia con la scoperta delle religioni orientali, viste come alternativa politica al modello occidentale. Cominciò tutto con l’impegno politico vero nel rifiuto della guerra in Vietnam, questa era la causa principale che animava migliaia di giovani non solo in America ma in tutto il mondo. 

 Nel 1965 il regista Premio Oscar David Miller bruciò per protesta la sua cartolina di richiamo alle armi, gesto simbolico che da quel giorno fu ripetuto migliaia di volte da altrettanti giovani fino a farlo diventare un atto dovuto per chi voleva cambiare il mondo con un piccolo ma reale gesto e personale che coinvolgesse milioni di giovani per dare un segnale di movimento, di voglia di cambiare musica. Il segnale venne dato, ma non fu ascoltato. Addirittura in grandi falò pubblici organizzati vennero ripetuti in vari punti degli Stati Uniti, di pari passo con il rifiuto dello stile di vita di una società che non produceva altro che inquinamento.



New Lelt America

Attraverso il Movimento pacifista giovanile, nel quale un'anima antimilitarista conviveva a fianco di settori più decisi, pronti e all'erta per la guerriglia urbana. La protesta entrò nell'arena politica dando spazio alla New Lelt, pagando più tardi un dazio salatissimo. Un clima sociale surriscaldato spinse gruppi come i Doors, Jefferson Airplane, Country Joe & The Fish, oltre l'utopia, l'avanguardia della svolta politica a ritmo di musica, mutando il linguaggio, il vestire, il vedere la vita e l'incontrarla. Tutte moine per nascondere molto narcisismo.



L'onda, poi,è arrivata o no ? Il clima surriscaldato, spinse in alto, ma molto in alto molti artisti


Dalla pittura alla Graffit-Wall alla Writer Dance Music World, dalla musica alla letteratura, dalla poesia alle manifestazioni creative, pareva davvero che il mondo si muovesse sotto i piedi. Penso che nessuna gioventù su questo mondo non abbia vissuto un momento così alto e insicuro, vertiginoso e visionario, come ambiguo e perverso, enigmatico quanto amletico, anfibolo e bizantino per quanto sconosciuto. Le prime band a comporre e cavalcare l’onda della protesta a San Francisco furono i Doors cn la stella folle dal cognome Morison, Jefferson Airplane con la formazione fissa del Matrix del 1965, The Fish, Bob Dylan e Leonard Cohen nella maniera più anarchica possibile, con molte attenzioni a non mettere i piedi nella furiosa lotta.


L'onda che monta

Sull'onda del Movimento californiano, in tutti gli Usa si moltiplicarono manifestazioni in tutto lo stato e poi in tutto il mondo. "Esterina, i vent'anni ti minacciano, grigio rosea nube, che a poco a poco in sé ti chiude. Ciò intendi e non paventi". (Eugenio Montale). La lisergia di una ballata può fottere o far male. Ti può andare bene una volta, ma prima o poi arriva quella fatale, ed è un casino apparente e reale. Nessuno vorrebbe essere fra l'incudine e il martello quando la sostanza del quiquibus e Lsd! Troppe, ma dico veramente troppe, sventole t'arrivano senza conoscere il mittente al cervello, fino alla frittura mista come si fa con il pesce al cartoccio. Cazzo, che metafora!





Quietismo  Hippies



Ser Iguanone, quanta coca è passata da quel nasone


Negli anni tra il 1965 e il 1967, si sviluppò il più grande movimento giovanile di massa che la storia avesse mai visto, movimento che legava sotto i simboli dei Movimenti Hippies, dei poeti della Beat generation e dei musicisti di quell’area culturale. In quel momento, il quietismo degli hippies è all'improvviso soppiantato dalla volontà rivoluzionaria degli yippies. Inziano scontri a san Francisco, Tim Leary vuole riempire di Lsd l'acquedotto di Los Angeles, I Jefferson che creano, forse anche senza volerlo, un movimento di allucinati che si sbrandellano il cervello con potenti misture lisergiche e il mondo è discolto in una pozione di Lsd25.










Un look minaccioso


Un’intera generazione che pretendeva un mondo diverso, per arrivare al punk. Un po’ misero come risultato, fatto che fino a quel momento le nuove mode musicali non avevano intaccato il fondamentale meccanismo del consumismo. Avevano casomai sostituito vecchi meccanismi con dei nuovi. I giovani avevano scoperto una propria zona esclusiva in cui coltivare stili di vita,
Il dio azteco Xochipilli, Principe dei fiori.
Divenne l'ispiratore degli hippies di tutto il mondo




E il movimento?

abbigliamento, tempo libero, divertimento, ma sempre all'interno di un ben radicato meccanismo di consumo. Per la prima volta, invece, gli hippies mettono in discussione la logica stessa del consumismo. Il look "straccione", diventato poi fatua espressione di moda, era all'inizio il segno di una minacciosa rivolta contro i valori della società capitalista. La povertà, la semplicità, la vita fuori dalle metropoli, o addirittura la vita in comune, ispirata a una sorta di primitivo e radicale socialismo, erano una lacerante ferita inferta all'America dell'espansione imperialista. La potenza di questo messaggio fu amplificata dal fatto che, come mai era successo prima, analoghi desideri circolavano più o meno in tutto il mondo, in una nuova sintonia che superava distinzioni geografiche e culturali.



C'era un'altra anima,importantissima quanto profonda, anzi spesso decisiva, nei momenti più intensi della rivolta. A Berkeley si sviluppò l'ala "politica" del movimento, dapprima con il Free Speech Movement, che adottò la tattica della disobbedienza civile per lottare contro i metodi d'istruzione delle scuole e delle università, contro l'asservimento delle stesse università all'industria militare e, soprattutto, contro la guerra in Vietnam, predicando una "lotta politica emotiva", fantasia poetica e fratellanza. Esibivano il loro stile di vita alternativo, per molti versi simile a quello degli hippies, nella quotidianità della vita urbana, con l'intenzione di fare della propria esistenza personale una testimonianza politica. L'obiettivo era quello di porre l'intera America "in acido", ovvero deridere la società, per così dire, "normale" con surreali dimostrazioni pubbliche (famosa la distribuzione gratuita di denaro nella Borsa di New York) con lo scopo d'innescare una vera e propria rivoluzione permanente. Jerry Rubin fu l'elemento di spicco del movimento "politico" californiano, l'organizzatore del Vietnam Day Committee, guida del movimento.


Cervelli soffiati


Come cantava Jim Morrison “Vogliamo il mondo” e lo volevano veramente, e subito! C'era molta ignoranza sugli effetti delle droghe Da qui si possono notare gli effetti collaterali in quanto ancora si provava e basta, non c'era informazione Lsd, Morfina, Cardiostenolo, 0,1, liquidi dai colori tropicali. Buttavamo giù di tutto e tutti insieme ma anche da soli, senza preoccupazione convinti che ogni droga potesse dare solo benessere. E invece... Gli stadi di paranoia dovute all’assunzione soprattutto di effetto droghe allucinogene, che sul momento dell’azione ti porta sulle ali di Icaro, ma quando l’effetto finisce la fatica è trovare un aeroporto aperto con la pista d’atterraggio sicura e illuminata, in quanto l'atterraggio poteva avvenire anche di notte. Vorrei sapere a quanta gente l'Lsd ha soffiato il cervello!




Avendo provato quasi tutte le droghe in circolazione, quindi conoscendo non per sentito dire ciò che narro, posso dare un giudizio certo e attendibile: Lsd è tra le droghe più devastanti della terra. E' un dolore inspiegabile, metafisico, perché quel che vedi e senti, lo vedi e lo senti solo te e questo scombussola la psiche di chiunque. Un'autentica bomba ad orologeria, può andar bene, come può andar male e cadere in stati di paranoia più o meno potenti.



Giovani alchimisti crescono

Sul mercato illegale, l'Lsd era estremamente economico e la diffusione fra i giovani fu dilagante e veloce, come le droghe di sintesi oggi e le discoteche che contengono sballi e cervelli fusi. Da considerare che lo sballo garantito dal "trip" è molto lungo quindi con poche lire eri fuori tutto il giorno, ma i danni che ha creato l'Lsd chi potrà stabilirli?



Per questo viene chiamata la droga dei poveri e spesso sono gli adolescenti a consumarla. Intanto il Movimento procedeva a passi da gigante, spinto e sospinto non solo perché i giovani conobbero la droga, ma perché gli stessi giovani implicavano motivazioni più che oneste e sincere alle loro lotta, senza interessarsi di quei periodi e problemi causati da queste sostanze spesso alterate da altre sostanze: il crack è sempre all'erta. Ma erano esausti della cosiddetta cultura conservatrice, tant’è che i giovani che si misero alla ricerca di altre culture o religioni, divenne un fenomeno e spesso con conseguenze anche drammatiche.

Salvador Dalì


Produsse  influssi molto  penetranti in tutto il mondo giovanile e nella musica pop rock di ogni latitudine compresi i lembi estremi della periferia dell’ “impero” come l'Italia, dove il messaggio arrivò già trasformato in moda, spesso superficiale o banale, ma anche amorfo come gli anni '80, dove le spalline delle giacche che sembravano divise da generali di guerra con rinforzi. Il risultato? La mia generazione ha perso, per dirla con Gaber. E' proprio vero: la giovinezza non è un’età felice.

anche noi in sardegna ricordiamo il 10 febbraio




Il borgo di Fertilia nasce ufficialmente l'8 marzo 1936 con la posa della prima pietra della chiesa parrocchiale, ad opera dell'Ente Ferrarese di Colonizzazione, istituito dal presidente del Consiglio Benito Mussolini il 7 ottobre 1933 per dare una risposta alla popolazione in eccesso della Provincia di Ferrara e diminuire le tensioni sociali. 
Dopo i primi arrivi di emigrati ferraresi, lo scoppio della Seconda guerra mondiale paralizzò di fatto l'opera di colonizzazione, tanto che la maggior parte degli edifici rimasero di fatto inutilizzati.

   

in sottofondo  

9.2.16

Treviso Lettera arriva dopo 72 anni Prigioniero nel campo nazista scrive a casa nel 1943: il messaggio recapitato adesso

  da  http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca  del 08 febbraio 2016
Lettera arriva dopo 72 anni

Prigioniero nel campo nazista scrive a casa nel 1943: il messaggio recapitato adesso
di Fabio Poloni


Mario Pasin con la lettera del fratello

A volte i ricordi sono istantanei, emergono verticali da passati lontanissimi. Altre volte, invece, devono trovare la loro strada tortuosa, lunghissima. Questa storia rientra nel secondo caso, senza dubbio: una lettera spedita dal prigioniero di un campo di internamento tedesco è arrivata oltre settantadue anni dal giorno in cui è stata scritta.






La consegna. Mario Pasin ha 85 anni. Dev’essersi tolto e rimesso gli occhiali un paio di volte: no, non è possibile. Quella lettera, arrivata qualche giorno fa nella sua casa di Villorba, era datata 5 novembre 1943. A spedirla è stato suo fratello Ferruccio, classe 1914, catturato a Lancenigo e deportato nel campo di internamento per militari a Luckenwalde, stato federale di Brandeburgo, 52 chilometri a sud di Berlino. «Ho una lettera di Ferruccio», gli ha detto il postino. Ingiallita dal tempo di chissà quale percorso, quella specie di cartolina postale porta l’indirizzo di Pietro Pasin, padre di Ferruccio e di Mario, in via “Batisti” a Villorba. Quella casa non c’è più, ma il destino non poteva mancare proprio l’ultimo miglio: il postino conosce la famiglia Pasin, sa che quell’anziano signor Mario che ora vive in via Arno, sempre a Villorba, è fratello del mittente. E gli ha consegnato la lettera.














La lettera. Numeri e codici in tedesco raccontano la sistematicità folle di quell’orrore: prigionieri seriali, ai quali era concesso di spedire «forse una cartolina l’anno», racconta Anna Pasin. La signora è figlia di Ferruccio: suo zio Mario, appena ricevuta la lettera, ha avvisato lei e tutti gli altri parenti. Un’emozione indescrivibile, che si è propagata nella famiglia (sei figli sugli otto di Ferruccio sono ancora vivi) con una velocità che sembra la nemesi della lentezza di quel viaggio di 72 anni. «Caro padre», scrive Ferruccio in quel giorno che appartiene a un’altra Storia, «trovandomi qui io sto bene e cosi spero sia di voi. Tutti voi mi farai sapere come va da quelle parti non pensare per me che me la campo speriamo presto di riabbracciarsi un bacio a tutti tuo Ferruccio». Non sappiamo se l’abbia scritta di suo pugno o dettata: forse l’ha scritta un prete che faceva il cappellano e che raccoglieva le lettere da spedire. È uno dei buchi di questa vicenda incredibile, un altro riguarda il percorso di quella cartolina nello spazio e nel tempo: dove è rimasta in questi anni? Come ha fatto ad arrivare proprio adesso? Anche sulla consegna le versioni divergono: la signora Anna dice che è stato il postino, conoscendo la famiglia. Mario, invece, parla di «un ricercatore» che l’avrebbe recuperata, ma non sa dire di più.

Ferruccio Pasin in divisa



Il ritorno. Ferruccio Pasin dall’agonia di quel campo di internamento era tornato. «Era il settembre del 1945», racconta la figlia Anna, «io avevo due anni e quando l’ho visto sono andata a nascondermi sotto il letto per la paura: sembrava un barbone, coperto di stracci, mani e piedi congelati. Era alto un metro e ottanta, pesava trentasette chili». Un fantasma, facile da vedere lì di fronte pensando alle mille immagini dei campi dell’orrore nazisti. «Dalla Germania era tornato in Italia aggrappandosi sotto un treno, fino a Verona. Da lì era arrivato a Villorba a piedi. Quell’esperienza lo ha sconvolto, segnato per sempre. Di notte si svegliava e scappava nel granaio urlando “vogliono prendermi”», racconta ancora Anna, che scava tra i ricordi e tra le vecchie foto di famiglia nella sua casa fra Treviso e Castagnole. «Dal campo non era mai riuscito a comunicare con noi». Altro scherzo del destino: dalle finestre quasi si vede il centro di smistamento di Poste Italiane, finite in queste settimane nell’occhio del ciclone per i presunti trucchi sulle lettere-civetta che avrebbero “dopato” i test sulla velocità del servizio postale. «Mio padre è morto nel 1981, a 66 anni», racconta infine Anna. Ora però è lì, in quella cartolina emersa dal nulla.

l'integrazione passa per la cultura e cucina NUORO: CAPODANNO CINESE FRA ''NON POTHO REPOSARE'' E ''CULURGIONES ORIENTALI''



NUORO: CAPODANNO CINESE FRA ''NON POTHO REPOSARE'' E ''CULURGIONES ORIENTALI''
1472 visualizzazioniInserito il 08/02/2016 h 14:00


Ma davvero Cina e Sardegna sono due mondi così lontani? A Nuoro festeggiato il capodanno cinese. Sono venute fuori alcunANTE, MARIA CHIARA SINI NIPOTE AUTORE ''NON POTHO REPOSARE'', HE YUBO CHEFe curiosità. Graziano Canu Gli intervistati sono: SHI SHANGQI CANTANTE, WU JIADI, CANT

storie d'amore e di vita

la prima   è avvenuta  Battaglia delle arance   cioè al carnevale d'Ivrea  con proposta di matrimonio Alice Maestri e Matteo D'Alonzo saranno sposi. La proposta di matrimonio? Durante la battaglia, abbracciati sul carro dei Cavalieri del Re LO SPECIALE CARNEVALE


la seconda  è  una  di  quelle  storie  di "stepchild adoption" ( aborro tale termine , infatti lo uso  fra virgolette ,  perchè  è  un inglesismo usato   per  fare  fighi  e  inutile  perchè c'è  la traduzione  italiana   adozione   che   si adatta perfettamente  )   che dimostra   come le  adozioni  di coppie  omosessuali posso avvenire indipendentemente  dall'età dell'adottato



da http://coppie.valigiablu.it/fausto-ed-elvin-papa-a-50-anni/



                                                     Fausto ed Elvin, papà a 50 anni



Eivon aveva ventidue anni ed era arrivato a piedi dalla Germania. Si era fermato a riposare sul lungomare tra Pesaro e Fano. Abbiamo parlato. Era il 10 dicembre del 2012 quando è entrato nella nostra vita. Io e mio marito lo abbiamo ospitato a casa nostra. Ci siamo conosciuti. Abbiamo ascoltato per ore la sua storia e piano piano ci siamo accorti che la nostra famiglia si stava allargando. A più di cinquant’anni Fausto e io siamo diventati papà.
Eivon oggi ha 25 anni, ha vissuto momenti difficili nella sua vita e in noi ha trovato un luogo sicuro. Sei mesi dopo il nostro primo incontro è venuto a vivere a Fano. Qui ha la sua casa, il suo laboratorio da scultore, i suoi amici e la sua ragazza. Siamo orgogliosi di lui, lo sosteniamo nel suo lavoro e nei suoi studi. Né io né Fausto siamo i suoi genitori biologici, ma avremmo voluto adottarlo. Ci siamo sposati in Olanda nel 2008 e sei anni dopo abbiamo chiesto la trascrizione delle nostre nozze in Italia. L’allora sindaco di Fano, Stefano Aguzzi, ce l’ha concessa. È stato il primo caso nel nostro Paese. Non potevamo adottarlo e come famiglia abbiamo deciso di tutelarci con altri strumenti legali. Due testamenti olografi garantiscono, almeno sul piano economico, nostro figlio e la nostra coppia.
Fausto e io stiamo insieme da quasi trent’anni. Ci siamo incontrati in un cinema di Rimini il 13 settembre del 1987. Era una domenica. A quei tempi facevo lo showman in uno spettacolo di varietà itinerante. Lui lavorava a teatro. Da quel giorno non ci siamo più separati. Durante la sua tournée Fausto mi ha seguito per tutta Europa e due anni dopo ho deciso di raggiungerlo qui a Fano. Abbiamo deciso di sposarci nel 2006 durante un viaggio in Tibet, a Lhasa. Due anni dopo eravamo di fronte al sindaco di Schiedam, il paese in cui sono nato, per celebrare un matrimonio vero. Tornati in Italia abbiamo sentito la necessità di dare un segnale chiedendo la trascrizione delle nozze. Cosa che era anche avvenuta ma il prefetto di Pesaro ha chiesto al tribunale di annullarle. La nostra storia ora è arrivata alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Siamo due persone note in città, i nostri amici e i colleghi ci sostengono, molti di loro hanno partecipato alle nostre nozze in Olanda. Io non giudico nessuno e penso che ogni persona deve sentirsi libera di essere felicemente se stessa nella maniera che ritiene più opportuna.
(Pubblicato su Il Ducato)   Segnalato da:Andrea Periniù

Travolto da una valanga, viene trovato vivo dopo 6 giorni, sotto 8 metri di neve: "miracolo" in India


unionesarda  Oggi alle 10:23


                             Il ghiacciaio Siachen




Trovato incredibilmente vivo, dopo essere rimasto sepolto sotto la neve per sei giorni.
È il fortunato destino di un soldato dell'esercito indiano, travolto una settimana fa, assieme ad alcuni commilitoni, da una valanga, nei pressi del ghiacciaio himalayano di Siachen (a quasi seimila metri d'altitudine) al confine con il Pakistan.
L'incidente è accaduto lo scorso 3 febbraio e i soccorritori, visto il tempo trascorso e le temperature che oscillano tra i -20 e i -40 gradi, ormai disperavano di trovare sopravvissuti.
Invece è avvenuto quello che il capo delle squadre di ricerca, D.S. Hooda, ha definito senza mezzi termini come un "miracolo": il caporale Hanumanthappa Koppad è stato individuato, ancora vivo, sotto otto metri di ghiaccio e neve.



Il caporale "miracolato"



Le condizioni del militare - ora ricoverato in ospedale - sono gravi, ma i medici sono ottimisti.
Nessuno dei suoi commilitoni, una decina, è riuscito invece a salvarsi.

critiche a senso unico : Sanremo 2016, anche Nicole Kidman ha una figlia grazie all'utero in affitto. Ma tutte le critiche vanno a Elton John

anche se io , vedere post precedente in cui parlo di cosa condivido e cosa no del decreto cirrinà , sono contro ma più liberale sull'utero in affitto \ maternità surrogata , rispetto all'amica e utente Daniela , qui ne condivido il  commento , all'articolo che propongo sotto    del  http://www.huffingtonpost.it/ 9\2\2016




Daniela Tuscano1 h ·
ie). Leggo quindi che l'impavida Meloni si sdegna per l'ospitata di Elton John, fruitore col compagno dell'utero in affitto. Bene. Ma Elton e' venuto a Sanremo molte altre volte. E prima ancora dell'era-Furnish ricordo una (peraltro divertente) esibizione con la trans RuPaul, allora molto gettonata. Inutile fingere di scandalizzarsi adesso, anche perché non rammento anatemi meloneschi verso le frequentazioni minorenni del suo antico (in tutti i sensi) alleato di governo, mentre ho ancora ben chiaro quel voto in Parlamento secondo cui la nostra impavida dichiarava di credere a Ruby nipotina (minorenne) di Mubarak. Sanremo non campa di musica, ma si chiama pur sempre Festival della Canzone (ormai anche internazionale). Elton è un CANTANTE e sfido chiunque a sentirlo e a pensare all'utero in affitto. E non solo: anche Nicole Kidman e' ricorsa alla c.d. GPA. Sarà ospite mercoledì. Perche' nessuno protesta per lei? La verità è che questi cialtroni se ne fregano dell'utero in affitto. Nemmeno io sono favorevole a questa pratica, che anzi avverso con tutte le mie forze, ma la combatto da ANNI e per TUTTE le situazioni. Questa gente invece la usa come grimaldello solo per sfogare la sua omofobia. A nome di tutte le donne sfruttate e trattate come un forno: vergognatevi.






Sanremo 2016, anche Nicole Kidman ha una figlia grazie all'utero in affitto. Ma tutte le critiche vanno a Elton John
Redazione, L'Huffington Post
Pubblicato: 09/02/2016 14:54 CET Aggiornato: 5 ore fa





Elton John non è l'unico ospite di Sanremo ad aver fatto ricorso a una madre surrogata per diventare papà. Anche Nicole Kidman, che apparirà mercoledì sul palco dell'Ariston, ha utilizzato la medesima tecnica per far nascere la seconda figlia del matrimonio con Urban Keith.
Il dettaglio non è ininfluente: il fronte teocon che si oppone alla stepchild adoption contenuta nella legge sulle unioni civili vede nella presenza di Elton John al festival musicale "una pubblicità all'utero in affitto" pagata con i soldi dei contribuenti. Per Giorgia Meloni (Fdi) "mamma Rai dà l'utero in affitto a Elton John per uno spot pro adozione gay".
Il timore degli oppositori alla maternità surrogata è che l'artista britannico martedì sera possa utilizzare lo spazio di Sanremo per parlare della sua omogenitorialità, magari accennando al marito David Furnish - che molto probabilmente sarà seduto in platea. Paura rafforzata dalla dichiarazione del presentatore Carlo Conti: "Elton John può dire quello che vuole".
Il senatore Carlo Giovanardi (Idea), uno dei paladini alla lotta contro la maternità surrogata, ha auspicato che se questo dovesse accadere allora la Rai dovrebbe immaginare un contraddittorio. L'organizzatore e portavoce del Family Day, Massimo Gandolfini, è indignato e spera che l'esibizione non si trasformi in "uno spot per le famiglie arcobaleno". Il direttore di Rai1, Giancarlo Leone, ha cercato di tranquillizzare gli animi ricordando che Elton John canterà perché questo è lo scopo dell'invito: "Francamente non credo che il dibattito parlamentare in atto risentirà della presenza di Elton John a Sanremo".
Stranamente, però, i difensori della famiglia tradizionale 




non stanno attaccando con la stessa virulenza Nicole Kidman: la figlia Faith Margaret è nata nel 2010 grazie alla surrogacy praticata in un centro degli Stati Uniti. A differenza di Elton John, l'attrice australiana ha tenuto nascosto il particolare fino al 2011, quando insieme al marito Urban ha deciso di annunciarlo pubblicamente.
Kidman e Urban hanno 4 figli. La prima, Sunday Rose, nata naturalmente nel 2008, e due bambini adottati. Faith Margaret è dunque l'unica bimba ottenuta con l'utero in affitto.


“Noi, i cristiani-fantasma venuti dall’Islam” gli islamici che si convertono all'islam

http://www.lastampa.it/  7.2.2016  

“Noi, i cristiani-fantasma venuti dall’Islam”
Un reportage tra gli islamici che, in Italia, si sono convertiti al cristianesimo. «Per evitare ritorsioni e minacce da parte dei musulmani più fanatici siamo costretti a nasconderci»




In Italia potrebbero essere un migliaio gli islamici divenuti cristiani

07/02/2016
MAURO PIANTA
TORINO





Omar, lo chiameremo così, soffia via il fumo leggero della sigaretta che si è concesso nella pausa del lavoro. Si schiarisce la voce, poi ti guarda dritto negli occhi: «Sì, adesso sono felice. Rimpiango solo gli anni che ho passato senza conoscere Cristo, ma si vede che doveva andare così. Sono rinato, la mia vita è cambiata. Non è che non abbia problemi, figurati… Ma sono più paziente, sereno». Omar, 55enne ingegnere chimico egiziano che oggi si aggiusta a fare il cameriere in una città del centro-Italia, era musulmano. Con più di una venatura di fanatismo. Poi c’è stato l’arrivo in Italia, la crisi per la morte della madre, la lettura della Bibbia e in particolare del libro dell’Apocalisse, l’appassionarsi per le omelie di un predicatore cristiano egiziano guardate grazie alla parabola, infine l’incontro con alcuni cristiani che sono divenuti suoi amici e che lo hanno accompagnato fino al battesimo, tre anni fa. L’elemento decisivo per la sua conversione? «L’aver visto in queste persone – dice a Vatican Insider – un’umanità più completa della mia e il fatto che mi hanno aiutato senza chiedermi di cambiare religione». Resta, per Omar, un enorme, drammatico, cruccio: «Non posso praticare apertamente la mia fede cristiana: ho paura che qualche fanatico islamico possa fare del male non solo a me, ma soprattutto ai parenti che sono rimasti in Egitto. Perché – si chiede – gli italiani che si convertono all’Islam possono andare tranquillamente a parlarne in tv e invece io devo nascondermi per evitare ritorsioni?».



“Chi cambia religione tradisce il suo popolo”

Rivolgiamo la domanda di Omar a padre Samir Khalil Samir, gesuita, uno dei maggiori islamologi a livello internazionale: «L’Islam non è solo religione ma è anche politica, cultura, società. Esso penetra fin nelle minime cose. Non esiste una separazione tra fede e politica, il credente in Allah fatica a distinguere il cristianesimo dall’Occidente. Ecco perché un musulmano che passa ad un’altra religione commette un tradimento rispetto alla comunità: non tradisce solo la propria fede, ma anche il proprio popolo, la nazione. Insomma, nell’Islam si può entrare ma è vietato uscire». E infatti in nessun paese islamico ci si può convertire a un altro credo senza subire conseguenze. Il reato di apostasia è punito con diverse gradazioni: dalla “morte civile” (perdita del lavoro, della tutela dei figli e di alcuni diritti, rottura dei legami familiari), si arriva fino al carcere o alla pena di morte. «Anche in terra di emigrazione – osserva ancora padre Samir – l’apostata è oggetto di riprovazione, minacce o violenze da parte della comunità di appartenenza o della sua stessa famiglia. Da qui la necessità per i convertiti di vivere nella riservatezza. Nonostante tutto questo il fenomeno dei musulmani che diventano cristiani, grazie anche alle tv satellitari e al web, è sempre più diffuso».



Ecco chi sono

Ma qual è l’identikit del musulmano che abbraccia il cristianesimo in Italia? Il profilo disegnato dalle associazioni cattoliche che si occupano di immigrati e dall’esperienza di chi lavora del Servizio nazionale per il Catecumen

“Noi, i cristiani-fantasma venuti dall’Islam”
Un reportage tra gli islamici che, in Italia, si sono convertiti al cristianesimo. «Per evitare ritorsioni e minacce da parte dei musulmani più fanatici siamo costretti a nasconderci»


CARO PAPÀ'...


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http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.it/2016/02/la-rai-fa-cambiare-spotandolo-in.html

Un metodo per combattere o quanto meno ridurre ( perchè certe cose   non si estirpano mai se sono troppo radicate ) l'ho trovato  sulla  bacheca   dalla bacheca fb di   Ernesto Inguastito che  Giovedì 4 febbraio 2016  ha  ripreso    il video dell'associazione: www.kjaerepappa.no


CARO PAPÀ'... ASCOLTAMI.






E tutto questo accade perchè c'è chi lo vuole.C'è chi vuole mantenere l'essere umano schiavo.
Senza coscienza, regredito. Controllabile.In eterno conflitto con se stesso.Incapace di organizzarsi per costruire un mondo migliore.

qualche giorno fa è stato approvato il ddl che dichiara la GPA «reato universale». Ora sì che eviteremo sfruttamento e mercimonio...

La mia posizione sulla GPA è nota ab illo tempore, mi ha provocato già diverse discussioni, anzi, no, insulti, accuse (di non essere davver...