5.2.22

Tutte le "pietre preziose" del curling vengono da una sola, piccola isola

da La pierre précieuse du curling | Euronews  e     da  repubblica  del  1  febbraio 

Come di consueto, e Pyeongchang 2018 non fa eccezione, con l'avvio dei Giochi Olimpici
invernali si riaccende la passione globale per il curling, quella curiosa disciplina - un po' la variante invernale delle bocce - in cui due squadre fanno scivolare pesanti pietre di granito levigate (stone) sul ghiaccio verso un'area di destinazione.
Ciascuna pietra utilizzata alle Olimpiadi è fatta di un particolare granito estratto su un'isola disabitata al largo delle coste scozzesi, Paese da dove si presume lo sport abbia origine. L'isola si chiama Aisla Craig ed è a metà cammino tra Belfast e Glasgow.

Scozia, l'isola delle stones perfette per il curling. "Da 100 anni alle Olimpiadi, non esiste un granito migliore"





Posta nel Firth of Clyde, tra Glasgow e Belfast, Ailsa Craig "fornisce" le "pietre" alle organizzazioni dei Giochi invernali dalla prima edizione del 1924. Già dimora dei cattolici in fuga dalle persecuzioni post Riforma, oggi è abitata solo da pulcinelle di mare, sule e foche. Una fabbrica che ha sede vicino a Glasgow lavora le due varietà locali della roccia vulcanica, in modo da esaltare le caratteristiche di resistenza a urto e corrosione, ideali per quello sport

Un'isola scozzese piccola, remota, la silhouette perennemente divorata da mare e intemperie che ne modellano le forme. Sule e pulcinelle di mare come unici abitanti - seppure in massa - oltre alle foche - da quando, a fine XVI secolo, i cattolici in fuga dalla riforma protestante l'avevano temporaneamente adottata come rifugio. Oggi Ailsa Craig è una riserva naturale disabitata. L'unica forma di insediamento umano è l'estrazione di quel granito che nei secoli si è dimostrato materia prima ideale per la produzione delle stones, le pietre da 18-20 kg utilizzate nel curling. Originario proprio delle Highlands scozzesi e oggi praticato da nordici, anglosassoni e nei Paesi prettamente alpini, lo "sport delle bocce su ghiaccio" ha da qualche Olimpiade saputo conquistarsi, nei suoi passaggi televisivi, ammirazione e curiosità forse non del tutto attese anche alle nostre latitudini. Con Pechino 2022 al via, e con il curling tra i primi eventi in programma, può essere curioso scoprire quest'isola, e la fabbrica non poco distante, alle porte di Glasgow, dove le "pietre" vengono intagliate e raffinate: l'una e l'altra forniscono le stones ufficiali, impiegate in tutti i match olimpici sin dai primi Giochi, Chamonix 1924.

Un chilometro quadro di estensione, l'isolotto giace nel Firth of Clyde, la profonda insenatura che a Sud-ovest di Glasgow si protende fin quasi all'Irlanda del Nord, separato dall'Atlantico a occidente dall'isola di Arran e dalla penisola del Kintyre. Qui, all'incirca a metà della rotta ipotetica tra la più grande città scozzese e Belfast, l'azienda Kays Curling, che produce le stones dal 1851 e a sua volta le fornisce agli organizzatori dei Giochi invernali da sempre, viene a estrarre e a prelevare la roccia, con tanto di esclusiva. "Sono ormai quasi duecento anni che Ailsa Craig è la fonte di granito pressoché unica per le stones", ha spiegato all'agenzia di stampa France Presse il titolare dell'azienda, Jim Wylie.

Il ciclo produttivo si completa appunto nella sua fabbrica, che ha sede Mauchline, una trentina di chilometri a Sud-Sud ovest della stessa Glasgow, altrettanti circa a Nord-Nord est da Ailsa Craig. La perforazione, lavorazione e lucidatura delle pietre, che misurano 28 cm di diametro, richiede 5 ore. "Non abbiamo finora trovato alcun tipo di granito migliore per produrre una stone - spiega Wylie - Ci sono stati alcuni tentativi in luoghi diversi ma nessuna materia prima si è rivelata altrettanto adatta".

(afp)

Nelle cave di quest'isola vulcanica si trovano due tipi diversi di granito, perfetti per la pratica di questo sport, che - forse non è un caso - è stato concepito sui laghi ghiacciati scozzesi circa 5 secoli fa. Uno di questi (Blue hone) è un granito blu non poroso formato 60 milioni di anni fa da eruzioni vulcaniche e ha tra le sue prerogative una stuttura che la rende capace di sostenere particolarmente bene l'erosione da sfregamento sulle superfici gelate e ghiacciate. L'altro (Common green) è un granito verde particolarmente resistente a impatti del tipo di quelli reciproci tra le stones, in altre parole l'anima del curling. I due graniti sono assemblati secondo una particolare tecnica. Il Blue hone va a occupare la parte bassa, quella che scorre sul ghiaccio, "che può essere assai abrasivo", spiega Wylie, tanto che basta veramente nulla perché "una possibile medaglia d'oro si trasformi in beffa". Il Common green, giocoforza, presidia i fianchi, l'area ad alta frequenza d'urto.

Olimpiadi a parte, le pietre prodotte da Kays Curling vengono esportate in 70 Paesi e la domanda è in crescita. I primi mercati sono Canada, America, Svizzera e Austria, ma, spiega il direttore generale Jim English, "vendiamo anche in America del Sud, Corea del Sud, Afghanistan e Nigeria".

Il curling, con il doppio misto, ha avuto l'onore di inaugurare la programmazione di questi Giochi invernali. "Sono certo che il nostro sport acquisirà ulteriore popolarità con Pechino 2022 - dice English, prevedendo una "domanda elevata di stones nei mesi successivi".

(afp)

Aisla Craig - From: The Library of Congress, Washington, D.C.

Dal 1924, dalla prima edizione dei Giochi di Chamonix, Kays of Scotland è il produttore e il fornitore esclusivo di questa "pietra preziosa" per uno sport che - con nomi diversi (a quel tempo era chiamato Openair) - ha fatto parte del calendario olimpico invernali fin dagli albori. Kays è stata fondata nel 1851 e impiega 16 persone.
I blocchi di granito portati dall'isola vengono segati in lastre e poi uniti per ottenere una sorta di foggia a mo' di "formaggio".
Per ottenere il risultato finale, le pietre grezze sono "formate" con granito verde comune e riempite di granito blu nella parte superiore e inferiore.
La parte verde offre solidità all'insieme, permettendo alle diverse pietre di scontrarsi senza rompersi. La parte blu viene utilizzata per la superficie di gara. Il Blue Hone è un microgranito che non trattiene l'umidità e quindi resiste al congelamento e allo scongelamento che potrebbe distruggere la pietra.
Ogni stone costa 470 sterline (circa 528 euro). La fabbrica produce otto o nove pietre al giorno, tra le 1.800 e 2.000 tonnellate l'anno, con una lista d'attesa di tre mesi. Le pietre hanno una "vita" media di 50 anni.
"Nel 1998, quando il curling è diventato sport olimpico a Nagano, in Giappone, lo praticavano 25 paesi al mondo", spiega Mark Callan, direttore di Kays. "Ora nel 2018 ce ne sono 60 quindi, in 20 anni, è più che raddoppiato - un'enorme esplosione di questo sport".
Paesi come l' Afghanistan e il Messico hanno recentemente ingrossato le fila di chi pratica questa antica disciplina. La World Curling Federation sta dialogando con Iran, Iraq, Qatar ed Emirati Arabi Uniti affinchè questi stati entrino a farne parte.
Il Pyongyang Olympic Curling Tournament è iniziato l'8 febbraio, alla vigilia della Cerimonia di apertura, e prosegue fino al 25 febbraio.
Kaitlyn Lawes della squadra CanadeseREUTERS/Toby Melville


Femminicidi, le ultime vittime e la strage silenziosa: se ad essere uccise sono donne anziane e fragili



neanche in tempo a leggere e riportare l'articolo sotto che


Uccide la moglie a martellate mentre dorme È accaduto nell'Oristanese, l'uomo poi ha chiamato i carabinieri

Redazione ANSA ORISTANO 05 febbraio 202218:13

Èstata uccisa nel sonno, colpita con alcune martellate alla testa mentre dormiva in camera da letto, Daniela Cadeddu, 51 anni, vittima del femminicidio compiuto all'alba a Zeddiani (Oristano). [....] 


Franca Franchini, aveva 76 anni e problemi di salute, è morta accoltellata dal marito 83enne a Livorno che ha preso l'arma dal cassetto della cucina. E' la prima vittima di femminicidio del 2022. Dopo di lei, Guglielmina Pasetto, da tutti chiamata Delfina. Settantuno anni, è stata ammazzata sempre dal marito, Renzo Cavazze di anni 76. L'ha soffocata con un cuscino, poi si è impiccato. Aveva avuto un ictus Guglielmina, e lui si era ritrovato a doversi prendere cura di lei. Era caduto in depressione, aggravata dal Covid, raccontano. Albertina Creola - a un passo dai 70 anni, l'età che aveva il compagno - è morta uccisa a colpi di fucile in un'auto nelle campagne del Biellese insieme all'uomo con cui viveva. Omicidio-suicidio.
Tornando un po' indietro, l'ultima donna uccisa nel 2021, di anni ne aveva 72: Maria Rita Conese, gettata da un ponte nel fiume Osento, in provincia di Chieti, dal 74enne suo marito poi arrestato per omicidio volontario. Un volo di 20 metri. Lei soffriva di Alzheimer, lui si è detto disperato, non era più in grado di
sopportare. E ora ad Asti, il poco più che 50enne Gianni Ghiotti, ha confessato tre anni dopo di aver ucciso la madre malata. Anni 92. "Uccisa per amore, perché soffriva". E' stato assolto, aprendo un dibattito sulla sentenza e la strada al verosimile ricorso della procura che non vede percorribile l'ipotesi "dell'omicidio del consenziente".
Tornando un po' indietro, l'ultima donna uccisa nel 2021, di anni ne aveva 72: Maria Rita Conese, gettata da un ponte nel fiume Osento, in provincia di Chieti, dal 74enne suo marito poi arrestato per omicidio volontario. Un volo di 20 metri. Lei soffriva di Alzheimer, lui si è detto disperato, non era più in grado di sopportare. E ora ad Asti, il poco più che 50enne Gianni Ghiotti, ha confessato tre anni dopo di aver ucciso la madre malata. Anni 92. "Uccisa per amore, perché soffriva". E' stato assolto, aprendo un dibattito sulla sentenza e la strada al verosimile ricorso della procura che non vede percorribile l'ipotesi "dell'omicidio del consenziente".

Parliamo dei "femminicidi altruistici o pietosi", come sono stati chiamati in alcune sentenze, quelli che hanno come vittime donne anziane e fragili. Una definizione stigmatizzata anche dalla Commissione di inchiesta parlamentare, che con approfondimenti specifici ha citato e contestato la formula e l'approccio giudiziario collegato nella sua ultima relazione. "Più l'età dell'autore è avanzata - si legge in uno dei passaggi - più la tolleranza giudiziaria dell'atto è marcata". Spesso di tratta omicidi-suicidi, "archiviati senza indagini - dice la magistrata Paola Di Nicola che del gruppo di lavoro sulla relazione è stata coordinatrice - chiusi senza capire se ci sia stata invece una storia di violenze o sofferenze patite dalla donna e di che genere. Ma ricordiamocelo bene: nessuna di queste donne ha chiesto di morire".
"È il solito stereotipo che vede la vittima responsabile di quello che le accade - spiega Di Nicola - 'è lei che era malata, io che potevo fare'. Ci sono stati casi di femminicidio in cui i figli spingevano per un ricovero in una Rsa e l'uomo si è opposto, o altri in cui la donna era già seguita da una bandate. E non c'entra neanche il dibattito sull'eutanasia riacceso con il caso di Asti. Se fosse così, quante persone malate sarebbe legittimo uccidere in Italia?".

Le storie

Sono tante ogni anno le donne anziane ammazzate in famiglia, e negli ultimi anni sempre di più. Nel 2021, dal racconto dell'Osservatorio femminicidi di Repubblica, viene fuori che il 35% delle vittime di femminicidio aveva più di 65 anni. Lorenza Addolorata Carano, di Massafra, Taranto, ne aveva 91; Soccorsa Rashitelli, di Sesto San Giovanni, 90; Eleonora di Vicino, Pianura, Napoli, 85 e come lei altre ultra 80enni finite nel triste contatore che ha portato a 118 il numero delle vittime di omicidio volontario. Tante le ultrasettantenni. Senza considerare le morti mascherate da decesso per causa naturale che fanno sì che ogni anno il numero dei femminicidi risulti sempre sottostimato, come ci ricorda il caso, appunto, del figlio reo confesso di Asti ma anche i tentativi di Fabrizio Rocchi,  33 enne  arrestato per la morte della madre Graziella Bartolotta, trovata nel bagno della sua casa di Ardea con il cranio sfondato, e quello di Anna Turina, 73 anni, uccisa dal genero che aveva simulato un incidente domestico. Genero già nel 2005 accusato e assolto per  duplice femminicidio

Franca Franchini, aveva 76 anni e problemi di salute, è morta accoltellata dal marito 83enne a Livorno che ha preso l'arma dal cassetto della cucina. E' la prima vittima di femminicidio del 2022. Dopo di lei, Guglielmina Pasetto, da tutti chiamata Delfina. Settantuno anni, è stata ammazzata sempre dal marito, Renzo Cavazze di anni 76. L'ha soffocata con un cuscino, poi si è impiccato. Aveva avuto un ictus Guglielmina, e lui si era ritrovato a doversi prendere cura di lei. Era caduto in depressione, aggravata dal Covid, raccontano. Albertina Creola - a un passo dai 70 anni, l'età che aveva il compagno - è morta uccisa a colpi di fucile in un'auto nelle campagne del Biellese insieme all'uomo con cui viveva. Omicidio-suicidio.

Tornando un po' indietro, l'ultima donna uccisa nel 2021, di anni ne aveva 72: Maria Rita Conese, gettata da un ponte nel fiume Osento, in provincia di Chieti, dal 74enne suo marito poi arrestato per omicidio volontario. Un volo di 20 metri. Lei soffriva di Alzheimer, lui si è detto disperato, non era più in grado di sopportare. E ora ad Asti, il poco più che 50enne Gianni Ghiotti, ha confessato tre anni dopo di aver ucciso la madre malata. Anni 92. "Uccisa per amore, perché soffriva". E' stato assolto, aprendo un dibattito sulla sentenza e la strada al verosimile ricorso della procura che non vede percorribile l'ipotesi "dell'omicidio del consenziente".

Parliamo dei "femminicidi altruistici o pietosi", come sono stati chiamati in alcune sentenze, quelli che hanno come vittime donne anziane e fragili. Una definizione stigmatizzata anche dalla Commissione di inchiesta parlamentare, che con approfondimenti specifici ha citato e contestato la formula e l'approccio giudiziario collegato nella sua ultima relazione. "Più l'età dell'autore è avanzata - si legge in uno dei passaggi - più la tolleranza giudiziaria dell'atto è marcata". Spesso di tratta omicidi-suicidi, "archiviati senza indagini - dice la magistrata Paola Di Nicola che del gruppo di lavoro sulla relazione è stata coordinatrice - chiusi senza capire se ci sia stata invece una storia di violenze o sofferenze patite dalla donna e di che genere. Ma ricordiamocelo bene: nessuna di queste donne ha chiesto di morire".

"È il solito stereotipo che vede la vittima responsabile di quello che le accade - spiega Di Nicola - 'è lei che era malata, io che potevo fare'. Ci sono stati casi di femminicidio in cui i figli spingevano per un ricovero in una Rsa e l'uomo si è opposto, o altri in cui la donna era già seguita da una bandate. E non c'entra neanche il dibattito sull'eutanasia riacceso con il caso di Asti. Se fosse così, quante persone malate sarebbe legittimo uccidere in Italia?".

Le storie

Sono tante ogni anno le donne anziane ammazzate in famiglia, e negli ultimi anni sempre di più. Nel 2021, dal racconto dell'Osservatorio femminicidi di Repubblica, viene fuori che il 35% delle vittime di femminicidio aveva più di 65 anni. Lorenza Addolorata Carano, di Massafra, Taranto, ne aveva 91; Soccorsa Rashitelli, di Sesto San Giovanni, 90; Eleonora di Vicino, Pianura, Napoli, 85 e come lei altre ultra 80enni finite nel triste contatore che ha portato a 118 il numero delle vittime di omicidio volontario. Tante le ultrasettantenni. Senza considerare le morti mascherate da decesso per causa naturale che fanno sì che ogni anno il numero dei femminicidi risulti sempre sottostimato, come ci ricorda il caso, appunto, del figlio reo confesso di Asti ma anche i tentativi di Fabrizio Rocchi, 33enne arrestato per la morte della madre Graziella Bartolotta, trovata nel bagno della sua casa di Ardea con il cranio sfondato, e quello di Anna Turina, 73 anni, uccisa dal genero che aveva simulato un incidente domestico. Genero già nel 2005 accusato e assolto per  duplice femminicidio.

La rappresentazione sociale

"Quello dell'uccisione delle donne anziane con problemi di salute, è un fenomeno che resta sotto traccia e per alcuni non rientrerebbe neanche nella categoria vera e propria del femminicidio", aggiunge Pina Lalli, docente e ricercatrice, referente dell'Osservatorio di ricerca sul femminicidio dell'Università di Bologna e curatrice del volume "L'amore non uccide". "Rappresenta però un dato incontrovertibile in l'Italia, dove fortunatamente l'incidenza dei femminicidi è tra le più basse d'Europa. Non solo. Anche gli osservatori sui femminicidi di Israele e Canada hanno sottolineato con preoccupazione il fenomeno".  

"Sono delitti che non fanno rumore - spiega - che la cronaca segue meno perché la vicenda non si presta alla narrazione del feuilleton tra amanti, le donne non sono giovani e carine e non hanno foto sui social e perché il movente appare in fin dei conti accettabile: non ce la faceva più a occuparsi di lei, non voleva vederla soffrire. Come dire, stendiamo un velo pietoso. Tutto questo, però, ha una matrice precisa - dice ancora Lalli - e sta nella profonda disuguaglianza delle aspettative di genere, per cui l'obbligo della cura resta prerogativa della donna. Non succede mai che una donna uccida il marito malato perché sopraffatta o per liberarsi dalla responsabilità dell'accudimento, e non è un caso. Abbiamo ben chiaro invece lo stigma sociale sulla madre 'snaturata' che uccide il proprio figlio. Certo esistono le lacune nel sistema del welfare, ma anche lì, guarda un po', vanno a ricadere sempre sulle spalle delle donne".

I numeri

I dati analizzati nella relazione della commissione d'inchiesta*, dicono che i quozienti più alti di femminicidi per 100mila donne si evidenziano tra le donne anziane, e tra quelle con un'età compresa tra i 35 e i 44 anni. Ma il dato delle donne anziane è particolarmente importante. Da un lato, incrocia, quello dei femminicidi commessi dai figli (le madri, tutte su con l'età, hanno le stesse probabilità di essere uccise dai propri figli indipendentemente dall'età di questi ultimi); dall'altro, è legato al suicidio dell'autore.

In Italia nel 2018 (anno cui fa riferimento lo studio, vedi nota*) il numero di suicidi negli uomini di età superiore ai 15 anni è stato di 2.868, pari allo 0,01% della popolazione. Dei 192 autori di femminicidio nei casi presi in esame dall'analisi, 67 (ossia il il 34,9%) si sono suicidati, ma il dato diventa ancora più significativo se si guarda all'età di chi uccide: quasi la metà degli uomini che hanno commesso femminicidio per poi suicidarsi (31 su 67, il 46,3%) aveva più di 65 anni.

 

Gli stereotipi

Per citare uno stralcio della Relazione: "I femminicidi/suicidi che vedono vittime donne anziane o con patologie negli atti giudiziari sono motivati con una certa comprensione e benevolenza; le coppie o le famiglie in cui maturano sono descritte come "molto unite"; l'uomo è indicato come colui che si prende cura dell'invalida (moglie, figlia o madre) e, alla fine, la uccide per le seguenti ragioni: per liberare la donna dalla malattia; perché lui stesso non tollera di vederla in quelle gravose condizioni; perché non ha più la forza di accudirla. Le piste di indagine nei femminicidi di donne anziane (specie quando vi è il suicidio dell'autore) proprio per questo sono sempre rivolte alla ricerca di patologie psichiatriche o malattie incurabili o a problemi di carattere economico che possano avere motivato l'evento, tanto da renderlo persino accettabile moralmente".

La giustizia

Da qui, la tendenza ad archiviare senza indagini lamentata da Di Nicola e messa nero su bianco nell'ultima relazione della commissione parlamentare. "Anche quando troviamo biglietti che spiegano il gesto, sono scritti sempre dall'uomo. Nei casi presentati come suicidio di coppia, è l'uomo che uccide prima lei poi si ammazza. E' dell'uomo l'unica versione. E ci si accontenta, senza andare oltre, sentire familiari, amiche, badanti, trovare il vero movente, traccia di maltrattamenti nel vissuto della vittima. Bisogna fare le indagini. Si parla di pietà ma si uccide con il fucile, o con un coltello. I femminicidi altruistici? Semplicemente, non esistono".

 [....] 


4.2.22

10 febbraio 2022




Le foibe e l’esodo istriano, temi complessi e ancora spinosi, sono tutto sommato , secondo molti  di destra  ,  ancora poco noti al di fuori del contesto degli storici, e risultano ancora sostanzialmente inseriti in un cono d’ombra che ne  favorisce   una narrazione pubblica spesso decontestualizzata o parziale  ovvero a  senso  unico  .Infatti la  maggior   parte  delle  celebrazioni  ufficiali   e    televisive  Invececollocare gli eventi nel contesto in cui si snodano è un’operazione essenziale per analizzare ogni processo storico e lo è ancora di più per comprendere quanto avvenuto al confine orientale d’Italia, territorio segnato da tensioni e conflitti, dove si intrecciano irredentismi e nazionalismi, fascismo di confine, occupazione tedesca e comunismo jugoslavo  celebra    solo  le  violenze  di  una  determinata  parte   politica  .  Ecco  quindi    che ogni anno     ne  scrivo    cercando  'uscire dalle contrapposizioni strumentali, riportare queste tematiche lungo i corretti binari storiografici e sgomberare il campo da interpretazioni fittizie .  

Una storia nella quale le foibe e l’esodo della popolazione italiana rappresentano soltanto un aspetto, certamente drammatico, doloroso e tragico, ma non l’unico, in quella che appare piuttosto come una tormentata pagina del Novecento europeo . Infattti il dramma dell’esodo è il dramma della lacerazione sociale e familiare. Un nucleo viene estirpato, perché la sua terra non è più sua». Lo spiega in poche parole Adriana, esule da Zara, cosa fu il dopoguerra per gli italiani dell’Adriatico orientale, al di là del fiume di dibattiti politici e storiografici sulle vicende del confine orientale. Quella dei giuliano-dalmati è una storia di dolore.E di cui fino al 2004\5 a livello di massa ( era solo un fenomeno di nicchia usata per di più in chiave ieologico ed anticomunista dal Msi ) se ne parlava poco e solo fra specialisti , causa incapacità di fare i conti con il passato regime fascista ed i suoi crimini , il non voler ammettere da parte del Pci di aver sposato e accettato un dittatore e poi di non parlarne per non scontentare mosca con cui tito aveva rottto , non innimicarsi da parte degli Usa Tito perchè era un nemico del nemico Sovietticvo .Essa è costituita Di vite strappate e ricostruite faticosamente altrove. Per i suoi involontari protagonisti, l’esodo è memoria dello sradicamento, paura della polizia jugoslava, ricordo del padre ucciso sommariamente, l’abbraccio al nonno che sceglie di restare per morire nella sua casa, la disperazione di «lasciare tutto», l’onta dell’accoglienza ricevuta nei campi profughi. Gli occhi si riempiono di lacrime anche dopo settant’anni. In occasione dei suoi 140 anni, Il Piccolo usa lo sguardo dei testimoni per ripercorrere il filo di una storia che ha contribuito a raccontare sulle sue pagine. Con l’esodo sparisce un’intera società: più di 300 mila italiani lasciano la propria terra. I centri costieri dell’Istria si svuotano, le radici si troncano. Poi «il silenzio ci ha colpiti per sessant’anni»: cala l’oblio su una vicenda scomoda per tutti, tenuta viva dalle associazioni dei profughi e oggetto di troppe strumentalizzazioni, che stanno lasciando il posto alla pacificazione fra italiani, sloveni e croati dopo una faticosa opera di distensione. Ciascuno con la sua memoria, ma pronti a tendere la mano, perché «i confini non dovrebbero più esistere», dice in uno dei filmati chi sa quale sia il valore della convivenza e quale il volto mostruoso dei nazionalismi e dei totalitarismi. Ecco quindi che avere memoria non è solo ricordare come si sono susseguiti i fatti, ma restituire dignità a coloro che hanno vissuto sulla loro pelle questo terribile evento. Ma soprattutto lottare contro il'usoi strumentale che ancora persiste di tali eventi . Parlo di questo perchè Memoria e ricostruzione storica possono e devono oggi convivere serenamente, come dimostra la pagina nuova che i presidenti di Italia e Slovenia Sergio Mattarella e Borut Pahor hanno aperto, tenendosi per mano sui luoghi simbolo delle violenze perpetrate a Trieste da nazifascisti e comunisti.

l'attrice israeliana Noa Cohen, per interpretare Maria di Nazareth: furia dei pro-Pal contro il film “Mary” di DJ Caruso su netflix

  Pochi giorni fa   Netflix  ha pubblicato il trailer (  io  prefrisco  chiamarlo  promo  ma  fa lo stesso ) del film   “Mary” , un’epopea b...