13.5.09

parole profetiche paolo borsellino 19 gennaio 1939 – 19 luglio 1992

Senza titolo 1490

 lunedì, 11 maggio 2009
"V E C C H I O"anziani

Il tempo sta volando via…..

Quando apri gli occhi

Ti accorgi che è molto lontano

E troppo veloce.tempo

Il tempo ti sfugge, vero VECCHIO? ...

Seduto su una sedia

Pensi al passato e a quello

Che avresti potuto fare.

ORA E’ TROPPO TARDI!anziano-superpartes

Non sei soddisfatto VECCHIO?

Perché rimpiangi il tuo passato

E non hai il coraggio di guardare

Il futuro negli occhi?anziano 02

Le tue paure e i tuoi pensieri…..

Le tue malinconie e i tuoi amori…..

Ora, di cosa sono fatti VECCHIO?

T’accorgi di non averlo mai capito!PadreFiglio

Il tuo male è pensare VECCHIO.

Ma prima di alzarti dalla sedia

Guarda te stesso allo specchio…..

Guarda il tuo voltoVecchio 01

Che fai ora VECCHIO?

Pensi che il tempo

Non ti ha dato tempo?

E continua, allora,

 a guardarti allo specchio ...specchio

Di chi è la colpa

Se ora sei VECCHIO…..

E se quel poco che ti rimane

A malapena lo vedi in uno specchio? anziano 01

Il fiele della vita VECCHIO

Non s’addolcisce in una lacrima!

Il coraggio di continuare

Lo puoi trovare soltanto in te…..vecchio 02

Credimi VECCHIO…..

Il tuo sole ancora risplende!

Il tuo grande AMORE…..

Non può tramontare così!Anziano_osteria

Rifletti VECCHIO…..

Prima di alzarti pensa

Se vale la pena di restare seduto

Davanti al TUO SPECCHIO

e rinunciare all’amore!anziano 021

Addio dunque VECCHIO…..


ti saluta chi ha sciupato la sua vita ... per restarti accanto!vecchio-saggio


by forzaragazzi



 


 



sussurrato da FORZARAGAZZI  alle 23:56


http://lavocedeigiovani.splinder.com


Ogni riproduzione,


se non autorizzata dall'autore,


è severamente vietata.


A CHI DICE CHE L'ITALIA NON è MULTIETNICA


Dedico  questo fumetto  qui di   Sergio  Toppi  ne  trovate  a  destra  (  fonte  Ubfumetti 9)  deglia nni  60\70 una foto   Un genio della carta e della matita.Sfiora la perfezione dei dettagli,della sceneggiatura,della composizione.
Infatti dicono di  lui   sempre  da ubcfumetti (  empre da ubcfumetti ( qui l'articolo completo ) << Quando, da perfetto sconosciuto quale sono, grazie al cielo, al di fuori del piccolo mondo fumettistico italiano, mi presento a qualche manifestazione dedicata ai comics (a New York come a Buenos Aires, Barcellona come ad Angoulême), mi basta una semplice dichiarazione per suscitare l'interesse e la stima dei miei interlocutori. "Mi chiamo Sergio Bonelli, pubblico fumetti in Italia e sono l'editore di Sergio Toppi >> ( Sergio Bonelli  )  e  << Dalle sue tavole cosi incise e cosi bulinate, dalla ricchezza traboccante delle sue storie misteriose e tragiche ci viene costantemente il conforto che può esistere un uomo cosi responsabile, cosi pronto a rispettare il suo impegno. Come una religione. Il suo lavoro tende alla perfezione, per semplice senso del dovere. Il dovere di essere sempre più bravo, il dovere di continuare ad imparare, perchè non si finisce mai di d'imparare a questo mondo, specie per chi si è assunto l'incarico di creare immagini, di mettere la propria fantasia e le proprie risorse al servizio degli altri.>> (Oreste del Buono ) 


  con storie   dentro  uan storia   tipo mille  e una  notte  .

Descrizione del libro



È il poeta della verticalità del fumetto, colui che ha spezzato la classica divisione in vignette per prendersi l’intera pagina, per raccontare le sue storie con e attraverso lo spazio. Sergio Toppi ci fa vivere il fumetto non come una sequenza di azioni, ma come un momento infinito: sta al lettore scegliere la velocità e l’intensità con le quali muoversi nelle sue pagine intrise di magia grafica.
In questo volume vengono presentate due celebri saghe a fumetti dell’autore milanese: quella di Sharaz-de, in cui reinterpreta l’epopea de Le mille e una notte; e quella del Collezionista, un personaggio creato da Toppi che va in cerca di introvabili tesori nascosti nelle pieghe della storia e del mondo. Introvabili, s’intende, per chi non ha la sua costanza, cultura e furbizia.




soffro della sindrome di matusalemme

proprio come il cdv  lavocedeigiovani.splinder.com/post/20519981/Vecchio%21+...

Senza titolo 1489

  L'AVETE LETTA LA FIABA IL DELFINO E LA LAGUNA ?  :-)


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12.5.09

Una decisione scellerata, tanto patetica quanto razzista

Una decisione scellerata, tanto patetica quanto razzista. Una nuova vergogna va ad aggiungersi alle tante altre che l’Italia da un paio d’anni a questa parte si carica dietro. Per un attimo la mia mente è tornata al Vangelo, in particolare a quelle parole di Cristo che affermavano “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ero forestiero e mi avete ospitato, malato e mi avete visitato”.

Mohamed Ba ha ricordato il dramma degli immigrati nello spettacolo Traslochi andato in scena lo scorso aprile al Teatro Officina di Milano.

Ciò che mi stupisce e addolora allo stesso tempo, è che buona parte dei cattolici sono addirittura favorevoli alla decisione del Ministro Maroni di rimpatriare 227 immigrati venuti in Italia per cercare un po' di pace. Francamente provo un profondo senso di vergogna per questo tipo di cattolici. Da sempre la Chiesa, ma ancor prima di essa lo stesso Cristo, c’insegnavano a vedere Lui in ogni nostro fratello più piccolo ed indifeso. Ma mentre la Lega festeggia (col beneplacito del Presidente del Consiglio) noi cattolici, scusando la presunzione quelli veri, ci rammarichiamo per una simile decisione. Alle nostre voci fanno eco quelle della Cei che ci ricordano che “va verificato l’effettivo trattamento di chi viene mandato in Libia” poiché quello è uno dei pochi Stati a non aver sottoscritto la Dichiarazione Fondamentale dei Diritti Umani. Ciò è stato ribadito anche dall’Onu ma è stato inutile. La linea del Governo pare non cambiare. Ma tornando a quelle meravigliose parole del Vangelo, penso a quella sentenza di condanna che spetterà a chi non metterà in pratica le sue parole. Parole dure certo, ma che dovrebbero invitarci all’amore ed all’incremento di pietà verso i nostri fratelli. Se siamo realmente cristiani allora facciamo ciò che Gesù ci dice, sopratutto mostriamo con le opere che siamo suoi. Spetta a noi convertire il mondo, e questo si convertirà solo se noi saremmo uniti. Per essere cristiani non basta solo dirlo a parole. Bisogna esserlo con la vita.




Pietro Serra
Dirigente Gioventù Cristiana
Sassari

Libertà - 1




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Libertà



Spesso ti sogno
ti cerco in ogni anfratto
mi stringo forte...forte
dentro la mia pelle
sento un grande dolore
mi giro ti cerco guardo avanti
mi sembra di smarrire la via
mi stringo...mi stringo ancora
fino a sentire un profondo dolore
stanca lascio cadere
le braccia sui fianchi
poi lontano una luce
avverto un senso di sicurezza
benessere...mi sembra di volare...
ecco! ho trovato
nell'azzurro del cielo
la  mia Libertà.


franca bassi


Pino Masciari assurdo vivere così!


http://www.pinomasciari.org/2009/05/diretta-da-roma/



Dialogo immaginario


                                           












Samantha


Sabato Festa in famiglia... Ho riunito quattro Amici di Maria de Filippi










Sharon                Ma è Fantastico! Chi presenta.. Ehm, chi è presente?










Samantha Vip... Ballarò tutta la sera......










Sharon Con chi?










Samantha Con Ulisse, il piacere della scoperta. Verrai?










Sharon, No, scusa, ma Domenica In vado con Enrico all'Isola dei Famosi. Questa vacanza insieme sarà la Prova del cuoco.










Samantha Che bella, questa Storia siamo noi... Ma come l'hai conosciuto?










Sharon Pensa, abitiamo Porta a Porta!










Samantha Carramba, che fortuna!  Che lavoro fa?










Sharon Il medico in famiglia, come sognavo.










Samantha Eh, I sogni sono desideri...











Sharon       



Certo che ci va bene: io sabato ballando con le stelle e tu una Buona Domenica...













Shamantha



Abbiamo trovato Un posto al sole!



 


(Giusi Vanella)

Senza titolo 1488

  L'AVETE VISTO IL FILM MI FACCIA CAUSA ?  :-)


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11.5.09

no aalla laurea dela facoltà di scienze politiuche di sassatri a Gheddafi



ricevo da Isidoro aiello i.aiello@uniss.it questa lettera aperta ai colleghi universitari di Sassari e di Cagliari indignazione per la laurea ad honorem Al dittatore gheddafi che sar' concessa dall-universita di scienze politiche di Sassari

Lettera aperta

Ai candidati per la carica di Rettore
A tutti i colleghi dell’Ateneo
  ( omissis  ) 

Ho appreso dai giornali che l’Ateneo di Sassari, su proposta della Facoltà di Giurisprudenza, potrebbe conferire la Laurea Onoris Causa al Sig. Gheddafi.
Desidererei avere sull’argomento un parere motivato dai colleghi che hanno proposto la loro candidatura a Rettore.
Questa notizia comunque mi ha indotto a fare alcune riflessioni ed a pormi alcune domande.
Quali sono le motivazioni per conferire questa onorificenza al Sig. Gheddafi?
Forse perché è stato uno dei leader del terrorismo internazionale? Forse perché è un campione del rispetto dei diritti umani come si evince anche di recente dalle testimonianze dei migranti che il nostro Governo respinge ed il sig . Gheddafi interna in campi lager dove almeno le donne hanno un futuro assicurato, lo stupro! O forse perché il nostro governo gli ha concesso 4 miliardi di euro come risarcimento per i danni arrecati dal colonialismo perpetrato dagli antenati cui si ispira il nostro attuale governo? O forse per farci perdonare il tentativo di abbattere l’aereo su cui viaggiava il sig. Ghaddafi e che è costato la vita a 80 innocenti? O forse perchè ha deciso di conferire a questa Università 100 milioni di Euro per risistemare il nostro bilancio e terminare le grandi incompiute? (questa, purchè nella chiarezza, mi sembra una ragione accetabile). O forse perchè sono state fatte pressioni politiche a livello nazionale con promesse di benefit a personaggi del nostro Ateneo?
Aspetto naturalmente che vengano date risposte chiare e trasparenti che spazzino via ogni dubbio, e che consentano al Sig. Gheddafi di discutere una tesi sugli argomenti di cui egli è un grande esperto: “ TERRORISMO E DIRITTI UMANI”:

Senza titolo 1487

LA POESIA DEL GIORNO

Io sono un grillo

di Simone Piazzesi










La Pagina di Simone Piazzesi su Facebook

Parole


Quanti di voi scrivono parole d'amore, quanti depositano  l'emozine dell'anima, un amore finito, il canto del vento, i colori della natura, su un foglio bianco? Non smarrite i vostri scritti,  le vostre sensazioni, partecipate ai concorsi, resterà nel tempo una traccia, una radice, del vostro scritto. Con questa mia poesia ho partecipato al concorso "Tagghjate 2009" questo è l'indirizzo:


http://sirenadipietra.splinder.com/post/20512606/E%27+STATA+UNA+MAGNIFICA+SERATA


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La mia anima


Nel fitto bosco  la mia anima
s'è persa.
Ti cerca sotto ogni ramo
si china per trovarti
disperata!
Ferita dal ramo pungente
stanca non s'arrende.
Il primo freddo l'accarezza
cominciano a cadere  le foglie
non si ferma...ti chiama
ti cerca invano non ha pace
il suo lamento è troppo fioco
perchè tu la possa sentire
ti ama ...ti cerca
sul freddo terreno si posa
e le ultime foglie
teneramente la coprono
solo le sue lacrime
per bagnare il terreno
e quando i tiepidi raggi di sole
la riscaldano.
Un prato di profumate viole
resta a fargli compagnia.
Ti chiama...ti chiama
invano ti ama.
Cerca anche tu nel fitto bosco
la mia anima.


franca bassi



Senza titolo 1486

  QUESTO E' UN VECCHIO CAVATAPPI !  L'AVETE MAI VISTO ?  :-)


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Diversa preghiera

In un modo o nell'altro, sempre a Cristo si torna. Correva il fatidico '79, l'alba del riflusso, anni terribili, come osservatori più adulti continuano a ripetere, ma io ero solo una ragazzina, barcamenata tra sogni colorati, puri e libertari, impegno e Renato Zero. E il "Fuori". Ne avevo notata qualche copia a casa di strambi amici, sempre conosciuti all'insaputa dei genitori, capelli lunghi, aria periferica, pomeriggi trascorsi a fantasticare di lotte e pace trangugiando cioccolata. Wojtyla, appena eletto, aveva quasi subito attaccato gli omosessuali: "moralmente disonesti", due parole terribili, una condanna senz'appello. Non capivo cosa significassero, se non per il sordo fragore che emettevano, ma so che quegli strambi amici non mi sembravano disonesti, anzi mi stavano simpatici e certo non ne provavo alcun timore.



Il "Fuori" riprodusse la copertina qui a fianco nel dicembre '79: un trucibaldo Giovanni Paolo II inchiodava alla croce un altro Gesù alla Guido Reni (ma si avvertiva pure un'eco della Deposizione con prelato di Manzù), iconografia ben nota, perennemente scandalosa, se si pensa che, in quello stesso periodo, "L'Espresso" ne pubblicava una analoga: solo che al posto del seducente giovanotto nudo stava una ragazza incinta e, in quel caso, il maglio della censura si esercitò senza remissione: un Cristo femmina, allora come oggi, continua a sembrare la più infame delle bestemmie. Persino peggiore d'un "sodomita".



Il "Fuori" gravitava nell'area radicale, ma per rappresentare il martirio dell'omosessuale non aveva trovato un'immagine più potente di lui, del Cristo. Gli omosessuali credenti, dal canto loro, esistevano. Quelli che conobbi io lo erano quasi tutti, con una fede più viva di quella, abitudinaria e tiepida, di tanti assopiti "regolari". Leggevano e scrivevano su quei fogli. Dove, sennò?



Oggi esistono ancora. Organizzano veglie, anche nelle chiese. Anche in quelle cattoliche. Tanto è cambiato, tanto è rimasto pietrificato. Il successore del pontefice polacco è, se possibile, ancor più accanito verso di loro; con un'intransigenza pervicace e medievale (proprio in questi giorni, in Terra Santa, ha dichiarato di voler stipulare un patto coi musulmani "in difesa della morale tradizionale" e, considerata la sua ossessione, sappiamo bene cosa leggere in tale formula).



Il "giorno del ricordo" è, per gli omosessuali credenti, il 17 maggio; tuttavia a Milano si comincia domani sera. Ed è riandando a quei pomeriggi di cioccolata, ingenuità e amicizia che pubblico il loro appello (sottoscritto anche da Tempi di Fraternità, il mensile di cui sono redattrice, e a cui hanno aderito gli umanisti), sempre con una calda emozione.



Daniela Tuscano





Risiera di San Sabba (Trieste): la lapide che ricorda le vittime omosessuali del nazifascismo.





Stanno per cominciare le veglie di preghiera in ricordo delle vittime dell’omofobia che si svolgeranno da lunedì 11 a domenica 17 maggio 2009, giornata mondiale per la lotta all’omofobia, in 17 città italiane, da Milano a Palermo, per lanciare un messaggio forte alle nostre Chiese e alla nostra società e per infrangere il muro di silenzio e d'imbarazzo che permane, su questo tema, nella nostra società e nelle nostre chiese.Le veglie, giunte alla loro terza edizione, quest’anno vedranno coinvolti ben quaranta tra gruppi, comunità e associazioni nazionali, tra cui segnaliamo Noi siamo chiesa (Nsc), la Rete Fede e Omosessualità (REFO), l’Associazione di genitori e amici di omosessuali (Agedo) e la Federazione Giovanile Evangelica Italiana (FGEI) oltre a credenti di diverse confessioni (cattolici, valdesi, metodisti, battisti e veterocattolici) che si ritroveranno in tante chiese evangeliche, ed anche in alcune chiese cattoliche, per pregare pubblicamente insieme a tanti laici, pastori e sacerdoti perché “chi ha paura non è perfetto nell’amore” (I Giovanni 4,18).Segnaliamo inoltre che, alla vigilia delle veglie, il gruppo Guado di Milano ha lanciato insieme al portale ecumenico "Il Dialogo" e con il mensile "Tempi di Fraternità" un Appello affinché “le chiese delle nostre città, le chiese che ci hanno generato alla Fede, sappiano levare sempre con forza la loro voce di condanna tutte le volte in cui una persona omosessuale viene aggredita, viene insultata, viene discriminata, viene esclusa per la sua specifica diversità”. L’Appello che può essere sottoscritto in internet all’indirizzo http://www.ildialogo.org/omoses/Omofobia_1240838169.htm, ha avuto tra i primi firmatari numerosi laici, sacerdoti, pastori evangelici, responsabili di gruppi e associazioni laiche e cristiane.Per maggiori informazioni sulla veglia e le iniziative collaterali potete visitare http://www.gionata.org/in-veglia/2009.html o scrivere a gionatanews@gmail.com


10.5.09

Festa della mamma - 1

Festeggia il 10 maggio pensando anche alle mamme e alle donne congolesi!.In tutto il mondo, e in Africa in particolare, la donna vive in condizioni difficili. Non ha gli stessi diritti e le stesse opportunità degli uomini.Scegli di regalare a tua mamma un sostegno al progetto di “Lotta alla strasmissione verticale dell’HIV/AIDS” di AMKA: progetto rivolto, soprattutto, alle mamme congolesi e ai loro figli!        E’ tutto molto semplice!






1) clicca sulla pagina LOTTA ALLA TRASMISSIONE VERTICALE DELL’HIV/AIDS e leggi i dettagli sul progetto per sapere cosa possiamo realizzare con la tua donazione



2) clicca sulla pagina CONTRIBUISCI



3) scegli il modo di effettuare la donazione (bonifico bancario, versamento postale, donazione online)



4) effettua la tua libera donazione



5) mandaci una mail all’indirizzo amka@assoamka.org scrivendo il tuo nome e cognome e il nome e cognome della mamma alla quale stai regalando il sostegno al progetto. Nella mail indicaci anche la sua mail (o se vorrai il suo indirizzo postale).





Pensa che bello per la tua mamma ricevere in regalo un sostegno alle mamme congolesi




Il 10 maggio non è solo una festa: è un’occasione per porci delle domande sulla disparità di genere
.



fonte www.assoamka.org/

Senza uomini


Non destava impressione più di tanto, ieri, il raffronto in Quirinale tra le vedove Pinelli e Calabresi. E alludo alla loro fisicità, al diverso modo di essere donne. L'una severa, quasi asessuata, d'una compitezza rigorosa che ne rifletteva la verginità intellettuale. Quasi un'antica scolara, fissata in uno scatto senza tempo, non fosse stato per il baluginio guizzante degli occhi scurissimi. L'altra scintillante, decisamente bella ma d'una bellezza non sonora, piuttosto asciutta e regale, d'una perduta essenzialità lombarda. Non due mondi, bensì due monde: perché femminili e perché nette, linde, trasfigurate, solenni nella semplicità dei gesti, emergenti sul formicolio scomposto e insensato dei piccoli uomini violenti. Che è bene stiano fuori, da queste monde e dall'oggi, solo nostro. Le donne, pur lontanissime, si ricongiungono sempre, riallacciano il filo d'un linguaggio, quello dei gesti e dei fiati, ignoto alla cifra maschile. Che, infatti, lo ha sempre cancellato, furente per non poterlo possedere e manipolare. Ma gli abbracci, gli sguardi, le carezze hanno portata universale, e risorgono in altri corpi, in nuovi frangenti, dietro spettrali silenzi, in ogni angolo della terra.




Sulla vicenda il nostro Giorgio Schultze ha redatto un'acuta e tagliente opinione, sottolineando come, dietro quell'abbraccio, nulla sia da cancellare, ma tutto da ricordare. Oggi però, l'abbiamo detto, è un'altra giornata delle donne. Di donne. Aung San Suu Kyi sta male. Ravvolta in una contraddittoria casa-prigione, sembra che il suo corpo stia sfaldandosi pian piano, come se persino la sua presenza esile e muta incarnasse uno sgarbo, uno spregio, forse, peggio, un'impertinenza, perché l'impertinenza è tipica dei bambini ed è quindi più insidiosa e molesta per chi detiene ordine e potere. L'impertinenza è la nota stonata, il sobbalzo impreveduto, l'innocenza impietosa che grida: "Il re è nudo!". Aung lo grida col suo semplice esistere da molti anni. Ma quanti inferni dovrà scontare, chi soffocherà quel grido.


Viveva a Muscoline, provincia bresciana, e non era famosa. Voleva soltanto, di nuovo, sentirsi madre. Come se spendersi non le bastasse mai, e così, con assoluta naturalezza, aveva voluto ripetere il miracolo, sentire ancora accanto a sé quel vapore di nido irrorato da una gota di bimba. Aveva lasciato il lavoro per fare la baby-sitter. Accompagnava la figlia di un'amica, per strada. Ha fatto giusto in tempo a salvarla, prima che un trattore, sorto chissà da chissà quale epoca feroce, le travolgesse entrambe con rombo cupo e affaticato. Se n'è andata anch'essa con un gesto, la donazione estrema e disperata. Ha spinto la carrozzina lontano, salvando la bambina. Non ha pensato a sé stessa, e forse, a quel punto, non lo desiderava nemmeno più.


Ho una laurea da genio minore... in Corso Buenos Aires, 66. Non nella pigra provincia gucciniana, ma proprio qui, nella caotica e ingombrante Milano, in una via smangiata da tempo, priva di verde, decaduta, affastellata di vetrine e supermercati, e infine diluita nel disperato squallore di Porta Venezia. Non più nera come nei versi di Dalla, semplicemente cinerea, uniforme, bituminosa. E il palazzo nel quale entravo, da piccola, aggiungeva grigio al grigio, l'inutile liberty s'apriva su un cortiletto tetro, e preludeva a stanzoni alti, freddi, scostanti, uno straniante contrasto con chi vi abitava. "Andiamo dalla nonna, andiamo in Corso Buenos", era il ritornello che per molto tempo udivo il sabato pomeriggio, da parte di mia madre. La casa della nonna, il lucernario, l'ampia cucina, si associavano, nella mia mente, a chiare d'uovo, alla mollezza del latte, e non ne afferravo le ragioni. Un alternarsi di chiaroscuri non so se invadenti o spiazzanti. Poi tutto era terminato. L'appartamento al secondo piano rimaneva a me precluso. Ieri ho ritrovato quel contrasto. Il balcone della nonna mi si è presentato al tempo stesso intatto e proibito, e il modesto telo che lo ricopriva era un nimbo di sposa, lieto ed enigmatico assieme. Un semplice saluto. Il passato non ritorna. Le amiche mi aspettavano lì vicino, nello stesso cortile, ma non nell'identico luogo. Eppure.

E' stata una riappropriazione, forse una pacificazione con timidezze e ansie perdute, tralasciate su quei muri ottocenteschi, dove la mia vita si è srotolata, frastagliata e a sbalzi, strappata e involuta e mai come la si aspettava. Le amiche erano lì. Con loro tratteggiavo sogni, progetti, speranze, in un allegro mormorare domestico, in un gineceo sospeso e spaziante, così, sole nell'azzurro, e libere nell'aria gemmata.


 


Daniela Tuscano




















 


 


 


 






FESTA DELLA MAMMA


                A U G U R I !
61221624_ef824b6f1a_o          Foto tratta dal Web.

             A tutte le mamma che passeranno in questo blog.

Storico abbraccio tra le vedove Calabresi e Pinelli

Un segnale di speranza nella possibilità di un mondo in cui i conflitti si possano risolvere con la riconciliazione


Ieri, in occasione della giornata della memoria delle vittime del terrorismo, dopo che il Presidente Napolitano ha incluso Pino Pinelli tra le vittime della strage di Piazza Fontana, le vedove del commissario Calabresi e dell'anarchico Pinelli si sono scambiate uno storico abbraccio, dopo tanti anni dai tragici avvenimenti che le avevano messe, senza nessuna vera scelta da parte loro, sui lati opposti di una sorta di faida che sembrava inconciliabile; una faida non tanto tra le famiglie o tra le signore stesse, ma tra i gruppi di appartenenza, tra i mondi culturali e sociali rappresentati dai rispettivi mariti, tutti e due caduti vittima dell'assurda violenza di un'intera epoca. L'abbraccio di oggi, dopo le sagge parole di Napolitano su Pinelli e sulla nascita di quella stagione di tensione.

È un fatto commovente in sé stesso, ma anche molto di più: è una dimostrazione di come
riconciliazione non possa passare dalla dimenticanza dei fatti, come se con il tempo avvenimenti tragici e gravi potessero non essere più tali solo per la distanza con cui non si riesce più a scorgerli nitidamente. Al contrario: bisogna ricordare bene tutto, soprattutto le offese ricevute e fatte, proprio per riuscire a comprendere la dinamica degli avvenimenti, farsi carico di eventuali proprie responsabilità, e provare almeno ad intuire quali possano essere le ragioni che hanno spinto gli altri a fare quello che hanno fatto. Quell'abbraccio è la dimostrazione che è possibile sempre trovare qualcosa che unisce e che ciò può permettere di iniziare un percorso di riconciliazione.

In un mondo pieno di guerre e di situazioni di violenza che sembrano senza uscita quell'abbraccio è un vero segnale di speranza.





Giorgio Schultze
Portavoce europeo del Movimento Umanista
Candidato indipendente nelle Liste di IDV nella Circoscrizione Nord Occidentale

Senza titolo 1485

  VI PIACE IL CANTANTE KID ROCK ?  :-)


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The Oldest Tattooing Family in the World \ 5 g L'antica tradizione di tatuaggio della famiglia Razzouk

Wasim Razzouk is a tattoo artist in Jerusalem’s Old City. Ink runs deep in his family. The Razzouks have been tattooing visitors to the Hol...