Bisognerebbe essere sempre, e tutti, laici, ma io non ci
riesco ad essere un semplice laico privandomi di altre speranze. Indipendenti
da qualsiasi corporazione, lega, sindacato, corrente artistica, associazione,
loggia massonica, confraternita, cooperativa, sodalizi, unione, holding, lloyd,
trust, associazione di categoria, consorteria, autonomi da qualsiasi casta
della quale anche incidentalmente si faccia parte.
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
Lasciamo perdere la laicità
rispetto al discorso religioso. Si può e si deve essere laici anche in campo
sportivo (ammettere, ad esempio, che il gol segnato dalla propria squadra era
irregolare, o in campo politico, essere di un partito ma apprezzare decisioni
degli avversari degli altri partiti. Sei italiano, è vero, ma ragioni con la
tua testa, sei un patriota anche se non difendi sempre e comunque i colori
della tua bandiera e non porti alcuna divisa delle forze dell'ordine. Ecco
perché mi è dispiaciuto ascoltare il presidente della Repubblica italiana che
conferma il suo pieno appoggio ai due fucilieri accusati di avere ucciso due
pescatori indiani nell"'incidente avvenuto in acque internazionali?, come dicono i legali dei due fucilieri. I due africani non avevano legali.
Anche un presidente della Repubblica può essere laico. Non
lo mette in discussione più nessuno che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
hanno ucciso i due pescatori. Si tratta solo di stabilire se per questo fatto
sono innocenti o colpevoli, se è stato un incidente, oppure i due si sono
presi, senza problemi, la delibera di uccidere due persone, nere, che nessuno
ha mai visto e sa chi siano, ma sempre persone come noi, tali e quali. Nelle
loro vene circolava sangue e le terminazioni nervose erano le stesse, uguali
alle nostre, sensibili al dolore. Ci sono decine, centinaia di persone
impegnate nel tentativo di arrivare ad una soluzione giudiziaria, politica,
diplomatica di un caso che nel mutismo potente della maggioranza silenziosa, ha
portato i due Marò al livello di eroi della Patria. Ma perchè?
A
me potrebbe
venire da pensare che loro siano due assassini, per dire? Guarda un pò!
Eroi di
un fatto con molti punti interrogativi di cui non sappiamo ancora nulla
dopo 4
anni. Il solito segreto di stato. Il solito abile pataracchio
diplomatico, quasi cabalistico, ed esotericamente politico. Come sempre,
quando ci sono uomini in qualche modo legati
agli apparati dello Stato, è sempre top secret, inconfessabile.
E'un'abitudine alla quale noi italiani, ma non solo, siamo
avvezzi, corazzati da uno strato di congela che c'immunizza da ogni questione
"infettiva" che non ci riguarda, soprattutto quando è lo Stato e i
suoi apparati di strutture segrete, servizi e corpi speciali, tra burocrazia
dedalea, dirigenti fanfaroni, funzionari manipolatori.
ArrivapureMattarella!
I due Marò
E allora perché ci si mette anche il presidente a fare
confusione?
Preferirei sentirlo dare il suo pieno appoggio agli esodati, ai
disoccupati, ai parenti delle vittime degli incidenti sul lavoro, ai barboni,
ai licenziati, ai massacrati da Equitalia. Populismo? E anche fosse?
Dimenticavo, Valentine Jelastine e Akeesh Pink sono i nomi dei due pescatori
africani che persero la vita in questo
pasticciaccio brutto de via Merulana.
Giuseppe Scano cara zia [ Paola Scano ] si fin quando l'italia è sotto processo a straburgo per i fatti della scuola Diaz e Bolzaneto , ed nonostante il monito della Ue è l'unica a non avere nel suo ordinamento un reato di tortura . ricordare i fatti oltre la data de il classico anniversario mi sembra doveroso
come mia zia e chi ancora crede nell'utopia nel caso italiano della memoria condivisa che tende : << a cancellare l'"anomalia italiana", cioè la contrapposizione ancora viva nel nostro Paese - a causa della sua storia peculiare caratterizzata dal fascismo e dalla Resistenza - tra fascismo e antifascismo, tra proletariato e borghesia . è quello di sradicare dalla storia del nostro Paese e dalla memoria delle masse le idee stesse della Resistenza e del socialismo, impedire che vengano trasmesse alle giovani generazioni e far sì che queste sentano negli anni futuri soltanto la campana della borghesia e del regime neofascista[ e non solo . Che poi è lo stesso obiettivo che da un altro versante si propone il neo duce Berlusconi, con la sua campagna anticomunista viscerale >> ( da www.pmli.it/nonmemoriacondivisa.htm ) , accusando come i fascisti e i prefascisti ( i governi dell'italia post unitaria ) d'essere socialista e comunista anche chi non lo è o non lo è mai stato << con toni da dopoguerra >> e da guerra fredda . Infatti basta vedere qualche tempo fa la proibizione ( sembra d'essere ritornati a tempi della Dc negli anni 50 \60 con strascichi negli i anni 70\80 ) da parte del sindaco di Olbia Settimo Nizzi ( forza Italia ) ha proibito prima o alla biblioteca comunale poi ad un privato di trasmettere il film la trattiva di Sabrina Guzzanti Non ci può essere una "memoria condivisa" fin quando : 1) si guardano le cose da una parte sola , 2) si negherà ed non si ha il coraggio di provare a rimettere in discussione la propria davanti all'evidenza davanti dei fatti o quando essa fa acqua da tutte le parti
Infatti ci sono eventi ed associazioni che pur faticosamente si avviano o almeno ci provano ad arrivare ad una vera memoria condivisa da non confondersi con i primi che ancora faticano o non riescono .
per le puntate precedenti l'archivio del blog , viaggio suoi luoghi della contro storia d'Italia ) quella in cui morirono Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, scampato perché al momento della deflagrazione stava parcheggiando uno dei veicoli della scorta . Evento come potete vedere sotto ricordato con calma e pacatezza , salvo qualche polemica ( vere il fatto prima citato ) da gente d'entrambe le parti politico \ culturali .
19 LUGLIO 1992 - Agostino Catalano,Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina ,Vincenzo Fabio Li Muli, Paolo Borsellino, VIVONO!!La mafia e' invisibile, ma NOI, la vediamo benissimo!!Bisogna liberarsi da questa catena feroce dell'omertà che è uno dei fenomeni sui quali si basa la potenza mafiosa. Si è legati a questo fatto dell'omertà, del non riferire nulla delle cose di Cosa Nostra all'esterno, di non sentire lo Stato, di sentire sempre lo Stato come un nemico o comunque come una entità con cui non bisogna collaborare. Speriamo che cambi il vento, che venga il libeccio, che si porti via quest'afa. ( Giudice Paolo Borsellino )
quelli che ancora sono una ferita aperta ed ancora dividono e sono terreno di scontro irruento oltre alla normale e civile dialettica
Il secondo sono i fatti del G8 di Genova 2001 in particolare la vicenda di piazza Alimonda \ omicidio di Carlo Giuliani .
Infatti c'è ancora chi si divide e si contrappone anche violentemente fra : chi lo vuole martire ed eroe . Atteggiamento che non condivido in quanto è una vittima insieme a Mario placanica che viene considerato ed lui stesso a dirlo ed altri elementi emersi nel corso degli anni ma mai portati a dibattimento od ad uno vero e proprio ) ., 2) va oltre nel dire era un assassino , con insulti alla persona ed ai genitori o chi come il caso di zero calcare che mise sul suo profilo facebook una locandina a cui lui partecipava subisce non sollo insulti anche pesanti ma segnalazione che portano al limite della bannazione da fb .
Ecco quello che mi è successo , qualche tempo fa , ne parlo ora a mente fredda , fu fb solo per aver messo un post fotografico ( foto da me scattata a Genova )
visto che i censori del Coisp Segreteria Nazionale mi rimuovano dalla pagina fb un commento al post su piazza alimonda fatto come potete vedere sotto in maniera provocatoria certo ma inoffensiva . Lo riporto qui
quello che non capisco , posso capire la titolazione di una via o una piazza ancora la vicenda divide ed una ferita da qualunque parte la si veda aperta , che fastidio vi da un cippo neutro senza nessuna dedica o esaltazione retorica (stava facendo il suo dovere , martire , ecc ) ma con solo su scritto il suo nome, ragazzo , di nascita e di morte ? allora vi faccio una proposta provocatoria in particolare alla vostra sede Lombarda e Mianese perché non raccogliete firme per rimuovere si trova in una piazza della questura non rimuovete la targa dedicata all'anarchico Pinelli ? a voi simpatizzanti ma anche no del Coisp
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oltre a quello ho già detto ecco alcuni commenti da tratti dal primo dei due link sulla vicenda di zero calcare ( vedi sopra ) che . Insieme al commento lasciato sul mio post provocatorio riguardante la censura del gruppo del sindacato di polizia Coisp che chiede d'anni con una raccolta firme la rimozione del cippo neutro ( senza nessuna frase retorica e mitizzazante ) di piazza Alimonda e che come tutti gli anni , quest'anno ha chiesto la piazza per affrontare per modo di dire a 360 gradi la vicenda giuliani e poi oltre a voler far rimuovere un cippo fa un convegno intitolato “L’estintore quale strumento di pace” ovviamente a senso unico ripetendo la solita litania , quando ormai lo sanno dovrebbero saperlo anche i muri che la versione ufficiale fa acqua da tutte le parti .
Marini Antonello Credo che sia doveroso ricordare Pinelli, non si può morire in quel modo ed è altrettanto doveroso ricordarci che chiunque anche a causa di reati persino i peggiori, quando cade sotto la responsabilità della legge e delle forze dell'ordine deve essere trattato secondo la legge ed essere al sicuro. Oltre la legge il diritto sta a Dio ammettendo che esiste. Questo deve essere la normalità in un paese civile umano, perché questa è la differenza tra il bene ed il male.
i commenti sull'argomento confermano solo una cosa: genova e tutto il tempo trascorso da li in avanti purtroppo non sono serviti a un caxxo...avete vinto voi! tenetevi il vostro stato fascista e reazionario costruito al solo scopo di tutelare i ricchi e i potenti sulla pelle di chi sta sotto. vi auguro solo che non vi capiti mai di essere dal lato sbagliato del manganello...che so, magari il giorno in cui decideranno di fare una bella tav o un inceneritore nel giardinetto sotto casa vostra invece che in posti di cui non vi frega una cippa e proverete a protestare, mentre vi apriranno il cranio in due prima di trascinarvi in un tribunale cambierete idea su cosa è giusto e cosa è sbagliato...nel mio mondo per voi storto un "tutore dell'ordine" che spara in faccia ad un ragazzo resterà sempre e comunque sbagliato a priori, qualunque cosa stesse facendo quel ragazzo
Prima di dire le solite banalità signori revisionisti informatevi meglio...qualcuno di quelli che commenta ad cazzum ha letto delle controinchieste o ha approfondito la questione? No xche pare che commentate sulla base di quel che vi ha raccontato Topo Gigio...
Concludend o posso affermare che A 15 anni dai fatti di Genova e dalla morte di Carlo Giuliani, Genova è una ferita ancora aperta. Genova non è finista come dice Zero Calcare qui
A voi decidere se coltivare il primo tipo o il secondo tipo di memoria condivisa
Jole
e Michele, 89 anni lei, 94 lui, sono sposati da settant'anni. Una
storia di solitudine che da silenzio si è trasformata in pianto e alla
fine in urla di disperazione. I vicini hanno chiamato il 113, pensando a
una lite in famiglia o all'irruzione di un ladro. Niente di tutto
questo. Gli agenti hanno trovato Jole e Michele. E hanno cucinato per
loro
#ROMA: STORIA DI URBANA UMANITÀ
È un’estate afosa quella romana. Jole è a casa. Come tutte le sere. Ormai da troppo tempo.
Al Tg scorrono distrattamente le notizie. Attentati, bimbi maltrattati
in un asilo… Jole si chiede il perché di tanta cattiveria… Ma la tv le fa compagnia… Ancora una sera solitaria da passare con Michele. Si, perché Michele, 94 anni, è il suo uomo da quasi settanta. Lei, che di primavere ne ha 89, ne avrebbe di ricordi da raccontare! A chi poi? È tanto che nessuno passa a salutarli… Non è sempre facile la vita. Specie quando la città si svuota ed i vicini sono via in vacanza. A volte la solitudine si scioglie in pianto. A volte è come un temporale estivo. Arriva all'improvviso e ti travolge. Jole e Michele si amano. Ma quando la solitudine è un peso sul cuore, può accadere che perdano la speranza.
Può accadere, come questa volta, che urlino così forte la loro
disperazione che, alla fine, qualcuno chiami la Polizia di Stato.
Non c’è un reato. Jole e Michele non sono vittime di truffe come spesso
accade agli anziani e nessun ladro è entrato in casa. Non c’è nessuno da
salvare. Questa volta, per i ragazzi delle Volanti c’è un compito più arduo da svolgere. Ci sono due anime sole da rassicurare. Una volta dentro l’appartamento, tutto racconta di quella lunga vita insieme. Ma parla anche di quella desolazione per la quale gli agenti sono lì.
Un misero raspo, da cui pendono avvizziti tre acini d’uva, sul tavolo
della cucina, racconta di un digiuno che dura già da troppo tempo. I poliziotti sono pervasi dalla tenerezza. Capiscono che questa volta è diverso. Non ci sono moduli da compilare. Questa sera i codici non servono. Serve essere uomini. Essere veri.
E mentre attendono l’ambulanza per verificare che i coniugi stiano
bene, capiscono che solo un po’ di calore umano potrà ridare
tranquillità a Jole e Michele. Chiedono il permesso di accedere alla dispensa.
Improvvisano una cenetta. Un piatto di pasta con burro e formaggio.
Niente di particolare. Ma con un ingrediente prezioso: c’è, dentro,
tutta la loro umanità. Andrea ai fornelli e Alessandro, Ernesto e Mirko ad intrattenere i due nuovi amici. Questa sera si cena in famiglia! Anche questo è #essercisempre e si trova ogni volta che qualcuno ci chiede aiuto.
riprendiamo con le stragi più precisamentre sul periodo della strategia della tensione
strategia della tensione . Per essa s'intende una Strategia eversiva basata principalmente su una serie preordinata e ben congegnata di atti terroristici, volti a creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario [...] ( da http://www.treccani.it/enciclopedia/strategia-della-tensione_(Dizionario-di-Storia)/ ) ma che potrebbe continuare ( e seconda me continua tutt'oggi in maniera più subdola ) con << La crisi economica dietro le ragioni della Strategia della tensione, che potrebbe quindi tornare d'attualità seppur con modalità differenti >> come dice quesrto interessante articolo "Strategia della tensione, una tecnica di governo per i momenti di crisi "
di Fabio Damen da (Paginauno n. 17, aprile - maggio 2010)
L'arco temporale si concentrerebbe in un periodo storico che andrebbe dalla strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) alla strage di Bologna (2 agosto 1980), sebbene alcuni studiosi retrodatino l'inizio di tale strategia alla strage di Portella della Ginestra (1º maggio 1947) e fatta finire 1984 con la strage del rapido 904 e comprendente . Secondo altri ( e secondo il parere da profano del sottoscritto ) continuata oltre alle stragi e altri fatti certe e ipoteticamente attribuiterle
Il 25 aprile 1969 scoppia una bomba al padiglione FIAT della Fiera di Milano, provocando diversi feriti gravi, ma nessun morto, e un'altra bomba viene ritrovata all'Ufficio Cambi della Stazione Centrale. Qualche mese dopo, il 9 agosto vengono fatte scoppiare otto bombe su diversi treni, che provocano dodici feriti[10].
Il 12 dicembre 1969 una bomba esplose all'interno della sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura in Piazza Fontana
a Milano, provocando diciassette vittime e ottantotto feriti; nello
stesso giorno viene trovata una seconda bomba inesplosa nella sede
milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala, mentre altre tre bombe esplosero a Roma, una nel passaggio sotterraneo che collega l'entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via di San Basilio (tredici feriti) e altre due nei pressi dell'Altare della Patria (quattro feriti)[5].
Il 22 luglio 1970 un treno deraglia sui binari sabotati precedentemente da una bomba nei pressi della stazione di Gioia Tauro, uccidendo sei persone e ferendone una sessantina.
Il 28 maggio 1974, durante una manifestazione sindacale in Piazza della Loggia a Brescia, una bomba nascosta in un cestino portarifiuti uccise otto persone mentre un centinaio rimasero ferite[5].
Il 2 agosto 1980 una bomba esplose nella sala d'aspetto della stazione di Bologna, uccidendo ottantacinque persone e provocando circa duecento feriti.
Il 23 dicembre 1984 una bomba esplose su una carrozza del Rapido 904, ancora presso la Grande galleria dell'Appennino a San Benedetto Val di Sambro, in cui diciassette persone persero la vita e oltre duecentosessanta rimasero ferite.
Talvolta sono stati considerati parte di una strategia della tensione o affini ad essa, anche la strage di Alcamo Marina e l'omicidio di Giorgiana Masi.
con le stragi di : Capaci \ via d'amelio e le bombe del 1993 ( Fallito attentato di via Fauro Roma Nessuna vittima a Maurizio Costanzo , Strage di via dei Georgofili firenze ,
Strage di via Palestro \ Padiglione d'arte contemporanea di Milano ,Autobomba a San Giovanni in Laterano Roma , Autobomba a San Giorgio in Velabro Roma
31 ottobre 1993 Fallito attentato allo Stadio Olimpico
Roma )
Sulle stragi di stato \ strategia della tensione non ho testimonianze dirette o non ero nato ( piazza fontana , italicus ) o era troppo piccolo ( bologna e rapido 904 ) ed ricordi sono labili come quello , quando passai sui luoghi delle stragi . I miei ricordi si basano su racconti dei genitori , libri , polemiche con quelli vissuti in quel periodo ed hanno vissuto in pieno quel periodo vedi il gruppo fb strage di stato ( ne trovate cenni nel mio post , cercatelo dell'archivio , in cui intervisto Paolo Cucchiarelli autore de Il segreto di piazza Fontana da cui tratta la scenoigrafia del film . di Marco Tullio Giordana, Romanzo di una strage )
Ora Avendo per motivi di salute e di lavoro poco tempo ecco un docunmentario ( se non lovedete lo trovate qui vero concntrato su blogna ( il 2 agosto si sono celebrati i 36 anni ) ma che contestualizza bensissimo la strategia della tensione
..
non so che altro dire .Se non che questo specie le ultime due righe
PER NON DIMENTICARE MAI
2 AGOSTO 1980 STRAGE DI BOLOGNA
Chi sia stato, se la P2, i fascisti, gli anarchici, Mambro e Fioravanti, sicuramennte lo stato lo sa. O forse no.
Sicuramente non lo sanno le famiglie degli 85 morti, i 200 feriti, non
lo sa chi prestò soccorso ne chi scappò via. Non lo sanno gli autisti
dei taxi, delle ambulanze, degli autobus.
Non lo sappiamo noi, non lo so io.
L’unica cosa che dobbiamo sapere è che noi passiamo ancora per la
stazione di Bologna, e che quella targa con 85 nomi, non va scansata
dallo sguardo ne dalla memoria.
A distanza di ben 36 anni quasi
nulla e’ stato chiarito e questa strage rimane senza spiegazione e
colpevoli e le famiglie rimangono senza risarcimento morale e materiale.
Una storia che dopo il boato ha lasciato un gran silenzio.
Perché sull'utero in affitto la sinistra tace, esprime obliquamente il
suo favore o farfuglia imbarazzata? Ecco un tentativo di risposta.
Perché in realtà essa è già assolutamente favorevole all'utero in
affitto. Lo sappiamo bene. Solo che adesso esita a esplicitarlo, non
conviene ancora politicamente. I tempi non sono maturi. In attesa
di "ridere di queste resistenze medievali", per parafrasare un noto
rappresentante di quella parte politica (che della c.d. gpa ha usufruito
e non esclude di farlo ancora), occorre una massiccia opera di
convincimento o "educazione": mettere di fronte al fatto compiuto,
diffondere storie zuccherose di coppie di "padri" felici - non certo di
mamme: l'utero in affitto serve ai maschi, non alle donne, nemmeno
lesbiche - con la velata, ma non poi tanto, minaccia dell'accusa di
omofobia per chi dissente. Accusa speciosa e intellettualmente
disonesta, dato che il problema non è, come si tenta di far credere,
l'orientamento affettivo degli aspiranti genitori: infatti la
maggioranza di chi si rivolge alla gestazione "surrogata" è costituita
da coppie eterosessuali.
Ne' e' in discussione il diritto al figlio
perché tale diritto semplicemente non esiste: sembra assurdo nel clima
di "democrazia emotiva" in cui versa l'Occidente, ma una società civile è
tale solo se si fonda sulla relazione e l'altruismo; e gli unici a
poter reclamare dei diritti sono i bambini/e, non gli adulti. Ma
tant'è: l'immagine dei "due babbi" a cui solo dei cattivoni senz'anima
negherebbero la felicità è troppo ghiotta per non sfruttarla
mediaticamente. Una gestante, una donatrice, una immensa madre, "perché
non c'erano alternative" (eppure in Italia la "gpa" non può costituire
un'"alternativa" essendo ancora penalmente perseguibile, eppure in molti
paesi, dal Canada a quasi tutti gli States alla Norvegia, Spagna,
Olanda ecc. l'adozione non è affatto vietata come taluni hanno
affermato, ma anzi permessa)... e "il resto ce lo mette l'amore", magari
anche i soldi perché ne occorrono tantini. Ma questo non sta bene
dirlo, perché distruggere con la venalità quadretti così idilliaci?...
Come abbiamo letto da una sostenitrice della c.d. gpa: "Utero in
affitto è un'espressione così rozza, brutale" (si badi: è rozza
l'espressione, non la pratica). Nessuno racconta che dietro la retorica
del dono si cela un giro d'affari di dimensioni colossali, lo
sfruttamento delle donne povere, l'obbligo di abortire in determinati
casi, la rinuncia definitiva al concepito ecc. ... ben più fruttifero
delle adozioni, che infatti non interessano più a nessuno; e così,
invece di sveltire e ampliare la possibilità di adottare anche a singoli
di qualsiasi orientamento sessuale - sempre tenendo conto
dell'interesse del/la minore - si preferisce incentivare quest'altro
mercato. Poi non vorrete mica mettere un pupino piccolo, bell'e
confezionato come lo desideriamo noi, con uno sconosciuto magari lacero,
stortignaccolo e con una storia incasinata alle spalle? Restino pure
negli istituti, quelli!... E vissero tutti felici e contenti, tranne
naturalmente chi non ha abbastanza denaro e le sfigate che hanno perso
il treno: potevano pensarci prima, farsi furbe e soprattutto nascere
ricche. Ecco, essere "progressist*" oggi significa più o meno questo.
Con buona pace di Marx e Gramsci.
C'è voluta una spaventosa scia di sangue perché ci guardassimo negli occhi, riscoprendoci fratelli e sorelle. Eppure, un tempo, eravamo amici. Un tempo in cui una cristiana, una donna, un'italiana di nome Chiara Lubich poteva salire su un minbar e proclamare la bellezza dell'unico
Dio. Senza rinunciare a uno iota del Vangelo ma parlando una lingua universale.
da Wikipedia
Forse perché il Padre Nostro - per usare la definizione d'un giovane intellettuale siriano - è una preghiera "neutra", plasmata su tutti; o forse perché tutti vogliamo la stessa cosa. Stare in pace. La vita è così breve e preziosa.
Le donne lo sanno, perché da esse tutto origina. Sono le sentinelle che anticipano l'aurora. Insieme arrivano prima e insieme procedono.
Se oggi papa Francesco può proclamare che non è la religione, ma il potere e il denaro a scatenare le guerre, lo si deve a quel principio, a quella donna fragile sul minbar, in una moschea americana, vent'anni fa.
Esiste un’alternativa al caporalato. Può sembrare retorica, ma su mezzo ettaro di terra spalmato tra Puglia e Basilicata è gia realtà. Una chiave possibile sta nelle mani di Funky Tomato, una azienda che coltiva, raccoglie e imbottiglia pomodoro a filiera partecipata. Opponendo al pagamento a cottimo dei lavoratori un regolare contratto. E facendosi finanziare dai propri clienti: chi crede nel progetto ha pre-acquistato i prodotti, 20mila bottiglie di salsa, pelati e pomodori a pezzi.
Il team all'origine dell'iniziativa ha i piedi ben piantati nell'agricoltura. Paolo è agricoltore, come Gervasio, Giulia fa monitoraggio per le condizioni sanitarie dei braccianti, Mimmo è un sociologo, Enrico è un perito agrario, Giovanni è ingegnere, Mamadou è mediatore culturale, Giordano si occupa della comunicazione. Nella zona dove hanno scelto di lavorare e in altre del sud Italia, la filiera del pomodoro coinvolge migliaia di agricoltori e un centinaio di stabilimenti di trasformazione, per un giro d’affari annuo compreso tra 1,5 e 2 miliardi di euro. Centinaia di baracche e di casolari abbandonati nelle campagne diventano le case di migliaia di braccianti stranieri che rispondono alle leggi del caporalato, del pagamento a cottimo (3,5 euro per un cassone di pomodori da 300Kg), delle irregolarità contrattuali.
"Il nostro obiettivo era trovare un'alternativa al caporalato per i migranti che arrivano nel nostro territorio alla ricerca di impiego", spiega ad HuffPost Paolo Russo, membro della squadra che ha lanciato il progetto, "perciò dovevamo garantire loro una quantità abbastanza alta di giorni. Il minimo di giornate lavorative per ottenere il sussidio di disoccupazione agricola è 52. Abbiamo offerto loro questo e un regolare contratto bracciantile stagionale da 39 ore settimanali, a 47 euro per 6 ore e 40." Con questi standard, Funky Tomato ha potuto permettersi di assumere quattro dipendenti: Mamadou, senegalese, Yakouba e Walim, entrambi burkinabé, e Anita, una giovane mamma italiana precaria. "Questo è il senso dell'aggettivo 'funky', che viene usato per indicare una contaminazione tra generi musicali diversi. È lo stesso per i migranti: contaminano e arricchiscono la nostra cultura, sono una risorsa enorme e non elementi di passaggio", aggiunge Russo. La storia di Mamadou è esemplare. "Quando l’abbiamo conosciuto, in un appartamento di Rosarno, ascoltava Radio Radicale per ore", raccontano i suoi compagni di viaggio. Mamadou in Senegal faceva il pescatore e quando è arrivato in Italia si è messo a fare il buttafuori nelle discoteche.
Poi è rimasto senza lavoro, ma non ha voluto cedere al caporalato: "Io sono un uomo libero". Ora è uno dei protagonisti del progetto. Come lui, anche gli altri due lavoratori Yakouba e Walim, hanno rifiutato il lavoro ingiusto dopo averlo sperimentato; hanno sentito diffondersi la voce che Funky Tomato cercava delle persone e hanno deciso di fare un tentativo. "Sono loro ad avere scelto noi, non il contrario", ci racconta Russo, "e noi siamo contenti di fare conoscere loro un modello non industriale e intensiva, perché capiscano che l'agricoltura non è solo sfruttamento ma artigianato e qualità. Qui acquisiscono delle capacità, imparano delle mansioni che possono tornargli utili per trovare altri lavori. Vorremmo iniziare a collaborare con gli Sprar: i migranti non devono essere visti come manovalanza ma essere aiutati a diventare tecnici con specifiche competenze". Certo, il lavoro è impegnativo. Resistere al mercato con una azienda piccola, artigianale e biologica, non è semplice. Il prezzo di 1,70 euro per chilo di prodotto trasformato è alto rispetto ai prodotti industriali, ma basso rispetto ad altri nati sotto una simile stessa etica produttiva. Gli acquirenti sono principalmente ristorazioni che a loro volta fanno micro-distribuzione, distributori equo solidali, minori, qualche privato. "Volevano diventare utili per un'economia virtuosa", spiega Russo, "creare qualcosa che durasse nel tempo e creasse continuità territoriale. Ci stiamo riuscendo, si è creato un gruppo bellissimo. Ora miriamo a continuare, espanderci, magari sviluppare un progetto simile con l'olio. Ripartiremo con i pomodori la prossima primavera".
non
capisco questo astio nel confronti del medico che ha raccontato la vicenda sul suo fb , molti magari non
riescono a creare o ad avere empatia con i pazienti, in ogni caso magari
può servire per far capire un tema importantissimo come l'accanimento
terapeutico o l'eutanasia e di come i italia sia indietro su testamento biologico da l'unione sarda Oggi alle 09:18 - ultimo aggiornamento alle 09:51
La storia è stata raccontata sul suo
profilo Facebook da Marco Deplano, ( fotosotto ) urologo di Carbonia
in servizio all'ospedale Sirai.
L'urologo Marco Deplano
E'
quella di una donna che scopre di essere malata terminale e rifiuta le
cure mediche perché - dice - "sono morta 15 anni fa quando mio figlio è
morto d'infarto a 33 anni".
Quella che la donna dà al medico è, come lui stesso l'ha definita, "la lezione di vita più toccante".
Ecco il testo integrale, così bello ed efficace da temere sintesi o modifiche.
"Oggi mi chiamano per una consulenza in un altro reparto.
Una delle solite e molteplici consulenze della giornata... ordinaria amministrazione.
Paziente con un tumore in fase ormai terminale con insufficienza renale da compressione degli ureteri.
Arriva con il letto una paziente tra i 70 e gli 80 anni, bianca bianca, capello rosso carota con due dita di ricrescita ma smalto rosa impeccabile.
-"Buongiorno signora".
-"Buongiorno a lei dottore".
Vedo la cartella, la visito e ripeto l'ecografia.
-Allora signora in questo momento i suoi reni hanno difficoltá a scaricare le urine per cui non potendo eliminare le urine per via naturale devo posizionare un tubicino, una specie di rubinetto che scavalca l'ostacolo cosi farà pipí da due tubicini nella schiena collegati a due sacchette...".
-"Scusi se la interrompo... avróun'altrasacchetta anche dietro?" (aveva la colostomia).
-"Si signora...".
Silenzio assordante di un minuto che sembrava interminabile.
Sorridendo mi dice:"Scusi dottore come si chiama?".
-"Deplano".
-"No il nome".
-"Marco".
-"Marco che bel nome...hai due minuti per me?".
-"Certo signora ci mancherebbe...".
-"Lo sai che io sono già morta?".
-"Scusi non la seguo... non è così immediato...".
-"Si... sono morta 15 anni fa".
Silenzio.
-"15anni fa mio figlio a 33 anni e venuto a mancare... ha avuto un infarto. Io sono morta quel giorno lo sai?".
"Mi spiace signora...".
-"Io
dovevo morire con lui 15 anni fa, dovevo morire 10 anni fa quando mi
hanno trovato la malattia e adesso io non devo più fingere per gli
altri. I figli sono sistemati, i nipoti pure... io devo tornare da lui.
Che senso ha vivere qualche giorno in più con sacchette
soffrendo e facendo penare i miei cari... io ho una dignità. Ti offendi
se non voglio fare nulla... io sono stanca e mi affido alle mani di Dio.
Dimmi la verità soffriró?".
-"No signora... lei può fare quello che vuole... ma mettendo due...".
-"Marco
ti ho detto no. La vita e mia e ho deciso cosi. Anzi fai una cosa
sospendi la trasfusione che ho voglia di tornare a casa e mangiare un
gelato con mio nipote".
Piano piano ogni parola mi ha spogliato come quando si tolgono i petali a una rosa.
Ho scordato la stanchezza, la rabbia e tutto quello che mi angoscia.
Non c erano piu gli anni di studio, le migliaia di pagine studiate, le linee guida... nulla tutto inutile.
Nudo e disarmato dinanzi a un candore e una consapevolezza della morte che mi hanno tramortito.
Mi sono girato per scrivere la consulenza per evitare che mi vedesse gli occhi lucidi e l'infermiera si è allontanata commossa.
Non sono riuscito a controllarmi e chi mi conosce sa che non è da me...
-"Marco ti sei emozionato?".
-"Si signora un pochino, mi scusi".
-"
É bello invece, mi fai sentire importante. Senti fammi un altro favore.
Se vengono i miei figli e ti prendono a urla chiamami che li rimprovero
per bene. Tu scrivi che io sto bene cosí...Ok?".
-"Si signora".
-"Marco posso chiederti una cosa?".
-"Si signora dica".
-"Sei un ragazzo speciale io lo so e sei destinato a grandi cose. Me lo dai un bacio? Come quelli che i figli danno alle mamme".
-"Si signora".
-"Preghero per te e per mio figlio. Spero di riverderti".
-"Anche io signora... grazie.".
In quel momento era la donna più bella del mondo, luminosa, decisa, mamma, nonna... in una parola amore puro.
Forse é stata la volta in cui sono stato contento di fare una figura di merda.
Smontato, denudato e coccolato da chi avrei dovuto aiutare e invece mi ha impartito la lezione di vita piu toccante della mia vita.
La morte vista come fase finale della vita, senza ansia, paura, egoismo.
Consapevolezza che anni di studio mai ti insegneranno...il mio curriculum valeva meno di zero... Anni di studio, master, corsi... Il nulla.
Parlavano le anime.
Tutto é relativo e io sono piccolo piccolo davanti a tanta grandezza.
Tutto
quello che riguarda la vita, quando la si cerca, quando la si ha o la
si perde fino a quando finisce va vissuto intimamente nella massima
libertà e discrezione.
L'unico momento che davvero unisce chi si vuol bene cancellando litigi e negatività.
Sembra paradossale ma il dolore che è un aspetto dell'amore unisce a volte più dell'amore stesso.
Io credo molto nell'accompagnamento in queste fasi: a volte una parola dolce ha più beneficio di molte medicine.
Oggi sfogliando la home di fb ho trovasto questo post dell'amico Daniele Carbini 11 h ·
con cui concordo in pieno e che conferma
Il terrorismo fa schifo, è orribile, ma in Italia c'è chi gli fa concorrenza fomentando odio e chiamando ad una guerra cristiana di contrapposizione.Per la stessa schifosa logica falsa, strumentale e tendenziosa, le merde dell'informazione, quando c'è un prete pedofilo, dovrebbero fare una prima pagina con il titolo "Dio violenta i bambini". Da un lato abbiamo terroristi che chiamano alla guerra in nome di Allah, da questo lato abbiamo terroristi dell'informazione che chiamano alla guerra per difendere l'identità cristiana. Fate schifo, ma una cosa mi lascia un po' di fiato: che in Italia abbiamo crociati da tastiera, che la guerra la devono fare gli altri.
aggiungo sollo questi versi
S'il faut donner son sang Allez donner le vôtre Vous êtes bon apôtre Monsieur le Président
di una famosa canzone francese rifatta in italiano da Ivano Fossarti degli anni 50 contro la guerra coloniale d'algeria
Poi dopo la carta di credito il governo
ha deciso che tutti quelli che hanno la casa al mare devono tenere una
stanza libera in caso di bisogno profughi, e la FIAT ha promesso che ad
ogni immigrato che tiene famiglia a Natale regala una nuova 500.
Dai ragazzi davvero occorre che
sbufaliamo questa robaccia? Non c’è neppure bisogno di fare fatica visto
che la stessa testata da cui me la segnalate spiega chiaramente d’esser
un sito acchiappalike, no scusate un sito di “satira”:
Se leggete Butac ( ed altri siti antibufale aggiunta mia ) e ancora cascate in
queste boiate: il nostro è un blog che va chiuso, la nostra missione è
fallita. Mi rifiuto di scrivere un’altra riga su bufale di questo
livello. Non è interessante, non è divertente. Se siete così sciocchi da
condividere roba così pigliandola per buona mi dispiace, ma fate parte
della larga schiera di analfabeti funzionali, lo siete, non
giustificatevi con la pigrizia, siete gente che non dovrebbe avere
accesso alla rete, non siete capaci di leggere una pagina fino in fondo,
non siete in grado di discernere tra realtà e finzione…
No, non chiuderò Butac, anche se a breve
rallentiamo il numero di post, si parte per le vacanze, ma vorrei
davvero che vi faceste un esamino di coscienza. Avete avuto il dubbio
fosse vera? Imparate a leggere dalla prima all’ultima riga di una
pagina, per cercare eventuali tracce che possa trattarsi di un falso.
Avete amici che la prendono per vera? Beh, se siete molto amici e non
volete perderli sarà il caso che impariate ad ingoiare il rospo e fare
buon viso a cattivo gioco, quelli non cambieranno idea anche a seguito
della sbufalata, sono uTonti DOC, che vi diranno che tanto noi 30 (o 35 o 40) euro al giorno glieli diamo
e che quindi la notizia non è del tutto bufala, si arrampicheranno
sugli specchi, non vi daranno mai ragione, e domani condivideranno il Senatore Cirenga, as usual.
Io al vostro posto li metterei tra
quelli che vengono ignorati da Facebook e pulirei seriamente la mia
bacheca, ma sono amici vostri, mica miei.
.L'hanno
sgozzato il giorno dopo il suo onomastico, a 86 anni, nella stessa
città in cui visse Giovanna d'Arco, che ne aveva 19. Il vecchio e la
giovane, entrambi martirizzati. Così diversi e lontani, ma travolti dal
medesimo odio. L'odio è sempre vecchio, anzi, rancido, pur se compiuto
da mani imberbi. E per questo, talora, anche più crudeli ed empie. Empi sono i terroristi (non
pazzi, non squilibrati come la stampa ipocritamente li dipinge), e non
solo perché hanno trucidato padre Jacques Hamel mentre celebrava Messa,
sulla scorta d'un altro martire, Oscar Romero. Empi sono i terroristi
perché, non rispettando il culto dell'altro, non ne rispettano
l'umanità. Empio è chi in nome di dio considera infedeli e impuri i
"diversi da sé". Empio è chi impedisce all'altro di professare il
proprio credo, o cambio di credo, o nessun credo. Gridiamoglielo forte e
chiaro: empio! E diabolico. Il vero ateo è lui. Non si permetta di
decidere la sorte di uomini e donne. Non ne ha il diritto. Sono questi
ultimi gli unici responsabili delle proprie scelte e verranno giudicati
solo da Dio. Non da cani rabbiosi che ne fanno un'ignobile caricatura!
Non pretenda d'invocare il fuoco dal cielo per consumare i nemici. Men
che meno di eliminarli. La Scrittura è esplicita in proposito. Il
disegno dei terroristi è lucidissimo. E così l'obiettivo finale, cioè il
Papa. Padre Jacques poi, proprietario come Francesco, credeva e
praticava l'ecumenismo, proprio quello che l'Is non tollera. Il
sangue dei martiri grida all'alto, oggi qui in Europa, ma anche a
Mogadiscio, in Siria, in Iraq, in Nigeria. Chissà se i nichilisti
occidentali alfine lo comprenderanno. E vivranno, vivremo, in questi
anni, come quei fratelli e sorelle che colpevolmente abbiamo
dimenticato; come tutti quegli Abeli di cui non ci siamo sentiti
custodi. Per padre Jacques, come ieri per Giovanna e quelle tante
vittime, cristiane, yazide, musulmane straziate dall'odio, non cadremo
nella limpida, luciferina trappola dei criminali: trascinare il mondo
intero in una guerra di religione. È già invece, da molti anni, guerra alla religione. Che ne uscirà stremata. Forse colpita al cuore. Per sempre.
Forse, solo allora, comincerà la Fede. E risorgerà quell'umano per cui
Giacomo, Giovanna e i tanti martiri sono caduti e purtroppo ancora
cadranno.
.
Nella seconda metà di luglio dell'anno 2016, in Italia, e più
precisamente in Lombardia, può capitare di leggere testate, come "La
Provincia di Varese", che in prima pagina, taglio medio, inseriscono uno
strillo intitolato "E' riuscita a distruggermi la vita. Ha vinto lei,
vi chiedo perdono". Richiesta, all'apparenza, del tutto illogica: perché
mai un uomo la cui vita è stata distrutta invocherebbe il perdono? Dovrebbe farlo chi gliel'ha rovinata, no?
Poi, addentrandosi nella lettura, il mistero comincia a diradarsi. La
distruttrice di vite non può più chiedere perdono, è morta. Non di morte
naturale. L'ha ammazzata il distrutto. Che non era uno qualunque. Bensì
il marito (pur se, ironia della sorte, si chiama Scapolo). Distrutto.
Dalle continue angherie di lei: "non un violento" ma - come testualmente
riferito dall'autrice (!) dell'articolo, Simona Carnaghi - "un uomo
mite, lavoratore, che voleva andarsene da una donna che a suo dire
l'aveva vessato fino all'esasperazione e che lo minacciava 'Se mi lasci
ti riduco sul lastrico'. Un uomo piegato da quel rapporto. Vinto. Un
uomo che è esploso". E certamente quell'ennesimo litigio a proposito
delle vacanze era un motivo bastante a far esplodere un uomo così mite,
il quale, colto da "raptus", prima ha preso a martellate l'intollerabile
Santippe, poi l'ha soffocata, così, per non sbagliare, per finir bene
il lavoro. E a chi l'"accaduto" - è scritto proprio così, "accaduto",
come si trattasse d'una disgrazia, o d'un disguido: l'ho distrutta, è
accaduto! - apparisse un po' troppo freddo e calcolato per essere un
semplice raptus, la giornalista spiega: "non ha mai maltrattato la
moglie, ha perso la testa cedendo a una violentissima quanto non
giustificabile follia TEMPORANEA", purtroppo conclusasi con la morte
della distruttrice per mano del distrutto. Ma è stata l'unica volta, si
badi bene, non l'aveva mai ammazzata prima, era sempre stato buono e
dolce. D'altronde, concluso l'"accaduto", il distrutto ha subito dato
prova della sua sensibilità, anzi, della sua "pietà", come sottolinea
l'ineffabile Carnaghi: "ha coperto il corpo dopo aver recuperato
lucidità (...) e ha chiuso i due cani di famiglia nell'altra stanza per
evitare che si avvicinassero al cadavere". Fosse mai che lo
profanassero, magari sbranandolo. Magari distruggendolo. Poi, nella
sua immensa bontà, ha chiesto pure perdono. Insomma la vittima
dell'"accaduto" non è l'accoppata, che anzi "ha vinto" e adesso, sotto
terra, se la starà ridendo alla grande, ma il mite marito, il distrutto,
che per colpa sua ha la vita rovinata (però vive). Accade questo, nella
seconda metà di luglio dell'anno 2016, a firma d'una donna, Simona
Carnaghi, su un giornale di provincia dell'Alta Italia. Chi crede, può
mandarle due righe, così, tanto per ringraziarla della professionalità.
Non è l'unica, invero. Alcuni chilometri più a Sud, commentando le
atroci sevizie inferte a un adolescente da due pedofili di mezz'età, il
direttore de "Le Cronache di Salerno" titola: "Froci e pervertiti
violentano 17enne". Aurelio Mancuso, di Equality Italia, s'è fatto
portavoce dello sdegno di molti, i quali hanno visto in quelle frasi
paludate un'equazione tra pedofili e "froci". La replica del direttore
non necessita, a nostro avviso, di ulteriori chiose. Su una
considerazione, buttata lì un po' a caso e di cui nessuno s'è curato,
pensiamo però sia opportuno soffermarci. "La vicenda di Cava [dei
Tirreni, dove il crimine ha avuto luogo], è BEN PIÙ GRAVE - argomenta il
direttore - di uno stupro che pure è cosa gravissima". Verrebbe da
chiedere quale sia la differenza tra l'una e l'altro. Violare una donna è
meno grave rispetto a un ragazzo? Anzi, assai meno grave? Può asserirlo
solo chi non ha nemmeno una lontana idea di cosa sia uno stupro. Forse
perché c'è sempre "ben altro" prima d'una donna, forse perché siamo
tutti figli d'una cultura che fino agli anni '70 del Novecento ha
propagandato la supremazia assoluta del maschio, dei suoi "raptus" e del
suo vittimismo delittuoso; e che fino al 1996 ha considerato la
violenza sessuale un reato contro la morale, davanti a cui premono altre
urgenze, BEN PIÙ GRAVI. Forse perché una donna non è mai altro,
nient'altro che una donna. Nella seconda metà di luglio dell'anno 2016,
molti (e, ahimè, molte) la pensano ancora così; taluni lo scrivono sui
giornali.
Gli articoli giustificano la violenza compiuta
dall’uomo, colpevolizzano la vittima e, in un rovesciamento dei ruoli,
empatizzano con l’assassino, evidenziandone la sofferenza.
Nel primo articolo si parla di una coppia normale che stava per
andare in vacanza, nel secondo invece di una coppia che era già
separata. Secondo la giornalista una critica non gradita nei confronti
di un uomo sarebbe “la goccia che fa traboccare il vaso”
e può quindi portare al massacro di una donna come fosse un evento del
tutto comprensibile se questa osa entrare in conflitto col marito.
Una narrazione che normalizza il femminicidio. La
descrizione dei fatti si fonda sulle dichiarazioni dei vicini di casa o
su quelle dello stesso assassino senza alcun approfondimento. Viene
evidenziato il dolore (comprensibile) della madre del femminicida ma si
tace su quello dei familiari o amici, della vittima, come se non
avessero anch’essi un lutto da affrontare.
L’articolo 17 della Convenzione di Istanbul che
responsabilizza i media per cambiare la cultura della violenza è
palesemente disatteso, nonostante da anni si parli di cambiare il
linguaggio della stampa nei casi di violenza contro le donne, nonostante
l’impegno della rete di giornaliste Giulia, che nel 2014 realizzò il video Io me ne curo per sensibilizzare i mass media ad adoperare un linguaggio che non rimuova la gravità della violenza contro le donne
Eppure continuiamo ad imbatterci in articoli come questi.
Quello che scrivono i giornali incide così come quello che racconta la tv.
Se in un articolo di giornale o in un servizio tv che racconta la
violenza subita da una donna, o un femminicidio, si sottolinea come era
vestita, o se era antipatica, criticona, poco carina con il marito, le si fa violenza un’altra volta, o la si uccide di nuovo.
Se si insinua che, in fondo, se l’è cercata le si fa violenza, o la si uccide, di nuovo.
Se si parla di delitto passionale, di raptus, la si violenta o uccide di nuovo.
Le parole non sono neutre, e chi fa giornalismo ha una enorme responsabilità nella lotta, o nella conferma, degli stereotipi che alimentano la violenza.
L’informazione consapevole comincia da chi la fa, quindi dalle
giornaliste e dai giornalisti, che sono la prima linea della buona o
della cattiva informazione, che a sua volta è parte fondante della
formazione delle coscienze individuali e collettive.
La serie di articoli pubblicati dal quotidiano la Provincia di Varese è un esempio vergognoso e ripugnante di come non dovrebbe mai essere trattata la cronaca di un femminicidio.
Per aderire scrivete a nadiasomma@alice.it o potete aderire nello spazio dei commenti del blog. Potete anche partecipare a mailbombing alla redazione: redazione@laprovinciadivarese.it allegando se volete appello e firme.
Monica Lanfranco, Nadia Somma, Giulia Giornaliste, Simona
Sforza, Suny Vecchi Frigio, Anarkikka, Antonella Penati di Ass. Federico
nel Cuore, Donatella Martini, Barbara Bonomi Romagnoli, Luisa
Garbatelli Rizzitelli,Veronica Mira, Barbra Bellini, Imma Cusmai,
Ombretta Toschi, Ass.Demetra donne in aiuto, Stefano Marullo,Michela
Bianca Nocera,Se Non Ora Quando Napoli,l’Associazione TerradiLei,One
Billion Rising Napoli, Irma Lovato Serena, Giulia Laboranti, Cristina
Barbieri, Rossana Ciambelli, Clelia Delponte, Donata Villari, Ilaria
Nassa, Federico Raffaelli, Silvia Cattafesta, Daniela Tuscano, Pamela de
Lucia, Giusi Dessy, Laura Marrucci, Weruska Mannelli, Katia Cazzolaro,
Yoghi Paola Gualano, One Billion Rising Rimini, Michela Prando,
Gabriella Bifarini, Franco Barbuto, Andrea Mazzeo Fazio, Agata Manfredi,
Federico Raffelli, Maria Rossi, Roberto Peduto, Tilde Macinelli,
Olinda Alò, Tiziana Scarano, Monica Mantivani, Manuela
Evangelista,Nunzia Tuberosi, Simona Spaggiari, Marco Holsen,Claudia
Varcich, Daniela Benvenuto, Carla Stancampiano, Daniela Iori,Cristina
Rubagotti, Karen Ka, Monica Matticoli, Ernesto Sferrazza, Paola
Sacchiero, Sara Paoli, Caterina Mion, Nabila Di Pilla, Sara Michieletto,
Giovanni Moia, Stefano Dall’Agata, Aurora Munarin, Stefania Prandi,
Stefania Spisni, Ornella Guzzetti, Michela Prando, Silvia Cattafesta,
Inma Mora Sanchez, Veronica Mira, Vera Bessone, SOS Donna – Faenza,
Cinzia Boffi, Christian Sarno,Viviana Elisabetta Gabrini, Paola Tavella,
AnnaMaria Passaggio, Isolina Mantelli, Rompi il Silenzio – Centro
antiviolenza – Rimini, Pasionaria.it,
Manuela Fedeli, Sonia Balzani, Maura Musci, Francesca Cau, Fiamma
Lolli, Luigina Pompei, Emanuela Valente, Claudia Forini, Valeria
Bucchetti, Alessandra Novarese, Loretta Gisotti,Maurizio Lavore, Maria
Grazia Borla, Danila Zangarini, Sabrina Sisto, Telefono Rosa Mantova,
Catia Morellato, Alessandra Vanni, Chiara De Baggio, Luisa
Giannitrapani, Francesca Genovese, Anna Meli, Valerio Prigiotti,
Giovanna Covi,
(l’elenco delle firme è in continuo aggiornamento)