4.9.16

Nando Brusco, il cantastorie calabrese tra tradizione e attualità., Davide Santacolomba è un ragazzo palermitano di 28 anni. sordo dala nascita ma pianista d'alro livello

Da ilfattoquotidiano del 1\9\2016
Nando Brusco, il cantastorie calabrese tra tradizione e attualità
Musica

Un’antichissima tradizione, una millenaria narrazione quella che anima le parole e i gesti del cantastorie, quell’artista girovago a cui l’intera comunità, anticamente, affidava la memoria collettiva. Dagli aedi greci ai menestrelli medievali, dai trovatori provenzali al vero e proprio cantastorie siciliano il passo è breve, passando attraverso quelle figure che Georges Ivanovič Gurdjieff ricorda nel volume autobiografico Incontri con uomini straordinari, gli asowl.
Il padre dell’autore di origini armene era un asowl, e cioè un cantastorie, uno di quei personaggi a cui era affidata la millenaria narrazione orale del Gilgameš ben prima del suo rinvenimento nella biblioteca di Assurbanipal, a Ninive. Così come allora, anche oggi il cantastorie vive, facendo rivivere luoghi, odori, profumi, lotte, battaglie e passioni, nelle parole, narrate e cantate, di Nando Brusco.
Musicista calabrese, il nostro cantastorie preferisce, in luogo della classica chitarra, il tamburo quale strumento col quale accompagnare i suoi “cunti”, i racconti cioè che animano i suoi spettacoli sempre meno confinati alla sola regione Calabria. Canti e racconti che sono finiti, per la sua primissima volta, su un album che prende il nome di Tamburo è voce – Battiti di un cantastorie, nome già dato al suo precedente tour tanto perpetuo quanto itinerante: “L’amuri di Calabria – afferma Brusco – non è solo uno spettacolo di cantastorie, ma il frutto di una ricerca artistica ed esistenziale. Per il mio sentirmi profondamente figlio di questa terra, ho scelto di compiere un viaggio fra le sue storie, i suoi cunti… per raccontare vicende ironiche e drammatiche, che appartengono alla Calabria”.
E sarà nella meravigliosa cornice di Scilla, lo splendido paesino marittimo della provincia reggina, che Nando Brusco, il 2 settembre dalle 18 alle 20, presenterà il suo disco di storie e luoghi di Calabria, all’interno del ricco programma di quello che prende il nome di ScillaFest, il festival organizzato dal Teatro Proskenion di Reggio Calabria in collaborazione col comune scillese. Un programma ricco, variegato, ma soprattutto interessante quello che sta andando in scena dal 28 agosto al 4 settembre, in quella che nella mitologia classica fu la culla della ninfa trasformata da Circe nel mostro omerico: tra concerti, laboratori teatrali, canti e presentazioni la piccola cittadina calabrese prende vita offrendo al pubblico un vasto quanto variegato ventaglio di attività.
Momenti di incontro, riflessione e crescita, momenti di scambi e comuni visioni all’interno dei quali il lavoro discografico di Brusco, prodotto dallo stesso Proskenion, si inserisce quale testimonianza della presenza, in terra calabra, di una forte anima identitaria, di uno spirito che oggi più che mai, in un momento di forte perdita dei valori e del senso di appartenenza, si rende più che mai urgente: “Il tamburo di Nando si fa terra e montagna, zappa e barca in mezzo al mare, ali d’uccello e focolare, si fa terremoto e tempesta, si fa amore e morte, rabbia e speranza. La voce diventa racconto, ed il racconto immagine. E io vedo aprirsi la Calabria per svelarci il simbolo che sottende. Vedo ciclopi tra Sibari e Crotone, vedo gigantesche trombe marine, come teste di Idra, innalzarsi tra ponente e l’Isca, nel mare di fronte a Belmonte. Vedo giganti solcare la terra di Fragalà”. Con queste parole il percussionista Luca De Simone apre il booklet di un disco che è erede e al contempo innovatore di un’antichissima tradizione.




sempre  dal fq      riporto  un altra storia  in ambito musicale  . la storia  di Davide Santacolomba







di Raffaele Nappi  3 settembre  2016
                                    

“Io, pianista sordo dalla nascita. Per i medici sono un miracolo e la mia prof pensa che sia ‘il nipote di Dio'”

                     
    
Davide Santacolomba è un ragazzo palermitano di 28 anni. E' stato ammesso dopo una selezione durissima a un master di perfezionamento in Svizzera e i suoi concerti sono seguitissimi in Italia. Riesce solo a "percepire i suoni", ma col nuovo apparecchio può amplificarli. "Ogni volta che ne scopro uno sono incredulo"           









I medici dicono che è un miracolo: ancora oggi non riescono a spiegarselo”. Davide Santacolomba ha 28 anni, viene da Palermo. E’ sordo dalla nascita, e nella vita fa il pianista. Dopo il diploma al conservatorio, i concerti, le composizioni tutte personali, oggi Davide è in Svizzera, dove sta seguendo “dopo una selezione durissima” il Master in perfezionamento artistico e didattica musicale, sotto la guida della famosa pianista ucraina Anna Kravtchenko. “Chi ha detto che i sordi non possono suonare?”, sorride.
Le sue prime lezioni di pianoforte sono arrivate all’età di 8 anni, all’ospedale Niguarda di Milano. “Io e la mia famiglia andavamo a fare gli esami di accertamento per la mia sordità – ricorda – Nella nostra residenza c’era un pianoforte: cominciai a suonare qualche nota. Lì è nato tutto”. Tre anni più tardi, a Palermo, Davide comincia a prendere regolarmente lezioni di educazione musicale alla scuola media Leonardo Da Vinci. Per poi sostenere e superare l’esame, con lode, al conservatorio Vincenzo Bellini. “Questo ragazzo è un miracolo”, ebbe modo di ripetere Giovanna De Gregorio, la sua insegnante. “Nel giorno del diploma la sala del conservatorio era piena – racconta Davide –. Cosa che capita molto di rado. Questo mi diede un’energia incredibile”.
“Ho iniziato a suonare quando andavo all’ospedale per fare esami sulla mia sordità. Nella mia residenza c’era un pianoforte”Dal punto di vista medico, è straordinario che Davide abbia cominciato a parlare sin da subito e discretamente bene. “Con la mia sordità dovrei parlare molto male e in maniera un po’ piatta, invece ho comunque avuto subito una buona intonazione”, spiega. Per la musica, invece, il discorso è diverso. “Esistono ciechi che suonano e che con la loro visione immaginaria del proprio strumento, con un tatto ed un udito molto sviluppato riescono a suonare, ma esistono davvero pochissimi musicisti sordi. Io un pianista sordo non l’ho ancora conosciuto”, sorride.
Tre anni fa a Davide è stato impiantato un apparecchio acustico nel cervello, che gli permette di amplificare i suoni e percepirli meglio. “Ogni volta che scopro un suono nuovo sono stupito, felice e incredulo”. Un esempio? Lo scontro dei calici per un brindisi. Ma anche il mare, i gabbiani, il rumore delle foglie calpestate. “Ho scoperto che le donne, spesso, hanno un tono di voce molto alto”, ride. La difficoltà più grande è la percezione dei suoni acuti. Per comporre la sua musica, così, Davide studia le note nella parte bassa del pianoforte (quella più grave), per poi ricostruirle nella parte acuta. “Ho recuperato due ottave sopra il do centrale e ne riesco a capire intonazione e intensità, ma salendo ancora di frequenza è tutto molto indefinito”.
“Ho recuperato due ottave sopra il do centrale e ne riesco a capire intonazione e intensità, ma salendo ancora di frequenza è tutto molto indefinito”
Dal marzo del 2015 il giovane palermitano vive a Lugano, dove è stato ammesso al “Master of Arts in Music Pedagogy” presso il Conservatorio della Svizzera Italiana. “All’inizio ho avuto un po’ di difficoltà: è stato complicato trovare un feeling musicale con la mia insegnante di pianoforte. La sua tecnica è russa ed è molto diversa da quella italiana”. Poi le cose sono migliorate. “Abbiamo lavorato soprattutto sull’improvvisazione. La mia insegnante pensa che sia ‘il nipote di Dio'”, racconta imbarazzato.
Le giornate sono riempite interamente dalla musica. “Quasi ogni giorno ho una lezione di pianoforte, didattica o un seminario”. Si studia parecchio. “Quando va bene studio 7 ore. Ma mi è capitato di arrivare a studiare musica fino a 8, 9 ore al giorno”. Suonando, comunque, ci si diverte. “Facciamo concerti solistici o di musica da camera, anche se raramente si esce. Lugano non offre molte possibilità nel campo del divertimento”. Davide pensa al futuro. “Questo corso mi darà le opportunità per sfociare anche in campo didattico assicurandomi un lavoro stabile ed una base economica”. Opportunità che, purtroppo, per Davide in Italia è preclusa. “Con i continui tagli alla cultura sarebbe stata pura utopia rimanere”. Stesso discorso per Palermo. “Mi manca tantissimo – dice –, ma purtroppo non mi dà quello che vorrei e quindi con molto rammarico sono costretto a starle lontano. Spero un giorno di poterci tornare definitivamente perché è solo lì che vorrei vivere”.
“In Italia con i continui tagli alla cultura sarebbe stata pura utopia rimanere”
Davide compone musica autonomamente e si impegna in concerti seguitissimi in tutta Italia. L’ultimo, lo ha visto protagonista a Capo D’Orlando, davanti a duemila persone. “Alla fine ho ricevuto una standing ovation. È stato emozionante”. La musica è un mondo difficile: “Siamo artigiani che mirano alla perfezione delle forme, dei contadini che lavorano sodo per mantenere le loro serre”, spiega. Il suo sogno, comunque, è quello di diventare un concertista di musica classica. “Come mi immagino tra dieci anni? Con un pianoforte – sorride –, in giro per i teatri di tutto il mondo”.


NON FACCIAMO I FURBI © Daniela Tuscano

..la mia amica ed nostra utente di vecchia data  Daniela   m mi ha  anticipato   su CHarlie  Hedbdo    e le  sue  vignette    sul terremoto    ed  soprattutto  sul   modo  che essi hanno  d'intendere  la satira  .che  sfocia nella maggior  parte dei casi  nel cinismo e  nel  cattivo  gusto .



Quella contro Charlie Hebdo del 2015 fu una strage non solo raccapricciante, ma oscena, impudica. Nessuno, mai, dovrebbe essere trucidato per una vignetta o, comunque, per aver espresso opinioni, ancorché discutibili. E' una delle irrinunciabili conquiste della nostra civiltà. Da difendere con le unghie e coi denti.
Di qui, però, a santificare qualsivoglia scherno e soprattutto ad annoverare sotto il concetto di "satira" ciò che satira non è, ce ne corre.
Per quanto mi riguarda non sono mai stata Charlie proprio perché NON mi è mai piaciuta la loro "satira". E lo denunciai in tempi non sospetti. Quando, ad esempio, uscì la copertina raffigurante un

ebreo (col naso rigorosamente adunco) che portava in carrozzina un islamico riecheggiando la locandina del film "Quasi amici". Quando, per irridere il card. Vingt-Trois che aveva disapprovato la legge sui matrimoni gay, se ne uscirono con una copertina mostruosa (ben peggiore di quelle dedicate agli islamici) in cui mostravano il cardinale con "tre papà": vale a dire il Padre, il Figlio e lo Spiriro Santo intenti a... sodomizzarsi vicendevolmente. La feci vedere ai miei studenti (fra cui una musulmana) per dimostrare che coi cristiani c'erano andati molto più duro. Però nessun* dei libertari/e genialoni si scandalizzò, anzi, tutto benissimo. Tanto, sputare sul cristianesimo fa sempre figo, rende intellettuali! (Niente da eccepire, immagino, neanche di fronte all'altra copertina con due uomini gay, un bambino in braccio e una ragazza di colore incatenata - palese allusione allo sfruttamento delle donne dei paesi poveri per l'utero in affitto -. Eh sì, comparve su CH pure quella, e la disegnò Charbonnier in persona, non Adinolfi. Lo ignoravate, vero? Beh, ora dovete solidarizzare. Sennò cadete in contraddizione.) Infine, dato che di questo anniversario nessuno/a si è ricordato/a, un anno fa moriva annegato il piccolo Alan Kurdi e Charlie cosa fece? Un disegnino simpaticissimo con la seguente didascalia: "Se Alan fosse cresciuto, sarebbe diventato un palpeggiatore" (alludendo ai fatti di Colonia). In quell'occasione s'infuriò pure quell'ipocrita, analfabeta funzionale-sentimentale, incapace di guardare la trave nel proprio occhio del padre del bambino benché naturalmente gli autori precisassero che volevano soltanto ironizzare sui luoghi comuni e protestassero la loro buona fede ecc.
Ma il punto è un altro. Un messaggio, e a maggior ragione una vignetta, deve sì far riflettere, ma deve anche esser chiaro, o almeno non troppo astruso o equivoco, altrimenti sbaglia il bersaglio.


                                        Matsumoto autore  dei   fumetti di Capitan Harlock.

A meno di non voler insinuare, naturalmente, che basta se ne parli, non importa in quale modo, e il successo è assicurato. E allora sì, CH ha indovinato, infatti adesso in redazione stanno brindando, avevano i conti in rosso, così almeno hanno ottenuto un po' di ribalta.
Ah, un ultimo appunto: la Lorenzin con una campagna sbagliata ha suscitato un vespaio e ne hanno invocato le dimissioni gli stessi che ora difendono strenuamente Charlie. Eppure anche lei si è dichiarata in buona fede: come la mettiamo con la libertà d'espressione? In verità si accusano di ipocrisia gli altri per non guardare dentro di sé. E ci si sente pure scapigliati e lungimiranti.
La vignetta in questione fa schifo. Punto. Bisognava trasmettere un segnale magari forte, ma senza ambiguità. Non è accaduto, senza contare il populismo becero e antitaliano (eh sì perché bisogna pur dirlo: mancavano pizza, lupara e mandolino e il pregiudizio era completo). Tra satira e pessimo gusto c'è una bella differenza. Cercare sul vocabolario, please.

© Daniela Tuscano

3.9.16

L'Uomo e il Fine-Vita:Conoscere per riflettere, riflettere per decidere. proiezione del film la bella addormentata di bellocchio e dibattito con Beppino Englaro tempio pausania 2.9.016

Ieri 
Venerdì 2 settembre 2016 alle ore 17:30 presso il salone della Curia ( Palazzo Pes-Villamarina )di Tempio Pausania, si terrà un incontro- dibattito sul tema del "Fine Vita" e Testamento Biologico, con la partecipazione di Beppino Englaro, padre di Eluana.
 L'incontro ha lo scopo di fornire un importante occasione di riflessione e confronto su una tematica così importante e dare vita ad un libero dibattito tra i presenti .
 L'incontro sarà preceduto dalla proiezione del film "LA BELLA ADDORMENTATA " di Marco Bellocchio, ispirato alla "vicenda Englaro"

                            dal  comunicato dell'evento  

Dopo il film  che  ho rivisto   in quanto in   rai  ,  rete  che lo  coprodotto ,  fu trasmesso (    forma  di censura  soft   ma  sempre  censura è  )

 


  se  non ricordo male   dopo le  23  , per non inimicarsi  :  le gerarchie  ecclesiastiche ,  i credenti pro life  \  oltranzisti  ,  gli ipocriti politicanti  .  Un bel  film  adatto ed  purtroppo poco  pubblicizzato e  diffuso  al grande  pubblico oltre  ad essere  boicottato . Infatti secondo  https://it.wikipedia.org/wiki/Bella_addormentata blocco dei finanziamenti da parte dall'Assessorato regionale alla Cultura del Friuli-Venezia Giulia. Successivamente il film è stato riammesso ai fondi, ma nel luglio 2012 la Film Commission del Friuli Venezia Giulia è stata chiusa e la gestione del Film Fund (il fondo finanziatore di diverse produzioni cinematografiche) spostata all'Ente Turismo FVG, cioè direttamente in capo alla Regione. Un film  adatto per  il dibattito . Dopo  d'esso  si  è giunti al dibattito con il padre  di Eluana . Un uomo , infatti   ha  evitato il ruolo di protagonista   ed  ha invitato  il pubblico a parlare , umile  e modesto che  ha  trasformato   quella  che  è stata  una  sua battaglia   in una battaglia per tutti  quelli  che  sono o  hanno familiari in situazioni    come quella  di  sua  figlia  , senza  scendere   nella  strumentalizzazione    di  partito e  di schieramento  ideologico .
Certo   che se  tale  evento fosse stato organizzato  con un po'  d'anticipo sarebbe stato  meglio . Ma pazienza  cosi  è  andata  . Comunque pochi ma buoni  .   Di solito sono restio  e  diffidente  dele  dichiarazioni   e dei resoconti ufficiali  , ma  in questo caso  confermo      quanto detto    da   uno degli organizzatori dell'evento 




Mario Dettori
Eccoci qua, è tempo di ringraziamenti .. Grazie di cuore innanzitutto a Beppino Englaro, che ha portato la sua testimonianza scegliendo Tempio per una giornata di riflessione e dibattito su un tema così delicato..
Grazie al mio professore Gianluigi Deiana, Al Professor Giuseppe Deiana, al Dott. Mario Oppes, a Massimo Dessena, Pasquale Lamanda , a Barbara Mariano e ai presenti tutti, pochi, ma davvero interessati e coinvolti che han dato vita a una interessantissimo dibattito cogliendo a pieno L obbiettivo di quest incontro:
Conoscere e riflettere assieme, portando ognuno le proprie esperienze e considerazioni, anche di opposte vedute, all insegna del rispetto reciproco e della voglia di approfondire e mettere in discussione i propri convimcimenti. Una goccia in mezzo al mare.. Ma si sa come si dice in questi casi...😉
Grazie ancora per l'emozione di aver portato a Tempio un occasione Di crescita culturale e civile davvero unica.
Grazie ancora per l'emozione di aver portato a Tempio un occasione Di crescita culturale e civile davvero unica.


 E' stato un dibattitto   bellissimo ed  efficace  ,  vivace  e fecondo  (  anche   chi   come  me   masticava  un po'  all'argomento )  il dibattito  che n'è seguito  fra  i protagonisti in sala  ed  il pubblico  . Mai  visto  sia durante  il film   che durante  la discussione  un pubblico  cosi attento  e  silenzioso ( campane    della  chiesa parte ) .C'è  come  potete  vedere  da  questo mio due  video.  il     una  diretta  ( troppo breve lo so  , ma le  diretta  su fb  dal cell   consumano molta  batteria  )




 il secondo   quello  con   la  telecamera  per  problemi tecniic , appena  li risovo  provvederò  a metterlo su   online  non riesco a  scaricarlo ne  su fb  ne  su  youtube , . Però  in cambio :-)  vi lascio alcune delle  mie  foto
lasciate  che  torni ala casa del padre ,  coscienza  individuale ,  no accanimento terapeutico  , eluana  englaro  ,  beppino englaro ,  morire  con  dignità  , testamento biologico  ,  coma  ,   come  un vegetale , twempio pauisania  , 


una pressa  di posizione   chiara  da parte  di  Englaro   contro  l'accanimento terapeutico   e l'impossibilità de paziente  o  chi per lui qual ora  avesse  fatto presente   e non potendola  più 



esprimerla per  confermarla  la  decisione  di  morire con dignità  rifiutando l'accanimento terapeutico o di vivere   legato a macchine  e  dipendere in toto  dagli altri\e  .  Inoltre  Englaro ,  anche  se  costretto   dal primo intervento  ad  insistere  sulla  vicenda della  figlia   ha  preferito  insistere   di più  sul  film   ( precisando  che  lui <<  non avrebbe mai  fatto un film  su Eluana  . E  che il film di Bellocchio  non  è un film  su di lei  ,  anche  se  ne prende  spunto  >>   ) e  di  come in italia  non ci sia, rispetto all'Europa  ,  ancora  una legge   chiara sul  fine  vita . Ringrazio  i  curatori  dell'evento  per  averci  dato   la possibilità di un approfondimento   serio   non strumentale ed  ideologico su tali temi etici e  morali cosi delicati  .

1.9.16

estate 2016 un estate senza un tormentone musicale

Leggendo  questo articolo dell'unione  sarda   di qualche  giorno fa 



c fa mi  sono  chiesto    che strano un estate  senza  il classico     tormentone   estivo  .
 cioè 

La canzone  che ti entra in testa a maggio\  giugno , anche se non lo vuoi, e che si lascia dimenticare (  ?  )  a settembre inoltrato. È il tormentone estivo. Non importa la qualità del brano, l’essenziale è che con il suo ritmo ti faccia scatenare, ballare e cantare, qualunque cosa tu stia facendo.
Infatti   Il tormentone  è  sempre  stato motivo di aggregazione  davanti al bar  ( baretto  \  chiosco  si  era  al mare  )  a mettere  ed ascoltare la canzone in questione  e spesso   accompagna flash mob e balli di gruppo, drink alla mano, mare sullo sfondo. (  foto drink  )  Con il passare degli anni non lo si ascolta più, collettivamente  al jukebox  ma  attraverso tablet  e cellulari  spesso  free  da o  Spotify  o Youtube  .              Esso   lo ricordiamo  ( ovviamente  dipende  dai casi , io esempio   se  un  canzone , tormentone  o meno  , forse perché  sono nato  nell'era pre rivoluzionaria internet , lo ascolto  e riascolto oltre a cantarlo   anche quando  non è  estate    vedere   post precedenti in cui parlo della mia  formazione    culturale  in ambito  musicale  )  solo per legarlo a qualche evento particolare della propria estate. Di solito il tormentone si scatena così, dal nulla, senza motivo apparente.
deliberamente   tratto da  http://www.sorrisi.com/musica/canzoni/estate-2016-tormentoni-canzoni-belle-che-ascoltate-di-piu-spiaggia-mare/

Elucubrazione  confermata    dai pareri contrastanti dei miei amici  alla mia  domanda    : qual è  il vostro tormentone per  quest'estate  ? ogni uno\a  mi ha  indicato il suo  . Infatti ho avuto  ho avuto belli o brutti  , questioni di  gusti personali che variano  da  generazione a  generazione  e da  formazione  musicale  culturale  e  dipendono dai  gusti e  dell'adesione  critica e acritica ale mode  del momento  ) 
conferma   cercando  in rete    fino d ieri   che  non  c'è  non ci sono ancora le  condizioni  per  un unico tormentone  (  o se  c'è  un tormentone  io  non  l'ho trovato  \  individuato )   mentre  invece    ci sono   quelle per  più tormentoni

http://www.panorama.it/musica/i-10-tormentoni-dellestate-2016/
http://www.danceitalia.it/musica-e-canzoni-estate-brani-ricercati/



  vi cosa ne pensate e quale  è il vostro tormentone  o   quali sono le  vostre hits    Ecco quiindo che secondo me si  è verificato ,era  dagli anni  60  che  non succedeva   in quanto un tormentone  lo  si trova sempre  e  prevaleva  su varie  hits  , quello  anticipato previsto\  anticipato  dal romanzo  ( piacevole  e  niente male  )



  E  voi cosa ne  pensate    ?  qual è il vostro tormentone  ? o le  vostre  hits   di quest'estate  ormai  prossima  alla  fine  o già finita ?






31.8.16

Gordon Hempton: "Voglio far ascoltare il jukebox della Terra senza rumori umani""Il cacciatore di silenzi" registra i suoni della natura. E in un parco difende un’oasi dai frastuoni

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http://www.radiocortina.com/2016/08/09/escursioni-sul-tema-voci-e-silenzi-della-natura-intervista-in-diretta-con-stefano-zardini-e-giacomo-pompanin/


da  repubblica  del 29.8.2016 

Hempton: "Voglio far ascoltare il jukebox della Terra senza rumori umani"
"Il cacciatore di silenzi" registra i suoni della natura. E in un parco difende un’oasi dai frastuoni


di GIULIANO ALUFFI


IL SILENZIO oggi è una specie in pericolo. In tutto il mondo sono rimasti soltanto una cinquantina di posti dove si possano passare almeno 15 minuti tra cinguettii e sussurri del vento senza sentire alcun rumore provocato dalle attività umane, mentre solo vent'anni fa l'intervallo minimo di silenzio ascoltabile sul pianeta era di diverse ore. È l'allarme lanciato dall'americano Gordon Hempton, che ha già effettuato Hempton, che ha fatto della difesa del silenzio una missione, è un esperto sul tema: ha vinto un Emmy Award per il documentario Vanishing Dawn Chorus (L'evanescente coro dell'alba), che lo segue mentre registra attraverso il globo le mutevoli armonie degli uccelli al sorgere del sole. Oggi Hempton vive producendo effetti sonori presi dalla natura per film e videogiochi. Si è stabilito nell'oasi più silenziosa degli Stati Uniti, l'Olympic National Park, vicino a Seattle, e del parco è diventato il "guardiano del silenzio". In un punto nella foresta pluviale sul fiume Hoh, ha posto una pietra rossa: il suo punto di partenza per cambiare il mondo.

Cosa indica quella pietra, Mister Hempton?
"È il mio "pollice quadrato di silenzio". Se riesco a proteggere questi pochi centimetri quadrati da qualsiasi rumore prodotto dall'uomo, e in particolare da quello degli aerei, di fatto combatto l'inquinamento acustico su un'area molto più estesa".

Quando è nata l'idea?
"Nel 2005, quando ho riacquistato l'udito dopo 18 mesi di disturbi all'orecchio interno che mi facevano sentire un ronzio continuo e invalidante. Ho vissuto, in piccolo, il futuro dell'umanità se continueremo sulla strada del rumore obbligato e invasivo di oggi. Un incubo: dovevo agire per scongiurarlo".

Ma, difendendo dal rumore un pollice quadrato, che differenza può fare?
"Il nostro orizzonte uditivo, la distanza alla quale possiamo udire suoni, nei posti silenziosi sfiora i 30 chilometri. Proteggendo il silenzio in un punto, quindi, difendo dal rumore un'area di 30 chilometri di raggio, ossia oltre 2.800 km quadrati".

E, di preciso, come agisce?
"Torno periodicamente nel posto della pietra rossa, registro i suoni ambientali e quando rilevo rumorose intrusioni da attività umane, indago e scrivo alle aziende o ai privati responsabili. Allego sempre una registrazione dei suoni naturali del parco, con la quiete interrotta dal loro rumore. Tre aviolinee hanno spostato le traiettorie dei loro voli. E a breve un membro del Congresso farà una camminata con me fino al "Pollice quadrato" per parlare di come salvare, almeno nei parchi, il silenzio naturale. Oggi negli Stati Uniti rimangono soltanto 12 luoghi dove, nelle ore del giorno, si possono passare almeno 15 minuti senza intrusioni acustiche umane".

Per chi ama il silenzio, non bastano doppi vetri e tappi per le orecchie?
"Il silenzio da salvare non è la semplice assenza di suoni o rumori. Ma è il silenzio della natura, che in realtà è una presenza. Una voce. Ogni riva, ogni bosco, ogni spiaggia ha un modo distinto in cui una sorgente sonora, come un torrente, una cascata, o la risacca, emette onde sonore che accarezzano le superfici, passano tra gli ostacoli e riverberano alcune frequenze più di altre, così che un insieme di suoni statici diventa un flusso...".

Come una canzone?
"La Terra, in fondo, è un jukebox a energia solare, col massimo dei suoni naturali lungo l'Equatore e il minimo ai due Poli. Disturbato dal rumore umano, che sovrasta quello scambio continuo di canti, versi, ronzii e bisbigli segreti necessari agli animali per trovare partner disponibili o segnalare pericoli. Noi umani non rischiamo la vita ma, anche se riusciamo a ignorare il rumore, questo ci innalza comunque l'ormone dello stress. Perché il corpo è sempre in ascolto".

La nostra, invece, è soprattutto una cultura del vedere.
"Eppure l'evoluzione ci insegna qualcosa: esistono molte specie animali cieche, ad esempio nelle caverne o in fondo agli abissi marini. Ma negli alti vertebrati non abbiamo specie sorde, tanto è cruciale l'udito. E solo il silenzio naturale fa distinguere i rumori più attutiti
e lontani, i più preziosi per gli animali. I rumori forti, in natura, significano che è già troppo tardi per scappare. Contano di più i fruscii, i passi, le conversazioni seminascoste. Sono i segnali che stanno svanendo nel frastuono dell'umanità".

nessuna propaganda in chiesa . il parroco di amtrice fa togliere dall'altare le corone del governo

scannerizzazione da repubblica  d'oggi
finalmente  un esponente   di chiesa   dice no  ala  propaganda   di governo   e all'uso  " politiko " (  da  non confondere  con l'altro termine politico  )  di una  funzione  funebre  . Infatti   ha  fatto levare dall'altare le loro corone lava coscienza . Grande . Questa si chiama umiltà .  atto che   non è+  stato ben accolto da molti

linoalo1
Mer, 31/08/2016 - 12:00
Beata Ignoranza!Come se i soldi risparmiati per i fiori,avessero potuto risolvere qualcosa!!!Quelle Corone,volevano solo essere la Testimonianza della Presenza dello Stato!! I Preti,facciano i Preti e non Politica!!! Della Politica e dei Politicanti,ne abbiamo le PALLE PIENE!!!

Lissa
Mer, 31/08/2016 - 12:04
Ha fatto bene don Fabio, quelle corone rappresentano l'ipocrisia delle cosi dette Istituzione.


 sia  che la pensiate   come me e la  signora   o il signor  Lissa     ecco  le  due  versioni a confronti della news 

La  prima

http://www.ilgiornale.it/news/cronache il  primo 
Gabriele Bertocchi - Mer, 31/08/2016 - 11:45

Amatrice, don Fabio bacchetta Renzi e Boldrini. "I loro fiori in chiesa non possono stare"
Il giovane don Fabio, parroco di Posta e Cittareale, ha voluto far levare le corone inviate dalle cariche di Stato durante i funerali ad Amatrice. La giustificazione: "Soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore?"

"Quelle corone sembravo degli sponsor", così don Fabio Gammarota si è opposto, seppur simbolicamente, alle più alte cariche dello Stato durante funerali rietini delle vittime del terremoto.
La scelta di don Fabio che colpisce Renzi e Boldrini
Gammarota è il giovane parroco di Posta e Cittareale. Nel suo passato ha servito anche ad Amatrice, una della cittadine martoriate dal terremoto del 24 gosto. Il don è intervenuto in maniera durissima contro le composizioni funebri , inviate dal presidente del Consiglio, dal presidente del Senato, dal sindaco di Roma e dal presidente della Regione Lazio, che venivano sistemate nella chiesa-tendone allestita per i funerali. "Queste le portate via, la cerimonia non ha bisogno di sponsorizzazione" ha detto ai militari che le stavano sistemando. Detto fatto,le corone sono state sistemate altrove, lontano dall'altare.
Don Fabio, intervistato da La Repubblica, ha spiegato i motivi del suo gesto: "Toglievano la vista della messa a chi stava dietro, c' erano diversi familiari". Drastico il giovane don, ma come precisa al giornalista: "Il giorno dopo il fiore è già morto, invece i problemi restano. In un funerale come questo il profluvio di corone costa migliaia di euro. Una sola va dagli ottanta ai quattrocento, soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore?".
Una posizione netta. Ed il motivo è chiaro, proseguendo tra le righe del quotidiano fondato da Scalfari: "C' è rabbia pregressa, è indubbio. Nessuna critica ai soccorsi e alle prime azioni del governo, ma va ricordato che la provincia di Rieti è frutto di uno spezzatino. Un po' tolta da Roma, un po' da Ascoli, un po' dall' Aquila. Il risultato è che per arrivare qui non c' è neppure una ferrovia".
Idee chiare e qualche stoccata alla presenza dello Stato in un momento di dolore come i funerali delle vittime del sisma: "Mi piace l' idea che chi viene da fuori e assiste a un dolore di questa portata si accomodi nella sedie in fondo e aspetti che il protagonista di quel dolore gli dica: "Amico, vieni a sederti con noi, davanti".

  la  repubblica del 31.8.2016

Don Fabio Gammarota: "Ho fatto levare quelle corone, sembravano degli sponsor"

Il parroco di Posta e Cittareale ha deciso di far portare via dai funerali ad Amatrice le composizioni floreali inviate dal premier, dal presidente del Senato, dalla sindaca di Roma e dal governatore della Regione Lazio

AMATRICE - Un prete giovane e alto, la barba curata, si volta dall'altare - che la messa deve ancora iniziare - e ai militari dell'Esercito, ai corazzieri dei carabinieri che stanno sistemando sotto la chiesa-tendone le corone di fiori istituzionali, dice: "Queste le portate via, la cerimonia non ha bisogno di sponsorizzazione". Un accenno di applauso, pochi hanno sentito. Le corone tornano indietro, subito. Lontane dall'altare, fuori dalla chiesa. Sono quattro. Del presidente del Consiglio, del presidente del Senato, della sindaca di Roma e del presidente della Regione Lazio. Vengono appoggiate di lato, lontano dalle inquadrature tv. Il giovane prete è Don Fabio Gammarota, da otto anni parroco di Posta e Cittareale, comuni del Reatino a venti minuti dal sisma. Per una stagione è stato sacerdote anche ad Amatrice. E lunedì scorso è stato un protagonista dell'opposizione (vincente) ai funerali da celebrare all'aeroporto di Rieti.

Don Fabio, perché ha rimandato indietro le corone dei politici?
"Toglievano la vista della messa a chi stava dietro, c'erano diversi familiari. E quei fiori non potevano stare in uno spazio liturgico".

Come, non potevano stare? Ogni funerale, in ogni chiesa, ha corone di fiori.
"Dalla mia parrocchia li ho banditi. Solo lo stretto necessario, se proprio i familiari vogliono".

Perché, Don Fabio?
"Il giorno dopo il fiore è già morto, invece i problemi restano. In un funerale come questo il profluvio di corone costa migliaia di euro. Una sola va dagli ottanta ai quattrocento, soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore? ".

Ecco, veniamo al punto: quelle erano le corone delle istituzioni italiane e romane. Non è che ce l'ha con loro?
"Diciamo, intanto, che se uno vuole fare un omaggio, abbellire una chiesa, non deve poi firmare quell'omaggio, mettere il cartello".

E poi?
"Mi piace l'idea che chi viene da fuori e assiste a un dolore di questa portata si accomodi nella sedie in fondo e aspetti che il protagonista di quel dolore gli dica: "Amico, vieni a sederti con noi, davanti"".

Vede che riecheggia la polemica contro lo Stato centrale. La si sente spesso nelle parole del sindaco di Amatrice.
"C'è rabbia pregressa, è indubbio. Nessuna critica ai soccorsi e alle prime azioni del governo, ma va ricordato che la provincia di Rieti è frutto di uno spezzatino. Un po' tolta da Roma, un po' da Ascoli, un po' dall'Aquila. Il risultato è che per arrivare qui non c'è neppure una ferrovia. Roma ha inghiottito la nostra gioventù.
L'unica risposta a questa ingordigia è sul territorio. Oggi dobbiamo lasciare a terra ogni piccola faida di paese e creare una comunità unica, Amatrice, Accumoli, Posta, Cittareale. Una tragedia come questa può essere superata solo qui e insieme".
 
 



30.8.16

la degenerazione dei cretini in seminatori d'odio , bufalisti , populisti porta alla caccia alle streghe e a scambiare uno con la barba lunga per un terrorista

  Certamente  i cretini  ,  i fobici    sono sempre  esistiti   ma   un tempo   quando internet  non era  diventato     il fenomeno  che  è   oggi    , li  si poteva isolare   e  non prenderli in considerazione  o  (  tesi che non mi trova  completamente  d'accordo  perchè mi  sa  tanto di scarticabile   )    fare    quanto dice    sulla  pagina fb di cronaca italiana  



Renzo Alboretti E' vero ,come in ogni luogo anche sul web ci sono ebeti e bisogna dargli il credito che meritano. Altra cosa sono gli ebeti che su trasmissioni TV dicono idiozie ; giornalisti e politici pagati migliaia di euro all'ora da quegli ebeti e non, che seguono quelle trasmissioni.
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 In quanto  i cretini   non muoiono  mai  e sarebbe  bello che  : <<   senza grandi disturbi qualcuno sparirà\saranno forse i troppo furbi\e i cretini di ogni età (..)  .>>  (  cit.lucio dalla  ) . Ma     oggi  purtroppo  , come dicevo dal titolo ,  il fenomeno    è degenerato  oltre   che nell'ampia diffusione   di  bufale  spacciate per  vere   ,  in  situazioni paradossoli  come  questa  qua sotto   presa  da   la  nuova  sardegna  del   30 agosto 2016


Scambiato per un terrorista, sardo arrestato in Austria

L’uomo originario di Cagliari è stato fermato sul treno Klagenfurt-Roma. Una passeggera: «Vuole ucciderci». Ma era disarmato, rilasciato dopo una notte
 



Paura a bordo. A diffondere la notizia sono stati due giornali austriaci, tra cui il Kleine Zeitung, edito in Carinzia e principale quotidiano d’Austria. In Italia la vicenda è stata riportata da Marco Di Blas nel blog Austria Vicina che cura per il Messaggero Veneto del Gruppo Espresso. Il fatto è accaduto dopo che l’Euronight 235, che collega ogni notte Vienna a Roma (unico treno a unire i due Paesi) aveva lasciato alle 23.35 la stazione di Klagenfurt. L’arrivo a Roma era previsto a metà mattina. Ma il viaggio si è interrotto bruscamente subito dopo la partenza. Il giovane originario della Sardegna avrebbe avuto una discussione vivace con alcuni passeggeri. E la donna diretta a Villach insieme ai suoi due bambini, ha avuto paura di trovarsi di fronte a un terrorista islamico. Per questo si è rifugiata nella toilette e ha chiamato la polizia. La telefonata ha fatto scattare immediatamente l’allarme. Dopo l’attacco con ascia sul treno a Wuzburg, l’assalto ai macchinisti in Svizzera e la sparatoria nella scuola di Monaco di Baviera, la polizia ha pensato al peggio.
L’allarme. Si è deciso di intervenire immediatamente alla stazione di Villach. A bordo sono salite 10 pattuglie e gli uomini del reparto Cobra. Per ragioni di cautela, tutti i binari vicini sono stati sgomberati. Il presunto terrorista è sceso senza protestare, i poliziotti lo hanno circondato e accompagnato nel centro di detenzione. Con sè non aveva armi, nessuna pistola o fucile è stata ritrovata sul treno. L’ipotesi è che l’uomo, in preda a un forte stato d’agitazione, abbia pronunciando frasi senza senso terrorizzando gli altri passeggeri.
La denuncia. L’associazione Sportello dei diritti punta il dito contro il clima da caccia alle streghe e invita alla cautela. Il presidente Giovanni D’Agata dice che il giovane originario di Cagliari è stato vittima di un eccesso di xenofobia e sottolinea che «agli italiani capita spesso, molti sono stati maltrattati». Più in generale «lo straniero che per sua sfortuna dovesse andare in giro con abiti e atteggiamenti dimessi o in preda a uno stato di disagio psichico, di questi tempi corre il rischio di essere
scambiato per un terrorista dell’Isis. Non è un azzardo – conclude D’Agata – invitare il nostro governo a prendere posizione». Perché, ribadisce il presidente dell’associazione, «i nostri concittadini devono essere tutelati da possibili soprusi al di là dei confini italiani». (si.sa.)

L'estate sta finendo ed tempo di coserve e di surgelare le verdure


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L’estate comincia a sgranarsi, tra giornate impercettibilmente più corte e serate che invitano a coprire le spalle, per ripararsi da un brivido di umidità imprevista. Ed eventuali  ( salvo  clima  impazzito  )  piovaschi .Iniziano  i giorni in bilico   tra  gli. ultimi giorni  di  vacanze  \  ferie ( salvo  quei pochi  snob e lavoratori  estivi   che decidono di prendersele in settembre  ) per  chi  se  lo può permettere e



 la  ripresa    al solito tram tram  scolastico    lavorativo  .
  Solo l’orto sembra non accorgersene, carico com’è di tutto il sole agostano. Certo, le temperature sono state meno spinte dell’anno scorso, tanto che i vignaioli — soprattutto da metà stivale in su — pregano ogni giorno Giove Pluvio di lasciare ancora le briglie sciolte al sole, per far arrivare l’uva a piena maturazione.
Frutta e verdura per fortuna non hanno bisogno di intercessioni metereologiche. Pomodori e melanzane, prugne e nettarine sono ottime — specie se le lasciano maturare sulle piante — e abbondanti, perfette per organizzare il rito delle conserve.
I giorni sono quelli giusti, in bilico tra gli ultimi momenti di vacanza e la ripresa lavorativa, tra l’ennesima lavatrice da caricare e le prime incombenze cittadine. Non esiste regola fissa: c’è chi ama condividere pentole e vasetti e chi preferisce dedicarcisi in beata solitudine. In un caso o nell’altro, senza fretta né ansie da prestazione, approccio per altro impossibile, visto la lentezza del procedimento.
Una volta deciso il cosa e il quanto, diventa dirimente il medium prescelto: sale, zucchero, aceto, olio, sotto vuoto, affumicato.                                  Come in un caleidoscopio gastronomico, i cibi da conservare si combinano in modi differenti, a volte perfino inusuali. I capperi, per esempio, si trovano benissimo con quasi tutto: sale, olio, aceto. Il siciliano Corrado Assenza preserva il profumo prezioso di quelli più piccoli utilizzando addirittura il miele, a patto che sia delicato e fluido per non
prevaricare. Cipolle e cipolline attraversano  per intero lo spettro delle conserve, dalla confettura al sottaceto, a seconda delle dimensioni. I pomodori, invece, diventano confettura o sottoli a seconda del grado di maturazione: la trasformazione di quelli verdi vanta uno stuolo di appassionati entusiasti, esattamente come per la mela cotogna, a metà tra golosità e memoria d’infanzia (ovvero la cotognata).Ma non di soli ortaggi vivono le conserve, se è vero che il tonno è tornato a correre — così l’hanno battezzato, tonno di corsa — nel Mediterraneo. Dopo anni di appelli angosciati e  di conseguente drastica riduzione delle quote pesca, il ripopolamento ha avuto il successo sperato. Così, lungo il Tirreno, tra Toscana e Sardegna e poi giù verso la Sicilia, la rotta obbligata dei bluefin  verso i fondali propizi alla deposizione delle uova in estate ha incrociato con più frequenza ami e tonnare. E visto che il tonno sottolio piace perfino a chi non ama il pesce (magìe delle conserve), forte è la tentazione di metterlo in barattolo. Lavato in acqua salata super bollente per togliere tutto il sangue, poi cotto al vapore e asciugato benissimo è pronto per il tuffo nell’extravergine,
magnifico antipasto di fine estate. In caso la produzione casalinga vi atterrisca, compratelo in latta o vasetto, meglio se conservato in extravergine (gli altri oli sono generalmente pessimi ed è impensabile che non influiscano sul sapore del pesce). E poi occhio ai numeri: secondo le suddivisioni delle aree di pesca stabilite dalla Fao, il Mediterraneo corrisponde al trentasette. E pazienza se non riuscite a tagliarlo con un grissino.

 Jars with vegetables colorful
Certo  conservare il cibo “è ansia   allo stato puro”, ha scritto  il sociologo Girolamo  Sineri. Ma è anche una  scommessa sul domani:  “chi farebbe mai più marmellate se non  avesse la speranza di vivere almeno il  tempo di poterle mangiare?” L'Ansia e fiducia: ecco i primi  ingredienti che alimentano la cultura  della conserva. Elaborare metodi  efficaci per mantenere i prodotti  vegetali e animali, e poterli utilizzare  ben oltre il loro ciclo “naturale” di vita, è stata nei secoli una delle principali  strategie per affrontare il problema della fame  specie    in tempi di povertà  e di  guerra  . Il metodo più usato fu quello dell’essiccazione, praticata al calore del  sole (là dove il clima lo consentiva) o col fumo (nei paesi freddi) ma più  normalmente, e dappertutto, col sale, protagonista di primissimo piano della  storia dell’alimentazione — e della  sicurezza alimentare. Altro  fondamentale protagonista di questa  storia fu l’aceto. Più costosi, più “tardivi”  furono l’olio e lo zucchero. Sostanze, in  ogni caso, che rendono conservabili i  prodotti solo a costo di modificare il loro  gusto d’origine, in modo più o meno  radicale. Lo stesso principio —  manipolare e modificare le qualità  naturali degli alimenti — valeva per la  tecnica della fermentazione, decisiva  dal punto di vista culturale oltre che  nutrizionale, come espressione della   capacità umana di volgere a proprio
vantaggio, controllandolo, un processo  naturale di per sé negativo come quello  della putrefazione.
Da questa capacità nacquero, nel  tempo, invenzioni straordinarie come i  formaggi e gli altri derivati del latte, i  prosciutti e gli altri salumi, le verdure  (crauti, rape e compagnia) che  integrano la fermentazione con la  salatura. Per queste vie i metodi di  conservazione degli alimenti, messi a
punto sotto l’impulso della fame, hanno  ben presto oltrepassato tale dimensione  con una sorta di “trasferimento  tecnologico” che li ha visti applicati  all’alta gastronomia: così sono nati i  prodotti fini destinati al mercato: salumi, formaggi, confetture, tanti prodotti che oggi costituiscono una parte fondamentale del nostro patrimonio gastronomico. Si rivelano in  tal modo legami sottili, forse
insospettabili, fra il mondo della fame e  il mondo del piacere.
L’invenzione non nasce solo dal lusso  e dal potere, ma anche dal bisogno e  dalla povertà — ecco il fascino della  storia dell’alimentazione: scoprire come  gli uomini, con il lavoro e con la fantasia, hanno cercato di trasformare i morsi  della fame e le ansie della penuria in  potenziali occasioni di piacere.

  altri consigli li  trovate  , oltre  che   sui  siti  riportati  all'inizio   del post  ,    sul numero   di domenica  scorsa  dell'inserto la domenica  di repubblica     (   da  cui  è  deliberatamente  tratto  il post  d'oggi )  pagine  10-12  qui  il  file 
 







In piazza Duomo a Firenze la bottega dei colori che resiste al mangificio., Il negozio di vinili che dice no al Black Friday: «Clienti da tutta la Toscana, il nostro segreto è la roba popolare»

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