2.10.16

La colonna Immonda di Matteo Tassinari

giovedì 22 settembre 2016

Prima dell'Aids

Matthew McConaughey nei panni di un malato
di Aids in "Dallas Buyers Club" del 2014
La       colonnaimmonda
        di Matteo Tassinari       
Che cosa direi a chi considera l'Aids una punizione divina? Niente, perché è già stato il suo cruccio. Dio l’ha punito infettandolo con un pensiero così malsano, impietoso e spietato, che non gli renderà facile la sua vita. Com'è immorale che nel 2015, quindi 20 anni da quando sono stati scoperti i primi farmaci utili ed efficaci, mentre ancora popoli interi sono decimati ogni giorno di Aids perché non hanno accesso ai medicinali anti retro virali e vivono in condizioni di assoluta indigenza ed estrema povertà ad ogni topo.
Puttanate dette con piglio da luminari, ascolti corsari, è morto Franco, riformulazioni maldestre, trasformazioni bigotte, farmaci che improvvisamente mancano e alle 3 di notte bisogna ricorrere alla Guardia Medica che non c'è mai perché è in giro per la notturna a mettere cerotti e bambagia. Poi leggi i soliti titoli, corsivi scritti da saccenti soloni che lasciano il vuoto di sempre coi loro punti di vista. Ed è una lotta quotidiana per chi è colpito da questa malattia. Le persone affette da Aids, però, hanno risvegliato l'amore più tenero e li affetti amplificano la loro presenza, in hi crede che abbiamo un'anima. In altri che magari lo avevano relegato al di fuori della propria vita, dimenticandolo.
 Circuiti         mentaliimpazziti 
La battezzarono da subito come la "Peste del Millennio entrante" e via di questo passo a scomodare passi biblici sull'Apocalisse o aforismi del solito dell'aforista (e basta) Oscar Wilde che ha proprio rotto con la "La Recherche" o il testo sul tempo perduto. Una genere letterario votato al disfacimento perverso che gode solo quando il dolore lo vivono è degli altri, i noir, i dark, gli pseudo nichilisti, si limitano a cercare di darla da intendere che soffrono molto anche loro questo mondo sporco, brutto e cattivo. In realtà stanno benissimo, anche se, nella loro visione distorta delle vicende, l'essere malato di Aids ha un suo fascino, sembrerebbe assurdo, ma è così, all'interno di un circuito mentale impazzito dove la sfiga trova, paradossalmente, il suo perché.
E' che gli piace offrire agli altri una figura di se sofferta, vissuta, controcorrente, i fascino del maledetto, come se questo illuminasse al neon la loro immagine di figuro maledetto o similari. Non è uno scherzetto per chi ci vive con queste paranoie per decenni, ma anche per pochi mesi. Notare la solidarietà a chi si offre perché ti ritiene diverso a causa dell'Aids, qualcuno che possa farti vibrare il senso della curiosità sadica, pervertita e spietata. Ma ognuno beve nel proprio bicchiere.

 Perenne  Penne in Pena
prive d'inchiostro
Giornalisti acritici, sena penna, privi di potere contraddittorio perché ignoranti della patologia medica, che dai primi anni dalla scoperta dell'Hiv grazie allo scienziato Luc Montagnier immunologo, biologo, virologo e professore all'Istituto Pasteur di Parigi. Siamo incrostati da quella visione manzoniana degli untori, una visione ingenua e carica di moralismo. Di ignoranza. Tutto quel mondo che può renderti la malattia più leggera o può caricarla di una sofferenza assurda e evitabile e forse per questo ancora più intollerabile.
Fate una prova con voi stessi: come reagireste se sapeste che il cuoco del vostro ristorante preferito ha l’Hiv? O la tipa che fa ginnastica proprio vicino a voi? O la maestra di vostro figlio? Poi, improvvisamente, salta fuori un film geniale, girato con autentica cognizione di causa, capace di toccare profondità umane oceaniche senza andare alla deriva del ridicolo pur affrontando il dramma anche con ironia e per quel che si può: “Dallas Buyers Club”, del regista Jean-Marc Vallée. Il film porta il pubblico al peggio della crisi dell'AIDS, dove la malattia era una condanna a morte, con terrore e ostilità. Il miglior movie del 2013.
Charlie Sheen, malato di Aids,
indossa una maglietta con scritto:
"Siate positivamente negativi"

117 minuti esplorativi di un periodo sconosciuto, capito troppo poco perché se ne ha paura e in pellicola rende il punto preciso di tutte le inquietudini che si viveva durante i primi anni '80. Lasso di tempo foriero di gag, diktat, dettami, comandi, direttive, norme, regole, diktat, delibere, polizia, 118, Pronto soccorso, flebo, prescrizioni mediche, direttive, disposizioni per una dura condizione non negoziabile, regolamenti draconiani, queste e altre sono le limitazioni che hanno vissuto in modo particolare i primi malati di Aids nel 1982. Prima lo chiamavano Htlv3, poi Htl e basta, fino a giungere al semplice Hiv di oggi, pensando che non riguardasse alla gente "normale". Mi dispiace, ma la realtà è assai diversa e infelicemente .
Jared Leto
In maniera più che pungente, direi in modo brutale, la gente leggeva di un nuovo virus che succhiava il sangue come un vampiro per infettarlo a vita: "La morte del secolo", "L'epidemia del Pianeta", "Pandemia totale". I giornali sguazzano nel fango come il Titanic prima di affondare, andando a nozze con la gente che non s'accorse di non sapere nulla, abbindolata dalla disinformazione dei media, anch'essi coinvolti nella disinformazione per interessi di bottega o per seguire la linea editoriale dettata dal direttore o chi per lui
Ma è pur vero che alcuni scienziati affermano che l'idrogeno, poiché sembra essere ovunque, è la sostanza basilare dell'universo. Non sono d'accordo. Io dico che c'è molta più stupidità che idrogeno e che quella è la vera sostanza costitutiva dell'universo. aforismi sciocco. Ma ad azzeccarci, alla fine, è la gagia, algida, diafana e brava attrice Tilda Swinton: "La stupidità è una sorta di cecità, di sconnessione dagli altri. E in quest'atmosfera la malvagità si radica". CENTRO! "Dallas Buyers Club" è un'agghiacciante vittoria della potenza imprevedibile dell'emarginato, anzi della disperazione del malato terminale.
Fatti da "froci"
Certe cose,
non si fanno
La gente parlava, e pensava, proprio in questi termini. "In fondo sono cose che a me non riguardano" e oggi ci ritroviamo con i reparti infettivi colmi di 70enni malati di Aids conclamato con moglie, nipotini e prole a carico che ti guardano con volto burbero e dubbioso, come se a loro l'Aids l'avessero preso giocando con le farfalle, perché non era vero, dicevano, che erano andati a puttane, non potevano dirlo per la moglie i parenti e amici.
Era uno spettacolo davvero pesante per le moglie, figlie, amici, ma vedere la faccia di quelle persone che pur di non dire ch'erano andate a puttane si arrampicavano sugli specchi dicendo improbabili giustificazioni a cui nessuno credeva. Nella loro immane tristezza e deprimente condizione, era penoso vedere il pesante silenzio di questi 60enni con l'Aids che cercavano di discolparsi in tutti i modi, rendendo ancora più scabroso e insidioso il loro status. 

Gente con non avrebbe mai pensato di ritrovarsi in quelle posizione. Micidiali i tentativi d'inventare incredibili falsità, pur di non ammettere d'aver avuto rapporti sessuali con una prostituta, o magari un trans, avrebbero giurato di aver visto un cavallo volare. Pantomine ardue e sgraziate che ad ogni parola in più, il "disonore" e il turbamento aumentavano senza misura e la verecondia, caratteristica di chi rifugge da ciò che offende il pudore.
Come quella ormai vecchia canzone di Fabrizio De André, quando un professore in età già avanzata di giorno punta il dito alla puttana denigrandola pubblicamente assieme agli amici come pubblica moglie, però sarà colei che la notte stessa stabilirà il prezzo alle sue voglie. Metafora per dire come sono poveri e umani i meccanismi che animano le anime. Comportamenti viscidi, inaccettabili, ma anche teneri, graziosi nella loro intima natura puttana, nel loro primo e intimo risveglio malato, trattandosi di un'amore fra gente che vive abbarbicata a flebili speranze e dolorose notizie che il tempo rende il tutto tortura! Sono gli anni dalle spalle larghe, quando nelle giacche i sarti mettevano cuscini per fare, appunto, le spalle larghe. Mai capita 'sta moda dall'aria nazista, sembrava il look della Gestapo. Sono i primi anni 80, quando le creste di gallo a Londra non si contavano tante erano durante i primi anni di Aids, quando si diceva che a prenderlo erano solo i "froci", persone che morivano molto lentamente e menavano una vita "perversa". 
Aspetto brutale, l'essere destinati alla deriva e all'impotenza combinata alla paura vera, scoprire, giorno dopo giorno che gli arti non rispondono più e capisci che qualche cosa di inaccettabile, diverso da tutto quello che avevi visto fino ad allora s'avvicina e s'inizia a contare tutto, senza drammi, ma succede. Così ci sarà l'ultima doccia, l'ultimo pranzo, l'ultimo sigaretta, l'ultima volta che vedi una persona e non lo dici ma lo sapete entrambi, l'ultima mail inviata, l'ultima cavalcata, l'ultimo vestito e così tutto diventa ultimo. L'Aids è la malattia del peccato, per la gente "comune". Non si riesce a capire, cazzo!, che come tutte le malattie anche l'Aids è un tempo per vivere. non un modo di morire. Provate voi a pensare, ad esempio, se un sieropositivo dicesse a qualcuno la propria condizione. Quello andrà col pensiero ad una trasgressione, ad una vita dubbia, ambigua o quanto meno equivoca e state certi che sarete depennati dalla sua agenda. Certo, perché esistono abitudini che è più onorevole trasgredire che seguire. Mentre puoi dire a tutti che hai messo su un By pass al cuore per riscuotere melensi rassicurazioni sul fatto e stucchevoli piagnistei svuotati di pietà. Poco male.
Ormai non   passa giorno che non si faccia dietrologia balorda su qualunque evento, dall’11 settembre all’Aids
Ed Harris nella versione   cinematografica del romanzo
di Michael Cunningham “Le ore”, diretto nel 2002 da Stephen Daldry
Superbo
 Strepitoso
Spettacolar e
Jared Leto
Leto, chiamato ad interpretare Rayon solo un mese prima dall'inizio delle riprese, si è calato in modo strepitoso nella parte di un transessuale indossando i vestiti del suo personaggio per tutto il periodo di registrazione, pause comprese, talvolta anche dopo il set ed i ciak, e a pisciare si metteva a sedere sulla ciambella.
“Se dovevo pisciare - spiega Leto - mi sedevo sul water come fanno le donne. Questo comportamento mentale rapportato a tutti i momenti della giornata, mi ha dato una certa sicurezza, visto che non avevo mai fatto  ruoli femminili. Cercavo di scovare il mio lato femminile e gonfiarlo fino all'esplosione. Vivevo da donna, in modo spropositato, proprio come fanno i transessuali, che amplificano i comportamenti femminei in modo eccessivo, volevo far luce soprattutto ai lati delle donne in contesti disperati”. Leto è Rayon, trans malato terminale di Hiv e volontario per testare nuovi farmaci e vedere gli eventuali effetti collaterali. Una cavia.
 "Sto da Dio sui tacchi!"
Copertina del film
Personaggio che ha richiesto una dieta che ha ridotto l'attore, già magro di suo, ben quindici chili in meno. "Rayon mi ha affascinato immediatamente. Ha cuore, testa (quando è lucida). E' divertente, educata, provocante. E poi… sto da Dio sui tacchi! Avevo un’idea precisa del ruolo. Un uomo che vuole vivere come donna, non una drag queen, non un cliché, ma una persona reale con sentimenti uguali. Ci sono dettagli che aiutano a farti sentire subito più donna. Un rossetto, il colore della parrucca o indossare calze in rayon coulisse con nappe. Depilato è davvero una strana sensazione quella delle gambe che si toccano, si sente tutto in maniera differente. Interpretare Rayon è stato un grande impegno emotivo, spirituale e fisico. Penso che un po’ di sofferenza non fa male e le cose grandi nascano dai grandi sacrifici” dice Leto, il miglior transessuale del cinema hollywoodiano. Niente a che vedere con Priscilla o la Regina del deserto, i cinefili o più semplicemente chi va spesso al cinema, ha capito.
 Anni'80:
case farmaceutiche
impazzite!
Jean-Marc Vallée è il regista della storia basata sulla vita di Ron Woodroof, un Matthew McConaughey a 59 chili. C'è da rimanere paralizzati dalla sua magica interpretazione di un elettricista texano che dopo aver fatto le analisi del sangue scopre la sua sieropositività a causa della sua vita sessuale promiscua e spensierata.
Il regista Jean-Marc Vallée
Regalandoci l'interpretazione della sua carriera, che non è caratterizzata solo da una trasformazione fisica sorprendente, ma da profonda compassione e coraggio. Il ritratto di un uomo che ha trovato un modo per aggrapparsi alla vita, costruito dal regista Jean-Marc Vallée, imprimendo una scenografia pulita ed essenziale che non indulge mai al patetico, rivelando con occhio felice l’ambientazione affidandosi agli attori nel far emergere le forti emozioni reali, infondendo al film un ottimo umorismo senza dimenticare mai che la posta in gioco è terribilmente seria. Siamo nei primi anni ‘80 e i medici non sanno che fare. Le case farmaceutiche, impazzite dal momento favorevole ai loro budget annuali, si sbizzarriscono e cercano in tutti i modi di proporre vecchi farmaci in disuso per deviarli nei protocolli della Farmacopea internazionale dei farmaci contro l’Aids.
"G razie all’ex Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan"
E’ le case farmaceutiche del settore ringraziarono Reagan per la veloce approvazione di un farmaco così moderno ed "efficace": L'Azt. E' stato un momento assurdo, sconosciuto, privo d'atti di pietà, cinismo pagato con la vita di migliaia di pazienti in cura con l'Azt che nessuno ha saputo, lo sanno solo chi ha avuto la sfiga di fottersi con un virus d'origini tropicali e dove i miliardi di dollari fioccavano come giuggiole. I fatturati dellaGlaxoSmithKline (casa Farmaceutica delle pillole) ringraziano pubblicamente per la carta bianca che le hanno  lasciato. Epperò davvero un peccato che l'Azt nel frattempo di prove abbia ammazzato, lo dicono le carte dei processi e scienziati e tutti i dottori impegnati nella vera lotta contro l'Aids, migliaia di persone per Leucemia e tumori non-Hodgkin e altri. pareva l''evento del secolo, come avessero trovato il vaccino. Per poi, dopo 11 anni, hanno detto: "E' un nucleosidico della timidina, proposto come antineoplastico, ma abbandonato perché poco maneggevole e troppo tossico".Grazie al ....o. Ma prima non lo sapevano?
Ci sono voluti 11 anni di assunzioni e migliaia di morti prima di capirlo! Azzardo un paragone visionario per non scrivere folle: se pensiamo al fascismo, altro virus assassino, è servito più tempo ad estirpare il seme del male, se poi consideriamo che non è ancora finita, allora siamo proprio di coccio! Andate a vedere a Premilcuore, città natìa di Benito Mussolini, quanta tour vanno ad omaggiare la cripta che è stata offerta a chi ha ucciso milioni di soldati. Chiedete in giro cosa pensano del Pelato bisex. Siamo ben lungi dall’aver sradicato definitivamente questo male supremo del nostro tempo. Le sue radici sono profonde e come un fiume carsico attraversano diverse sinapsi di cervelli bacati, probabilmente. Virus dal nome antisemitismo, razzismo, imperialismo, ordine e disciplina e il folle culto della razza pura, ariana. Voglio dire, non c’è solo l’Aids nella dimensione della banalità del male. Molte personaggi, in vita bestie, non mi riferisco solo a Mussolini, sia chiaro, oggi godono di una vita o una piazza dedicata ai loro maledetti comportamenti.
La mortalità feroce di  quegli anni
Riempire i reparti




 Ancora. Non si sa quasi nulla del virus, ne da dove arriva, come si è materializzato, perché tutto così in fretta, quali i controlli, alcune case farmaceutiche che improvvisamente salgono in borsa i titoli. Niente, non si sa nulla, ne della reazione istituzionale, ne delle sue origini, ne delle conseguenti "indagini" effettuate dalla CIA a suo tempo assieme all'OMS, Organizzazione Mondiale Sanità. Sempre a metà degli anni 80, l'Aids mise davvero in ginocchio ogni tentativo, anche momentaneo, per arginare almeno la mortalità feroce di quegli anni.
La sgradevole verità è che l'Aids, come sette secoli fa la peste e cinque le malattie infettive euroasiatiche che sconvolsero e quasi distrussero le popolazioni indigene d'America, è un frutto avvelenato della globalizzazione. I microbi non pagano dazio e non s'arrestano alle frontiere. Per questo tanta paranoia spesso in giustificata, altrimenti sarebbe l’ennesima epidemia africana all'insaputa di tutti per la mancanza d’informazioni utili, la superficialità epidermica del volgo penserà a fagocitare il resto.
C’è chi azzarda nell'articolare, con autorevole piglio e stile persuasivo, modo di fare fresco. In quel periodo, come sempre, molte case farmaceutiche avevano farmaci da smaltire in magazzino e persone molto potenti, non politici ma eminenze grigie che gravitano attorno alla Farmacopea come affare e business, incuranti della salute reale dei pazienti e delle loro reali reazioni ai farmaci da loro promossi in modo feroce e cinico. Sono stati capaci di creare una realtà operativa farmaceutica favorevole a nuovi investimenti a caso, affinché alcuni farmaci in disuso tornassero in pieno vigore per essere poi impiegati nella lotta contro l’aids. Fino al 1995 quando sono arrivati i primi medicinali un poco più efficaci e meno bla bla bla.
Capovolgiment
di       patologie
Come l’Azt, che per effetti collaterali ha ucciso migliaia di persone a causa di Leucemie varie provocate da quel farmaco ora vietato, ho perché ha provocato migliaia di tumori che sono costati molti morti. L’Azt  uscì come un anti tumorale negli anni ‘50. Reagan, preso dalla paranoia della situazione creatasi, disse subito “SIIII, datemi l’Azt”, spalancando le porte al “farmaco miracoloso”, rivelatosi poi un grande carnefice provocando migliaia di vittime. Prima ancora, chi conosce dall’inizio la questione potrà ricordarlo, c’erano stati altri medicinali, come la Sintomodulina o Tp1Serono ed un altro che ora non ricordo.
Il dilemma, infatti, è che siamo in un periodo che non c’erano cure autorizzate e la ricerca farmacologica era in alto mare così come la prognosi per Woodroof, quindi nel film, è di un mese di vita. Dopo lo spavento iniziale, l’elettricista texano affronta di petto la novità che lo trascina in un mare di guai impregnati di pregiudizi omofobi.
 Traffici        impropri
Decide di testare su di lui i farmaci sperimentali che gli davano in ospedale. Inizia così per l'uomo una spola tra Texas e Messico, un viaggio della speranza e disperazione per portare nei confini americani in qualsiasi metodo i farmaci furtivi frutto di traffici impropri, favori di infermieri, fino al Messico il traffico del mondo, dove trovi di tutto, da un polmone ad un AK-47 o Kalashnikov.
Woodroof comincerà ad essere un punto di riferimento preciso per chi non si fida dei presidi ospedalieri americani, e decide l'uso alternativo, con altri malati di aids, creando un club d'acquirenti con tanto di rata ogni mese, divenendo per numerosi terminali l'ultima illusione o possibilità. Il movie ha vinto sei Premi Oscar, tra cui miglior film e migliore attore protagonista e non protagonista assegnati a Matthew McConaughey e Jared Leto. I cambiamenti fisici dei due attori è formidabile. Per entrambi un notevole calo di peso, capaci di strepitose performance che gli sono valse un Golden Globe a testa.
 L’impronta commedy
Da notare, nonostante la drammaticità degli eventi narrati, la stupefacente narrazione della comedy che rende il disagio in modo più attenuato e forse realistico. Emergono eclatanti personaggi come il prete alla frontiera, oltre ad un McConaughey impagabile e che avrebbe meritato un Oscar per l'imprimatur e l'intensità che da al suo personaggio, una scossa di imprevedibile energia stupefacente, con quello sguardo al tempo stesso disperato e stimolante. Un film intenso, costellato da sofferenza, dolore e rabbia, morte e resurrezione. Una battaglia per il diritto alla vita che potrebbe toccare tutti. Il problema, se tale possa essere considerato, non è un film tragicamente vero e credibile. Ma va detto.
Senza fare quelli che hanno la puzza sotto al naso, va detta una cosa. Molto spesso, gli attori americani, quelli più illuminati intendiamoci, non Michael Douglas o Tom Cruise, riescono a imprimere grazie al loro potere contrattuale o al loro carisma, delle svolte importanti a progetti di film complicati e personaggi che da altre parti non nascono. Sarà paure di essere giudicati rozzi a cui piace il cinema di pancia, che rabbia, ma và detto che spesso il cinema americano riesce a creare meglio di tutti preziosi movie dalle profondità oceaniche.
Per evitare le multe del governo per i trafficanti di farmaci non approvati, Ron creò un centro per malati terminali di Aids o anche solo sieropositive, offrendo a loro l'accesso ai farmaci che il Sistema Sanitario americano vietava. Un privè del dolore, ma non solo, un luogo dove il passavoce regnò per anni allargandosi a livelli preoccupanti  per persone che non gli bastavano le risposte monche e tentativi fasulli che la medicina dell’epoca offriva. Mi riferisco in particolare modo al'assunzione di milioni di persone che per decenni hanno preso l'Azt, ora vietato perché ti toglieva parte dell'Aids, ma ti faceva morire di Leucemia. Quanti conoscenti sono al Camposanto a causa di questa pazzesca Metodica Sanitaria, come potremmo chiamarla altrimenti? 
Matthew McConaughey 
Il film da spunto anche per gli storici improvvisati al bisogno, ossia chi dice che l’Aids è una truffa, e l'Hiv non sarebbe responsabile della morte delle persone. Dio, quanto sono stupide queste persone, il fatto è che sono anche tante, alcune anche malate di Aids. Dico, lo vedi sul tuo corpo quel che succede, come cambia, che bisogno hai ancora di sindacare il dettaglio minuzioso teorico - solo teorico - un ragionamento bizzarro, ma soprattutto pericoloso, perché illude le persone. Le illude perché in soldoni, questi poveri sciocchi, in buona sostanza, affermano che l'Hiv è una palla, una bugia. Uno può pensare quello che vuole, ma non può discettare giudizi col taglio dell'accetta o con la punta del fioretto. Sono in tanti, decisi e battaglieri, convinti di aver ragione fino in fondo impossibile instaurare o impostare un dialogo. E' impossibile. Intanto loro sono negativi al virus, chi ce l’ha sa benissimo che l’Hiv è reale. Non so perché, ma il circuito culturale legato al pianta Aids è dei più cangianti e variopinti. Trovi di tutto. Tossici, ex tossici, prostitute, trans, gay, lesbiche, eterosessuali, fino a scoprire che è davvero trasversale questa infinitesimale cellula che per vederla si deve usare il microscopi di alt livello. I titoli inutili come: “l'Aids torna a fare paura” (perché, aveva smesso?) sono peggio dell'inutilità, ma entrano a far parte di chi non sa cosa dire, ma non vede l'ora di dirlo.   

 Il preservativo non
va messo in testa,
Presidente!
Oppure: “L'Aids schiaccia l'Africa. La nuova sfida del secolo”.La sciatteria con cui è stato trattato l'Aids è di dimensioni colossali. Ricordiamoci anche dei “bravi” politicanti come Valter Veltroni che andando in Africa scoprì i malati di Aids. Tornando a Roma, deciso, afferma agli organi di stampa tutti che quando finirà di fare politica sarebbe andato in Africa ad aiutare chi muore di Aids dicendo: “Prima regola, mettere a tutti il preservativo!”, che è un primo passo, ma il fatto è che lo dice da vent'anni. Onorevole Veltroni, il tempo passa veloce, e lei ha 67 anni. Quando pensa di andare in Africa ad aiutare i morenti d'Aids, come aveva detto di ritorno dal Continente nero? La vita prosegue, ed il "politicamente corretto" Valter se dimenticato tutto o forse sta meglio a Roma al fresco dell'aria temperata del Parlamento. Concludo scrivendo che questo episodio la dice lunga sul Pd.

Parevano galleggiare nell'aria come un manto marrone si stenderebbe sulla spiaggia, arenato come s’abbandona un cetaceo alla privazione d'aria nei polmoni per essersi spiaggiato

I fatti di Cagliari chi è più idiota le suore che cedono ai genitori che ragionano con il ... cioè come salvini e company o i genitori ? e altre storie

La  risposta   alla  domanda  è  unica : sopno entrambi  ....    nè  più ne' meno  .  Ottima la  tecnica  del  silenzio   cioè  nel  non rilasciare  dichiarazioni   alla  stampa  da  parte   delle  responsabili  dell'edificio scolastico   e  di fare pressioni tramite  wzp   sui genitori    per  non rilasciarle  . Peccato che  la  tecnica    del silenzio  per  non  alimentare  la  cosa   abbia  ottenuto l'effetto contrario    cioè  se  ne parla   ancora di più  .  Alcuni genitori  (  sia  i  salvinisti  che i non salvinisti  )  diranno   si  è trattato di  un equivoco    e  che  la  stampa  ha  ingigantito le    cose  .  Ma  allora  se  cosi fosse  perchè   le  suore  chiedono  ai genitori   di  non rilasciare interviste   ai media    davanti alla  scuola ?   non  era più  semplice rilasciare  , anche  se  poco sincero  un comunicato stampa   dove  si  diceva  la  loro versione  ?
ecco  i fatti

da la  nuova  sardegna  1\10\2016


Cagliari, razzismo a scuola: bagni separati per gli allievi migranti. Ma il caso è rientrato
Inquietante episodio di discriminazione nell'Istituto parificato religioso Nostra Signora della Mercede. I piccoli erano sbarcati in Sardegna senza genitori




CAGLIARI.
I bambini non volevano andare al bagno, non in quello destinato anche ai compagni arrivati dall’Egitto e dall’Etiopia. Probabilmente messi in guardia dai genitori non volevano rischiare chissà quale contagio. Per questo la direzione dell’istituto parificato religioso Nostra Signora della Mercede aveva preso una decisione che rimanda all’apartheid sudafricano: servizi separati, qui i bianchi e là i neri.
Ma non è finita: alcuni genitori, già impauriti davanti al pericolo che i loro pargoli s’ammalassero, avevano manifestato il timore che i due bimbi senza famiglia, sbarcati a Cagliari tra giugno e luglio, avessero tendenze violente. La ragione? Il loro vissuto, le sofferenze patite nei paesi d’origine, la perdita della madre e del padre, una matrice sociale certo lontanissima dal mondo dei ragazzi cagliaritani, tutto iphone, pokemon e playstation. Insomma: tante minacce contenute in due bambini di dieci anni, ospitati in una casa famiglia e iscritti alla quinta elementare con tanto di insegnante di sostegno perché la loro vita avesse una prospettiva. Minacce patite al punto da indurre due coppie di genitori a ritirare i loro figli da scuola malgrado frequentassero classi diverse da quella dei due piccoli migranti.
Ora è tutto rientrato, i servizi igienici sono di nuovo aperti a tutti, neri compresi. Ma perché alla scuola di via Barone Rossi cadessero i pregiudizi e tornasse il conformismo tipico della cagliaritaneria c’è voluta un’assemblea generale, dove le due tutrici degli scolari migranti - le avvocate Marina Bardanzellu e Maria Antonella Taccori - hanno spiegato con grande impegno e pazienza quanto era scontato: nessun rischio per la salute, i due ragazzi erano entrati in aula coi certificati dell’Asl, dopo visite accurate e controlli clinici rigorosi. La violenza poi, bastava guardarli: «In pochi mesi hanno imparato a parlare e a scrivere in italiano - spiega l’avvocata Bardanzellu - sono ragazzi dotati di un’intelligenza viva, attenti e scrupolosi, educati e gentili».
E le suore mercedarie? Alla richiesta del cronista di un colloquio telefonico la risposta è stata: «Non rilasciamo interviste, arrivederci». Su altre testate filtrano spiegazioni prive di autori dichiarati: «Non è stato razzismo, solo disinformazione». A spezzare una lancia in favore dell’istituto scolastico è l’avvocata Bardanzellu: «I ragazzi musulmani sono stati accolti e inseriti - spiega la tutrice - e questo va riconosciuto. Poi si è verificata una catena di situazioni complicate, per le quali ero sul punto di rivolgermi al giudice minorile». La ragionevolezza - e il rispetto della legge - si è fatta strada dopo una decina di giorni, in cui le suore si sono trovate a lottare tra il rischio di perdere studenti e quello di passare per una scuola del Missouri: «Alla fine è arrivato il chiarimento - taglia corto Bardanzellu - questo è l’importante».
Un commento, nell’indignazione palpitante registrata dai social network, arriva da Angela Quaquero, presidente dell’Ordine sardo degli psicologi e referente della Regione per l’emergenza migranti: «Un episodio gravissimo, che si configura come un pesante trauma per tutti e che richiede un’azione immediata». Prosegue la Quaquero: «Il trauma riguarda sia chi subisce questa inaccettabile discriminazione, sia chi ne è inconsapevole esecutore. Per questo è indispensabile la disponibilità delle stesse famiglie che hanno di fatto costretto la scuola a riservare bagni  separati per i bambini di colore. L'episodio, di per sè gravissimo, lo è ancora di più se si considera che va ad incidere su un'età, quella evolutiva, nella quale restano tracce indelebili, con pericolosi esiti nel corso della vita, soprattutto sul versante della maturazione affettiva». (m.l)


ed  ecco  i genitori  che tentano  di smarcarsi   e  \o  di  sminuire  i  fatti 




io  dico  che
  •   coloro che  rilasciano tali dichiarazioni  anzi che starsi zitti    che   sono  allo stesso livello di  quei  genitori idioti  che  hanno  esercitato pressione sulle  suore  e   delle suore (  ?  )    che  per  paura  di perdere  qualche  €  hanno  accettato  tali  aut  aut  .
  • applicare loro , sia   a quei  genitori  che  sminuiscono e minimizzano  , sia  a quelli  che   hanno fatto pressioni o  noi o loro  e  alle  suore  la legge del contrappasso dantesco  facendoli subire  quello   hanno subito  i nostri connazionali  che  fra  il  XIX e  il  XX  secolo emigrarono nelle  Americhe  e in Europa  e forse    capiranno   il male   fatto  perchè chi cede   (  le  suore  )  e chi  ( altri genitori  )  sminuisce   e  minimizza i fatti   è  ....  complice  se  non allo stresso  livello
  • E che  in Italia  , chi  sa  fin quando  ancora  [sic ]  ci sono anticorpi ,  anche  se  a  volte  in maniera  ipocrita  e lava  coscienza  \  buonista  come definiscono alcuni\e  alle  imbecillità dettate  dalla paura  e dai pregiudizi  come di mostra la  storia  che riporto sotto

BOLZANO. Giuseppe De Vivo oggi guarda la terra dal cielo con un sorriso pieno d’orgoglio. “Sepp”, come lo chiamavano tutti, è morto il 3 gennaio scorso, ucciso da un cancro a soli 65 anni. La moglie Wally Rungger per ricordarlo ha “donato” un contratto di lavoro a Mounirou Yakoubou, un giovane profugo del Togo di 28 anni. Con gli amici - attraverso una sottoscrizione - è stata raccolta la somma di 10.400 euro. Con questi soldi, Mounirou è stato assunto part-time per un anno dalla cooperativa sociale Akrat di piazza Matteotti, che produce mobili, arredi e articoli di sartoria. Un anno di lavoro in regola, con i contributi e lo stipendio pagati. «Sepp ne sarebbe contento - dice Wally Rungger trattenendo le lacrime -: perché lui aveva un rispetto sacro per il lavoro. E sapeva quanto fosse importante per la nostra dignità».

Wally Rungger con il presidente della...
Wally Rungger con il presidente della cooperativa Akrat Peter Prossliner
Quando muore una persona molto cara, spesso si cerca una maniera per continuare a farla vivere, a tenerla ancora un po’ con noi. Un gesto di vita che illumina il buio della perdita. C’è chi fa una donazione alla ricerca contro le malattie (il cancro, la Sla, l’Alzheimer...), chi aiuta associazioni che si occupano di bambini o donne in difficoltà, chi si affida ad Emergency o a Medici senza frontiere. «Ogni causa è nobile - continua Wally Rungger - e rispecchia anche la persona che vogliamo ricordare».
Sepp De Vivo era un uomo con un forte senso civico. Con un’etica inossidabile. Allergico ai soprusi e al razzismo. Insofferente ai giudizi facili e al conformismo. Tanti amici si sono fatti avanti per trovare il “modo giusto” per rendergli omaggio nel tempo. «Per me - continua la moglie - era importante fare qualcosa di concreto. Dare un aiuto “vero”. Che fosse anche l’occasione per ricominciare per una persona con cui la vita non era stata generosa».
Mounirou Yakoubou ha impiegato due anni per raggiungere l’Italia. Dal giorno alla notte, è dovuto scappare dal Togo dove la sua famiglia veniva perseguitata per motivi etnico-religiosi. «Degli amici - racconta mentre cuce delle stoffe - mi hanno avvisato che se restavo, sarei stato ucciso. Non ho avuto scelta». La fuga prima in Benin, poi in Nigeria, quindi in Libia. «Sono rimasto 11 mesi a Tripoli. Quando è scoppiata la guerra, mi sono dovuto nascondere. Noi africani veniamo trattati peggio delle bestie. Depredati e picchiati. Mi hanno rubato tutto, anche i soldi per la traversata sui barconi. Ero disperato. Non so come, un compatriota è riuscito a farmi salire lo stesso sulla nave senza pagare. E mi sono trovato in Italia». Dalla Sicilia è stato spedito in aereo a Bolzano con i contingenti previsti dal ministero. Dopo un anno mastica già l’italiano, e, grazie all’Akrat, ha ricominciato a fare il suo lavoro: il sarto, appunto. Wally Rungger, che è stata a lungo anche consigliera comunale dei Verdi a Bolzano, è una delle fondatrici della cooperativa. L’Akrat impiega profughi segnalati dalla Caritas (che hanno già una formazione professionale alle spalle), o persone in difficoltà mandate dai servizi sociali. Lo scopo è ridare una chance, una ripartenza a chi non riesce a entrare (o rientrare) sul mercato del lavoro.
«I giovani profughi - spiega il presidente-designer-artigiano Peter Prossliner - hanno una gran voglia di imparare subito, per essere indipendenti e non pesare sulla società che li ospita. Hanno l’età e l’energia per dare il massimo. Questo dovrebbe capire chi li vede come un nemico». Un’immagine ben diversa dallo stereotipo “dei fannulloni mantenuti dallo Stato”. «Il lavoro in un Paese sicuro è il loro unico obiettivo. Non l’assistenza sociale fino alla tomba. Vogliono guadagnare per mandare i soldi a casa alle famiglie. Come facevano i nostri emigranti nel Novecento». Quando arrivano in Italia, anche se hanno già i fondamentali del mestiere, devono essere formati all’uso delle attrezzature europee (molto diverse da quelle più arretrate dei Paesi d’origine) e alle normative di sicurezza. Hanno anche delle storie personali molto dure: uno dei ragazzi che lavorano qui, ogni giorno deve farsi ancora curare le pieghe sul corpo delle torture e le ferite di guerra. Quella di Mounirou è una delle prime assunzioni vere e proprie che l’Akras si è potuta permettere, ma solo grazie alla sottoscrizione per Sepp De Vivo. Un tipo di donazione - il contratto di lavoro - che potrebbe fare da apripista ad altre. «Un anno di lavoro retribuito, può aprire molte porte e garantire un futuro a questi ragazzi», spiega Prossliner.

Il contratto di lavoro è stato donato...
Il contratto di lavoro è stato donato in memoria di Sepp De Vivo

I piani di sviluppo della cooperativa prevedono una forte crescita per il 2017. Ovviamente è dura per una realtà che, pur stando sul mercato, ha fini sociali e non commerciali.
La coop, fondata nel 2012, conta solo sulle proprie forze: le vendite, le quote dei soci, il lavoro dei volontari e le piccole donazioni. «Per resistere, dobbiamo vendere i nostri prodotti. Le spese sono tante, ma è prezioso anche il sostegno di alcuni “sponsor”, come la Salewa». Per quanto riguarda l’inserimento lavorativo delle persone con disagio psichico, l’ente pubblico paga solo gli oneri previdenziali. Mentre tutti i costi per i profughi tirocinanti sono a carico di Akras. Nello store di piazza Matteotti, “nascosto” dietro il bar Debby, la coop vende, produce, aggiusta e reinventa mobili e articoli d’arredamento. I laboratori e la falegnameria sono nel semi-interrato. Il rapporto con il cliente è diretto. Se hai una vecchia poltrona, te la rifanno con una linea totalmente nuova, oppure usano il materiale per costruire qualcos’altro: un tavolo, un comò, una lampada... La coop ora può contare anche sull’aiuto (gratuito) del designer Nitzan Cohen, docente della Lub.
Come dice Prossliner, questo è anche un esempio di vera innovazione. «Perché ricicliamo materiale, diminuendo i rifiuti, e creiamo nuove professioni. L’innovazione non è solo quella tecnologica, ma anche quella sociale. Che aiuta le persone».
Giusto Peter.
Sepp De Vivo, da lassù, annuisce e strizza l’occhio.



1.10.16

Una vita su Instagram tra feste e alcol Ma la giovane protagonista non esiste . un trucco di una campagna contro l'alcolismo ma nessuno se ne accorge

La  vicenda    , riportata  sotto  oltre  che    dal titolo     mi fa ritornare alla mente un film della mia infanzia Eroe per caso (Hero) è un film del 1992 diretto dal regista Stephen Frears.
Il film apparentemente ispirato a una comicità leggera si rifà invece a un significato molto più intenso offrendo spunti di amara riflessione
Ormai non vi sono più valori certi e tutto avviene sotto l'insegna dell'apparire televisivo che costruisce falsi personaggi, che non importa siano veri "eroi" ma che sappiano bene interpretare la loro parte.
Infatti sempre secondo la  voce  di  wikipedia


«... lo spirito di fondo del film sia per questo meno amarognolo e pessimista sulla umana natura. Frank Capra è la vera vittima di questa storia. L'ha ucciso non tanto la brillante sceneggiatura di Peoples quanto la cultura della mediocrazia, l'arroganza della società del consenso e del sentimento pilotato.» (Irene Bignardi, Il declino dell'impero americano, Feltrinelli, Milano, 1996)

»Ecco perché "Bernie" LaPlante si preoccupa di volare basso: non vuole restar preso nella rete dell'ideologia “televisiva” dominante, della stupida antropologia i cui uomini e le cui donne somigliano tutti a modelli fatti di nulla, ma con la pretesa di essere veri» (Da Il Sole-24 ore).




.... Ma   ora basta cosi non divaghiamo, non è del film chje vi voglio parlare n questo post anche se l'argomento è collegato ed attinente . Ma di questa storia qua sotto di come ormai informazione e pubblicità si stiano fondendo tanto da rendere quasi , se non si è allenatio criticamente al linguaggio dei media a prendere sul serio campagne pubblicitarie come questa di cui parla la vicenda sotto riportata ed  una delle mie tante esperienze personali  fatta con un post condiviso su facebook \ twitter su fb


  dal corriere  della sera  di  Greta Sclaunich

Louise Delage ha 25 anni, è parigina, viaggia spesso (un weekend a Berlino, una settimana a Saint-Tropez, un ponte in Bretagna), esce parecchio. La sua vita, fatta di tuffi in piscina, aperitivi e serate in discoteca e soprattutto alcol, tanto alcol, la racconta sul suo profilo Instagram dove in pochi mesi (è sbarcata il 1 agosto) ha già raccolto 50 mila like e conquistato 7.500 follower.
                                         © Fornito da Corriere della Sera

Louise Delage, la star di Instagram che non esiste: il suo profilo è una campagna contro l’alcolismo. Ma nessuno l’ha capito
L’alcol, il vero protagonista
A ben guardare le immagini, però, c’è qualcosa di strano: gli amici di Louise non compaiono spesso in primo piano mentre invece il vero protagonista sembra essere l’alcol. Un bicchiere qui, una bottiglia là. Les Echos rivela il perché di questa strana scelta: Louise non esiste. È solo un personaggio finto, creato ad hoc dal portale Addict Aide, che combatte le dipendenze e che voleva, con questo profilo, raggiungere e sensibilizzare i giovani francesi usando uno dei social preferiti da ventenni e teenager. L’obiettivo era infatti mostrare come, di foto in foto e di bicchiere in bicchiere, la vita di Louise peggiorasse. La giovane sorride sempre meno, a volte sembra stanca e provata. Nell’ultima foto ha l’aria misteriosa e anche un po’ triste: sorseggia un bicchiere di vino con il viso in ombra e una strana luce rossa ad avvolgerla.
50mila like e solo cinque commenti negativi
«È difficile parlare di alcol in Francia. Da un lato è legato ad una dimensione culturale che rimanda al piacere e alla convivialità. Dall’altro è comunque un prodotto che può far male: in Francia le persone che ne sono dipendenti sono circa un milione», sottolinea la psichiatra e additologa Amine Benyamina, sentita da Les Echos per commentare la campagna. La strategia di Addiction Aide (che per l’operazione ha messo in campo un fondo da 20mila euro) è quella di mostrare ai giovani persone «proprio come loro: belli, pieni di voglia di vivere, ma che stanno per entrare in un tunnel che potrebbe portarli all’inferno». Insomma, proprio il tipo di utenti che mostrano la loro vita di feste, aperitivi e viaggi su Instagram. L’obiettivo è farli identificare con Louise. Stando al numero di like raccolti dalle foto (50mila) è stato raggiunto. Stando al numero di commenti negativi sulla deriva alcolica della ragazza (solo cinque) pare però che nessuno o quasi si sia reso conto che non si trattava di un esempio da non seguire.

30.9.16

stava girando un video con il cellulare prima dello schianto: muore a 25 anni in un incidente d'auto

voi che usate i social e wzp mentre guidate e vi fate fottuti dannati selfie o video idioti pensateci bene e chiedetevi  ma  vale  la pena  di mettere    a repentaglio la mia  vita   per  simili cose  ? perchè c.....  mi hanno sequestrato   \  tolto  punti  dalla patente  ?   Se  proprio  non ci tenete  alle  vostre  vite  ( come  mi sembra  di capire  dal numero sempre  più alto d' incidenti  dovuti all'auso  del cellulare  mentre  si  guida  )  abbiate rispetto per  quelle degli altri  che  rischiate  di mettere in pericolo  . E voi genitori non date la colpa ai telefonini ma all'uso che la gente ,  compreso   vostro figlio\a o voi stessi ne fate  durante  la  guida  . E voi  mass media  spesso regionali  \ locali  finitela  dimettewre  nei titoli  e negli articoli   :  strada assassina e menate varie .Dobbiamo  prendere   esempio   dalle   parole di questa povera madre


 downloadhelper  mi  scaroca  solo la  pubblicità   e non il  video  .  quindi lo trovate  qui  

 


Scambiati per sciacalli, gli han tolto il nipote, Salvini li ha insultati, i media che ci han fatto i titoli scandalizzati poi li hanno ignorati. Vittime del pregiudizio e di funzionari decisamente al di sotto degli standard minimi richiesti. Dopo un mese i genitori, accorsi dall'estero, stanno ancora cercando di riavere il figlio




Pare che invece fossero proprio dei turisti, e nemmeno sfollati. Io qui di sciacalli ne vedo tanti, a iniziare dall'autore del post 

 Chissà se avrà la dignità di chiedere scusa per avere infangato queste due persone.

da http://www.giornalettismo.com/

Due coniugi sono stati scambiati per sciacalli tra le strade colpite dal sisma. Messi alla gogna da Salvini ora sono stati rilasciati ma la burocrazia blocca il loro nipotino, presente con loro al momento del fermo

Tutto inizia il 29 agosto quando una coppia di romeni, Ion e Letizia, rispettivamente 44 e 45 anni, vengono fermati vicino ad Amatrice dai carabinieri. La coppia era in auto con il loro nipotino di sei anni. Ion e Letizia si trovano in Italia per raggiungere alcuni parenti a Ponte Galeria, Roma. Sono stati fermati per dei controlli anche a L’Aquila ma le autorità li avevano lasciati andare via tranquillamente. Nelle zone del terremoto invece no. Accade l’impensabile. La coppia di rom, con la stessa macchina carica di vestiti e giochi del piccolo, viene fermata per un controllo. I nonni, che a stento riescono a parlare italiano, vengono trattenuti perché, con la auto piena di roba e con una pistola che poi si sarebbe rivelata giocattolo, vengono sospettati di sciacallaggio tra le case colpite dal terremoto.

ION E LETIZIA: I ROM SCIACALLI CHE POI SCIACALLI NON ERANO

I due vengono sottoposti allo stato di fermo, comprensibile data l’allerta della situazione. Esce il comunicato dal commissariato ripreso da diverse testate locali e nazionali. In un attimo Ion e Letizia da “turisti” finiscono per esser bollati come sciacalli. I due nonni finiscono perfino sulla pagina Facebook di Matteo Salvini, leader della Lega Nord, con un post e un filmato dei due.

Ecco il video  con relativo commento  cretino ed  exenofobo    di Salvini


con i due SCIACALLI – scrive Salvini -, pregiudicati rumeni (con figlioletto al seguito…), trovati ad Amatrice con l’auto piena di refurtiva, denaro, attrezzi da scasso. Pare si fingessero “turisti sfollati”… VERGOGNATEVI, FATE SCHIFO!!!”
per  chi mi dicesse     che invento  le  cose     ed   ogni  occasione  è buona  per  gettare  fango  contro  chi denuncia    queste  cose  eccovi il post Originale   da me  verificato   andando a cercarlo  sulla pagina  fb  di Salvini  (  ogni tanto  un viaggio nella  pattumiera    è necessario  )

nonni rom

dopo questa  precisaziuone  riprendiamo l'articolo

Secondo la versione delle forze dell’ordine la coppia di rom sarebbe gravata da numerosi precedenti penali, furti e altri reati contro il patrimonio. All’interno della macchina sarebbero stati rinvenuti degli oggetti utilizzati per effettuare gli scassi. Strano però. Perché poi, davanti al processo per direttissima dei due, la situazione cambia decisamente. Gli arnesi da scasso diventano kit per sostituire la gomma di una macchina, la pistola presente nella vettura era una pistola giocattolo e sopratutto i precedenti penali non risultano più. La prima udienza non è stata semplice. I due parlavano a stento la lingua italiana e si sono serviti di un interprete in aula. Hanno spiegato che si trovavano lì per caso, non sapevano neanche del sisma che aveva scosso il Centro Italia. La coppia è attualmente denunciata ma si trova ora a piede libero perché non vi sono appunto elementi utili per trattenerla. Non solo. L’auto sulla quale viaggiavano i due coniugi e gran parte della merce è stata dissequestrata. Ma l’amarezza di Ion e Letizia è un’altra. Al momento della scarcerazione non trovano più il loro nipotino di sei anni, presente con loro al momento del fermo.

CHE FINE HA FATTO IL NIPOTINO DI ION E LETIZIA?

Ed è qui che la vicenda precipita nei ranghi della burocrazia italiana. Il minore è stato sistemato in una comunità a Rieti, la procura ha passato tutto al tribunale per i minorenni di Roma e il bambino è stato trasferito in una casa famiglia di Acilia, vicino a Ostia. I genitori, davanti al fermo dei nonni, si sono precipitati in Italia per poter riavere il figlio ma non l’hanno ancora riottenuto. Dal 29 agosto hanno avuto la possibilità di vedere il bambino soltanto due volte. La prima venerdì 23 settembre, l’altra questo martedì. Questo perché, dopo aver letto la relazione dei servizi sociali, il magistrato aveva autorizzato la necessità di una traduzione del certificato di nascita. Immaginate la tempistica su casi simili. In pratica da un mese circa oramai, a causa delle lungaggini burocratiche il bambino, che non sa una parola di italiano, non è ancora tornato tra le braccia dei suoi genitori. Come ha spiegato a Giornalettismo Cristian Todini, il legale che segue  la coppia, la procura procede come da prassi perché ritiene il minore in stato di abbandono. Il problema è che dal momento in cui è stata fatta l’istanza per ottenere il riaffidamento si poteva esser più celeri. La prima udienza per il minore era stata programmata per giovedì 22 settembre, ma per mancanza dell’interprete è stata rinviata a oggi. Il processo per direttissima dei nonni dovrebbe invece chiudersi il 20 ottobre e appare sempre più improbabile una loro condanna. Quello che è assurdo è come, davanti a meri comunicati delle forze dell’ordine, i media non abbiano approfondito la situazione. Perché sui nonni sciacalli è calato il buio. Un buio chiarito soltanto da due articoli. Uno appare sul blog Insorgenze di Paolo Persichetti, l’altro sulla testata Il dubbio, con la penna di Damiano Aliprandi. Sono state le uniche realtà che hanno continuato a raccontare la storia di Ion e Letizia. I due nonni ora dormono con i genitori del piccolo a Ponte Galeria. Aspettano che questa vicenda arrivi al termine e sopratutto aspettano di riabbracciare il loro piccolo.

29.9.16

buon viaggio ovunque tu sia cara Franca Corradini ci rivedremo prima o poi . che laterra ti sia lieve guerriera


in sottofondo  Cover di "Another day in paradise" (Phil Collins)  eseguita  da TonyTroja
qui il video

oggi tornando dal lavoro e dalla mia passeggiata settimanale leggo sul mio  fb  questa news Sono sconvolto per la perdita prematura di una mia amica virtuale conosciuta al tempo del blog di splinder.



Franca Corradini
4 h ·






Buonasera a tutti gli amici di Franca, sono il figlio Daniele Colangelo.
Annuncio la prematura scomparsa della mamma avvenuta questo pomeriggio all'ospedale di Arezzo.... per chi volesse dargli un ultimo saluto ci può trovare alla camera ardente dell'ospedale di Arezzo.
Grazie mille a tutti quanti.






Una donna in gamba, combattiva, guerriera, con la quale ho condiviso molte battaglie. Non so dove sia, ma spero si trovi benissimo e per cercare conforto lo trovo nella musica e fra le varie canzoni










Una delle più belle dei Modena City Ramblers










Canzone per un'amica (nota anche come In morte di S.F.) è una canzone di Francesco Guccini, scritta nel 1967 e pubblicata nello stesso anno all'interno del suo primo album, Folk beat n. 1.
È famosa per essere stata da sempre la canzone di apertura di ogni suo concerto. da https://it.wikipedia.org/wiki/Canzone_per_un'amica




Non so quale delle due scegliere perché entrambe descrivono il mio stato d'animo ogni volta che apprendo queste news




la prima  perché 

Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire,
spendere tutti i tuoi giorni passati se così presto hai dovuto partire,
se presto hai dovuto partire...
Voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi,
voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi e che come allora sorridi...



La seconda  perché   la  morte  come  la vita  è un viaggio  infatti 


Buon viaggio hermano querido
e buon cammino ovunque tu vada
forse un giorno potremo incontrarci
di nuovo lungo la strada. 


Quindi buon viaggio amica virtuale e non solo ovunque tu sia

































































28.9.16

La storia di Isabel e Federica: ieri suore, oggi spose Il rito civile sarà celebrato a Pinerolo: “Dio vuole persone felici”














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antonio giaimo 

La sposa ha 44 anni, una laurea in Filosofia e la vita intera passata nelle missioni del mondo. Anche l’altra sposa si è sempre dedicata ai poveri ed ai tossicodipendenti, da Roma all’Africa. Si sono conosciute durante un viaggio pastorale, essendo entrambe due suore francescane. Ma oggi Isabel e Federica si sono unite in matrimonio a Pinerolo. Perché hanno capito di amarsi. 
«Dio vuole le persone felici, che vivano l’amore alla luce del sole», dice Isabel. «Chiediamo alla nostra chiesa di accogliere tutte le persone che si amano», dice Federica. Sono molto timide, molto forti. E chiedono di non dire altro. 
L’unione civile è stata celebrata dal sindaco del Movimento 5 Stelle Luca Salvai in municipio, la seconda da quando è entrata in vigore la legge. Ma ci sarà anche una funzione religiosa, e forse davvero non poteva essere diversamente. Verrà officiata dalla persona che meglio di tutte conosce la storia di Isabel e Federica. Come è nato il loro amore? «Come tutte le storie d’amore del mondo» risponde don Barbero. «Lentamente. Conoscendosi. Capendo, infine, di provare un sentimento profondo. Sarà bello averle qui nella nostra comunità di ascolto e preghiera». 
Due ex suore si sono sposate oggi, altro non è che una storia d’amore


Il commento di Niccolò Zancan sulla storia delle due ex suore che si sono sposate oggi a Pinerolo, in provincia di Torino.



Non è corretto chiamarlo don. Perché Franco Barbero dopo numerosi processi ecclesiastici, nel 2003 ha ricevuto da Papa Giovanni Paolo II la sospensione a divinis, che di fatto lo ha messo fuori dalla Chiesa cattolica. All’origine della scomunica papale ci sono proprio le sue posizioni sui matrimoni omosessuali. «Ma io continuo a sentirmi un prete fino alla punta dei capelli - dice - amo la mia chiesa, faccio il prete tutto il giorno a tempo pieno. Scrivo dei libri, curo un blog, sono in contatto con tantissimi sacerdoti che la pensano come me. Ed è proprio attraverso la rete che ho conosciuto anche Isabel e Federica». 
Sono coetanee. Una è italiana, l’altra è sudamericana. Il fatto che Isabel qui in Italia abbia solo un visto turistico ha reso necessario accelerare le pratiche per la cerimonia. «Sono due persone belle, con due lauree importanti. Persone di fede intensissima. Si sono conosciute tre anni fa. La loro è stata una decisione pregata. Hanno riflettuto a lungo, è stato un cammino tormentato. Hanno preso la loro decisione con coraggio, sapendo che non sarebbe stata molto condivisa». Molto? «Posso assicurare che non tutti sono stati contrari. Sono state criticate, ma anche capite da alcune consorelle. Così come ci sono tantissimi preti buoni che non condannano questo genere di scelte. E devo aggiungere, per la cronaca, che non è neppure la prima volta che mi capita di sposare due suore». 
Quest’anno Franco Barbero ha celebrato 19 matrimoni omosessuali. Quello di Isabel e Federica sarà il ventesimo. Il rito consiste nella benedizione della coppia. Una messa lunga e partecipata, con liberi interventi e ricordi. Le spose hanno chiesto l’anonimato. Vorrebbero che questo loro sogno coraggioso rimanesse riservato. «Non è pudore, ma paura dei pregiudizi. Non vogliamo diventare delle celebrità, ma vivere serenamente insieme e trovare presto un nuovo lavoro. Usciamo dal convento, ma non lasciamo la Chiesa e non dimentichiamo la fede». 
Stanno distribuendo i loro curricula. Diplomi, lauree, esperienze fatte in Italia e nel mondo. Della loro speranza di una vita nuova, si è già fatta carico la Cgil di Pinerolo. «Ma qui non si tratta soltanto di trovare un lavoro e uno stipendio, ma di un progetto di inclusione. Le due donne hanno una grande esperienza nell’insegnamento, vedremo... ». Così parla il segretario Fedele Mandarano. Che poi aggiunge: «Grazie alla legge Cirinnà si aprono scenari che non eravamo abituati a vedere. Ben venga questa apertura mentale!». 
Per arrivare a questa giornata di festa, Federica e Isabel hanno dovuto fare tutti i passaggi formali in Vaticano per farsi togliere i voti e lasciare il velo. Ma all’ex suora italiana resta ancora il compito forse più difficile. È nata in un piccolo paese del Meridione italiano: «Non solo dovrò dire a mio padre che non sono più suora, ma anche che sono felice di sposarmi con Isabel».

27.9.16

non credevo di ... ( con la collaborazione di Tina galante )

il post  d'oggi   è frutto di  una collaborazione  facebookiana   con  l'amica  Tina  galante  ( alias  tisbe )

Non avrei mai pensato di dover vivere in un momento storico in cui si ergono muri e si installa filo spinato.
Non avrei mai immaginato che ad una chiusura delle famiglie nelle proprie case, abbandonando le piazze e i luoghi deputati agli incontri, sarebbe corrisposta un'altrettanta chiusura delle nazioni.
Non avrei mai immaginato di vedere tutti quelli che avevano esultato e brindato per la caduta del muro di Berlino essere favorevoli ai nuovi muri e spendere parole che pesano come macigni sul dorso della storia.

Ed  ecco la mia  parte  .....  e  segnano  un ritorno al passato  ( leggi     ideologie  del  secolo scorso  . guerra  fredda )  da  cui sembra   ci fossimo liberati lasciandocele alle  spalle   dopo  sofferenze  e sensi di colpa  .

26.9.16

je suis Nahed Hattar scrittore giordano ucciso per una vignetta satirica contro lo stato islamico . precisazioni Rubino Blu,

  Leggi anche questo
 perchè  non userò più  il termine Isis  come tag  ma  il termine Daesh 

Precisazioni  all'articolo  sul corriere della sera  del   26\9\20017

di Rubino  Blu
Punto primo: la vignetta PUBBLICATA dallo scrittore Nahed Hattar 






(recava una firma diversa dalla sua) NON era contro l'Islam ma CONTRO DAESH. Chi confonde i due termini lo fa per ignoranza e/o malizia. I cristiani si offenderebbero forse per un disegno anti-Inquisizione? No di certo!

Punto secondo: in Occidente il nome di Hattar era sconosciuto. Lo scopriamo ora, quand'è finita. Accade spesso. Tanti, troppi sono gli spiriti liberi, uomini e donne, lasciati soli, occultati dal tritacarne del pregiudizio e dell'oppressione.
Punto terzo: di formazione cristiana, Hattar era laico. Leggiamo delle sue simpatie per Assad. Ma leggiamo, soprattutto, ciò che conta leggere: si trattava d'un artista, d'un intellettuale. Contro di lui era già in corso un processo..
Punto quarto: riteniamo, dal poco che abbiamo saputo di lui, che Hattar fosse un uomo libero. NON in quanto ateo. Ma perché lucido. Vuoto, cioè senza precomprensioni. Hattar, insomma, "sapeva" perché intellettuale, scrittore ecc. ecc. Il suo ateismo, nella contingenza, gli è servito per denunciare i veri miscredenti: quelli di Daesh. Pubblicando la fatale vignetta, Hattar non ha colpito l'Islam ma l'ha semmai DIFESO dall'usurpazione jihadista. Egli ha voluto smascherare cosa nascondono le guerresante, i paradisi deliranti, i suicidi/omicidi a causa della "fede" ecc.: una volgare, rozza, nichilista pretesa di possesso, bramosia di beni materiali, violenza ed empieta'.
Punto quinto: Hattar quindi andava protetto (e, adesso, onorato) per i motivi suesposti e NON perché fosse "anti-islamico" - NON lo era - come s'arrabatta a scribacchiare qualche reporter occidentale dell'ultima ora.
Punto sesto: ma il problema, a quanto pare, affligge solo noi e pochi altri. Tutti sono stati Charlie, nessuno è né sarà mai Hattar. I motivi, inutile negarlo, risiedono nella sua arabitudine e probabilmente nel suo cristianesimo (aveva da tempo abbandonato la fede, ma per saperlo bisogna andare oltre i titoli: gli internauti, di norma, non lo fanno e, per i razionalisti-illuminati da boudoir, tutto quanto ricordi il cristianesimo è da cancellare, esecrare o, alla meno peggio, allontanare con indifferenza).
Così ci saranno altri Hattar, altri innocenti sacrificati, altre gerarchie delle morti, altre incomprensioni, altre ingiustizie, altro sangue, altro insopportabile obbrobrio.

24.9.16

trento Lei marocchina, lui italiano sposi solo grazie al giudice Nozze vietate dal consolato per motivi religiosi, alla fine il tribunale dà il via libera Fatima racconta la sua battaglia: «Ho lottato anche contro la mia famiglia»

Scomettiamo  se il coniuge musulmano invece della donna fosse stato l’uomo? In quel caso - secondo l’ordinamento marocchino - non ci sarebbero stati problemi. Infatti la sentenza permette ad una donna islamica di poter sposare un cattolico senza che lui debba per forza convertirsi all'islam o fare finta






TRENTO. Pare impossibile, ma in questo mondo globale c’è bisogno del giudice per unire in matrimonio due giovani di nazionalità e religione diversa. E’ stata una battaglia lunga e faticosa, ma alla fine - grazie alla sentenza del tribunale di Trento - Fatima ed Enrico, questi i loro nomi, entrambi venticinquenni, lei operaia e lui dipendente dello Stato, potranno sposarsi anche se lei è di religione islamica e lui cattolico.
Le pubblicazioni sono state autorizzate proprio ieri dal Comune di Trento, ma per capire la storia di questi due giovani fidanzati bisogna fare qualche passo indietro. Ad esempio all’estate scorsa quando la coppia - che in realtà già convive da qualche tempo - decide che è giunta l’ora di unirsi in matrimonio. Ma al momento di raccogliere i documenti arrivano i primi problemi: «In Comune mi hanno spiegato che nel caso di cittadini stranieri serve un nulla osta del consolato» racconta Fatima, che è nata in Marocco 25 anni fa e che è giunta in Italia nel 2008 per raggiungere il padre assieme ai suoi familiari.
Così Fatima si reca negli uffici di Verona per ottenere il via libera dalle autorità marocchine, ma torna a Trento a mani vuote: «Mi hanno spiegato che il nulla osta sarebbe arrivato solamente dopo la conversione all’Islam del mio fidanzato. Altrimenti niente, perché la legge del mio paese non prevede il matrimonio tra una musulmana con un non musulmano».
Ma di una finta conversione, magari alla moschea di Roma, come prevede la procedura, recitando alcuni versi del Corano imparati a memoria, i due ragazzi non ne hanno voluto sapere. Per questo si sono rivolti all’avvocato Nicola Degaudenz per avviare la battaglia legale che si è conclusa nelle settimane scorse con l’ordine del tribunale di Trento al Comune: «Via libera alle pubblicazioni di matrimonio, anche se non c’è il nulla osta del Consolato» hanno stabilito i giudici, visto anche il parere favorevole del procuratore della Repubblica. Perché - si legge nella sentenza - non può essere impedito un matrimonio sulla base di considerazioni che sono contrarie alla libertà di religione e quindi alla Costituzione italiana.
Il matrimonio sarà quindi celebrato a novembre e Fatima - al termine della sua battaglia - ha voluto raccontare la sua storia al Trentino: «Non è stato facile, ho avuto pressioni da parte dei funzionari del Consolato che pretendevano la conversione all’Islam del mio fidanzato. Parlavano sempre con me, lui doveva restare fuori dall’ufficio o in sala d’aspetto: non è stato facile. Ma ho dovuto lottare anche contro la mia famiglia, in particolare mio padre e i miei fratelli, che non hanno mai accettato questo matrimonio con un ragazzo cattolico».
Il percorso di Fatima ed Enrico si concluderà con le nozze (che la famiglia italiana, almeno quella, festeggerà come si deve) ma in altri casi la battaglia legale è stata più difficile. Gli uffici dell’ambasciata infatti spesso si rifiutano di rilasciare il nulla osta senza fornire alcuna motivazione formale, né altre informazioni. Nel caso della giovane residente in Trentino invece è stato almeno allegato
un certificato secondo cui la donna risulta nubile. Tanto è bastato ai giudici per autorizzare le nozze. E se il coniuge musulmano invece della donna fosse stato l’uomo? In quel caso - secondo l’ordinamento marocchino - non ci sarebbero stati problemi.

non si sconfigge l'odio , il razzismo , l'antisemitismo , l'islamofobia , omofobia censurando o proibendo lo studio a scuola delle opere letterarie del passato

in sottofondo  proibito  - Litfiba  e  a seguire il  giardino  proibito - Sandro Giacobbe

A volte succede mi succede che certi post nascano per caso . E questo è uno dei casi . Leggendo la bacheca generale cioè la home di fb , sono capitato su un post dell'amica \ compagna di viaggio prima  splinderiana ora blogger  ed utente  facebook









Premettendo che non sono un fautore delle bocciature... ma qualcuno può spiegarmi dove sarebbero le novità?? Saranno venti anni che non si boccia più alle elementari... alle medie e superiori poi per fermare un ragazzo non solo occorre fare la "guerra" contro dirigenti e colleghi finti buonisti (alias nullafacenti), ma occorre pure che un ragazzo si impegni a dismisura per ripetere l'anno... a questo punto più che abolire la bocciatura, abolite direttamente la scuola, facciamo prima... e in tutta sincerità, dal momento che sono ormai nauseato, sarei strafelice di cambiare lavoro... W la meritocrazia... manica di incompetenti ignoranti... Nico Iannaccone










Al Ministero si lavora per abolire definitivamente le bocciature alle elementari. Una novità che affiancherà la riforma degli esami di stato per secondaria di …
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stavo cercando   con google ( dante  and  pecore )  perché non ricordavo con precisione  i riferimenti  esatti quelli che  poi   erano versi  81\84   canto  terzo purgatorio  della  Divina  Commedia  di Dante 
 
 Come le pecorelle escon del chiuso
a una, a due, a tre, e l’altre stanno
timidette atterrando l’occhio e ‘l muso;                        
 e ciò che fa la prima, e l’altre fanno,
addossandosi a lei, s’ella s’arresta,
semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno;    

e  mi sono  imbattuto  in questo articolo  del corriere della sera  del  12 marzo 2012 (modifica il 13 marzo 2012)


Un'immagine della Divina Commedia un incunabolo
stampato presso Bonino de Boninis, Brescia 1487, con commenti di Landino


«Dante antisemita e islamofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici»
in alternativa alcune parti del capolavoro andrebbero espunte dal testo
«Dante antisemita e islamofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici»
L'accusa di Gherush92 organizzazione di ricercatori consulente dell'Onu



MILANO - La Divina Commedia deve essere tolta dai programmi scolastici: troppi contenuti antisemiti, islamofobici, razzisti ed omofobici. La sorprendente richiesta arriva da «Gherush92», organizzazione di ricercatori e professionisti che gode dello status di consulente speciale con il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e che svolge progetti di educazione allo sviluppo, diritti umani, risoluzione dei conflitti. (  ...... continua  qui  ) 

Infatti    fra i risultati della ricerca  internet    ho  trovato   sul questo portale   dantesco http://divinacommedia.weebly.com/ che nei  i versi  81-84  del canto  V   del paradiso    ( e nei canti   riportati dall'articolo    prima citato  )    compare  in senso   antisemita la  parola  giudeo  .   Risultato    testimoniato anche  da letture  ed  approfondimenti extra  scolastici  \ universitari   e  dalla  ricerca  su  internet   del  testo   dell'opera  di Dante .
Ora   leggendo   tale  articolo  trovo  conferma   dell'idiozia   e  l'ipocrisia     del politicamente  corretto  a  tutti i costi .Quindi  no alla censura  o   al divieto ipocrita  , la  soluzione   sarebbe  si  a filtri  perché   se  fatti studiare  senza  note  ed  apparati   critici    e slegate  dalla cultura   del tempo   cioè senza  spiegare  che  la  chiesa  in quel periodo  fomenteva  tali mali   , onde  evitare   che queste nuove  generazioni ( al  90  % defilipilizzatibimibiminkia  e la maggior  parte  delle  generazioni social  cresciuti  all'epoca  dei  Game , reality ,  talk  show   in somma   tipo :  1984  di Orweel  e  Fahrenheit 451) prenderebbero  sul serio ed  acriticamene  ciò  che l  viene  spiegato   vedere il film L'onda (Die Welle) del 2008 diretto da Dennis Gansel, tratto dal romanzo omonimo di Todd Strasser

Infatti   Sempre  secondo   l'articolo   in   questione 

CRIMINI - «Oggi - conclude Sereni - il razzismo è considerato un crimine ed esistono leggi e convenzioni internazionali che tutelano la diversità culturale e preservano dalla discriminazione, dall'odio o dalla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, e a queste bisogna riferirsi; quindi questi contenuti, se insegnati nelle scuole o declamati in pubblico, contravvengono a queste leggi, soprattutto se in presenza di una delle categorie discriminate. È nostro dovere segnalare alle autoritá competenti, anche giudiziarie, che la Commedia presenta contenuti offensivi e razzisti che vanno approfonditi e conosciuti. Chiediamo, quindi, di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o, almeno, di inserire i necessari commenti e chiarimenti». Certo c'è da chiederci cosa succederebbe se il criterio proposto da «Gherush92» venisse applicato ai grandi autori della letteratura. In Gran Bretagna vedremmo censurato «Il mercante di Venezia» di Shakespeare? O alcuni dei racconti di Chaucer? Certo è che il tema del politicamente corretto finisce sempre più per invadere sfere distanti dalla politica vera e propria. Così il Corriere in un articolo del 1996 racconta come, al momento di scegliere personaggi celebri per adornare le future banconote dell'euro , Shakespeare fu scartato perchè potenzialmente antisemita Mozart perché massone, Leonardo Da Vinci perché omosessuale. Alla fine si decise per mettere sulle banconote immagini di ponti almeno loro non accusabili di nulla.


Ora   leggendo   tale  articolo  trovo  conferma   dell'idiozia   e  l'ipocrisia     del politicamente  corretto  a  tutti i costi .Quindi  no alla censura  o   al divieto ipocrita  . 
Ora   sarà anche  una news   vecchia  , infatti l'articolo risale  al  2012  , ma  l'imbecillità  non  ha  confini temporali , geografici ,  culturali  , ideologici  . Queste persone  ignorano  il  fatto  che  ( successe  anche  a me     giovane studente  universitario  all'esame di letteratura  italiana   che  definìe  fu  per  questo che il prof  mi fece ripetere  l'esame   senza  però  darmi l'occasione di spiegare l'errore   che mi  usci fuori  quando lui  anziché passare  ad  altro continuava   e  rimaneva insoddisfatto  dello striminzito    riassunto che  feci dell'opera    teatrale , mi pare  fosse  rose  caduche    e lo stile   di verga  ,  attualizzando  e decontestualizzandolo dal  suo  contesto storico  ,  come pedestre  e barbino  ) un opera letteraria  scritta     quasi mile  anni fa  sia  figlia del proprio tempo   e come tale  vada letta ed  attualizzata  all'oggi . E' vero   che  in Dante  , lo stesso discorso potremmo   dirlo  di altri autori ed  artisti   ( scrittori    filosofi   sceneggiatori   registi  , ecc  )  ,  sono presenti  elementi  di : razzismo  , antisemitismo  , omofobia  ,  islamfobia  , ecc ,ma  con questo  mica bisogna  proibirli o censurarli   o chiederne  in base  a leggi   giuste certo    perché tali crimini  non  si diffondano ulteriormente    facendo ulteriori guasti   come    è avvenuto ed  avviene ancora  oggi   nel corso della storia  e    sia  estirpati o ridotti    


la  soluzione   sarebbe ,  come proposto  in alternativa (  forse  in un  barlume  di  falsa  democrazia  e libertà )      dallo stesso  Sereni dell' Gherush92 , d' inserire i necessari commenti e chiarimenti  insoma  le  classiche  note   critiche  . Tesi  che   condivido   rispetto  ala  censura  e al divieto stupido  e cretino    perché   se  fatti studiare  senza  note  ed  apparati   critici    e slegate  dalla cultura   del tempo   cioè senza  spiegare  che  la  chiesa  in quel periodo  fomenteva  tali mali   , onde  evitare   che queste nuove  generazioni ( al  90  % defilipilizzatibimibiminkia  e la maggior  parte  delle  generazioni social  cresciuti  all'epoca  dei  Game , reality ,  talk  show   in somma   tipo :  1984  di Orweel  e  Fahrenheit 451) prenderebbero  sul serio ed  acriticamene  ciò  che l  viene  spiegato   vedere il film L'onda (Die Welle) del 2008 diretto da Dennis Gansel, tratto dal romanzo omonimo di Todd Strasser

22.9.16

smontiamo i miti e i luoghi comuni chi lo ha detto che l'autunno sia solo tristezza e malinconia ?


musica  consigliata
  • autunno di Vivaldi
  • Autunno di Guccini
ma  soprattutto  questa

o


Eccoci come ogni anno alla fine dell'estate e all'inizio dell'autunno . Stagione che con le sue feste



Festa di metà autunno (la cui data può cadere anche prima dell'equinozio, pertanto quando è ancora in corso l'estate);
Festa dei nonni e ricordo degli angeli custodi (2 ottobre);
Oktoberfest (mese di ottobre);
Halloween (31 ottobre);
Ognissanti (1 novembre);
Commemorazione dei defunti (2 novembre);
Notte dei falò (5 novembre);
Estate di San Martino (11 novembre);
Giorno del ringraziamento (giovedì dal 22 al 28 novembre);
Immacolata Concezione (8 dicembre).

le Cortes Apertas (letteralmente Cortili aperti) è una manifestazione che si svolge nei fine settimana fra settembre e dicembre in 27 comuni della Provincia di Nuoro. Ogni settimana, in un diverso comune, le case storiche del paese aprono i loro cortili e tra questi si svolge un percorso enogastronomico e artistico. All'interno dei diversi cortili vengono rappresentati i mestieri tradizionali, quali la lavorazione della lana, la trebbiatura, la pulizia e la raccolta del grano, mentre nelle piazze del paese vengono allestiti spettacoli folkloristici di balli e canti popolari Con il tempo la manifestazione è diventata per i comuni uno degli appuntamenti più importanti all'interno della stagione turistica[ attirando decine di migliaia di visitatori da tutta la Sardegna  e  non solo .
qui il calendario  delle varie cortes


alcune ormai commercializzate ed omologate pensiamo ad halloween esempio ci accompagnerà fino a dicembre .
Essa ha come caratteristica tipica è il fatto che le ore diurne e notturne risultino avere pari durata. Con il proseguire della stagione, invece, lo spazio orario occupato dalla luce prende a diminuire in favore del buio: a ciò concorre anche l'ora solare, che entra in vigore a fine ottobre. Gli altri elementi principali dell'autunno sono il cambiare colore ( vedere mie foto scattate qualche autunno fa mi pare nel novembre 2014 ) e la caduta del fogliame[ e la temperatura fredda, che porta con sé la pioggia.











Ed quindi per alcuni è elemento di nostalgia e di tristezza perchè finiscono le vacanze e si rincomincia cone la scuola e con un ritorno ( almeno per chi lo ha ancora ) al lavoro o ulteriore carico di lavoro come nel mio caso per preparare le piante per l'inverno e la primavera . Ma allo stesso tempo è una stagione bellissima , anche se intermedia , con buonissimi e buonissime verdure con cui , come ho già parlato da qualche parte del blog , si preparano conserve marmellate e sotto aceti \ sotto olio , di belle piante con degli ottimi colori con cui si posso addobbare i nostri balconi . I colori dell’autunno sono meravigliosi . E poi l'autunno funge da preparazione per la primavera e l'estate , Infatti i bulbi dei famosi tulipani si piantano ora
L’autunno è la stagione in cui la natura si manifesta con i propri colori più belli. E’ impossibile non lasciarsi catturare dai fantastici colori autunnali delle foglie e degli alberi. Basta fare una passeggiata in un parco per rendersi conto di quanto la natura sia meravigliosa in questa stagione. I colori dell’autunno ci regalano relax e ci rallegrano nonostante l’estate sia finita.
Quindi non lasciamoci scoraggiare dalle prime giornate di pioggia e impariamo ad apprezzare l’autunno in tutti i suoi aspetti. Le temperature iniziano ad abbassarsi ma i colori vivaci dell’autunno ci riscaldano. Ecco alcun motivi per amare l’autunno e per accoglierlo al meglio e smentire la leggenda che vede solo l'autunno come stagione malinconica e triste . Se i mie motivi non dovessero bastarvi eccovene altri 1o suggeriti da




10 ottimi motivi per amare l’autunno (al di là del piacevole freschetto)
Settembre 23, 2015
Scritto da Marta Albè



L’autunno è una stagione meravigliosa. L’equinozio d’autunno segna la fine dell’estate e l’inizio del cammino verso l’inverno con un vero e proprio spettacolo di profumi e di colori tipico di questa stagione.




Non lasciamoci scoraggiare dalle prime giornate di pioggia e impariamo ad apprezzare l’autunno in tutti i suoi aspetti. Le temperature iniziano ad abbassarsi ma i colori vivaci dell’autunno ci riscaldano. Ecco dieci motivi per amare l’autunno e per accoglierlo al meglio.

1) Ricomincia la stagione delle zucche

Con l’arrivo dell’autunno ricomincia ufficialmente la stagione delle zucche e noi amiamo molto questo ortaggio. La zucca ha un sapore caratteristico che si adatta alla preparazione sia di piatti salati, come zuppe, sformati e contorni, sia di dolci, come torte e crostate. Via libera alla fantasia in cucina.

Leggi anche: Zucca: 10 ricette di stagione

2) I colori dell’autunno sono meravigliosi

L’autunno è la stagione in cui la natura si manifesta con i propri colori più belli. E’ impossibile non lasciarsi catturare dai fantastici colori autunnali delle foglie e degli alberi. Basta fare una passeggiata in un parco per rendersi conto di quanto la natura sia meravigliosa in questa stagione. I colori dell’autunno ci regalano relax e ci rallegrano nonostante l’estate sia finita.





                             Fonte foto: Wallcoo

3) Possiamo andare a raccogliere le castagne

Chi adora le castagne potrà approfittare dei mesi autunnali per andare a raccoglierle. Molti di voi ricorderanno le gite dell’infanzia in cui si passavano dei pomeriggi a raccogliere le castagne in compagnia di tutta la famiglia per poi ritrovarsi la sera a gustare delle ottime caldarroste. E chi sa riconoscere i funghi potrà approfittare dell’autunno per andare a raccoglierli.

4) Scattiamo le foto più belle dell’anno

Chi ama la fotografia sa che i colori dell’autunno e la luce tipica di questa stagione sono una combinazione davvero ideale per scattare delle bellissime immagini. Pensiamo sia a fotografie dedicate alla natura di per sé sia alla scelta del paesaggio autunnale come sfondo per i ritratti. Se amate fotografare, non perdete questa occasione.


Fonte foto: Education Scotland


5) Ci ritroviamo con gli amici per raccontarci le vacanze

Alla fine dell’estate e con l’inizio dell’autunno è bello incontrare di nuovo gli amici dopo il ritorno dalle vacanze. Ognuno avrà sicuramente delle storie da raccontare e sarà divertente ricordare insieme l’estate ed iniziare ad organizzare qualche attività da svolgere insieme durante l’autunno.
6) Le serate di pioggia in compagnia di un libro sono fantastiche
L’autunno è accompagnato anche dal ritorno delle serate di pioggia dopo il caldo estivo. Quando ci si sente un po’ stanchi e si vorrebbe riposare, è fantastico trascorrere una serata tranquilla sulla poltrona o sul divano in compagnia di un libro e di una tazza di tè o di una ottima cioccolata calda.


Fonte foto: Tumblr

7) Non fa ancora troppo freddo per gite all’aria aperta e pic-nic

All’inizio dell’autunno non fa ancora così tanto freddo da dover rinunciare ad una gita all’aria aperta. Anzi, anche durante l’autunno potremmo avere la fortuna di ricevere in regalo dei fine settimana dalle temperature quasi estive. Dunque è il momento di organizzare una bella gita in campagna o in montagna e magari anche un pic-nic.

Leggi anche: 10 trucchi per un pic nic perfetto (non solo a Pasquetta)

8) Possiamo continuare a coltivare l’orto

In base al luogo in cui viviamo anche in autunno possiamo continuare a coltivare l’orto. Il segreto è avere un minimo di organizzazione e prevedere ciò che vorremo raccogliere in autunno già durante l’estate. Poter avere a disposizione zucche e cavoli dal nostro orto durante i mesi autunnali sarà davvero una grande soddisfazione.

Leggi anche: Coltivare l’orto in autunno: consigli e preparativi


Fonte foto: Wallpaper Room

9) Abbiamo più tempo per l’autoproduzione e il fai-da-te

Si sa, non sempre in autunno il tempo è clemente, ma possiamo dedicare le giornate di pioggia a tutto ciò che amiamo, a partire dall’autoproduzione, dal fai-da-te e dai lavoretti da realizzare con i bambini. Magari proviamo a preparare in casa il pane e le conserve e a realizzare dei semplici giocattoli fatti a mano.

Leggi anche: Le vie dell’autoproduzione sono infinite

10) Finalmente possiamo riunirci attorno al camino

Se potete in autunno non perdete l’occasione di riunirvi attorno al camino o alla stufa con le persone più care. Il tepore del camino è davvero accogliente e la compagnia degli amici e della famiglia durante le serate autunnali scalda il cuore e aiuta a ridurre lo stress. E per chi non ha il camino? Create comunque un punto di incontro accogliente: magari preparate una torta o dei biscotti e preparatevi a sfidarvi con una partita a carte o con i giochi da tavolo.

Anche voi amate l’autunno? Per quali motivi?

In piazza Duomo a Firenze la bottega dei colori che resiste al mangificio., Il negozio di vinili che dice no al Black Friday: «Clienti da tutta la Toscana, il nostro segreto è la roba popolare»

 Corriere della Sera In piazza Duomo la bottega dei colori che resiste al mangificio In questi anni hanno visto la città intorno cambiare, ...