25.2.18

che strano paese l'italia stiamo tornando indietro e violando leggi . CARPI. «Le aziende hanno rifiutato la mia candidatura per uno stage perché sono musulmana e indosso il velo. Predicano che l’Italia sia un paese libero, ma non è così. E ho paura di trovare un lavoro: so già che sarò discriminata per la mia religione».

Se  il  velo    ( vari tipi  di velo https://it.m.wikipedia.org/wiki/Velo_islamico poi bisogna vedere quale usa la ragazza )   fossero proibiti in Italia  o  in Europa (  salvo un catone  svizzero , la francia  e  il belgio  )  niente  da  eccepire ha  violato  la legge  e   ne  paga le  conseguenze  ed  è giusto punirla e non tollerarla   come  sembra  dire nel  capitolo   sulla tolleranza   l'amico ed utente   criap  in una intervista  pubblicata  su  queste  pagine al suo  ultimo libro . Ma   qui   non lo  sono . Infatti  è pura  discriminazioni .Perchè le  suore  si    e  alcune donne ormai  quasi scomparso    nel suo significato   \  uso  quotidiano ed  usato come  abito  folkloristico   in Sicilia ed  in Sardegna  ( cedere   foto sotto  ) Infati  A parte qualche sporadica e isolata ordinanza municipale che ne dispone la proibizione punibile con sanzioni amministrative (vedi il caso di Novara[5]), indossare un velo integrale in Italia non è un reato.Coloro che si oppongono alla libera circolazione di donne con il viso velato si appellano all'art. 85 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (R.D. n. 773/1931) e alla legge n. 152/1975, il cui art. 5 (come sostituito dall'art. 2 della legge n. 533/1977 e successivamente modificato dall'art. 10, comma 4-bis del decreto-legge n. 144/2005, convertito con modificazioni dalla legge n. 155/2005) recita: "È vietato l'uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. È in ogni caso vietato l'uso predetto in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo che tale uso comportino. Il contravventore è punito con l'arresto da uno a due anni e con l'ammenda da 1.000 a 2.000 euro. Per la contravvenzione di cui al presente articolo è facoltativo l'arresto in flagranza."Sulla interpretazione della clausola "senza giustificato motivo" si è già espresso il Consiglio di Stato, che ha ritenuto la matrice religiosa e/o culturale un giustificato motivo per poter circolare indossando un niqab, un burqa, o un altro tipo di velo islamico che ricopra il viso.La ratio legis di questa norma, diretta alla tutela dell'ordine pubblico, è infatti quella di evitare che l'utilizzo di caschi o di altri mezzi possa avvenire con la finalità di evitare il riconoscimento. Tuttavia, un divieto assoluto vi è solo in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo che tale uso comportino. Negli altri casi, l'utilizzo di mezzi potenzialmente idonei a rendere difficoltoso il riconoscimento è vietato solo se avviene "senza giustificato motivo". Con riferimento al “velo che copre il volto”, si tratta di un utilizzo che generalmente non è diretto a evitare il riconoscimento, ma costituisce attuazione di una tradizione di determinate popolazioni e culture. In questa sede al giudice non spetta dare giudizi di merito sull'utilizzo del velo, né verificare se si tratti di un simbolo culturale, religioso, o di altra natura, né compete estendere la verifica alla spontaneità, o meno, di tale utilizzo. Ciò che rileva sotto il profilo giuridico è che non si è in presenza di un mezzo finalizzato a impedire senza giustificato motivo il riconoscimento. Secondo altra e diversa corrente di pensiero il "giustificato motivo" non può rivenirsi "negli usi e consuetudini" quando esse siano "contrarie alla legge" (usi "contra legem") e quando, soprattutto, siano consuetudini non italiane, quindi non locali. Inoltre la libertà religiosa (costituzionalmente garantita) qui non può essere invocata, poiché il Corano non impone letteralmente di coprire integralmente il volto della donna (a cui impone un abbigliamento "morigerato"), ecco perché infatti solo in alcuni Paesi islamici (una minoranza) e non in tutti si usa il velo integrale.Il citato articolo 5 della legge n. 152/1975 consente nel nostro ordinamento che una donna indossi il velo per motivi religiosi o culturali; le esigenze di pubblica sicurezza sono soddisfatte dal divieto di utilizzo in occasione di manifestazioni, e dall'obbligo per tali persone di sottoporsi all'identificazione e alla rimozione del velo, ove necessario a tal fine. Resta fermo che tale interpretazione non esclude che in determinati luoghi o da parte di specifici ordinamenti possano essere previste, anche in via amministrativa, regole comportamentali diverse incompatibili con il suddetto utilizzo, purché ovviamente trovino una ragionevole e legittima giustificazione sulla base di specifiche e settoriali esigenze.La Giunta della Regione Lombardia ha modificato il regolamento di accesso alle strutture regionali e agli ospedali vietando espressamente l'ingresso a chi si presenta (in generale anche indossando abiti come burqa e niqab) con il volto coperto, motivo per il quale potrà essere respinto. "Fratelli d'Italia", ha annunciato la presentazione di un'interrogazione analoga a Palazzo Marino «per chiedere di impedire l'ingresso negli edifici ed enti comunali alle donne islamiche con velo integrale, come il niqab o il burqa».Va precisato, però, che in sede giurisdizionale il Consiglio di Stato ha solo funzione di tutela nei confronti degli atti della Pubblica Amministrazione. In particolare il Consiglio di Stato è il Giudice di secondo grado della giustizia amministrativa, ovvero il Giudice d'appello avverso le decisioni dei TAR, e nella sentenza richiamata si annullò un ricorso avverso decisione del TAR sostanzialmente per motivi di merito procedurale e gerarchico.Rimane stabilito peraltro (Sentenza TAR Friuli Venezia Giulia n. 645 – 16.10.06[9]"che a prescindere dai singoli casi concreti in cui ogni agente di pubblica sicurezza è tenuto a valutare caso per caso se la norma di legge possa o meno ritenersi rispettata, un generale divieto di circolare in pubblico indossando tali tipi di coperture può derivare solo da una norma di legge che lo specifichi (allo stato attuale non esistente), il che è tra l'altro in linea con le implicazioni politiche di una simile decisione.".

Risultati immagini per velo sardo

Risultati immagini per velo sardo

prese  da  google immagini  come la precedente  per  chi ne  volesse   alter e può cercare  1)  sul mio facebook   l'album fotografioc   sagra  di sant Efisio 2)  ilmio post  della  pasquestta  dell'anno scorso 



per  chi ne  volesse   alter e può cercare  1)  sul mio facebook   l'album fotografioc   sagra  di sant Efisio 2)  ilmio post  della  pasquestta  dell'anno scorso  


 Ma  purtroppo    qui vige  ill becero  populismo   alla Borghezio



e  alla  Salvini  rispetto  al resto d'Europa  e l'assenza  di laicità
  ecco  una carrellata  di   commenti  🤐😣😖🤯🤮👹☠🌩🌪💨🔇🔞❗‼🗯💬💭presi dalla pagina fb  di geolocal   da  cui  preso l'articolo    riportato sotto  di    che  si  trovano  sempre  più spesso non solo nei bar  ma  anche  in commenti  web   e  social   agli articoli di cronaca  e non    quando   si  parla  di queste cose


Luciano Breda Per non essere esonerata basta stare senza il velo e tenere la religione dentro di noi quella nessuno te la può togliere vedi quello che fa del bene non se lo fa scrivere in fronte e ne meno quello che fa male ,non so se mi sono spiegato
Graziano Trainini Può sempre andare a fare tirocinio ad Istambul, città ( e paese ) dove non c' è discriminazione e la democrazia vige e vegeta stupendamente.
Franca Calbi Hanno fatto bene, se non vi va bene la nostra cultura tornate tutte a casa vostra li potete mettere tutti i veli che volete
Antonella Gambella Integrazione così si chiama ma non è detto che dobbiamo integrarsi noi è accettare la vostra cultura sei in un paese che non porta il velo integrati tu E non portarlo se questo ti crea discriminazione. ..io personalmente non tollero neanche le suore pur essendo Cattolica sono ridicole esattamente come voi
Milena Tirelli Integrazione è quando uno straniero impara e accetta usi e costumi di chi lo ospita!!
Viviana Lai Ma se andiamo nel vostro paese possiamo andare in giro con una minigonna e top?

Mascia Luisetto Ci avete rotto x davvero.....

Venite qui' e pretendete le cose c ci appartengono.alle vs.maniere ed idee.Nn sono razzista(o forse si...) ma mai come ad oggi dico: PRIMA IO,PRIMA LA MIA FAMIGLIA,PRIMA LA MIA GENTE,PRIMO IL MIO PAESE.Voi se volete entrate ma rispettate noi ee ns.regole.

Lucia Mazzon Ti rifiutano anche per molto meno.e non è razzismo.bastaaa!!!!uno può decidere quello che vuole???? Gestire Mi piaceRispondi2 h
Claudio Lugari Nessuno di voi che avete fatto dei bellissimi commenti è mai andato all'interno di paesi in Sardegna e Sicilia? Beh li le signore vanno in giro con il fazzoletto o velo in testa e va bene
Norma Porti Avere un lavoro è una fortuna, adeguarsi alle regole è indispensabile non una scelta...
Massimiliano Nicolai Vedi tu, se è più importante il velo o il lavoro. Prova in Arabia.....
Emanuela Mastratisi Hanno fatto bene...sono loro che devono integrarsi e adeguarsi non noi...
Claudio Driussi 20 anni fa ci sarebbe stata più tolleranza, ora sono tutti più arrabbiati, e ragioni ce ne sono. Mi stupisce questo stupore.
Andrea Santoru Vuoi star qui?stai come noi!!!44
Matteo Ferrarini Bene, tornatene a casa tua.
Alberto Altavilla Giusto così!👍👍👍
Massimiliano Vannucchi Hanno fatto bene! Prima noi!!
Rispondi3 h
Virginia Uggé Se non si accettano le regole del paese non si vive.in quel paese....
Mirko Gastaldello Prova ad andare in giro coi calzoni corti da loro
Pierluigi Pvincipe DI Sabatino E quale sarebbe il problema?
Gianluca Egidi Togliti il cappuccio e lavori
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CARPI. «Le aziende hanno rifiutato la mia candidatura per uno stage perché sono musulmana e indosso il velo. Predicano che l’Italia sia un paese libero, ma non è così. E ho paura di trovare un lavoro: so già che sarò discriminata per la mia religione».



















CARPI. «Le aziende hanno rifiutato la mia candidatura per uno stage perché sono musulmana e indosso il velo. Predicano che l’Italia sia un paese libero, ma non è così. E ho paura di trovare un lavoro: so già che sarò discriminata per la mia religione».
A parlare è una giovane tunisina, che preferisce rimanere anonima. La studentessa, quando, durante gli studi alle scuole superiori è stato il momento di stabilire in quale azienda avrebbe frequentato lo stage, non sapeva che si sarebbe trovata di fronte a un’odissea. La giovane parla benissimo l’italiano e sogna un futuro nel mondo del marketing. Un futuro che vede tinto d’incertezza perché «se sono stata discriminata a questo livello a scuola, figuriamoci nel mondo del lavoro, con la competitività che regna, per giunta».
«Vedevo che tutti i miei compagni, chi addirittura due settimane prima della data di inizio dello stage, sapevano in quale azienda avrebbero frequentato quel periodo di una ventina di giorni che consente di impratichirsi con il mondo del lavoro - prosegue la studentessa - Io, invece, non ero ancora stata convocata per sapere i dettagli del mio periodo fuori da scuola, in azienda. Non mi avevano detto nulla, quindi, man mano che il tempo stringeva, ho avvicinato la prof responsabile del progetto e le ho chiesto perché gli altri fossero già stati avvisati e io no. Lei, non senza imbarazzo, mi ha risposto: “È il fatto del velo”. Io, inizialmente, non ci potevo credere. Ero tranquilla, non pensavo che ci fosse quest’eventualità... L’essere rifiutata per un’usanza della mia religione. Evidentemente ero troppo fiduciosa. A quel punto, mi trovavo a un bivio: se scegliere di fare lo stage in segreteria a scuola, ma quella mi sembrava una strada poco appetibile, oppure mettermi d’ingegno a cercare altro. Ho scelto la seconda possibilità e fortunatamente ho trovato una cooperativa sociale di Carpi che mi ha consentito di sperimentare la gioia del fare lo stage. Sono andata lì, quindi, ancora meravigliata per avere fatto così fatica a trovare qualcuno che mi aprisse la porta. In fondo, si trattava di una ventina di giorni, neanche un mese. Che danno avrei potuto arrecare alle aziende in cui avrei potuto muovere i primi passi del mio futuro, per capire meglio cosa voglio fare da grande? Non credo che per le ditte sarebbe cambiato qualcosa se mi avessero visto con il velo. Evidentemente c’è chi la pensa in modo diverso».
Questa studentessa ha due fratelli e vive a Carpi insieme ai genitori.
«Sono sicura che la fatica che ho provato per trovare un soggetto che mi facesse fare lo stage non sia che un assaggio in vista del mio futuro lavorativo - continua la studentessa - Non oso immaginare la quantità di porte che troverò chiuse di fronte a me. Vedo poche alternative, se non rimanere chiusa in un magazzino o svolgere mansioni poco qualificanti. Il mio sogno sarebbe affermarmi nel mondo del marketing. Non so se in Italia sarà possibile. E, d’altra parte, io sono musulmana: non voglio rinnegare la religione in cui credo perché qui non viene tollerata».
Questo caso ha creato grande scalpore fra le coetanee musulmane. Sono numerosi, infatti, gli episodi di discriminazione. «Secondo la Costituzione dobbiamo essere tutelati, perché l’indossare il velo è un modo per rappresentare all’esterno la nostra fede religiosa. Spesso non siamo capite».



Quindi i commenti sopra riportati posso definirsi privi di ogni ragionament alla ...... come le chiacchere da bar . E ve lo dice uno che : 1) è contro l'obbligo diretto ed indiretto sia che sia cattolici \ cristiani sia che siano mussulmani . 2) sono per vietare il Burqa: per lo più azzurro, con una griglia all'altezza degli occhi, copre interamente il corpo della donna. Tecnicamente, assolve le funzioni del niqab e del khimar.) vedere url sopra riportato ) .  E poi se proprio sono  contro  il  velo \  veli  perchè invece  d'insultare  con  espressioni vicine alrazzismo e   ala  xenofobia   non  fanno  pressone  sui nostri politicanti di destra  perchè rendano  più  chiara  la legge italiana  su tale uso  (  vedere  sopra  )  concludo   ripsondendo  ad  alcuni miei commenti  che   ha  provocato   (  lascio  l'url   perchè  credo che continuerà ) la  discussione   derivata  da   tale post   sulla mia bacheca  fb  


*****   Che c'entra il velo sardo da quello islamico ?????

Giuseppe Scano Era una provocazione contro gli islamfobici che parlano di nostre tradizioni dimenticando che anche nel sud  d'italia   Sardegna compresa  (  era relegato solo   alle festività  religiose  ,  alla vedovanza  ,   quasi  scompoarsa  salvo al centro   e  in certe  zone  del nord  )  abbiamo avuto fino a 40 anni fa il velo .simile a quello islamico in quanto mediato dai bizantini secondo alcuni dagli catalano /aragonesi e poi spagnoli che lo appressero dalla dominazione araba dell'Andalusia  
*******Il viso si vede, poi per le sarde era costume e non obbligo, era però legato alla religione in effetti, ma dentro la chiesa, fuori non era un obbligo come già detto.Era spesso segno di lutto. Da tempo lo usano ormai solo le vecchie.Per me il paragone non regge, poi non so.Gestire

Vero   . https://it.wikipedia.org/wiki/Velo_islamico . Per  quanto  mi hann raccontato   i miie nonni  paterni ( Galluresi )    e queli Materni (  barbagia  \  campidano  )  in chiesa    era obbligastorio   , e se  avevi un lutto  o nelle feste  religiose    e secondo alcuni paesi   sempre  .  Non c'era  l'obbligo diretto   e di legge  come  in Iran (  infatti appoggio la  rivolta  dele donne iraniane  )  o  ultimamente   altri paesi del medio oriente  , ma  un  imposizoione  culturale  almeno  fino    al dopo  guerra  specialmente  nell'interno

non so che altro dire     alla  prossima

24.2.18

Pozzuolo, trovati una bottiglia di Coca Cola con un messaggio del 1930 e un tesoro in banconote Doppio ritrovamento durante alcuni lavori in un locale a Terenzano.


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una storia d'altri tempi . ogni tanto riemerge il passato.  Infatti  ecco  cosa  n'è  uscito fuori commentando la news  su  Fb  con l'autore del  ritrovamento 


Giuseppe Scano se sei coerente 😁😀😎😉con quanto scrivi , dovresti cambiare il nome all'edificio : e chiamarlo con un nome diverso visto che si chiama casa rossa 
Gestire


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Rispondi2 hModificato
Luca Todaro Se studi la storia, o se dai un’occhiata anche a qualche paese dove è passato Mussolini, tutto ti apparirà rosso..
Esempio Torviscosa qua vicino, e’ un paese tipicamente fascista dove le costruzioni sono rosse..
Questo perché lui, il Duce, aveva capito che il colore rosso non attirava gli insetti nelle zone dove passava e che bonificava..
quindi si riuscivano a evitare almeno in parte le malattie che questi esserinj trasportavano.
La CASA ROSSA e’ storicamente stata un avamposto dei fascisti nella seconda guerra mondiale.. niente c’entra con le case cantoniere poste sulle statali dall’ANAS e nulla c’entra col comunismo.

Gestire


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Rispondi57 min
Giuseppe Scano Ok  . non conoscevo la storia della tua zona . è poi almeno fino ala scissione di Livorno del 1921 rosso non era solo necessariamente comunista . ma erano anche socialisti E poi qua in Sardegna fu usati un sistema diverso nelle costruzioni di bonifica .

Pozzuolo, trovati una bottiglia di Coca Cola con un messaggio del 1930 e un tesoro in banconote Doppio ritrovamento durante alcuni lavori in un locale a Terenzano. «Saluti a chi sarà nel futuro, da Gino di Sammardenchia, muratore, 1930»: è il messaggio, ricostruito a fatica perché la carta, già rovinata, ha dovuto essere strappata per uscire dal contenitore. Lo scritto su carta da sacco di cemento e i soldi assieme a un santino di Paola Beltrame

 

 Un messaggio murato per ricordare ai posteri chi ha costruito un edificio è una curiosità, ma non proprio una rarità. Però se il biglietto sta in una bottiglia di Coca Cola del 1930, appena tre anni dalla diffusione della bevanda in Italia, il caso è piuttosto singolare.
Il ritrovamento è avvenuto alla Casa rossa di Terenzano, dove i cimeli rinvenuti durante la ristrutturazione dal proprietario Luca Todaro sono più d’uno, a cominciare da un tesoretto di vecchie banconote, pure scoperto nel muro in sasso.
Una fortuna, quella di poter documentare la storia del locale, che cade a puntino: il ristoratore, infatti, è un cultore di questi “feticci” – come li chiama lui –, pronto a valorizzarli in bacheca e ricordarli ai visitatori.
Lavorando al riadattamento del locale, chiuso dagli anni Novanta dopo essere stato osteria e rivendita di alimentari, scrostato l’intonaco è apparsa la sagoma di una finestra: in quello spazio, tra i calcinacci, una bottiglia in vetro “contour” marchiata Coca Cola con dentro un biglietto scritto con matita da muratore su carta da sacco di cemento.
«Saluti a chi sarà nel futuro, da Gino di Sammardenchia, muratore, 1930»: è il messaggio, ricostruito a fatica perché la carta, già rovinata, ha dovuto essere strappata per uscire dal contenitore.
«Una bottiglia perfetta, ergonomica», spiega Todaro, documentato nel dettaglio sull’evoluzione che poi subì l’involucro della più famosa bibita al mondo.
La Coca Cola, di cui uno stabilimento è stato attivo a Udine in viale Palmanova fino agli anni Novanta, fu inventata da un farmacista statunitense nel 1886, inizialmente come rimedio per il mal di testa, ma poi modificata negli ingredienti cominciò la sua diffusione mondiale negli anni Venti, trasformandosi in un business di immense dimensioni.
Ma un altro reperto è stato rinvenuto durante i lavori alla Casa rossa: in una nicchia nel muro qualcuno – chissà quando – aveva nascosto un grosso fascio di banconote in lire. Nel pertugio c’erano esemplari delle mille lire anni Ottanta e della precedente edizione dello stesso valore degli anni Settanta, un foglio da 10 mila lire, alcuni da 2 mila, fino alle 20 lire in carta e un taglio da una lira.
L'immagine può contenere: una o più persone
Che scopo avesse questo deposito non è dato sapere. «I soldi – spiega Luca – sono stati trovati, assieme a un santino che ho lasciato sul posto, nel piccolo locale che era stato spaccio di alimentari gestito dalla famiglia Terenzani, dalla quale ho acquistato l’immobile nel 2014».
Ancora una storia, dunque, per Casa rossa e il suo estroverso proprietario, il quale non è nuovo alla cronaca. A partire da quando ha deciso coraggiosamente di riattivare il locale a quando, ammiratore di un certo passato, ha sfidato le critiche scrivendo sulla facciata la sua filosofia di vita: «Chi si ferma è perduto», messaggio a metà fra l’inquietante e l’ironico.
Abbiamo inoltre avuto motivo di conoscere sul nostro
giornale Luca Todaro per la domanda di matrimonio alla compagna, stampata a caratteri cubitali su un rimorchio pubblicitario. Solo uno come lui può trovare messaggi in bottiglia e pacchi di soldi dimenticati, sono questi i misteri di Casa rossa.







23.2.18

Il video-fake che soffia sul fuoco dell’anti-politica . quando l'antipartitocrazia e antipolitica è fatta con disinformazione e fake news

premetto     che  : sono anti parlamentare      e  voto le persone non i partit . E sono  6  anni  che  non sono  più iscritto ad  un partito  o voto a primarie  o paretecipo ad  loro inziative  , e  quest'anno   sono indeciso  se  andrò a votare  a meno .  E condvido  ogni news  o  video contro d'essi  .
Ma  questa  è una bufala  .
Lo so  che la  fonte  è  di parte   , infatti  il sito  è   del Pd  . Ma  ho  avuto modo di verificare la news : 1)    vedend in rete  video  e  foto    di tutti i siti  parlamentarti , extraparlamentari  , qualunquisti  , populisti , ecc  ,  in tv  le immagini del nostro  senato e  della nostra  camera  ., 2)  nelle foto  di contatti ed   amici parlamentari  di diversi schieramenti  politici .
Dopo questo mio posrt  d'avocato del diavolo    ecco il post

  da  https://www.democratica.com/focus/

Il video-fake che soffia sul fuoco dell’anti-politica


Focus
Un video, divenuto virale, mostra un parlamentare intento ad un comportamento poco consono. La voce a commento ne stravolge il contesto e ne trasforma il significato. Ecco come è stata costruita l’ennesima bufalaInsulti, parolacce, imprecazioni. In un video che sta circolando parecchio in queste ore su WhatsApp c’è l’espressione più becera delle bufale create ad arte per seminare odio e bugie.Nel video che vi mostriamo di seguito un uomo, non meglio identificato, commenta un filmato evidentemente ricevuto attraverso qualche chat. Nel video in questione, si vede chiaramente un individuo intento a inserire dei tesserini sugli scranni di un’Aula parlamentare. La voce narrante presume di sapere di cosa si tratti: “Questo parassita sta mettendo i cartellini della presenza dei parlamentari assenti, – dice – tra questi c’è pure Napolitano”.Segue una serie di insulti e improperi contro i parlamentari e pure contro giornalisti. Ma c’è un problema: il video è un falso.

Il video non mostra il Parlamento italiano

Come detto, la voce del video tira in ballo anche Giorgio Napolitano, ex Presidente della Repubblica e attuale senatore a vita. Se fosse vero (cosa che non è) ci troveremmo di fronte all’Aula del Senato della Repubblica. Cioé questa:

Ansa /Angelo Carconi
Già al primo sguardo si capisce che non si tratta dello stessa Aula ripresa nel video-fake. Proviamo a mettere accanto due immagini in dettaglio. A sinistra un frame del video, a destra la vera immagine dell’Aula del Senato. Appare chiaro come gli schermi presenti nella prima immagine non siano gli stessi della seconda.
Il secondo fotogramma che vi proponiamo svela altri due particolari. Il primo è relativo al pavimento dell’Aula di colore grigio, visibile in alto a destra (in Senato, invece, è di un caratteristico rosso rubino); il secondo riguarda uno degli uomini che finiscono nell’inquadratura. Si vede chiaramente che non indossa una giacca e anzi ha un abbigliamento piuttosto “sportivo”. Un’eventualità che nell’Aula del Senato non potrebbe mai verificarsi, visto che tutti i senatori, e pure il personale dipendente, sono tenuti a indossare obbligatoriamente giacca e cravatta. Ultimo particolare: le poltroncine di questo arredamento hanno dei braccioli in legno, dettaglio assente nell’Aula di Palazzo Madama.

Ma allora quel Parlamento non esiste?

L’Aula parlamentare ripresa in questo video-fake esiste, naturalmente. Ma non si tratta né del Senato, come abbiamo appena dimostrato, né della Camera (per le quali valgono sostanzialmente le stesse osservazioni, anche se l’arredamento delle due camere differisce in più di un particolare).La controprova è data dalle seguenti immagini che potrebbero rivelare la reale possibile location. Gli elementi a disposizione sono davvero pochi, però è possibile riscontrare una forte somiglianza tra l’aula del video e questa foto del Parlamento ucraino (la prima e la seconda foto). Stessi colori e stesso arredamento.Non è abbastanza per affermare con assoluta certezza che sia  lo stesso ambiente, ma è sufficiente non solo per instillare un ragionevole dubbio, ma anche per affermare con assoluta certezza che l’intento con il quale il video è stato messo in circolazione, quello di soffiare sul fuoco dell’anti-politica,  è un totale artefatto.

The Oldest Tattooing Family in the World \ 5 g L'antica tradizione di tatuaggio della famiglia Razzouk

Wasim Razzouk is a tattoo artist in Jerusalem’s Old City. Ink runs deep in his family. The Razzouks have been tattooing visitors to the Hol...