25.9.18

Carabiniere dà fuoco ai peluche della figlia e la chiude nella casa che brucia: una vendetta dopo la separazione

Semre peggio  .  Mi viene  da chiedermi scusate  il mio sfogo  qualunquista lanciato come un messaggio in bottiglia  sui  social  a  commenti    di questo articolo   trovato non ricordo se  con    newsrepubblic  o squid    aggregatori  di news   per  smartphone     ma   non trovo altre parole  .
Tale  fatto mi  ha  lasciato sgomento   \  basito   oltre che  senza parole e triste  . A  dirlo  è un  ex  teppista  e  bullo  ,  che usava  la cvendetta per  reagire  ai torti subiti  . Ma  poi grazie  a brutte  esperienze  (  ne  ne  parlo perchè non m  va  di riaprire  vecchie ferite  ed  un passto  che voglio  archiviare  \ strappare pagina  )   ed  ad aiuti    letterari   e  cinematografici (    il  conte  di montecristo  ed in parte  V  per  vendetta   ) sono riuscito  ad  uscirne  in tempo   ed  a lottare  per  non caderci  e non farmi prendere   la mano    farmi trascinare   e  chissàmagari arrivcare a gesti  simili o quasi   come questo . In quanto  si essa  ti da'  piacere    e soddisfazioni ma  sonom soddisfazioni effimere  e  frustranti  che  alla  fine  generano circoli viziosi,  sensi di colpa  (  vedere  post  precedenti oppure  qui   se non volete  perdere  tempo  a cercarlo )   ed rimpianti ed  rimorsi ed  ti  fanno soo stare male  .


ma le nostre forze armate come ... gli addestrano i loro esponenti ? ed i servizi sociali che fanno dormono e s'intascano scaldando sedie i soldi ?




Non riusciva ad accettare la separazione dalla moglie e si è vendicato sulla figlia piccola. Dando fuoco a tutti i peluches che aveva in casa. Ma non è stata l'unica follia dell'uomo, un carabiniere di Brescia. In pieno incendio, infatti, ha chiuso casa e impedito l'uscita alla stessa figlia ed altri parenti che sono stati salvati dai vigili del fuoco.
È accaduto nella notte a Passirano, in provincia di Brescia. È stato lo stesso militare a chiamare i soccorsi in evidente stato di agitazione. L'appartamento è stato dichiarato inagibile.




Ora    essendo tale afrticolo  troppo  sintetico ,  peggio di  un lancio d'agenzia     ho  cercato  con goolge   ulteriori news el'articolo almeno fra quelli più completi che ho trovato è questo di https://infodifesa.it/


CARABINIERE DÀ FUOCO AI PELUCHE DELLA FIGLIA E LA CHIUDE NELLA CASA CHE BRUCIA: UNA VENDETTA DOPO LA SEPARAZIONE




Non riusciva ad accettare la separazione dalla moglie e si è vendicato sulla figlia piccola. Dando fuoco a tutti i peluches che aveva in casa. Ma non è stata l’unica follia dell’uomo, un carabiniere di Brescia. In pieno incendio, infatti, ha chiuso casa e impedito l’uscita alla stessa figlia ed altri parenti che sono stati salvati dai vigili del fuoco.
Le fiamme sono in breve tempo divampate diffondendosi per tutta l’abitazione, mentre il padre di famiglia si limitava ad osservare il suo operato.L’incendio ha continuato sempre più a propagarsi, mentre l’uomo è uscito tranquillamente dall’appartamento, senza avere un minimo rimorso. Tutt’altro. Una volta fuori, questi avrebbe addirittura chiuso in casa la figlioletta ed alcuni parenti, spezzando inoltre la chiave nella serratura per impedire qualsiasi accesso dall’esterno, e condannandoli così al rogo. Ad un tratto, deve essere tornato in sè, rendendosi conto di cosa avesse fatto. È stato proprio lui a chiamare i vigili del fuoco, in preda ad una forte agitazione.








L’intervento degli operatori è stato tempestivo. Sopraggiunti sul luogo segnalato, dove si trovava ancora l’uomo in stato di choc, hanno provveduto ad estinguere le fiamme ed a trarre in salvo le persone intrappolate nella casa. Fortunatamente, se si tralascia il grande spavento, non ci sono state gravi conseguenze per nessuno.
Sul posto, naturalmente, sono arrivate anche le forze dell’ordine. L’uomo, dichiaratosi colpevole, è stato arrestato e condotto in caserma, per essere ascoltato. Si tratta di un carabiniere forestale, da poco separato dalla moglie. Sarebbe proprio questa la causa scatenante del raptus di follia che lo ha portato ad appiccare l’incendio. Il militare non avrebbe infatti accettato la fine del matrimonio. Il rancore e la forte gelosia nei confronti dell’ormai ex moglie lo avrebbero convinto a commettere una strage familiare, coinvolgendo la stessa figlia minorenne.
Non si sa ancora se la donna si trovasse all’interno dell’abitazione data alle fiamme: tutti i coinvolti, ad ogni modo, sono salvi.
I vigili del fuoco hanno dichiarato l’appartamento inagibile, mentre i carabinieri hanno aperto un’indagine finalizzata a chiarire le dinamiche di tutta la vicenda. Si cerca di capire, inoltre, se il carabiniere abbia già mostrato in passato comportamenti lesivi o pericolosi.

nonostante la modernità la nostalgia del passato la fa ancora da padrone . il caso della foto dell'asino davanti alla banca foto scattata a foggia nel 2017 ed ancora virale

questa news mi  fa  ritornare  in mente ed  mi ha  fatto  scegliere  il titolo  del post  d'oggi   ,  è  dispersa   da qualche   parte  a casa ma  appena  la trovo  la metto  , una  fotro scattami  a  3  anni  a cavalo all'asino  a  Cuglieri  paese  di nonna materna  .
Parcheggia l’asinello e va in banca: la foto diventa virale
(credits photo: lavocedimaruggio.it)
 Il mix di tradizione contadina e finanza informatica, immortalato dalla fotografia scattata da un passante nel 2017, ha talmente affascinato il popolo del web che, dopo più di anno, gli utenti continuano imperterriti a ricondividere l’immagine. Voglia di riscoperta delle nostre antiche origini campagnole, celebrazione di una ritrovata mobilità ecologica o semplice sfottò virale sulla persistenza di stili di vita d’altri tempi nella modernità? Il successo della foto potrebbe diventare presto oggetto di una vera e propria indagine sociologica.
Lo scatto in questione è stato pubblicato su Facebook il 28 aprile del 2017


dalla pagina 'Inchiostro di Puglia', ma per qualche strano motivo e per le 'folli' dinamiche dei social, soltanto negli ultimi giorni è stato ripostato da migliaia di utenti, attirando l'attenzione di moltissimi quotidiani online.
“La Puglia è uno stato d'animo”, scrivevano nel commento gli admin della pagina Facebook. Guardando questa foto è difficile dargli torto.

Infatti secondo https://www.105.net/news/tutto-news/ pare proprio che la foto scattata a Cagnano Varano, in provincia di Foggia, sia piaciuta a tanti.Il protagonista dell’immagine è un asinello legato nei pressi della banca del paese.
Il proprietario deve aver pensato di ‘parcheggiare’ lì l'asinello per andare a ritirare i soldi allo sportello. Insomma, assistiamo a un mix perfetto fra ruralità e tradizione, in cui la finanza incontra, forse, un desiderio di tornare alle origini e recuperare l’amore per i ‘bei vecchi mestieri di una volta’.
Qualunque sia il significato dello scatto datato 2017, il popolo del web l’ha davvero apprezzato.

24.9.18

il senso di colpa si deve combattere \ rimuoverlo , rimuoverlo dopo averlo analizzato oppure conviverci e lasciare che t'attraversi \ ti scivoli insoma ( ma non sempre fare finta di niente ) ?

PER  APPROFONDIRE

Risultati immagini per SENSO DI COLPA
lottando per non cadere ne senso di colpa per  un recente  fatto accadutomi  in rete , anche se ho delle  gravi reponsabilità in uno  "scazzo " ( poi rimosso  dai  commenti  lasciati  sulla   loro pagina fb    diretti interessati  )   tra me ed i genitori di questa ragazzina (ne  avevo parlato anni fa  del  suo incidente  post  poi  rimosso  per  delle inesatezze  da parte mia  e  che  hanno creato  ulteriore  dolore  a  geniotori    anche  se   sono passati  7 anni ) morta  qualche anno  fa  (  I II   ) investita  ,pur non essendo il solo ad averne , ho deciso di ispirato anche da questo bellissimo post di




Matteo Bussola
20 hVi racconto una piccola storia, per la quale mi sento un po' in colpa.
Ero su un regionale che tornavo da una presentazione, dovevo andare a Milano Centrale. Sul regionale comincia a circolare la voce che, oggi, tutti i treni diretti a Centrale fermeranno a Milano Garibaldi. Seduto di fianco a me c'è un signore corpulento sui cinquantacinque, ha l'aria spaesata, entra subito in agitazione, continua a guardare il suo biglietto.
"Madonna come faccio", dice, "io devo andare a Verona, come si fa? Il treno per Verona passa anche da Garibaldi?"
"No", gli dico, "al limite passa da Lambrate. Ma tanto da Garibaldi basta prendere la metro verde e in cinque minuti si è in Centrale, stia tranquillo."
"Ma la metro quale?", dice. "Ma bisogna fare il biglietto?"
"Sì", dico, "ma non si preoccupi, tanto i biglietti della metro li vendono anche all'edicola appena scendiamo, problemi non ce ne sono."
"Ma tu dove vai?" dice, agitatissimo.
"Vado a Verona anch'io", dico, "probabilmente dobbiamo prendere lo stesso treno."
"Madonna, allora sai che faccio?", dice. "Ti sto attaccato fino a Centrale così non mi perdo, posso?"
"Ma certo", dico.
"Grazie", dice, "è che io treni non ne prendo mai, devo andare a Verona per un lavoro, almeno così sono sicuro."
"Non c'è problema", dico.
Quando il regionale sta per arrivare alla stazione di Garibaldi le persone si alzano e cominciano a prepararsi. Mentre sto sistemandomi lo zaino sulla schiena una signora di colore ci passa di fianco. Potrebbe essere di origine nigeriana, forse camerunense, indossa un lungo abito a fiori. Non ci spinge, non è maleducata in alcun modo, semplicemente ci supera mentre noi stiamo prendendo le ultime cose.
Il signore la guarda, poi si volta verso di me.
"Quanto mi stanno sui coglioni questi!", dice.
Lo guardo.
"Questi chi?", dico.
Mi guarda.
"I neri", dice come niente fosse.
Ci fissiamo.
Penso: ecco, ci siamo, è successo. Non è fantascienza. C'è un gentile signore di mezz'età che ha appena ammesso davanti a te di essere razzista, senza provare la minima vergogna. Sono talmente sotto shock che non riesco a dire nulla, esco in corridoio, ci mettiamo in fila per scendere, lui mi segue, continuo a pensarci nei venti secondi che impieghiamo per raggiungere la scaletta. Quando siamo sul binario mi volto verso di lui.
"Senti", dico, "ho deciso che non voglio assolutamente che tu mi segua."
"Eh?", dice.
"Ti trovi la metro e il tuo treno da solo, da qui in poi sono tutti cazzi tuoi", dico.
Mi guarda con un'espressione in bilico tra l'incredulità e il panico.
"Ma...?", dice.
"Porta pazienza", dico, "è che a me invece stanno sui coglioni quelli come te, ma proprio tanto."
Comincio ad allontanarmi prima piano, poi mi metto a correre, lo sento urlare un paio di imprecazioni.
Siccome sono fatto male, mentre scendo le scale per la metro comincio a sentirmi quasi un po' in colpa, come se avessi abbandonato qualcuno al suo destino.
Adesso che ve l'ho raccontata, vi confesso che in colpa non mi ci sento più, nemmeno un po'.

 di scrivere  ed  interrogarmi  con voi  questo post  d'oggi  .
Risultati immagini per SENSO DI COLPA

 Come  ho  già detto nel titolo  mi chiedo  : <<  il senso di colpa   si deve  combattere \   rimuoverlo  , rimuoverlo  dopo averlo analizzato   oppure  convverci e    lasciare  che t'attraversi \    ti scivoli  insoma (  ma non sempre  fare  finta di niente  )  ?   >>  Proviamo  a    ripondere  analizzando    senza  scordare  l'altro Io   ovvero il  leuco'   Pavesiano   o  l'epistole  di  Lucio Anneo Seneca.(  4 A.c - 65 D.c )   le   varie  opzioni 

Primo metodo 
Risultati immagini per SENSO DI COLPA è il più  dloroso    e per  coraggiosi    per  coloro   che  considerano  : <<  (...) Monito terrorista che la retta è per chi ha fretta\ Non conosce pendenze smottamenti rimonte (...) >>  ( CSI - Bolormaa   ) .  E'si efficace  ,  salvo che  tu   abituato  a non riempire   il  vuoto ( droghe   cibo in eccesso  , alcool , mastrubazine continua  ed  forsennata  )  e  quindi se  non gestita  bene   crea    circolo vizioso  perchè  poi ti risenti in colpa   e devi di  niovo lottare per  eliminarlo  .
secondo metodo
Il migliore  per  chi decide  d'appplicare il etodo  dell'equilibrio   efficace    ed meno doloroso  del primo . perchè almeno riesci  a  gestire  meglio il vuoto  d'esso creato  senza  doverlo necessariamente  riempire   a tuttti  i costi  e   subito  .  

 terzo  metodo  
t Sconsigiabile  almeno che  tu non voglia  ( se  non lo  sia  già )  diventare  bastard inside  ed cinico  verso te  stesso e verso  gli altri  . personaggi  come gli indifferenti di Gramsci   (  testo integale   dello scritto ) .  A  volte  è vero  lo uso  anch'io  che  prediligo   sia  il priimo che  il secondo metodo  . Anche  se  dopo     tormenti  ( lo  so  no poco coraggioso  ma  ancora non roesco a gestore  bene  il vuoto  che  esso mi crea  )   perchè  il lottare ti  togliere  energie   ed  quindi  convine  eliminarlo senza lottare  \ fare niente   aspetto che s'estingua da  solo  , ma   se lo  si fa  spesso   si diventa  apatici  e appunti   indifferenti   di cui si parlava prima   . 

23.9.18

effetti collaterali della modernità L’onnipresenza delle fotografie sta spegnendo la nostra immaginazione


  le  google news  ho  trovato   quresto interessantissimo articolo  de www.lastampa.it del 23\9\2018. Da   fotogafo  insicuro 
 da  una discussione   su fb    con  un amica    del   gruppo fotografico 


******Giuse' se sai già che è pessima non pubblicarla! 
Scegli le più significative.... 
Fb non da' un premio per chi pubblica più foto...... 😉
Gestire


Rispondi2 s

Giuseppe Scano Lo so. Ma so come ho fra i contatti molti fotografi anche professionisti volevo scambiare pareri per migliorarmi
Gestire


Rispondi2 s


******* Si migliora quando c'è da migliorare.... se è da buttare è da buttare....
A maggior ragione se hai fotografi professionisti come amici devi pubblicare le foto valide....

e  compulsivo  puaura  che la prima  non piacia  all'interessato o non sia  perfetta o   rapressenti  un  attimo  diverso dal  precente  . , dico  che    tale  articolo  ha ragione  purtroppo .  Succede   quando  una cosa  diventa di massa  e    quando viene  presa  in maniera  acritica   basta  vedere   su bacheche  di stangram  e  di facebook  .

Ma  ora bado ale ciancie   e  veniamo all'articolo  

L’onnipresenza delle fotografie sta spegnendo la nostra immaginazione
Intervista allo psicoanalista Luigi Zoja, autore del libro “Vedere il vero e il falso” sulla manipolazione delle immagini

“La fotografia riassume tanto la verità quanto il suo tradimento”, scrive Luigi Zoja - psicoanalista, saggista e grande osservatore del mondo della comunicazione - nel suo ultimo libro Vedere il vero e il falso appena pubblicato da Einaudi (136 pagine, 12€; presentato oggi a Pordenonelegge). Perché le immagini vivono con una condanna intrinseca: essere immediate ma allo stesso tempo facilmente fraintendibili. O manipolabili



. Nel suo saggio, “un libro sulla fotografia, non di fotografia”, Zoja sfida il lettore a sapere oltre che a vedere. Lo fa attraverso l’analisi delle immagini-icona del XX secolo, quattro legate alla guerra e quattro che vedono protagonisti dei bambini in conflitti o tragedie umanitarie. Uno studio puntuale, ricco, coinvolgente. Soprattutto: una lettura necessaria per chi non vuole subire il ciclone delle immagini che ci circondano.


Lo scatto Raising the Flag on Iwo Jima di Joe Rosenthal, diventata uno dei simboli dello scontro tra Stati Uniti e Giappone nella Seconda guerra mondiale. Per molti anni è stata criticata per sembrare “finta”, ma è stata scattata proprio nei giorni della conquista


Nell’epoca delle fake news, il libro sembra uscire nel momento giusto. Da cosa nasce questo suo saggio?


«Ammetto che ci avevo pensato prima dell’arrivo di Trump. Avevo iniziato a raccogliere materiali durante la scrittura di Paranoia (Bollati Boringheri, 2011). Lavoravo al tema delle alterazioni dei messaggi nei mezzi di comunicazione, analizzando alcune fotografie note per capire i gradi di manipolazione che avevano subito».



LAPRESSE  Luigi Zoja al Festival di Mantova del 2015

C’è la famosa fotografia di Robert Capa sulla morte del miliziano, la fotografia dei soldati americani che issano la bandiera a Iwo Jima, e quella dei sovietici sopra il Reichstag. Come le ha scelt
e? »Ho selezionato quattro immagini di guerra e quattro che ritraggono dei bambini, cercando una simmetria tra dramma e speranza. Le fotografie della guerra sono quattro immagini iconiche, ma tutte in qualche modo vittima di manipolazione. Molte foto che noi crediamo istantanee di momenti irripetibili, in realtà sono ricostruzioni fatte in un secondo momento. Buona e mala fede si sovrappongono, a volte trasformando l’immagine in propaganda».

Il fotoritocco esiste da molto prima di Photoshop, insomma. Quand’è che la fotografia ha smesso di essere uno strumento di verità e ha iniziato a essere manipolata?


«La fotografia si è presentata al mondo come un modo per mostrare la realtà in maniera immediata. Per la prima volta si poteva fotografare una battaglia mentre era in corso, mentre prima veniva dipinta e gli artisti dovevano aspettare la fine dello scontro. Se non altro per capire chi avesse vinto. Ma la manipolazione c’è sempre stata anche nelle foto. Fin dai tempi della Guerra di secessione: per scattare erano ancora necessari lunghi tempi di esposizione quindi le scene erano ricreate, sposando soldati e persino cadaveri».



Il miliziano che muore, lo scatto più famoso di Robert Capa

Perché nel libro ha scelto solo immagini del XX secolo?


«Ci sono due ragioni principali. La prima: ho scelto di limitare il campo di studio, come si deve fare quando si affronta un lavoro di ricerca. La seconda: credo sia giusto dare alle nuove generazioni un senso della storia, mostrando loro delle immagini che raccontano un periodo che loro non dovrebbero dimenticare».

Sceglie anche di non mostrare immagini di morte, come mai?

«È vero, nel libro non ci sono immagini che ritraggono vittime e morti. Siamo bombardati da immagini sempre più violente, ma credo che sia necessario un rispetto maggiore per la morte. Lo stesso rispetto che avevano gli antichi: bisogna parlarne, ma non mostrarla direttamente».

Scattiamo più immagini di quante ne possiamo vedere, ne vediamo più di quante possiamo ricordare. Subiamo spesso i messaggi di fotografie manipolate o false. Eppure dopo due secoli dall’arrivo della fotografia dovremmo essere più educati a questo linguaggio. Perché non è così?


«Oggi c’è una vera bulimia dell’immagine. Il consumismo ha trasformato anche il mondo delle immagini: il pubblico sceglie l’immagine più godibile, come scriveva Susan Sontag. E facendo così c’è una costante inflazione, cerchiamo immagini sempre più shockanti. L’onnipresenza delle immagini ci abitua a chiedere sempre di più: nel campo dell’informazione, dei rapporti sociali e d’amore, e anche nella religione».

A cosa può portare questa deriva?


«Sempre di più la nostra immaginazione si sta impoverendo. Quando abbiamo così tanti stimoli che vengono dall’esterno, non sappiamo crearne noi dall’interno. Dobbiamo tornare ad allenare la nostra immaginazione. Da psicoanalista, io uso uno strumento tecnico molto prezioso: l’’immaginazione attiva, di origine junghiana: bisogna prendere un’immagine fissa e concentrarsi su di essa finché non si muove, finché la nostra fantasia riesce a darle un’azione. E se ci impegniamo davvero l’immagine si muove. Ma è sempre più difficile, soprattutto per i più giovani».

Cosa possiamo fare per non essere vittima delle immagini, ma riuscirle a capire e apprezzare? Quali altri strumenti abbiamo?


«Ritorno sul concetto di limite, tanto caro agli antichi greci. C’è una tendenza sempre più forte ad abolire tutti i limiti. E invece i limiti sono necessari. Servono a evitare l’indigestione e la nausea. Un sommelier non può assaggiare 50 vini in una sola serata. Noi dobbiamo guardare di meno e guardare meglio. Conoscere e non solo vedere ciò che ci circonda e ci si presenta davanti».







"Fatemi vedere il mare per l'ultima volta": e l'ambulanza si ferma sulla spiaggia

in sottodondo
 J. S. Bach: Goldberg Variations - Aria & Var. 1 - Jozsef Eotvos, guitar

Una  storia   bellissima   quella  riportata  sotto  e  che  iunsieme  a  quest'altra  Mezza Europa in ambulanza per portarla a morire a casa: il gesto di un'infermiera e di due volontari
Un gesto pieno di umanità ! d'immensa  grandezza  cosa  sempre  priù rara  ..sono queste le notizie che fanno aprire il cuore.Almeno fossero un poco più frequenti questi gesti..........sicuramente vivremmo tutti molto meglio.Almeno fossero un poco più frequenti questi gesti..........sicuramente vivremmo tutti molto meglio.Almeno fossero un poco più frequenti questi gesti..........sicuramente vivremmo tutti molto meglio.Almeno fossero un poco più frequenti questi gesti..........sicuramente vivremmo tutti molto meglio.Almeno fossero un poco più frequenti questi gesti..........sicuramente vivremmo tutti molto meglio.Ora speriamo solo che qualche magistrato in vena di notorietá non ci veda una infazione alle procedure e non metta nei guai i lavoratori dell´ambulanza.


http://iltirreno.gelocal.it/massa/cronaca/2018/09/22/

L'episodio a Marina di Carrara: a esaudire il desiderio dell'uomo è stato un equipaggio della Croce Rossa. I nostri lettori: "Un gesto umanamemte immenso" 




L'ambulanza sulla spiaggia di Marina di Carrara (foto Facebook Croce Rossa Ivrea)

CARRARA.
 Mentre veniva trasferito dalla Toscana in Canavese per ragioni di salute, un ottantottenne ha chiesto di "vedere il mare per l'ultima volta" ed è stato accontentato: l'ambulanza che lo trasportava si è fermata sulla spiaggia . È successo a Marina di Carrara.

VIDEO I commenti dei lettori

Malato vuole vedere il mare, l'ambulanza si ferma: i commenti dei lettori"Fatemi vedere il mare per l'ultima volta", ha chiesto un uomo di 88 anni all'equipaggio di un'ambulanza della Croce Rossa. Equipaggio che ha esaudito il desiderio dell'uomo fermandosi sul lungumare di Marina di Carrara. Un piccolo grande gesto, che ha ricevuto tantissimi commenti dei nostri lettori. Ecco qui una selezione


Malato vuole vedere il mare, l'ambulanza si ferma: i commenti dei lettori"Fatemi vedere il mare per l'ultima volta", ha chiesto un uomo di 88 anni all'equipaggio di un'ambulanza della Croce Rossa. Equipaggio che ha esaudito il desiderio dell'uomo fermandosi sul lungumare di Marina di Carrara. Un piccolo grande gesto, che ha ricevuto tantissimi commenti dei nostri lettori. Ecco qui una selezione
A esaudire il desiderio dell'uomo è stato un equipaggio della Croce Rossa di Ivrea (Torino) dopo avere interpellato la famiglia. Il mezzo è stato fermato su uno spiazzo che si affaccia sulla spiaggia. Quindi gli operatori hanno spalancato il portellone, permettendo all'ottantottenne di guardare il mare.
Il figlio, attraverso un post su Facebook, Il figlio, attraverso un post su Facebook, ha ringraziato l'equipaggio: "Voglio ringraziare i quattro angeli, che ci hanno aiutato a trasportare mio babbo da Carrara a Ivrea. E hanno acconsentito a fargli vedere, forse per l'ultima volta, il mare".

 ha ringraziato l'equipaggio: "Voglio ringraziare i quattro angeli, che ci hanno aiutato a trasportare mio babbo da Carrara a Ivrea. E hanno acconsentito a fargli vedere, forse per l'ultima volta, il mare".
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21.9.18

Sexting, 15enne scambia per un anno messaggi erotici con un adulto. Poi scopre che è il padre

Inizialmente  avevo letto questa news  su  fb  e  credevo fosse una  bufala  o quanto meno  una  news  acchiappalike  ed  ancora  il dubbio   c'è anche se   in misura minor e  visto le fregature  che  prendono anche  i  media  maistream .  Ma  poi  ho cambiato idea  , visto  che  molti uomini   sposati    (ma nche no  )  , povviamente  senza  fare  generalizzazioni  , sono porci  o depravati . Non trovo ulteriori  parole per  commentare tali news   lascio  che  a parlare siano  gli articoli

il primo   da  https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/09/19

Sexting, 15enne scambia per un anno messaggi erotici con un adulto. Poi scopre che è il padre



La vicenda è stata raccontata da una psicologa ad una associazione locale. Sarebbe avvenuta in provincia di Bergamo
di F. Q. | 19 settembre 2018

Un anno di messaggi erotici, foto osé e confidenze spinte. Poi l’appuntamento al buio, e la rivelazione: dall’altra parte dello schermo c’era sempre stato il padre. È quanto accaduto a una 15enne della provincia di Bergamo, che si è rivolta a uno sportello psicologico chiedendo aiuto.
La ragazza adesso ha cambiato scuola e vive con la madre, che nel frattempo si è separata dal marito. La psicologa da cui è in cura ha riferito la vicenda all’Associazione genitori antidroga di Pontirolo nuovo, con cui collabora. E il presidente, Enrico Coppola, l’ha citata come esempio dei pericoli che si nascondono nel sesso virtuale, sempre più diffuso tra i giovani: “Confrontandoci recentemente con una professionista che segue uno sportello psicologico nella bergamasca – ha detto – è emerso il caso di questa quindicenne. Farà molta fatica a superare il trauma che ha subito”.
“Agevolati dal fatto di trovarsi ancora in un mondo virtuale”, ha spiegato, “i giovani si sentono più liberi e sicuri, arrivando così in breve tempo a conoscere tutto sul mondo del sesso. In questo modo, però, bruciano i passaggi di una graduale e salutare esperienza diretta. Il mondo del sesso virtuale può portare anche a cattive sorprese”.



15ENNE SCAMBIA FOTO OSE'/ Con adulto, poi scopre che è il padre: il problema è il web o lo sguardo?Una 15enne ha scambiato per un anno proprie foto osé con un adulto che poi ha scoperto essere suo padre. Il dramma di un cuore che non c'è. 

 MAURO LEONARDI

LaPresse

Arriva una storia incredibile. Una ragazza di quindici anni della provincia di Bergamo scambia per mesi messaggi erotici e proprie foto osé con un uomo protetto da nickname. Un giorno decidono di incontrarsi e scoprono di essere padre e figlia. Il risultato è che la ragazza subisce un trauma dal quale uscirà — se uscirà — con grande difficoltà e la famiglia si sfascia. Nel leggere questa notizia mi viene da non crederci e da riferirla con tutti i condizionali e i congiuntivi possibili. Però la fonte primaria è attendibile. Il fatto è stato raccontato in occasione dell'inchiesta dell'Aga, l'Associazione genitori antidroga di Pontirolo Nuovo, dedicata al tema delle nuove dipendenze tra cui primeggia il cyber sex. Il primo quotidiano a parlarne è stato Bergamonews e, da lì, è arrivato a tutte le principali testate.

Sembra di assistere ad una versione moderna dell'Edipo re, del personaggio della tragedia greca che, pur riuscendo a risolvere l'enigma della Sfinge, non riesce poi a capire la sua vita e arriva a uccidere il proprio padre e a sposare la propria madre. Nella tragedia greca Edipo alla fine si caverà gli occhi e forse questa sarebbe la prima morale da trarne: se questi sono i risultati del web prepariamoci al peggio e "caviamoci gli occhi" cioè usiamo il web con mille restrizioni.

D'altra parte, però, questo caso ci dice una verità profondissima. Che la cosa più difficile da vedere è quella che si ha sotto gli occhi. Se riflettiamo un attimo sul fatto, ci rendiamo subito conto di quanto sia agghiacciante per la dose di verità che contiene. La mia prima reazione, di fronte alla notizia è stata di non crederci: non dimentichiamo, infatti, che la figlia mandava al padre foto osé "di lei". Di se stessa, cioè, della figlia. Lei non riconosceva il padre perché era protetto da nick ma come poteva il padre non riconoscere la figlia? Avrà avuto una mascherina, ho pensato: si sarà camuffato il volto. Certo. Ma è possibile che un padre non riconosca il corpo della propria figlia? Il corpo, dico, non il volto. Mi si sono ricordato di Giulio Regeni che, torturato tanto da divenire irriconoscibile, venne riconosciuto dalle mani. E se non erano le mani erano altre parti del corpo ma non certo il volto, perché deturpato dalle botte. Chi ha lo stomaco forte cerchi su youtube e troverà i racconti dei genitori di Giulio che saranno più precisi dei miei ricordi: ma certamente non lo riconobbero dal volto ma dal resto del corpo.

Ora quindi, per il papà della 15enne, il corpo della figlia era qualcosa di sconosciuto. La scena che dobbiamo immaginare è quella di un padre che guarda sullo schermo del proprio computer le foto osé della propria figlia, e dopo qualche minuto, esce dalla stanza, la trova in corridoio e le dà il bacio della buonanotte. Senza riconoscerla. Il problema è il web o lo sguardo? Il problema è internet o il mio occhio? E allora è chiaro perché una ragazza di 15anni cerchi su internet l'affetto (sbagliato, orribile, tutto quello che si vuole) di un uomo della stessa età di suo padre: perché suo padre non la vedeva. Lei era davanti ai suoi occhi ma lui non la vedeva. Forse, allora, la colpa non è di internet ma degli occhi che non ci sono. Del cuore che non c'è. Del bisogno di scappare da una solitudine soffocante, finendo nelle braccia della convinzione che solo non essendo sé stessi si può essere amati.

errata convenzione che l'autunno inizi il 21 settembre






Autunno JazzPlaylist • YouTube Music • 2018 43 brani • 3 ore e 35 minuti
Alza il bavero del cappotto e immagina di passeggiare a Central park con questi classici del jazz newyorkese.

Noi  tutti   , sottoscritto  compreso   che  ha  fatto lo scientifico ed quindi ha  fatto  geografia  astronomica   (  ed  dovrebbe saperlo   ma  purtroppo con " la vecchiaia " sta  venendo meno  ) ,  pensano che oggi  21  settembre   finisce l'estate, non è così. Infati

L'equinozio d'autunno non è il 21 settembre: quest'anno arriva il 23
dall'articolo di repubblica  citato 
 
L'equinozio d'autunno - il momento in cui, per la rivoluzione terrestre, il giorno è esattamente uguale alla notte - non cade infatti il 21 settembre, ma il 22 o il 23 (rarissimamente il 21 o il 24). È da mille anni che questo evento astronomico non si verifica in questa data: lo farà di nuovo solo nel 2092 e nel 2096. Ora  per molti - visto che le altre stagioni iniziano il 21 (marzo, giugno e dicembre) - anche l'autunno dovrebbe iniziare il 21, ma non è così purtroppo . La data convenzionale di inizio dell'autunno è infatti il 22 settembre. E quest'anno 2018 per la precisione arriverà il 23 settembre alle 3.54 del mattino (ora italiana approssimativamente , negli Usa sarà ancora il 22). Solo in quel momento la linea d'ombra che divide la zona della Terra illuminata dal Sole da quella in cui è notte taglierà contemporaneamente Polo Nord e Polo Sud.

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La variazione della data dell'equinozio è legato al sistema di calendario gregoriano, introdotto da Gregorio XIII nel 1582 come correzione del calendario giuliano. Stabilito dal concilio di Nicea, la data fondamentale (sulla base della quale si calcola la Pasqua) è quella dell'equinozio di primavera, stabilita nel 21 marzo (ma può variare e più spesso cade il 20). In base a quella si calcolano gli altri.
Ma tale sistemazione non è perfetta: il nostro calendario divide un anno in 365 giorni, cioè circa un quarto di giro in meno di quanti la Terra ne compia su se stessa durante una rivoluzione completa attorno al Sole. La rivoluzione però dura 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 49 secondi.
La soluzione sono gli anni bisestili. Tutti sanno che ogni 4 anni, aggiungiamo un giorno, il 29 febbraio. Ma quel giorno non basta per riallinearsi completamente. La regola è più complessa, ed è come segue:


  • ogni 4 anni bisogna aggiungere un giorno - sono appunto gli anni bisestili
  • ma ogni 100 anni bisogna togliere un giorno: quindi il 2100 non sarà bisestile
  • in più ogni 400 bisogna riaggiugnere un giorno: ecco perché il 2000 è stato bisestile 
Detto in altro modo, sono bisestili :
  • gli anni non secolari il cui numero è divisibile per 4
  • gli anni secolari il cui numero è divisibile per 400.Il ritardo accumulato ogni anno fa sì che il momento degli equinozi (anche quello di primavera) siano in un orario e un giorno diverso rispetto al precedente. Quello d'autunno si alterna: per due anni cade il 22 settembre e gli altri due anni il 23 settembre









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