22.6.09

SOFFIAN NONVIOLENZA di donatela camatta

SOFFIAN NONVIOLENZA..



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Questo potere antico

Che

Il ritorno vuol

far rivivere

.

Onda maligna

scorre fra ossigeno

e

aria viziata.



Melma pervade

in ogni angolo di Mondo.


Soffia nonviolenza

verso queste

menti insulse.

Ragione raggiungi all’anima.


Pensieri di forza uniamo.

Le sofferenze proviamo

a cancellare

di

questo governi neri come pece.


La Pace

diritto,dovere

d’ogni Popolo libero.


Il credo si

stringa tenace



dove il cuore non batte…


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Due risate per voi amici


Decoder                                                             Immagine creata da franca bassi


                         Cari amici vi regalo due risate questa é la mia fantasia....


Questa mattina commentando su "La torre di Babele TG1", mentre  scrivevo piano...piano allaccio i miei fili, ecco cosa può venire fuori. Vabbé, certo che non mi annoio.


@gabbiano(Pino Scaccia), io pago e non vedo! Per curiosità, ho acceso la luce alla scatola nera (TV). Bello, lo schermo color del cielo! adesso, aspetto che ci volano dentro dei gabbiani, e che il vento dal mare ci soffia dentro, pensa che bello, anche il profumo della salsedine. Per la scrittura io scrivo e chi mi segue lo sa, e scrivo la verità! anche se un po’ incipriata, poi anche se ci sono degli sbagli non fa male, piano…piano con l’esercizio spariranno. Io tento, semplicemente a lasciare dei messaggi a chi viene dopo di noi, non ho pretese di grandi onori, mi accontento che gli amici leggono le mie storie e ogni tanto qualche: “pergamena diploma” ci sta anche bene .Odio chi scrive abbreviato mettendo delle XXX e dei segni strani, si finirà, per non scrivere più! Lasciamo le X per la schedina.Un caro saluto a tutti della Torre, incontriamoci più spesso senza tante polemiche, il posto lo conoscete, sotto la luce del nostro faro, abbiamo solo da imparare. Grazie gabbiano che ci indichi, la via del mare aperto.
Cari amici del mio blog, adesso vi faccio fare una risata, ecco come nascono le barzellette, io ne ho scritta una vera per voi.


Seduta al mio scrittoio, sempre la luce accesa per colpa che mi trovo al piano rialzato, spesso anche se fuori c'è il sole da me è sempre notte!


Vabbè mentre mi trovavo intenta a scrivere una storia, ed ero rapita dalla magia le parole che  veloci scivolano sul foglio bianco........Drin drin...drin...un sobbalzo nel vuoto, cerco di capire il rumore estraneo al mio scritto, focalizzo é quello scocciatore del telefono, che seguita per un bel po' a squillare. Mi giro, lo guardo, faccio lo sguardo truce e poi due passi lo afferro, come se volessi mangiare un buon coscetto di pollo ruspante! (dove sono finiti!)


Una vocina...sottile...delicata: "Pronto signora...lei è una nostra buona cliente, veniamo a offrirle del buon vino...in offerta e le diamo anche un omaggio". tutto senza prendere fiato.
Mi riprendo e già gusto le bollicine, e rispondo alla gentile signorina che stava in apnea, prende fiato per prepararsi per il secondo attacco e  ascolta la mia risposta: "signorina, a me piace un buon bicchiere di vino, ma vivo da sola. Quando ero cliente nella mia casa vivevano i miei figli e un marito, adesso per un solo bicchiere a pasto é sufficiente, perciò una bottiglia è troppo grande per me sola, grazie!" E mentre mi accingevo a salutare, la vocina non si arrende: "Ma! signora oltre al buon vino le regaliamo un "Decoder!".
Pausa...per un  attimo poi rispondo: "che annata é?"
La vocina replica:"ma signora dove vive?"
risposta: "su Marte signorina"
la vocina: "come si sta su Marte?"
risposta: "Benissimo!!! anzi, se viene a trovarmi, le offro un "Decoder" del 2009 fresco con le bollicine.
La vocina, ha compreso che forse aveva sbagliato numero, saluto educatamente e sorrido felice. Scritta per voi, da una vera telefonata.
 Franca Bassi   


 


 


Senza titolo 1535

For Iran People








  Sunday Bloody Sunday --U2
Domenica sanguinosa domenica



Non posso credere a queste notizie oggi

Oh,non riesco a chiudere gli occhi
E farli andare via
Per quanto tempo…
Per quanto tempo dobbiamo cantare questa canzone?
Per quanto tempo?per quanto tempo.

.Perché stanotte…possiamo essere uno solo
..Stanotte....
.Bottiglie rotte sotto I piedi dei bambini
Corpi sparsi attraverso la strada della morte
Ma non darò retta alla voce della battaglia
Ce la metterò tutta
Ce la metterò tutta
Domenica,sanguinosa domenica,
domenica,sanguinosa domenica,
domenica,sanguinosa domenica



e la battaglia è appena iniziata
ci sono molti perdenti,ma dimmi chi ha vinto
la trincea è scavata nei nostri cuori
e madri,bambini,fratelli,sorelle lacerati

domenica,sanguinosa domenica
domenica,sanguinosa domenica
per quanto tempo..
per quanto tempo dobbiamo cantare questa canzone?Per quanto tempo?per quanto tempo…
.Perchè stanotte..possiamo essere uno solo..
Stanotte
…stanotte……
….. Domenica,sanguinosa domenica
Domenica,sanguinosa domenica
Asciuga le lacrime dai tuoi occhiAsciugaleOh,asciuga le lacrime
Asciuga le lacrime(domenica,sanguinosa domenica)asciuga le gocce di sangue dai tuoi occhi
domenica,sanguinosa domenica
domenica,sanguinosa domenica(domenica,sanguinosa domenica
domenica,sanguinosa domenica(domenica,sanguinosa domenica)
ed è vero noi siamo immuni
quando i fatti sono finzione e la TV realtà
e oggi in milioni piangono
noi mangiamo e beviamo mentre loro domani moriranno(domenica,sanguinosa domenica)
la vera battaglia è appena iniziata
per pretendere la vittoria Gesù vinse
domenica sanguinosa domenica
domenica sanguinosa domenica..

Donne e Democrazia. Paura, menzogna e “mito”.

                                          a Donatella Colasanti

La Macchina del Consenso non conosce soste, a quanto pare.

Dopo i fatti di Guidonia e della Caffarella (oltre alla patetica cornice d’indignazione sulla morte della povera Eluana) era infatti inevitabile il ritorno di fiamma della folta e abituale congrega di quei cittadini che nel nome del “popolino” reclama “giustizia, solidarietà e sicurezza”; non è certamente una novità, grazie ai trabocchetti morali in cui spesso si cade di fronte a certe vicende, ma la realtà è però fatta anche di numeri in grado di raccontare un'altra storia, taciuta dai megafoni del perbenismo, più “nostrana” e scomoda e ben al di là del pur eloquente dato statistico rilasciato dal Viminale, perchè fino a prova contraria lo stupro e la violenza in genere sulla donna non hanno mai avuto bisogno, per essere praticati, di un passaporto o di approdare clandestinamente sul bagnasciuga con un gommone; anzi, a tal proposito, sarebbe più opportuno ripristinare oltre al proprio cervello anche il consueto appuntamento con la Ragione per leggere più correttamente il presente, invece di imbracciare nervosamente il moschetto e dimostrare di appartenere alla cosiddetta società civile e di doversi arrogare il diritto di sceriffo di sé stessi e della Patria contro lo stupratore mitteleuropeo.

Cominciare significa soprattutto ricordare la violenza privata alle donne, quella cioè che avviene entro le mura domestiche, come un punto di partenza obbligato e necessario per arrivare a comprendere a pieno le dinamiche di una cultura del sopruso e della sua estremizzazione, appunto lo stupro, che viene tramandata fin dalla notte dei tempi, e, come si vedrà, anche attraverso le modalità più insolite.
Tanto per cominciare varrebbe la pena rispolverare altri dati statistici a conferma che simili abomini non sembrano essere una esclusiva sociale dell'Italia invasa dagli extracomunitari; certamente la cosa non ci può e non ci deve consolare, ma evidentemente non deve essere abbastanza per chiedersi come mai in Italia sia possibile tollerare lo squadrismo xenofobo mentre si continua con molta naturalezza a perseverare su una condotta di matrice patriarcale e detentiva che ha visto molto spesso la donna vittima, succube e protagonista di “doveri” e quasi mai di “diritti”, nonostante lo specchietto per le allodole di una emancipazione che ha sortito sì risultati e conquiste di libertà inimmaginabili fino alla fine degli anni ’60 (come la recente legge contro lo stalking)...ma che ha forse puntato troppo sulla eguaglianza di diritti piuttosto che sulla diversità di valori.
Probabilmente siamo così abituati a ragionare attraverso un costante bombardamento mediatico che incita a condannare e contemporaneamente a vestire gli abiti vecchi del buonismo e moralismo da non renderci conto di navigare tutt’ora sulla scia di una legislazione sì “moderna” ma con le sfumature di un passato di aberrazioni come il delitto d’onore e la potestà maritale, divenute regole ed usi condivisi dalla maggioranza della fallocrazia dominante almeno fino al 1975, ossia all'introduzione della Riforma sul diritto di famiglia e alla vittoria referendaria per il divorzio; basti pensare ad esempio che il termine stupro, quarant'anni fa, non entrava neanche nel linguaggio corrente perchè la violenza sessuale non era ancora riconosciuta come un “delitto contro la persona”, ma semplicemente come un “crimine contro la morale” …roba da far percorrere un brivido di ottimismo e far sogghignare persino quei simpaticoni di Barbablù e Landru, incluso ovviamente i loro futuri seguaci...
E nel caso in cui la malcapitata di turno riesca faticosamente a trascinare se stessa e il suo aggressore dentro le aule di un tribunale (presiedute soprattutto da uomini, ovviamente) l'equità e le aspettative in un giudice vengono in qualche modo intaccate (oltre alle difese e avvocature opulente) anche dalle opinioni della "gente comune" (uomini,...ma anche donne “ammaestrate”) che paradossalmente vede nella vittima la causa del comportamento criminale dello stupratore; è emblematica in tal senso l'overture di protesta di cittadini nel Processo per stupro, documentario televisivo girato in un tribunale, che è testimone (anche ascoltando le parole degli avvocati difensori) di un'Italia troglodita e telecomandata da una moralità affossata nel triviale con il gentile contributo di emarginazione e di una sottocultura derivata dalla cosiddetta famiglia allargata, dove la donna era sostanzialmente un animale privo di libertà, da addomesticare e in dovere di sfornare prole, possibilmente maschile come forza-lavoro.
Oggi qualcosa è cambiato, ma fino ad un certo punto, se pensiamo alle vessazioni morali subite dalla ragazza violentata nella notte di Capodanno, costretta in qualche modo a difendersi (di nuovo, e da sola) da pesanti insinuazioni ed a fuggire da una realtà che ingabbia e molesta più del suo aggressore, italiano stavolta e forse per questo esentato dalla rabbia della “gente comune” e anzi bellamente difeso persino con striscioni da stadio sotto casa, soprattutto se entrano in gioco dei vecchi luoghi comuni mai passati di moda, e cioè che ad una donna, seppur incauta, non è permesso dire prima “si” e poi “no”: il ripensarci e serrare le gambe per proteggere la propria intimità è considerata una “provocazione”, innescando così (secondo i “perbenisti”) una sorta di relazione causa-effetto nella quale la vittima è considerata pure responsabile della violenza subita.
Morale della (per modo di dire) favola: lo “stupratore di Capodanno” si è avvalso dello “sconto” e si becca solo 2 anni e 8 mesi di carcere (per il momento, in attesa dell'appello alla sentenza) quando il reato di violenza sessuale ne prevede da un minimo di 5 fino ad un massimo di 10 anni. E ovviamente il “popolino” tace perchè probabilmente di negri e romeni non ce n'è in questa vicenda...

E' quindi mai possibile credere che, di fronte a simili contraddizioni, il problema ricorrente della violenza sessuale sia risolvibile con la repressione delle etnie presenti nel nostro Paese, quando i primi a dare il “buon esempio” siamo ancora oggi proprio noi, soprattutto nel giudicare? E, del resto, alcuni riscontri sembrano proprio dar ragione alla storica Joanna Burke che, in un libro recentemente tradotto in italiano, evidenzia, attraverso lo studio dei crimini sessuali dal 1860 ad oggi come lo stupro sia stato sempre considerato (a torto) un reato di “classe” e soprattutto imputabile al “diverso”; ...cioè, in pratica quel che avviene ancora oggi.
Siamo così sicuri che la violenza privata e lo stupro siano fenomeni scollegati e ben distinti, e non riconducibili invece ad uno dei tanti aspetti caratterizzanti il dominio dell’Uomo nei confronti dei suoi simili?
Oppure è quanto mai fondato il sospetto che tutto ciò abbia ben poco a che fare con la salvaguardia della donna, vedi la recente reintroduzione del controverso reato di immigrazione clandestina?
Eppure dovrebbe essere abbastanza evidente che alla Macchina è sufficiente un pretesto per oliare gli ingranaggi e aprire una breccia tra le folle attraverso le dispute dialettiche tipiche dell'italiano medio, che in siffatte circostanze si riscopre straordinariamente Lancillotto e soprattutto con la personalissima esperienza di allenatore di calcio, prete, imprenditore, operaio, milite, con la solita e discutibile retorica “da bar”.
Dovrebbe, appunto...ma nonostante tutto, continuiamo a tediarci a voce alta, forse per dare un senso al solito tozzo di pane d'informazione; quanto basta ovvio, pur di sopravvivere a se stessi e alla propria tranquilla quotidianità.

Con un tale indotto mediatico l'essenza del vero problema non può che sfuggire, e quindi è abbastanza normale (o mirato) che la stessa cultura della violenza sessuale nel corso dei secoli si sia ben “adattata” al nostro modo di leggere la realtà, addirittura rimanendone estasiati di fronte ad una reinterpretazione nelle opere d’arte dei secoli scorsi: un po' quanto probabilmente può succedere ai visitatori di una delle tante Mostre come la recente che si è svolta a Roma sui Sabini, antica popolazione dell'Italia centrale, meglio conosciuti per il Ratto omonimo che avrebbe in qualche modo contribuito, secondo la tradizione, a dare i natali alla Roma caput mundi.
Ovviamente qui non si vuole biasimare l’interpretazione di un mito attraverso il valore espressivo della correlata opera d'arte in un contesto storico-culturale, altrimenti dovremmo come minimo imbottire di tritolo e polverizzare il Colosseo se si pensa alle atrocità commesse nella sua arena durante i giochi, ma è sicuramente legittimo discutere l'idea che possa aver ispirato un Giambologna se non altro per il resoconto e la continuazione di una comoda e falsa interpretazione della Storia divenuto poi mito, senza aver potuto verificare a fondo il nucleo di verità che tutti i miti e le leggende contengono...a meno che l'atroce falso che associa la donna al Demonio e alla cacciata dal Paradiso Terrestre (fino a passare all'epoca delle accuse di stregoneria) ci potrebbe rivelare la Verità e riportare inevitabilmente agli arbori di questa Civiltà, fiorita probabilmente grazie ad uno stupro di massa che a noi è stato venduto invece attraverso il termine edulcorato di ratto; quindi il Tempo in genere sembra essere stato abbastanza ingeneroso con la donna, bistrattata dal mito e dalla realtà e riconosciuta universalmente vittima solo dopo le orribili mutilazioni psicologiche oltre che fisiche subìte durante gli orrori in Rwanda e Sebrenica, ma pure sul risultato ottenuto in sede Onu di condanna dello stupro etnico, considerato crimine di guerra, vale la pena ricordare come la presunta presa di coscienza internazionale non lenisce affatto le ferite di un ritardo nella Storia Moderna (era proprio necessario? Non bastava Nanchino?) e l'interpretazione legislativa del singolo Stato su premeditazione e tipologia di reato.
Infatti, se genocidio e stupro etnico rientrano a pieno titolo e nella medesima maniera nella voce di condanna da parte di un Tribunale internazionale, come mai le legislazioni dei vari Paesi pongono sempre in second'ordine lo stupro rispetto ad una morte violenta? Eppure fino a prova contraria e a parte il periodo e il numero delle vittime a confronto, non è che corra molta differenza tra quanto accaduto alle donne dell'enclave musulmana di Sebrenica, le sevizie subite dalla quattordicenne alla Caffarella o il “massacro del Circeo”.
Possibile che lo stesso, identico reato commesso invece in tempo di pace possa avere delle “attenuanti generiche” a meno che non intervenga la sacralità e il sacrificio della vittima pur di rendere inviolabile la propria intimità come è successo per la dodicenne Maria Goretti? Cosa rende così diversa la santità di Maria Goretti dalla (dimenticata) sofferenza terrena di Donatella Colasanti vissuta e uccisa per ben tre volte? Infatti, dove non riuscirono la tortura e la violenza intervenne poi defintivamente il cancro tre anni fa, ma probabilmente a darle un dolore più atroce della sua malattia fu un incubo che si materializzò qualche mese prima, dopo ben trent'anni dai fatti del Circeo, e cioè quando uno dei suoi aguzzini, Angelo Izzo, fu inspiegabilmente scarcerato e messo in condizione di uccidere nuovamente.
Si parla tanto di sicurezza nelle strade e immigrazione clandestina, ma già da allora dove erano le folle oceaniche della “gente per bene” (che pensa di affidarsi all'Esercito nelle strade e ai vigilantes pronti a manganellare il primo malcapitato che non risponda al “chi va là” in italiano) quando Donatella e tante come lei si sono dovute difendere, anche recentemente, con le unghie dai propri dolorosi silenzi, dai pregiudizi e dalla ipocrita e patriarcale solennità del Potere e dei processi che hanno visto assolti il più delle volte gli aggressori?

E, senza entrare nel merito della imbarazzante vicenda delle intercettazioni telefoniche e sui presunti flirt del nostro Capo del Governo con l’umiliante ed immaginabile applicazione della regola del do ut des, una delle conclusioni più sconfortanti in questo “miraggio” di Democrazia e che chiude il nostro lungo discorso è la stessa attualità vista “al femminile”, a conferma probabilmente di uno dei tanti flop in fatto di conquiste di libertà, e cioè la già citata “emancipazione”.
Emancipazione”..... oppure potremmo meglio chiamarla “integrazione”, la stessa che invece stiamo negando agli “diversamente italiani”?
Già, perchè nonostante il termine “integrazione” venga di solito utilizzato in ambiti prettamente razziali e poco c'entrerebbe, a priori, con la condizione della donna, di fatto sempre di “integrazione” potrebbe trattarsi se si pensa che in Italia il più elementare dei diritti come il voto alle donne è arrivato solamente nel 1946 e che ci siamo portati fino al 1980 il matrimonio riparatore e legiferato solo nel 1996 in termini di stupro come “crimine contro la persona”: cioè appena tredici anni fa, dopo decenni di lotte e di assurde limitazioni nei più elementari diritti civili. Si potrà discutere o meno sui giochi di parole che rappresentino meglio i fatti, ma la realtà di una discriminazione ancora in corso non si può certamente negare (nel mondo del lavoro, ad esempio, e con una maternità imminente).
Di sicuro non è facile, ma se riuscissimo ogni tanto a far prendere aria al cervello e a comprendere come la fantomatica “subumanità” della donna e del “diverso” in genere siano paradossalmente utilizzati proprio come “arma del Potere” anziché dalla comunità vilipesa ed ingannata, forse ci renderemmo conto di essere schiavi di moderne e camuffate Dittature arroccate nelle stanze dei bottoni degli Stati democratici, mantenute e rafforzate dalle nostre illusioni di sentirci "liberi"...ma di fare quel che dicono loro.

Se non si comprende il gioco perverso con il quale la Macchina ci controlla e ci prende pure sonoramente per il culo, probabilmente non arriveremo mai ad avere le idee più chiare su ciò che si sta materializzando sotto i nostri occhi, e cioè una progressiva mancanza di libertà che ci viene servita su un piatto referendario o semplicemente cavalcando l'onda delle emozioni e della paura di turno, insita stavolta nella sessualità violata di una donna,...tanto un pretesto vale l'altro pur di farci credere che “un maggior controllo significa sicurezza per tutti”: e chi non ha a cuore la propria incolumità, al prezzo di qualche rinuncia nelle libertà civili? E' già successo negli Usa con il Patrioct Act, dopo i fatti del 11 settembre.
Si tratta semplicemente di riflettere un poco, ma allo stesso tempo bisognerà soprattutto rendersi conto che, in tempi di mobilità sociale, le regole del gioco cambiano repentinamente, come i protagonisti, le metodiche e gli interessi in ballo. Quindi anche i Tiranni, primo tra i quali il nostro senso critico, perennemente in bilico tra i media ed una scarsa memoria storica.

Senza la “presa di coscienza” di un evidente declino dei valori di convivenza civile, finiremo sì per invadere le piazze, ma nell'unico intento di rimanere assai smunti e con lo sguardo smarrito al cielo.

In attesa di un miracolo forse o, peggio ancora, di qualcun altro che s'affacci nuovamente dal balcone.


Autore: Salvatore, blogger  Liberi finalmente liberi

Senza titolo 1534

  L'AVETE VISTO IL FILM MORTACCI ?  :-)


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20.6.09

Benvenuti!



Certo, in Italia, qualcuno vorrebbe dedicare questa giornata ai "respingimenti" piuttosto che al rifugiato. Brava gente, che va in chiesa "e si fa anche la comunione, e poi se vede un marocchino per strada vorrebbe dargliele con un bastone", cantava Jovanotti. Brava gente che sfila(va) al Family Day e invoca rigore morale, ma che non prova nessun imbarazzo di fronte a un degrado che, partito dalle ragazze del Drive In, è giunto fino all'"utilizzatore finale" . Dov'è il problema? Le donne sono solo corpo e i "negri" non li vogliamo. E, di fronte all'assordante silenzio del Vaticano, i padri comboniani lanciano un monito-provocazione: "Potrebbe capitare anche a te". E propongono, nientemeno, che permessi di soggiorno in nome di Dio. Forse la brava gente che va in chiesa e si fa la comunione storcerà il naso.

Potrebbe capitare anche a te. A noi. Di espatriare, di fuggire, di evadere un sistema che sta strangolando anche le nazioni cosiddette "ricche". Di allontanarsi da guerra, disoccupazione, fame. Per la prima volta nella storia umana, denuncia la FAO, 15 milioni di persone soffrono la fame anche nei Paesi sviluppati. E il Documento ideologico della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza (cui hanno aderito, di recente, Rania di Giordania e Laura Pausini: grazie di cuore!) rincara la dose: "Con il solo 10% del denaro destinato alle armi si potrebbe risolvere la fame in tutto il pianeta".


Ben vengano i permessi, allora. E, se siete stanchi di sentir parlare di ronde nere e verdi, ben venga la costituzione, in ogni città, delle ronde nonviolente. Organizzarle è semplice. Basta mettere insieme gente matta, volonterosa e pacifica e lasciare spazio alla fantasia: cartelli e cartelloni, pentoloni e pentolini... Sfiliamo, danziamo, abbracciamo, baciamo il prossimo, non importa. Ognuno può esprimere come meglio preferisce la sua voglia di donare affetto e calore al prossimo, il suo bisogno di quotidiana pace, nonviolenza cittadina, rispetto e tolleranza. L'idea è venuta agli amici della Marcia Mondiale di Palermo, che chiedono di segnalare dove e quando si costituirà la vostra (nostra) "ronda nonviolenta". Ecco dove si può comunicarglielo: sicilia@theworldmarch.org.


Ben venga anche il consueto appuntamento col Fjestival delle Diversità, alla Cascina del Parco Nord il 26 e 27 giugno (sarà presente Giorgio Schultze, il programma dettagliato qui). Taluni ci vorrebbero tutti omologati, invece noi amiamo l'iridescenza, anche perché non abbiamo ancora capito cosa in realtà significhi "diverso" e soprattutto da chi.


Ben venga, naturalmente, anche il mio amato Renato Zero, anima portante della Corale per l'Abruzzo che si terrà oggi allo Stadio Olimpico di Roma. "Per noi privilegiati è il momento di dare", spiega Renato in questa intervista. Il cantautore è riuscito ad assemblare musicisti di prim'ordine, da Fossati a Piovani, da Morricone a Trovajoli, a Pino Daniele, alla Mannoia (c'è anche Gigi D'Alessio, vabbè). Quest'ultima fra l'altro, assieme alla già citata Pausini e ad altre signore della canzone come Nannini, Pravo, Consoli, Berté, Arisa, L'Aura, Carrà e moltissime altre, praticamente tutte - c'è persino Nilla Pizzi! - si dividerà tra la Capitale e Milano, visto che domani sarà qui, per la versione femminile del concerto, dal titolo Amiche per l'Abruzzo.


L'Abruzzo, trascorsa la fanfara emozionale, pare infatti aver ancora bisogno d'aiuto, e meno male che qualcuno ce lo ricorda, sia attraverso gli spettacoli, sia grazie a Internet, perché se dessimo retta a certi tg penseremmo di abitare nel mondo di Barbie.



Ultimo, ma non in ordine d'importanza, è un "ben venga", anzi, un "bentornato" a Ivan Della Mea, in una dimensione più aerea e impalpabile, tanto quanto le sue canzoni erano sanguigne. Era un omone eppure faceva tenerezza, Ivan, l'operaio della canzone accanto. Ho voluto ricordarlo con un suo brano non universalmente noto, ma secondo me molto adatto ai tempi attuali.



I ragazzi dell'Iran? No, quelli meritano un post a parte. Al tempo. Per oggi ho concluso. Che dite? Ah, già, dimenticavo che si vota ancora per qualcosa. Ballottaggi? Ho già ballato. Se invece desiderate una posizione articolata e "seria", eccone una degli umanisti sul referendum. Per conto mio, e poco m'importa se verrò tacciata di qualunquismo, m'immedesimo totalmente nel Pasquale Amitrano da Matera immortalato da Carlo Verdone. E mi regolerò di conseguenza.





Auguri Chiara

           Visto che a Roma manca il sole, io ho preparato il mio sole!


Margherita franca   Immagine di franca bassi


Vi regalo  alcune immagini della fata Chiara. Ieri sera il suo Folletto, le ha fatto una bella serenata sotto le finestre. Nel bosco ci sono ancora buone usanze.Tanti auguri carissima Chiara.


Ho fatto un video con il vecchio grammofono ha suonato un disco "Marie-Waltz" (Theme Song of the film"The Awakakening"),  disco voce del padrone, mentre la sposa scendevale scale. Siccome sono imbranata al PC, per adesso, accontentatevi di questa serenata, ed entrate per sentire la musica nell'immagine. Se in seguito trovo un folletto amico che me lo posta, completo il post. Amici per adesso accendete la vostra fantasia.


serenata


Adesso svegliatevi che non siete voi a sposarvi ma la fata Chiara. 


Addobbi fatti...lo sapete da chi? Ma certo che lo sapete,vi ho ammorbato per  una settimana con i miei fiori di carta.


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Un po' di nostalgia dei miei tempi quando non c'era ancora il colore


la sposa 4

Senza titolo 1532

Nubi di polvere.
Socchiudo gli occhi
e le mie paure di domani
prendono forma.
Soffro di fronte
a mille incubi
di sabbia e ghiaia
ma vivi più che mai
nei miei pensieri.
Che ne sarà di me?
forse solo mille parole e infiniti sogni
diranno agli altri chi sono.
Forse non importa
forse non vorranno vedere.
forse una vita , la mia vita
è giusto che resti solo mia.

Senza titolo 1531


Se tracci col gesso una riga sul pavimento,
è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi.
Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perché non è pericoloso.
Se fai finta che la fune non è altro che un disegno
fatto col gesso e l'aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi.
Ciò che conta è tutto dentro di noi; fuori nessuno può aiutarci.
Non essere in guerra con te stesso: così... tutto diventa
possibile, non solo camminare su una fune, ma anche volare.

~
Hermann Hesse - Imagination ~



Imparare, fare, guardare, viaggiare.

~
Hermann Hesse - Peter Camenzind ~



I dolori, le delusioni e la malinconia
non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore
e dignità, ma per maturarci.

~
Hermann Hesse -  Peter Camenzind ~



La malinconia ha questo di diabolico, che non solo ti fa ammalare,
ma ti monta la testa e ti rende miope o addirittura superbo.

~
Hermann Hesse - Peter Camenzind ~



Quando s'incomincia, il meglio viene poi da sé.

~
Hermann Hesse - Peter Camenzind ~



Sole brilla adesso dentro al cuore, vento,
porta via da me fatiche e cure!

~
Herman Hesse - La felicità ~



Io ero un parto della natura lanciato verso l'ignoto,
forse verso qualcosa di nuovo o forse anche verso il nulla,
lasciare che si sviluppasse dal profondo, obbedire al mio destino
e far mia la sua volontà, questo era il mio compito.

~
Herman Hesse - Demian ~



La vita di ogni uomo è una via verso se stesso,
il tentativo di una via, l'accenno di un sentiero.

~
Herman Hesse - Demian ~



"La felicità?" disse il bell'uccello e rise con il suo becco dorato,
"la felicità, amico, è ovunque, sui monti e nelle
valli, nei fiori e nei cristalli".

~
Herman Hesse - Favola d'amore. Le trasformazioni di Pictor ~



Voi stesso potete plasmare e animare il gioco della vostra vita a volontà,
dipende da voi. Come la pazzia in un certo senso elevato,
è l’inizio di ogni sapienza, così la schizofrenia
è l’inizio di tutte le arti, di ogni fantasia.

~
Herman Hesse - Il lupo della steppa ~



Ogni uomo però non è soltanto lui stesso è anche il punto unico,
particolarissimo, in ogni caso importante,
curioso, dove i fenomeni del mondo si incrociano
una volta sola, senza ripetizione.

~
Herman Hesse - Demian ~



Ogni uomo forte raggiunge immancabilmente
ciò che il suo vero io gli ordina di volere.

~
Herman Hesse - Il lupo della steppa ~



L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo.
L'amore deve avere la forza di attingere la certezza in se
stesso. Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.

~
Herman Hesse - Demian ~



Per gli uomini non esiste nessunissimo dovere, tranne uno:
cercare se stessi, consolidarsi in sé, procedere a
tentativi per la propria via ovunque essa conduca.

 


~ Herman Hesse - Demian ~



In principio era il mito. Come il gran Dio aveva portato la poesia
nelle anime degli Indiani, dei Greci e dei Tedeschi,
lottando per farle giungere alla parola, così seguitava a poetare,
giorno dopo giorno, nell'animo di ogni bambino.

~
Herman Hesse - Incipit di Peter Camenzind ~



Tutto il visibile è espressione, tutta la natura è immagine,
è linguaggio e colorato geroglifico. Nonostante una scienza della natura molto evoluta,
oggi non siamo affatto ben preparati, né educati ad una corretta osservazione e,
rispetto alla natura, ci troviamo piuttosto sul piede di guerra.

~
Herman Hesse - Farfalle ~



La solitudine è indipendenza: l'avevo desiderata
e me l'ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa,
meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo
e silente nel quale girano gli astri.

~
Herman Hesse - Il lupo della steppa ~


Senza titolo 1530

  VE LO RICORDATE IL DISCO L'ISOLA DI WIGHT DEI DIK DIK ?  :-)


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Amore Fragile

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                  Com'è fragile questo amore, delicato
                  s'appanna come l'alito sul vetro
                  e questa fragilità che manifesta
                  lo rende più prezioso al cuore mio.

                  E' come un bimbo che ha bisogno d'amore
                  come una pianta che ha bisogno di cura
                  bisogna stare attento a non urtarlo
                  potrebbe incrinarsi la struttura.

                  Perciò lo tengo nascosto in fondo al cuore
                  lo coccolo, lo accarezzo in solitudine
                  con la speranza che ripaghi il mio amore
                  stordendomi col suo profumo, come un fiore.

                  Scritto da Marilicia il 16/06/2009

                       Foto tratta dal Web.

19.6.09

18.6.09

è passato il decreto sicurezza requiem per la democrazia







pasolini aveva ragione ed è per questo che lo hanno fattto fuori




ho fatto un sogno ho visto gli asini volare

mia resistenza contro la pornodipendenza

 ascoltando questa  canzone ringrazio  www.youtube.com/user/cuoredibimba per  il video bellissimo




che , è anche la colonna sonora , insieme alle altre due citate del post d'oggi   trovato il coraggio di  parlavi anche     dei miei risultati  della lotta  contro  la pornodipendenza 

Ieri  volendo   mettermi alla prova  , anzi meglio   , allenare   ad  esercitare il mio autocontrollo come suggerisce  Roberta  Giommi (  vedere  post  precedente  )  ho  riaperto l'url  del portale di youporn e ho cercato   nel motore  di ricerca  i tag  \  le parole   dele mie fantasie  ( mature  , school,  student, office , sevcretary  , boss  , e  per  finire  uniche  perversioni " spagnola " e  facciale  ) , ma  non riesco ancora  , evidentemente  la voglia  di  lasciarmi alle spalle    la   dipendenza  dev'essere  grande  , del perchè non ho aperto  i video derivati da  questi risultati  .
Un altra ptrova  di carattee  , coem direbbe mia madre ,  è  quella d'aver  gettato via   quel giornaletto (  vedere sempre post  precedente  )   perchè cosi almeno mi evito  sensi di colpa  che  ..... (  come puntualemente  è avvenuto 





quando le misure di sicurezza denigrano chi sofre di Sclerosi multipla

 Dall'unione sarda del 18\5\2009



Il caso. La disavventura a Valencia di una ragazza cagliaritana malata di sclerosi
Derubata dei documenti, resta a terra
Ha solo la fotocopia della carta d'identità. Ryanair: non basta





Disavventura per una giovane cagliaritana che, dopo aver subito un furto, non è potuta ripartire da Valencia con l'aereo Ryanair.
Vedi le foto Per lei, malata di sclerosi multipla e vittima di uno scippo che l'ha lasciata senza documenti in una città lontana da casa, in quell'aereo diretto a Cagliari non c'era proprio posto. Il regolamento rigido di Ryanair, la compagnia irlandese con la quale aveva scelto di viaggiare, non guarda in faccia nessuno: senza i documenti originali si resta a terra. Si è trasformata in un'odissea il viaggio a Valencia di Barbara Dessì, trent'anni di Monserrato, che insieme a tre amiche si era recata in vacanza nella città spagnola. Dopo essere stata derubata, perdendo così i documenti, ha denunciato lo scippo alla polizia locale per poi rivolgersi al consolato italiano con la speranza di poter tornare a casa come previsto, ossia con il volo di Ryanair delle 8,30 dell'altro ieri. Nulla da fare, la giovane turista di Monserrato su quell'aereo non è mai salita.
LA DISAVVENTURA «La mia disavventura è iniziata la notte in cui sono stata scippata», racconta Barbara Dessì, «L'indomani abbiamo raggiunto la centrale di polizia per sporgere denuncia: da qui sono uscita con la copia della denuncia che attestava il fatto che mi erano stati portati via documenti, soldi e telefono». La ragazza inoltre si è fatta inviare via fax le fotocopie della carta d'identità e del passaporto, ma soprattutto un certificato scritto in inglese, rilasciato dal suo medico che spiega come «per via della malattia della quale è affetta da un anno, Barbara necessiti di cure mediche urgenti e debba evitare le situazioni di stress». «Ho chiamato il Consolato italiano a Valencia, dove non ho trovato la disponibilità che cercavo», spiega, «secondo il Console sarebbe bastata una telefonata alla compagnia irlandese e tutto si sarebbe risolto».
VOLO NEGATO La sorpresa Barbara e le tre amiche la trovano il giorno della partenza al check-in dell'aeroporto Manises di Valencia: le fotocopie dei documenti d'identità e quel certificato medico risultano inutili. Su quel volo low cost diretto a Cagliari la giovane di Monserrato non può salire. «Mi è crollato il mondo sotto i piedi», racconta Barbara Dessì, «due mie amiche sono partite con quell'aereo, io e un'altra abbiamo dovuto prendere un volo Alitalia diretto a Roma, e solo in serata con un volo Meridiana siamo arrivate a Cagliari: è stata un'esperienza drammatica che tra l'altro mi è costata 240 euro , soldi che ovviamente non avevo».
Ryanair fa sapere «di aver applicato il regolamento per la sicurezza, che prevede vengano accettati solamente documenti di identità validi e non fotocopie».
IVAN MURGANA

maledetta impulsività

a causa  del mio  essere impulsivo   e dell'agire   in sifato modo   mi  sento  mi sento cosi come questa famosa canzone







dopo aver litigato a causa dela mia imprudenza con **** un'amica di facebook . mi sento sulla graticola . non fate domande e non fate ( se è possibile )
per chi  non avesse  dimesticheza  nè con l'inglese  nè con lo  spagnolo  ecco  qui  la  traduziione 


La vita è più grande
è più grande di te
e tu non sei me
le lunghezze che percorrerò
la distanza dai tuoi occhi
oh no, ho detto fin troppo
l'ho voluto io
Sono io quello nell'angolo
Sono io quello alla ribalta
che perdo la mia pazienza
cercando di sostenermi con te
e non so se posso farlo
oh no, ho detto fin troppo
non ho detto abbastanza
pensavo di averti sentito ridere
pensavo di averti sentito cantare
credo che pensassi di averti visto tentare
Ogni sussurro
di ogni ora in cui sono sveglia
scegliendo le mie confessioni
tentando di mantenere un occhio su di te
come uno sciocco ferito, perduto e accecato
Oh no, ho detto fin troppo
l'ho voluto io
Considera questo
l'aiuto del secolo
considera questo
l'errore che mi portò
fallito alle mie ginocchia
che importa se tutte queste fantasie
arriveranno a colpire qui
ora ho detto veramente troppo
pensavo di averti sentito ridere
pensavo di averti sentito cantare
credo che pensassi di averti visto tentare
Ma quello era solo un sogno
era solo un sogno...

Decostruire la mascolinità non significa demolire l’uomo. È reinventarlo, liberarlo dalle catene degli stereotipi affinché possa essere se stesso,

Ultimo  post  per  questa  settimana   sulla violenza  di genere o  femminicido    La nostra  mascolinità, spesso definita da stereotipi cul...