1.11.16

anche quelli che per l'italiano medio sono crteinie stupidi sono capaci di pensieri profondi il caso di Giovanni Allevi ed il recente terremoto nell'italia centrale

Infatti , come dicevo dal titolo , io avevo sottovaluto Allevi e lo definivo in cattiva luce per le dichiarazioni \ battute che fece riguardo a Beethoven uno \ due anni fa ( vendere archivio blog ) .



   da  repubblica  del  31\10\2015
 "Ancora una volta la mia terra ed il mio cuore sono feriti dal terremoto. Forse è l’occasione per
prendere coscienza della nostra fragilità e caducità. Tante questioni improvvisamente perdono importanza e noi, con umiltà, ci ritroviamo a gioire di essere semplicemente vivi.
La Natura non è né buona né cattiva. Mezzo metro di crosta che sprofonda è un  capello, un niente in scala geologica, eppure quanta sofferenza! Sta all'intelligenza dell’uomo far sì che il respiro della natura non si trasformi in una catastrofe.
Ma c’è una forza che è ancora più potente, ed è la solidarietà, la determinazione, la fede,quel calore umano che  questa volta e cento altre  sarà in grado di avere la  meglio sulla distruzione.
Dunque viviamo più intensamente possibile i nostri  affetti, ricordando che la Persona è il maggior valore su cui  si fonda la società, e per questo va tutelata sopra ogni cosa.

31.10.16

la violenza e l'omicidio contro le donne è un semplice omicidio o un femminicidio ? secondo me il secondo . e second vo ?i

Inizialmente   ho condiviso 

per provocare e perchè credevo che il termine femminicidio fosse uno di quei neologismi linguisticament e ipocriti e politicament e corretti , questo post   di http://www.bastabugie.it becera pagina  clerico fascista  ( le mie solite condivisione senza leggere cio che cavolo cazzo condivido e prendendo poer buono il titolo , senza rendermi conto  come  mi è stato  fatto  notare  dall'amica  ed utente   : 


Daniela Tuscano Bel modo di provocare, postando un link fascista che peraltro afferma l'esatto contrario di quanto dici tu. Infatti, secondo loro, le stragi di donne sono episodi occasionali e rari, mentre vuoi mettere coi poveri maschietti ammazzati dalle perfide femmine? Ogni giorno ce n'è uno, no? Poi tu sei libero di considerarlo "neologismo astruso" (perché?), ma esiste, e non ci sarà barba di post sessista che mi farà cambiare idea. Si chiama femminicidio e tale resta.

Poi leggendo sia   sempre  sulla  mia  bacheca  ( qui l'intera  discussione )   di fb   questo commento di una  mia   amica  e  compaesana    avvocatessa

Marianna Bulciolu Il femminicidio , come l'infanticidio, è un omicidio più grave perché commesso il primo per motivi futili , come gelosia , possesso ecc. , il secondo perché commesso contro un bambino. Quindi nel femminicidio non rientrano tutti gli omicidi contro le donne , ma quelli che gli uomini commettono per certi motivi, e questo rappresenta, a mio avviso giustamente, un 'aggravante.

e da questo articolo  di  http://www.mentecritica.net/ sempre  della stessa    amica  daniela   che    riporto integralmente  

Femminicidio: Il Peccato Originale 


Dunque, i numeri. Dal solo mese di maggio ad oggi, fanno venti.
Intendo i casi. Le persone sono molte di più, perché alcune vicende sono avvenute nello stesso giorno coinvolgendo più persone.
Cito, in ordine sparso:
  • Roma, assassinio di Alessandra Iacullo, 25 anni, confessa il fidanzato cinquantenne: “Ero geloso”.
  • In varie regioni d’Italia, Ilaria, Chiara e Alessandra vengono uccise lo stesso giorno dai rispettivi partner. Erano intenzionate a lasciarli.
  • Napoli, donna accoltellata in aperta campagna, accusato l’ex marito, geloso.
  • Biloca, ragazza diciassettenne subisce un tentativo di stupro mentre si reca a scuola.
  • Bergamo, estetista aggredita dall’ex marito che aveva denunciato.
  • Calabria, trovata donna uccisa. Subiva violenze da parte del marito da una trentina d’anni.
  • Caserta, aspirante Miss Italia ridotta in fin di vita dal fidanzato che le spappola la milza. Lei si riprende: “Lo perdono, perché lo amo”.
  • Perugia, due stupri nella stessa notte.
  • Pesaro, l’ex partner d’una avvocata (molti giornali scrivono “avvocatessa”) le getta acido in faccia per lavare l’onta d’essere stato abbandonato.
  • Vicenza, dopo aver denunciato l’ex partner per maltrattamenti una donna viene sfregiata con l’acido da maschi incappucciati.
  • Acilia, dopo l’abbandono insegue la moglie con l’auto, fino a stritolarla. Poi inscena il suicidio (che, naturalmente, non va in porto).
  • Padova, poliziotto uccide la moglie e si suicida (questa volta, stranamente, ci riesce). I giornali titolano: “Motivi sentimentali”.
  • Frosinone, un operaio costringe la moglie a girare film porno davanti ai figli e la violenta ripetutamente. In più la minaccia con la frase: “Zitta o farai la fine di Melania Rea”.
  • Napoli, spranga l’ex moglie poi devasta il negozio del nuovo compagno di lei: “Non potevo sopportare di essere abbandonato”.
  • Napoli, picchia la moglie col matterello per ucciderla. Viene fermato in tempo.
  • Firenze, massacra la moglie incinta: “Non hai pulito bene la casa”.
  • Milano, si avventa sull’ex compagna e l’abbatte a coltellate. E continuerebbe a infierire sul corpo se non fosse fermato da un ragazzo diciassettenne che ha tentato vanamente di salvare la donna. Lui continua a farneticare: “Mi ha lasciato, non posso sopportarlo”.
  • Novara, otto minorenni (maschi) indagati per istigazione al suicidio della quattordicenne Carolina, ingiuriata e diffamata all’inverosimile.
  • Roma, una ragazza viene indotta a ubriacarsi quindi stuprata.
In ordine cronologico, questo è l’ultimo caso, posto li abbia ricordati tutti. Il più efferato, però, sintesi perfetta e atroce di tutti gli altri, è avvenuto però, come si sa, poche ore fa in Calabria:
  • Fabiana, 15 anni, accoltellata e bruciata, ancor viva, dal “fidanzatino” (così si legge su quasi tutti i media) maggiore di lei di un anno. Osceno l’articolo dell'”Unità” (!), che parla di “dramma della gelosia e dell’adolescenza”.
A ciò si aggiungano due dati:
  • A Modena, scarcerato dopo appena un anno Ivan Forte, che strangolò la fidanzata Tiziana da cui aveva avuto un figlio.
  • A Milano, la metà delle denunce per violenza sulle donne vengono archiviate.
Numeri. Semplici numeri. In svariate occasioni, anche da questa sede, ho analizzato le radici culturali, sociali e storiche del femminicidio. Non mancherò di ricordarle questa volta ancora, l’ennesima. Ma ogni capitolo s’arricchisce di dolenti, agghiaccianti novità.
Ne menziono solo uno, a paradigma della controffensiva maschile di fronte al fenomeno: la dotta dissertazione di tale prof. Tonello sul “Fatto Quotidiano” di alcuni giorni fa (“Femminicidio, i numeri sono tutti sbagliati” ).
Un testo pericoloso, sia per i contenuti, sia per il lessico all’apparenza neutro, distaccato, insomma “razionale”.
L’illustre cattedratico esordisce contestando i numeri di violenza antifemminile evocati dai media e sottolineando l'”enfasi” posta sulle venticinque donne uccise da inizio anno (il suo scritto risale all’11 maggio scorso). Annota anche, tra l’indignazione e lo scherno, che “si mescolano disinvoltamente aggressioni e omicidi, stupri e molestie, molestie psicologiche e aggressioni con l’acido”, mentre per lui solo gli omicidi (il termine “femminicidio” è ovviamente rifiutato, vedremo poi perché) possono semmai suscitare un campanello d’allarme poiché, in tutti gli altri casi, la donna non è stata uccisa. Stupri e sfregi con l’acido – soluzione “all’indiana”, barbara quant’altre mai, per negare la specificità della donna, quindi la sua esistenza, una sorta di burqa di fuoco: ma l’autore non vi fa caso – non sono da considerare delitti, la donna fisicamente non muore.
 
Egli passa quindi in rassegna i dati, a suo dire sicuri, dell’Istat e scopre cosa? Che la violenza sfociata in assassinio ai danni delle donne non solo non è aumentata, ma sarebbe addirittura in calo.
Certo, egli concede, “pure un solo cadavere è di troppo” ma in un Paese di 60 milioni di abitanti ci saranno sempre “i mafiosi, i violenti, i folli”. Di femminicidio poi nemmeno parlarne, il neologismo è orribile (esiste già il correlativo “omicidio”, perché coniarne un altro?) e, del resto, non significa nulla: assurdo paragonare l’inesistente la mattanza di donne p. es. alla Shoah perché – cito testualmente – “gli ebrei Samuel, Israel, Ruth o Esther venivano mandati dai nazisti nelle camere a gas per il solo fatto di essere di religione ebraica, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione. Le donne uccise da ex partner non vengono uccise ‘in quanto esseri umani di sesso femminile’ bensì esattamente per la ragione opposta: per essere quella donna che ha rifiutato quell’uomo”.
Si tratta del ragionamento d’un cattedratico, d’un professore universitario, che dovrebbe conoscere la storia.
Pur ritenendo impensabile, nel 2013, dover confutare simile concentrato d’ignoranza, stupidità e cattiveria, pure il frangente mi ci costringe, non foss’altro perché la maggioranza dell’opinione pubblica, e quasi la totalità dei maschi, vi aderisce volentieri, non pochi addirittura plaudendo (uno di loro, tra i commenti, ha persino invitato i suoi congeneri alla rivolta contro la disinformazione operata dal “nazifemminismo”). Mi appresto dunque a bere l’amaro calice.
1) Tonello rispolvera l’antico ma sempre efficace alibi del delinquente “folle, violento o mafioso”. Un modo – peraltro, tipicamente maschile – di gettare la colpa fuori di sé. Sull’altro, sul diverso. Non ha potuto, come certo avrebbe desiderato, imputare la responsabilità agli stranieri, magari islamici, perché gli autori di questi delitti sono tutti italiani, appartengono alle categorie sociali più disparate e la loro età varia dalla maturità, talora dalla vecchiaia, fino, negli ultimi casi, addirittura alla puerizia. I motivi ispiratori dei loro delitti sono però identici: gelosia, abbandono.
Resta da vedere se siano “folli, violenti o mafiosi”. Chiaramente no. Si tratta di persone del tutto normali, persino – come invocano le sempre protettive famiglie dei minorenni implicati – di “bravi ragazzi”, educati, rispettosi. Non i diversi da temere, entità astratte e mostruose emergenti dal fondo scuro della marginalità sociale, ma i nostri vicini di casa, gli stimati professionisti cui affideremmo una pratica, i valenti operai specializzati e i padri di famiglia amorevolmente premurosi coi figli. No, esimio luminare Tonello, il mostro non è il diverso, il mostro cova in ognuno di noi. Nel Suo linguaggio asciutto e nel piglio professorale col quale nega l’evidenza per non mettere in discussione il modello culturale e (dis)educativo imperante dall’alba dell’umanità.
2)  Ignoro cosa insegni Tonello. Spero, per lui ma soprattutto per i suoi studenti, non storia o materie affini. Sa infatti, o dovrebbe sapere, anche un alunno di dodici anni, nemmeno particolarmente edotto, che gli ebrei furono sterminati non “per il solo fatto di essere di religione ebraica”, ma per il solo fatto di esistere. Fossero o no convertiti al cristianesimo, per il pagano Hitler non aveva la minima importanza: ne è la più illustre, ma ovviamente non unica prova sant’Edith Stein, filosofa tra le più insigni del suo secolo, autrice d’importanti e pionieristici studi intorno alla donna, e martire ad Auschwitz nel 1942. Affermare che lo sterminio degli ebrei aveva motivazioni religiose significa non aver compreso nemmeno alla lontana, e forse nemmeno studiato, le radici del nazismo, e viene seriamente da chiedersi come l’individuo che osa sproloquiare simili bestialità possa permettersi di scrivere su una testata nazionale e/o d’insegnare negli atenei.
3) Sul cinismo e freddezza con la quale è liquidato, o notevolmente ridimensionato,  l’omicidio – come si ostina a definirlo Tonello – di “quella donna per aver rifiutato quell’uomo” la verecondia imporrebbe di sorvolare, ma non si può. Nella prosa che si vuole asettica e scientifica, in realtà sfilacciata e perniciosa, di Tonello non balena neppur per un attimo la futilità del movente. “Per essere quella donna che ha rifiutato quell’uomo” è infatti un’argomentazione risibile, un’aggravante e non un’attenuante del crimine. Soprattutto quando “quell'”uomo, assassino di “quella” donna, al contrario di ciò che asserisce Tonello, peraltro senza lo straccio di prove o statistiche altrove da lui così insistentemente addotte per confermare le sue tesi, non appartiene per nulla alla categoria dei “folli, violenti o mafiosi”.
4) “Le parole sono importanti!”, esclamerebbe ora il Nanni Moretti di “Palombella rossa”, parafrasando Pasolini. E giungiamo al famoso, o famigerato, termine “femminicidio” che Tonello, Gilda e molti/e altri non vogliono nemmeno sentir menzionare. Non esistono “femminicidi” secondo costoro, bensì “omicidi”. Vengano puniti come tali, e non facciamola tanto lunga.
Ebbene, “omicidio”, la cui etimologia Tonello evidentemente non conosce – zero in italiano oltre che in storia, quindi, per il nostro chiarissimo docente – deriva da “homo” e “cidium”, da “caedes” (=uccisione), e indica la morte d’un uomo per mano d’un altro uomo. Infatti: la morte d’un uomo.

Tonello, Gilda e molti/e altri alzerebbero il sopracciglio, fors’anche si straccerebbero le vesti urlando al mio “nazifemminismo estremista”: ma via, lo sanno tutti, per uomo s’intende essere umano, pertanto anche la donna!
Ecco, è proprio il “pertanto” che guasta: se le parole sono importanti, l’ossimoro, da tutti considerato naturale e persino ovvio, del “neutro maschile” è insensato.
Il neutro maschile non include: anzi, è l’esclusione per antonomasia. Il neutro maschile è la cifra linguistica che giustifica ogni violenza, razzismo, prevaricazione, guerra, schiavitù, omofobia e, naturalmente, misoginia e sessismo. Dalla notte dei tempi. Il neutro maschile presuppone un’umanità modellata su un solo archetipo: il maschio, l’essere umano vero e proprio – esattamente come intendono i suoi difensori, non accorgendosi dell’equivoco -, immagine e incarnazione di Dio (alle donne, immagini solo terrene e, per giunta, malriuscite dell’uomo-maschio, non è infatti concesso il ministero sacerdotale né di rappresentare in nessun modo la divinità). Cui tutto è concesso, cui è stato dato in compito di dominare la Terra – e i suoi abitanti, a partire dalla compagna messagli al fianco.
Il linguaggio, espressione tipicamente e compiutamente umana, è dunque sempre stato in mano al maschio, declinato al maschile secondo sensibilità e mentalità maschili. Dalle quali la donna è di necessità esclusa; di qui l’esigenza di coniare nuovi termini. No, non è omicidio, è femminicidio. No, non si tratta del singolo uomo che uccide la singola donna, ma di tutta una mentalità che avalla, presuppone, prepara queste morti. E, se non tutte giungono a tale epilogo, il seme dell’odio è stato comunque gettato. Chi potrebbe rispettare e considerare di pari dignità un individuo ritenuto persino dai più grandi ingegni umani, non esclusi uomini piissimi e talora in odore di santità, infido, sensuale, lascivo, linguacciuto, di debole cervello e, in tempi più recenti, sottovalutato o cancellato dai libri di scuola, mercificato dal consumismo sessuale e degradato a puro oggetto di piacere? Eppure è questo che quotidianamente e, in varie forme a seconda delle latitudini e delle religioni, viene inculcato fin dalla più tenera età.
Oggi poi il sesso, perduta quell’aura di sacertà che lo contraddistingueva come compimento, diremmo linguaggio fisico, d’una intesa spirituale, è divenuto sfogo bruto e velleitario, da consumare subito e, anche in tal caso, da pretendere, in particolare se la ragazza è la “propria” ragazza, se è carina, se ha corrisposto a un bacio. Un rifiuto da parte sua viene ritenuto un’insopportabile onta, un’inconcepibile ribellione.
Già negli scorsi anni scrivevo che il problema del femminicidio non riguardava tanto le donne quanto gli uomini. La questione è maschile, non femminile. E questo, non è stato compreso del tutto nemmeno dalle stesse donne, se è vero che pure le più attente e sensibili, nel commentare lo strazio di Fabiana, la bambina arsa viva dal coetaneo per essersi rifiutata di cedere alla fregola di lui, si rivolgono alla madre dell’assassino rivolgendole aspri rimproveri: “…Perché, cara madre, se tuo figlio ha ritenuto che picchiare, violentare ed uccidere una donna fosse un suo diritto divino…se tuo figlio si è sentito in dovere di punire con la violenza “l’onta” subita dalla donna che lo aveva lasciato/rifiutato…se l’uomo che tu hai portato in grembo e cresciuto è arrivato a tanto…la colpa è ANCHE TUA! Che madre sei stata e che donna sei stata? Cosa hai insegnato a tuo figlio?”, chiede accorata Anna Rita Leonardi nella sua lettera aperta . Tutto vero, naturalmente: moltissime donne – l’ultimo caso, la miss che ha ritirato la denuncia al suo aguzzino – hanno introiettato la stessa misoginia di cui la società è imbevuta senza insegnare alcun rispetto verso le congeneri ai loro figli maschi.
Ma il padre, dov’era? I genitori non sono due? Perché, in casi simili, l’uomo non viene mai chiamato in causa? Non è stato lui, anche per legge, qui in Italia, fino al 1975, il “capofamiglia”? Non è lui la guida morale e spirituale della casa, l’essere umano per eccellenza, il rappresentante di Dio in terra e via esaltando? O lo è solo quando si tratta di ricevere privilegi e onori?
Scriveva Edith Stein negli anni Trenta del secolo scorso: “In origine fu affidato ad ambedue [all’uomo e alla donna, n.d.A.] il compito di conservare la propria somiglianza con Dio, di custodire la terra e di propagare il genere umano. […] Dopo il peccato, il rapporto reciproco si mutò, da puro legame di amore, in legame di dominio e soggezione, e fu sfigurato dalla concupiscenza”. L’umanità, e il maschio in particolare, non ancora divenuto uomo, sembrano a ogni latitudine, nel terzo millennio, ancora macchiati da questo peccato originale.
 


30.10.16

ASPETTANDO i morti e morti ( preferisco usare un termine dialettale anzi che l'inglesismo ed imposto HALLOWEEN

dalla pagina  di  https://www.facebook.com/lina.labruna
mi  spiace  am non biasimo Michele Serra  sull'amaca d'oggi

Captain Fantastic ci sputa in faccia la verità: siamo noi quelli brutti L'ultima opera del regista Matt Ross, interpretata da un grande Viggo Mortensen, è un film-favola sulla verità e sull'ipocrisia della nostra epoca post tutto e ha un potere catartico, ma soltanto se siamo disposti ad accettare la lezione e non mentire, soprattutto a noi stessi

Lo  so  che  mi  ero promesso come  codice etico di non vedere   in streaming  o scaricare prima  di tre mesi   o aspettare  l'uscita  in dvd  film    che  sono   appena usciti in italia   o  come  in questo caso   che ancora  devono uscire  in italia  come  ne l  caso  del  fil  di  cui parlo  qui    . Ma  oltre  alle solite  ragioni  ( il cinema  locale  porta  - salvo eccezioni -  film  da cassetta  come l un mio prof  all'università , piccola  distribuzione  , monopolio e pressioni  delle  grandi  case     sule altre  , ecc )   c'è il fatto   che  volevo  anticipare  l'eventuali critiche   e stroncature   dei media  di destra o  conservatori   a

 Captain Fantastic è un film del 2016 scritto e diretto da Matt Ross.Protagonista del film è Viggo Mortensen, un uomo che tenta di reintegrarsi nella società dopo aver vissuto in isolamento con la sua famiglia per oltre un decennio.

Lo  so  che  mi  ero promesso come  codic e etico di nonm vedere   in streaming  o scaricare prima  di tre mesi   o aspettare  l'uscita  in dvd  film    che  sono   appenna usciti in itlaia   o  come  in questo caso   che ancora  devonousiocre  in italia   . Ma  oltre  alle solite  ragioni  ( il cinema  locale  porta  - salvo eccezioni -  film  da cassetta  come l un mio prof  all'università , piccola  distribuzione  , monopolio e pressioni  delle  grandi  case     sule altre  , ec c )   c'è il fatto   che  volevo  anticipare  l'eventuali critiche   e stroncature   dei media  di destra conservatori   a ad un altro bellissimi film Into  the wild 


il sito community ( https://www.facebook.com/SRTproject/ ) da cui l'ho preso e semi legale perchè :

SRT project è una community di amanti del cinema che non ha scopo di lucro. Il sito non riceve donazioni, nè dirette nè da inserti pubblicitari. I sottotitoli offerti da questo sito vengono realizzati completamente in modo gratuito dai subber e sono da considerare delle libere traduzioni. Il sito e i suoi utenti non si assumono nessuna responsabilità sull'utilizzo di qualsiasi genere che ne viene fatto da eventuali terzi. Il sito non include file audio o video protetti da copyright, né i link per ottenerli e non incoraggia in alcun modo la fruizione o la distribuzione di materiale protetto da copyright da  .https://www.facebook.com/SRTproject/app/137541772984354/



Cercatelo al cinema, questo «Captain Fantastic», a partire dal 7 dicembre. Non vi deluderà.La verità è cinica, alle volte. Ma non solo. La verità è un'arma, e quando la tribù si trova a fare i conti con la realtà esterna, quell'arma è di una potenza indescrivibile. Distrugge come un fiume in piena le ipocrisie di una società che, a furia di mentire a se stessa, si è mostrificata, abbrutita.( il succo di questo film )  .  Un filmn  bellissimo  . ottima colonna  sonora  . 

http://www.comingsoon.it/film/captain-fantastic/53268/video/?vid=24787  intervista    al protagonista principale      
 con   un'ottima recensione http://www.comingsoon.it/film/captain-fantastic/53268/recensione/

(....)
Oggetto curioso nel suo mix di commedia, dramma e road-movie, di arificioso Captain Fantastic non ha nulla. E non va definito - come ha fatto qualcuno - un film per hipster medioborghesi che mangiano bio. E’ dura, infatti, la vita nella foresta (a caccia di animali)  della famiglia del "capitano mio capitano" dalla barba incolta. E’ vera inoltre, visto che è simile a quella che negli ’80 ha condotto Matt Ross in diverse comuni alternative. Soprattutto, è segnata dal continuo esercizio di una disciplina che dovrebbe essere imposta a chiunque: la cultura.
Ecco, Captain Fantastic è un’ode alla buona istruzione, ai libri, alla maniera giusta di essere intellettuali: senza ostentazioni, narcisismi. E’ un grande uomo in questo senso Ben, che un po’ come il film rivela però delle fragilità nel momento in cui entra in contatto con la civiltà, insieme di input superficiali. Quando il racconto, e con esso i Cash, si accostano al progresso, si fa strada insomma un’impasse anche narrativa, una stasi, una nebbia un po' melmosa da cui Ross decide di lasciarsi avvolgere, esercitando il diritto di far evolvere, sì, il suo protagonista, ma di non scegliere né messaggi né soluzioni definitive. Perché il film, in fondo, nasce da un dilemma irrisolvibile: Platone va d’accordo con il Kentucky Fried Chicken? Il rifiuto del consumismo non rischia di trasformare giovani menti geniali e corpi dall'incredibile potenza cardiovascolare in dei freak? Ed è possibile oggi essere genitori sempre presenti?Non c’è una risposta per queste domande che il regista pone senza giudicare. Nel suo apologo darwiniano, l’unica realtà plausibile è una "zona" a metà fra i compromessi del presente e il libero arbitrio e pensiero, nella speranza che nella democratica America si possa seguire un cammino lontano da quello suggerito dalle religioni organizzate, magari dando alle fiamme una bara al suono di "Sweet Child O' Mine" dei Guns 'n Roses. (  .... )   continua  nel  secondo  link  
  Un  film bellissimo  ed  intenso  da  dove  i due  mondi quello alternativo  rappresentato  da  Ben    e i suoi  figli  , tenta  \  prova   a   dialogare     con i parenti     di  LUi  ed i  familiari  di Lei .   

  non so  che  altro  dire  .meno  male  che   viene  in  aiuto   una delle  canzoni  del film 








In piazza Duomo a Firenze la bottega dei colori che resiste al mangificio., Il negozio di vinili che dice no al Black Friday: «Clienti da tutta la Toscana, il nostro segreto è la roba popolare»

 Corriere della Sera In piazza Duomo la bottega dei colori che resiste al mangificio In questi anni hanno visto la città intorno cambiare, ...