Infatti , come dicevo dal titolo , io avevo sottovaluto Allevi e lo definivo in cattiva luce per le dichiarazioni \ battute che fece riguardo a Beethoven uno \ due anni fa ( vendere archivio blog ) .
da repubblica del 31\10\2015
"Ancora una volta la mia terra ed il mio cuore sono feriti dal terremoto. Forse è l’occasione per
prendere coscienza della nostra fragilità e caducità. Tante questioni improvvisamente perdono importanza e noi, con umiltà, ci ritroviamo a gioire di essere semplicemente vivi. La Natura non è né buona né cattiva. Mezzo metro di crosta che sprofonda è un capello, un niente in scala geologica, eppure quanta sofferenza! Sta all'intelligenza dell’uomo far sì che il respiro della natura non si trasformi in una catastrofe.
Ma c’è una forza che è ancora più potente, ed è la solidarietà, la determinazione, la fede,quel calore umano che questa volta e cento altre sarà in grado di avere la meglio sulla distruzione.
Dunque viviamo più intensamente possibile i nostri affetti, ricordando che la Persona è il maggior valore su cui si fonda la società, e per questo va tutelata sopra ogni cosa.
per provocare e perchè credevo che il termine femminicidio fosse uno di quei neologismi linguisticament e ipocriti e politicament e corretti , questo post di http://www.bastabugie.it becera pagina clerico fascista ( le mie solite condivisione senza leggere cio che cavolo cazzo condivido e prendendo poer buono il titolo , senza rendermi conto come mi è stato fatto notare dall'amica ed utente :
Daniela TuscanoBel
modo di provocare, postando un link fascista che peraltro afferma
l'esatto contrario di quanto dici tu. Infatti, secondo loro, le stragi
di donne sono episodi occasionali e rari, mentre vuoi mettere coi poveri
maschietti ammazzati dalle perfide femmine?
Ogni giorno ce n'è uno, no? Poi tu sei libero di considerarlo
"neologismo astruso" (perché?), ma esiste, e non ci sarà barba di post
sessista che mi farà cambiare idea. Si chiama femminicidio e tale resta.
Poi leggendo sia sempre sulla mia bacheca ( qui l'intera discussione ) di fb questo commento di una mia amica e compaesana avvocatessa
Marianna BulcioluIl femminicidio , come l'infanticidio, è un omicidio più grave perché commesso il primo per motivi futili , come gelosia , possesso ecc. , il secondo perché commesso contro un bambino. Quindi nel femminicidio non rientrano tutti gli omicidi contro le donne , ma quelli che gli uomini commettono per certi motivi, e questo rappresenta, a mio avviso giustamente, un 'aggravante.
Dunque, i numeri. Dal solo mese di maggio ad oggi, fanno venti.
Intendo i casi. Le persone sono molte di più, perché alcune vicende sono avvenute nello stesso giorno coinvolgendo più persone.
Cito, in ordine sparso:
Roma, assassinio di Alessandra Iacullo, 25 anni, confessa il fidanzato cinquantenne: “Ero geloso”.
In varie regioni d’Italia, Ilaria, Chiara e Alessandra vengono
uccise lo stesso giorno dai rispettivi partner. Erano intenzionate a
lasciarli.
Napoli, donna accoltellata in aperta campagna, accusato l’ex marito, geloso.
Biloca, ragazza diciassettenne subisce un tentativo di stupro mentre si reca a scuola.
Bergamo, estetista aggredita dall’ex marito che aveva denunciato.
Calabria, trovata donna uccisa. Subiva violenze da parte del marito da una trentina d’anni.
Caserta, aspirante Miss Italia ridotta in fin di vita dal fidanzato
che le spappola la milza. Lei si riprende: “Lo perdono, perché lo amo”.
Perugia, due stupri nella stessa notte.
Pesaro, l’ex partner d’una avvocata (molti giornali scrivono
“avvocatessa”) le getta acido in faccia per lavare l’onta d’essere stato
abbandonato.
Vicenza, dopo aver denunciato l’ex partner per maltrattamenti una donna viene sfregiata con l’acido da maschi incappucciati.
Acilia, dopo l’abbandono insegue la moglie con l’auto, fino a
stritolarla. Poi inscena il suicidio (che, naturalmente, non va in
porto).
Padova, poliziotto uccide la moglie e si suicida (questa volta,
stranamente, ci riesce). I giornali titolano: “Motivi sentimentali”.
Frosinone, un operaio costringe la moglie a girare film porno
davanti ai figli e la violenta ripetutamente. In più la minaccia con la
frase: “Zitta o farai la fine di Melania Rea”.
Napoli, spranga l’ex moglie poi devasta il negozio del nuovo compagno di lei: “Non potevo sopportare di essere abbandonato”.
Napoli, picchia la moglie col matterello per ucciderla. Viene fermato in tempo.
Firenze, massacra la moglie incinta: “Non hai pulito bene la casa”.
Milano, si avventa sull’ex compagna e l’abbatte a coltellate. E
continuerebbe a infierire sul corpo se non fosse fermato da un ragazzo
diciassettenne che ha tentato vanamente di salvare la donna. Lui
continua a farneticare: “Mi ha lasciato, non posso sopportarlo”.
Novara, otto minorenni (maschi) indagati per istigazione al suicidio
della quattordicenne Carolina, ingiuriata e diffamata all’inverosimile.
Roma, una ragazza viene indotta a ubriacarsi quindi stuprata.
In ordine cronologico, questo è l’ultimo caso, posto li abbia
ricordati tutti. Il più efferato, però, sintesi perfetta e atroce di
tutti gli altri, è avvenuto però, come si sa, poche ore fa in Calabria:
Fabiana, 15 anni, accoltellata e bruciata, ancor viva, dal
“fidanzatino” (così si legge su quasi tutti i media) maggiore di lei di
un anno. Osceno l’articolo dell'”Unità” (!), che parla di “dramma della
gelosia e dell’adolescenza”.
A ciò si aggiungano due dati:
A Modena, scarcerato dopo appena un anno Ivan Forte, che strangolò la fidanzata Tiziana da cui aveva avuto un figlio.
A Milano, la metà delle denunce per violenza sulle donne vengono archiviate.
Numeri. Semplici numeri. In svariate occasioni, anche da questa
sede, ho analizzato le radici culturali, sociali e storiche del
femminicidio. Non mancherò di ricordarle questa volta ancora,
l’ennesima. Ma ogni capitolo s’arricchisce di dolenti, agghiaccianti
novità.
Ne menziono solo uno, a paradigma della controffensiva maschile di
fronte al fenomeno: la dotta dissertazione di tale prof. Tonello sul
“Fatto Quotidiano” di alcuni giorni fa (“Femminicidio, i numeri sono tutti sbagliati” ).
Un testo pericoloso, sia per i contenuti, sia per il lessico all’apparenza neutro, distaccato, insomma “razionale”.
L’illustre cattedratico esordisce contestando i numeri di violenza
antifemminile evocati dai media e sottolineando l'”enfasi” posta sulle
venticinque donne uccise da inizio anno (il suo scritto risale all’11
maggio scorso). Annota anche, tra l’indignazione e lo scherno, che “si
mescolano disinvoltamente aggressioni e omicidi, stupri e molestie, molestie psicologiche e aggressioni
con l’acido”, mentre per lui solo gli omicidi (il termine
“femminicidio” è ovviamente rifiutato, vedremo poi perché) possono
semmai suscitare un campanello d’allarme poiché, in tutti gli altri
casi, la donna non è stata uccisa. Stupri e sfregi con l’acido –
soluzione “all’indiana”, barbara quant’altre mai, per negare la
specificità della donna, quindi la sua esistenza, una sorta di burqa di
fuoco: ma l’autore non vi fa caso – non sono da considerare delitti, la
donna fisicamente non muore.
Egli passa quindi in rassegna i dati, a suo dire sicuri,
dell’Istat e scopre cosa? Che la violenza sfociata in assassinio ai
danni delle donne non solo non è aumentata, ma sarebbe addirittura in
calo.
Certo, egli concede, “pure un solo cadavere è di troppo” ma in un
Paese di 60 milioni di abitanti ci saranno sempre “i mafiosi, i
violenti, i folli”. Di femminicidio poi nemmeno parlarne, il neologismo è
orribile (esiste già il correlativo “omicidio”, perché coniarne un
altro?) e, del resto, non significa nulla: assurdo paragonare
l’inesistente la mattanza di donne p. es. alla Shoah perché – cito
testualmente – “gli ebrei Samuel, Israel, Ruth o Esther venivano mandati
dai nazisti nelle camere a gas per il solo fatto di
essere di religione ebraica, indipendentemente da qualsiasi altra
considerazione. Le donne uccise da ex partner non vengono uccise ‘in
quanto esseri umani di sesso femminile’ bensì esattamente per la ragione
opposta: per essere quella donna che ha rifiutato quell’uomo”.
Si tratta del ragionamento d’un cattedratico, d’un professore universitario, che dovrebbe conoscere la storia.
Pur ritenendo impensabile, nel 2013, dover confutare simile
concentrato d’ignoranza, stupidità e cattiveria, pure il frangente mi ci
costringe, non foss’altro perché la maggioranza dell’opinione pubblica,
e quasi la totalità dei maschi, vi aderisce volentieri, non pochi
addirittura plaudendo (uno di loro, tra i commenti, ha persino invitato i
suoi congeneri alla rivolta contro la disinformazione operata dal
“nazifemminismo”). Mi appresto dunque a bere l’amaro calice.
1) Tonello rispolvera l’antico ma sempre efficace alibi del
delinquente “folle, violento o mafioso”. Un modo – peraltro, tipicamente
maschile – di gettare la colpa fuori di sé. Sull’altro, sul diverso.
Non ha potuto, come certo avrebbe desiderato, imputare la responsabilità
agli stranieri, magari islamici, perché gli autori di questi delitti
sono tutti italiani, appartengono alle categorie sociali più disparate e
la loro età varia dalla maturità, talora dalla vecchiaia, fino, negli
ultimi casi, addirittura alla puerizia. I motivi ispiratori dei loro
delitti sono però identici: gelosia, abbandono.
Resta da vedere se siano “folli, violenti o mafiosi”. Chiaramente
no. Si tratta di persone del tutto normali, persino – come invocano le
sempre protettive famiglie dei minorenni implicati – di “bravi ragazzi”,
educati, rispettosi. Non i diversi da temere, entità astratte e
mostruose emergenti dal fondo scuro della marginalità sociale, ma i
nostri vicini di casa, gli stimati professionisti cui affideremmo una
pratica, i valenti operai specializzati e i padri di famiglia
amorevolmente premurosi coi figli. No, esimio luminare Tonello, il
mostro non è il diverso, il mostro cova in ognuno di noi. Nel Suo
linguaggio asciutto e nel piglio professorale col quale nega l’evidenza
per non mettere in discussione il modello culturale e (dis)educativo
imperante dall’alba dell’umanità.
2) Ignoro cosa insegni Tonello. Spero, per lui ma soprattutto per i
suoi studenti, non storia o materie affini. Sa infatti, o dovrebbe
sapere, anche un alunno di dodici anni, nemmeno particolarmente edotto,
che gli ebrei furono sterminati non “per il solo fatto di essere di
religione ebraica”, ma per il solo fatto di esistere. Fossero o
no convertiti al cristianesimo, per il pagano Hitler non aveva la minima
importanza: ne è la più illustre, ma ovviamente non unica prova
sant’Edith Stein, filosofa tra le più insigni del suo secolo, autrice
d’importanti e pionieristici studi intorno alla donna, e martire ad
Auschwitz nel 1942. Affermare che lo sterminio degli ebrei aveva
motivazioni religiose significa non aver compreso nemmeno alla lontana, e
forse nemmeno studiato, le radici del nazismo, e viene seriamente da
chiedersi come l’individuo che osa sproloquiare simili bestialità possa
permettersi di scrivere su una testata nazionale e/o d’insegnare negli
atenei.
3) Sul cinismo e freddezza con la quale è liquidato, o notevolmente
ridimensionato, l’omicidio – come si ostina a definirlo Tonello – di
“quella donna per aver rifiutato quell’uomo” la verecondia imporrebbe di
sorvolare, ma non si può. Nella prosa che si vuole asettica e
scientifica, in realtà sfilacciata e perniciosa, di Tonello non balena
neppur per un attimo la futilità del movente. “Per essere quella
donna che ha rifiutato quell’uomo” è infatti un’argomentazione
risibile, un’aggravante e non un’attenuante del crimine. Soprattutto
quando “quell'”uomo, assassino di “quella” donna, al contrario di ciò
che asserisce Tonello, peraltro senza lo straccio di prove o statistiche
altrove da lui così insistentemente addotte per confermare le sue tesi,
non appartiene per nulla alla categoria dei “folli, violenti o
mafiosi”.
4) “Le parole sono importanti!”, esclamerebbe ora il Nanni Moretti
di “Palombella rossa”, parafrasando Pasolini. E giungiamo al famoso, o
famigerato, termine “femminicidio” che Tonello, Gilda e molti/e altri
non vogliono nemmeno sentir menzionare. Non esistono “femminicidi”
secondo costoro, bensì “omicidi”. Vengano puniti come tali, e non
facciamola tanto lunga.
Ebbene, “omicidio”, la cui etimologia Tonello evidentemente non
conosce – zero in italiano oltre che in storia, quindi, per il nostro
chiarissimo docente – deriva da “homo” e “cidium”, da “caedes”
(=uccisione), e indica la morte d’un uomo per mano d’un altro uomo.
Infatti: la morte d’un uomo.
Tonello, Gilda
e molti/e altri alzerebbero il sopracciglio, fors’anche si
straccerebbero le vesti urlando al mio “nazifemminismo estremista”: ma
via, lo sanno tutti, per uomo s’intende essere umano, pertanto anche la
donna!
Ecco, è proprio il “pertanto” che guasta: se le parole sono
importanti, l’ossimoro, da tutti considerato naturale e persino ovvio,
del “neutro maschile” è insensato.
Il neutro maschile non include: anzi, è l’esclusione per antonomasia.
Il neutro maschile è la cifra linguistica che giustifica ogni violenza,
razzismo, prevaricazione, guerra, schiavitù, omofobia e, naturalmente,
misoginia e sessismo. Dalla notte dei tempi. Il neutro maschile
presuppone un’umanità modellata su un solo archetipo: il maschio,
l’essere umano vero e proprio – esattamente come intendono i suoi
difensori, non accorgendosi dell’equivoco -, immagine e incarnazione di
Dio (alle donne, immagini solo terrene e, per giunta, malriuscite
dell’uomo-maschio, non è infatti concesso il ministero sacerdotale né di
rappresentare in nessun modo la divinità). Cui tutto è concesso, cui è
stato dato in compito di dominare la Terra – e i suoi abitanti, a
partire dalla compagna messagli al fianco.
Il linguaggio, espressione tipicamente e compiutamente umana, è
dunque sempre stato in mano al maschio, declinato al maschile secondo
sensibilità e mentalità maschili. Dalle quali la donna è di necessità
esclusa; di qui l’esigenza di coniare nuovi termini. No, non è omicidio,
è femminicidio. No, non si tratta del singolo uomo che uccide la
singola donna, ma di tutta una mentalità che avalla, presuppone, prepara
queste morti. E, se non tutte giungono a tale epilogo, il seme
dell’odio è stato comunque gettato. Chi potrebbe rispettare e
considerare di pari dignità un individuo ritenuto persino dai più grandi
ingegni umani, non esclusi uomini piissimi e talora in odore di
santità, infido, sensuale, lascivo, linguacciuto, di debole cervello e,
in tempi più recenti, sottovalutato o cancellato dai libri di scuola,
mercificato dal consumismo sessuale e degradato a puro oggetto di
piacere? Eppure è questo che quotidianamente e, in varie forme a seconda
delle latitudini e delle religioni, viene inculcato fin dalla più
tenera età.
Oggi poi il sesso, perduta quell’aura di sacertà che lo
contraddistingueva come compimento, diremmo linguaggio fisico, d’una
intesa spirituale, è divenuto sfogo bruto e velleitario, da consumare
subito e, anche in tal caso, da pretendere, in particolare se la ragazza
è la “propria” ragazza, se è carina, se ha corrisposto a un bacio. Un
rifiuto da parte sua viene ritenuto un’insopportabile onta,
un’inconcepibile ribellione.
Già negli scorsi anni scrivevo che il problema del femminicidio non riguardava tanto le donne quanto gli uomini. La questione è maschile,
non femminile. E questo, non è stato compreso del tutto nemmeno dalle
stesse donne, se è vero che pure le più attente e sensibili, nel
commentare lo strazio di Fabiana, la bambina arsa viva dal coetaneo per
essersi rifiutata di cedere alla fregola di lui, si rivolgono alla madre
dell’assassino rivolgendole aspri rimproveri: “…Perché, cara madre, se
tuo figlio ha ritenuto che picchiare, violentare ed uccidere una donna
fosse un suo diritto divino…se tuo figlio si è sentito in dovere di
punire con la violenza “l’onta” subita dalla donna che lo aveva
lasciato/rifiutato…se l’uomo che tu hai portato in grembo e cresciuto è
arrivato a tanto…la colpa è ANCHE TUA! Che madre sei stata e che donna
sei stata? Cosa hai insegnato a tuo figlio?”, chiede accorata Anna Rita
Leonardi nella sua lettera aperta
. Tutto vero, naturalmente: moltissime donne – l’ultimo caso, la miss
che ha ritirato la denuncia al suo aguzzino – hanno introiettato la
stessa misoginia di cui la società è imbevuta senza insegnare alcun
rispetto verso le congeneri ai loro figli maschi.
Ma il padre, dov’era? I genitori non sono due? Perché, in casi
simili, l’uomo non viene mai chiamato in causa? Non è stato lui, anche
per legge, qui in Italia, fino al 1975, il “capofamiglia”? Non è lui la
guida morale e spirituale della casa, l’essere umano per eccellenza, il
rappresentante di Dio in terra e via esaltando? O lo è solo quando si
tratta di ricevere privilegi e onori?
Scriveva Edith Stein negli anni Trenta del secolo scorso: “In origine fu affidato ad ambedue [all’uomo e alla donna, n.d.A.]
il compito di conservare la propria somiglianza con Dio, di custodire
la terra e di propagare il genere umano. […] Dopo il peccato, il
rapporto reciproco si mutò, da puro legame di amore, in legame di
dominio e soggezione, e fu sfigurato dalla concupiscenza”. L’umanità, e
il maschio in particolare, non ancora divenuto uomo, sembrano a ogni
latitudine, nel terzo millennio, ancora macchiati da questo peccato
originale.
Lo so che mi ero promesso come codice etico di non vedere in streaming o scaricare prima di tre mesi o aspettare l'uscita in dvd film che sono appena usciti in italia o come in questo caso che ancora devono uscire in italia come ne l caso del fil di cui parlo qui . Ma oltre alle solite ragioni ( il cinema locale porta - salvo eccezioni - film da cassetta come l un mio prof all'università , piccola distribuzione , monopolio e pressioni delle grandi case sule altre , ecc ) c'è il fatto che volevo anticipare l'eventuali critiche e stroncature dei media di destra o conservatori a
Captain Fantastic è un film del 2016 scritto e diretto da Matt Ross.Protagonista del film è Viggo Mortensen, un uomo che tenta di reintegrarsi nella società dopo aver vissuto in isolamento con la sua famiglia per oltre un decennio.
Lo so che mi ero promesso come codic e etico di nonm vedere in streaming o scaricare prima di tre mesi o aspettare l'uscita in dvd film che sono appenna usciti in itlaia o come in questo caso che ancora devonousiocre in italia . Ma oltre alle solite ragioni ( il cinema locale porta - salvo eccezioni - film da cassetta come l un mio prof all'università , piccola distribuzione , monopolio e pressioni delle grandi case sule altre , ec c ) c'è il fatto che volevo anticipare l'eventuali critiche e stroncature dei media di destra conservatori a ad un altro bellissimi film Into the wild
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Cercatelo al cinema, questo «Captain Fantastic», a partire dal 7 dicembre. Non vi deluderà.La verità è cinica, alle volte. Ma non solo. La verità è un'arma, e quando la tribù si trova a fare i conti con la realtà esterna, quell'arma è di una potenza indescrivibile. Distrugge come un fiume in piena le ipocrisie di una società che, a furia di mentire a se stessa, si è mostrificata, abbrutita.( il succo di questo film ) . Un filmn bellissimo . ottima colonna sonora .
http://www.comingsoon.it/film/captain-fantastic/53268/video/?vid=24787 intervista al protagonista principale
con un'ottima recensione http://www.comingsoon.it/film/captain-fantastic/53268/recensione/
(....)
Oggetto curioso nel suo mix di commedia, dramma e road-movie, di arificioso Captain Fantastic non ha nulla. E non va definito - come ha fatto qualcuno - un film per hipster medioborghesi che mangiano bio. E’ dura, infatti, la vita nella foresta (a caccia di animali) della famiglia del "capitano mio capitano" dalla barba incolta. E’ vera inoltre, visto che è simile a quella che negli ’80 ha condotto Matt Ross in diverse comuni alternative. Soprattutto, è segnata dal continuo esercizio di una disciplina che dovrebbe essere imposta a chiunque: la cultura.
Ecco, Captain Fantastic è un’ode alla buona istruzione, ai libri, alla maniera giusta di essere intellettuali: senza ostentazioni, narcisismi. E’ un grande uomo in questo senso Ben, che un po’ come il film rivela però delle fragilità nel momento in cui entra in contatto con la civiltà, insieme di input superficiali. Quando il racconto, e con esso i Cash, si accostano al progresso, si fa strada insomma un’impasse anche narrativa, una stasi, una nebbia un po' melmosa da cui Ross decide di lasciarsi avvolgere, esercitando il diritto di far evolvere, sì, il suo protagonista, ma di non scegliere né messaggi né soluzioni definitive. Perché il film, in fondo, nasce da un dilemma irrisolvibile: Platone va d’accordo con il Kentucky Fried Chicken? Il rifiuto del consumismo non rischia di trasformare giovani menti geniali e corpi dall'incredibile potenza cardiovascolare in dei freak? Ed è possibile oggi essere genitori sempre presenti?Non c’è una risposta per queste domande che il regista pone senza giudicare. Nel suo apologo darwiniano, l’unica realtà plausibile è una "zona" a metà fra i compromessi del presente e il libero arbitrio e pensiero, nella speranza che nella democratica America si possa seguire un cammino lontano da quello suggerito dalle religioni organizzate, magari dando alle fiamme una bara al suono di "Sweet Child O' Mine" dei Guns 'n Roses. ( .... ) continua nel secondo link
Un film bellissimo ed intenso da dove i due mondi quello alternativo rappresentato da Ben e i suoi figli , tenta \ prova a dialogare con i parenti di LUi ed i familiari di Lei .
non so che altro dire .meno male che viene in aiuto una delle canzoni del film