3.2.18

Forbici, rasoio e chitarra: l’ultimo “Barber” ed altre storie che scompaiono o sopravvivono come nel caso della morra attraverso applicazione per cellulari

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http://www.vastospa.it/html/tradizione/me_varivire.htm

Ispirato dal post    dell'altro   giorno riporto qui   , sempre  riguardo  a     tradizioni    che  si perdono  (  la prima   )  o  che  rsi rinnovano    ( la seconda  grazie  attraverso  le app , alcune  storie
La  prima preesa     da la nuova sardegna del 02 febbraio 2018

Angelo Maresca racconta come e perché ad Alghero è nata la tradizione dei coiffeur che compongono canzoni popolari
                                 di Gian Mario Sias                 
































ALGHERO. Quando Alghero stava ancora dentro quella che oggi è la città vecchia, la barberia era il centro dell’universo. Prima dei bar, il luogo di ritrovo era quello. Dal barbiere passava di tutto. Gli algheresi che vivevano nelle campagne, o fuori città per lavoro, se volevano sapere come girasse il mondo (ammesso che a qualche algherese sia mai interessato cosa succede lontano dalla Riviera del Corallo) andavano lì a cercare notizie. La domenica mattina, quando tutto chiudeva, i barbieri erano aperti. I forestieri e i ricchi si mischiavano nelle vecchie botteghe tra via Columbano e piazza Civica con il popolo, tra racconti, risate e storie inventate di sana pianta. Niente che non succedesse anche altrove. Niente che non succeda ancora oggi. A rendere così caratteristici e unici quei posti era la musica. Tra un taglio di capelli e una rasatura, tra una battuta e un aneddoto, ma anche nel bel mezzo di un racconto, i barbieri cantavano. Improvvisavano, componevano, davano un ritmo a ogni storia. Questa leggenda è arrivata sino a oggi in maniera un po’ sbiadita. Il mito dei “barbieri cantanti” è quasi in estinzione. E tra un po’ nessuno saprà più come è nato, perché, chi ne sia stato il più autorevole esponente, di questa schiera di barbieri che hanno fatto la storia della canzone algherese. Tutto questo ad Angelo Maresca, ultimo superstite di una tradizione che si perde nel tempo e resiste ancora, dispiace un po’. “Lo Barber”, come è conosciuto da tutti il titolare del salone da uomo di largo San Francesco, autore, interprete e chitarrista, non si è mai sentito come il discendente di una stirpe in via di sparizione. Ma se si ferma a pensarci, si dispiace anziché compiacersi di questo status che dovrebbe gratificarlo. «Che peccato, finisce che questa tradizione si perde e con lei rischia di perdersi anche questa lingua meravigliosa, poetica, musicale».
Il primo gennaio Angelo Maresca ha fatto 74 anni. Nasconde la calvizie sotto un borsalino scuro e lascia che qualche capello bianco gli copra il collo. La sua vita si è sempre divisa tra due grandi passioni, la musica e il lavoro di barbiere. Le ha coltivate insieme, contemporaneamente, nello stesso posto. Merito di sua madre. «Mio padre era pescatore, a volte mi portava con lui, ma mamma si è imposta», racconta signor Angelo in attesa del primo appuntamento pomeridiano. Si toglie il cappello e per non sentirsi troppo nudo inforca la chitarra e strimpella, chiudendo di tanto in tanto gli occhi appresso a qualche verso d’amore per Alghero. «Mamma non voleva che facessi lavori pericolosi, quello del pescatore all’epoca lo era – ricorda “lo barber” – lei era sarta e mi portò con lei, provai, ma a stare piegato mi veniva mal di testa». Il babbo stava fuori anche per dieci giorni di fila, quando era la stagione della pesca, e sapeva che sacrifici aveva chiesto alla moglie. Così, quando Angelo Maresca chiese di andare a fare il ragazzo di bottega da qualche barbiere, il padre acconsentì. «Non voglio far piangere altre donne per colpa mia», disse, dando il suo benestare. A sette anni “lo barber” iniziò a respirare quell’aria, andava a fare delle piccole commissioni in cambio di qualche spicciolo per il cinema della domenica. «A casa non c’erano soldi, così a quindici anni ho iniziato a lavorare davvero, ho fatto la mia prima barba», dice Angelo Maresca con il sorriso perso nei ricordi.

Ha iniziato alla bottega di Salvatore Masala, detto “Pomodoro”, in via Gilbert Ferret. Poi è stato da Gerolamo Biosa in via Principe Umberto, e da Raimondo Cossu, sassarese, in via Manzoni. Alla fine è arrivato in via Columbano, da “Buttiguetta”, Mario Melis. «Aveva un complessino, in negozio c’era sempre la chitarra – spiega Maresca – è stato lui a spiegarmi perché questo fosse così frequente nelle barberie algheresi». In pratica, «i barbieri avevano un’associazione di mutuo soccorso e di assistenza sociale tra loro, e il mutuo soccorso aveva anche la banda musicale, perciò tutti i barbieri studiavano musica per suonarci», ricorda. «“Alguer Mia”, da molti considerato l’inno di Alghero, l’ha scritta il barbiere Antonio Dalerci, e “La Cardenera” è di Giuseppe Loi, noto “Musconi”, anche lui barbiere, così come Antonio Cao, autore di “Pais me”, e Badalotti, che ha scritto “Miñona Murena”», snocciola lui tutto d’un fiato. «Ma erano barbieri anche i cantanti Angelino Caria, detto “Battorina”, Giovanni Gavini, detto “Pasteta”, e suo figlio Berto», continua. 
In via Columbano, a servizio da “Buttiguetta”, Angelo Maresca diventa “Lo Barber”. Inizia a strimpellare la chitarra, e nei lunghissimi pomeriggi di quell’apprendistato di vita e di lavoro scrive la sua prima canzone: “Al carrer de la pretura”. Da lì in poi non ha mai smesso di radere barbe e scrivere canzoni, di tagliare cappelli e cantare, incidendo un disco proprio l’anno scorso con otto brani tradizionali e dieci suoi, e partecipando a inizio anno al progetto “Mans manetes”, una sorta di libro-disco che la Piattaforma per la lingua sta distribuendo in tutte le scuole, utilizzando le filastrocche e le ninnenanne per bambini come strumento didattico per l’insegnamento dell’algherese. «Nel 1967 ho aperto la mia bottega in via XX settembre e nel 1981 mi sono trasferito qui, in largo San Francesco», è l’ultima riflessione. 

da
 http://www.academia.edu/7917110/I_barbieri_maestri_di_musica

Mario Palomba, che lo affianca dal 1983 ma che non canta e non suona – «altrimenti i clienti scappano», si schernisce – lo ascolta e annuisce. ua moglie Carmelina, 71 anni, e suoi figli Maurizio e Marina, 45 e 43 anni, hanno sempre dovuto dividerlo con queste due passioni. E sarà così ancora a lungo. «Sto preparando un nuovo disco – annuncia “lo barber – e naturalmente ci sarà anche un rap».

Tale fenomeno era  molto comune   in italia specie  nel sud  (  I  II  ed  altri link che trovi  sopra  al  post  ) . Infatti  nel mio paese  c'erano diversi barbieri  che  erano   musicisti  suonavano ilmandorlio  personalmente  ne  ho conosciuto  e   ho visto  suonare  l'ultimo  d'essi  scomparso ad  85\88  due  anni  fa  .   In quanto  il barbiere  ( ora  parrucchiere  )  erano   il centro della vita  dei piccoli paesi  ma  anche  non come  testimonia     questo estratto 

(....)   






Mestieri Antichi di Vasto:
Lu Varivìre (Il Barbiere)
da "Lunarie de lu Uašte" - edizioni varie



Ecco i famosi
"Calendarietti"
dalle più svariate fragranze, con argomentazioni più o meno piccanti
e comunque molto accattivanti
che li varivìre nelle feste natalizie e di fine e principio d' anno, regalavano ai propri clienti
alla fine dell' opera e dopo "l'immancabile spazzolata sulle spalle"






Li varivìre
Erano, e forse ancora sono, personaggi quasi sempre brillanti, allegri, versatili, accattivanti, beninformati.
barbieri di qualche tempo fa (barbieri, badate! non parrucchieri) erano poi persone eccezionali, che alternavano all'esercizio delle forbici quello della chitarra o del mandolino 
o addirittura degli attrezzi da cerusico.
Maestri del rasoio da ricordare sono: Zannutille senior, La Scemnie, Cellescacazze, La Vozze,Sciarlotte, Minanze, Ricciuleine, Pasquale Celenza (Passalàcche), Paolo De Guglielmo(Cappucciàlle), Peppino Melle, 
Angelo De Innocentis, Angelo Miscione, Giovanni Monteferrante (Pan' e fraffe) e Claudio Crisci.
Leonardo D'Adamo, comunemente noto come Nardìcce, era uno di questi ed aveva la putéche (la bottega) all'angolo di corso Palizzi con corso Dante. Da lui sono transitate generazioni di apprendisti, tra i quali Tonino Pollutri, ed una clientela tra le più qualificate che annoverava il maestro Aniello Polsi, il poeta Peppino Perrozzi, il pittore Vincenzo Canci e don Salvatore Pepe. Leonardo aveva una spiccata sensibilità musicale riconosciutagli dallo stesso Polsi, che non disdegnava di sottoporgli ogni tanto qualche composizione, chiedendogli poi sornione: 
«Huè Nardì, che ne pìnze


Il Museo del Barbiere
Lino Delli Benedetti ha un vero e proprio culto per il mestiere di barbiere, che esercita, si può dire, da bambino.
Lo testimonia la cura che ha messo nel raccogliere memorie legate all'esercizio del suo lavoro confluite in un simpatico opuscolo pubblicato in occasione dei 25 anni di attività ed adesso la realizzazione, all'interno della bottega, di un vero e proprio angolo della memoria dedicato all'arte dell'acconciatura e della rasatura.
Un piccolo museo, verrebbe da dire, nel quale si possono ritrovare ben ordinati sullo scaffale pettini, forbici, pennelli, rasoi, ampolle ed anche una bella poltrona d'altri tempi.


stralcio da "Lunarie de lu Uašte" - ed. 2014


Lu Varivìre, n’arta liggìre
un volumetto sui Saloni dei barbieri, sponsorizzato da Nicolino Delli Benedetti
Per i tipi della Q Editrice è stato stampato un gustosissimo volumetto dal titolo “Lu Varivìre, n’arta liggìre”, che rievoca l’atmosfera dei Saloni d’una volta con una piccola storia di 
“quando i barbieri non erano coiffeurs”
.
Il libricino, sponsorizzato da Nicolino Delli Benedetti, acconciatore al numero 50 di corso Italia - Vasto, per festeggiare il 25° di attività,
è stato scritto da Giuseppe Tagliente e si può richiedere direttamente allo sponsor oppure presso la libreria Di Lanciano, in piazza Pudente, e l’edicola Tognoni, in piazzale Rodi, alla Marina.
Il simpatico volumetto, che contiene anche foto d’epoca assolutamente inedite, viene distribuito ad offerta a beneficio della Ass. Chiara - onlus che si occupa dell’assistenza ai malati oncologici.

stralcio da art. apparso sul giornale "Qui Quotidiano"
- Vasto - pubblicazione gratuita - n. 21 del 9 febbr. 2010

(.....)

di  http://www.vastospa.it/html/tradizione/me_varivire.htm



La    second a storia      riguarda  un gioco particolare   La  morra     o sa  murra    come la si chiama  in sardegna 
  sempre  dala  nuova    sardegna  del 19\1\2018 i  primi due      e  del  2\02\2018  l'ultimo





Sa Murra non è un esclusiva della Sardegna. Anzi. Il gioco che prevede un rapido calcolo matematico basato sull’intuito e sulla strategia viene praticato in Slovenia, Croazia, Tunisia, Francia, Spagna e che in alcune regioni, come la Sicilia, il Veneto, la Valle d’Aosta, la Corsica e la Catalunya, anche la Comunità valenciana, l’Aragona, la Savoia e l’area di Nizza e un passatempo molto praticato. E come per tutti i giochi, esiste una convention in cui i partecipanti si danno appuntamento e si sfidano per eleggere i migliori. Con la morra c’è qualche difficoltà perché le regole variano a seconda della nazione di provenienza dei giocatori. I sardi, ad esempio, sono temutissimi: giocano a velocità elevatissime rispetto ai concorrenti e sono abilissimi nel prevedere le mosse degli sfidanti. Sono i Messi della morra, per fare un esempio che calza sia con l’abilità sia con la location dell’ultimo campionato mondiale di morra che, infatti, è stato ospitato in Catalogna, a Sant Carles de la Rapita, un centinaio di chilometri a sud di Tarragona. L’occasione d’incontro, lo scorso anno, coincideva con una ricorrenza particolare per l’associazione che si occupa di preservare il gioco e che lo scorso anno ha spento 35 candeline e che da dieci anni organizza il campionato. E gli ospiti d’onore della scorsa edizione erano proprio i ragazzi sardi che hanno rivoluzionato la morra dando i natali alla prima versione digitale del gioco che, c’è da scommetterci, aiuterà i giocatori a tenersi allenati e in contatto tra loro. In attesa che il gioco che anima le retrovie delle feste paesane in tutta la Sardegna, e che si trascina una nomea non proprio nobile per colpa degli epiloghi di alcune sfide fin troppo accese, diventi un’attività praticabile anche dallo schermo del cellulare. 
Certo, l’aggregazione
sociale e i coloriti modi di dire che accompagnano le giocate non sono riproducibili attraverso lo smartphone ma non tutto può essere digitalizzato. Il gusto delle vittoria, invece, resta lo stesso anche quando il concorrente è connesso da migliaia di chilometri di distanza.

Infatti  adesso





SASSARI. Gli ingredienti per realizzare un progetto di successo ci sono tutti: il gioco è semplice, lo conoscono praticamente tutti e ha un retrogusto didattico che lo rende appetibile anche a chi inizia a far di conto. Trasformare “Sa Murra” in un’applicazione di successo, dunque, è praticamente un riflesso condizionato per chi ha assistito a centinaia di partite ed è cresciuto con il ritmo delle chiamate nelle orecchie. E così anche la versione sarda della morra è diventata un gioco virtuale disponibile gratuitamente nei negozi on line aperti agli smartphone. L’idea è di Davide Onida, 31enne di Abbasanta, che l’ha covata per 5 anni prima di dare alla luce la versione definitiva, dove è possibile confrontarsi con altri giocatori ma anche con un’intelligenza artificiale travestita da abile giocatore di morra e in grado di sfidare i concorrenti di turno in un match composto da tre roun contro i sedici del gioco tradizionale.
I creatori. «La verità è che sono un mediocre giocatore della versione live – scherza Davide Onida, il padre dell’app Sa Murra – e quindi ho provato a digitalizzare il gioco per ottenere risultati migliori». I riscontri sono arrivati, ma non erano legati ai progressi di Davide: «Grazie a un amico, Giovanni Arixi, abbiamo realizzato un primo prototipo che girava su Facebook e che abbiamo presentato a Sinnova16, con ottimi risultati». Una volta ottenuti i riscontri che cercavano, Sa Murra era pronta a diventare un’app a tutti gli effetti, scaricabile gratuitamente in pochi istanti e soprattutto funzionale e intuitiva. In sostanza, per imparare a giocare anche on line ci vuole veramente un attimo: «Io sono fondamentalmente un designer – spiega ancora Davide Onida –, per questo ho coinvolto un altro amico e collega, un vero giovane talento sardo, Davide Mainas, con cui ho lavorato per altri progetti e che considero tra i più promettenti programmatori dell’isola. Nel giro di qualche mese Davide ha sviluppato le app per Android e iOS in React Native, una nuova tecnologia sviluppata ed usata da Facebook».
L’applicazione. Per Davide è quasi un hobby ma se Sa Murra dovesse continuare a crescere non è detto che possa diventare qualcosa di più: «Dopo essermi laureato a Bologna, faccio l’art director e frontend developer (la figura professionale che sviluppa i siti internet per conto dei clienti, ndr) nell’azienda Softfobia, ma faccio anche parte di alcune startup nate e cresciute a Cagliari. Inoltre porto avanti diversi progetti personali e Sa Murra è uno di questi». Pur non avendo investito nemmeno un euro in pubblicità, l’applicazione ha iniziato a camminare da sola: «Merito del passaparola virtuale, perché si gioca soprattutto contro sfidanti che si trovano su Facebook. E condividendo i risultati il nome della nostra applicazione si è diffuso on line – spiega il giovane designer – perché nel mondo delle app la parola d’ordine è il contenimento dei costi e, soprattutto, il miglioramento del prodotto». E quando a Sa Murra è stata aggiunta l’intelligenza artificiale, il bot nel gergo dei programmatori, che permette le sfide contro il computer, il gioco è salito sulla cresta dell’onda aumentando il numero dei download e diventando un fenomeno di costume tra gli appassionati: «Perché Sa Murra non si gioca solo in Sardegna
– conclude Davide Onida –. Ce ne siamo accorti quando siamo stati invitati a Murramundo, una convention di giocatori che arrivano da tutto il Mediterraneo e giudicano la murra per quello che è: un gioco nobile e colto che speriamo di aiutare a riscoprire anche con la nostra app».



quindo non vi preoccupate se

Rissa tra ragazzi? No, sfida a morra

Se passate davanti ai giardini pubblici e sentite dei ragazzi urlare, non c’è da preoccuparsi: nessuna rissa. Molti studenti, soprattutto provenienti dall’hinterland, si ritrovano e si sfidano a...





Se passate davanti ai giardini pubblici e sentite dei ragazzi urlare, non c’è da preoccuparsi: nessuna rissa. Molti studenti, soprattutto provenienti dall’hinterland, si ritrovano e si sfidano a colpi di morra. E, come da tradizione, non lesinano certamente sul volume.

2.2.18

grazie ad un fumetto si " riscopre " l'antico gioco della ruzzola

leggete  anche  











A volte le storie raccontate in tivù, al cinema, nei libri, sui fumetti, prendono una piega imprevedibile e ci conducono con sorpresa dove mai ci saremmo aspettati.
E l’effetto è ancor più emozionante quando, oltre a divertirci, a sorprenderci e ad appassionarci, la narrazione rivela qualcosa di speciale e fa riaffiorare qualcosa che ci appartiene o a cui teniamo, che ci è familiare.
Sembra impossibile ,  sopratutto per le nuove  generazioni  tutte  ( o quasi  )  pro playstation e    simili che una cosa simile possa accadere con una storia di Dinamite Bla, presente  su n 3245 di topolino a  cura  di Sceneggiatura: Vitaliano Fausto Disegni: Mazzarello Marco

eppure è quello che mi è appena capitato leggendo la storia      in questione   che quella   d’apertura di questo numero.
Non voglio anticiparvi nulla e nemmeno fare uno “spoilerone” (come direbbe Tito Faraci) . Questa  storia   : <<  (...)  ci tenevo a dedicare questo numero al Signor Giacomo, il mitico papà della Susi, negli anni ’90 campione italiano di Lancio della Ruzzola (uno sport tradizionale regolamentato e tutelato dalla Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali, per saperne di più: www.figest.it).
Credo che ci sia un po’ di lui dentro questa storia, che mi ha divertito ma anche fatto sorridere con il cuore,risvegliando dei bei ricordi ...>>(  dall'edtoriale  del n  omonimo di topolino   )  .  Sembra  essere ritornati    indietro nel  tempo ad  un italia   ormai  scomparsa  al 99 %  ,  qovvero quella prrima del boom economico ( anni 60\70 )  e dell'immigrazione  dal me nord  al sud  del paese   o  nel nord  europa  . Eccone  una storia  

1.2.18

antisemitismo e antisionismo non sono la stessa cosa . e chi ha subito la politica nazifascista delle infamanti leggi razziali e le ripete contro un altro popolo non è più vittima ma carnefice esso stesso

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https://it.wikipedia.org/wiki/Antisemitismo
https://it.wikipedia.org/wiki/Antisionismo
Antisionismo e antisemitismo: la sottile linea rossa 
L’israelofobia è la forma moderna di antisemitismo



questa  sarà  l'ultima volta che  rispondo   a  simili accuse ( potete vedere sopra   l'ultimo   post   pubblicato sul blog   in merito  a tale argomento  . per gli altri si rimanda  in archivio    )  . Mi  sono  stancato    di dover  spiegare  che il mio  "  antisionismo  "  e  odio verso lo stato ,  non  il popolo   sia ben  chiaro  d'Israele  ed  ultimamente  il paragonare (  lo so che  è  un paragone  del cavolo   e orribile  ma   io  non    riesco a trovarne  un altro per  definire  un o stato  ed  un governo  \istituzione che    vittima dell'odio    e  di  genocidio nazi fascista   applichi  ciò di cui  è stato vittima  ad  altri popoli  )   lo stato d'Israele    come la Germania  nazista  d'Hitler  e  l'Italia delle leggi razziali  .

Ora  dopo  questa premessa     veniamo al nocciolo della questione   .
Recentemente  ho condiviso  \  fatto  mio  sulla nostra ( appendice   blog  )  pagina  facebook  questa  coniderazione



Compagnidistrada ha condiviso il tuo post.
Pubblicato da Giuseppe Scano29 gennaio alle ore 17:50

Giuseppe Scano ha creato un sondaggio.
sul mio post https://goo.gl/sYqjPo sul gruppo Storia moderna e contemporanea, spunti e riflessioni Alessandro Bianchi mi ha risposto
A PROPOSITO DI LEGGI RAZZIALI
E DI RAZZISMO
Si fa un gran parlare delle leggi razziali promulgate in Italia 80 ANNI FA. Ma perché nessuno parla delle leggi vigenti OGGI nello stato di Israele?
Il sistema giuridico israeliano si basa su due categorie di cittadinanza. La categoria A vale per gli «ebrei» cui la legge conferisce un accesso preferenziale alle risorse materiali dello Stato e ai servizi sociali. La categoria B, riservata ai cittadini israeliani di origine palestinese (circa due milioni, cioè il 22% della popolazione), è discriminata dalla legge che le vieta la parità dei diritti, compresi quelli di accesso alla terra e all’acqua.
Salim Joubran, giudice della Corte suprema israeliana ha dichiarato: «I cittadini arabi dello Stato vivono in una realtà di discriminazione. Ci sono divari nell’educazione, nell’impiego, nell’assegnazione di terreni per le costruzioni, ...».
Un rapporto dell’ONU (del 15 marzo 2017) accusa Israele di aver «stabilito un regime di apartheid e di praticare un sistematico regime di dominazione razziale».
A PROPOSITO DI LEGGI RAZZIALI.
A PROPOSITO DI RAZZISMO.
Ma già.... quello è il «popolo eletto»!
secondo me ha ragione . Ma ora nel sondaggio sotto vi chiedo : tale post è secondo voi
antisemita o antisionista
ne uno ne l'altro
Commenti

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RispondiCommento di* ********2 g
Compagnidistrada *******Per me o per Israele ?
Gestire


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RispondiCommento di Giuseppe Scano1 g


Ora Prima di pubblicare  lo scambio epistolare  😀😊 fra me  e  ***** vorrei chiarire i significati di

antisemitismo
Avversione nei confronti dell'ebraismo, maturatasi in forme di persecuzione o addirittura di mania collettiva di sterminio da una base essenzialmente propagandistica, dovuta a degenerazione di pseudoconcetti storico-religiosi o a ricerca di un capro espiatorio da parte di classi politiche impotenti.

L'antisionismo 
è l'atteggiamento di coloro che si oppongono al sionismo, cioè al movimento politico fondato nel 1897 volto alla costituzione di uno Stato nazionale ebraico in parte di quello che fu il Mandato britannico della Palestina e, prima ancora, la Palestina ottomana.( ..... Continua su https://it.wikipedia.org/wiki/Antisionismo )

 e  come  ripotero nella  corrispondenza   fra me  e  ******   rifiuto la  " tendenza  "  (  vedere  url sopra    fra  cui quello  di    da  *****  suggeritomi  )   che vede sostenere   da  qualche    tempo   tra i sostenitori - simpatizzanti  ( veri   \  falsi  , obbiettivi \ faziosi  , sinceri  \ opportunisti ) del popolo israeliano     come   alcune manifestazioni antisioniste coprano in realtà sentimenti antisemiti, collegati forse a qualche eccesso violento di estrema destra o estrema sinistra in difesa dei palestinesi. A tal proposito è stato coniato il termine di nuovo antisemitismo, cioè di una forma di razzismo antiebraico che si serve di argomentazioni antisioniste.Ecco  io  critico  (  anche  se   se  innegabile  che molti sotto il loro antisionismo nascindino il loro antisemitismo )  l'utilizzo di tale espressione  perchè   esso in realtà confonda l'antisionismo con l'antisemitismo,anche  se  il confine   tra  le  due cose  è sottilissimo come   fas notare  il  secondo ulr   sopra  riportato ,  considera demonizzanti le critiche legittime a Israele, banalizza il significato di antisemitismo e sfrutta l'antisemitismo per mettere a tacere i dibattiti.

ecco l'epistolario

IO
Vergogna  !?  Per me o per Israele ? se è per me di cosa doverei vergognarmi ? solo perchè h semplicemente detto quello che penso dello stato d'israele ? che da vittima ( chiesa cattolica , nazisti , fascisti , regimi comunisti ) è diventata carnefice facendo le stesse cose che ha subito ai palestinesi
Lei
Paragone del tutto fuori luogo
http://www.huffingtonpost.it/guido-castelli/l-israelofobia-e-la-forma-moderna-di-antisemitismo_a_23343373/

IO
mi spiace ma non concordo . secondo me sionismo e ebraismo non vanno di pari passo e restano due cose differenti [potete  cvedere sopra  i due  significati ] . E poi come tu dovresti sapere non sono ( e mai lo sarò mai ) Antisemita , Se mai se proprio vuoi etichettare forse Antiisionista ma lo sarò fin quando, se si sceglierà la soluzione due popoli due stati israele , non la smettera di maltrattare i palestinesi e di occupare terre non sue cioè quelle dopo la guerra del 1948 . Ma soprattutto abbatterà l'odiato muro ed internazionalizzare , come il la città del vaticano , la città di Gerusalemme .
Certo paragone del cavolo quello di prima . ma tu come consideresti uno stato  a prescindere  che  sia Israele  o meno   che ha subito quello che hanno subito gli ebrei   soprattutto   come  le tre ideologie     del  secol scorso   e poi appplica le stesse discriminazioni ai palestinesi anche di religione ebraica . 
ricollegandomi a quanto dicevo prima . sarà anche vero che sotto l'antisionismo si possa nascondere ed essere collegatgo incerte frangie d'estremna destra e d'estrema sinistra all'antisemitismo ma facendo l'equazione antsionismo = antisemistismo si prendono lucciole per lanterne e s'equiparano critiche verso la sua politica per odio

Lei    nessuna risposta
/

31.1.18

All'ospedale di Montebelluna le dottoresse suonano per i pazienti Montebelluna. Il concerto nel reparto di chirurgia dell’ospedale San Valentino

Canzone - lucio  dalla 

notizie  come  questa      riportata   sotto     presa  tramite la pagina  facebook  di geolocal     da  http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2018/01/30
testimonia     :  che  la musica non è solo solo cd , internet , e concerti , ma è anche a prirsi tra la gente come il caso citato nel titolo del post d'oggi. proprio come  la  canzone   di  Lucio Dalla  scelta  per  la colonna sonora  d'oggi

MONTEBELLUNA. Concerto nel reparto di chirurgia del San Valentino. Strumentiste dottoresse e infermiere con la passione per la musica, violoncello e violini al seguito, alle 14.30, hanno smesso il camice per regalare ai pazienti ricoverati un po’ di serenità sulle note di Morricone, Bach e altri compositori.Una prima volta ricca di significati quella di oggi nel reparto di chirurgia. 



“Musica in corsia” oggi ha visto svolgersi uno speciale concerto direttamente nel reparto di chirurgia generale. E' stato un evento speciale anche perché a interpretare musiche di Morricone, Bach, Mozart, Pachelbel, Armstrong e Carpentier sono stati medici tirocinanti e infermiere. «Vogliamo ringraziare di cuore Veronica Volpato e le sue colleghe perché ci regalano una grande opportunità», spiega Maurizio De Luca, direttore di Chirurgia generale dell’ospedale San Valentino, «Dar vita a un concerto in reparto sicuramente ha un impatto differente da quello, pur di valore, che si possa prevedere in una sala conferenze dell’ospedale. Speriamo davvero di regalare ai nostri pazienti un po’ di serenità e soprattutto che questa iniziativa abbia un seguito».
Il Concerto nel reparto di chirurgia del San Valentino ha  visto  come  protagoniste del concerto, Veronica Volpato, medico tirocinante proprio nella Chirurgia di Montebelluna al violoncello, Chiara Cauzzo, medico tirocinante nella chirurgia di Castelfranco Veneto al violino, Maria Giovanna Baccarelli, infermiera dell’azienda ospedaliera di Padova al violino e Nikolsa Palma, studentessa di Farmacia sempre al violino. Dottoresse e infermiere con la passione per la musica, le  quali  con violoncello e violini al seguito, alle 14.30, hanno smesso il camice per regalare ai pazienti ricoverati un po’ di serenità sulle note di Morricone, Bach e altri compositori.Una prima volta ricca di significati quella di oggi nel reparto di chirurgia. “Musica in corsia” oggi ha visto svolgersi uno speciale concerto direttamente nel reparto di chirurgia generale. 
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«Sappiamo tutti quanto sia importante la musica come straordinario strumento di comunicazione», sottolinea Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl 2 Marca trevigiana, «Queste attività sono benvenute nella nostra Usl in quanto sposano completamente il nostro sentire in merito all’umanizzazione delle cure».

Editore friulano pubblica il Mein Kampf "per smontare Hitler con la forza delle idee"

leggi anche 
Il fascino macabro dell’Uomo Piccolo ci tormenta ancora


 da http://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/2018/01/30/

Luca Taddio spiega il successo dell’edizione critica delle pagine piú tragiche del totalitarismo. Lo storico Pinto ha ricostruito la struttura logica del dittatore: "Nella nostra società non ci devono essere ombre né tabú"
Germania: il "Mein Kampf" torna in libreriaDopo 70 anni il libro simbolo del nazismo firmato da Adolf Hitler, "Mein Kampf" torna disponibile nelle librerie tedesche. La decisione - già annunciata lo scorso anno - è stata presa dall'Institut für Zeitgeschichte (Istituto di Storia) di Monaco. Il libro è stato pubblicato con un commento critico

Per saperne di più ci siamo rivolti al direttore editoriale Mimesis, il filosofo Luca Taddio, tra i fondatori della autorevole editrice.

Quali dunque le novità di questa edizione di “Mein Kampf”? 

«La novità più rilevante è che si tratta della prima edizione critica italiana integrale. L’edizione che abbiamo realizzato prende spunto dal lavoro condotto dall’Istituto di Storia Contemporanea di Monaco ed è arricchita da un significativo apparato di note, indici, glossario e bibliografia. È il frutto di un decennio di lavoro e di ricerca: la stesura finale si basa sull’edizione filologica tedesca del 2016. Questa edizione, non si concentra tanto sulle parole del testo, quanto sulla sua struttura logica: ne emerge, per esempio, che Hitler fu uno dei primi politici ad aver fatto uso di uno stile argomentativo particolare, cioè quello dell’abduzione, per conquistare i suoi lettori-elettori».

“La resa dei conti”, così il sottotitolo del volume, a che cosa si riferisce di preciso?

«L’opera è stata pubblicata in due volumi e presenta un sottotitolo per ciascun tomo: “La resa dei conti” (volume I) e “Il movimento nazionalsocialista” (volume II). La “resa dei conti” di cui parla espressamente Adolf Hitler, si riferisce alla rivalsa che il Führer auspicava nei confronti dei soggetti identificati come principali colpevoli dei mali della Germania del suo tempo: gli ebrei, i socialdemocratici e i marxisti. Alla diagnosi della “malattia” effettuata nel primo volume, si contrappone, nel secondo tomo, la definizione di una “cura”, e cioè la costituzione del movimento nazionalsocialista».

"Lui è tornato", se Hitler fosse tra noiIl film, tratto dal bestseller di Timur Vermes, è il caso cinematografico tedesco di questa stagione. Tra fiction e candid camera, il Führer riappare ai giorni nostri, diventa un fenomeno su YouTube e in tv. E riscuote insospettabili simpatie.


Non c’è il rischio che, divulgando queste si rinfocoli il già preoccupante antisemitismo di movimenti e partiti neonazisti che sta pericolosamente montando in Europa? 

«No, affatto. È vero l’esatto contrario. E le spiego perché: noi italiani, in modo particolare, viviamo all’interno di una politica ancora fortemente “emotiva” e questo denota un certo grado di arretratezza del dibattito. Vuole un esempio? Prendiamo l’attuale campagna elettorale: converrà con me che se un soggetto politico avanza proposte difficilmente realizzabili in teoria dovrebbe perdere consenso in quanto poco credibile; se, invece, guadagna consenso ciò significa che tale consenso è l’effetto di un’onda emotiva».
La satira con Hitler degli studenti anti-collettivi: "Tornello simbolo del male""I tornelli sono il simbolo del male! Tutti gli studenti devono pensarla come noi!". Così urla e si arrabbia Hitler, a capo dei collettivi universitari, quando gli dicono che, oltre all'arresto di due compagni di lotta, sono addirittura partite delle petizioni online a favore degli ormai famosi tornelli nella biblioteca di Lettere in via Zamboni a Bologna, al centro di violenti scontri tra polizia e manifestanti nei giorni corsi. La pagina Facebook "UniBo Libera Dai Collettivi" ha così pubblicato la parodia del film "La caduta", che racconta gli ultimi giorni del Fuhrer


E dunque? 

«Per ricondurre il dibattito al piano prettamente razionale ogni fenomeno va studiato analizzato e discusso in modo scientifico e rigoroso».

Anche per un testo tanto pericoloso?

«Nel caso del “Mein Kampf” si rischia solo di alimentare falsi miti. Nella nostre società non ci devono essere né ombre né tabú. L’unica via è cercare di indagare e comprendere la storia e l’attualità senza, per quanto possibile, preconcetti ideologici. Oggi il tema dell’informazione è decisivo: potersi basare, anche su internet, su informazioni corrette e non distorte ad arte o frutto di informazioni prive di una base documentata e verificata è fondamentale per poter “scegliere” e “deliberare”. Il tema dell’informazione sta alla base del senso stesso della democrazia: di come oggi la vogliamo intendere e interpretare».

E l’ondata neonoazista? 

«Per tornare alla sua domanda: i movimenti di estrema destra si alimentano a partire da paura e sentimenti che non vanno ignorati, bensì studiati e compresi e, soprattutto, per contrastarli bisogna fornire delle risposte solide e ben fondate – dobbiamo spingerci ben al di là di facili retoriche “buoniste”».

Il ragazzo dai pantaloni rosa di Cristian A. Porcino Ferrara®️

  dal   blog   https://lerecensionidelfilosofoimpertinente.blogspot.com/ Il ragazzo dai pantaloni rosa è un film necessario, toccante che no...