15.4.18

può un cieco truccarsi ? grazie al progetto "come mi vedo e come mi sento: immagine di sè, cura personale e benessere psicologico nella #disabilità_visiva".organizzata da Carmen sotgiu e Gabriella serci

Tale  problema,   pur   Non  essendo   cieco non vedente  ed  avendo  dei problemi  di vista  anche gravi  soffro di cheratono bio  oculare    e sono  per  tale  causa  trapiantasto all'occhio  destro, mi tocca  particolarmente  . Infatti  capisco    benissimo  , avendo  avuto una prozia    materrna  cieca   cosa   voglia  dire tale problema  di disbilità ed le  difficoltà  ed   a  volte  i sopprusi che  devono sostenere .  Ed  è per questo   che   trovo  l'iniziativa    , che riporto  sotto  ,  un ottima iniziativa .

Il corso di Self makeup per non vedenti, organizzato da Gabriella Serci, titolare della Bottega dei Sogni,Carmen Sotgiu, psicologa, è giunto al termine. 
Costituiva una parte del progetto "Come mi vedo e come mi sento" che prevedeva anche degli incontri di supporto psicologico pensati e gestiti con professionalità da Carmen e accolti da "Stessa strada per crescere insieme", progetto CNOP-UICI, ai quali va un ringraziamento.
Il ringraziamento più grande va comunque a Carmen, per questa preziosa collaborazione, e a tutte le meravigliose corsiste, che hanno riempito di allegria ogni singolo incontro, misurandosi con entusiasmo con le tecniche proposte. 


  dal'unione  sarda del  15\4\2018

L'immagine può contenere: 2 persone
  e    da
Stessa Strada Per Crescere Insieme 12 aprile alle ore 17:49

Ecco alcune foto del percorso "come mi vedo e come mi sento", un corso di self make-up accompagnato da incontri di gruppo con la psicologa Carmen Sotgiu del teaStessa Strada Per Crescere Insieme della regione Sardegna e Gabriella Serci.
La prima fase nella sede Uici Sardegna di Cagliari è terminata, ma a breve partiranno nuove iniziative!! #staytuned #disabilitàvisiva #psicologiadelbenessereOrdine degli Psicologi della Sardegna La Bottega dei Sogni Bio Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti ONLUS Sezione Provinciale di Cagliari



L'immagine può contenere: trucco

L'immagine può contenere: 3 persone, persone che sorridono, persone in piedi e spazio al chiuso

complimenti per   il progetto meraviglioso! Non lo conoscevo! Metto a disposizione il mio sapere a favore di questi progetti, sempre a disposizione per queste iniziative che arricchiscono tutti 😊

un modo di reagire allo spopolamento è anche la cultura la canzone di freemmos scritta da Michele Pio Ledda e Mariano Melis che ha curato anche la musica.. Grazie ai Bertas,Maria Giovanna Cherchi,Fantafolk (Andrea Pisu e Vanni Masala),Francesco Piu,Tazenda e lo stesso Mariano Melis

....  ecco il video della canzone FREEMMOS scritta da Michele Pio Ledda e Mariano Melis che ha curato anche la musica


Il progetto FREEMMOS-liberi di restare


curato dalla Fondazione Maria Carta nato per sensibilizzare cittadini e istituzioni sul drammatico tema dello spopolamento dei comuni sardi si arricchisce di una testimonianza in musica e di immagini suggestive.Freemmos”, il progetto ideato dalla Fondazione Maria Carta con l'obiettivo di sensibilizzare i cittadini e le istituzioni sul fenomeno dello spopolamento che investe interi piccoli centri della Sardegna Per l’occasione la Fondazione Maria Carta ha prodotto un videoclip originale nel quale compaiono alcuni tra i più conosciuti artisti sardi: i Bertas, Mariano Melis, Maria Giovanna Cherchi, i Fantafolk (Vanni Masala e Andrea Pisu) con la regia di Alberto Salvucci. La canzone “Freemmos” è di Michele Pio Ledda e Mariano Melis. Gli attori sono Paolo Salaris (il padre), Tony Negroni (il figlio) e Silvia Senes (la fidanzata).




13.4.18

Finale, si laurea in filosofia a 82 anni: «Così ricordo mia moglie» Italo Spinelli ieri ha discusso la tesi su Tommaso Moro a Macerata

Molti diranno che  è  una  notizia  ridicola  e   che il tipo   un po  stravagante  . Ma non lo  è  .  Infatti il significato  del termine


filosofiafi·lo·ṣo·fì·a/sostantivo femminile1.
Attività spirituale autonoma che interpreta e definisce i modi del pensare, del conoscere e dell'agire umano nell'ambito assoluto ed esclusivo del divenire storico.
"i problemi della f."
2.
genericoL'insieme dei principi, delle idee e delle convinzioni sui quali una persona o un gruppo di persone fondano la propria concezione della vita
parla chiaro  . Infatti 
« Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui. »
(AristoteleProtreptico o Esortazione alla filosofia, B6)


Ecco    quindi  che   io  sono tra  quelli   che  non considerò  Italo Spinelli    ( trovate   la storia  sotto   )  un pazzo  ma  un cercatore   uno che   nonostante  l'etù  non si considera  ma  arrivato  ma   continuamente  in viaggio    nella strada  della  vita  .


  da  
http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2018/04/13


Finale, si laurea in filosofia a 82 anni: «Così ricordo mia moglie»
Italo Spinelli ieri ha discusso la tesi su Tommaso Moro a Macerata «Ho deciso di studiare per dare un senso alla vita dopo la scomparsa di Angela»
                              di Francesco Dondi


FINALE. 
Adesso il dizionario “Abbagnano” di filosofia, che per anni è stato fedele alleato e compagno di studio, potrà riporlo.
Magari lo metterà accanto ai documenti storici che ha ritrovato nella sua immensa collezione e la cui analisi potrebbe diventare la prossima sfida.Italo Spinelli, 82 anni, è dottore in Filosofia. Ieri pomeriggio si è laureato (votazione 92) all'università di Macerata con una tesi su Tommaso Moro con il prof Omero Proietti, anche se avrebbe voluto discutere qualcosa sul più complesso e meno lineare Giordano Bruno. Ad accompagnarlo nell’ultimo atto di un’impresa epica c’erano i figli Paolo, Francesca e Alessandra e una parte dell’amministrazione comunale, rappresentata dal vicesindaco Lorenzo Biagi, l’assessore alla Cultura Gianluca Borgatti e il presidente del Consiglio, Maurizio Boetti. Gli sono voluti stare vicini nel momento più importante e celebrativo, quasi a voler dimostrare come tutto il paese sia orgoglioso di un traguardo così singolare e importante.


Lo studio ha sempre avuto un rapporto particolare con il neo-dottor Spinelli, diplomatosi a 40 anni in un istituto tecnico di Ferrara dopo che la Fiat – era operaio a Modena – gli aveva concesso l’opportunità di riprendere la carriera scolastica. Ecco allora il diploma di perito industriale meccanico che gli spalanca la strada per una promozione.
«Lavoravo su un processore grande come due stanze – ricorda – E adesso abbiamo computer molto più potenti e piccoli... Ne è passato del tempo».
Archiviato in fretta il timore per lo sciame sismico che sta colpendo la zona di Macerata, Spinelli si è presentato davanti alla commissione un po’ emozionato. E non poteva essere alttrimenti, per una persona che stava per scrivere una pagina importante della storia universitaria. Se a ciò si aggiunge l’interesse che molti media hanno già dimostrato negli ultimi giorni con inviti negli studi televisivi dei programmi di intrattenimento, allora diventa evidente la complessità della situazione.
Eppure il dottore in Filosofia è arrivato in aula molto preparato e dopo aver sostenuto 35 esami in pochi anni con la media del 24. «La mia è stata quasi una sfida – spiega – La morte di mia moglie Angela ha innescato in me la voglia di reagire perché 52 anni insieme non si dimenticano. Dovevo reagire ai primi giorni di smarrimento e ho quasi per caso iniziato a leggere Hans-Georg Gadamer, detto il “filosofo della morte”. In quel momento ho pensato fosse arrivata l’occasione per rimettermi a studiare. Avrei voluto iscrivermi a Ferrara, ma avevo l’obbligo di frequenza mentre Macerata era più fruibile per me: lezioni su internet con la possibilità di andarmele a rivedere se avevo bisogno di valutare ciò che stavo approcciando. E a chi pensa che i professori mi abbiano voluto premiare posso soltanto rispondere che mi sono conquistato tutto, prendendomi anche i 18».
La filosofia, da sempre una passione, è così rientrata prepotentemente nella vita di Italo Spinelli, capace di declinarla con esempi pratici, come quando si mette a parlare di ciclismo e della mitica sfida tra Coppi e Bartali: «Il primo era il campionissimo ed è paragonabile ad Aristotele, ma il secondo era più cocciuto, un po’ come Platone. Senza Bartali non ci sarebbe stato Coppi».
Ma la sfida alla vita non finisce con la corona d’alloro in testa perché nei piani dell’82enne già si stanno valutando nuovi, ambiziosi traguardi.
«Adesso però mi voglio godere il momento, ma di certo non mi fermo qui», afferma sornione, mentre osserva con cura una pergamena di 160 anni fa.



razzismo subdolo Nessuno vuole affittare una casa alla famiglia di origine pakistana





da http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2018/04/11/news

Nessuno vuole affittare una casa alla famiglia di origine pakistana


«Ci dicono che la casa è disponibile, ma appena diciamo che veniamo dal Pakistan trovano qualche scusa per non affittarcela»: Mina, che è pakistana ma che nella parlata non ha alcuna inflessione





PADOVA. 

«Ci dicono che la casa è disponibile, ma appena diciamo che veniamo dal Pakistan trovano qualche scusa per non affittarcela»: Mina, che è pakistana ma che nella parlata non ha alcuna inflessione straniera, non riesce a trovare una casa per lei e la sua famiglia: mamma, papà, un fratello piccolo e un cugino. Continua a cercare fra gli annunci e a chiamare, ma niente. Al telefono va tutto bene, ma quando rivela le sue origini le cose cambiano.«Non vogliono avere a che fare con noi. Si inventano mille scuse per non affittarci la casa». Eppure il papà di Mina lavora con un contratto a tempo indeterminato. «Nemmeno questo basta. E così, ora che siamo stati sfrattati dalla casa di via Manara, dove viviamo, non sappiamo come fare». Un caso purtroppo non isolato. Ce ne sono molti di simili, come evidenzia l’Adl Cobas, che ieri mattina insieme a Sportello Meticcio ha organizzato un sit-in proprio davanti all’Ufficio Casa di via Tommaseo, per riportare sotto i riflettori l’emergenza abitativa. 

Purtroppo il fenomeno della casa e degli affitti non riguarda sono i nuovi italiani o exstracomunitari . Infatti sempre secondo questi articolo

Un caso purtroppo non isolato. Ce ne sono molti di simili, come evidenzia l’Adl Cobas, che ieri mattina insieme a Sportello Meticcio ha organizzato un sit-in proprio davanti all’Ufficio Casa di via Tommaseo, per riportare sotto i riflettori l’emergenza abitativa. «Oltre ai casi come quello della famiglia di Mina, ce ne sono moltissimi di difficili. Soprattutto quando si parla di case dell’Ater e del Comune» spiega Riccardo Ferrara di Adl Cobas. «Stiamo assistendo a un preoccupante ritorno degli sfratti per morosità, quando ci sono 600 alloggi pubblici vuoti, di cui 500 dell’Ater, e 1200 famiglie in attesa, a fronte di 80 assegnazioni l’anno». Questo, secondo il sindacato, a causa di una mancanza di  
discussione e accordo tra Ater e Comune. «L’Ater preferisce lasciare vuoti i propri alloggi, mettendone a disposizione 20 rispetto ai più di 2 mila disponibili. Così blocca le le assegnazioni. La graduatoria ferma al 2015 parla da sola»


12.4.18

BEBE VIO SU TOPOLINO ma i media non hanno qualche altro atleta disabile da santificare ?

Ma basta non se ne può più ci manca solo che spunti fuori quando apri la moca del caffè...ma basta, trattatala con rispetto, come una persona qualsiasi. 

  da  https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/11

Niente limiti per Bebe Vio che diventa anche un fumetto su TopolinoLa schermitrice 21enne, medaglia d’oro di fioretto alle Paralimpiadi di Rio 2016, ha sempre amato le sfide, anche quelle considerate impossibili. Una fra tutte? Quando ha deciso di farsi un selfie con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, superando le regole imposte dai servizi di sicurezza a stelle e strisce. Bebe, in pochi anni ricchi di trionfi sportivi internazionali, è diventata un simbolo vincente di vitalità, determinazione, passione agonistica e soprattutto rispetto delle diversità per un mondo fatto di inclusione per tutti, in particolare per i bambini con disabilità. Così a renderle omaggio ci ha pensato anche Topolino. Il numero 3255 del settimanale della Disney, in vendita dall’11 aprile con una nuova veste grafica e rinnovati contenuti, per l’occasione speciale ha dedicato alla campionessa nata a Venezia, e colpita a 11 anni da una meningite fulminante che l’ha portata all’amputazione di gambe e braccia, un nuovo personaggio chiamato Bebe Pio.

Con i testi di Francesca Agrati, i disegni di Mattia Surroz e le foto di Barbara Santoro, Bebe è protagonista di tre brevi storie che traggono spunto da fatti realmente accaduti della sua vita, dal selfie con il predecessore di Trump alla passione per la moda e i tacchi alti, passando per l’amatissimo nonno che conserva tutti i suoi trofei. “Se c’è un ostacolo, c’è anche una soluzione. E bisogna iniziare proprio dai bambini”, dice rispondendo alle domande dell’intervista dei due Toporeporter Giulio e Andrea di otto anni, “perché i grandi ce li siamo già giocati, mentre su di voi possiamo ancora contare. Se un bambino vede una delle mie protesi non si volta dall’altra parte, ma mi chiede come funziona, mi tocca, mi chiama Barbie Robocop. E’ figo. Tanti grandi, invece, mi guardano strano, scantonano: la non conoscenza crea la paura”.La giovane autrice del libro “Se sembra impossibile, allora si può fare” è protagonista anche di un filo-diretto con i lettori di Topolino grazie all’iniziativa “Scrivi a Bebe”. L’obiettivo è invitarli a inviare a superbebe@topolino.it messaggi e disegni dedicati al tema “Supereroi oltre le barriere”. I migliori tra quelli inviati verranno pubblicati sul numero di Topolino di metà giugno, in occasione deiGiochi senza barriere, l’appuntamento che si terrà il 14 giugno allo Stadio dei Marmi di Roma organizzato dall’associazione Art4sport della famiglia Vio. L’organizzazione è nata per aiutare i portatori di protesi a praticare il loro sport preferito, trovando nella passione sportiva un motivo per reagire alla malattia.





Sai di aver raggiunto il successo, non quando vinci l'oro a Rio 2016, ma quando la Disney ti dedica la tua versione papero con storia annessa 
😁😁


11.4.18

tentativo di spiegare a un nipote di 12\13 anni cos' è l'utopia

in sottofondo   figlio del re  - Piero Marras


a mia nipote che ascoltando questa canzone



mi chiede cosa è l'utopia ?

 "L'utopia è come l'orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L'orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l'utopia? A questo: serve per continuare a camminare."

Lo  so   che   come     risposta   è  semplice   ed  banale  . Bleah,direbbe

Risultati immagini per blah di snoopy

 ma mi piace....   è molto filosofica    rispetto  a  quella  etimologica  
sostantivo femminile
  1. Quanto costituisce l'oggetto di un'aspirazione ideale non suscettibile di realizzazione pratica.

    "è un'u. la perfetta uguaglianza tra gli uomini"
    • particolarmente
      Ideale etico-politico destinato a non realizzarsi sul piano istituzionale, ma avente ugualmente funzione stimolatrice nei riguardi dell'azione politica, nel suo porsi come ipotesi di lavoro o, per via di contrasto, come efficace critica alle istituzioni vigenti.

e poi non so cos'altro dirle per  spiegarglierlo in modo semplice  (  vista  la  sua tenerà eta   ) . Potrei  spiegargliertlo     riportando la mia esperienza     visto che sono nato politicamente e culturalemente in un periodo  (  1985\1989 - 1990\92    in cui le utopie e gli ideali  di  2 secoli   erano crollati .  Ma  preferisco  che    : cresca libera di  ricordi   ed esperienze  non sue   . Ma  soprattutto perchè considero  valido  il  metodo Non insegnate ai bambini  brano musicale di Giorgio Gaber, contenuto nell'album postumo Io non mi sento italiano.

A Lucca c'è una produzione di tè alle camelie che piace anche al maharaja

Inizialmente  ,  dal punt di vista   economico ed  ideologico   , le nicchie  ed  i  suoi prodotti  venivano  mal  visti  (  e vengono tutt'ora mal visti  con derisione    )  e considerati arrettratti o privilegio   in quanto  il termine  nicchia

In economia la nicchia è una parte di mercato che la concorrenza non ha ancora raggiunto, o che essa ha parzialmente occupato, ma in maniera tale da non venire incontro soddisfacentemente alla domanda.Può consistere in una parte di clientela, oppure in un determinato tipo di prodotti. Le nicchie sono in genere degli spazi piccoli, spesso ricercati da piccole imprese. Dati i costi fissi e le dimensioni modeste di una nicchia di mercato, non è detto che la sua conquista comporti la necessaria redditività.

Ma  dietro  d'essa si  nascondono grandi storie  ,  valorizzazione   del territorio  , rispetto  del ambiente  ,  economia  non invasiva,  ma soprattutto  è una  risposta  ( o  al massimo  un tentativo )  :  << pensare  globale  agire  locale  >> .Questa  è la  storia  di un the particolare   creato in Italia      da Guido cattolica   . Infatti  in tutto sono 2.500, organizzate in quattro "prode" e ogni anno producono circa quattordici chili di tè. Di solito il primo raccolto si effettua ai primi di maggio. Cattolica si occupa della coltivazione, del raccolto, della lavorazione e del confezionamento e le quattro tipologie di tè da lui prodotte - bianco, verde, oolong e nero - sono acquistabili solo nella sua tenuta di Sant'Andrea di Compito o durante la mostra delle camelie .
 La storia      d'oggi  presa  da  http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2018/04/08/news/



A Lucca c'è una produzione di tè alle camelie che piace anche al maharaja

Tanti i personaggi noti che hanno visitato la meravigliosa Antica Chiusa Borrini, immersa tra le colline del Compitese in Lucchesia.A prendersi cura di questa piccola azienda Guido Cattolica, 63 anni, scarponi ai piedi e sguardo gentile: è lui il “signore delle Camelie”, l’uomo che dedica la sua vita alla cura di questo delicato fiore e alla sua piccola piantagione di tè. Anche Ratzinger beve il suo infuso
                       





LUCCA. 
«Salve signora, sa dov’è la tenuta dove si coltiva il tè? ». «Forse si passa da quel cancello – risponde lei dubbiosa – ma non ne sono mica tanto sicura». Eppure questa piantagione che profuma di miracoloso, immersa tra le colline del Compitese in Lucchesia, da anni è diventata meta ambitissima, frequentata da personaggi noti e soprattutto da importanti cultori del tè provenienti da tutto il mondo. La prima volta che un maharaja si presentò nell’antica chiusa Borrini di Sant’Andrea di Compito, in quel piccolo scrigno pitturato dalle camelie che è il regno incantato di Guido Cattolica, era il 1995; arrivò nell’angusta via della Torre a bordo di una Rolls-Royce per conoscere di persona l’uomo che era riuscito in quella che è un’impresa eccezionale, almeno qui in Italia: è l’unico agronomo che è stato capace di “isolare” una pianta tanto forte e resistente in grado non solo di sopportare temperature rigide ma anche di produrre del tè


L'agronomo Guido Cattolica è l'unico in Italia ad essere riuscito a isolare un ecotipo di tè in grado di resistere alle temperature rigide che d'inverno, a Sant'Andrea di Compito, in Lucchesia, dove si trova la sua piantagione, raggiungono anche i dieci gradi sottozero (Video di Fiorenzo Sernacchioli)



Dopo il maharaja arrivarono l’ambasciatore del Canada, e poi Gerard Depardieu e Alain Delon: tutti volevano assaggiare il suo prelibato tè. Poi è stata la volta di Charlène Wittstock, moglie di Alberto di Monaco, appassionata di fiori e giardinaggio. «Prima io ero stato loro ospite a corte – svela quasi imbarazzato “l’uomo delle camelie” – e poi mi è venuta a trovare lei, Charlène». Nel 2010 è stata la volta del raja indiano Banerjee, proprietario di una piantagione di tè tra i più rinomati del Paese. Il tutto mentre in Vaticano Papa Ratzinger beveva una tazza del suo infuso e lo chef Gianfranco Vissani lo adoperava nella sua cucina. Dall’altra parte del cancello, ad accogliere questi ospiti eccellenti con semplicità autentica, c’è sempre stato Guido Cattolica, 63 anni, scarponi ai piedi e sguardo gentile: è lui il “signore delle Camelie”, l’uomo che dedica la sua vita alla cura di questo delicato fiore e alla sua piccola piantagione di tè da quando, nel 1987, decise che da quei due semi di Camellia sinensis raccolti quasi per caso all’orto botanico di Lucca sarebbe riuscito a ottenere davvero un raccolto.


Da quel giorno sono passati trent’anni e adesso quelle “piantine super resistenti” – ecotipo che Cattolica ha chiamato Sant’Andrea di Compito – sono diventate 2.500: all’anno in media producono 14 chili di tè dai quali Guido ottiene poi quattro tipologie diverse a seconda della lavorazione: bianco, verde, oolong e nero. Il suo tè è naturale, al 100% made in Italy e a chilometro zero dato che è possibile acquistarlo solo in loco e una volta all’anno durante la mostra delle Camelie. «Il quantitativo è sempre limitato – spiega – all’anno riesco a fare due o tre raccolti quindi non potrei commercializzarlo. Qualche anno fa mi proposero di acquistare la piantagione ma rifiutai perché non mi piacerebbe lavorare alle dipendenze di qualcuno. Il mio quindi è un prodotto di nicchia che faccio assaggiare a tutti i visitatori che mi vengono a trovare e che si può acquistare solo qui alla chiusa. Sono io che mi occupo di tutto, sia della raccolta che del confezionamento. Quest’anno la pianta è particolarmente “ferma” perché l’inverno è stato rigido e lungo ma comunque ne è uscita indenne».
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(Foto Sernacchioli e Il tè a Capannori/Facebook)


e 2.500 piantine di Cattolica infatti, sono state nel tempo “selezionate”: sono tutte state capaci di sopportare le basse temperature, che a Sant’Andrea, raggiungono anche i dieci gradi sottozero. E di dare vita a un “frutto” senza trattamenti chimici. «Di sicuro so che non c’è piantagione al mondo nella quale non vengano effettuati trattamenti crittogamici. Il mio tè invece è al naturale e può essere consumato anche dalle persone che hanno delle allergie anche perché io quando la pianta è malata non lo raccolgo». Qualche anno fa, con il suo tè oolong – che poi rivela, è anche il suo preferito – a un concorso ad Amburgo si è classificato dodicesimo su sessanta. «È stato un ottimo risultato: l’oolong si ottiene da un secondo raccolto che si sottopone a una fase intermedia detta di “rollatura”. Questa lavorazione dà origine a un tè semi ossidato che ha un retrogusto moscato. Anche al Raja indiano, Banerjee, questo tè era piaciuto molto e mi aveva dato dei consigli per esaltare ancora di più il retrogusto moscato».


Un successo, quello di Cattolica, che lui stesso però non ama esaltare tanto che i vari personaggi di spicco che in questi anni hanno apprezzato il suo tè vengono fuori tra una chiacchiera e l’altra, senza che lui mostri un particolare coinvolgimento. Ospiti da lui ci sono state delegazioni giapponesi ma anche personalità importanti del “mondo del tè” provenienti dal Belgio e dalla Francia, come la titolare della prestigiosa sala da tè di Parigi Mariage Frere e Olivier Scala, considerato uno dei più grandi esperti di tè a livello europeo. E la sua storia ha ispirato un romanzo francese di successo pubblicato nel 2002 che si intitola Assam e che ha vinto il premio letterario Renaudot, l’equivalente dei nostri Campiello o Strega. «Venne qui da me lo scrittore Gerard de Cortanze perché aveva saputo quello che ero riuscito a fare con il tè gli raccontai la mia storia. Lui la trovò interessante e decise di utilizzarla per scrivere un romanzo che diventerà anche un film». Le riprese sono cominciate e chissà che in questo modo la sua impresa riesca ad arrivare, finalmente, anche ai vicini di casa.
Info. Ulteriori informazioni sulla pagina Facebook “ Il tè a Capannori ”. L’antica chiusa Borrini si trova in via della Torre a Sant’Andrea di Compito. Il costo di una confezione di tè, che contiene tre “filtri”, va dai 6 agli 8 euro. Un "filtro" è utilizzabile con 250 ml di acqua, dose sufficiente per quattro tazze di tè. Essendo totalmente naturale e privo di un involucro, le stesse foglie del tè possono essere utilizzate anche due volte.


Nell'Antica Chiusa Borrini si può passeggiare e ammirare centinaia di varietà diverse di camelie, tutte ''ottenute'' dall'agronomo Guido Cattolica. Ed impossibile non rimanere incuriositi dai nomi che l'uomo ha attribuito alle piante: due sono dedicate ai suoi genitori, un'altra al suo cane. E poi spazio anche agli appellativi che fanno riferimento alla storia e all'astronomia 



Alle camelie che colorano i vialetti dell’antica chiusa ha dato i nomi delle persone a lui care ma anche quello di personaggi che hanno fatto la storia, come ad esempio Karl Marx o Maria Antonietta. Vicino alla cappella dove sono sepolti i suoi avi - uno è Angelo Borrini, oculista personale di Carlo Lodovico di Borbone, duca di Lucca, nonché colui che piantò nel giardino della villa che porta il nome di famiglia le prime camelie – ce n’è una addirittura una dedicata a “Mani pulite”. Ad altre invece Guido Cattolica ha dato degli appellativi che hanno a che fare con l’astronomia, sua grande passione insieme alla pittura.











Decostruire la mascolinità non significa demolire l’uomo. È reinventarlo, liberarlo dalle catene degli stereotipi affinché possa essere se stesso,

Ultimo  post  per  questa  settimana   sulla violenza  di genere o  femminicido    La nostra  mascolinità, spesso definita da stereotipi cul...