28.11.13

Le banche sono il Terminator della democrazia Una truffa dare a intendere che la crisi è dovuta non ai salvataggi degli istituti di credito ma a un eccesso di spesa per il Welfare ?^

Esce in questi  giorni  In libreria “Il colpo di Stato” Il colpo di Stato di banche e governi: l'attacco alla democrazia in Europa", appena pubblicato da Einaudi (345 pagine, 19 euro),di Luciano Gallino   ( foto 
a  destra    )                                       Eccone  la segnalazione del buon articolo  di  Costantino Cossu  dalla nuova sardegna del  28\11\2013 

Combattere la recessione con misure recessive. E' il paradosso delle politiche economiche, dominate dalle esigenze di bilancio, che da tre anni a questa parte vengono attuate dai governi europei. Milioni di cittadini, vittime della crisi, sono costretti a pagare i disastri causati dalla crisi stessa, in una spirale recessiva di cui non si vede la fine, accompagnata da una drastica riduzione della sovranità degli Stati e da un crollo drammatico del livello di consenso dei cittadini verso le istituzioni democratiche. Sono i temi del saggio "Il colpo di Stato di banche e governi: l'attacco alla democrazia in Europa", appena pubblicato da Einaudi (345 pagine, 19 euro), con il quale Luciano Gallino approda alla terza tappa di una trilogia (tre testi densi di dati e di riflessione teorica) dedicata all’analisi dei processi attraverso i quali, negli ultimi trent'anni, il modo di produzione capitalistico è finito sotto il dominio incontrastato della finanza. Globalizzazione. La prima tappa, "Finanzcapitalismo" (Einaudi, 2011), è servita a spiegare come la produzione di denaro per mezzo di denaro si sia, nei tre decenni che hanno preceduto la crisi, gradualmente sostituita alla produzione di merci. Nella seconda tappa, "La lotta di classe dopo la lotta di classe" (Laterza, 2012), la riflessione si è invece concentrata sui modi in cui il capitalismo finanziario ha proceduto a un colossale trasferimento di ricchezza dal basso verso l'alto della piramide sociale, dal lavoro verso il capitale. Ora Gallino compie il terzo passo, quello che dal terreno più strettamente economico conduce nei territori della politica. Vinta, infatti, la battaglia sul fronte dell’economia, il finanzcapitalismo si muove alla conquista delle istituzioni politiche; e lo fa utilizzando a proprio vantaggio la "Grande crisi globale" (Gcg) cominciata nel 2007, attraverso una strategia che ormai si configura come un vero e proprio colpo di Stato. Questa è la tesi centrale del libro, la cui dimostrazione Gallino articola in tre passaggi. La Grande crisi. Nel primo sono descritte le cause della Gcg. Le modalità attraverso le quali alla stagnazione economica cominciata a metà degli anni Settanta del Novecento si è risposto con la finanziarizzazione e la globalizzazione dell’economia sono analizzate mostrando come, sia in Usa sia in Europa, all'iniziale liberalizzazione di tutti i settori dell'economia siano seguite da una parte l'assoluta sudditanza dei governi e dei parlamenti verso un sistema di accumulazione che, nel corso di tre 

decenni, ha spostato l'asse del suo funzionamento dalla produzione di merci al gioco della speculazione finanziaria, e dall’altra la drastica riduzione del peso politico del lavoro salariato. Alle banche è stato concesso tutto, al lavoro è stato tolto quasi tutto. E quando il gioco, a partire dal 2007, si è inceppato (per motivi tutti interni alle sue stesse logiche) e in tutto il mondo i maggiori istituti di credito si sono trovati ad avere in bilancio montagne di titoli pesantemente deprezzati, pochissime banche sono fallite. Criminali? Quasi tutte sono state invece salvate dagli stessi governanti complici delle scelte che avevano portato i bilanci al dissesto. Sulla base di una bibliografia americana ed europea ormai piuttosto vasta, Gallino si spinge sino a ipotizzare che le scelte delle banche prefigurino dei veri e propri profili criminali. Rispetto ai quali le leggi attuali sono, in tutti i Paesi, in gran parte inadeguate. Anche se poi non è la via giudiziaria quella che può portare a una correzione degli errori compiuti: «Pensare di indurre questo sistema – scrive Gallino – a comportarsi meglio per mezzo di un più esteso apparato giudiziario equivale a voler insegnare a Teminator III le buone maniere per stare a tavola. Bisognerebbe portarlo in un'officina che lo smonti una volta per tutte». Il secondo passaggio dell’analisi di Gallino mostra come la Grande crisi globale sia stata utilizzata dalle forze economiche che hanno vinto la lotta di classe sul terreno economico per compiere il passo successivo e definitivo: la conquista delle istituzioni politiche. Il finazcapitalismo, infatti, non si accontenta più di avere in tutta Europa – dalla Gran Bretagna all'Italia – ceti dirigenti succubi. Vuole che i principi inviolabili del liberismo siano inscritti nelle Costituzioni. Politici allineati. Così Gallino riassume ciò che è accaduto negli ultimi tre decenni e che ancora accade: «Le leggi sul mercato finanziario introdotte dalla politica hanno stimolato la creazione dei componenti tarati che hanno reso altamente probabile il deragliamento del sistema; le banche li hanno usati senza freni, fino a uscire in modo catastrofico dai binari; i politici hanno salvato le banche deragliate caricando i costi sui cittadini; infine si sono adoperati per spiegare la crisi in modo da togliere di scena anzitutto le proprie responsabilità. La soluzione è consistita nel dare a intendere che la crisi era dovuta non ai salvataggi delle banche, bensì a un eccesso di spesa ordinaria di cui cittadini avrebbero improvvidamente approfittato». E allora via al taglio delle pensioni, della spesa sanitaria, della spesa in istruzione e ricerca, della spesa in assistenza sociale. Le cifre smentiscono i governi: «Tra l'ottobre 2008 e l'aprile 2010 – nota Gallino – i Paesi Ue resero disponibili 4,13 trilioni di euro al fine di sostenere i gruppi finanziari colpiti dalla crisi. Detta somma equivaleva al 32,5 per cento del Pil della Ue, pressoché pari al Pil aggregato di Italia e Germania. Nello stesso periodo la spesa sociale nei Paesi Ue è rimasta stabile intorno al 25 per cento del Pil». Ma nonostante ciò la Troika – Commissione europea, Bce e Fmi – ha spinto verso ferree politiche di bilancio e forti riduzioni della spesa sociale, imponendo i diktat di organismi non elettivi alla volontà dei parlamenti e dei governi, i quali peraltro in molti casi – specifica Gallino – sono persino andati oltre le prescrizioni della Troika (come il governo Monti in Italia). Un colpo di Stato per conto del grande capitale finanziario realizzato da Bruxelles con la complicità di tutte le cancellerie europee e con il sostegno attivo dei media, dove i pifferai del pensiero unico neoliberista – un po' incolti e un po' carrieristi – non hanno cessato un attimo di suonare la solfa «lo chiede il mercato». Che fare. E veniamo al terzo passaggio dell'analisi di Gallino: come uscire dalla crisi per strade diverse da quella disastrosa indicata dalla vulgata corrente. Gallino propone in sostanza un ritorno a Keynes: smascherare la fallacia delle teorie economiche neoliberali; assumere il traguardo della piena occupazione come obiettivo centrale della Ue (perché è l'occupazione che genera sviluppo e non il contrario); restaurare una legislazione del lavoro che ne riconosca la dignità di diritto inalienabile e garantito rispetto alla pretesa aziendale di fare dei salari una variabile dipendente dei profitti; riportare il sistema finanziario al servizio dell'economia reale attraverso la creazione di un efficiente sistema europeo di sorveglianza e attraverso l'eliminazione o la rilevante riduzione del potere che ora le banche private detengono di creare denaro dal nulla. Sinistra all’angolo. Indicazioni che qualunque socialista democratico, prima dello tsunami neoliberista, avrebbe considerato persino scontate. Il fatto che oggi esse appaiano quasi un'utopia e che Gallino per il fatto di proporle corra il rischio di essere considerato un pericoloso sovversivo o un patetico avanzo del passato, significa che siamo in presenza di una storica sconfitta politica del lavoro e delle sue rappresentanze. In Italia chi dovrebbe farle (chi dovrebbe imporle ai poteri vincenti invertendo la dinamica attuale della lotta di classe) le cose proposte da Gallino? Matteo Renzi che nella vertenza Fiat si schiera con Marchionne? Il governo Letta-Alfano? Un sindacato che considera la Fiom come un covo di estremisti da mettere nell'angolo? Gallino ha ragione in tutto ciò che scrive, ma purtroppo un'officina (politica) dove rinchiudere Terminator perché sia smontato una volta per tutte, oggi in Italia e in Europa (e nel mondo) non esiste. Bisognerebbe lavorare per costruirla, sperando che ne

27.11.13

Studentessa "in attesa del 110" vende foto per comprare scooter

mi vendo - renato zero 

 provocazione  o  verità  ? o scherzo  ?  dopo il corpo  con web cam  vedere il precedente post :   






adesso  ci si vende , se  dovesse risultare  vero  ,  anche per  un motorino ecco la storia   

In attesa della laurea, una studentessa napoletana è pronta a vendere le sue foto osé.
La giovane ha pubblicato un annuncio nella bacheca sul portale Skuola.net e poi ha creato una pagina Facebook ("Mary in attesa di 110"") per farsi un po' di pubblicità. Uno scherzo? Una provocazione? "Al momento è l'unico modo che ho per avere uno scooter nuovo", spiega lei. E si chiede: "Avrò mai la mia indipendenza economica?".
www.unionesarda.it Mercoledì 27 novembre 2013 20:40

  storia  verificata   sul sito  di  skuola.net 

Studentessa vende le sue foto hard causa crisi

Accade all’Università di Napoli, dove ieri hanno fatto capolino numerose le locandine di Mary, una studentessa che in attesa di laurearsi vende le sue foto hard in cambio di denaro. La motivazione? C’è crisi e il suo motorino si è appena rotto…

di: Serena R. - 27 novembre 2013 


Della serie non solo baby squillo. Anche le ragazze più grandi sono disposte a vendere il proprio corpo per denaro. In questo caso però solo in fotografia e alla luce del sole. Accade all’Università di Napoli, dove ieri tra annunci di affitti e ripetizioni affissi nelle bacheche, sono comparse numerose  locandine dal contenuto poco equivocabile. Un decolté in bella evidenza e un messaggio chiaro: “In attesa del 110, giovane laureanda invia le proprie foto”. La segnalazione è arrivata alla redazione di Skuola.net da un genitore di una studentessa, che si interroga: “Le sembra possibile che ci siano annunci del genere in quella che dovrebbe essere la casa della cultura? Per i ragazzi tutto questo sembra essere una cosa normale, sarò mica io l'unico a stupirsi

”.
NESSUNO SCHERZO: LA MERCE SI PAGA - Si tratta di una provocazione? Skuola.net ha approfondito la questione intervistando la diretta interessata, che ha anche creato una fan page su Facebook per l’occasione. Contattando Mary in attesa di 110 è possibile infatti parlare direttamente con la studentessa e concordare le condizioni di pagamento della “merce”. Non si tratta di uno scherzo, Mary mette a disposizione immagini del suo corpo dietro pagamento di compenso. A precisa domanda infatti confessa che “Non era uno scherzo. Mi piace fare foto e voglio divertirmi così. Anche se scritto in maniera sintetica credo che sia molto chiaro il messaggio”.
VENDO FOTO PER UNO SCOOTER - Quello che colpisce maggiormente di questa storia è lamotivazione. Infatti, a indurre a una raccolta fondi così originale non è una situazione di povertà, quanto la mancanza di un mezzo di trasporto personale: “Il mio scooter è rotto... me ne serve uno nuovo”. Insomma, la ricerca di un bene non classificabile sicuramente come di prima necessità. Ma anche una certa sfiducia rispetto alle possibilità per un giovane di trovare un lavoro normale: “In attesa della laurea e di un futuro lavorativo, che vedo davvero difficile, mi diverto così... e magari riuscirò anche ad avere un nuovo scooter”. Sicuramente a Mary non manca la creatività. Questa sì speriamo che venga apprezzata da un mondo del lavoro sempre più chiuso nei confronti delle nuove generazioni.
BOOM DI RICHIESTE - Ad apprezzare l’idea sono stati soprattutto i coetanei: “Sto ricevendo troppi messaggi, alcune foto le ho già mandate”. Ragazzi che guardano bene dal farsi identificare: la pagina Facebook conta infatti solo pochi “Mi piace”: chi acquista le foto vuole rimanere anonimo, quindi il contatto avviene tramite messaggistica privata.

Olbia Dopo l'alluvione le donano un giubbotto Trova mille euro in tasca e li restituisce

unione sarda del 27\11\2013..












Una donna di Olbia ha trovato dentro un giaccone che le era stato donato dopo l'alluvione oltre mille euro e si è rivolta ai carabinieri per rintracciare il proprietario e restituirgli i soldi.
Protagonista una donna di Olbia che a causa dell'alluvione aveva perso tutto nella sua casa allagata. La donna, una casalinga di 55 anni, nel ritirare alcuni vestiti al Centro di smistamento della zona industriale, si è resa conto che all'interno del giubbotto, in una tasca interna, c'erano 1.180 euro in contanti. La donna, la cui casa è stata pesantemente danneggiata dall'alluvione della scorsa settimana, mostrando riconoscenza nei confronti di chi le aveva dato solidarietà, questa mattina si è rivolta ai carabinieri di Olbia per rintracciare il legittimo proprietario del giaccone. Ora i militari, utilizzando alcuni scontrini trovati nelle tasche, stanno cercando di risalire al proprietario.

ma basta polemiche sulla storia passata e guardiamo avanti

canzone in sottofondo  destra-sinistra  Giorgio Gaber 

ma basta  con queste polemiche assurde   sulla  storia passata  . Solo   cosi  lasciandosi alle spalle ( ovviamente senza  dimenticare quello  che  è stato )     ci può  essere una memoria  condivisa   come in francia su la sua storia  in particolare  sulla rivoluzione francese 1789  e   quella  del 1830  . Solo cosi iniziieremo a fare  i conti  con il passato  ed  eviteremo simili   cose


come   questa   ( da  http://www.gadlerner.it/2013/11/27/gli-sdoganatori  una  delle pochissime  volte il  cui il lobby lotta continua   mi trova  d'accordo  )

Si vergogni chi al Senato richiama la memoria di Matteotti e Aventino per .difendere Berlusconi. Proprio loro, gli sdoganatori del fascismo 





Mostra sul beato Rivi, ucciso dai partigiani. Scuola nega visita: “Infanga Resistenza”

L'esposizione è stato organizzata da don Carlo Castellini per la memoria del martire. Ma agli studenti è stato vietato di partecipare dopo le polemiche dei genitori

La mostra sul “beato” Rolando Rivi i(  foto sopra  ) infanga la memoria della Resistenza. E’ stata netta la presa di posizione della scuola elementare Anna Frank di Rio Saliceto (Reggio Emilia) a seguito delle rimostranze di alcuni genitori che hanno letto, in un paio di pannelli sul giovanissimo prete ucciso da alcuni partigiani il 13 aprile 1945 a Monchio, informazioni storiche “inadatte” per i propri figli. Così la gita per visitare l’esposizione nella parrocchia vicina è stata sospesa. Un atto che ha fatto discutere e che non ha però bloccato l’iniziativa che continua ad essere visitabile fino al 2 dicembre prossimo. E che, nonostante le polemiche, ha intenzione di proseguire anche in altri locali di Provincia e Regione.
L’esposizione storica voluta da don Carlo Castellini della parrocchia di San Giorgio Martire, per celebrare la beatificazione avvenuta nell’ottobre 2012 di Rivi, vede in sequenza un paio di pannelli in cui vengono ricostruiti i momenti della barbara uccisione del quattordicenne seminarista reggiano: in uno si vede la sagoma di due loschi figuri barbuti che – uno con il fazzoletto rosso al collo e la stella rossa sul berretto, l’altro con in mano una cinghia e una pistola nella cintola – stanno per malmenare il ragazzino; nell’altra si legge la frase, realmente pronunciata dai partigiani che ammazzarono Rivi e passata di bocca in bocca in quegli anni nella bassa reggiana, “Domani un prete di meno”.
Pannelli e parole che hanno fatto andare su tutte le furie alcuni genitori che portano i loro bimbi alle scuole Anna Frank, tanto da chiedere l’annullamento della visita durante le ore di religione delle scolaresche poi approvata dalla preside. “Volevo fare avvicinare i bambini a questa figura di santo bambino”, spiega al fattoquotidiano.it Don Castellini, “la sua uccisione è un fatto reale, purtroppo. E nella mostra – prosegue – non viene messo in discussione il valore della Resistenza, ma ciò che accadeva all’interno di essa con sanguinari regolamenti di conti: per alcuni estremisti dell’epoca la lotta di Liberazione dal nazifascismo doveva sfociare in una società bolscevica e togliere di torno personalità forti come quella del giovane Rivi, una figura propositiva tra i ragazzi. Un atto violento che confermava quel disprezzo anticlericale che toccò vette ancor più atroci in quegli anni”.
Alla base della polemica “storico-culturale” di Rio Saliceto sta il cosiddetto Triangolo della Morte, quell’area della bassa padana, tra Reggio, Modena e Ferrara, dove tra il settembre del 1943 e il 1949 si registrarono migliaia di uccisioni a sfondo politico, attribuite ad ex partigiani e a militanti di formazioni di matrice comunista. Tra questi il caso Rivi che ebbe comunque tre colpevoli condannati dopo tre gradi di giudizio a 22 e 16 anni, anche se ne scontarono solo 6 grazie all’amnistia di Togliatti: “Loro non avevano diritto all’amnistia – continua il parroco – commisero un delitto comune, non riferibile a fatti di guerra”.
Così se nella polemica si è accodato anche Luigi Negri, vescovo di Ferrara (“Addolora vedere che persone investite di compiti educativi, cioè del compito di introdurre i giovani alla realtà, abbiano paura della verità”) ecco che a gettare acqua sul fuoco è lo stesso Castellani: “Fu lo stesso Togliatti a venire a Reggio Emilia per chiedere di mettere la parola fine a questi omicidi per vendetta. Fu lui a dire che doveva nascere un Paese democratico e che nell’assemblea costituente aveva lavorato per una nuova Italia con i cattolici La Pira, Dossetti e Lazzati. Per questo non mi aspettavo una reazione così alla mostra, rigurgiti di un’idea di Resistenza sacrale che molta sinistra moderata non credo veda di buon occhio”.
L’esposizione su Rivi, organizzata dall’Associazione culturale cattolica Frassati, non è stata censurata e nemmeno sospesa, ma ha bensì esaurito la sua regolare permanenza nella parrocchia di Rio Saliceto per tornare ad essere visitabile, con i pannelli incriminati, da chiunque lo voglia da martedì 26 novembre a martedì 2 dicembre a Correggio grazie anche al patrocinio del Comune. Il sindaco Iotti, che sta per essere sfiduciato da metà della sua maggioranza per via del caso En.Cor., non rilascia dichiarazioni sul tema. L’Anpi di Correggio, come spiega il segretario locale, “preferisce prima vedere la mostra e poi giudicare”, anche se fu proprio il presidente Anpi di Reggio Emilia, Giacomo Notari, durante le concitate ore della beatificazione di Rivi nell’ottobre 2013 a dichiarare: “A quei tempi c’erano già i tribunali partigiani e le cose sarebbero dovute andare diversamente: la situazione sfuggì di mano e la morte di quel ragazzino si doveva evitare”.


la maternità di un trans

consigliato il discorso di Fabrizio de  Andrè Ai Figli della Luna




da  http://www.blitzquotidiano.it/

BUENOS AIRES – Alexis Taborda, 26 anni, e Karen Bruselario, 28, avranno un bebè. Lui, nato donna, è un transessuale e avrà un figlio, con lei che in realtà è un uomo. Più difficile a spiegarlo che a farlo: la loro storia è stata raccontata dal quotidano argentino Muy, poi ripresa da tutti i media locali, che dedicano titoloni e inchiostro al ”primo trans incinta del Paese”.Alexis e Karen aspettano una bambina e, grazie al la chiameremo Genesis, ma quando si muove sento come se avessi qualcosa di strano nel mio corpo. Ammetto di non avere l’istinto materno. A occuparsi del matrimonio è d’altra parte Karen perché io sono incinta di otto mesi e non ce la faccio più”. Alexis ricorda inoltre ”di essersi sottoposto ad una cura di ormoni maschili ma di aver nel contempo deciso dei mantenere gli organi femminili, così come d’altronde – precisa – ha fatto Alexis con i suoi maschili”.I due, residenti nella città di Victoria, sono disoccupati e sperano di ricevere aiuti attraverso laFederazione argentina lgbt, lesbiche, gay, bisessuali e trans. Negli ultimi giorni, la coppia ha partecipato a programmi della tv argentina mentre – precisa la stampa – si sta d’altra parte preparando un documentario sul loro caso.Il matrimonio si celebrerà in comune ma lei, aggiunge la stampa, ha fatto sapere di aver chiesto al Papa di poterlo fare anche in chiesa. Chissà che papa Francesco non risponda anche a questo appello.
matrimonio, la piccola nascerà “nell’ambito delle leggi nazionali”. L’identità maschile di Alexis è stata infatti riconosciuta dallo stato argentino. I due si sposano venerdì, e sabato festeggeranno il lieto evento.Alexis ha detto alla stampa: “Amo mia figlia,



come riscopre la trasgressione positiva e costruttiva Hubert Jaoui, esperto mondiale sulla gestione dell'innovazioneTrasgressioni intelligenti e il segreto della critica positiva.

canzone consigliata nostra signora dell'ipocrisa-francesco guccini

unione sardadel 25\11\2013
«Tutti noi nasciamo creativi». Altro che se c'è speranza, per di più se la battaglia che la creatività deve affrontare non è solo economica ma anche (e soprattutto?) morale secondo Hubert Jaoui, esperto di fama mondiale in tema di creatività applicata alla gestione dell'innovazione. A Cagliari, nei panni di relatore per “Pazza idea”, spinge il pubblico ad ampliare gli orizzonti. Un cambiamento è in atto a livello locale contro i consolidati modelli verticistici rivelatisi fallimentari. E la questione della moralità eccome se c'entra, visto che riguarda la libertà di esprimere la propria opinione. La creatività non è infatti beneficio di pochi ma competenza universale. «È più facile essere creativo che intelligente» e «un analfabeta può essere più creativo di un ingegnere» sono affermazioni distribuite alla platea come placide constatazioni. Il fatto è che dal tempo delle caverne ai nostri giorni i creativi sono sempre stati utili e pericolosi assieme. «Il loro pensiero non conosce frontiere e barriere», ricorda il professionista che osserva le aziende e la società civile. I rilievi concordano che la formula verticistica è obsoleta. Perché, in azienda, chi vede i clienti e sa quali prodotti hanno in testa non viene ascoltato quando pone domande in grado di capire quale potrebbe essere la soluzione? Tutta colpa del sistema piramidale. Boccia la parola italiana “dipendente”, rinfresca le virtù del buon manager e guarda ai tedeschi che in Europa hanno il numero minore di scioperi. Da un bel po' hanno capito che se le persone sono coinvolte nella ricerca di soluzioni si generano minori contrasti. Certo, la situazione è complessa, muta giorno per giorno e solo chi vive il cambiamento può capirlo. «In Italia raramente insegnate l'arte della critica positiva», aggiunge spiegando che molte critiche sono utili solo se arrivano in tempo. Un'altra cosa: nei casi in cui la regola è stupida la trasgressione intelligente è l'unica speranza per un'azienda. E per l'uomo. Per Jaoui non siamo impotenti davanti a un problema e insieme si possono trovare soluzioni. «Il futuro è nelle vostre mani», rassicura. (m.va.)

In treno verso il fascino nitido della Francia armoniosamente mediterranea Si muore anche a Cassis (ma ci si vive molto meglio)Vigne, mare, poeti e gatti sedotti dal profumo dei dolc

dall'unione  sarda  non  ricordo la data
Il treno regionale per Cassis è strapieno, ed è sporco. La stazione della Blancarde, con la sua armonia un po' appassita e l'intonaco bianco ombreggiato dal tempo, sembra già un ricordo lontano. Ritornano alla mente le parole del rivenditore di stecche di vaniglia. Un algerino con gli occhi azzurri e i capelli ricci, nerissimi. «Marsiglia è allergica alla pulizia: Cassis è l'opposto: è pulita fino al midollo. Ed è piena di purezza». Nonostante l'affollamento, in treno c'è silenzio. Non si chiacchiera più in viaggio. Ognuno è impegnato a leggere, a giocare a Scarabeo sull'Ipod o ad ascoltare musica dal telefonino. Ci sono poi i passeggeri “multi task”: quelli che, in pieno silenzio, riescono a fare più cose contemporaneamente. Fortuna che i bambini (almeno loro) qualche volta, un po' di rumore lo fanno. Un ragazzo biondo con i capelli rasati legge un libro sui templari. Un libro vero, di carta: con le pagine da sfogliare e da sottolineare. Poi un telefonino squilla: e una madre premurosa e risponde a suo figlio, in difficoltà con lo sformato di zucchine. I passeggeri, allora, sono costretti ad ascoltare in dettaglio, con l'acquolina in bocca, la sua ricetta: che pare deliziosa. Tanto che una ragazza prende appunti: per poterla provare a casa, più tardi.Appena giunti a destinazione, ci si rende conto che Cassis è tutto un altro mondo. Fatto di panorami sognanti, profumo di fiori, brezza marina, vecchi viali, vigneti, boschi, scogliere e casette che paiono uscite dalle favole. Per raggiungere il mare bisogna camminare a lungo. Chilometri in discesa che fanno perdere al viaggiatore la cognizione del tempo. Tutto si ferma: e l'incanto comincia, immediatamente, fin da subito, contornato da ulivi nodosi e da vigneti grondanti di grossi grappoli d'uva nera. In molti prendono l'autobus, o fanno l'autostop. Ma in un posto come Cassis è un peccato bruciare le tappe. È meglio lasciare che tutto accada a poco a poco, indisturbatamente. Altrimenti si perde la possibilità di conoscere le fattorie che vendono il formaggio di capra biologico, o quelle che producono il sidro. Fino a scoprire che un vecchio registratore di cassa è stato abbandonato in mezzo a un cespuglio di bacche rosse.
Si trovasse all'interno della Tate Modern, a Londra, verrebbe applaudito come una strepitosa installazione d'arte concettuale: e i critici farebbero a gara per partorire elucubranti interpretazioni riguardo al suo significato. I soldi e il danaro, annientati dal potere della natura. Invece no. Invece è tutto un caso. Perché a Cassis perfino la disarmonia diventa armonica e perfino un registratore di cassa abbandonato in mezzo a un cespuglio sembra obbedire a un qualche misterioso canone di eleganza. Non ci troviamo, forse, in uno di quegli irreali luoghi di villeggiatura che si fatica immaginare abitato anche d'inverno?
Ecco perché appena si arriva in centro, è un piacere perdersi nel reticolo intricato delle sue stradine, e rendersi conto che, oltre alle boutique, ci sono una biblioteca, un asilo e una scuola e che, dunque, a Cassis si nasce, si vive e si muore: come in qualsiasi altra città del mondo. Ma certamente con maggior privilegio: e con molta più emozione. È mezzogiorno, ormai. Il sole si infiltra nel vicolo Bonaparte, dipingendo di ombre le facciate dei palazzi. Le botteghe degli artigiani pasticceri vestono l'aria dei loro aromi prelibati: mandorla, miele, fior d'arancio e crema alla vaniglia. I gatti, d'intorno, ne rimangono estasiati, almeno quanto i passanti. Un bigotto cartello informa che è vietato passeggiare per il centro in costume da bagno. Dal piccolo porto, intanto, partono i battelli alla volta delle Calanques, le insenature per eccellenza: quelle scelte dall'Unesco come Patrimonio dell'Umanità. Sullo sfondo, pini, cipressi, un piccolo faro verde e la cornice scoscesa di bianche scogliere millenarie.
Il vento e l'acqua fredda non scoraggiano i bagnanti. Le case che abbracciano il porto sono tutte diverse fra loro. Hanno due o tre piani: e le tegole un po' sbilenche. Ma stanno bene insieme. Gli intonaci sono rosa, o color crema. A Cassis, perfino gli alberghi a due stelle vantano un loro prestigio, e ostentano una certa vanità. Peccato che le antenne paraboliche sui tetti appaiano come una micosi aliena: che ha colpito un paesaggio fatto di torri e di montagne, ammorbandolo di modernità. Consola sapere che, nella sua bottega, un poeta locale vende parole incorniciate. Poesie d'occasione, composte per celebrare fidanzamenti, battesimi, cresime e matrimoni. Poco distante, un ristorante corso propone ai suoi clienti “Figatellu Grillé” e “Strozapretti” (volutamente scritto con una “z” e due “t”): mentre il dottor Raymond Landret offre l'ipnosi per curare la malattie del sistema nervoso. I balconi fanno a gara per primeggiare: grondano di fiori e di piante rampicanti. Perfino le mollette che stendono i panni sono tutte coloratissime!
La rue Rastit è la più cinematografica di tutte. Sembra la ricostruzione di un mondo antico che non esiste più. Certi palazzi sono così antichi che il campanello si suona tirando una cordicella. Lungo il davanzale di un monolocale al pianterreno sfila una spinosa collezione di piante grasse. Un negozio vende cappelli di Panama. E c'è una profumeria, in loco dal 1851, che produce fragranze inebrianti. Il loro slogan, però, è ambiguo e provinciale: “100% profumo del Sud”, promette. Ma è tutto relativo. Perché per molti abitanti del mondo Cassis è, inevitabilmente, una città del Nord. Meglio contemplare le vetrine dei tanti vecchi bar: quelli che propongono ancora le bottiglie vintage di Pastis e di Anisette. Come se gli anni Sessanta non fossero mai passati.
Le spiagge sono piene: le chiese vuote. Cassis non è un luogo dell'anima: ma all'anima fa bene. È caldo, accogliente, irreale, armonioso e incoraggia la serenità. Perché è pieno di armonia. E l'armonia - si sa - è un balsamo: tanto per le anime semplici quanto per quelle più complesse.
Nicola Lecca

chi lo ha detto che per viaggiare con la mente e nel passato servano droghe , alcool , quando basta anche un foto .il caso Pietro Basoccu e i suoi nove progetti per immagini

  in sottofondo la  canzone  Cara  democrazia - Ivano  fossati  ed in particolare  questi versi
(...)
Siamo i ragazzi del coro
Le casalinghe sempre d'accordo
E la classe operaia
Nemmeno me la ricordo
Democrazie pubblicitarie
Democrazie allo stadio
Democrazie quotate in borsa
Fantademocrazie
Libertà autoritarie
Libertà ugualitarie
Democrazie del lavoro
Democrazie del ricordo e della dignità

il  resto  del testo   qui

ma anche  quest'altra  , CSI - In Viaggio (Live @ Acoustica Videomusic)

dall'unione del 26\11\2013 pagina cultura

Viaggi nel tempo sospeso di un fotografo sociale

Un santino elettorale e l'immaginetta di un Cristo in Croce tra le macerie di un sogno industriale infranto. Dalle ceneri della Cartiera di Arbatax a un progetto che «racconta la scomparsa di realtà industriali e occupazionali che hanno cambiato la Sardegna e l'Italia dal punto di vista paesaggistico, antropologico, economico e sociale». L'obiettivo di Pietro Basoccu è quello di un fotografo sociale. Nato a Villagrande, medico pediatra con studio a Lanusei, ha creato nove progetti-racconti fotografici, rigorosamente in bianco e nero («il colore disturba», parola d'artista) per «descrivere le dinamiche sociali nelle loro molteplici angolazioni», spiega l'artista.
Così sono nati degli album di grande valore introspettivo. Da Familias a Madri e figlie, sublimate nell'unicità di un rapporto speciale, Uno sguardo dentro la realtà del carcere, Minorantias, intese come storie di sport minori (« sa murra, sa strumpa, il biliardo, la mountain bike»), Uguali, il diritto di essere diversi, che narra la vita in una casa famiglia. Eppoi l'universo scuola attraverso Voglia di crescere e Desaparecidos, ovvero la dispersione scolastica come perdita di futuro. La fotografia sociale di Baosccu certifica anche il Tempo sospeso «tra passato e presente, tra sogno e realtà» e Sacrifici, nella fattispecie quelli dell'animale resi attraverso «la sacra gestualità dei nostri padri».
 

CASI EDITORIALI. Il saggio (in inglese) di Paolo Mancosu, filosofo sardo ( un filosofo dela matematica ) a Berkeley.pubblica un saggio sulla storia e sulc aso editoriale che fu Il dottor Zivago

 dalla'unione sarda  cultura  del  25\11\2013


CASI EDITORIALI. Il saggio (in inglese) di Paolo Mancosu, filosofo sardo a Berkeley

Caro Giangiacomo, caro Boris: che tempesta, Il dottor Zivago

Così Feltrinelli pubblicò il primo best seller contemporaneo


Un grande poeta russo scrive un romanzo che gli frutterà il premio Nobel. Ma il Cremlino non vuole che sia pubblicato: ne emerge un ritratto poco lusinghiero della storia sovietica. L'autore fa arrivare il manoscritto a un editore italiano, che lo farà tradurre e lo darà alle stampe, dopo un anno di trattative diplomatiche, minacce e intrighi internazionali. Il romanzo diventerà il primo best seller dell'età contemporanea, lo scrittore pagherà il successo con l'isolamento: morirà in miseria, nel 1960.
Sembra il copione di un film sulla Guerra fredda. Invece è la storia vera di una straordinaria avventura letteraria e politica. Inside the Zhivago Storm (Dentro la tempesta Zivago) è il titolo di un saggio pubblicato negli Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Non a caso, perché fu proprio Feltrinelli, imprenditore miliardario e più tardi sponsor di rivoluzioni, a imporre Il Dottor Zhivago al mondo, facendolo esordire in Italia nel 1957. E a sostenere Pasternak e la sua famiglia, schiacciati dalla vendetta dell'establishment sovietico. Il romanzo sarà pubblicato in Urss solo nel 1988, sotto Gorbaciov. E solo l'anno dopo il figlio Evgenij ritirerà in Svezia il premio Nobel a cui Boris Pasternak aveva dovuto rinunciare 31 anni prima. Inside the Zhivago Storm è un lavoro meticoloso, articolato e dettagliato, ricco di informazioni inedite. Ma si legge come un romanzo, con passione. Perché con passione (oltre che con rigore accademico) è stato scritto. Non da un critico letterario, bensì da un filosofo: Paolo Mancosu, 53 anni, nato a Sassari, cresciuto a Oristano, laureato (in Logica matematica) alla Cattolica di Milano, dottorato a Stanford, professore ordinario di Logica e Filosofia della Matematica all'Università di California, Berkeley. Un lungo elenco di pubblicazioni e incarichi prestigiosi a Yale, Princeton, Oxford. La corrispondenza tra Pasternak e Feltrinelli, i retroscena delle edizioni pirata in russo (con intervento della Cia), i dettagli della guerra legale dell'editore italiano per proteggere il proprio copyright (e le royalties dello scrittore impoverito) contengono preziosi materiali per gli specialisti. Ma col suo stile senza fronzoli Mancosu trascina anche il lettore ordinario nella battaglia epica tra il totalitarismo e la creatività; tra il comunismo incarnato del Pcus (anche in versione post Kruscev) e quello ideale di Feltrinelli. Commuove l'amicizia a distanza tra lo scrittore, determinato a salvare l'integrità dell'opera, e l'editore che saprà mantenere i suoi impegni. Nonostante le manovre dei burocrati del Pcus e del Pci (del caso si occuperà, all'apparenza senza troppo entusiamo, anche il senatore sardo Velio Spano) e degli intellettuali di partito: il poeta di regime Aleksei Surkov, ma anche una durissima Rossana Rossanda. In attesa di una versione italiana di Inside the Zhivago Storm ne abbiamo parlato con l'autore. Via Internet.
Perché un filosofo della matematica scrive un saggio sulla storia di un romanzo?
È stata una vera passione. Cominciata in maniera insolita. Tre anni fa ho ripreso i miei studi di russo e ho comprato per 20 dollari, in una libreria dell'usato a Berkeley, una versione in russo de Il dottor Zivago . Su Internet ho poi scoperto che alcuni la vendevano per 5 mila dollari: era la prima edizione ufficiale, in russo, pubblicata nel 1959 dalla Michigan University Press. Un libro raro. Incuriosito, ho avviato qualche ricerca. Pensavo che magari avrei scritto un articoletto, ma più scoprivo e più volevo sapere.
Dove ha fatto le ricerche?
Dapprima negli archivi americani (Stanford, Michigan, Yale), poi ho raccolto materiali sovietici ed europei. Infine, Carlo Feltrinelli mi ha dato accesso per la prima volta al ricco archivio della casa editrice. È finita con un libro di 400 pagine e un'esperienza umana che è stata quasi una favola.
Quando ha letto il romanzo per la prima volta?
All'Università. Poi due volte mentre lavoraravo al libro.
Ha altri interessi di carattere storico o letterario?
Sì, da sempre. In Filosofia della matematica i miei contributi si distinguono da quelli più tipici della Filosofia analitica perché spesso incorporo ai problemi tecnici anche una prospettiva storica. Quanto all'interesse letterario, è presente fin dal liceo, anche se limitato alla lettura.
Che autori le piacciono?
Sono un eclettico. Se ci limitiamo alla letteratura, Proust, Musil e Svevo hanno avuto un forte impatto. Nella saggistica consiglio sempre il bellissimo Praga magica di Angelo Maria Ripellino. Ma leggo molto anche di musica. Specie di tango, dato che suono il bandonèon.
Che idea si è fatto di Feltrinelli?
Personaggio poliedrico, affascinante. Purtroppo, nella memoria popolare è rimasto quasi esclusivamente il ricordo della sua adesione alla lotta armata e della sua tragica fine nel 1972. Visione riduttiva. Feltrinelli era un uomo d'affari, intensamente impegnato per la cultura. Ha dato vita alla Biblioteca (poi Istituto) Feltrinelli, uno dei maggiori centri per lo studio della storia dei movimenti sociali, e alla casa editrice. Nel suo (unico) viaggio in Russia, a cavallo tra la fine del 1953 ed il 1954, poteva discutere coi dirigenti dell'Istituto Marx-Engels l'acquisizione di opere importanti per la storia del movimento operaio e al tempo stesso rappresentare dieci aziende in negoziazioni che andavano dall'importazione di pino siberiano all'esportazione di essenza di bergamotto.
Come poteva Feltrinelli essere un comunista e investire la sua fortuna personale in quell'ideale, pur vedendo le difficoltà di Pasternak?
Non c'è contraddizione. Feltrinelli era un uomo di sinistra ma nel 1956, dopo i fatti d'Ungheria, aveva rinunciato all'idea che l'Urss fosse il modello del socialismo. La sua difficoltà fu proprio quella di trovare la terza via tra Urss e blocco capitalista.
È agghiacciante il ruolo dell'Unione degli scrittori nell'emarginazione di Pasternak.
L'Unione degli scrittori aveva un potere incredibile. Esserne espulsi, come avvenne a Pasternak dopo il Nobel, equivaleva a non poter più lavorare. L'Unione doveva garantire l'ortodossia ideologica dei membri. Spesso era ancora più intransigente del Partito, quasi a voler evitare qualsiasi possibile critica per mancanza di vigilanza. Nel libro, c'è una bellissima lettera del traduttore Zveteremich a Feltrinelli, datata ottobre 1957: racconta come a Mosca lo avessere minacciato perché sospendesse la versione in italiano de Il dottor Zivago e di come l'Unione fosse più rigida del Pcus.
Lei riferisce la strenua campagna di Feltrinelli per difendere il copyright delle varie edizioni nel mondo. Battaglia di royalties o di principio?
Feltrinelli era un editore e quindi proteggeva anche gli interessi economici suoi e di Pasternak. Se il testo fosse divenuto di dominio pubblico, avrebbe perso i guadagni ma anche il controllo sulla qualità e la possibile interpretazione dell'opera. Feltrinelli voleva evitare che Il dottor Zivago venisse utilizzato in chiave anti-comunista o pro-capitalista. La possibile pubblicazione dell'opera da parte di forze anti-comuniste di emigrati russi, inoltre, avrebbe ulteriormente aggravato la posizione di Pasternak.
Daniela Pinna

26.11.13

Obia licenziamento per alluvione E' tutto falso" La famiglia si difende e accusa la donna

potrebbe interessarti    per un riepilogo  della  situazione precedente  
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2013/11/post-notturno-numero-2-chi-e-piu.html 






(..)  da ilfattoquotidiano  del  26\11\2013  qui  l'articolo integrale

(...)  Una storia di terribile ingiustizia smentita dalla controparte, la Bassu costruzioni. Via telefono dall’ufficio di Olbia centro con fermezza si afferma: “Non c’è nulla di vero. In queste ore stiamo predisponendo un comunicato stampa indirizzato alle redazioni locali e nazionali, con una nota dei nostri legali”. Via mail arriva la smentita ufficiale in cui si legge: “, rispettivamente titolare dell’impresa di costruzioni e la moglie, spiegano la loro versione – precisano che Alessandra Dalu non è mai stata dipendente della famiglia, non ha mai avuto un rapporto subordinato con la ditta Bassu né percepito una retribuzione fissa perché il lavoro di pulizia è consistita in prestazioni occasionali”. Sui fatti avvenuti il giorno dell’alluvione pare ci sarebbe stato un banale errore di interpretazione. Famiglia contro colf, dunque. E il caso ora andrà avanti a suon di carte bollate.




Unione sarda del 25\11\2013
Olbia, colf licenziata: "E' tutto falso"
La famiglia si difende e accusa la donna


O
Rigettano l'accusa di aver licenziato la propria colf e attaccano: "l'intento è quello di ottenere un indebito profitto".

Così Salvatore Bassu e la moglie Rossella Tedde, i due coniugi olbiesi accusati dalla loro collaboratrice domestica, Alessandra Dalu, di averla licenziata in tronco per essersi assentata il giorno dopo l'alluvione per aiutare la sorella. Secondo la coppia quella storia, che ha fatto il giro d'Italia, "è totalmente falsa". "Quando la mattina di martedì 19 novembre, all'indomani della drammatica alluvione che ha devastato Olbia, Alessandra Dalu ci ha avvisato dell' impossibilità di recarsi al lavoro non ci siamo affatto stupiti - fa sapere la famiglia Bassu - visto che anche noi eravamo impegnati a prestare soccorso a vicini, amici e familiari. Semplicemente, vista la situazione, la risposta al messaggio sms di Alessandra Dalu significava 'non c'è problema, non ti preoccupare per noi, non abbiamo bisognò. Invece Alessandra Dalu - ricostruiscono i due coniugi - ha chiamato i mezzi d'informazione divulgando fatti che non corrispondono alla realtà ed arrecando offesa al nome della famiglia e dell'impresa". Marito e moglie precisano che la donna "non è mai stata dipendente della famiglia, non ha mai avuto un rapporto subordinato con la ditta Bassu né percepito una retribuzione fissa perché il lavoro di pulizia è consistito in prestazioni occasionali. Quindi non è mai stata una lavoratrice in nero".




Ora come affermano alcuni commenti  la  vicenda  si risolverà  in tribunale  ne  vedremo delle belle su il fattoquotidiano : TheGlide22
<<
Se quello che la signora Dalu afferma verrà confermato,sarà il caso di fare un controllo a tappeto delle costruzioni realizzate da questo bassu. ( 150 euro al mese,che gente...... ) >>e sull'unione sarda









Commenti dei Lettori

giovamu
26/11/2013 16:39
a entrambe le parti faceva comodo, ognuno per i motivi suoi, quel tipo di rapporto di lavoro anomalo. Finchè uno dei due ha rotto i patti....

RITONA
26/11/2013 09:49
tra le due parti....stando alle ricostruzioni non saprei veramente dove propendere. Chi li conosce potrebbe giudicare in modo appropriato.Non ci credo che la signora sia stata licenziata per chè soccorreva la sorella nel giorno dell'alluvione.

cicciobello7
26/11/2013 09:35
niente scuse Cara Ditta Bassu è informata che deve mettere in regola il personale e versare i contributti per la colf??? anche in prestazioni occasionali?

Ozieri
26/11/2013 08:33
specchi scivolosi....
gli specchi sono molto scivolosi....qualcuno sta provando ad attaccarsi ma senza risultati misà......l'avvocato ha suggerito una bella difesa che fa acqua da tutte le parti...imho....

Tra le cronache dell'alluvione anche le storie Minori : degli amici dell'uomo ,l'imbecillità\ insensibilità dei cacciatori , il coraggio di un sindaco dell'interno che rompe il patto di stabilità






dall'unione sarda online del 25 novembre

Tra le cronache dell'alluvione anche le storie degli amici dell'uomo






                                       i cuccioli Ras, Sol, Ter e Bia




Oltre alla cronaca principale, quella che ha raccontato le vittime dell'alluvione e la disperazione degli uomini, anche le storie minori dei volontari che hanno lavorato per salvare gli animali meritano di essere raccontate. ECCOLE NEL SERVIZIO DEL TG DI VIDEOLINA del 25\11\2013 ore 14









Tra le mille storie dell'alluvione ce ne sono alcune - seppur secondarie - di soccorsi a cani e altri animali in difficoltà. Ve le raccontiamo, con questa premessa:ecco la notizia, nessun altro resoconto. Ci sono troppe famiglie che piangono, sfollati, feriti, c'è ancora un disperso.
Ma ci sono anche altri lati dell'alluvione, cronache minori, secondarie. Raccontano di animali portati in salvo, documentano l'impegno delle cliniche veterinarie in Sardegna. Un sommozzatore, a San Gavino, ha prima soccorso 5 persone, si è assicurato che stessero bene, poi ha salvato un meticcio.
I cuccioli Ras, Ter, Sol eBia, curati nella clinica Due Mari di Oristano, sono diventati un simbolo, i loro nomi sono il diminutivo di Uras, Terralba e Solarussa e Olbia. La Federazione italiana ambulanze veterinarie ha pubblicato su Facebook










Sempre dall'unione sarda




26\11\2013 cronaca Olbia\Gallura

Gli abitanti della zona domenica sono rimasti senza aiuto La caccia non si ferma Volontari scappano per paura delle fucilate a Zucchitta




OLBIA Sono fuggiti, spaventati dalle fucilate che si sentivano nei dintorni di Zucchitta, piccolo villaggio di campagna che si trova vicino a Putzolu. Anche in quel minuscolo centro urbano, il ciclone del 18 novembre ha causato forti danni. Domenica, un gruppo di volontari si è avvicinato alle case di Zucchitta per dare una mano agli abitanti. Ma non sono mai arrivati a destinazione: la campagna intorno echeggiava dei rombi delle fucilate: incredibilmente, e nonostante tutto, i cacciatori erano in azione anche domenica. I volontari, allarmati, hanno fatto dietro front e sono tornati in città, lasciando gli abitanti di Zucchitta ad affrontare il dramma dell'alluvione da soli, senza nessun aiuto. Il fatto è stato raccontato da uno dei residenti, il signor Vincenzo Cannas, che, ovviamente, è indignato: «Non è possibile perdere il sostegno di tanta gente che viene ad aiutarti, a causa dei cacciatori. È incredibile» dice, e poi si domanda: «Perché la Regione non ha interrotto l'attività venatoria? Almeno in Gallura? Forse è più importante sparare agli animali, piuttosto che mettere in condizioni la gente di aiutare chi si trova in difficoltà?». Di solito, il calendario della caccia viene sospeso quando accadono disastri naturali come quello che si è abbattuto su Olbia, anche per tutelare gli animali, già decimati dagli eventi atmosferici. Stavolta la Regione ha preferito soprassedere.

Claudio Chisu







stessa fonte ma versione online Martedì 26 novembre 2013 17:10


Il comune di Fonni decide di liberare fondi vincolati dal Patto di stabilità
Fonni ribelle rompe il Patto di stabilità:"Emergenza, non c'è tempo da perdere"











                                  Panoramica di Fonni


Il comune di Fonni, che a causa dell'alluvione ha dichiarato lo stato di calamità naturale, ha disposto l'immediato utilizzo di oltre 457 mila euro congelati dal patto di stabilità. "Questo atto di ribellione", come lo definiscono gli amministratori del paese in cima al Gennargentu, è possibile sfruttando una circolare del ministero dell'Economia che prevede l'esclusione, dal saldo valido ai fini del patto di stabilità interno, di spese sostenute con risorse proprie per interventi connessi allo stato d'emergenza. Forte di ciò, la Giunta comunale ha deciso di usare i fondi in cassa per le opere necessarie ad arginare la pericolosità dettata dal rischio idrogeologico: dal ripristino della viabilità rurale agli interventi di pulizia dell'argine a monte del centro abitato sino ai lavori idraulici fondamentali per garantire la sicurezza del paese. E' vero - scrivono in una delibera gli amministratori locali - ci vorrebbe una legge ad hoc che dovrebbe concedere l'autorizzazione agli Enti locali, ma questo esecutivo non ha tempo da perdere. Aspettando che finisca il tergiversare dei nostri rappresentanti al Governo, si procede quindi ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, risorse comprese, per tutelare gli interessi della comunità che è stata delegata dagli elettori ad amministrare. Così facendo, come amministratori, ci assumiamo le nostre responsabilità".

ma come stiamo diventando Como, 14enne offre sesso a 2 euro per fare colpo sui compagni di scuola

  per  approfondire  



Ormai    ci ho fatto il callo a tali situazionei  , ma non  smetto  d'indignarmi e  di  dire , lottando contro i mulini a vento \ muro di gomma  del  tipo  <<   LO DICO IO...E LO RIBADISCO!!...-- da un commento sulla mia  bacheca di fb ---- Questa società malata è frutto anche di questo....dell'educazione sbagliata, ad un'età sbagliata....questo è il mio punto di vista...se mai avrò figli, di certo, non gli farò fare educazione sessuale alle elementari o alle medie....Sarò anche retrograda o ignorante...me ne frego!! ) e del dire : << bah che razza di mondo siamo , e menate varie >> .Le  uniche  parole    che min sento  dire  sono  , scusatemi se  lo ripeto , quanto  ho  giàù  detto   come premessa in un  precedente post


  N.B    chi ha  già letto  (  chi non l'avesse letto   trova   qui  l'url del mio intero post  )   il precedente  post   citato  \  ripreso   sotto    può anche  saltare  queste  righe  e passare  alla news  






Visto  che   prevedo  che  molti di voi  mi diranno  :  cos'è hai cambiato idea    prima eri per le crociate  contro la pornografia ,  l'erotismo negli spot e  adesso ? 
No non ho cambiato idea
Io  odio  sempre  le crociate  e  i proibizionismi  acritici .  Infatti    ero ( e lo sono tutt'ora  anche se  in diminuzione   )  contro  la  dipendenza   da pornografia , la sessualizzazione  precoce   , l'abuso del corpo  delle donne  e del  sesso in spot  di  prodotti  che  non sono attinenti  esempio macchine  , o trasmissioni  tv   . A mio avviso  un uso equilibrato   e  consenziente della pornografia  non hai mai   creato problemi   e  contro indicazioni , se  fatto  non precocemente   e  senza basi   cioè  si spiegano i pro e i contro  . Idem  per  un educazione    sessuale nelle scuole  che spieghi la differenza  )  sempre  più labile  quasi inesistente  ) tra essa e la pornografia. Eccone  un esempio  che     può essere usato  dai  16 anni in su  . 
Per  quanto riguarda  l'educazione sessuale  nelle  scuole   , non concordo  . Infatti L'educazione sessuale    è utile  , onde    evitare   e  costituire    un barriera    contro la sessualizzazione precoce(  vedere  url  nelle righe  precedenti  )   . l'importante  è che sia   fatta  gradualmente  in maniera  laica  non confessionale , non ideologica  , non solo anatomica   e  corporea   cioè solo  sesso  e  boh  , ma  applicata    all'amore  cioè che  a letto  ( all'atto )    si arriva   dopo un rapporto affettivo  e sentimentale 
Solo   cosi  si evitano  parlo anche per  esperienza  personale  diretta   nel   primo caso : 1)  porno dipendenza  ., 2) omofobia , 3)  violenze sessuali sulle donne  .,  4) pedofilia  e  pedo pornografia  .

  
unione  sarda  online  


Como, 14enne offre sesso a 2 euro  per fare colpo sui compagni di scuola

da http://www.leggo.it/NEWS/MILANO/

La ragazzina, bersaglio delle prese in giro dei coetanei, ha pensato di crearsi una reputazione offrendo prestazioni sessuali. Il caso è stato scoperto da una pagina Facebook.
Stanca delle prese in giro dei compagni, che la reputavano una persona poco interessante e la facevano 
Una giovane in difficoltà (foto simbolo)
bersaglio di scherni e sfottò, ha deciso di crearsi una "reputazione" nel peggiore dei modi: offrendo prestazioni a pagamento nei bagni della scuola. La vicenda-choc arriva da Como. Protagonista, una 14 enne della zona, che ha cercato di farsi un nome prostituendosi per solo due euro e mezzo. E, dopo la sua "messa in vendita", i compagni hanno addirittura creato una pagina Facebook a lei dedicata, con tanto di foto. Famiglie e autorità scolastiche sono venuti a conoscenza della triste storia proprio grazie al social network. E hanno preso provvedimenti, assicurando che i rapporti proposti non sono mai stati consumati con nessuno dei compagni. Secondo quanto accertato dagli psicologi, la giovane, che sulle prime ha provato a mentire, sostenendo di essere stata spinta a tanto dai propri genitori, voleva solo "fare colpo", emulando le due fanciulle dei Parioli, salite recentemente alla ribalta delle cronache. Ora la ragazzina, che si trova in uno stato di grande fragilità psicologica, è stata sospesa da scuola per una settimana e verrà seguita da specialisti, mentre la pagina Facebook incriminata è stata chiusa.

«Siamo tutti colpevoli di questa tragedia» Olbia, parla Il nipote di una delle vittima: noi complici del malaffare del cemento e gli idiioti che "Scappate, sono straripati i canali" Sciacalli col megafono seminano il panico


Ancora  dalla cronaca   post  alluvione  , scusate  ,   ma non riesco  ad  andare   avanti  , certi avvenimenti anche se  vissuti  in modo indiretto  (   fra le persone sfollate    e che  hanno avuti danni  , compreso mio zio  , ci sono amici   di famiglia e non , conoscenti  . E poi    ho trascorso  fino  ai  20  anni  le vacanze  di natale   e  estive    nella zona più  colpita  d'Olbia ,  il quartiere  Baratta   ci abitavano  i miei nonni materni   e mia  zia   ed  ci  abita  ancora mio zio  . E  ho conosciuto  l'evolversi   del quartiere  e delle sue  costruzioni  miste  ad  abusive  o  legali  )    ti restano dentro  e  difficilmente  il dolore  \ indignazione   fluisce    subito  . Ecco perchè condivido lo sfogo  di Samuele Canu  ,  e  monta la rabbia   su certe persone  che  scherzano ( neppure  io che  di solito sono  di battute  facile  e  faccio un uso  di humor nero    riesco a  spingermi a tanto  )   o usano  tale  scopo rubare  . 


Ma  ora  andiamo  agli articoli  il primo  è della  nuova  sardegna   del 26\11\2013
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«Sono parole che provengono dritte dal cuore, ma che difficilmente sarei capace di pronunciare». La lettera alla “Nuova” di Samuele Canu  ( foto  a destra  )   19 anni, di Arzachena, studente a Sassari, è di quelle che emozionano e lasciano il segno. Sua nonna, Anna Ragnedda, è una delle vittime dell’alluvione a Olbia, e lui con sincerità e lucidità racconta la tragedia e ne dà una chiave di lettura che coinvolge tutti e apre un profondo, anche spietato motivo di riflessione.


di SAMUELE CANU

Caro direttore, ho 19 anni, abito ad Arzachena e frequento l'Università di Sassari. Scrivo queste poche righe a lei perché non ho la forza, né il coraggio di rivolgerle alla mia famiglia. Pochi giorni fa è venuta a mancare mia nonna, Anna Ragnedda di 83 anni, travolta dal nubifragio che ha colpito Olbia.
Ripenso ancora a due mesi fa, quando mi faceva gli auguri per l’Università e immaginavo la gioia che avrebbe provato nel divenire bisnonna per la terza volta.
È morta nella maniera peggiore, da sola, al primo piano del suo condominio, come un topo in gabbia, senza il conforto di una voce amica che potesse rassicurarla, senza che nessuno di noi potesse fare niente.
Esprimere il dolore che ho nel cuore è estremamente difficile, perché le parole che fuoriescono dalla mia bocca sono solo inutili, insignificanti suoni che appaiono sempre più distanti, sempre più impotenti, sempre più insensibili. Ogni giorno chiamo mia madre. Il come staiche le rivolgevo qualche settimana fa si è trasformato in un frastornante silenzio inframmezzato da un cosa fai?, state bene?, grazie al cielo qui a Sassari va tutto bene, perché so perfettamente cosa prova, quale stato d’animo si cela dietro la sua voce fioca e tremolante, sempre più ansiosa per la mia stessa incolumità.
Mi sento impotente, inutile. Vorrei poterle dire è stato il ciclone, come impropriamente l’hanno definito le testate nazionali, a portarci via nonna o è stata una tragedia, non potevamo prevederla ma non è così. Ma sarebbe un’autoassoluzione il cui lusso non ciè concesso. Abbiamo tutti le mani insanguinate. Io, te, papà, tutta la nostra famiglia e come noi, forse, molte altre perché sappiamo benissimo che la causa di quei 16 morti, tra cui 2 bambini e un’intera famiglia, delle centinaia di sfollati siamo in realtà tutti noi. Tutti noi abbiamo permesso che questo accadesse, che il malaffare, l’ingordigia, la stupidità e il compromesso cementizio prendessero il sopravvento. Perché sappiamo tutti quali maneggi, quali clientele esistano all’interno delle amministrazioni comunali, provinciali, regionali, sino a raggiungere i piani alti della politica. Perché i tanti “dei”in giacca e cravatta, scesi dalle poltrone a magnificarci con la loro presenza, siamo stati noi a sceglierli e legittimarli, in cambio della speranza di un lavoro, di una vita dignitosa. Abbiamo abdicato alla nostra libertà, e purtroppo a molto di più, per ricevere in dono ciò che qualsiasi Stato democratico, autenticamente definibile in quanto tale, dovrebbe garantirci di diritto.Questa è la verità, nessun evento aleatorio, solamente la nostra volontà, divenuta schiava, è stata la causa di quel caos. Non sai con quanta fatica scrivo queste parole e pazienza se qualche figura istituzionale si risentirà per ciò che dico, sono convinto che nessuno di loro potrebbe rivolgermi lo sguardo sapendo di mentire. Mamma posso dirti però che ti sono vicino, e che insieme a me sono vicine tante altre persone che con totale disinteresse, senza alcun legame di sangue hanno dato se stesse per starci accanto, e stare accanto al disagio dell’intera Sardegna, e le ringrazio con tutto il mio cuore. Sono rammaricato del fatto che la fine di alcune delle tante acrimonie che regnano nella nostra famiglia sia stata legata alla morte di nonna. Facciamo almeno in modo che questo sia un dono che lei ci concede da lassù. A te e a chi dovesse leggere questa lettera dico una sola cosa: poniamo fine ad ogni odio che ci tiene distanti dalle persone care, perché come dice sempre papà "la vita è come una goccia che inesorabilmente scorre su una foglia". Dobbiamo avere premura di conservarla, prima che scompaia sotto i nostri occhi, per ricongiungersi a quel grande mare, a noi celato, delle anime scomparse.


il secondo   dal sito dell'unione sarda   d'oggi  
Strada ricoperta di fango. Una delle immagini simbolo del post-alluvione.


Olbia, "Scappate, sono straripati i canali"Sciacalli col megafono seminano il panico





Alla miseria generata da un grande disastro naturale come è quello che ha colpito la Sardegna lunedì 18, si aggiunge altra miseria: quella umana, di uomini senza scrupoli che girano dando notizie false. Obiettivo: seminare il panico.
Mentre la Procura bussa negli uffici comunali e provinciali di Olbia e sequestra documenti su dati tecnici, manutenzioni, infrastrutture, nei quartieri più colpiti dall'alluvione gli sciacalli vanno in giro col megafono: “Uscite dalle case, sta arrivando un tifone”.
Una serata davvero difficile, quella di ieri, per il comando di Polizia municipale che ha passato l'intero pomeriggio a correre dietro a queste bande, cercando di arginare furti e saccheggi. Tantissime le segnalazioni arrivate dalla Zona Bandinu - settore 12 - uno dei quartieri più sfortunati di questa tragedia. "Scappate sono straripati i canali", è stato uno degli annunci dato via megafono da uno degli sciacalli.

Decostruire la mascolinità non significa demolire l’uomo. È reinventarlo, liberarlo dalle catene degli stereotipi affinché possa essere se stesso,

Ultimo  post  per  questa  settimana   sulla violenza  di genere o  femminicido    La nostra  mascolinità, spesso definita da stereotipi cul...