29.12.13

I DIECI LADRI DELLA TUA ENERGIA

musica in sottofondo   la  1  sinfonia di Beethoven 
musica  consigliata  rotolando  verso sud   - negrita

  
da  http://risvegliati.altervista.org/



1- Lascia andare le persone che solo condividono lamentele, problemi, storie disastrose, paura e giudizio sugli altri. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente.
2- Paga i tuoi debiti in tempo. Nel contempo fai pagare a chi ti deve o scegli di lasciarlo andare, se ormai non lo può fare.
3- Mantieni le tue promesse. Se non l’hai fatto, domandati perché fai fatica. Hai sempre il diritto di cambiare opinione, scusarti, compensare, rinegoziare e offrire un’alternativa ad una promessa non mantenuta; ma non farlo diventare un’abitudine. Il modo più semplice di evitare di non fare una cosa che prometti di fare e dire NO subito.
4- Elimina nel possibile e delega i compiti che preferisci non fare e dedica il tuo tempo a fare quelli che ti piacciono.
5- Permettiti di riposare quando ti serve e dati il permesso di agire se hai un’occasione buona.
6- Butta, raccogli e organizza, niente ti prende più energia di uno spazio disordinato e pieno di cose del passato che ormai non ti servono più.
7- Dà priorità alla tua salute, senza il macchinario del tuo corpo lavorando al massimo, non puoi fare molto. Fai delle pause.
8- Affronta le situazioni tossiche che stai tollerando, da riscattare un amico o un famigliare, fino a tollerare azioni negative di un compagno o un gruppo; prendi l’azione necessaria.
9- Accetta. Non per rassegnazione, ma niente ti fa perdere più energia di litigare con una situazione che non puoi cambiare.
10-Perdona, lascia andare una situazione che è causa di dolore, puoi sempre scegliere di lasciare il dolore del ricordo.

a capodanno non sparare 2



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Caterina dopo gli insulti la solidarietà

la  puntata precedente  :

  fonte   dell'articolo la nuova  sardegna del  29\12\2013 


cari politicanti e  giornalisti   non limitatevi   solo  ad esprimere  solidarietà  a parole  e  quindi  finire   nella speculazione  per  farvi belli ma  fate  , magari in silenzio ,  qualcosa  d'efficace  per questi  malati . Ad  parlando di più sui media  o sui  vostri blog   \ pagine web  se  l'editore   è contrario a  tali articoli  \  incjieste   ( i  giornalisti ) .,   snellendo ed  agevolandoli le pratiche  burocratiche negli uffici  sanitari  e fiscali   o  finanziando  con i soldi  extra  che ottenete dai finanziamenti  pubblici  la  ricerca normale  ma  anche  quella  alternativa  alle sperimentazioni animali  ( ai  politicanti )  .  Mi fermo qui  , per lasciarla   in pace  come richiesto  dalla stessa   Caterina e perchè ho detto fin troppo .  Concludo con un suo video messaggio





 perchè   Due parole  sono troppe  e  una  è troppo      

28.12.13

Quando la malattia non fa più paura la storia di Franco Orani


Si è ritrovato immobile quasi all'improvviso. I muscoli spenti piano piano. Uno dopo l'altro. Inesorabilmente. Colpa di una malattia rarissima, il morbo di Guillain Barrè, dopo una cena con gli amici di sempre, compagni di calcio e tennis nel sabato pomeriggio.

La vita di Franco Orani è cambiata nel giro di poche ore. Imprenditore di successo, geometra negli anni del boom demografico ed economico di Cagliari, ha avuto tanto. Conosciuto e stimato negli ambienti dell'edilizia e dello sport. Poi il buio. Adesso a 73 anni vive in gabbia. Letto-carrozzina, carrozzina-letto, unico intermezzo la fisioterapia e il computer, Facebook.Ci si aspetterebbe di trovarlo affranto, depresso, insofferente, incattivito. No, lui spiazza tutti: «Sono felice. Non posso muovermi, il mio corpo è malato, la mente no. Ho tutto quello di cui ho bisogno: l'affetto delle persone importanti, della mia famiglia davvero unica, so di essere ancora un riferimento per tanti amici. Quando posso, esco di casa, è bella anche questa vita, come quella di prima. Per certi versi di più. Vorrei che qualcuno raccontasse la mia storia, che fosse un esempio. La malattia, qualsiasi malattia, si può sconfiggere. Basta volerlo, non farsi abbattere, accettarla come se fosse una nuova amica».
Sorride con gli occhi. Si commuove. È sincero. Invita ad un abbraccio. Ha detto tutto. Gli si può rispondere soltanto grazie .

Rifiutò il cognome del padre uxoricida Mamoiada, a Vanessa Mele il premio S'Istima

ne  ho già parlato tempo fa   su queste pagine  , ma    con piacere ne  riparlo  , perchè  è un piacere raccontare  storie  , anche  se  tristi e  dolorose  , si  gente   che  è riuscita   a lasciarsi alle spalle  il suo passato   e  le ferite   provocate   , senza  ricorrere  all'odio e  alla vendetta

 Vanessa Mele (foto Massimo Locci)


Quando era solo una bambina, suo padre uccise sua madre nella cucina di casa. Oggi la giovane porta il cognome materno.

Oggi Vanessa Mele, ha 21 anni, sono passati 15 anni da quel giorno in cui suo padre, Pierpaolo Cardia, uccise sua madre Annamaria Mele nel soggiorno della loro casa di Nuoro.
Da allora per Vanessa non fu più lo stesso: rifiutò il cognome paterno ed ingaggiò una battaglia legale per impedire che l'uomo che si era macchiato di quel delitto usufruisse della pensione materna.
Oggi Vanessa vive in Galles dove studia Criminologia. Stasera, a Mamoiada, riceverà il premio S'Istima, pensato dal pastore Mario Dessolis e dedicato alle donne che si sono particolarmente distinte.

N.b  mi scuso se  l'articolo dell'unione sarda del 28\12\2013   fosse  cosi piccolo , ma  la versione free  dell'edizione  giornaliera presentava un errore   e non  faceva visualizzare l'articolo visualizzato  . Ed  ho dovuto prenderlo   tramite  (  di più  non si poteva ingrandire  in quanto    lo zoom  è destinato agli abbonati )  il png \ il classico cattura immagine   da sfoglia  gratis  , il tempo  di alcuni secondi  prima del  blocco , del quotidiano  .







Arkadia, saggio di Christina ZanonFondamentalisti L'arma spuntata degli stereotipi

unione  sarda  del  28\12\2013  
Bisogna ammetterlo. Ogni volta che un attentato fa una strage ci riempiamo la bocca di fondamentalismo. Però, sull'onda emotiva delle tragedie che provoca quando diventa fanatico terrorismo, le reazioni sono per lo più affidate ai luoghi comuni. E c'è anche la miope indifferenza di chi pensa a qualcosa che, tutto sommato, riguarda soltanto Paesi lontani. Insomma, colpevoli lacune culturali. Ed è anche per tutto questo che va considerato come una buona occasione per sapere e soprattutto riflettere un interessante volume pubblicato da Arkadia: “Fondamentalismi. Le chiavi psicologiche per capire l'integralismo religioso” di Christian Zanon (prefazione di Danilo Quinto, Collana Limes, 12 euro). L'autore è neuropsicologo e psicoterapeuta e quindi affronta il complesso tema nell'ottica scientifica delle proprie competenze. E tuttavia, anche con nitidi richiami a studiosi di altre materie, allarga opportunamente l'ottica di osservazione, analisi e valutazione.
Christian Zanon parte da un'affermazione: non esiste un solo fondamentalismo e, soprattutto, non esiste soltanto quello islamico. Lezioni di storia e talvolta di cronaca insegnano per esempio che non va ignorato un certo fondamentalismo cristiano. Ancora: il fondamentalismo non è esclusivamente caratteristico delle tre religioni monoteiste. Non è trascurabile il ruolo di altre fedi. Tutte, con ovvie differenze, secondo Zanon hanno come obbiettivo l'integrazione del sacro nell'ambito della lotta politica sino a farne prevalere il potere. A questo proposito Danilo Quinto propone esempi agghiaccianti: per dirne uno, i mille campi di concentramento che in Cina tengono rinchiuse milioni di persone da “educare”.
È certamente da sottoscrivere la convinzione che la responsabile consapevolezza e la documentata conoscenza stanno alla base di una contrapposizione concreta al fondamentalismo. E tuttavia, come Zanon afferma con forza, non bastano: è necessario sgombrare il campo intellettuale, culturale e persino religioso dalla superficialità che provoca, a cascata, reazioni sbagliate, comportamenti discutibili e azioni persino controproducenti. Con la sua approfondita analisi Christian Zanon propone un contributo apprezzabile e avverte: non c'è possibilità di convivenza tra ragione e fondamentalismo. E giustamente si preoccupa in particolare della confusione che è appunto determinata, o può esserlo, dalla inadeguata conoscenza. Come considerare sinonimi fondamentalismo, integralismo, fanatismo e terrorismo. Certo, ci sono somiglianze, sovrapposizioni, comuni bersagli, ma tenerli in un unico calderone è errore grave e dannoso.
G.F.

esperimento incorporamento video da facebook




i miei regali natale 2013


 Inizialmente  non volevo   scrivere questo post  , non perchè i regali  non mi siano piaciuti  ,   anzi ..... ma  perchè non sapevo   cosa  scrivere ed evitare ovvietà  ed  evitare   , non basta mia madre   che mi  fa il predicozzo   perchè faccio regali a  tutti gli amici  \ conoscenti  ( in realtà ad  alcun regali ad  altri pensierini  )    che non se lo meritano  . Ma  poi    :
 1) leggendo  questo post  trattato da www.topolino.it

26 dicembre 2013
Buon Natale... il giorno dopo!

Ehi ragazzi!

Oggi non possiamo che incominciare con il più classico dei BUON NATALE!!! E visto che c'è da scommettere che sarete tutti impegnati a provare uno dei vostri regali spacchettati da poche ore, che ne
dite di raccontarci che cosa avete trovato sotto l'albero?
Lo sappiamo che la carta è ancora calda e avete arrotolato l'ultimo fiocchetto proprio poche ore fa.. per cui non ci sono scuse: passate di qui a raccontarci le sorprese che avete trovato sotto l'albero! Più tecnologia o dolcetti e maglioncini?
Noi abbiamo ricevuto un po' di tutto, ma il regalo più forte è stato quello di Pippo che ci ha regalato... bocche cucite finchè non ci rivelate qualcosa voi ;-)
Alla prossima
Tip&Tap

  2  ) pensando alla vignetta  di  Silvia  zinche  ---riportata  sotto  a destra ---   , mi sono detto ma il mio blog  non è condivisone    \  scambio  , ecc  . Ecco che allora  mi sono deciso  a descrivere   dei regali che ho fatto  e  che ho ricevuto fino  ad  oggi 27 dicembre  2013

io rientro nelle categorie ripetitivo e pensierini in quanto da un paio d'anni di comune accordo con altri amici ci facciamo dei pensierini qui nel mio precedente post natalizio le altre categorie Natale, dimmi che regalo fai (sotto l’albero) e ti dirò chi sei [ come risparmiare e.... ]
Analizzando il fatto credo che sia dovuto alla paura di sbagliare , poca voglia di decidere , mancanza di fantasia , ecc e quindi ad alcuni miei amici faccio lo stesso tipo di regalo ( come ad esempio al mio amico insegnante di strumento e chitarrista, di cui ho suggerito il  suo   libro nel post sui regali , regalo sempre cd musicali, e alla ragazza laureata e specializzata in lingue e letterature arabe libri con a tema l'oriente ., ad un altro e la sua ragazza , soprattutto lui che ha la passione per il te confezioni o tazze di te ) con le altre due coppie improvviso .


  Ho regalato  


Alla coppia del musicista
un cd di roberto palmas ( chitarrista da me precedentemente , non ho voglio di cercare in archivio, recensito su questo blog ) e l'ultimo cd di ludovico enaudi
alla coppia del ceramista
il romanzo di Jon Krakauer Nelle terre estreme, in cui viene raccontata la storia vera di Christopher McCandless, giovane proveniente dal West Virginia che subito dopo la laurea abbandona la famiglia e intraprende un lungo viaggio di due anni attraverso gli Stati Uniti, fino a raggiungere le terre sconfinate dell'Alaska e da cui hanno tratto il film Into the Wild - Nelle terre selvagge (Into the Wild) è un film del 2007 scritto e diretto da Sean Penn,
a l'altre due coppie due confezioni di the del commercio equo e solidale
all'amico  vegano     una confezione di nutella free   quella senza  latte e uova  
ad  un altra amica    che  sta  aspettando  l'ok del tribunale  per  l'adozione   questo libro



Invece io quest'anno ecco i regali che ho ricevuto e che credo li consiglierò l'anno prossimo nella mia annuale guida natalizia in quanto sia il primo che il secondo sto già iniziando ad "usarli "




Dalla prima coppia 

Demenza digitale di Manfred Spitzer 

Un libro in cui l'autore lancia l'allarme sull'uso eccessivo di smartphone e computer. «Riducono le nostre facoltà mentali. Andrebbero tassati, come le sigarette "
Alcuni  accusano   d'essere una sorta  di  gufo  , porta  iella  ,  cassandra  , ecc  . Ma   spesso     ci s'indovina   è il caso eclatante  di  Kal Ppper  nella  sua opera  uscita  , se non ricordo male  , postuma  ,  cattiva maestra  televisione   
 Infatti  

Sinossi

I lati oscuri della rivoluzione digitale. Con il gps è impossibile perdersi, senza gps non siamo più in grado di muoverci. I pc ci hanno alleggerito di parecchio il lavoro mentale e ci stanno atrofizzando il cervello, che è un muscolo che non abbiamo più occasione di allenare. Con il "copia e incolla" facciamo tutto in un attimo e non ci accorgiamo che l'uso di Word ci fa disimparare a leggere e scrivere. Facebook dice di volerci aiutare ad "aprire e condividere il nostro mondo con gli altri", ma dove si impara nei social network l'autoregolamentazione, il controllo delle situazioni, la gestione del contatto umano? Con Google possiamo trovare tutto ciò che vogliamo, o tutto ciò che vogliono i motori di ricerca, che annullano il nostro controllo dell'apprendimento. Con il nostro tablet, comodamente seduti in poltrona, abbiamo il mondo a portata di un touch, e in cambio abbiamo anche: insonnia, depressione, obesità, problemi al sistema cardiovascolare e muscolo scheletrico.
Ecco che  [.... ] I dati da cui parte Spitzer sono in effetti allarmanti: negli Stati Uniti i ragazzi fra 8 e 18 anni passano ormai in media 7,5 ore davanti a uno schermo, più che a scuola o a dormire (in Italia, secondo l'11° rapporto Censis sulla comunicazione, il 12,5 per cento dei giovani tra i 14 e i 29 anni usa i media digitali per più di 6 ore al giorno e un altro 15 per cento è fra le 3 e le 6 ore). «Usare continuamente computer o smartphone» spiega Spitzer «ostacola lo sviluppo o il mantenimento di capacità come la memoria, l'autocontrollo, la concentrazione, la socialità, che possono rafforzarsi solo interagendo con il mondo reale. E non si dica che i media digitali aiutano l'apprendimento: molti studi dimostrano che l'introduzione a scuola di computer, tablet o lavagne elettroniche non porta a un miglioramento nelle competenze degli studenti. L'idea poi di utilizzare i media digitali anche per l'educazione e l'intrattenimento di bambini in età prescolare può sfociare in un disastro: a quell'età lo sviluppo cerebrale passa attraverso la manualità, i giochi collettivi, l'attività fisica, il canto e il disegno».
Spitzer esagera? Pare di no. Basta guardare cosa accade in Corea del Sud, Paese che, per l'elevatissima penetrazione di media digitali (il 67 per cento dei giovani coreani possiede uno smartphone, e il 18 per cento di loro lo usa per oltre sette ore al giorno), sta diventando una sorta di vetrina, nel bene e nel male, del mondo informatizzato prossimo venturo. In Corea il termine «demenza digitale » viene usato già dal 2007 per i casi estremi di dipendenza da internet, un disturbo che, a vari gradi di gravità, riguarda il 12 per cento degli studenti. Ma, anche in questo quadro, lo scorso agosto ha fatto scalpore il caso di un quindicenne ricoverato in un reparto di neuropsichiatria di Seul con un nuovo tipo di «demenza digitale», molto simile a quella temuta di Spitzer. Il ragazzo non riusciva più a concentrarsi a lungo, né a ricordare nozioni scolastiche o anche semplici informazioni, come il pin per aprire il portone di casa. Secondo i medici l'eccessivo uso di dispositivi elettronici aveva atrofizzato la sua capacità di passare i ricordi dalla memoria di lavoro a quella di lungo termine.

Altri effetti, meno estremi, dell'overdose digitale stanno emergendo da ricerche condotte su adulti in Europa e Usa. Per esempio, la «nomofobia », dove nomo sta per nomobile-phone

, la paura di dimenticarsi il cellulare e restare isolati, è diventata comune come il raffreddore: in un sondaggio americano su 1000 persone ne è risultato affetto il 66 per cento dei rispondenti (e il 77 per cento di quelli tra i 18 e i 24 anni). Un altro studio ha invece rivelato che immagazzinare online ogni genere di dati fa sì che si ricordino gli indirizzi di archiviazione ma si memorizzi sempre peggio il contenuto di quello che si è salvato: stiamo delegando insomma la memoria al cloud, come abbiamo delegato il senso dell'orientamento al navigatore Gps.

Si rivela un mito anche la speranza che i social network migliorino la vita sociale: uno studio fatto su un milione di ragazze americane dice che quanto più usavano Facebook e simili, tanto più si sentivano isolate e depresse. E neanche l'osannato multitasking, la capacità di svolgere più compiti insieme consentita dai media digitali, si salva: quelli che lo praticano crollano nei test cognitivi svolti in ambiente reale, in presenza cioè di distrazioni, perché hanno più difficoltà a mantenere la concentrazione propria di chi è abituato ad affrontare solo un lavoro alla volta. 
«Per queste e tante altre ragioni» conclude Spitzer «ritengo che i media digitali stiano provocando danni crescenti nella società, e che andrebbero tassati per scoraggiarne l¿uso esagerato». Insomma smartphone e videogame come le sigarette...
«Le preoccupazioni sull'uso di nuovi media » replica però Juan Carlos de Martin, che insegna informatica e cultura digitale al Politecnico di Torino, «si ripetono in ogni tempo. Platone riferiva l'antica paura che l'introduzione della scrittura avrebbe danneggiato la memoria degli uomini, mentre Schopenhauer prevedeva che i romanzi avrebbero rovinato i giovani. Per non parlare del fiume di critiche che investe la tv da decenni. Ma l'umanità ogni volta si è adattata, usando i nuovi media per aumentare conoscenza e creatività». Quindi Spitzer ha torto? 
«Molte delle sue critiche vanno prese sul serio, ma penso che sia presto per dare giudizi tanto aspri su media che esistono solo da pochi anni: aspettiamo che il loro uso si normalizzi, e vedremo che molti degli eccessi attuali spariranno. È comunque ovvio che anche i nuovi media digitali, come i vecchi, dovrebbero essere usati in modo appropriato e ragionevole, soprattutto dai più giovani. Ma proprio i più giovani devono avere anche gli strumenti per decifrarli: al Politecnico tengo un corso su come riconoscere l¿informazione attendibile online e come produrne, ma corsi simili dovrebbero farli tutte le scuole, perché, se non ci si dota di strumenti culturali appropriati, anche i media digitali non faranno che aumentare le diseguaglianze sociali, avvantaggiando i pochi in grado di sfruttarne le potenzialità e svantaggiando i tanti che ne vengono ammaliati e travolti».  ( da ilmiolibro.kataweb.it  più precisamente    da qui  ) 


Altre informazioni


Listino € 19,90
 Editore Corbaccio Collana   
Data uscita 31/10/2013
Pagine 364 
Formato brossura 
EAN9788863805918

 regalo azzeccato    a tratti  ho  una  forte dipendenza  da  fb  e  sono troppo impulsivo nell'usarlo  (  chi è  fra i mie contatti lo sa  )  . Scrivo   condivido troppo infatti alcuni amici o parenti mnascondono i miei  post  . 

 dalla  seconda  coppia 
 Conoscenza  di Dalla   jazz  (sapevo che  suonava  il clarino   e lo anche sentito  nel mio primo concerto    , quando venne in sardegna  nel lontano 1989  )  , ma non immaginavo    che fosse un praticante   e discreto    jazzista . Quanti  quanti ricordi   nel  2  cd  ci sono  canzoni   che hanno segnato la mia infanzia  in particolare   causoi  , piazza  grande  , disperato  erotico stop . 
  già mi piace non c'è  bisogno di cambiarlo  coem imbarazzato mi aveva suggerito  

dalla terza  coppia


Corriere della Sera pubblica il libro “Nelson Mandela. Bisogna essere capaci di sognare” e ne ricorda, all’indomani della sua scomparsa, le grandissime doti politiche e umane attraverso i suoi discorsi più importanti, e le testimonianze di chi lo ha conosciuto in prima persona. Il volume è in vendita nelle edicole 
della Lombardia da oggi 7 dicembre e da domenica in tutta Italia a 4,90 € più il prezzo del quotidiano (è disponibile anche in e-book a partire da 3,59 euro).
Protagonista della lotta all’apartheid, che gli costò 27 anni di prigionia, premio Nobel per la pace nel 1993, presidente del Sudafrica dal 1994 al 1999, e strenuo difensore dei diritti sociali, civili e umani, Nelson Mandela è il simbolo della libertà, e della lotta per guadagnarsi una vita più giusta e migliore.
Con il libro il Corriere della Sera ne ricostruisce il profilo pubblico e privato, le sue battaglie e alcuni retroscena, e offre la possibilità di conoscere meglio, proprio attraverso le sue parole, una figura amatissima in tutto il mondo.
Il libro si apre con il discorso pronunciato a Pretoria nel maggio del 1994, in occasione dell’elezione a presidente della repubblica sudafricana e da subito risuonano con chiarezza il forte richiamo alla libertà per tutti, la necessità che ci siano innanzitutto giustizia, speranza in una vita migliore, emancipazione politica, nobiltà d’animo e la concezione di disastro come occasione per una rinascita.
Il libro continua con alcune testimonianze, da Laurell Boyers a Michele Farina, da Alessandra Farkas a Claudio Magris, da Arthur Miller in un dialogo con Nelson Mandela, a Matteo Persivale e Gian Antonio Stella, che parlano del suo impegno e delle sue battaglie, ricordano i suoi luoghi e il Mandela ispiratore di idee, ma anche di film e di canzoni.
L’efficacia e la chiarezza delle sue parole echeggiano nei più celebri discorsi pronunciati in momenti chiave della sua vita e della storia sudafricana, riportati integralmente a conclusione del libro: la dichiarazione all’apertura del processo alla suprema corte africana, il discorso in occasione della liberazione dal carcere, e alla folla radunata in Trafalgar Square per la manifestazione “Make poverty history” fanno conoscere a tutti le sue idee.
lo so che  è  un pensierino  ma  ogni uno regala ( anch'io  non con loro  , ma  con altra gente   ho fatto cosi   cioè  ho preso un regalo in edicola   )  quello che  può  e  poi  la coppia   d'estate  e a natale  sono i periodi che  lavorano  di  più in quanto   lui lavora  nelle ceramiche  e  lei fa  cassiera  della stessa ditta   hanno avuto poco tempo  e  soprattutto   quest'anno  i parenti  sono stati colpiti in pieno dall'alluvione  del 18-19 novembre  e  quindi ..... avevano altri problemi   a cui  pensare

dalla  seconda  coppia
 IL  primo volume   della trilogia  ‘Buongiorno Sardegna (  DA DOVE   VENIAMO  ) dell'unione sarda   

ed ora i pensierini 

prodotti  equo e solidali e il libro in due ( foto a destra )  Guida all'azione diretta non violenta  
 Sinossi Un manuale che ricorda, suggerisce e insegna tutti i modi per gestire la protesta in maniera efficace ma non violenta.

Altre informazioni
Marco Forlani,Enrico Euli
EditoreTerre di Mezzo
Data uscita31/12/1998
Pagine108
Formatobrossura
EAN9788888424538













quando la musica incontra la letteratura il duo Marras-Niffoi

Pietro  Marras  (  a sinistra  ) e  Salvatore Niffoi ( a destra  )

Ci sono voluti cinque anni di lavoro, trascorsi tra Nashville, Capoterra e Orani, per dare alla luce "Ali di stracci". L'album, inserito nella collana la Biblioteca dell'identità, nasce dall'incontro tra la musica di Piero Marras e le parole di Salvatore Niffoi.

Marilyn fece cantare Ella Fitzgerald al Mocambo (che l'aveva cassata per via del fatto che era nera - anni '50)

Marilyn fece cantare Ella Fitzgerald al Mocambo (che l'aveva cassata per via del fatto che era nera - anni '50) adducendo che sarebbe stata nel club se EF avesse cantato nel locale. E così fece... Grandi donne 

 dalla  un pagina  di facebook   https://www.facebook.com/pages/I-libri-di-Daniela-Tuscano/ amica  e  utente  




Wonderful story on the unlikely sisterhood of actress Marilyn Monroe & jazz legend Ella Fitzgerald! Blogger Patricia Grannum writes, "Apparently in the 50s, a popular nightclub, Mocambo would not book Ella Fitzgerald because she was black.Fortunately for Ella, she had a powerful and unlikely benefactor:
“I owe Marilyn Monroe a real debt… it was because of her that I played the Mocambo, a very popular nightclub in the ’50s. She personally called the owner of the Mocambo, and told him she wanted me booked immediately, and if he would do it, she would take a front table every night. She told him - and it was true, due to Marilyn’s superstar status -- that the press would go wild. The owner said yes, and Marilyn was there, front table, every night. The press went overboard. After that, I never had to play a small jazz club again. She was an unusual woman - a little ahead of her times. And she didn’t know it.” - Ella Fitzgerald
For many Mighty Girl stories that explore racial discrimination and prejudice, visit http://www.amightygirl.com/books/social-issues/prejudice-discrimination?cat=71
There are two wonderful picture book biographies about Fitzgerald's incredible life story: "Skit-Scat Raggedy Cat," a lively, playful picture book for children ages 5 to 9 (http://www.amightygirl.com/skit-scat-raggedy-cat-ella-fitzgerald) and "Ella Fitzgerald: The Tale of a Vocal Virtuosa" -- beautifully illustrated picture book for children ages 5 to 9 (http://www.amightygirl.com/ella-fitzgerald-the-tale-of-a-vocal-virtuosa). 
She is also included in “Sophisticated Ladies: The Great Women of Jazz,” a compilation of biographies written for ages 11 and up (http://www.amightygirl.com/sophisticated-ladies-the-great-women-of-jazz) 

For more stories of girl and women in the arts, visit our “Creative Arts” section athttp://www.amightygirl.com/books/general-interest/creative-arts

Thanks to Women of Colour page for sharing this story:http://tinyurl.com/86ucg3m

appello dell'associazione luca coscioni e lettera aperta ai pro stamina e i loro seguaci in particolare Gianfranco Merizzi, presidente di Medestea, l’azienda farmaceutica che ha finanziato Stamina Gianfranco Merizzie ai pro stamina





l'articolo che   ha  originato   questa lettera che  trovate  sotto

http://blog.jasonfweb.com/dossier-su-stamina

da  http://blog.jasonfweb.com/

Dopo l’articolo sul caso Stamina, [ ne trovate  sopra l'url  ]  sono stato incalzato —e criticato— da Gianfranco Merizzi, presidente di Medestea, l’azienda farmaceutica che ha finanziato Stamina e che ora conta tra i suoi impiegati Davide Vannoni. Quella che ho voluto raccontare è la storia —in breve— del caso Stamina considerate quelle che sono le carte in tavola. Merizzi si è reso disponibile a chiarirmi come sono andate realmente le cose. Nella sua posizione, è sicuramente più di chiunque altro in grado di conoscere tutti i dettagli della questione —dopotutto i soldi per Stamina ce li ha messi. Siamo molto interessati a sentire il suo punto di vista. Attendo ancora la sua mail.


Mi rivolgo dunque a Gianfranco Merizzi, che non dimentichiamo, è un uomo di scienza.

I conti non ci tornano, quando guardiamo al caso Stamina. Ciò che sembra non passare è che il mondo della scienza vuole essere convinto del contrario. Vuole che il metodo Stamina sia valido. Vuole salvare quelle vite!
Se le cose non sono fossero andate come sembra, è nel Vostro —della Sua azienda e di Stamina— pieno interesse mostrarcelo.
Piuttosto che correggere me, un signor nessuno (ma La invito a farlo), su cosa e come, preferirei che rispondesse a qualche domanda più generale —quelle a cui la gente vorrebbe delle risposte.
Perchè invece di parlare di complotti e di illegittimare chi vi ha giudicato non si sta lavorando per rendere il metodo conforme alle richieste?
Vogliamo provare a salvare queste vite? Medestea stessa, lo ha detto Lei in una intervista recente, ha un grande interesse nel mercato delle staminali per il prossimo futuro. Lei è a capo di una azienda che potrebbe avere le risorse, l’interesse e le competenze per rendere il metodo Stamina adatto alla sperimentazione. Potete dotarlo di una solida base teorica e di prove della sua efficacia e sicurezza.
Come si può pensare di ottenere una Marketing Authorisation dalle autorità, altrimenti? Forse, suppongo, questo potrebbe essere bypassato grazie alle cure compassionevoli, mi corregga se sbaglio. E ancora, in Cina —dove vorreste operare— le cose potrebbero essere diverse (anche se pare stiano cambiando).
Confido che Lei, da uomo di scienza, non ci verrà a dire che il metodo Stamina la base scientifica ce l’ha.
C’è chi sostiene che, nonostante la base teorica mancante, ci siano le prove dell’efficacia e della sicurezza del metodo.
Se questo metodo funziona, allora dove sono? Perchè non pubblicate i dati? E’ veramente tutto quello che si chiede, per avere fiducia. Tenere tutti all’oscuro non fa che mettervi in cattiva luce.
Se vi interessa la via privata, non si chiede nemmeno di renderlo pubblico, il metodo —ma di farlo approvare dalle autorità competenti, come qualsiasi altra terapia. La vostra è un’azienda, e un’azienda ha il diritto di proteggere la proprietà intellettuale —quella di Stamina in questo caso. Stamina ha però anche il dovere di offrire delle risposte alle domande ragionevoli in sua relazione, soprattutto se il finanziamento è pubblico. C’è in gioco la vita della gente, non solo il know-how da nascondere ai concorrenti.
Le mesenchimali, nessuno lo nega, sono molto promettenti. La ricerca nel campo delle staminali è attivissima. Potenziali trattamenti interessanti ce ne sono. Perchè invece di fare ostruzionismo sistematico non si mette in piedi un clinical trial utilizzando le conoscenze a disposizione della comunità scientifica, in modo da poter garantire le terapie a questi pazienti?
Non mi è chiaro se Stamina cerchi di fare del bene come ONLUS, o cerchi il ritorno economico grazie all'accordo con Voi. Le cose potrebbero combaciare, idealmente.
Infine, c’è un’altra considerazione: Stamina ha cambiato le regole del gioco. L’iter tradizionale è stato sconvolto. Si è arrivati alla possibilità di una sperimentazione sull’uomo in una frazione del tempo tradizionale —e ad una frazione del costo.
Dimentichiamoci di tutto ciò è successo prima, di Vannoni, di Le Iene. Quei pazienti potevano ottenere una terapia seria, se alla commissione fosse arrivata una proposta ragionevole. Questa non è pervenuta.
Ora la Sua azienda ha la possibilità di convertire tutta l’innegabile fama di cui Stamina gode in terapie da offrire ai malati. Avere Stamina tra le proprie frecce è senz’altro un’ottima mossa di marketing per chi si addentra nel mercato delle terapie con staminali. Vi si chiede ora solo trasparenza ed etica professionale.


27.12.13

Giovane malata difende test su animali e riceve augurio di morte su Facebook La studentessa di veterinaria a Bologna: "Grazie alla vera ricerca oggi ho 25 anni". E piovono insulti e minacce: "Se crepavi a 9 anni non fregava a nessuno"




Solidarietà , pur non condividendo la sua scelta pro vivisezione \ sperimentazione sugli animali . Non è con la mancanza di rispetto e di dialettica che s'esprime il proprio dissenso

N.B come si può evidenziare  dal suo  diario su facebook  https://www.facebook.com/caterina.simonsen la  ragazza  è  vegetariana \ vegana  e  ama  gli animali e  Studia Veterinaria presso Università di Bologna

 








fonte   repubblica  online 

 


BOLOGNA -"Per me puoi pure morire domani. Non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per un'egoista come te", firmato Giovanna. E solo uno degli "oltre 30 auguri di morte e oltre 500 offese" ricevuti su Facebook e denunciati da Caterina Simonsen, studentessa di Veterinaria all'università di Bologna, vegetariana, colpita da 4 malattie genetiche rare, e divenuta il bersaglio di estremisti animalisti sul social network dopo avere pubblicato una foto che la ritrae con il respiratore sulla bocca e un foglio in mano: "Io, Caterina S. - recita la scritta - ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale.
Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro".
Il post, rilanciato dalla pagina 'A favore della sperimentazione animale', ha totalizzato fino a questa mattina 2.690 condivisioni e 13.893 'Mi piace'. Ma ha suscitato anche una pioggia di "insulti, apprezzamenti, di tutto e di più", spiega la ragazza che con due video risponde a chi la attacca e lancia un appello a Partito animalista europeo, Lega antivivisezione (Lav) e Michela Vittoria Brambilla, affinchè si dissocino dagli auguri di morte e prendano provvedimenti.
"Se crepavi anche a 9 anni non fregava nulla a nessuno, causare sofferenza ad esseri innocenti non lo trovo giusto", è il messaggio di Valentina. Concorda Mauro: "Per me potevi pure morire a 9 anni, non si fanno esperimenti su nessun animale, razza di bestie schifose".
Insulti anche da Perry: "Magari fosse morta a 9 anni, un essere vivente di m... in meno e più animali su questo pianeta". Materiale che Caterina ha consegnato alla polizia postale, con nomi e cognomi degli autori dei post. "Non capisco


 il perchè di tanta cattiveria", replica la giovane. "Loro non sanno chi sia io, cosa faccia io, e probabilmente sono così ingenui da non sapere che tutti i farmaci che prendono, che danno ai loro figli e che danno ai loro animali sono stati testati sugli animali". Perchè è questo che prevede la legge in attesa di metodi alternativi altrettanto validi, precisa la ragazza prima di raccontare come si convive con le patologie di cui soffre.
 




Il carabiniere del Pci che salvò Emilio Lussu


In Sardegna. Per punizione. Colpa di un ritardo dopo una libera uscita. Giovanni Chabert, sottufficiale dei Carabinieri reali, fu spedito ad Armungia nel '17 con una missione ufficiale e un'altra più riservata: inaugurare la caserma in quel paese del Gerrei e controllare un intellettuale che aveva fatto parlare di sé, Emilio Lussu. Arrivò da solo in sella a una bici, requisì una stalla, la elevò al rango di sede dell'Arma e si accorse che lì l'italiano era lingua straniera. Riuscì a ricevere a stento la prima denuncia: mi è sparito un paiolo di rame, forse me l'hanno rubato i Lussu . Niente male come battesimo: una perquisizione nella casa della famiglia più in vista di Armungia.Chabert non trovò la preziosa pentola, era una calunnia. Il suo sguardo incrociò quello di Maria, vedova del fratello di Emilio Lussu, Peppino, morto di tisi in un campo di prigionia. Fu amore. Il maresciallo che doveva controllare il fondatore del Psd'Az ne divenne parente, amico, complice: gli fece persino arrivare denaro durante la latitanza parigina.Questa storia d'amore e politica non compare sui libri di storia. Fa bella mostra nei ricordi di una famiglia che ancora oggi ha una casa in pietra ad Armungia. Sì, proprio quella costruita dal maresciallo piemontese che arrivò nel Gerrei per punizione e ci rimase per sempre. Così benvoluto che alla caduta del fascismo fu nominato sindaco pro tempore in quota Partito comunista.

sintesi sulle vicende stamina - vanoni

 Chiedo   scusa   se   vi rompo le  scatole  non basta quanto ne  sentiamo  e  sentiremo parlare in tv  e suoi media  , con il metodo  vanoni stamina  . Ma   : 1)  c'è  molta disinformazione e  faziosità nei media   e  adesso  nei social  network specie quelli  pro vanoni     adesso anche  in rete  ., 2)  ma  soprattutto  mi da   fastidio chi specula   , illudendoli sula pelle  di chi  ha  tali  malattie ed  i loro  familiari   .,  3) l'incapacità del ministro precedente  di   non resistete  alle pressioni e  ai ciarlatani  e che spreca   soldi pubblici  , che potrebbero essere  usati   per  migliorare  il sistema   sanitario  curare più persone  , per  una  cura  placebo  e  farlocca  non ancora sperimentata  .  4)  la  gente    , malati o sani  che si beve  senza  un minimo  spirito critico  le  fesserie     ,   come  se  il precedente caso  di   Bella  non avesse insegnato  niente  .  Ma  ora    basta   ho parlato anche troppo lascio  parlare  chi ne sà  più   di me  .in quanto laureata  in farmacia  e  lavora  in una farmacia
 e   da questo    video  interessante , presa  dalla sua pagina   facebook     sulla    vicenda  Vanoni e  sul  suo metodo  dubbio per  ora  truffaldino  sarà la magistratura  a decidere   ci sono indagini in  corso  


Stamina, cartelle cliniche dell'ospedale Brescia "Nessun segno di miglioramento in 36 pazienti" ?

un ulteriore   conferma    a quanto già   si diceva ,  in attesa  della  conferenza stampa  di domani dei pro stamina , sembrerebbe   venire    dalle  " cartelle cliniche dell'ospedale Brescia  "Nessun segno di miglioramento in 36 pazienti"

fonte  unionesarda online  online  del 
Non c'è alcuna prova documentata di miglioramenti reali nei pazienti sottoposti al trattamento stamina. E' quanto appare dalle 36 schede di sintesi delle cartelle cliniche elaborate dagli Ospedali Riuniti di Brescia e consegnate agli esperti del primo Comitato istituito dal ministero della Salute.
Gli esperti della Commissione hanno ricevuto da Brescia quindi solo una estrema sintesi delle già lacunose cartelle cliniche a disposizione. Nel materiale, tutto segretato e di cui l'ANSA è venuta in possesso, vengono riportati solo alcuni casi di miglioramento auto valutato dal paziente o dalla
famiglia, ma non certificato dalle analisi. Nella maggior parte delle schede non vengono riportati effetti collaterali alle infusioni alle quali sono stati sottoposti i malati, ma negli aggiornamenti più recenti, fermi al 25 novembre, non si registrano miglioramenti.
I GENITORI DEI BAMBINI MALATI - Certificati medici di neurologi, neuropsichiatri ed altri specialisti che attesterebbero miglioramenti ottenuti dai bambini che hanno effettuato le infusioni secondo il metodo Stamina a Brescia, oltre che la mancanza di effetti collaterali.
 fonte  E poi le "cartelle di dimissioni dei piccoli, che lo stesso ospedale rilascia al termine di ogni infusione e dove vi è nero su bianco quanto fatto". Saranno questi, secondo quanto spiega all'Ansa Guido De Barros, il papà della piccola Sofia, alcuni dei documenti che verranno mostrati domani ai giornalisti in una conferenza stampa a Roma organizzata dai genitori dei pazienti in cura con il metodo Stamina a Brescia.
A presenziare alla conferenza stampa, durante la quale, sottolinea De Barros, "si metteranno in evidenza anche delle mancanze, come quella dell'ospedale, che non ha effettuato visite diagnostiche di follow up", oltre a una decina di genitori anche il dottor Marcello Villanova, neurologo dell'ospedale "Nigrisoli" di Bologna e la dottoressa Imma Florio, pediatra di Sofia. Non ci sarà invece il presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni perché, evidenzia il papà della piccola affetta da leucodistrofia metacromatica e che sta effettuando le infusioni secondo il metodo Stamina da un anno, "questa è un'iniziativa dei genitori". "Annunceremo anche la costituzione di una Onlus dei genitori dei pazienti in cura a Brescia, indipendente e libera" conclude De Barros.

 e  intanto  Vanoni  va all'estero paura    qualcosa da  nascondere , o voglia  di lavorare in pace    ? 

  fonte  repubblica  online del  27\12\2013

 
Vannoni, lo stregone di Stamina: "Nessuna truffa, vado all'estero"

"È vero, non sono un medico. Mai usato una siringa, mai curato un paziente". La lobby dei farmaci vuole fermarmi sulla pelle di chi soffre. Ho preso soldi ma solo da chi poteva permetterselo e ora porterò i miei malati all'estero
Davide Vannoni, 43 anni, presidente di Stamina Foundation,
con alcuni suoi pazienti durante le proteste a Roma 

Per cominciare, come dobbiamo chiamarla? Signor Vannoni? Dottore? Professore? Vittima? Truffatore? Ciarlatano?
"Dottore certamente, perché sono laureato in lettere e filosofia. Professore anche, perché ho una cattedra di psicologia all'Università di Udine. Ma signor Vannoni va benissimo".

Vittima no?
"Un po' sì, perché sono oggetto di un attacco a fronte unico, persino oltre il procuratore Guariniello che, io penso, avrebbe già archiviato tutto senza le pressioni del ministero della Salute".

Beatrice Lorenzin ha detto che lei macchia l'immagine dell'Italia.
"La macchia di più questa signora: su 150 malati in lista d'attesa, ne sono morti già otto dopo lo stop della sperimentazione imposto da Roma, e tre erano bambini".

Lei è un truffatore?
"Perché esista una truffa, occorre che qualcuno intaschi del denaro. A Brescia, in una struttura pubblica, nessun paziente pagava un euro".

Ma prima, a San Marino, sì. Il dottor Guariniello lo definì un laboratorio cosmetico.
"Per allestire quel laboratorio, con tanto di sala operatoria, spesi 350 mila euro e ipotecai la casa. Poi, certo, alcuni pazienti pagavano le cure, ma solo quelli che potevano permetterselo".

Per 5 infusioni, 27 mila euro: conferma?
"Sì, ma qualcuno non sborsò nulla. Chi poteva, pagava, gli altri no. Nessuno rimase mai senza cure".

È vero che agli inizi della Stamina Foundation, qui a Torino, lei aveva allestito un laboratorio nel sottoscala del suo call center?
"Tutto in regola, si trattava di un laboratorio a pressione positiva con due camere bianche. Lo bloccò solo una legge europea".

Lei non è un medico ma un esperto di psicologia e ricerche di mercato: che c'entra con le cellule staminali?
"Sono un presidente di fondazione, come Montezemolo per Telethon. Mai preso una siringa in mano, mai curato nessuno, ci mancherebbe. A quello pensano i nostri specialisti".

Però non è scientificamente provato che il metodo Stamina sia efficace. Quali rischi corrono i pazienti?
"Solo quelli legati all'improvvisa interruzione delle cure, e non dipende da noi. Nessuno ha mai sofferto per effetti collaterali".

Come spiega allora le denunce?
"Sono appena 6: forse qualcuno si aspettava i miracoli che noi non promettiamo. Tuttavia, molti malati migliorano le capacità di movimento già dopo la prima infusione, nessuno peggiora e molti rimangono in vita a lungo: abbiamo bambini di sei o sette anni, dati per spacciati quando ne avevano tre. Illustri specialisti, come i professori Villanova e Andolina, sono con noi. E io non mi sento uno stregone".

Se non esistono segreti, perché non rendete pubblico il vostro protocollo di cura?
"Perché non è brevettato, e per evitare che in Israele oppure a Hong Kong qualcuno lo metta in pratica copiandolo, e chiedendo 30 mila euro a iniezione".

Però la commissione ministeriale non vi crede.
"Abbiamo rotto le uova nel paniere a qualcuno. Su dieci commissari, guarda caso, sono presenti alcuni nostri critici della primissima ora, e non figura neanche un biologo staminologo".

Che significa rompere le uova nel paniere?
"Una persona colpita da malattie neurodegenerative costa circa 300mila euro all'anno allo Stato. Un ciclo di iniezioni mensili tradizionali, per lo più inefficaci, costa 28 mila euro. L'industria farmaceutica non ha certo interesse ad incoraggiare altri soggetti e altri farmaci".

Dicono che lei si sia aggirato in camice bianco all'ospedale di Brescia, come un vero medico.
"Smentisco, come del resto ha fatto la direzione sanitaria".

Una rivista scientifica vi ha accusato di plagio nei confronti di ricercatori ucraini.
"Falso anche questo. Portai in Italia due specialisti come Vyacheslav Klymenko e Olena Schegelska, per lavorare a un progetto pubblico finanziato dalla Regione Piemonte, nulla di più limpido. Poi, l'allora presidente Bresso bloccò tutto senza motivi, e ancora non so perché".

Lei viaggia in Porsche: per forza qualcuno sospetta.
"L'unico sfizio della mia vita, comprato peraltro in leasing. Non una grande idea a livello di immagine, lo riconosco".

Uno sfizio reso possibile grazie al denaro di una multinazionale svizzera, Medestea. È vero?
"Da loro dovevamo ricevere due milioni di euro per la ricerca, ne sono arrivati solo 400mila. Il presidente Gian Franco Merizzi è una persona seria. A parte l'auto, tutto il denaro l'ho messo nella Stamina Foundation, il dottor Guariniello conosce i miei conti correnti meglio di tutti".

L'accusano di essersi fatto i soldi con i moribondi.
"Un'infamia, e ho pronte le querele. Se avessi fiutato il business, avrei portato i malati in Ucraina senza mettermi in tutti questi guai. La fondazione per me è diventata un pozzo senza fondo, altro che guadagni vergognosi".

Un paziente di Trieste è morto: ora lei rischia un'accusa per omicidio colposo, non solo per truffa o associazione a delinquere.
"Quella persona è morta di polmonite dopo essere stata costretta ad interrompere le cure, mentre i suoi familiari ci imploravano di proseguire. Associazione a delinquere? Con due direttori sanitari e venti medici dalla nostra parte?Per favore, non scherziamo".

Cos'è, allora? Un complotto?
"Siamo certamente vittime della lobby dei farmaci, della burocrazia e della politica. Tutto sulla pelle di chi sta morendo".

È vero che potreste riprendere la sperimentazione all'estero?
"Abbiamo individuato una clinica a Capo Verde, attualmente inutilizzata. È già stata costituita una cooperativa di pazienti, senza fini di lucro, massimo una quota a testa. Queste persone apriranno un laboratorio con i loro soldi, pagheranno gli stipendi ai nostri biologi e noi le cureremo. Per la sanità sarà una vera rivoluzione, un'innovazione mondiale".

Lei ha mai lucrato sulla disperazione di un malato terminale?
"Mai. E ho lettere di persone che ci supplicano di riprendere le cure. A noi guardano 280 mila famiglie in Italia e due milioni di malati, le patologie rare sono circa 5 mila, le staminali possono curarne più di 120. Io mi sento responsabile nei confronti di questa gente e delle loro speranze. Chi soffre e sta morendo non telefona certo al dottor Guariniello o al ministro Lorenzin, chi soffre chiama noi".


  a voi  ogni giudizio    concludo parafrasando   questa  pubblicità




meditate  gente meditate  




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