20.12.16

Berlino, Fabrizia Di Lorenzo, la ragazza dispersa: una figlia dell'Erasmus con il sogno dell'integrazione .,e dubbi sull'attentato parte II

Leggendo sula  mia pagina  di fb   l'articolo di repubblica  (  condiviso  dalla amica  \ utente  daniela  tuscano  ) che  trovaste  sotto  ,  ho deciso di spostare l'altra  news   sul tentativo  di trovare  un capo espiratorio  o errore  sui  colpevoli dell'attentato  (  ?  )   eun altro post  sui  miie dubbi dell'attentato http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2016/12/dubbi-sul-vile-attentato-ai-mercatino.html


da repubblica  online


Berlino, Fabrizia Di Lorenzo, la ragazza dispersa: una figlia dell'Erasmus con il sogno dell'integrazione.
Cervello in fuga, 31enne di Sulmona, laureata a Bologna, lavora nella capitale tedesca per un'azienda di trasporti. I familiari in Germania per l'esame del Dna


di AGNESE ANANASSO






Fabzia Di Lorenzo (foto da Twitter) DOPO ore col fiato sospeso in attesa di notizie su Fabrizia Di Lorenzo, la 31enne di Sulmona (L'Aquila) dispersa dopo la strage di Berlino di ieri sera, le speranze che non sia tra le vittime non identificate si sono ridotte a un soffio. Lo stesso papà Gaetano, in partenza per la capitale tedesca ha affermato tra le lacrime: "Non dovrebbero esserci più dubbi, aspettiamo conferme, ma non mi illudo"
L'allarme è scattato in mattinata quando Fabrizia non si è presentata al lavoro ma i familiari hanno da subito temuto il peggio, da quando hanno cercato invano di mettersi in contatto con lei, senza ricevere risposta. Il suo cellulare è stato poi ritrovato sul luogo dell'attentato. Questa notte la famiglia si è messa quindi in contatto con la Farnesina e la madre e il fratello sono partiti immediatamente per la Germania per essere sottoposti all'esame del Dna. Solo dopo la comparazione del profilo genetico con le vittime non identificate le sue condizioni potranno essere ufficializzate.


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#Berlin. my cousin (Fabrizia Di Lorenzo) not replying to us since yesterday night. Some1 found her phone and metro pass on the site. #help12:55 PM - 20 Dec 2016

Cittadina del mondo, Fabrizia appartiene alla cosiddetta generazione Erasmus, ha scelto un percorso formativo orientato all’integrazione tra i popoli e alla lotta alla discriminazione. Dopo la laurea triennale alla Sapienza di Roma in Mediazione linguistico-culturale, ha conseguito la magistrale all’Alma Mater di Bologna in Relazioni internazionali e diplomatiche e un master alla Cattolica di Milano in tedesco per la comunicazione economica. Da qualche anno vive a Berlino, dove lavora in un’azienda di trasporti.
Una vocazione, quella di Fabrizia, che emerge anche da frasi, citazioni, immagini postate su Twitter, un susseguirsi di messaggi contro la discriminazione razziale e appelli a non confondere il terrorismo con l’immigrazione. L’ultimo cinguettio risale al 5 dicembre, con il video della scena del film "La meglio gioventù" in cui il professore universitario, durante un esame di medicina, invita Nicola (Luigi Lo Cascio) a lasciare l'Italia, un Paese di dinosauri, in cui non cambia mai nulla.

Berlino, i tweet di Fabrizia Di Lorenzo: "Non confondiamo immigrazione con terrorismo"





Insomma  una della  meglio  giovenbtù ched  non hanno   mandato il cervello all'ammmasso  come si diceva  un tempo   ovvero non si è defilippilizzata  


da  rai news  24 
(...) 
L'uomo, ha aggiunto, non compariva in alcun elenco di sospetti per attività terroristiche. La sua richiesta di asilo non era stata completata, ha aggiunto il ministro. "Forse non è lui" "C'è la possibilità che non si tratti del vero responsabile". Lo hanno detto gli inquirenti tedeschi nel corso di una conferenza stampa a proposito dell'uomo fermato ieri dopo la strage provocata da un camion piombato sulla folla in un mercatino natalizio a Berlino. "Al momento non abbiamo video dell'attentato. Ma collaboriamo con la polizia penale per un'analisi dettagliata dell'attentato anche attraverso sopralluoghi. Vogliamo raccogliere eventuali registrazioni video di questo camion con targa polacca. Dobbiamo ancora stabilire se vi siano più autori e se ci sono complici. Non sono state raccolte prove definitive. La persona fermata è di cittadinanza pachistana e c'è la possibilità che non si tratti del vero responsabile". Die Welt: sospetto ancora in fuga e armato Il pakistano fermato potrebbe dunque non essere l'autore dell'attentato. Lo riferisce la Die Welt citando fonti della sicurezza, secondo le quali il sospetto sarebbe invece ancora in fuga ed armato. La polizia e le forze speciali ne sarebbero state informate. Il testimone Intanto i media tedeschi raccontano che l'uomo è stato fermato grazie a un testimone che lo ha seguito e ha avvertito la polizia che lo ha arrestato poco distante dalla Colonna della Vittoria, nel cuore del parco Tiergarten: il testimone aveva assistito all'assalto del tir al mercatino, poi ha visto scendere il conducente dal camion e fuggire a tutta velocità. Ha deciso di seguirlo e, senza perderlo di vista, si è messo in contatto al cellulare con la polizia. E a due chilometri circa dal mercatino, quando era ormai all'interno del parco centrale di Berlino, varie agenti hanno bloccato il fuggitivo. Il vero autista Il vero autista del camion lanciato ieri sera contro la folla a un mercatino di Natale a Berlino sarebbe il 37enne polacco ritrovato morto a bordo del mezzo pesante: lo riferisce l'emittente polacca TVN24, ripresa dalla Bbc. L'uomo è morto perché colpito da colpi di arma da fuoco. Lo riferisce il sito dell'emittente N-Tv citando il ministro dell'Interno del Brandeburgo, Karl-Heinz Schroeterun che partecipava a una teleconferenza di ministri dell'Interno regionali tedeschi. Il cugino dell'autista, Ariel Zurawski, ha spiegato che il camion è stato dirottato mentre viaggiava dall'Italia a Berlino con un carico di travi d'acciaio. Zurawski ha aggiunto che il cugino avrebbe dovuto sostare a Berlino fino ad oggi a causa di un ritardo nella consegna. La polizia, segnala tuttavia la Bbc, ha affermato di ritenere che il camion è stato rubato da un cantiere in Polonia. Camion rubato poche ore prima l camion utilizzato nell'attacco di ieri sera a Berlino era stato rubato poche ore prima. Lo riferiscono i media polacchi. Il Tir ha targa polacca ed è di proprietà di una impresa di trasporti di Gryfino, vicino alla frontiera fra Polonia e Germania. Secondo i dati del Gps satellitare, riferisce l'emittente polacca TVN24, il camion è stato parcheggiato ieri verso mezzogiorno a Berlino con un carico di acciaio che doveva essere scaricato alle prime ore di questa mattina. Attorno alle 16, il motore del camion è stato acceso varie volte senza però che il mezzo si mettesse in moto, in quelli che potrebbero essere tentativi dell'aggressore per mettere in marcia il Tir. Il mezzo ha poi lasciato il parcheggio alle 19.45, poco prima di piombare sulla folla del mercatino di Natale. Il proprietario dell'impresa di trasporti aveva già detto di aver perso i contatti con il conducente del camion a partire dalle 16 di ieri pomeriggio. Camion partì da Italia il 16, no collegamenti Il camion era partito dall'Italia il 16 dicembre ma non c'è alcun collegamento tra l'attentato e il nostro paese. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate della sicurezza, il Tir ha passato la frontiera del Brennero attorno alle 18 di venerdì scorso, dopo aver caricato dei laminati in uno stabilimento della Brianza, in Lombardia. - (....) continua http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Attentato-a-Berlino-il-pakistano-fermato-nega-media-killer-in-fuga-tra-i-dispersi-una-italiana-fd53ef2c-534c-4506-9837-ac3fb66db300.html

Quest'ultimo flash confermerebbe kla sua innocenza
    http://www.repubblica.it/esteri/2016/12/20/news/attentato_a_berlino_interrogato_nella_notte_migrante_pakistano_alla_guida_del_tir-154500269/  

Ines, la “sentinella” della vallata, è l'unica residente di Moschiasinis Tramonti, a 93 anni continua a vivere nella borgata fantasma: «È il mio paradiso terrestre»


Sulle note   della  bellissima  e toccante  versione  Live   di  Campestre -  C S I  in La terra,la guerra, una questione privata



Riporto una storia che è tipica , anche non riguarda la sardegna che purtroppo sta subendo una lenta agonia antropologica e geografica ( paesi dell'interno che si spopolano e si desertificano mentre paesi vicino alle coste si aumentano per tali immigrazioni interne d'abitanti come dimostra il grafico  sotto   al centro )  

ma è una storia che secondo me s'adatta benissimo alle tematiche  di   questa pagina fb  https://www.facebook.com/Paesitudine-352090741835437/

da  http://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/ del 20\12\2016


Ines, la “sentinella” della vallata, è l'unica residente di Moschiasinis
Tramonti, a 93 anni continua a vivere nella borgata fantasma: «È il mio paradiso terrestre»
                                     di Giuseppe Ragogna






TRAMONTI. Ines è rimasta l’ultima sentinella di una delle numerose borgate disperse nelle vallate friulane. È l'unica abitante di Moschiasinis: un pugno di abitazioni ridotte all'osso e abbandonate, dove ormai si respira soltanto passato. Lassù anche i ricordi sbiadiscono con il passare del tempo.
Pian piano, la Natura si riappropria, implacabile, delle opere fragili dell'uomo. Il municipio di Tramonti di Sotto è sei chilometri più in là, verso il passo del Rest. Sotto Natale, Ines Crovato compirà 93 anni. Un'età che non sente. La “signora dei monti” non vuole abbandonare la sua casa, perché lì è racchiusa tutta la sua vita.
Giunse da Muinta, località sull'altra sponda del fiume Meduna, quando il lago artificiale di Redona ancora non esisteva. Era pronta a coronare il grande sogno di mettere su famiglia con l'amore della vita: . Gjovanin Miniutti, un lavoro da emigrante, tra Francia e Germania, per guadagnare qualche soldo in più.
A chi va a trovarla, ripete la scarna filosofia esistenziale: «Non ho mai sentito il bisogno di altro. Qui ho sempre trovato tutto ciò di cui ho bisogno».
È anche questa l'armonia della semplicità: portare a termine nei giusti tempi e nei modi equilibrati ciò che è essenziale per vivere.
E, ovviamente, accontentarsi: «Si campava con ciò che dava la terra. Tanta polenta profumata, fatta bene, con passione, per tirarla a giusta cottura perché come per le opere d'arte a vul timp; e poi minestrone di fagioli, patate lesse, radicchio di orto, verze, rape per la brovada; e poi ancora formaggio fresco, o vecchio, e un po' di carne di gallina, ma poca, quel che basta. Nei tempi buoni c'era la mucca per il latte».
Magari lentamente, ma il mondo è cambiato anche per la signora Ines: ora ci pensano i figli a portarle le scorte di beni alimentari.
Roba semplice, senza esagerare: «Nella borsa ci buttano dentro i biscotti savoiardi, che vanno bene con il caffè e mi fanno fare bella figura con i pochi ospiti che passano da queste parti».
Muoversi per sempre da Moschiasinis, mai! Ines accetta l'invito dei familiari a trascorrere le feste natalizie e il periodo più freddo dell'anno tra San Foca e Pordenone: «Ma dopo torno, eh! Non posso chiudere baracca anch'io.
Qui c'è il mio Paradiso in terra. Sono nata tra le montagne: qui si vive e si muore. Ci si affida a Dio per qualsiasi cosa, anche soltanto come modo scaramantico: Che Diu nus vuardi dal pesu / Che Dio ci guardi dal peggio».
Ines ha trasmesso i ricordi e le tradizioni ai figli, soprattutto a Meto (Giacomo Miniutti, il cantore della vallata). Le storie devono passare di generazione in generazione. E ci si mette sempre qualcosa di nuovo. Storie che talvolta diventano leggende. Ora tocca ai nipoti.
Si sa che i racconti hanno bisogno di un'atmosfera speciale. Il posto c'è ancora, in alto per scrutare meglio l'orizzonte verso il lago. Vicino all'abitazione resiste infatti una panca di pietra (prima era in legno), per anni il luogo del raccoglimento tra i silenzi, per conversazioni e testimonianze. «Nascevano tante fantasie attorno a una domanda curiosa: chissà che cosa ci sarà oltre quelle montagne?
Un mistero per chi conosceva al massimo le numerose borgate tutt'attorno. L'ho capito solo andando in pianura a barattare le ceste fatte in casa con un po' di cibo per l'inverno. Sì, laggiù c'erano tante novità, ma nulla di importante per me. Che cosa farmene della modernità quando a Moschiasinis avevo già tutto? Il televisore l'hanno regalato anche a me.
Mi fa un po' di compagnia, ma soltanto di sera, prima di addormentarmi. Per il resto… al basta un tic (è sufficiente un po' di niente): l'aria, il sole, la luna, l'acqua... e le piccole cose che mi servono. No stracià (non sprecare!)».
Successivamente, negli anni del dopoguerra, la costruzione della diga di Redona rivoluzionò la vita degli abitanti della Valtramontina. Il lago avrebbe dovuto portare progresso e benessere per tutti: invece scompaginò numerose vite e il paesaggio per garantire l'energia necessaria all'industrializzazione lontano dalla vallata.
Le sue acque inghiottirono alcune borgate, i cui scheletri delle case riemergono ancora nei periodi di siccità. Molti residenti ne approfittarono per andarsene in cerca di miglior fortuna. Il futuro era altrove: in pianura, in giro per il mondo, non certo nelle scomode montagne, che non rendono. Ines però non vuole mollare. Resiste come silenziosa custode di tante storie della vallata.
 di 

Natale, è boom di truffe online. Regali pagati e mai arrivati, OCCHIO


ALTRO SU MSN:   E NON SOLO
Natale, attenzione alle truffe via internet


Arezzo, 19 dicembre 2016 - Natale e la truffa è servita. Aumentano gli acquisti online e i truffatori si fanno d'oro. Tra gli oggetti maggiormente ricercati e comprati in rete continua ad esserci la stufa a pellet, alla quale si uniscono gli immancabili regali di Natale, fra tutti gli orologi, soprattutto Rolex e il robottino da cucina Bimby. Oggetti per cui le cifre variano da mille ai 600 euro. Come funziona ormai è fin troppo chiaro.© SE Poligrafici(wf)|#ANSA Attività anti truffe online

Su vari portali, l’incauto acquirente trova gli oggetti super scontati, fino al 40%. Un prezzo certo allettante, ma che nasconde quasi sempre una bella truffa. Ordini, paghi (con bonifico o post pay) ma non ricevi. Quando, passati due o tre giorni, non si vede arrivare il pacco, scatta la chiamata alla polizia potale. Solo in questo periodo a ridosso del Natale le truffe online in cui sono caduti gli aretini sono aumentate del 10-15%.



Dato che è destinato ad aumentare una volta passate le vacanze, quando ormai sarà caduta anche l’ultima speranza di riceverlo e si sarà presa coscienza di essere finiti nell’ennesima truffa. La polizia postale aretina ha già individuato due dei truffatori responsabili dei raggiri in città, sono residenti nelle Marche. Tra gli acquisti più singolari di questo periodo oggetto di truffa? Un escavatore acquistato da un aretino che pensava di risparmiare la bellezza di 13 mila euro. Invece ne ha persi 11 mila, la cifra pagata per ricevere il macchinario di cui non è arrivato a destinazione nemmeno un bullone. Le indagini sono ancora in corso per individuare l’autore.
Non c’è che dire, un anno caldo dal punto di vista delle truffe online e che a dicembre trovano ancora più terreno fertile. Nel 2015 sono state 540 le denunce arrivate al la polizia postale di Arezzo, dato che nel 2016 è stato superato già a novembre. Con un aumento del 15% solo a dicembre e con le denunce che arriveranno dopo le feste, il dato è destinato ad aumentare notevolmente, e il 2016 a chiudersi come l’annus horribilis delle truffe online.





dubbi sul vile attentato ai mercatino di natale a Berlino

Visto che Oggi è il giorno del dolore, del silenzio, del rispetto, della solidarietà per i 12 morti, i 48 feriti e le loro famiglie vittime dello spaventoso attentato terroristico ( confermato ora ufficialmente dal ministro dell'interno tedesco  ) di Berlino nel corso di un mercatino di Natale. I partecipanti al mercatino sono stati vigliaccamente investiti da un TIR nero, simile a quello della strage di Nizza Apro visto che come credo seguirà sui social un caccia all'islamico e ai profughi ed immigrati con queste strofe 




Attenti bimbi, attenti bimbi
Correte via
Lo straniero pazzo sta arrivando
Correte via
Ha capelli sporchi
E questo strano odore
Di chissà quali mondi
E chissà quali storie
( ....)
 

  • Modena City Ramblers
  •  
  •  Lo straniero pazzo



  • e con queste due canzoni : ( la prima in sottofondo ) gli altri siamo noi - Umberto tozzi  e  da fratello a fratello - anna oxa franco fasano e fausto leali

    ora    concordo  sia  a  Caldo  

    "Buongiorno" a chi è stanco di folli attentati terroristici, di gesti disumani di chi si ritiene umano ma non lo è più, a chi è stanco di vedere pazzi fanatici che uccidono nel nome di Dio. Quel Dio che ha tanti nomi ma è sempre Uno ed anche oggi assiste sgomento alle follie umane di esseri che si comportano in modo disumano.
    "Buongiorno" a chi è stanco di tante, troppe vite innocenti stroncate freddamente, con cinismo, nel nome di un Dio che tace inorridito per quel che vede fare in Suo nome.
    Buongiorno “a chi crede nel sole, anche quando non splende; a chi crede nell'amore anche quando non lo sente; a chi credo in Dio, anche quando tace…”
    Buongiorno a chi non ne può più delle guerre e del terrorismo, pensando ai bambini, donne, anziani barbaramente massacrati ogni giorno ad Aleppo in Siria, a Berlino, in ogni parte del mondo...…Basta! Davvero....
    (Agostino Degas)



    sia  a freddo   
    C'è qualcuno che vuole spingere l'Europa in guerra ma non sono sicura sia l'islam

    perchè come dice anche



    Doina Stropiccioli Ogni giorno è di dolore e silenzio. Ma non di rispetto, perché non si scrive Ogni giorno del genocidio in Siria... la Germania è qui, dietro l'angolo e fa più impressione quel che è accaduto. Per quelle poche persone morte post di solidarietà e silenzio... per tutte le altre migliaia...?

    Ma  soprattutto   qualcuno deve  aver e interesse a  destabilizzare  (  la serie  di orfani in particolare   quella   della  juric  insegna )  per  rafforzarsi al  potere  e  bloccare  il cambiamento   visto che  : 1)  viste le minacce   e  gli annunci  di probabili attentati   non  si  èp presa nessuna   cautela    sul servizio d'ordine  .,  2)  come mai  non c'erano  barriere    o  forze dell'ordine  ? 3)  come hanno fatto a  trovarlo  subito   dopo poche ore  facenbdo  un bliz  in uncentro   profughi  dove  s'era  nascosto l'attentatore  ?
    quindo solo i nazisti ed i malpancisti possono pensare che sia un attentato di matrice islamica ! 


    perc

    19.12.16

    Si fa foto "hot" a 13 anni e l'amichetta le divulga Sexting, allarme in rete: in Veneto due casi al mese di abusi a sfondo sessuale con minori e non solo proragonisti

    Leggendo- la news sotto mi viene  da pensare   che se , lo so  che sarà un po'  masachilista  e  al limite del sessismo  ma  è la prima  volta  che sento  di  fatto di sexting   commesso  da  una ragazza  ,  i  genitori del ragazzo in questione  Non hanno fatto denuncia perchè la vittima è un ragazzo, se invece era una ragazza la vittima vedevate che putiferio veniva fuori.Purtroppo    Due  considerazioni  non biasimo  anche  se io avrei usato    al termine  volgare  e sessistya  " troiette  " poco di  buono   

    Marco Desi · 

    Lavora presso Ingegnere civile

    a 13 anni sono gia dei piccoli delinquentelli o troiette e non sono cosi innocenti come gli vogliono far passare
    Mi piaceRispondi28 h
    Inoltre  bisogna  precisare  come fa 
    Sarah Fantato
    "Tiziana Cantone, la ragazza napoletana suicidatasi dopo che i suoi video intimi col fidanzato sono diventati virali in rete.".
    Intanto quello non era il fidanzato, e i video li aveva messi in rete lei stessa.
    Attenzione che adesso tutti questi deficienti esibizionisti diventano santi martiri.
    Mi piaceRispondi6 h


    concordo   con  
    Efren Volpi · 


    La famiglia che sappia e abbia voglia di educare ormai è un reperto da libro cuore. Con tutte le schifezze sociali che i media ci propongono ogni battere di ciglia ( corruzione, furti, estorsioni ricettazione , violenze, favoreggaiamenti vari) come possono dei genitori di media cultura presi dall'idoleologia da grande fratello e dalla frenesia di accumulare l'accumulabile...come e dove possono trovare il tempo da dedicare ai pargoli.....Ma se li portemo tuti i fin de la semana a magnar na pissa in ristorante o quando che xe bel tempo via a Sottomarina o Asiago?...una delle tante scuse per costringere i figli ad andare dove piace ai grandi.
    Soluzioni non ne vedo, anche perchè affidarli ai nonni oggigiorno c'è il rischio che il nonno si trasformi in pedofilo...e allora?
    Forse rimetterli in un collegio di gesuiti e finiti gli studi (da convittori) fargli fare due anni di naia. In passato questo sistema ha funzionato ed il paese non è caduto nel letamaio in cui tutti ci troviamo ora. Ultima ratio: censurare stampa e televisione e pretendere la patente alla maggior età per l'uso di cyberattrezzi.


    http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/ 18 dicembre 2016


    Si fa foto "hot" a 13 anni e l'amichetta le divulga
    Sexting, allarme in rete: in Veneto due casi al mese di abusi a sfondo sessuale con minori proragonistidi Sabrina Tomè






    VENEZIA. Due casi al mese con minori come vittime, una cinquantina all’anno con gli adulti. Sono i dati veneti sugli abusi a sfondo sessuale commessi in rete. Dati preoccupanti per entità, sui quali pesano anche i reati legati a un fenomeno relativamente nuovo e in forte espansione nel territorio regionale: il sexting, l’invio di messaggi o di foto sessualmente esplicite tramite il cellulare o altri mezzi informatici.






    LA POLIZIA POSTALE «Un fenomeno la cui diffusione è spaventosamente alta», spiegano alla direzione centrale della Polizia Postale del Veneto, a Mestre, competente per le indagini in materia di reati informatici. Spesso la produzione e lo scambio di tale materiale si trasformano in una violazione penale, dalla “semplice” diffamazione per arrivare al più grave reato di pedopornografia.
    E anche quando non c’è reato - o esso non è immediatamente individuabile - si verificano situazioni di disagio talmente pesanti da sfociare nel dramma, come il caso di Tiziana Cantone, la ragazza napoletana suicidatasi dopo che i suoi video intimi col fidanzato sono diventati virali in rete.





    VITTIMA DELLA FIDANZATINA Non c’è reato, ma solo perché le parti hanno preferito evitare la denuncia per proteggere i giovanissimi protagonisti, nel caso di un ragazzino tredicenne veneto finito nella “trappola” del sexting.
    La sua vicenda è stata seguita in questi mesi dalla Polizia Postale che è intervenuta dopo la segnalazione della scuola media frequentata dal ragazzino. Il quale, dopo essersi preso una cotta per una coetanea dello stesso istituto, ha risposto a una precisa richiesta della giovanissima compagna: che si scattasse una foto “intima” e gliela inviasse.
    Il tredicenne si è fatto il sexy selfie e l’ha spedito via cellulare alla ragazzina. Che, forse per ingenuità o forse per scherzo, ha a sua volta mandato l’immagine alle amichette. Le conseguenze? Immaginabili.
    La foto ha fatto il giro della scuola e il tredicenne è diventato bersaglio di battute e di derisione da parte degli studenti di tutto l’istituto. Un incubo per il giovanissimo; fortunatamente quella foto è finita anche nelle mani di un insegnante e sono scattati i provvedimenti. Della cosa sono stati informati i genitori. La ragazzina ha rischiato la denuncia al tribunale dei Minori, ma le parti hanno preferito evitare - vista l’età dei protagonisti - la soluzione penale e le pesanti conseguenze relative puntando a recuperare la situazione attraverso il dialogo.
    Così è stato chiesto l’intervento della Polizia Postale per un’attività di prevenzione e pacificazione: gli investigatori si sono presentati a scuola e hanno fatto lezione sui pericoli e le violazioni via web. Colloqui mirati sono stati fatti inoltre con la vittima e con la ragazzina che ha messo in moto il perverso meccanismo.
    SEXY RICATTO DI MASSA Ma non sono soltanto i minori, le vittime degli abusi in rete. Anche gli adulti, senza arrivare al caso del suicidio di Napoli, rischiano di restare intrappolati nei meccanismi di qualche macchinazione a sfondo sessuale. Proprio il Veneto è diventato epicentro di una sexy estorsione di massa.
    Il caso è esploso a fine estate: da allora, agli uffici della Polizia Postale, arriva una denuncia alla settimana, mentre le telefonate con richiesta di informazioni sono quotidiane. Tutto è iniziato con una serie di messaggi da parte di bellissime ed ammiccanti ragazze che, sui social, hanno cominciato ad adescare maschi di diverse età.
    Dopo un primo scambio di messaggi, la chat è diventata privata con invio di video nei quali la bellissima si spogliava. La fase successiva è stata la richiesta al maschio di fare altrettanto. Molti hanno accondisceso e sono finiti nella trappola.
    Una volta trasmesso il video è partito infatti il ricatto: «O mi invii 500 euro oppure le tue immagini hard verranno divulgate dicendo che tali gesti sono stati compiuti davanti a minori». Un incubo per moltissimi: lo scandalo rischiava di travolgere la loro vita, la loro professione, la loro famiglia. Qualcuno si è rivolto subito alla Postale, qualcuno lo ha fatto - stremato - dopo aver pagato ripetutamente. C’è chi ha sborsato “solo” 500 euro, chi è arrivato a versare 30 mila euro e in un caso anche 40 mila. Tra le modalità di pagamento richieste, anche il nuovissimo sistema dei “bitcoin”.
    SOLDI IN COSTA D'AVORIO Le indagini condotte dai poliziotti informatici, indagini tuttora in corso, hanno portato a scoprire che i soldi partiti dal Veneto sono finiti in Costa d’Avorio e che dietro il profilo delle bellissime ragazze si nascondevano in realtà uomini specializzati in reati sul web. «Abbiamo consigliato alle vittime di segnalare immediatamente la presenza 



    concludo   segnalando  :  
    questo articolo  di    http://www.paroleostili.com/



    Quando gli amici di Parole Ostili mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sulle mie, di parole ostili, mi è sembrato quasi troppo facile. Perché ognuno ha le sue idiosincrasie; nel mio caso, tante. Ci sono le parole inglesi montate su desinenze italiane (brieffare, skillato). Ci sono i gerghi burocratici, del marketing, delle aziende, che farebbero salire brividi sulla spina dorsale di Calvino (se oggi diciamo obliterare il biglietto, povero Italo, quanto hai parlato e scritto invano sull’antilingua). Ma siccome una delle mie qualifiche è quella di giornalista, per me ci sono soprattutto le aberrazioni dei titoli, degli articoli. Ci sono i velivoli, le vetture, i “gialli”, le splendide cornici di mille servizi delle sedi Rai regionali. Fastidiosi, ma in fondo innocui. Ci sono le espressioni molto meno innocue: lo stupro del branco, l’odio del web, la montagna killer, la strada assassina. Molto meno innocue perché deresponsabilizzano. Se è il branco a stuprare, non siamo noi. Non sono io. Se è il web che odia, io che c’entro? Se è la strada a essere killer o la montagna assassina, non sono io che eccedo i limiti di velocità, guido ubriaco o affronto una scalata senza l’adeguata preparazione. Sono le forze della natura. È colpa di qualcun altro. Tornare a dare alle parole il loro significato. Prendersi le giuste responsabilità. Evitare le frasi fatte, i cliché , la pigrizia, la sciatteria. Tornare a pensare e a scrivere di conseguenza. Sarebbe già un grande risultato - (....    continua  qui  )   


    e   questo   libro   Pornocultura  viaggio  in fondo  ala carne  di 
    Claudia AttimonelliVincenzo Susca



    Pornocultura
    Claudia Attimonelli, Vincenzo Susca

    DESCRIZIONE BREVE

    Selfie maliziosi, Youporn, Grindr, sexting, online dating, scenari politici traboccanti di umori e allusioni sexy, performance oscene e dedali a luci rosse, estetiche morbose a ornamento delle comunicazioni più disparate, live cam, gay-for-pay, gif porno, dickpic, stanze private, dark room, pornhorror, feticismo gotico e barocco, love doll, fucking machine, realcore, lingerie erotica, jockstrap: dissoluto e fastoso, crudo e sovresposto, il porno brulica trionfante dalle maglie del web 2.0 agli scenari urbani, dagli schermi mediatici agli interstizi del quotidiano, invadendo le trame della vita pubblica, surriscaldando le connessioni elettroniche e impregnando di sesso la socialità contemporanea. Benvenuti nella pornocultura. 
    di cui prossimamente su queste pagine e sui miei social ci sarà un intervista agli autori del libro sopra  citato

    18.12.16

    queste sono le cose che ti fanno andare avanti il sapere che dalla morte rinasce la vita Prato, la coppia da anni aiuta i bambini del Burkina Faso realizzando pozzi e molto altro. Una scultura ricorderà Nico scomparso il 18 dicembre 1996


    Mentre  ascolto  Viva la vida, muera la muerte" dei Modena City Ramblers 
    leggo  tramite la pagina  fb  di    cronaca italiana  questa    storia 

    http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2016/12/18/news/due-tragedie-immense-ma-dalle-morti-dei-figli-ora-rinasce-la-speranza-1.14583098?ref=fbfci

    Due tragedie immense, ma dalle morti dei figli ora rinasce la speranza

    Prato, la coppia da anni aiuta i bambini del Burkina Faso realizzando pozzi e molto altro. Una scultura ricorderà Nico scomparso il 18 dicembre 1996


    I coniugi Enrico e Maria Spinelli

    PRATO. L'albero di Natale era pronto, il presepe no. Per spostare gli scatoloni dal ripostiglio Maria Teresa aspettava Nico, il figlio secondogenito, lo studente del "Buzzi" con la passione per lo sport, il ragazzo dal cuore generoso e dalla risata contagiosa. S'era fatto buio, quasi ora di cena. Nico era uscito con la moto, al suo ritorno avrebbe aiutato la mamma ad allestire la grotta con Gesù Bambino. Ma quelle scatole rimasero chiuse.
    A metà di via Cava, a pochi metri da casa, Nico perse la vita in un incidente in moto. Era il 18 dicembre del 1996, il figlio di Maria Teresa Gualandi ed Enrico Spinelli aveva 17 anni e tutta la vita davanti. Aveva già fatto la prima vacanza con gli amici più grandi, una settimana in Kenya. Ma un tragico destino ha voluto che morisse proprio dietro casa. Per ricordarlo vent'anni dopo i genitori hanno organizzato per domenica 18 dicembre una cerimonia di commemorazione, a partire dalle 15.30 nella chiesa di San Giusto in Piazzanese, insieme ad amici e parenti.

                   I figli della coppia scomparsi Nico nel 1996 e Yuri nel 2003




    Il ricordo di Nico rivivrà in una cultura in ferro composta da due grandi mani protese verso l'incontro, sovrastanti un muro di pietra. Due mani e un muro, metafora di barriere che crollano, di popoli che si uniscono, simbolo di valori universali. Maria Teresa si commuove: «A Nico la scultura sarebbe piaciuta. Ma anche a Iury». I ritratti dei suoi tesori campeggiano sulla parete di cucina, a lato di una gigantesca cartina geografica.
    Rappresenta il mondo, dove il Burkina Faso è soltanto un piccolo fazzoletto di terra. Piccolo per dimensioni, grande per l'impresa che i coniugi Spinelli hanno compiuto negli ultimi dieci anni e che li vede insieme al Movimento Shalom per portare l'acqua e la vita ai bambini burkinabè. Così quelle mani di ferro realizzate da un artigiano pratese che si scopriranno all'esterno della chiesa di San Giusto sarebbero piaciute anche a Iury, il figlio maggiore degli Spinelli.
    Due neonati del Burkina Faso con le...
    Due neonati del Burkina Faso con le copertine colorate a Prato


    Aveva l'indole dell'uomo di pace, lui che ebbe l'idea di finanziare dei pozzi d'acqua potabile nei villaggi del Burkina Faso sotto l'egida di Shalom (la sezione pratese è stata aperta nel 2009). I primi due pozzi videro la luce nel 2000 con i soldi dell'assicurazione derivanti dall'incidente di Nico. «Volevamo che dalla sua morte sgorgasse vita - raccontano i coniugi Spinelli - così decidemmo di affidare la perforazione dei pozzi al Movimento Shalom di San Miniato». Nel luglio 2003, un altro lutto entra in casa Spinelli - Gualandi.
    Un altro dolore immenso, un altro vuoto incolmabile per quei genitori già provati dalla perdita del figlio più piccolo. Anche Iury, il maggiore, li aveva lasciati. Aveva deciso di farla finita, buttandosi da un traliccio della corrente elettrica, sette anni dopo l'incidente del fratello. Appesa in cima al traliccio, nella zona di Tavola, una bandiera simbolo della pace. Fu il buio, il vuoto assoluto, ma anche il bisogno di sentire quell'acqua che dava una speranza ai piccoli orfani dell'Africa occidentale, per amore di Nico e Iury. Una realtà che gli Spinelli toccarono con mano nel 2007, l'anno della prima missione in Burkina Faso.

    Enrico Spinelli assieme a due bambini...
    Enrico Spinelli assieme a due bambini del Burkina faso


    Ci torneranno il prossimo 27 dicembre, per seguire i lavori di costruzione di un piccolo bistrot, nel centro di Nouna, che darà lavoro a una decina di ragazzi. In questi anni c'è stato tanto lavoro da fare per dare una casa agli orfani dei villaggi, cresciuti sotto l'ala di madame Bernadette, vedova benefattrice che nella sua abitazione ha accolto fino a 24 bimbi abbandonati. C'era bisogno di tirare su un vero centro d'accoglienza per questi piccoli ospiti: per la causa i due cooperanti pratesi di Shalom sono riusciti a scaldare il cuore di Prato in modo da raccogliere il denaro necessario, organizzando cene, donazioni di privati e aziende, vendita di calendari.
    Oggi il centro d'accoglienza ospita cinquanta bimbi ma guai a vedere in tutto questo un'opera di carità. «Se non mandiamo soldi laggiù finisce tutto - ammette Enrico Spinelli - Ma il nostro obiettivo è mettere in condizione la popolazione locale di sostenersi con le proprie gambe, di qui il progetto del bistrot». Dove i burkinabè cucineranno anche i brigidini di Lamporecchio. Merito di una piastra che un brigidinaio del pistoiese ha regalato a Enrico. E che lui, ex titolare di una ditta di riparazione, è riuscito a far ripartire per portarla in Africa. Alla moglie s'illuminano gli occhi al pensiero del prossimo viaggio. «Quando sono lì mi sento orgogliosa di Iury e Nico, sento l'approvazione dei miei figli». La vita va avanti.

    Ecco perchè ho molti due di picche con le ragazze oppure mi mentono per non ferirmi ...

    ... pur   sapendo che io

    L'immagine può contenere: sMS


    Nessun testo alternativo automatico disponibile.

    17.12.16

    uno stupro è sempre un atto fascista anche se chi lo commette si dichiara antifascista infatti Stupro di gruppo a Parma: la violenza è sempre fascista, anche nei centri sociali parte II

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     Rileggendo  a  caldo i fatti   di  parla   di cui  ho parlato ieri   (  vedere   url in cima  al post  )  mi  ritornano in mente    questi versi
    (....)
    Certo bisogna farne di strada da una ginnastica d'obbedienza fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza però bisogna farne altrettanta per diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni. E adesso imparo un sacco di cose in mezzo agli altri vestiti uguali tranne qual è il crimine giusto per non passare da criminali. (...)  per quanto voi vi crediate assolti
    siete lo stesso coinvolti.
     



    ritorno  su  questo argomento  dopo  gli  " sfottò "  ed  i complimenti  sarcastici  ( ma   anche  no  )   di quelli di destra   sul fatto che   uno  di sinistra  denunci e prenda posizione   critica  e dura  contro  gli stupri  della sinistra   e  guarda ben  oltre  il classico luogo comune   stupro  =  destra  .
    Premetto  che  chi commette  siffatta  violenza   verso una   donna è vigliacco al  di là  dell'appartenenza   ideologica  culturale  . Esso non  ha  , e  non dovrebbe averne , etichette  destra  o  sinistra  , sempre  una  cosa  orribile   è  . Mi è veramente difficile capire l'etichetta che si vuole fare ad ogni fatto che avviene in Italia: la violenza è violenza, lo stupro è stupro, DA QUALSIASI PARTE AVVENGANO. Basta con queste anacronistiche sciocchezze ideologiche   tipiche del XX secolo . concordo  con il commento di   all'articolo  riportato sotto 



    Uno stupro è un atto criminale e basta , bisogna pure collocarlo politicamente ? a destra o sinistra , in alto o in basso i colpevoli vanno puniti a dovere , fine.


    Adesso lascio  la parola  a   questo articolo     che    esprime meglio di  me il clima che si.m respira   dopo la notizia  dello stupro    e  dell'emarginazione   sessista  (  purtroppo  con la collaborazione  silenziosa  ed  indifferente    di certe  donne 😈😡🙈🙉🙊 ) 




    (... )  

    Invece sullo stupro avvenuto nella sede della rete nazionale antifascista, per anni è calata l’omertà e la vittima è stata oggetto di ostracismo e derisione da parte di uomini e donne di quel collettivo, solidali con gli aggressori. Una violenza che si è ripetuta negli anni, ogni volta che il video in cui è stato filmato lo stupro è passato di cellulare in cellulare, guardato con compiacimento o indifferenza. La cultura del femminicidio ha sempre le stesse caratteristiche e dinamiche sia che accada in ambienti fascisti o in quelli che si dichiarano antifascisti. A destra come a sinistra, nell’emarginazione e in contesti di agiatezza sociale. La normalità dello stupro e della violenza contro le donne è trasversale ma quando avviene nei luoghi che crediamo siano liberi dal sessismo ci coglie l’imbarazzo e il disorientamento. E forse è improprio etichettarla solo come violenza fascista e dobbiamo guardare oltre. Scavare fino alle radici del sessismo e dell’odio per le donne e per i loro corpi, comprendere come si costruisce l’identità maschile e femminile, spezzare quelle alleanze tra uomini che si fondano e si rafforzano sull’esclusione delle donne: relegandole al silenzio, cancellandone la storia e l’identità, imponendo loro ruoli prestabiliti, investendole col disprezzo, con la denigrazione, con l’umiliazione fino alla conseguenza estrema, l’uso della violenza.
    Sono decenni che il movimento delle donne contrasta la cultura del femminicidio che resiste oggi con rinnovata forza e si rivela nei luoghi dedicati all’antifascismo o in quelli che si definiscono progressisti o persino si credono rivoluzionari purché la rivoluzione non coinvolga i rapporti di potere tra uomini e donne.
    Monica Lanfranco lo aveva già scritto nel 2013 (E se i compagni antagonisti fossero violenti?) raccontando con amara ironia che nel 2001, durante il primo Global Forum di Porto Alegre in Brasile, nella “generale gestione democratica del grande evento si erano verificati stupri” mentre nel settembre del 2013 a Milano, durante l’occupazione temporanea dell’Acqua Potabile da parte del Centro Sociale Zam, tre donne erano state prese a calci e a pugni. Alcuni giovani militanti avevano reagito con rabbia e violenza, irritati dall’inaspettata presenza delle donne che avevano “invaso” uno spazio riservato a maschi.
    Anche nel 2013 come oggi, sono state alcune donne a rompere il silenzio e l’omertà, buttando alle ortiche quell’antico motto per cui “i panni sporchi si lavano in famiglia” che vuole sia tutelato il gruppo di appartenenza prima del diritto di una donna a non essere umiliata e violata. Ma qualcosa sta maturando ed è l’esigenza che l’antisessismo sia centrale nei movimenti politici giovanili.
    Il 27 novembre prima dell’assemblea plenaria all’Università La Sapienza a Roma organizzata da #NonUnadiMeno (il giorno dopo la manifestazione) si erano aperti otto tavoli di discussione. Uno di quei tavoli era stato fortemente voluto dalle donne ed era dedicato al sessismo nei movimenti. “Una intuizione che si è rivelata preziosa”, ha scritto ieri nel comunicato D.i.Re, “una riflessione cruciale proprio perché solleva il velo sui comportamenti maschili violenti che si riproducono in qualunque contesto, anche in quelli che si vogliono radicali e progressisti”. In quel tavolo erano stati individuati tre obiettivi: riconoscere e nominare la violenza e il sessismo e sviluppare pratiche condivise di prevenzione e di gestione e reazione; destrutturare le dinamiche sessiste e di potere all’interno dei processi decisionali e nelle pratiche del movimento; legittimare la politica dell’antisessismo rendendo strutturale il discorso e le pratiche antisessiste all’interno delle lotte. Deve essere chiaro per tutte e tutti che non esiste nessuna democraziasenza la partecipazione e l’inclusione delle donne e il rifiuto incondizionato della violenza che si esercita per affermare il potere.

     concludo  con    n gli ultimi   versi   della    citazione   con ci  ho iniziato il post   per quanto voi vi crediate assolti\siete lo stesso coinvolti.

    16.12.16

    uno stupro è sempre un atto fascista anche se chi lo commette si dichiara antifascista infatti Stupro di gruppo a Parma: la violenza è sempre fascista, anche nei centri sociali

    in sottofondo  Compagno sì, compagno no, compagno un cazz - Riki Gianco

    Leggendo  la    storia    che   riportata  sotto , mi viene a  da  scrivere  a caldo    queste frasi  . lo  faccio  sotto forma  di lettera  aperta  .

    Spett. Compagni\e 
    Come    fate  a    nascondere  sotto il tappetto    e  a  tacere     una  simile  barbarie (   che  fa  vomitare   anche   a me  fruitore  di sesso   e  pornodipendente   , tanto da  non vedere film   e  filmati   e leggere  opere  che esaltano  lo stupro  ) . Infatti  mi chiedo  come    si chiedono in questo  articolo  \  comunicato  le  coraggiosissime Romantic Punx  : << (...)  Ma se per mantenere e garantire il bene di un gruppo, bisogna schiacciare altri individui, mettere a tacere il malessere e voltare le spalle agli ideali? Possiamo ancora definirci anarchici ? e io aggiungo persone ? Se rifiutiamo quella legge sorda e cieca che viene imposta dall’alto e punisce chi non obbedisce, possiamo replicarne il modello imponendo la sterilità della teoria, a discapito dell’imperfezione dell’empatia, del buonsenso e dell’umanità ? >>.Ma  quello   che  mi fa più ribrezzo , mi rivolgo   specialmente  a  quelle  donne  che  sapendo  hanno taciuto    facendo  cosi  lo stesso  gioco    dei  carnefici  è il vostro silenzio  , il vostro ruolizzarla.  Ma   che  razza  di gente    siete  ?   ve l dico  io   vi  evito  di  " marzullarvi "  e  auto  interrogarvi  siete  sullo stesso piano    di quelle  bestie  infoiate che  hanno commesso la  violenza   a quella  povera  ragazza  .


    Risultati immagini per stupro




    Parma, 2010. Nei locali di Via Testi, sede della Raf, Rete Antifascista di Parma, alcune persone compiono una violenza ai danni di una ragazza incosciente e quindi non in grado di dare il suo consenso. Il fatto viene filmato e quel video, con risolini in sottofondo, viene condiviso di telefonino in telefonino, fintanto che la ragazza non viene a conoscenza di quello che si dice di lei. Si tratta di un fatto gravissimo che avrebbe dovuto essere percepito in quanto tale già da parte di chi quella sera era presente e poi da chi ha guardato e condiviso quel video senza porsi minimamente il problema.
    La ragazza, in ogni caso, non denuncia e questo fatto resta avvolto da una nebbia di omertà e giudizio sessista contro di lei. Nel 2013 un ordigno rudimentale scoppia nei pressi della sede di Casa Pound e parte un’inchiesta che tocca antifascisti e anarchici – e figuriamoci – per mezzo della quale gli inquirenti vengono in possesso di quel video. La ragazza viene riconosciuta e convocata e sottoposta a una serie infinita di domande fintanto che non le viene mostrato quel video e chiesto cosa lei ricordasse di quella sera.
    Lei fa dei nomi, di gente che frequenta quel posto nel quale lei non ha più messo piede. Non tutti i nomi sono associabili a una responsabilità che la riguarda ma alcuni, ovvero quelli riconoscibili nel video, vengono incriminati e portati a processo per stupro e altre persone vengono accusate per favoreggiamento poiché, secondo gli inquirenti, hanno mentito per coprire gli stupratori o minacciato la vittima per indurla a negare la violenza subita.
    Siamo nel 2016 e fino a poco tempo fa della vicenda si sa poco o nulla e non perché la ragazza non fosse reperibile, per quanto indebolita da stress post-traumatico e in esilio per via delle voci contro, ma perché, per l’appunto, negli ambienti “compagni” la ragazza viene definita “infame” giacché aveva parlato con gli “sbirri” e dunque aveva tradito una sorta di codice militOnto che, in questo caso, porrebbe la chiacchiera con gli “sbirri” in una posizione di gravità superiore a quella occupata dallo stupro stesso.
    Finisce che è la ragazza a essere posta sotto processo, isolata dagli ambienti militanti, aggredita e cacciata in malo modo da ambienti che gli accusati invece possono serenamente frequentare, insultata in modo sessista con un victim blaming che, per quanto si serva di parole apparentemente diverse, è tale e quale, se non più subdolo, di quello realizzato da sessisti riconosciuti al primo sguardo. Volano i “se l’è cercata“, i nomignoli sessisti, ma, più di tutto, si parla di lei come persona da scansare perché avrebbe consegnato “compagni” alle polizie. Si parla di “delazione”, come se questi individui fossero partigiani a subire la repressione nazista, come fossero eroici protagonisti di azioni contro il sistema di potere, senza comprendere che il sessismo c’entra poco con l’antifascismo e con l’anarchia e che lo stupro è un’arma, un dispositivo di potere che viene usato per opprimere, dunque un atto fascista rispetto al quale ogni donna che lo subisce deve avere la libertà di autodeterminarsi nella propria idea di riscatto, rinascita, elaborazione del lutto.Una delle cose che il femminismo ci insegna è il fatto che non è l’istituzione né la “società” che può decidere per noi su quella che sarà la soluzione scelta per riconciliarsi con il mondo e guarire il proprio dolore. E’ lei che decide e qualunque cosa decida di fare noi le staremo accanto. In questo non c’è alcun paternalismo o “infantilizzazione”, termini che ricorrono in “comunicati” che prendono le distanze dallo stupro ma non mancano di colpevolizzare la ragazza dalla quale si pretende chissà cosa.Inviterei queste persone a leggere descrizioni minime su quel che accade alle vittime di violenza e poi anche alle vittime di mobbing sociale, di ostracismo, di colpevolizzazione, quando, in totale solitudine, quel che ti aiuta a respirare è il fatto che si costituisca una rete di protezione attorno a queste vittime, non per sovradeterminarle ma per combattere al loro fianco.Al momento sappiamo che ci sono state alcune udienze e nel frattempo alcune persone, Romantic Punx e un gruppo di Guerriere Sailors, arcistufe di quello che veniva detto, hanno scritto un documento, hanno lanciato un appello, al quale potete aderire scrivendo a romantikpunx@gmail.com, in cui spiegano per filo e per segno quello che è successo così provocando una responsabilizzazione collettiva dalla quale è scaturita una discussione sul sessismo nei movimenti. A questo proposito vi suggerisco di leggere il comunicato di Radio Onda Rossa e di ascoltare l’intervista radio che Ror ha fatto con una delle ragazze che hanno scritto e diffuso il documento a sostegno della vittima.Altri comunicati e prese di posizione importanti si stanno registrando in tutta Italia e nel frattempo, per quel che mi riguarda, vorrei ringraziare chi comprende che se non c’è consenso è stupro, se sei incosciente non c’è consenso e che un video di quel tipo che circola per l’ilarità di chissà quante persone è una ulteriore e gravissima violenza. Questo non è antifascismo. Non esiste antifascismo senza antisessismo. Questo, senza ovviamente avallare strumentalizzazioni della destra che così vorrebbe criminalizzare tutto il movimento, è semplicemente fascismo.

    15.12.16

    Il Natale dei ricchi e il Natale dei poveri ed il vero spirito di natale

    come  al solito  a  ìpiù ci aviciniamo a natale  , più ci   veniamo coinvolto  nelll'atmosfera e  nello spirito  natalizio  e  a  fare  post  extra  ealla mia  classica  guida   perchè come  dice   questo articolo     dell'http://www.huffingtonpost.it/
    Lo spirito del Natale esiste davvero e si trova nel cervello. C'è chi proprio non ce l'ha . Infatti 


                               L’albero dei poveri

    Filastrocca di Natale,
    la neve è bianca come il sale,
    la neve è fredda, la notte è nera
    ma per i bimbi è primavera:
    soltanto per loro, ai piedi del letto
    è fiorito un alberetto.

    Che strani fiori, che frutti buoni
    oggi sull'albero dei doni:
    bambole d’oro, treni di latta,
    orsi dal pelo come d’ovatta,
    e in cima, proprio sul ramo più alto,
    un cavallo che spicca il salto.
    Quasi lo tocco…

    Ma no, ho sognato,
    ed ecco, adesso, mi sono destato:
    nella mia casa, accanto al mio letto
    non è fiorito l’alberetto.
    Ci sono soltanto i fiori del gelo
    sui vetri che mi nascondono il cielo.
    L’albero dei poveri sul vetro è fiorito:
    io lo cancello con un dito.

                                    (Filastrocca di Natale di Gianni Rodari “ Filastrocche in cielo e in terra”)


    lo so che  è   vecchio di due  anni fa   ma   è ancora attuale 




    Il Natale è una dolce solennità. Sa di famiglia, di bambini, di cose buone. E' un giorno dì tenerezza, di commozione, di intimità. E' il giorno in cui si sente l'incanto della bontà, il fascino dell'essere buoni e, può darsi, il rimpianto di non esserlo.
    D'accordo. Tutto bello, meraviglioso. Tutto bene.
    Però è giusto che riflettiamo che il Natale vero - il Mistero cristiano, Dio che si fa uomo - è tutt'altra cosa. E' strano che ci fermiamo molto - e diamo molta importanza - ai contorni quasi di nessun valore e lasciamo da parte ciò che è l'essenziale, i motivi determinanti, quelli di fondo, cioè la Verità.
    continua qui  http://www.lottacomeamore.it/voce_articolo.asp?IDArticolo=545

    ma  il natale   è anche  differenze  

    lotta  alla solitudine