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8.2.16

Foibe: la verità e la memoria a 360 contro il revisionismo storico

deliberatamente    tratto  da  http://contropiano.org/documenti/item/29078-foibe-la-verita-contro-il-revisionismo-storico       Di cui   :
condivido
 La " lotta  "  al revisionismo (   ne post  in neretto  e sottolineati la  si  nota  )   che è alla base  della maggior parte delle celebrazioni   specie quelle ufficiali della   giornata del ricordo . E la creazione  di una memnoria condivisa   senza  prima  aver  fatto i  conti con il proprio passato  e senza essersi liberati    di un  uso politico \  ideologico  - strumentale della  storia  .
Non condivido (    nei corsivi  del post  si puo' notare  )  la mancanza  da ambo le  parti  , in questo caso a sinistra  ,  di sminuire   e   dare le responsabilità  ad  un parte sola  a tali eventi  ormai storia  ma   la cui ferità   è ancora  aperta     





In coincidenza del 10 febbraio assistiamo ad indecorose iniziative ed interventi sulla 'questione foibe' che non riflettono la verità e le documentazioni storiche, bensì manifestano posizioni strumentali e storicamente prive di ogni fondamento tipiche del revanscismo nazionalista che ha sempre ispirato i fascisti di ogni risma ed oggi lambisce ampi settori del “centro-sinistra”.In questi anni il revisionismo (di destra e di “sinistra”) ha fatto carte false pur di deformare, falsificare e cancellare la storia. Nel nome della “pacificazione” e della costruzione di un’artificiosa “memoria condivisa” viene condotta una campagna di stravolgimento della verità storica, tesa alla sistematica assoluzione del fascismo e alla denigrazione di chi lo ha realmente combattuto - in particolare dei comunisti, i quali ebbero secondo  alcuni storici , un ruolo fondamentale nell’antifascismo e nella Resistenza - arrivando alla vergogna di mettere sullo stesso piano nazi-fascisti ed antifascisti, repubblichini e partigiani, combattenti per la libertà ed oppressori o, peggio ancora, presentando i carnefici come vittime e martiri e i perseguitati come aggressori.
Con l’istituzione della “Giornata del Ricordo” del 10 febbraio, questa campagna ha avuto anche il suo appuntamento ufficiale in cui i cosiddetti “infoibati” vengono presentati come martiri “solo perché italiani” . Si tenta cinicamente di sfruttare il sentimento d’appartenenza nazionale per riproporre l’infame connubio tra fascismo e Italia e una visione nazionalista e sciovinista della storia e della realtà. Il tutto avallato dall'ex presidente della Repubblica Napolitano, che non solo ha straparlato di barbarie ed espansionismo slavo nel definire il movimento partigiano sul confine orientale (che, vogliamo ribadire, fu italiano, sloveno e croato) dimenticando   le  violenze  e le  atrocità  commesse dai  noi italiani , ma ha anche concesso medaglie ai familiari dei presunti “martiri dell’italianità”, tra cui, ad esempio, Vincenzo Serrentino, giustiziato dopo regolare processo in quanto criminale di guerra ricercato dalle Nazioni Unite.
Questa ri-scrittura della storia è, tra l'altro, funzionale allo sdoganamento politico e ideologico delle attuali organizzazioni fasciste e della destra radicale, che sono considerate ormai, da parte del centro-destra e non solo, come partner politici ed elettorali del tutto legittimi.Queste formazioni sono facili strumenti da utilizzare contro i movimenti politici e sociali non omologati e non compatibili con l’attuale sistema politico, come dimostra il crescendo di azioni squadristiche sempre più gravi come Molto grave è il fatto che in questi giorni i prefetti e i questori di alcune città autorizzino iniziative sulle foibe promosse da organizzazioni fasciste e di estrema destra come casa Pound e Forza Nuova. Questi burocrati dello stato disattendono tutte le disposizioni legislative che impediscono attività e riti di stampo fascista.
Si ignora sistematicamente quanto la DOCUMENTAZIONE STORICA ci consegna  di quello che  è successo prima   della reazione , non giustificata perchè cosi si passo dala parte della ragione  al torto , slava e poi  del regime di Tito  . 
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, con il Trattato di Rapallo (1920) e poi quello di Roma (1924), l’Italia acquisì sul suo confine orientale un territorio nel quale abitavano quasi 500.000 tra sloveni e croati. Con l’avvento del fascismo iniziò un processo di assimilazione forzata: vennero progressivamente eliminate tutte le istituzioni slovene e croate, le scuole furono italianizzate, gli insegnanti licenziati o costretti ad emigrare, vennero posti limiti all’accesso degli sloveni nei pubblici impieghi, cambiati i nomi dei luoghi. Questo generò una prima ondata di sentimento anti-italiano.Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1941 il regime fascista e quello nazista attaccarono e occuparono quasi tutta la Jugoslavia, lasciandosi andare a uccisioni e brutalità di ogni genere. Vennero approntati, sia nel territorio italiano che in quello jugoslavo occupato, un gran numero di campi di concentramento, nei quali oltre ai detenuti di etnia slava vennero spesso rinchiusi anche migliaia di antifascisti italiani e stranieri di varie nazionalità. Gran parte degli slavi, fra cui anche vecchi, donne e bambini, trovarono la morte per inedia, malattie, torture o soppressione fisica, come peraltro espressamente richiesto da Mussolini, che chiedeva «l’annientamento di uomini e cose».I primi partigiani jugoslavi iniziarono la loro lotta antifascista sin dal luglio 1941. I nazifascisti tentarono inutilmente in tre riprese il loro annientamento. Il primo tentativo fu realizzato nell’ottobre 1941 e si avvalse anche di vere e proprie azioni terroristiche verso i civili (ad esempio l’eccidio nazista di 7000 abitanti di Kragujevac). Il secondo fu attuato nel marzo 1942, quando il Comando superiore armate Slovenia e Dalmazia (poi detto Supersloda) inviò a tutti i reparti la circolare 3C. Questa circolare conteneva ordini di una ferocia inaudita come, ad esempio: “Internare, a titolo protettivo, precauzionale e repressivo, individui, famiglie, categorie di individui delle città e delle campagne e, se occorre, intere popolazioni di villaggi e zone rurali; si sappia bene che eccessi di reazione, compiuti in buona fede, non verranno perseguiti. Perseguiti invece, inesorabilmente, saranno coloro che dimostreranno timidezza e ignavia”. La terza grande offensiva si svolse nell’estate 1942, sotto la direzione del generale Mario Roatta, e si concluse, come gli altri due tentativi, con grandi massacri di civili, ma senza riuscire a scalfire la forza e il coraggio dei partigiani jugoslavi, ai quali si univano molti partigiani italiani di orientamento comunista.Si preferisce non ricordare le migliaia e migliaia di civili jugoslavi trucidati dalle truppe italiane nell’ex-Jugoslavia, occupata dal 6 aprile 1941 fino all' 8 settembre del 1943; si ignorano le migliaia di civili (donne, vecchi e bambini) morti nei campi di concentramento fascisti ad Arbe, a Gonars e in altri campi del centro-nord Italia ( per ulteriori approfondimenti  si puo' consultare la bibliografia proposta  da    http://www.laltralombardia.it/public/docs/biblio.html)
Si  cancellano dai libri di storia e dalle commemorazioni le violenze sistematiche subite in Istria dalla popolazione locale indigena nel corso dell’occupazione fascista (distruzione di Centri culturali e  italianizzazione forzata dei cognomi slavi, imposizione della lingua italiana ecc...)Si arriva a falsificare la realtà fino a moltiplicare il numero degli infoibati (fra cui moltissimi gerarchi fascisti e collaborazionisti macchiatisi di gravissimi delitti e violenze) e degli esuli, sparando cifre a casaccio e manipolando la documentazione e la ricerca storica, come hanno dimostrato con i loro studi alcuni storici e ricercatori quali Enzo Collotti, Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi. Ad esempio, i 500 infoibati istriani (numero documentato da recenti ricerche) diventano 4 o 5 mila e per alcuni addirittura 30.000 e così a seguire con altre foibe, come quella di Basovizza.Non si contestualizzano mai i fatti, quasi che le “foibe” fossero un dato impazzito della realtà da usare per la bieca propaganda politica. Perché si vuole speculare sul sangue, sul dolore e sulle vittime di una guerra la cui totale responsabilità ricade sui nazi-fascisti aggressori?
In realtà si tenta di sfruttare cinicamente il sentimento di appartenenza nazionale per riproporre l’infame connubio tra fascismo e Italia, con una visione nazionalista e sciovinista della storia e della realtà.
Si vuole affermare e perpetuare il luogo comune di “italiani brava gente”, ignorando che “dall’unità del nostro paese fino alla fine della seconda guerra mondiale, oltre all’aggressione della Jugoslavia, si sono verificati molti episodi nei quali gli italiani si sono rivelati capaci di indicibili crudeltà.”( dalla quarta di copertina del libro di Angelo Del Boca “Italiani brava gente?”).

Fra gli episodi, sempre citati da Angelo Del Boca, professore dell’Università di Torino considerato il maggior storico del colonialismo italiano, troviamo: 1000 ostaggi fucilati dall’esercito italiano nel territorio di Lubiana (ex-Jugoslavia) tra il 1941 e il 1943, 35.000 persone deportate in Italia nei campi di concentramento, di cui 4.500 morte nel campo dell’isola di Arbe; le deportazioni in Italia di migliaia di libici, lo schiavismo applicato in Somalia lungo i grandi fiumi, l’impiego in Etiopia dell’iprite e di altre armi chimiche proibite che hanno procurato migliaia di morti e devastazioni indicibili, lo sterminio di duemila monaci nella città conventuale di Debrà Libanos (Etiopia), la consegna ai nazisti, da parte dei repubblichini-fascisti, di migliaia di ebrei votati a sicura morte (Italiani, brava gente? di Angelo del Boca- Ed. Neri Pozza pag.318 ). E’ vero che nel corso dell’ultimo secolo altri popoli si sono macchiati di violenze e nefandezze a danno di altri quasi in ogni parte del mondo. Tuttavia solo gli italiani hanno pervicacemente tentato (almeno la storiografia ufficiale) di gettare un velo sulle pagine nere della loro storia, ricorrendo ossessivamente ad uno strumento auto consolatorio: il mito degli “italiani brava gente”. Dietro questo buonismo, in realtà, si sono consumati i crimini peggiori e gli eccidi più barbari...”
Moltissimi capi militari italiani, fra cui i generali Graziani, Badoglio e Roatta, sono stati considerati dalle istanze internazionali criminali di guerra per gli eccidi ordinati e compiuti in Jugoslavia e in Africa orientale (Etiopia, Somalia) e Libia. Ma non hanno mai pagato, perché i governi post-resistenziali non concessero mai l’estradizione, in nome di cinici equilibri internazionali.

La cosiddetta “questione delle foibe”(le foibe - dal latino ‘fovea’ che significa fossa, incavo, apertura del terreno - sono delle cavità naturali per lo più a forma di imbuto rovesciato tipiche del territorio istriano) è stata un po’ il punto di partenza della campagna di denigrazione della Resistenza nel suo insieme. Mentre a Trieste, ed in genere nelle regioni del Nordest, la destra nazionalfascista ha sempre tirato fuori le “foibe” come uno dei propri cavalli di battaglia per propagandare l’anticomunisno e l’odio etnico e politico contro la Jugoslavia, è solo negli ultimi anni che il fenomeno è esploso a livello nazionale, coinvolgendo nella non comprensione del fenomeno anche esponenti della sinistra, arrivando addirittura alle posizioni estreme della dirigenza di Rifondazione comunista bertinottiana che, pur non conoscendo assolutamente l’entità dei fatti, si è arrogata il diritto di condannare senza appello la Resistenza jugoslava, ed i partigiani italiani che con essa hanno collaborato, per dei presunti “crimini” dei quali non solo non vi è prova, ma che dalle risultanze storiche risultano addirittura non avvenutiIl problema è che di “foibe” si è parlato finora molto, ma a livello di sola propaganda e a spropositoPer decenni si è parlato di “migliaia di infoibati sol perché italiani”, senza che i propagandisti esibissero le prove di questo loro dire. Per decenni i propagandisti hanno scritto e riscritto sempre le stesse cose, citandosi l’un l’altro e non producendo alcun documento ad avvalorare quanto da loro asserito. Si è giunti, nel corso degli ultimi anni, al fatto che questo “si dice” senza alcun valore storico sia stato avvalorato anche da storici considerati “seri” e “professionali”, in quanto facenti parte degli Istituti storici della Resistenza…”
E' utile ricordare, inoltre, la posizione di Giorgio Bocca: “L'argomento dei campi di concentramento fascisti è pochissimo conosciuto a livello di opinione pubblica ed è per questa scarsa conoscenza che personaggi come Silvio Berlusconi possono dire che Benito Mussolini mandava i suoi oppositori in vacanza. Il gioco dei morti è francamente inaccettabile quando risponde a un opportunismo politico come quello attualissimo dei neo fascisti, nipotini di Salò, e allievi di Giorgio Almirante.
Ed è inaccettabile anche l'uso sacrale che si fa dei morti per dimostrare che le idee per cui morirono gli uni valgono come quelle per cui morirono gli altri.
Nel caso italiano non si tratta di recuperare la storia dei vinti e di correggere quella dei vincitori, ma di ricordare che se si fossero scambiati i ruoli noi non saremmo qui a parlarne, saremmo finiti in massa in qualche lager o in qualche camera a gas e per il lungo futuro del Terzo Reich noi e i nostri figli e nipoti saremmo vissuti, ove non eliminati, in una società barbarica. Altro che vaghe e passeggere distinzioni fra diverse bandiere, diverse idee, diverse utopie: la scelta era fra la schiavitù razzista e la libertà civile, fra la fedeltà cieca alla tirannia e i diritti umani. La pietà verso i morti è antica come il diritto dei loro parenti e amici a ricordarli, ma la pubblica celebrazione coinvolge un giudizio sulle loro azioni da vivi e la celebrazione di quanti, fino all'ultimo, stettero dalla parte del Reich nazista è celebrazione del nazismo”.
Con la giornata del 10 febbraio si istituzionalizza la mitologia di una popolazione italiana cacciata dalla sua terra, quando in realtà i territori dell’Istria e della Dalmazia, che con la Prima Guerra Mondiale l’Italia aveva occupato militarmente, non erano mai stati abitati da popolazioni italiane, se non in minima parte. Dagli anni ’20 il fascismo pianificò e scatenò una violenta campagna volta ad imporre forzatamente l’ “italianità” alla popolazione jugoslava. Quando si parla degli esuli italiani dell’Istria e della Dalmazia, secondo certa   storiiografia  idiota  di sinistra  che ancora  continua a confonderli  con il fascismo  (  vedi   il vergognoso  episodio   del " il treno della vergogna ")  non si deve dimenticare che gran parte di questi erano stati impiantati in quei territori artificiosamente dal fascismo e spesso del regime erano stati collaboratori attivi. I fascisti da sempre hanno cercato di far passare la tesi dello scontro tra italiani e jugoslavi; in realtà nella Venezia Giulia vi è stata una resistenza forte e radicata in cui alcune formazioni partigiane jugoslave e italiane operavano congiuntamente contro i nazifascisti (italiani, tedeschi e jugoslavi). La celebrazione menzognera delle foibe cui stiamo assistendo si inquadra in una più ampia campagna di denigrazione della resistenza: la classe dominante (oggi rappresentata dal governo Renzi - Alfano ) promuove il revisionismo storico nelle scuole, nelle università, mette in piedi enormi operazioni di intossicazione e manipolazione dell’opinione e delle coscienze. Ne consegue che il principale nemico, in questa lotta, sono: l’intellettuale asservito alla manipolazione della storia, il consigliere comunale che asseconda lo sporco teatrino partecipando a questa o quella commemorazione e l’attuale governo che, in linea con i suo predecessori, promuove la celebrazione della giornata della falsità. All’operazione portata avanti dalla classe dominante, si unisce l’azione di gruppuscoli neofascisti.
Oggi si tratta di contribuire al contrasto del revisionismo storico, superando un'impostazione puramente difensiva della 'questione foibe' e dare una risposta culturale e politica determinata e documentata contro le menzogne e le falsità di forze reazionarie e revisioniste dell'area così detta “democratica”.
Si tratta, cioè, di:
- dare una prospettiva di lettura critica basata sui fatti della storia e della realtà, con particolare riferimento alle avventure coloniali e imperiali dell’Italia prefascista e fascista;
- ricordare  a  360   ovvero  ricordare  anche   quello che   è successo prima  e   ha   detterminato  le   foibe  e poi  l'esodo  ma  anche   il silenzio    rotto ad  iniziare  dal  1998   in un dibattito pubblico fra  Fini e Violanmte     che ha portato alla giornata  del 10 febbraio nel  2004   e  una commissione di studio mista   Croato -Italiana    nel 2010\11

11.2.15

Il giorno del ricordo a uso e consumo della Terza Repubblica ecco perchè sulle foibe non c'è ancora menoria condivisa e anse si continua cosi difficilmente ci sarà

Ecco  perchè ricordo   a  360°  o al netto  delle colpe  come dicevo in un precedent post   perchè  la verità e   la responsabilità  in tragedia   storiche  come   questa    non sta  mai da una parte sola   e non  è mai  a  senso  unico  (  o alkmeno cosi dovrebbe  ) 


da http://contropiano.org/  di  Mercoledì, 11 Febbraio 2015 09:19
   di  Davide Conti *

 



Quando nel 2004 venne isti­tuito il “Giorno del ricordo” per com­me­mo­rare le vit­time delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata l’Italia della “seconda repub­blica” stava con­fu­sa­mente cimen­tan­dosi, attra­verso una con­ver­genza bipar­ti­san, nella riscrit­tura della sto­ria nazio­nale per legge.
La nar­ra­zione del pas­sato aveva da sem­pre rap­pre­sen­tato un ter­reno di scon­tro poli­tico tra i par­titi e l’uso pub­blico della sto­ria in chiave revi­sio­ni­sta aveva segnato non solo la crisi del para­digma fon­da­tivo della demo­cra­zia, l’antifascismo, ma soprat­tutto la piena legit­ti­ma­zione di una “dua­lità memo­riale”, quella dei vinti equi­pa­rata a quella dei vin­ci­tori, nella quale le ragioni e i torti delle parti in con­flitto veni­vano por­tate a sin­tesi da una sem­pli­fi­ca­zione di lin­guaggi, gesti sim­bo­lici ed ele­menti di fatto che lam­bi­vano la pari­fi­ca­zione di vit­time e carnefici.
L’istituzione del “Giorno del ricordo”, impro­pria­mente indi­cato nella ricor­renza della firma del Trat­tato di Pace di Parigi del 1947 visto che le vio­lenze delle foibe si veri­fi­ca­rono nel set­tem­bre ’43 e poi nel mag­gio ’45, si col­locò come fat­tore di “rie­qui­li­brio” memo­riale tra la sini­stra e la destra come se la sto­ria fosse una coperta con cui avvol­gere la pro­pria legit­ti­mità poli­tica anzi­ché fati­cosa veri­fica di fatti e pro­cessi complessi.
La riscrit­tura “con­di­visa” delle vicende sto­ri­che ita­liane com­portò l’oblio su que­stioni cen­trali della nostra iden­tità nazio­nale come il con­senso al fasci­smo, le leggi raz­ziali o i cri­mini di guerra com­piuti dalle truppe del regio eser­cito, e rima­sti impu­niti, in Jugo­sla­via, Gre­cia, Alba­nia, Urss e nelle colo­nie africane.
Le ragioni poli­ti­che di quello scia­gu­rato “patto sulla memo­ria” coin­ci­sero con le esi­genze dei par­titi della seconda repub­blica che riaf­fer­ma­rono su quel ter­reno la rispet­tiva legit­ti­mità a gui­dare il paese nella demo­cra­zia dell’alternanza.
Tutto ciò all’alba della nascente “terza repub­blica”, quella senza Senato elet­tivo e imper­niata sul Can­cel­lie­rato forte, potrebbe appa­rire addi­rit­tura supe­rato. Il fat­tore storico-memoriale sem­bra aver per­duto da un lato la cen­tra­lità valo­riale della legit­ti­mità demo­cra­tica, rap­pre­sen­tata dall’alterità fascismo-dittatura; antifascismo-libertà, e dall’altro quel signi­fi­cato gene­rale di let­tura e senso del rap­porto tra pas­sato e pre­sente in grado di con­net­tere tra loro vis­suti e vicende gene­ra­zio­nali tanto distanti a settant’anni dalla Liberazione.
In que­sto qua­dro, con la crisi della rap­pre­sen­tanza acuita da quella eco­no­mica, il con­flitto sulla memo­ria cam­bia forma e tende a risol­versi in un com­plesso uni­fi­cante quanto iden­ti­ta­ria­mente inde­fi­nito che forse meglio di ogni altra cosa si iden­ti­fica con la nozione del “par­tito della nazione”. L’oblio sui cri­mini di guerra ita­liani piut­to­sto che le stru­men­ta­liz­za­zioni poli­ti­che delle dram­ma­ti­che vicende del con­fine orien­tale e delle foibe sem­brano per­dere la loro stessa alte­rità, inglo­bate da una nar­ra­zione a-conflittuale, e ten­den­zial­mente vit­ti­ma­ria, che tutto tiene insieme e dun­que tutto equi­para in modo indolore.
Così, aperto il set­ten­nato con la visita alle Fosse Ardea­tine, il neo Pre­si­dente della Repub­blica cele­bra pochi giorni dopo il “Giorno del ricordo” e l’immagine com­ples­siva appare sem­pre più sfo­cata in un qua­dro della rap­pre­sen­ta­zione della sto­ria patria che abban­do­nando la rie­la­bo­ra­zione cri­tica del pas­sato si con­cen­tra sulla cen­tra­lità di un pre­sente senza storia.

* storico - da http://ilmanifesto.info

10.2.15

ecco perchè sul 10 febbraio ci sono polemiche e non c'è ricordo a 360 gradi leggi memoria condivisa


 http://www.leganazionale.it/links.htm
http://digilander.libero.it/lefoibe/indexx.htm


Oggi 10 febbraio , dopo aver parlato nei post precedenti ( a cui rinvio la lettura ) degli eventi storici e dele mie sensazioni    ed emozioni che costituiscono tale giornarta , provo ad affrontare il perchè su tali eventi ci sono ancora polemiche e ferite aperte . Un esempio di come dicevo dal titolo del perchè su tali eventi , come quelli del ' 900 italiano , non c'è memoria condivisa \ ricordo a 360 gradi è questo articolo   (  qui l'articolo completo  )  di Ferruccio Sansa

 [----]
ricordare è difficile quando si è carnefici (come è per l’Olocausto), ma è impegnativo anche se sei dalla parte delle vittime. Forse perché una memoria sincera pretende impegno e responsabilità. Richiede lucidità per capire cosa è successo e quale è stato il
proprio ruolo. E vuole compassione per chi ha sofferto. A lungo istriani e dalmati sono stati dimenticati. Respinti (spesso crudelmente ignorati) da quella sinistra italiana che preferiva sposare la causa di Tito (tacendone i crimini). Spinti nelle braccia di una destra che pur essendo responsabile (con Mussolini) della loro tragedia ha poi tentato di conquistarne il consenso. Insomma, istriani e dalmati sono stati traditi dallo Stato italiano che avevano cercato perdendo la propria terra e talvolta la vita.
Speriamo che quest’anno il ricordo non si risolva in distratte commemorazioni, in polemiche politiche. Che non ci induca a rivendicazioni, ma a un’onesta ricostruzione storica che sottolinei l’orrendo genocidio e la pulizia etnica compiuti dai titini, ma non trascuri i crimini fascisti nei confronti degli slavi.
Ma se si riducesse a questo la giornata di oggi rischierebbe di soffiare sui risentimenti: anch’essi stanno nel cuore, si intrecciano alla memoria. Proviamo, per una volta, a ricordare. Le vittime delle Foibe. Ma anche tutti gli italiani, quelli che persero la loro terra e chi rimase in Istria. E speriamo che il ricordo ci aiuti ad affrontare il futuro. L’Italia che – giustamente – ha avuto cura nel proteggere le minoranze altrui che vivono nel proprio territorio, ricordi finalmente le proprie minoranze all’estero.
Abbiamo lasciato un grande patrimonio in quella terra: di cultura, civiltà, bellezza. Di vita. Chi scrive proviene da una famiglia che nei giorni dell’Esodo arrivò in Italia letteralmente su un barcone. Ed è impossibile descrivere il giorno in cui si è ritrovato in un paese, Dignano (in croato Vodnjan), davanti a una tomba con il proprio nome.
Davanti a un portone che i suoi nonni varcavano ogni mattina. L’ha aperto, e d’un tratto ha scoperto che dal profondo gli risalivano le parole di un dialetto che nemmeno sapeva di aver conservato. Ma soprattutto ha sentito – proprio con il cuore – che la sua vita veniva di lì. Nel senso più profondo, la carne. Il sangue.
E all’improvviso ha ricorda
                                   Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 10 Febbraio 2014




Quindi secondo me questa legge non ha , almeno fin ora , aiutato a sanare una ferita ancora aperta : l’eccidio degli italiani nelle foibe e l’esodo di quasi trecentomila persone dall’Istria e dalla Dalmazia .anzi ne ha incrementato le polemiche e le divisioni mai sopite a causa della congiura del silenzio caduta su d'essa a cvausa della guerra fredda Ma non per questo smetterò di ricordare e di scriverci post perchè   <<  anche se  voi  vi credete assolti  siete  per  sempre  coinvolti  >>( mia  parafrasi   di una famosa canzone de  andreiana  )

9.2.15

Fertilia, il rifugio per gli esuli delle foibe In Sardegna per scappare da Tito e dalla tragedia dell'Istria

 per  approffondire

stavolta  ho qualcosa da raccontare   rispetto a quanto dicevo  in : << fine alle ideologie sui morti ( foibe e olocausto ) e ricordiamo come sugerisce il sindaco Riccardo Borgonovo di Concorezzo ( Monza ) >> . Anche  se la   storia    che racconto  è  intrinseca   del solito vittismo  nazionalistico  \  anticomunista  ,  ma   chi se  ne  importa ,  non è  di  quelli estremi     come  spesso avviene  in molte manifestazioni   celebrative  di  tale  giornatae poi   come    non essrlo  davanti    a un nazionalismo   che maltratta  le minoranze etniche  che  abitavano da generazioni quelle terre    che oggi sono il confine  orientale  ?
 E  grazie  a  loro se la trasformazione del territorio paludoso  e  potuto continuare  . Trasformnazione iniziata <<  (....) già verso la fine dell'Ottocento con la bonifica della laguna costiera del Calich grazie all'opera dei detenuti del vicino carcere di Alghero e della colonia penale di Cuguttu. L'opera prosegue nel 1927 con la costruzione del Villaggio Calik su progetto di Pier Luigi Carloni.
Il borgo di Fertilia nasce ufficialmente l'8 marzo 1936 con la posa della prima pietra della chiesa parrocchiale, ad opera dell'Ente Ferrarese di Colonizzazione, istituito dal presidente del Consiglio Benito Mussolini il 7 ottobre 1933 per dare una risposta alla popolazione in eccesso della Provincia di Ferrara e diminuire le tensioni sociali. Dopo i primi arrivi di emigrati ferraresi, lo scoppio della Seconda guerra mondiale paralizzò di fatto l'opera di colonizzazione, tanto che la maggior parte degli edifici rimasero di fatto inutilizzati.>>   (  da  http://it.wikipedia.org/wiki/Fertilia )
<> --- sempre  secondo  Wikipedia --  << saranno gli esuli di Istria e Dalmazia a popolare la borgata, diventando un microcosmo vicino a quello catalano di Alghero.Ereditando la tradizione veneta dei nuovi arrivati, la borgata è stata dedicata a San Marco e ivi campeggia un leone alato suo simbolo, proprio al centro del belvedere. Particolarità della borgata è che tutte le vie e le piazze richiamano luoghi o avvenimenti storici del Veneto e della Venezia Giulia.>>

Ma  basta  parlare io  lascia  che ha  parlarci di loro  sia l'articolo   sotto    riportato

di | 09 Febbraio 2013
da Fertilia
Esuli giuliani all'arrivo in Sardegna.
           Esuli giuliani all'arrivo in Sardegna

                          .
In via Pola, lo storico bar di Edda Sbisà e figlie nel 2013 compie 60 anni. È stato aperto nel 1953 quando, a Fertilia, sei chilometri da Alghero, c’era poco altro. Soprattutto terra, infestata dalla palma nana, una chiesa da finire, la caserma e l’asilo delle suore.
«Delle attività avviate dagli esuli è l’unica ancora aperta», dice a Lettera43.it la figlia, Lorena Calabotta, 52 anni, istriana di Sardegna, nata in un melting pot.
Tra la fine degli Anni 40 e degli Anni 50 arrivarono da Orsera, Rovigno, Fiume e Zara, nomi che si leggono identici nelle targhe di vie e piazzali. Poche valigie con il cognome scritto a tinte scure: Orlich, Bataia, Velcich, Sponza. Con addosso il terrore delle foibe e dei titini, la certezza di aver lasciato per sempre tutto: casa, lavoro, conoscenti, a volte i genitori.
DIFFICILE CONVIVENZA A FERTILIA. In quegli anni nella cittadina di fondazione fascista, ma incompiuta, cercarono un avvenire qualsiasi e la magra consolazione del mare. Prima di loro si erano installate delle famiglie ferraresi cui erano stati affidati poderi per la bonifica, a due passi dagli algheresi, di origine catalana e i sardi. Insieme con altri italiani dalla Corsica, libici dal 1970 in poi e turchi, greci.
Hanno vissuto insieme in una borgata di stile razionalista in cui il lavoro era scarso, o meglio inesistente, per tutti. Una convivenza non scontata e nemmeno sempre facile.
FINANZIAMENTI PER PICCOLE IMPRESE. Ci pensò l’ex Egas, Ente giuliano autonomo di Sardegna (soppresso nel 1978) a gestire i finanziamenti pubblici e destinarli, tra le altre cose, all’avvio di piccole imprese.
La pesca fallì molto presto: l’Adriatico chiuso cui erano abituati era ben diverso dal mare sardo. Attecchirono meglio agricoltura e commercio: dal negozio di alimentari al forno, fino alla locanda della Sbisà.
La signora Edda ora ha quasi 83 anni. Alle pareti le foto ricordo, nell’aria parole di dialetto. «Mia mamma è arrivata in barca, dopo settimane di viaggio. Aveva circa 20 anni. Erano già arrivati nel 1948 e cercavano di andare da una parte all’altra. E poi la seconda, definitiva, nel 1952».
Suo nonno, racconta, era comandante della X Mas, dopo la fuga aveva trovato impiego all’arsenale di Venezia. Ma poi le cose non andarono bene e quindi si ripartì in direzione di Fertilia.
Il sacerdote-pioniere, don Francesco Pervisan, perlustrò per primo la costa sarda e poi girò tutta la penisola, da un campo all’altro, per convincere gli istriani al trasferimento. Alcuni sono approdati dopo aver subito le angherie dei connazionali nei porti.



Istriani disposti a tutto pur di rimanere italiani

La costruzione di Fertilia nel Dopoguerra.
La costruzione di Fertilia nel Dopoguerra.
Con il passare degli anni i racconti sono stati affidati alle seconde generazioni, e spesso c’è ancora quel retrogusto di sdegno e amarezza.
«La vita è qui, le radici lontane. Mia mamma ci ha tramandato tutto: le feste, i dolci. È tornata più volte a Orsera, ma ha pianto e basta. Aveva ancora delle amiche lì, ma si va avanti così: anche con rabbia repressa. Ora forse è difficile da capire, non so quanti oggi farebbero quel che hanno fatto gli istriani. Perdere tutto pur di restare italiani». Un’integrazione diventata tale solo con il passare dei decenni a Fertilia, che ora conta appena 1.700 abitanti.
All’inizio i matrimoni erano soprattutto tra conterranei. Com’è successo anche a Sbisà che ha conosciuto qui il marito, arrivato da Zara: «Il legame per noi è stato sempre forte: rispettiamo tutto ciò che ci hanno insegnato. Persino mio nipote che ha 20 anni e fa il militare, parla in dialetto».
ACCOGLIENZA E DIFFIDENZA. Le frizioni ci sono state, non solo per motivi politici ma anche, semplicemente, per quelli economici. Per via delle agevolazioni su casa e imprese. Nonostante le tante testimonianze di integrazione e la scritta che campeggia sotto la colonna sul lungomare, proprio sotto un leone di San Marco: «Qui nel 1947 la Sardegna accolse fraterna gli esuli dell’Istria di Fiume e delle Dalmazia»».
«L’astio sotterraneo che può capitare di percepire è solo frutto di ignoranza», spiega Calabotta, «ci hanno accusato di aver avuto tutto gratis, di aver riscattato con pochi euro. In realtà mia mamma, per esempio, dopo 60 anni paga ancora l’affitto per il bar». Mentre gli immobili pubblici passati dallo Stato alla Regione nel 2008 ora sono in decadenza, o meglio, del tutto abbandonati.

Il 10 febbraio si celebra il Giorno del ricordo

Come appariva Fertilia nel 1954.

Come appariva Fertilia nel 1954.
Il decano di Fertilia è Dario Manni, che ha più di 90 anni e ricorda tutto nonostante gli acciacchi. Nelle giornate di sole esce in piazza.
Prima di arrivare in Sardegna a 27 anni è stato nei campi profughi in Friuli, Sicilia, Ascoli Piceno e a Latina. Ora è vicepresidente dell’Egis, associazione che punta tutto sulla memoria.
Il presidente è un ragazzo di 30 anni, Daniele Sardu. Nessuna discendenza istriana o giuliana, ma solo sarda, rimarcata dal cognome. Insieme organizzano il Giorno del ricordo, il 10 febbraio, una data storica: nel 1947 fu firmato il trattato di Parigi che assegnò Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia.
«Purtroppo spesso si scivola nella retorica nazionalista e invece noi vogliamo rimarcare la storia delle persone, perché non accada mai più», dice Sardu, «non necessariamente gli esuli erano fascisti, ma solo italiani che volevano restare tali». Eppure la ricorrenza è stata riconosciuta solo dal 2004.
NUOVA VITA DOPO L'ADDIO AI CARI. Tra i nipoti che hanno fatto proprie le storie di 60 anni fa c’è Michele Rosa, 38 anni, architetto: «Io sono ancora il nipote di Pina del forno», racconta, «anche se lei purtroppo non c’è più».
Una vita in giro per l’Europa e la penisola, si definisce «cittadino del mondo, ma anche istriano, sardo, soprattutto italiano». Famiglia metà ferrarese, metà istriana, nato in Sardegna. La nonna, Giuseppina Vladich, è arrivata a Fertilia nel 1952, a 29 anni, con marito e figlia.
«Appena scesa dalla corriera è scoppiata a piangere, attorno c’era il deserto scosso da un fortissimo maestrale cui non era abituata», racconta Rosa, «aveva lasciato i genitori a Pola e i fratelli e le sorelle, 10 in tutto, erano partiti ovunque. Anche in Australia e America».
NASCITA DELLA NUOVA COMUNITÀ. Dopo lo choc iniziale la nonna si ambientò: «Aprirono una panetteria. Sfornavano e vendevano, ma soprattutto regalavano. In quegli anni si divideva quel che c’era. Aveva lasciato una città vera, anche ricca: con cinema, teatri, ristoranti. In quest’angolo di Sardegna c’era solo la possibilità di essere ancora italiani e una comunità che si stava formando».
Una vita all’insegna dei divieti prima della fuga: a un tratto non si poteva più parlare italiano, dire 'ciao' per strada. «Mia mamma», dice il 38enne, «è stata battezzata di nascosto nel 1950 a Pola. Ma non con il suo nome, Maria, bensì Nirvana».
VIA DALL'INCUBO DELLE FOIBE. Di certo una cosa Pina del forno è riuscita a tramandare: il terrore delle foibe, e il riserbo, durato decenni, nel parlare della persecuzione e della pulizia etnica.
«Dire foiba era sconveniente anche negli Anni 90», spiega Rosa, «per scetticismo o semplicemente per non esser compatiti. Una memoria negata per 50 anni soprattutto per convenienza politica. E i numeri veri restano un’incognita». Si stima che negli eccidi delle foibe, inghiottitoi, siano morti almeno in 10 mila e che gli esuli giuliano dalmati siano oltre 250 mila.

10.1.15

ecco perchè sul 10 febbraio ci sono polemiche e non c'è ricordo a 360 gradi leggi memoria condivisa

Oggi 10 febbraio , dopo aver parlato nei post precedenti ( a cui rinvio la lettura ) degli eventi storici e dele mie sensazioni    ed emozioni che costituiscono tale giornarta , provo ad affrontare il perchè su tali eventi ci sono ancora polemiche e ferite aperte . Un esempio di come dicevo dal titolo del perchè su tali eventi , come quelli del ' 900 italiano , non c'è memoria condivisa \ ricordo a 360 gradi è questo articolo   (  qui l'articolo completo  )  di Ferruccio Sansa

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ricordare è difficile quando si è carnefici (come è per l’Olocausto), ma è impegnativo anche se sei dalla parte delle vittime. Forse perché una memoria sincera pretende impegno e responsabilità. Richiede lucidità per capire cosa è successo e quale è stato il
proprio ruolo. E vuole compassione per chi ha sofferto. A lungo istriani e dalmati sono stati dimenticati. Respinti (spesso crudelmente ignorati) da quella sinistra italiana che preferiva sposare la causa di Tito (tacendone i crimini). Spinti nelle braccia di una destra che pur essendo responsabile (con Mussolini) della loro tragedia ha poi tentato di conquistarne il consenso. Insomma, istriani e dalmati sono stati traditi dallo Stato italiano che avevano cercato perdendo la propria terra e talvolta la vita.
Speriamo che quest’anno il ricordo non si risolva in distratte commemorazioni, in polemiche politiche. Che non ci induca a rivendicazioni, ma a un’onesta ricostruzione storica che sottolinei l’orrendo genocidio e la pulizia etnica compiuti dai titini, ma non trascuri i crimini fascisti nei confronti degli slavi.
Ma se si riducesse a questo la giornata di oggi rischierebbe di soffiare sui risentimenti: anch’essi stanno nel cuore, si intrecciano alla memoria. Proviamo, per una volta, a ricordare. Le vittime delle Foibe. Ma anche tutti gli italiani, quelli che persero la loro terra e chi rimase in Istria. E speriamo che il ricordo ci aiuti ad affrontare il futuro. L’Italia che – giustamente – ha avuto cura nel proteggere le minoranze altrui che vivono nel proprio territorio, ricordi finalmente le proprie minoranze all’estero.
Abbiamo lasciato un grande patrimonio in quella terra: di cultura, civiltà, bellezza. Di vita. Chi scrive proviene da una famiglia che nei giorni dell’Esodo arrivò in Italia letteralmente su un barcone. Ed è impossibile descrivere il giorno in cui si è ritrovato in un paese, Dignano (in croato Vodnjan), davanti a una tomba con il proprio nome.
Davanti a un portone che i suoi nonni varcavano ogni mattina. L’ha aperto, e d’un tratto ha scoperto che dal profondo gli risalivano le parole di un dialetto che nemmeno sapeva di aver conservato. Ma soprattutto ha sentito – proprio con il cuore – che la sua vita veniva di lì. Nel senso più profondo, la carne. Il sangue.
E all’improvviso ha ricorda
                                   Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 10 Febbraio 2014




Quindi secondo me questa legge non ha , almeno fin ora , aiutato a sanare una ferita ancora aperta : l’eccidio degli italiani nelle foibe e l’esodo di quasi trecentomila persone dall’Istria e dalla Dalmazia .anzi ne ha incrementato le polemiche e le divisioni mai sopite a causa della congiura del silenzio caduta su d'essa a cvausa della guerra fredda Ma non per questo smetterò di ricordare e di scriverci post perchè   <<  anche se  voi  vi credete assolti  siete  per  sempre  coinvolti  >>( mia  parafrasi   di una famosa canzone de  andreiana  )

10.2.14

Le foibe? In Italia vincono solo : l'oblio , i ricordo a senso unico , la mancanza di rispetto verso le vittime

musica  d'accompagnamento  Giuseppe Tartini - Sonata per violino in sol minore - 'Il Trillo del Diavolo'



per i primi due effetti rimando a quanto ho già scritto in precedenza nel post 10 febbraio giorno del ricordo o giorno dell'amnesia di stato ? io ricordo tutto
Perchè :  

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"Addirittura - denuncia Cristicchi - oggi c'è chi va in giro con la maglietta 'i love foiba', gente che scrive sulla mia pagina Fb 'le foibe sono ancora aperte per voi, ti ci accompagno io'. Insomma c'è uno scontro violentissimo su questa vicenda". Reazioni "che, in parte, mi aspettavo - argomenta Cristicchi - poiché con questo testo andiamo a toccare dei nervi ancora scoperti e quando si nasconde una verità, è come una pentola a pressione: prima o poi esplode. Devo dire, però, che queste accuse e queste polemiche nei miei confronti sono giunte solo dalle fazioni più estreme, sia da destra, sia da sinistra, addirittura da un'associazione di esuli. Quindi mi rifaccio a Oscar Wilde, secondo il quale quando un artista viene criticato da entrambe le parti vuol dire che sta facendo bene il suo mestiere".
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da  http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/speciali/2014/02/10/Foibe-giornata-ricordo_10045249.html

per   l'ultimo fatto invece , nonostante  sia  contrario alla celebrazione per  i motivi  detti e ridetti nei miie post  precedenti   , ma  favorevole  al ricordo , di tali avvenimenti  perchè  bisogna  impedire che l'ignoranza e l'indifferenza abbiano la prevalenza e perché tali orrori non si ripetano mai più e restino un ammonimento perenne contro ogni persecuzione e offesa alla dignità umana. E' un dovere nei confronti dei sopravvissuti, dei familiari delle vittime . Mi  da  fastidio   vedere  fatti come questi  Venezia  ( da  la stampa  )   il primo   e  roma www.ansa.it/  (    il  secondo  

POLITICA
Venezia, imbrattato il monumentoin memoria dei martiri delle Foibe  Vernice rossa sulla statua nel giorno del ricordo. Il sindaco Orsoni: “Atti vili”

 ANNA MARTELLATO                                                          

“Deploro questo continuo accanimento contro il monumento ai Martiri delle Foibe a Marghera”. Falce e martello, spruzzati da ignoti vandali con vernice rossa nella notte sul monumento in memoria dei Martiri delle Foibe, posto nell’omonima piazza a Marghera, in provincia di Venezia. Come a sfregiare, marchiare, giustificare quello che è, a tutti gli effetti, un genocidio. Non è la prima volta: sin dalla sua prima posa, e sempre in occasione della ricorrenza, il monumento è stato oggetto di gesti vandalici.  
(.....) 




 il mancato delle  vittime  perchè  d'essi qualunque  sia la  causa \la parte  per  cui siano morti  , da  colpevoli o da  innocenti  , o barbaramente uccissi    da qualunque  dittatura    e  democrazia  \  democradura  , vanno sempre  rispettati  perchè  essi sono sempre  morti . 


8.2.14

10 febbraio giorno del ricordo o giorno dell'amnesia di stato ? io ricordo tutto

"Quando si guarda la verità solo di profilo o di tre quarti, la si vede sempre male. Sono pochi quelli che sanno guardarla in faccia." ( Gustave Flaubert )


  vi potrebbe interessare  il mio precedente post 
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2014/02/le-foibe-lesilio-la-congiura-del.html


Ci avviciniamo , come tutti gli anni al 10 febbraio cioè a  Il Giorno del ricordo delle foibe e dell'esodo Istriano  - Dalmata 
 ed già iniziano ad arrivarmi email che mi fanno le stesse domande che mi vengono ai miei due post sull'olocausto : 1)  perchè ricordo l'olocausto \i e la shoah  e   2 )  perchè ricordo la shoah [ post  dedicato  a  negazionisti / revisionisti estremi  ].
Ma con alcune differenze eccole    .

1) Basta se ne parla troppo in tv.. ., non è vero che non se ne parla , ecc

No . non basta ,. almeno per me , se i miei  post su tali argomenti non li leggere  e credi pure a quello che ti raccontano i media affari tuoi   . Infatti è vero che se ne parla ma se ne parla solo a tesi costituita e poco o niente a 360 °  cioè vengono solo ricordate \ celebrate solo le nefandezze comuniste e per giunta ingigantite e decontestualizzate . E per questo che vengo da destra e sinistra imputato d'essere impreciso e fazioso , ma chi mi conosce lo sa che non è cosi .











Inoltre nei media non ufficiali invece ci basa su teorie pseudo-complottiste oppure più semplicemente fondate sul mero ed assurdo pregiudizio: foibe=uccisione di fascisti ., ;memoria delle foibe=revisionismo ,   esuli istriani  e  slavi =    fascisti  o  quanto meno  degli “indesiderabili(…) criminali (…) che sfuggono al giusto castigo della giustizia popolare jugoslava e che si presentano qui da noi, in veste di vittime, essi che furono carnefici”.  Infatti  da  http://www.qelsi.it ( un sito   di cui non condivido se non il  5  %  di quello che  dice   e  scrive   )  : << A questo proposito sarebbe importante che qualcuno progettasse, come hanno fatto per l’olocausto ebraico, di far partire qualche “treno della memoria” per far visitare anche i luoghi di questi orrori. Anzi, forse sarebbe meglio farlo partire dalla Stazione di Bologna, dove nel 1946 si è verificato un episodio di vera barbarie, protagonisti i ferrovieri comunisti che con tanto di bandiere rosse inveivanp contro gli esuli istriani dalmati giuliani al grido di “fascisti”, di fatto impedendogli di scendere dal treno e quindi di essere aiutati dalle dame della carità venuti in loro soccorso. Del resto per molto tempo i comunisti italiani erano convinti che dentro le foibe ci fossero soltanto fascisti che hanno meritato questa fine.
L’episodio di Bologna viene raccontato anche nel libro “Magazzino 18” di Simone Cristicchi appena uscito nelle librerie, che riporta la citazione dell’Unità del 30 novembre 1946, che considerava gli esuli degli “indesiderabili(…) criminali (…) che sfuggono al giusto castigo della giustizia popolare jugoslava e che si presentano qui da noi, in veste di vittime, essi che furono carnefici”.  >>  (  qui l'articolo completo ) . Fatti che   non  dovrebbero più avere  alcun fondamento né storico, né politico.
Per il Giorno del Ricordo  si dovrebbe trattare di un coinvolgimento tangenziale, e questo è valido anche per le posizioni negazioniste-riduzoniste (  di  certaistra per  i crimini da  loro commessi    e a destra ) o revisioniste ( da non confondere con negazioniste ) dell ex presidente della Croazia Stipe Mesic  colpevoli  di chiedere  che  si parli anche  dei   crimini fascisti.

2) tu odi il tuo paese

Diciamo che fra me e il l'italia c'è un rapporto d'amore ed odio ,che è troppo lungo da descrivere qui e ci porterebbe fuori tema ma che sarà ripreso in qualche futuro post ( chi vuole me lo ricordi via email ) . Esso può essere riassunto qui in questa scena del film   del 1989 diretto da Oliver Stone (Born on the Fourth of July)  ovvero   nato il 4 luglio particolare nel lasso di tempo che va  da l 0.40 a 1.00 


per  chi volesse  approfondire  il contesto   del  confine orientale e capuire   ciò che  c'è  ststo prima dele foibe  e  della dittatura e crimini di  tito e dell'esodo

Non sapevo che criticare certi atteggiamenti di noi italiani , fra cui quello di non volere fare i conti con il proprio passato bello o brutto che sia , e smontare alcuni miti come quello d'italiani brava gente significasse offendere il proprio paese .

3) come mai, tu antifascista e comunista narri e t'interessi di storia di destra e di fascisti ( un riferimento velato agli esuli ) .

Usciamo dalle vecchie ideologie che hanno caratterizzato gli ultimi 2 secoli del millennio precedente . Ed andiamo avanti . Il mio intento è è quello di tirare fuori , in maniera che si chiuda tale polemica e si possa ricordare ( pur nelle diversità di vedute ) tali avvenimenti , le responsabilità di ciascuno di noi dalòa destra alla sinistra . Ecco perchè condivido e  parlo anch'io a 360 gradi , per dare un giudizio globale aspetto a vedere lo spettacolo , il tentativo di Cristicchi dell'opera magazzino18
Infatti egli dice su repubblica del 7\2\2014 qui la versione integrale  dell'intervista   .<< (... ) Ecco perchè nel testo parlo ampiamente anche dei crimini di guerra commessi dall'esercito fascista italiano in Iugoslavia , in slovenia , dei rastrellamenti , dei processi e delle esecuzioni sommarie >>. Inoltre, e qui sta il riferimento al drammatico esodo delle popolazioni slave , se ti schieri o racconti dei tali eventi vieni << taciato come fascista . . In realta >> sempre secondo Cristicchi << gli esuili [ parlo anche per esperienza personale avendone conosciuto qualcuno, anzi meglio gli eredi ,   residente nella mia zona ] sono un popolo cosi vasto che comprende tutti , per la maggior parte hanno votato Dc  >> e ora centro destra ( la maggior parte , come si può vedere dai siti e forum su tali eventi ) . << Sempre strumentalizzati dalla politica per prendere voti . Questa storia non ha[  anzi  , corsivo mio , non dovrebbe avere  ] nessun   colore politico >> . Quindi un vfncl ( scusate la  volgarità   ma mi è scappato ) a chi riduce una storia cosi complessa ed  triste    , fatta di violenze , pulizie etniche , genocidi ed altri errori perpetrati anche prima della seconda guerra mondiale per italianizzare forzatamente    le popolazioni slave . Il caso  emblematico  di  questo processo è  quello   della   distruzione Il Narodni dom (in sloveno, Casa del popolo o Casa nazionale) di Trieste era la sede delle organizzazioni degli sloveni triestini, un edificio polifunzionale nel centro di Trieste, nel quale si trovavano anche un teatro, una cassa di risparmio, un caffè e un albergo (Hotel Balkan )  trovate nel link  sopra  maggiori dettagli  su  tale  evento  che determino  ed esacerbo  la conflittualità  già tesa  fra  Slavi ed  Italiani portando a quello che noi tutti\e  conosciamo  o almeno dovremo  conoscere 




Quindi cari amici    \ nemici come potete vedere anche se sono di sinistra la  penso come cristicchi << a differenza degli oltranzisti >> revisionisti estremi -negazionisti o peggio riduzionisti non giustifico ( anche se comprendo perchè se fosse avvenuta una balcanizzazione forzata , forse anch'io mi sarei comportato come le popolazioni slave prima dell'arrivo dei comunisti di tito ) << un crimine con un altro crimine >> abbassandomi al loro livello e passando da vittima a carnefice . << Mentre per loro le foibe sono state sono state un atto giusto dai parte dei partigiani , giusto buttare in quelle buche italiani , squadristi , fascisti ,un centinaio di preti (...) >>
Concludo  invitandovi   al dibattito  ( o via  email  o nei comenti qui  sul mio twitter  e  facebook  dove  metterò l'url del post   )    .
Naturalmente  , in quanto  non ho  ( ne  lo pretendo  d'averla )  la verità assoluta  s'accettano critiche  ed  osservazioni  ben motivate  e  documentiate  .
Ma  soprattutto  a  : <<  ricordare tutti questi fatti, che si tratti di foibe, di genocidio armeno, di genocidio ebraico, e tutte le altre atrocità dello stesso tipo.... i criminali, QUALI CHE SIANO, volevano occultare tutto questo con il velo dell'oblio e la congiura del silenzio...Invece è giusto che tutti siano informati, per non poter dire :" non sapevo"... che tutti sappiano chi erano le vittime e chi sono i boia criminali responsabili di tutti questi massacri...Chi li ricorda sta per forza dalla parte della ragione...>>  dal mio amico facebookiano  Guido Atzeni .
E poi   finiamola  con la guerra delle cifre  ( da  una parte  e dell'altra  )  perchè anche se  sono  poche migliaia   come dicono i documenti  ufficiali (   italiani ed  alleati )  o centinaia di migliaia  come  dicono  le altre  fonti  ( in cosiddetti  foiboici  ) sempre  d'orrori si tratta   che non vanno dimenticati   e taciuti   nè tanto meno strumentalizzati  politicamente  da una parte e dall'altra   

Aggiungo   questa   citazione de  Andreiana  : << (...)  se avete preso per buone \ le "verità" della televisione \ anche se allora vi siete assolti \siete lo stesso coinvolti.  (...) >>

7.2.14

dalla parte del torto e mai ( o rara dalla parte della ragione )



canzone i sottofondo Dio è morto - Guccini  in particolare  questi versi : << (  .. )  l'ipocrisia di chi sta sempre\con la ragione e mai col torto>>qui sotto una cover dei





a chi mi dice perchè m'interesso   non solo  di  shoah  m a degli altrio olocausti   , ma  soprattutto   adesso anche recentemente  di foibe e di esuli istriani , raccontando non solo la volgata storico retorica dei crimini comunsiti \ tititini ma anche le porcherie e le atrocità da pulizia etnica che fecero i fascisti e gli ustascia aiutati dai primi e dai nazisti

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati. Bertolt Brecht ( 10 febbraio 1898, Augusta, Germania -Data di morte: 14 agosto 1956, Berlino Est  ) 
 


2.2.14

quando alle foibe saranno ricordate a 360* e non solo le brutture comuniste si potrà avere un ricordo comune o condiviso . io ricordo ma non celebro

per  approfondire  l'argomento

Terribile constatare  che  man mano che  ci si avvicina  al  10  febbraio , come   per la giornata della memoria  : << quasi tutti si affannano a ricordare le vittime dell'olocausto, ma alcune persone che conosco personalmente, non sono nemmeno capaci di far pace con il loro cervello, e portano rancore per i propri simili ,familiare e amici. Fino a ieri gridavate morte per l'intera umanità. Ma stranamente questo fenomeno "TELEVISIVO" dell'olocausto lo usate come pretesto per ricorda (AGLI ALTRI) che si deve essere buoni con ebrei,sunniti ,rom, omosessuali etc. Ricordate a voi stessi che siete FALSI COME LA MERDA .
 

Gli altri non hanno bisogno delle vostre finte prediche. Sicuramente e vi vedete un trans che vi sculetta davanti, vi viene voglia di prenderlo a mazzate, così come se ascoltate un discorso di un ebreo , sul fatto che vi considera INFERIORI siete i primi ad urlare "H H" merde ipocrite.>> , tutti    s'affanno a ricordare   e celebrare  le  vittime delle foibe    slave  - comuniste   ed   l'esodo   di tali popolazioni  dimenticando  ed  omettendo   le cause  che  l'hanno originate     e decontestualizzandole  .   iL Corsivo è  tratto    dalla pagina  (  vera  o presuinta  )  facebook di valentina  nappi   https://www.facebook.com/valex.nap 

Inizialmente    volevo non celebrare  ( ATTENZIONE   COSA BENE  DIVERSA  DAL RICORDARE  O  INVITARE  AL RICORDO  )  perchè   : <<
(  .... ) Forse oggi il problema sta proprio nel fatto che abbiamo ripulito le nostre coscienze istituendo una giornata della memoria. Abbiamo relegato il compito di ricordare a quei docenti volenterosi che il 27 gennaio mostrano ai propri alunni La vita è bella e le immagini Auschwitz, dimenticando di parlare, per esempio, delle leggi razziali e scordando di studiare con dovizia il fascismo. Stamattina il ministro della Pubblica istruzione, Maria Chiara Carrozza, parteciperà alla classica inaugurazione di una mostra e poi da domani nelle scuole si torna a far finta di nulla. Una memoria da “operazione edicola” dove per l’occasione è spuntato persino un Dvd della Nazionale italiana che visita il campo di sterminio di Birkenau.
La memoria deve diventare vita. Nelle mie classi ricordo l’Olocausto quando parlo di razzismo e intolleranza leggendo con i bambini Girogirotonda di Federico Taddia, la storia di una piccola rom, che lava i vetri agli incroci o quando abbiamo ospitato il partigiano bolognese 86enne Armando Gasiani che ha passato ai miei ragazzi il testimone.
Faccio memoria di quella tragedia quando ogni giorno leggo il quotidiano con loro, quando in storia, arrivato al capitolo sulla civiltà ebraica, nonostante il libro di quinta citi a malapena la Shoah, mi fermo per qualche giorno a scoprire chi erano gli ebrei nel nostro territorio, cosa facevano e che fine hanno fatto. Onoro i rom, gli omosessuali, i partigiani, gli ebrei quando parliamo di Europa perché come scrive Bensoussan “bisogna avere ben chiaro che in realtà l’Unione Europea l’ha istituita per celebrare la rifondazione dell’Europa. L’unità europea è stata costruita sull’antinazismo e il simbolo del nazismo, ciò che lo differenzia dall’altro grande totalitarismo, il comunismo, è appunto la Shoah. È la Giornata della Memoria europea, non ebrea. È l’Europa dei lumi contro la notte della ragione”.
Non abbiamo bisogno di mostre, di dvd, di inaugurazioni, di belle parole a tempo determinato ma di assumere i valori che la Storia ci ha insegnato a tempo indeterminato, vivendoli nelle nostre classi ogni giorno.   (....)   da   http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/27/shoah-oggi-in-classe-si-celebra-il-funerale-della-memoria/858144/
 Sul perchè bisogna  ricordare ed  ascoltare  oltre che cercare  di bloccare  con scritti  , video  , ecc   le terstimonianze     anche a costo  di    passare per matti  e \o fissati   perchè    "Quando si guarda la verità solo di profilo o di tre quarti, la si vede sempre male. Sono pochi quelli che sanno guardarla in faccia." ( Gustave Flaubert )  ecco altri due  url  


 Ma  sopratutto  come   ho già detto  in tutti i miei  post precedenti  su  tale  evento   per  evitare  che  :
-  che tali eventi  siano   da  una parte  ( sinistra  )  e  dall'altra  ( destra  )   usati , travisati e decontestualizati  ideologicamente  sminuendo  quello che  è avvenuto prima  o quiello  che avvenuto  dopo  
-  che  non accada mai  più . 
- perchè     Il silenzio   durato  60  anni  ( salvo  poche  eccezzioni  )  per  oportunità politichje  \  ideologiche  derivate  dal clima  della guerra fredda  . Infatti secondo lo storico Gianni Oliva il silenzio è da ricondurre a tre motivi principali :     <<  (....)  innanzitutto la necessità, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, del blocco occidentale di stabilire rapporti meno tesi con la Jugoslavia in funzione antisovietica; cause politiche dal momento che il PCI non aveva interesse a evidenziare le proprie contraddizioni sulla vicenda e le proprie subordinazioni alla volontà del comunismo internazionale; un silenzio da parte dello Stato Italiano che voleva sorpassare tutto il capitolo della sconfitta nella guerra da poco conclusasi.  (...) >>  da  http://www.quotidianogiovanionline.it/  per   l'articolo  completo   di  Nicolamaria Coppola  qui  . Ecco   dunque   che  esso  è  un brutto segnale per un Paese che voglia vivere serenamente il suo presente e progettare unito il suo futuro.

Istria per capire l'origine delle foibe



da  uno dei siti più obbiettivi e  più documentati  su tali eventi  http://www.diecifebbraio.info Riporto  dei documenti   sui crimini italiani    necessari  per capire  e  contestualizzare    le  atrocità e  òle  nefandezze  comuniste  .  OVVIAMENTE   non sto  e ne tanto meno     assolvendo  gli  infoibatori  . ma  fornendo   notizie  utili per  inserirle  nel contesto

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco prima e seconda parte

Con questa piccola guida a puntate, che potrete ritagliare e conservare, vi daremo ogni settimana un consiglio pratico per mettervi al sicu...