1.2.15

Foibe, un ricordo sempre al netto delle colpe

  canzone consigliata  Magazino 18  - Simone Cristicchi 

 vi  potrebbe interessare uno dei miei tantissimi post sull'argomento in questione


Il 10 febbraio di ogni anno, si celebra il Giorno del ricordo, dedicato alle vittime delle foibe e a tutti gli esuli dalmati e istriani di origine italiana costretti dal governo e dalle truppe jugoslave di Tito ad abbandonare le proprie case alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Così come per la Giornata della memoria , al di là di ogni polemica e scontro ideologico, il Giorno del ricordo serve ( o almeno cosi  dovrebbe ) per non lasciare che si perda nell’oblio una pagina nera della storia contemporanea, per far sì che le coscienze rimangano vigili e attente e che si evitino i terribili errori del passato. Il ricordo però va alimentato: ecco allora una  bibliografia  ragionata   a scoprire ( almeno   per  chi ancora  non lo sa o  ha  vaghe  notizie  ) come e perché migliaia di persone morirono o   emigrarono dalle loro terre  .
Ma   soprattutto  a  ricordare  ed  evitare  che  su tali   tristi eventi e  storie   cali l'oblio  o il ricordo  sia  solo di una  parte  come lo  è stato  causa  silenzio  imposto da  Usa-Urss    durantre la  guerra fredda  in quanto  la  ex  jugoslavia  se pur  guidata   da un dittatore sanguinario e comunista  era  uno stasto cuscinetto   verso L'Urss   (  ed  in parte  continua  ad esserlo oggi   )    fino all'istituzione   alla sua  istituzionalizzazione       diventando strumentalizzazione  ed  ricordo a senso unico 
La storia è come un processo: in tribunale si ascolta l'accusa e la difesa. La giuria deve sapere tutti i fatti se vuole emettere un verdetto "il meno sbagliato possibile".Ma soprattutto : << GLI INTERVENTI LI RIPORTIAMO "LIBERAMENTE", NON PER PARTITO PRESO O PER ATTRIBUIRE TORTI O RAGIONI.MA PERCHE' E' GIUSTO CERCARE DI CAPIRE - QUINDI LI OSPITIAMO ANCHE SE HANNO UNA TESI DIVERSA DAGLI ALTRI PRESENTI.OGNUNO DI NOI SA, CHE ESISTONO DIFFERENTI STORIOGRAFIE E DIFFERENTI INTERPRETAZIONI DEI FATTI STORICI. DIFFICILE FARLI CONDIVIDERE O TENTARE DI METTERE D'ACCORDO IMPORTANTE E' INFATTI SOSPETTARE, METTERE IN DUBBIO LE NOSTRE CONOSCENZE, SOPRATTUTTO QUANDO LA NOSTRA TRACCIA "DIDATTICA" E' IMPOSTA E IMPEDISCE DI FARE UN'ALTRA SCELTA; SCELTA CHE DOVREBBE ESSERE TESTIMONIANZA DI LIBERTA', IN CASO CONTRARIO SIGNIFICHEREBBE CHE "LA NOSTRA DEMOCRAZIA LIBERALE NON E' ANCORA COMPIUTA".E QUESTA NON E' UNA INTEPRETAZIONE !! Francomputer >>  da http://cronologia.leonardo.it/mondo38y.htm (  un ottima ed  obiettiva pagina  su tali eventi  )Se dopo  gli approfonditi post ( vedere il più noto nell'url sopra ) vi aspettavate anche quest'anno un post di tale calibro vi sbagliate di grosso . Sul serio stavolta non ho niente di nuovo e d'altrettanto arguto da scrivere su tali eventi . se  che  le persone morte  <<  (....) Sono state le vittime sacrificali di odi antichi fomentati da ideologie aberranti. >>  (  das  http://www.arenadipola.it/index.php?option=com_content&task=view&id=233&Itemid=2 ) Se  non  che  essi sono  un concentrato  di atrocità   e   pulizia etnica \  genecidio ideologico \  nazionalista    che riassume in se  le brutture del  secolo scorso   Quindi vi lascio sia con la solita raccomandazione su come intendo il ricordo di tali eventi , sia con elenco di testi e di altri documenti per farvi un idea a 360° gradi ed evitare di cadere prigionieri delle balle e del ricordo a senso unico che ci propongo i media ufficiali . Infatti e  quyi concludio  rinviandovi ( oltre  a quella dei  miei post precedenti  )   ad  una coorposa  biografia  , ha  ragione [--] Non ho mai letto sui libri di testo, a scuola, dei lager fascisti nell’attuale Croazia. Non sapevo che l’Italia fascista contasse più campi di concentramento della stessa Germania nazista, ignoravo che nel campo di Rab, in Croazia (dove sono morti migliaia di Sloveni, in gran parte deportati dai rastrellamenti di Ljubljana) la mortalità quotidiana superasse quella di Dachau (dove trovò la morte il fratello di mio nonno). Oggi lo so, ma non ho mai assistito alla celebrazione di quel ricordo, di quelle persone, all’ammissione di quelle colpe. Come ricordare in modo maturo e sereno le vittime delle foibe? Come non dire che quel naturale fenomeno carsico – una grotta verticale – venne utilizzato dagli stessi fascisti, che per primi lo utilizzarono nei territori di Istria e Dalmazia per uccidere e occultare corpi, dedicando alla foiba addirittura una canzone dove questa compare come musa ispiratrice? Come ritrovare un equilibrio nella memoria che rispetti i corpi di Basovizza e tutti gli altri, se tuttora vengono USATI per dei distinguo che, a oltre settant’anni da quei giorni, dovrebbero essere messi da parte per restituire a questo Paese e a quelle terre la verità storica che meritano.L’unico studio portato avanti da una commissione di professori universitari italiani, sloveni e croati, che ovviamente restituì colpe a entrambe le parti, venne chiuso in un cassetto anche dall’Italia, perché dava fastidio a destra e a sinistra. Gli esuli, e quanti rimasero per continuare ad abitare la loro casa, furono vittime innanzitutto dell’odio che gli italiani avevano seminato in quelle terre. Il carteggio del responsabile di Mussolini per quelle terre con lo stesso Duce parla di “esigenza di pulizia etnica”. E così fecero: persone rastrellate mentre erano al lavoro nei campi, donne e bambini presi e divisi per sempre. Gente uccisa sul posto. I campi di concentramento dislocati anche sul territorio italiano li conoscono in pochi. Pochissimi sanno cosa accadde al loro interno.
Quando, anni fa, visitai il campo di concentramento dell’isola di Rab (Arbe), tra le lapidi non c’era anima viva. Eppure l’Isola era piena di turisti italiani, come ogni anno. All’ufficio informazioni turistiche mi dissero che mai nessuno domandava di quel cimitero della memoria, dove le persone assumevano le sembianze dei più noti ospiti di Auschwitz e morivano di fame, malattie, percosse. Poi, mentre stavo per lasciare quel luogo, un signore arrivò. Capii che era italiano. Scambiammo due parole, scoprendo che a portarci in quel posto era stato lo stesso libro, quel Italiani brava gente? di Del Boca (il più grande studioso del colonialismo italiano). Solo grazie a quella lettura, incontrata da adulti, non certo da ragazzi perché prevista da un programma ministeriale. Solitari ricercatori di una verità storica negata alle vittime come ai colpevoli.
Fu mio padre a consigliarmi la lettura di quel libro, che tutt’ora consiglio a quanti sentono l’esigenza di sapere. Mio padre me lo fece leggere perché sapessi, per poter capire meglio, per distribuire colpe, se mai fosse necessario per la mia generazione, in modo più rispettoso della verità che tanti morti aveva causato. Mio padre, che è nato a Montona d’Istria (oggi Croazia) nel 1942, che a meno di due anni lasciò la casa materna con tutta la famiglia. Mio padre, che sposò una ragazza della minoranza slovena di Trieste, che non cercò mai la verità nella ricomposizione strumentale di mezze verità. Ai morti e alle vittime di una guerra e delle sue conseguenze, prima di tutto, si deve l’amore per la verità. Coltivato poco e male in questo Paese, sempre parziale. Mai nella ricostruzione ufficiale della storia di quelle terre. >> (  qui  l'articolo integrale http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/10/foibe-un-ricordo-sempre-al-netto-delle-colpe/875917/  ) 


  Biografia   e  documenti   vari
 www.panorama.it
 speciale  10 febbraio  dell'ano scorso  2    ita.anarchopedia.org/foibe  che   consiglio   per i motivi detti all'inizio  del post   ma con le pinze  in  quanto   troppo  di parte  3   http://cinquewnews.blogspot.com/2014/02/libri-sulle-foibe-10-febbraio-giorno.html
  •  Rossana Mondoni e Luciano Garibaldi  FOIBE: UN CONTO APERTO Il testamento di Licia Cossetto Edizioni Solfanelli Pagine . 56
  • AESPI ITALIA, CONFINE ORIENTALE E FOIBE Atti del Convegno AESPI - Rete Scuole Superiori Milano, 5 maggio 2011Edizioni SolfanelliPagg. 152
  • Luciano Garibaldi e Rossana Mondoni NEL NOME DI NORMA Norma Cossetto, la tragedia dell'Istriae altre vicende a Trieste e sul confine orientale italiano Presentazione di Renzo Codarin Edizioni Solfanelli Pagg. 152
  • Rossana Mondoni  SOPRAVVISSUTO ALLE FOIBE La vicenda di Graziano Udovisi,combattente italiano al confine orientale,infoibato dai titini, miracolosamente sopravvissuto Presentazione di Luciano Garibaldi Edizioni Solfanelli Pagg. 126
  • Luciano Garibaldi e Rossana Mondoni VENTI DI BUFERA SUL CONFINE ORIENTALE Edizioni Solfanelli Pagg. 152
www.edizionisolfanelli.it/confineorientale.htm


Lo storico e giornalista Gianni Oliva ha ricostruito in questo saggio tutta la vicenda degli italiani esuli, partendo dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino ai giorni nostri. Un buon punto di partenza per capire le ragioni storiche, politiche e ideologiche che hanno portato alla tragedia. Tutta l’opera è accompagnata da immagini inedite.



Si tratta di un romanzo in cui la voce narrante è quella di un bambino nato in uno dei campi profughispuntati durante l’esodo giuliano-dalmata. Il suo incontro con un uomo, un testimone muto della catastrofe, sarà l’occasione per raggiungere una nuova consapevolezza della propria storia e delle proprie radici. Come il protagonista, anche l’autore è nato in un campo profughi, quello di Servigliano , da genitori fiumani.



Un altro saggio che aiuta a capire le dinamiche politiche e ideologiche dietro le vicende istriane e che tenta un’analisi del complesso ruolo giocato dai comunisti italiani in quella terra di confine. Nel secondo dopoguerra, mentre si andava delineando lo scenario della guerra fredda, le missioni dei delegati italiani e sloveni si scontravano sulle divergenze politiche e militari, sulle questioni resistenziali e sul massacro delle foibe.



Lorenzo Goretti vuole scoprire il passato di suo padre, il capitano Carlo Goretti, morto ormai da 15 anni e decorato con la Croce di guerra. Inizia così una difficile ricerca che lo porta al confine orientale, nelle terre dei combattimenti contro i partigiani di Tito e davanti alle bocche oscure delle foibe.



Si tratta di una testimonianza diretta di chi ha vissuto in prima persona l’attimo del “salto” nella foiba. 14 maggio 1945 l’ufficiale istriano Graziano Udovisi deve scegliere in un secondo se rimanere fermo ed essere falciato dalla mitragliatrice, oppure buttarsi nel baratro e morire cadendo. La sua storia è quella di un miracolato, che salvò se stesso e un commilitone, riuscendo a risalire in superficie da trenta metri di profondità. Udovisi ricorda in questo libro gli orrori della guerra e del carcere, delle torture e dei tragici momenti sull’orlo della foiba.



I "foibologi"

Molti dei presunti esperti di foibe e di infoibamenti, autori di testi e articoli spesso utilizzati come fonte anche da esponenti della sinistra italiana, non sono altro che fascisti od ex-fascisti.:
  • Luigi Papo:
Autore di molti testi sulla questione delle foibe, pubblicati con la casa editrice fascista Settimo sigillo, Luigi Papo, che si firma “Luigi Papo de Montona”, è da sempre stato un fascista che durante la guerra si rese responsabile di rastrellamenti, esecuzioni sommarie e rappresaglie in Istria «Luigi Papo ex ufficiale della Milizia fascista al servizio dei tedeschi in Istria, il più fecondo "storico" delle foibe di estrema destra, è arrivato a scrivere che gli "eccidi" portarono alla "eliminazione del 5 per cento degli Italiani"! Insomma, si sono toccati livelli incredibili di esagerazioni e di falsificazioni.» 
  • Marco Pirina:
Nato nel 1943 da un ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana (Francesco Pirina), ucciso dai partigiani nel luglio del ‘44, fu militante e poi presidente del FUAN romano. Pirina Entrò a far parte del Fronte Delta, che nel tentato golpe Borghese avrebbe dovuto avere un ruolo di primo piano. Negli anni 80 militò nella Lega Nord, poi passò a Forza Italia e poi ancora ad Alleanza Nazionale. A Pordenone fondò il Centro Studi Silentes Loquimur [29]. Claudia Cernigli ha più volte denunciato le falsità storiche riportate dal Pirina in molti suoi testi (es. l'inserimento nella lista degli infoibati anche di partigiani uccisi dai nazifascisti o di caduti in altre circostanze). Per il suo libro Genocidiò nel gennaio 2010 ha subito una condanna per diffamazione poiché il suo testo non forniva prove sulle accuse rivolte a tre partigiani sulla loro partecipazione agli infoibamenti [30]
  • Augusto Sinagra
Legale di Licio Gelli, membro della loggia p2 e legale del governo turco all'epoca del “caso Ocalan, recentemente ha affermato «Ha anche detto che le foibe sono il prodotto di "una barbarie antica che viene da lontano" perché i popoli "slavi" sono privi di civiltà, come s'é visto poi anche con le vicende della Bosnia.» [31]
  • Padre Flaminio Rocchi
Pseudonimo di Anton Sokolic, di padre croato, in seguito cambiò il suo nome originale nell'italiano Flaminio Rocchi. Divenne francescano all'età di 14 anni e fu cappellano militare durante la guerra, poi dirigente dell'Unione degli Istriani, esponente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, di chiara tendenza nazifascista, Rocchi fu anche vicepresidente della “Lega istriana” . Il suo libro L'esodo dei 350.000 Giuliani, Fiumani e Dalmati, secondo Claudia Cernigoi, è infarcito di molti errori marchiani, in particolare sulla cosiddetta “foiba” di Basovizza. [32]
  • Giorgio Rustia
Triestino, si è avvicinato negli anni '90 a Forza Nuova dopo aver fondato un “Comitato spontaneo di triestini che non parlano lo sloveno”. Laureato in scienze biologiche si spaccia per storico; ha stretti contatti con le varie associazioni combattentistiche comprese quelle dei reduci della Repubblica di Salò, unite nell'Associazione Grigioverde.

o  Altri "esperti di foibe" non fascisti:ma  vicino anticomunisti  
  • Gianni Bartoli
Democristiano, esule istriano e sindaco di Trieste negli anni ‘50. Nel suo Martirologio delle genti adriatiche cita 4.000 nomi di infoibati per tutta la “Venezia Giulia” (le attuali province di Trieste e Gorizia, ed il retroterra di queste che si trova oggi in Slovenia), l'Istria, Fiume e la Dalmazia, in riferimento al periodo che va dal 1943 all'estate del 1945. Secondo Foibe e mito vi sarebbero molti errori di trascrizione, nomi duplicati e addirittura di persone che non morirono affatto e rientrarono dalla prigionia.
  • Gianni Oliva:
Laureato in lettere, è anche studioso ed insegnante di Storia delle istituzioni militari alla Scuola di applicazione d'arma di Torino. Pubblica libri per la Mondadori


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