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23.12.21

L’ultimo zampognaro .,La fattoria che salva gli alberi di Natale., Il rider è anche il capo. E il delivery diventa etico.,

     inizio  questo post    con  due  storie   una storia  a metà  fra  natrale  e  post  natale e   ne  approfitto per  farvi 



  Ma  veniamo  alla  storie     in questione  

  da  https://www.ioacquaesapone.it/

L’ultimo zampognaro

A Scapoli, in Molise, a casa del maestro Franco Izzi che ha scelto di vivere costruendo zampogne

Lun 06 Dic 2021 | di Testo e foto di Roberto Gabriele | Bella Italia


Dicembre è il mese di Natale e, mentre la tradizione anglosassone porta l’immaginario collettivo tra renne e abeti innevati accompagnati dal suono di jingle e campanelle, le atmosfere italiane sono caratterizzate da presepi, paesini
illuminati e dal caratteristico e inimitabile suono delle zampogne.
Il cui regno è in Molise: qui, infatti, si trova Scapoli, il paese delle zampogne dove persino la musica di attesa del centralino del Comune è suonata con la zampogna.
Scapoli è il tipico paesino appenninico adagiato sul costone della montagna. 
Ci troviamo in provincia di Isernia, ai piedi del Monte Marrone, della catena delle Mainarde, teatro dell’omonima battaglia del 31 marzo 1944 che servì a far indietreggiare la linea Gustav dell’esercito tedesco arroccatosi sulla cima. Oggi solo 600 anime popolano questa piccola località che in 20 anni si è quasi dimezzata per numero di abitanti.
Scapoli è un luogo fuori dal tempo che cerca di resistere alla fuga dei giovani verso le città: il centro storico ha solo una strada che è il corso del paese, l’ufficio postale, il Comune e due bar che sono il vero centro di aggregazione sociale degli Scapolesi. Ovviamente c’è la chiesa, un minimarket e un camioncino che porta la frutta fresca in piazza ogni giorno.
Alla sommità del paese ci sono i bastioni fortificati della città vecchia e il Cammino di Ronda che ancora oggi costituiscono le passeggiate da fare nelle sere d’estate.
A metà aprile a Scapoli può anche nevicare: siamo alti in quota e siamo lontani dal mare, le stradine sono deserte, silenziose e tra i suoi vicoli si sentono solo i garriti delle rondini che riempiono il cielo, nessuna voce, nessuna auto, nessuna musica: a Scapoli si può perdere l’equilibrio.



DUE EVENTI L’ANNO
Due volte l’anno ci sono eventi speciali e il paese acquista un nuovo ritmo e suono: il primo è a Carnevale, quando cade la festa del Raviolo Scapolese, e d’improvviso il paese si riempie di migliaia di persone che vengono a mangiare questa specialità che non ha uguali nella cucina italiana: si tratta di un raviolone enorme, tanto che la porzione normale ne prevede solo 3 in un piatto. Il secondo è a fine luglio quando c’è il Festival Internazionale della Zampogna (da due anni sospeso a causa del Covid), il quale raccoglie ancora più persone che arrivano per
partecipare a questo evento unico al mondo. 
Poi di nuovo il silenzio e la vita tranquilla con i ritmi di una volta.
LA ZAMPOGNA SUL FRANCOBOLLO 
Nel 2014 alla zampogna di Scapoli è stato persino dedicato un francobollo di Poste Italiane proprio per celebrare il valore culturale di questo strumento musicale. Da segnalare il Museo Internazionale della Zampogna, purtroppo anche questo al momento è chiuso a causa della pandemia e per successivi lavori di ristrutturazione che promettono saranno finiti nella primavera 2022.
TRA UOMO E GREGGI
Ma la zampogna non va vista in una bacheca, va ascoltata, va vissuta come i pastori, insieme ai pastori: è uno strumento che non può prescindere dalle sue origini. Strumento usato già dagli antichi romani (che all’epoca lo chiamavano utriculus ossia “otre”), la zampogna è parte integrante del rapporto tra l’uomo e le sue greggi. L’esperienza più straordinaria alla quale si possa assistere è, infatti, ascoltare il suono della zampogna in montagna, con i musicisti vestiti da pastori con i loro gilet di pelliccia, i camicioni bianchi o a quadri, i pantaloni di velluto alla zuava infilati nei calzettoni di lana e con le tipiche “ciocie” ai piedi e annodate sui polpacci: una scarpa che qui un tempo era così diffusa da dare il nome di ciociari a tutti quelli che le indossavano e anche alla Ciociaria, un’area che comprende la provincia di  Frosinone.
Ma, al di là dei ricordi di un passato lontano, c’è chi questi ricordi continua a renderli vivi: è il Maestro Franco Izzi, l’ultimo zampognaro rimasto che ha deciso di vivere costruendo zampogne, non come fosse un hobby, ma come scelta radicale di vita.


Con lui ho trascorso qualche giorno e ho potuto conoscere questo uomo forte e deciso, di solidi principi e dal carattere apparentemente introverso, scoprendo presto, dietro la sua coriacea  scorza da pastore e montanaro, una grandissima voglia di socializzare e di condividere il suo sapere, la cultura popolare nella quale è cresciuto e della quale è un vero ambasciatore.
L’ho compresa subito la sua natura quando, al mio arrivo, mi ha accolto come un vecchio amico invitandomi a pranzo: un indimenticabile pranzo frugale e straordinario di quelli che si organizzano solo con i famigliari più stretti!
Ho capito subito che c’era molto da imparare da quest’uomo. L’ho capito dalle grandi mani, dal modo in cui tagliava il pane. 
La sua casa un fortino senza tempo, con un calendario in cucina fermo al dicembre 1956: pietre a vista sui muri, un tavolo, le sedie, una poltroncina e il caminetto che, oltre a riscaldare l’ambiente, ci è servito per cucinare la bistecca. Davanti a noi i suoi quattro cani, ordinatamente seduti sul divano.
Per un po’ abbiamo parlato di tanti argomenti, mi ha mostrato casa, abbiamo pasteggiato raccontandoci episodi del passato, come due vecchi amici. Poi si è allontanato e, quando è tornato, era vestito da zampognaro. Ha cominciato così a parlare di toni, semitoni, ottave e chiavi, mi ha spiegato come funziona la zampogna, la sua storia, le dimensioni, le difficoltà per suonarla e gli accorgimenti per costruirla. Mi ha parlato di bordone e di canto, di otre e di campana… L’ho ascoltato a lungo, ho compreso poco, ma mi è arrivata tutta la sua esperienza e passione. Anche quando mi ha parlato con comprensibile orgoglio del suo "Bordone Modulabile" da lui inventato e poi brevettato a Campobasso: un’innovazione che ha portato la zampogna a diventare uno strumento completo, cioè con la possibilità di avere tutto il giro armonico della propria tonalità. Una lezione di musica, di scale, di tonalità e armonie…
NELLA BOTTEGA 
Nel corso del pomeriggio, poi, mi ha portato nella bottega alla quale si accede direttamente dalla scala interna di casa.
E mentre io impazzivo in quella bottega profumata di essenze di legno stagionato e per quella luce con intensità variabile “a zone” diversa in ogni  angolo della stanza… Franco mi ha mostrato con le sue mani forti tutti i procedimenti costruttivi delle sue zampogne: dalla realizzazione dell’ancia alla tornitura delle canne, i suoi legnami invecchiati per otto lunghi anni prima di poterli lavorare per farli diventare canne o bordoni di una zampogna.
Poi mi ha portato fuori, nel vicoletto, si è messo nascosto dietro una delle finestre del Cammino di Ronda che fa da cassa armonica e, abbracciando la sua zampogna da 32, ha iniziato a suonare riempiendo delle sue note tutta la valle.
Il giorno dopo quella magia si è riaccesa ancora un volta. è accaduto al Monumento ai Caduti di Monte Marrone dove l’ultimo zampognaro ha voluto suonare solo per me. Così si è arrampicato a diversi metri di altezza su una serie di blocchi di cemento sovrapposti (uno per ciascuna Regione Italiana) e da lì ha iniziato a suonare per me e quel pubblico in alto tra le nuvole.                                                  


Sulle Prealpi vicentine c’è un parco dove gli abeti vivono tra una festività e l’altra, rispettando i criteri di sostenibilità ambientale. E dove il legno è protagonista 

 di Nicola Saccani



Il rider è anche il capo. E il delivery diventa etico
                     Giulio Schoen

Sette fattorini di Firenze hanno deciso di mettersi in proprio: è nata Robin Food, una coop che propone un modello alternativo ai colossi internazionali delle consegne


Un puzzle di fossili: così si ricompone il dinosauro


Alla scoperta del laboratorio Zoic di Trieste, uno dei più importanti al mondo nelle preparazioni paleontologiche: da qui è passato anche Big John, il triceratopo record
di   Simone Modugno

di 

5.4.17

Viola, pronipote di Arturo Toscanini, talento della musica elettronica: "Se Arturo mi ascoltasse"....


Viola d'Acquarone è la più giovane discendente del maestro Arturo Toscanini, uno dei direttori d'orchestra più grandi di sempre, e ha una grande passione per la musica. A differenza del trisnonno, però, ha scelto un ambito molto più moderno in cui esprimersi: l'elettronica. "Ho sempre avuto la passione per musicisti come Bjork o i Royksopp e ho da poco pubblicato il mio primo ep col nome di Veyl". Al posto dell'orchestra, quindi, ha scelto sintetizzatori e computer: "Toscanini è stato una grande influenza per me ma non mi permetterei mai di paragonarmi a lui. Se ascoltasse quello che faccio? Si metterebbe le mani nei capelli". Mi  sembra    da queste  dichiarazioni  una  ragazza  equilibrata, modesta. A ognuno il suo stile e la propria ispirazione. Non vedo pretesa di essere ciò' che non e' e trovo pur  non piacendomi   granché  alcuni commenti inutilmente acidi.  Brava, se 
quello che fai ti da' gioia, continua cosi. 
 cero  è vero i tempi cambiano  e  di conseguenza  anche i generi   e gli stili musicali infatti concordo  con il commento lasciato al video  sopra  riportato   da 


anglio02
Certamente non è il caso di questa ragazza, ma sarebbe bene tener presente che a volte i tempi cambiano anche in peggio .

Infatti , aggiungo  io  ,  non sempre cambiamento automaticamente significa miglioramento  specie  , ma  ripeto  non è il  suo caso ,  spoecie   quando  avviene senza  basi  ed  improvvisato   ed  avwer tentato prima  i canoni  .

14.12.13

Federico Fanti,precario all’Università, Scopre primo fossile di dinosauro con cresta da gallo.

Va bene che   come dice  un commento  all'articolo riportato sotto  


    • Immagine Avatar


      Ma credete che all'estero i ricercatori abbiano tutti contratti a vita?
      All'estero il ricercatore è una figura ancora più precaria che in Italia, la differenza tra qui e in molti altri Paesi sta soprattutto nei maggiori salari esteri (dovendo lavorare molto ma molto di più però) e in una maggiore facilità, una volta scaduto un contratto, a ritrovarne un altro.
      Di certo, se c'è una cosa che invece NON è migliore, è proprio la stabilità del posto di lavoro.
      p.s. sono un ricercatore (precario), non parlo per sentito dire



    • Ma la  situazione dei precari in italia  dei precari  e dei ricercatori  universitari tra baroni   vecchi e nuovi , nipotismo  , ecc   grave   se  non si sa   se  fuggire  all'estero o distruggere   e poi ricostruire  fino al prossimo  reflusso come fa notare  tale spezzone   di film 



    o  lasciare  l'italia  in mano  a tali persone


    da il fattoquotidiano   David Marceddu | Bologna | 13 dicembre 2013

    Scopre primo fossile di dinosauro con cresta da gallo. Ma è precario all’Università
    Federico Fanti, 32 anni 1.800 euro e una cattedra all'ateneo di Bologna, ha appena fatto una scoperta che potrebbe rivoluzionare gli studi sui grandi rettili. Ma in Italia ha un contratto da ricercatore e nel giro di uno o due anni potrebbe essere di nuovo a spasso. "Senza sicurezze potrei andare all'estero. Le offerte non mancano"




    Oggi tutto il mondo scientifico parla di lui e della sua scoperta eccezionale: il ritrovamento, per la prima volta, di un dinosauro con una cresta molle sulla testa, come quella dei galli. Lui, lo scopritore, è entusiasta: “Quella cresta non aveva nessun’altra utilità che quella di comunicare. Questa novità può aprire orizzonti nuovi nello studio dei dinosauri”. Il rinvenimento a opera di Federico Fanti, paleontologo di 32 anni dell’università di Bologna, è stato reso noto oggi dalla rivista Current Biology che gli ha dedicato la copertina. Un giornale pari per fama a Science o Nature e che ha consentito al giovane studioso di essere citato oggi sulle testate e sui i siti internet di tutto il pianeta. Eppure Fanti deve fare i conti con un contratto da ricercatore a tempo determinato e presto o tardi questa precarietà potrebbe portarlo lontano dall’Italia. “Se la parola merito in Italia ha un senso, spero al prossimo concorso di ottenere un lavoro più sicuro anche grazie a quest’ultima pubblicazione”. Le offerte dall’estero, soprattutto dal nord America (il ritrovamento è avvenuto in Canada) non gli mancano. Ma lui, con un figlio piccolo e la passione per l’insegnamento, vorrebbe stare nel suo Paese: “Non è una questione di soldi, ora guadagno 1.800 euro al mese grazie alla cattedra di Paleontologia dei vertebrati all’università. Non mi lamento. Il problema – spiega al fattoquotidiano.it lo scienziato – è la tranquillità di non dover cercare un posto di lavoro ogni tre anni. Come posso fare ricerca con altri colleghi in tutto il mondo, se poi periodicamente devo dire loro: ‘Scusate mi scade il contratto’?”.
    A scoprire il dinosauro nello stato dell’Alberta è stato proprio Federico in persona: “Il ritrovamento è avvenuto nel 2011, poi ci sono voluti due anni perché la cosa venisse studiata e se ne capisse l’importanza”, spiega Fanti. L’Edmontosauraus regalis – ‘scavato’ dallo studioso dell’Alma Mater insieme a una squadra internazionale composta da Phil Bell (Università del New England, Australia), Philip Currie e Victoria Arbour (Università dell’Alberta, Edmonton, Canada) – è un esemplare mummificato del dinosauro dal becco d’anatra noto come hadrosauro. Questa specie era diffusa nel continente nord americano circa 75 milioni di anni fa. Nonostante i ritrovamenti dei loro resti siano piuttosto comuni, nessuno sospettava che questi erbivori lunghi fino a 12 metri avessero una cresta fatta interamente di carne sul cranio.
    .


    Lo scheletro è stato ritrovato in sedimenti vecchi di 70 milioni di anni che affiorano vicino alla città di Grande Prairie e solo durante lo studio condotto nei successivi due anni se ne è compresa la rilevanza: a mano a mano che la roccia veniva rimossa appariva il corpo mummificato e in condizioni perfette del grande dinosauro. “Per me che sono cresciuto con il mito di questi bestioni, la scoperta è una grande soddisfazione. Fino a oggi non c’erano indizi sulla presenza di queste creste. Molte specie infatti le avevano ben sviluppate. Ma negli esemplari rinvenuti sinora sotto la cresta c’erano le ossa”, spiega Fanti.
    La presenza di creste sul cranio può essere ricondotta a due funzioni principali: la comunicazione sociale o l’esibizione sessuale. In entrambi i casi la sua presenza implica dinamiche sociali sviluppate e ben definite nell’ambito di singole specie di dinosauri. Forse servivano a indicare le gerarchie all’interno del branco, la maturità sessuale di un individuo o a mandare messaggi a possibili predatori. In questi giorni lo studioso bolognese è alle prese con le commissioni di laurea. Le sue lezioni sono frequentate e l’insegnamento è una passione da coniugare, per meno di 2mila euro al mese, alla ricerca scientifica. “Ma a questa non vorrei dovere aggiungere la ricerca di un lavoro. Se invece non avrò sicurezze, sono pronto ad andare via”.

    emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

    Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...