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11.2.24

Come si possono comprendere i fatti che commemorano? È possibile spiegarli astraendoli dal loro contesto e osservandoli con la sola lente delle “vittime ?

Dopo   il  post    sul  27 gennaio  (  olocausto  \  shoa  )   e i  due  ( I II  )   : sul  10  febbraio  (  foibe  ed  esodo  Istriano )  ,  cioè le  due   giornate     sulla  memoria  \  ricordo     ecco  a mente fredda  una  mia     riflessione   su     questo  secondo   evento  

Ogni volta  che   amici     che :   non  s'ineressano  di storia e  di politica   ,    che sento   o leggo   delle  foibe  e  dell'esodo o  d'altre  stragi  e  genocidi  mi  chiedo nnostante sappia già  in partenza che è una illusione se  sarebbe possibile comprendere le uccisioni e le violenze  sia quelle precedenti  degli italiani  sugli slavi  e   poi  d'essi      sugli   italiani nell’autunno 1943 e della primavera-estate 1945, e così il lungo esodo degli istriano-dalmati verso l’Italia nel secondo dopoguerra, senza considerare il contesto  ed  le  cause  in cui avvennero e  che  sono  all'origine   ? Si possono astrarre dei fatti dalla storia?
A mio avviso  Il Giorno ( ormai  diventata  settimana  )  del Ricordo, come di altre giornate memoriali, ci dimostra come tale tipo d’operazione possa  dovrebbe essere sì fatta, anche  senza il beneplacito delle istituzioni ,  solo   ricordando \  celebrando   ed  parlarne  a  360  gradi  o quanto meno contestualizzando   i fatti in questione .
Quindi Ricordare si    e celebrare  si  ,  ma  la memoria    condivisa  è  impossibile  ed  utopistica    soprattutto quando c'è   ed  c'è  ancora  un uso  stumentale   ed  ideologico   di  tali eventi   dolorosi ed  drammatici  .  Non basta   quanto ciò  è  stato fatto   per     tutta  la guerra fredda   e   nei primi (  ed  in parte     continua    ancora  oggi    a fine  guerra  freda     )  anno dell'istituzione della  giornata  del 10   febbraio  



Ecco     che  tale  Giornata  ,  diventata   settimana  ,   celebrativa  (  pulicoscienza  )  entrata in vigore nel 2004 con la legge n.92, la giornata istituita “per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” è divenuta estremamente esemplare non solo del funzionamento della memoria nazionale italiana ma anche purtroppo  dell’uso politico  del passato da parte di partiti e istituzioni .
Purtroppo  Agendo su “un lutto non elaborato”, infatti, tale giornata – con gran parte delle sue iniziative, istituzionali e non – lascia spazio ad “un uso prepotentemente politico della storia” dimostrando ancora una volta come la memoria di un gruppo (così come quella dei singoli) funzioni come una sorta di filtro. 
I ricordi sono selezionati, altri scartati, alcuni rimossi o attenuati, altri enfatizzati e assolutizzati. In sostanza ricordiamo ciò che vogliamo ricordare, preferendo alcune memorie ad altre. Perché ad esempio ricordiamo i profughi delle terre adriatiche e non gli altrettanti italiani costretti a tornare in patria dalle colonie ?
Ciò che ne è conseguito è che nel discorso pubblico foibe, brutalità varie, lo stesso lungo e doloroso esodo degli italiani da Istria, Carnaro e Dalmazia, predominano sull’analisi della “complessa vicenda del confine orientale”, senza la quale non si comprendono le loro stesse cause. Calcata la mano sui crimini commessi contro gli italiani, in secondo piano finiscono così la conflittualità nazionale radicata nel XIX secolo, l’oppressione nazionale degli slavi da parte dell’Italia liberale e dei fascisti  le caratteristiche peculiari d’una nazionalità non etnica ma d’elezione, le trasformazioni demografiche della zona, la guerra d’aggressione scatenata dall’Italia fascista contro il Regno di Jugoslavia.
A far scattare i meccanismi della violenza (tutt’altro che unica) virulentemente scoppiata fra il settembre e l’ottobre ’43 e nella primavera/estate ’45 fu il regime fascista, attivo in periodo di pace con le sue politiche di snazionalizzazione e ancor più ferocemente impegnato, in periodo di guerra, nel costruirsi il suo “spazio vitale” a scapito delle popolazioni balcaniche. In due fasi precise e differenti, una volta rovesciate le sorti del conflitto, gli italiani vennero così travolti dalle conseguenze fisiologiche di uno scontro mai visto come fu appunto la Seconda guerra mondiale. Uno scontro esacerbato dall’odio e dall’ideologia.
Nel mese di vuoto istituzionale fra l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la conquista tedesca dell’Istria (ottobre 1943), in primo luogo, a essere colpiti (in un numero che gli storici concordano possa variare dalle 500 alle 700 unità) dal movimento di liberazione furono i “nemici del popolo” – categoria che l’Istituto regionale per la storia della Resistenza del Friuli-Venezia Giulia, nel suo Vademecum per il Giorno del ricordo, descrive come composta da “segmenti di classe dirigente italiana particolarmente invisi ai partigiani, per il loro ruolo svolto nel regime fascista (gerarchi, squadristi), nelle istituzioni (podestà, segretari comunali) e nella società locale (possidenti terrieri, commercianti ed artigiani accusati di strozzinaggio) o comunque ritenuti pericolosi per il nuovo potere”.
A cavallo della vittoria degli Alleati (e tra questi dell’Esercito popolare di Liberazione della Jugoslavia), nella primavera/estate 1945, a venir travolti sono invece i nemici, presenti e futuri, della Jugoslavia, in una vera e propria “pulizia politica” che investe circa 9000 sloveni filo-nazisti, almeno 60mila ustascia, i fascisti croati, e qualche migliaio di italiani. In questo caso, nonostante le difficoltà nel tirare un bilancio complessivo, le stime operate dagli storici concordano su un massimo di 5000 vittime italiane totali, fra il 1943 e il 1945.
Ciò che avvenne nel contesto della risistemazione confinaria, infine, coinvolse circa 300mila italofoni, protagonisti di un lungo esodo concluso solo alla metà degli anni ’50. Anche in questo caso, osservata con la lente dell’odio etnico, l’immagine del dramma di queste popolazioni finisce per distorcere la comprensione del fenomeno, privilegiando la spiegazione etnica a quella politica. Più che una presunta politica anti-italiana della Jugoslavia di Tito, a portare migliaia di italofoni nella penisola furono la perdita di un ruolo privilegiato e dominante da una parte e la scelta, in grandissima parte scartata, di rimanere in una società socialista dall’altra.
Se il Giorno del Ricordo, come indicato da più parti, andrebbe quindi (per lo meno) ripensato, la direzione presa a livello istituzionale appare ben diversa. La pubblicazione nell’ottobre 2022 da parte dell’allora ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi delle Linee guida per la didattica della frontiera adriatica, ultimo atto del governo Draghi, illumina su come e quanto sia distorta la narrazione ormai dominante sui fatti dell’Alto Adriatico. Le leggi approvate in Friuli-Venezia Giulia e Veneto che limitano la ricerca storica, imponendo una sorta di “Verità di Stato” rendono il quadro ancora più inquietante.
Queste mie     riflessioni    sulla  giornata  del 10 febbraio \  giorno del ricordo   vogliono oltre    a  coltivare  il  ricordo  \  celebrazioni  di  questi eventi  a  360 gradi  e  di contrastarne   l'uso  strumentale  ed  ideologico    anche   interrogarsi sul senso, le potenzialità e i rischi dell'insistenza sull'uso strumentale  della memoria nello scenario pubblico. La sua prorompente ascesa, infatti, si è accompagnata alla parallela scomparsa o alla riduzione dello spazio delegato alla Storia, come analisi critica del passato. Memory consiste nel mostrare come le “tessere” della memoria – i ricordi – non coincidano mai perfettamente tra loro  ed  non   esiste   come ho  già detto ed è impossibile una memoria condivisa soprattutto quando il ricordo e imposto obbligatoriamente a senso unico . Quindi per rispondere alla domanda del titolo : << Come si possono comprendere i fatti che commemorano? È possibile spiegarli astraendoli dal loro contesto e osservandoli con la sola lente delle “vittime ? >> secondo me No non si possono comprendere e spiegare bene i fatti soprattutto quelli cosi complessi e su cui ancoira non si è fatto completamente i conti , a meno che non si vogliono celebrare \ ricordare solo una parte d'essi . Infatti come ha dichiaritoi Pennacchi uno degli attori del film Rosa d'istria : << revisionismo potrebbe rappresentare un pericolo ? : “Il revisionismo può diventare un pericolo ma tutto dipende da come si racconta la storia. Quando fatto bene, con la verifica delle fonti permette di avanzare nella comprensione del passato. Il revisionismo diventa un male quando è fatto al servizio di una bandiera”.
Tali di chiarazioni    rilasciate  da  Penacchi  in una  intervista promozionale  de  La  rosa  dell'istria  che andrà in onda il  5  febbraio   , mi fanno  venire  alla  mente   una mia  risposta   data  qualchje  tyempo  fa     (  e  che  trovaste  sottto  )   a mia  nipote      su tali  argomenti

----- le foibe dono state un genocidio o sostituzione etica  ?  
----- La tua domanda riguarda un tema storico molto delicato e controverso, che ha suscitato molte polemiche e dibattiti. Cercherò di darti una risposta il più possibile obiettiva e basata sui fatti.
Le foibe sono dei grandi inghiottitoi carsici, tipici del territorio della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, dove furono gettati i corpi di alcune vittime (o, in alcuni casi, le stesse ancora in vita) di massacri avvenuti durante e subito dopo la seconda guerra mondiale da parte dei partigiani jugoslavi e dell’ OZNA, l’organizzazione di sicurezza jugoslava Tuttavia, il termine “foibe” è diventato   anche sinonimo di tutte le uccisioni e le deportazioni che colpirono migliaia di civili e militari italiani autoctoni di quelle regioni, anche se la maggior parte delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi .
La questione se questi massacri possano essere definiti come un genocidio o una pulizia etnica è molto dibattuta e non esiste un consenso unanime tra gli storici. Alcuni sostengono che si trattò di una violenza di Stato e di una epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali al comunismo titino, e che le vittime furono scelte secondo criteri politici, ideologici e sociali, e non in base alla loro appartenenza etnica o linguistica . Altri invece ritengono che ci fosse una volontà di eliminare o espellere la popolazione italiana dalle zone occupate dai jugoslavi, e che le vittime fossero prevalentemente di etnia e lingua italiana .Al massacro delle foibe seguì l’ esodo giuliano dalmata, ovvero l’ emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, dal Quarnaro e dalla Dalmazia, territori del Regno d’Italia prima occupati dall’ Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia tramite i trattati di pace di Parigi del 1947. Spero  con  questi  link  di averti fornito una risposta esaustiva e imparziale.
--- ok   grazie  


10.2.23

pur di replicare alle ovvietà san remesi si dimenticano del loro cavallo di battaglia che sono le foibe ed l'esodo

 .....  ed    a parlarne    in prima  pagina  è un giornale  della sinistra  comunista  . 


  e poi fanno   pressioni  sul " povero " Amadeus  perchè    modifica    in corsa la  scaletta    pur  di  parlare  di  foibe   ed  esodo   e  rimediare   alle  figure  ....  barbine   e  non scontentare  le  associazioni degli esuli  \ profughi  Istriani   per aver lasciato sui media la prima pagina alla sinistra  comunista.    e  con questo   post     concludo la mia rassegna  del giorno del  ricordo  o   10  febbraio  al prossimo  anno  

P.s
Vado a vedermi il documentario di rai tre sul giorno del ricordo .Sperando che non deluda come il kossal propagandistico Red lander occasione sprecata per ricordare eventi così drammatici senza fare propaganda e strumentalizzazioni

1.2.22

piuttosto che fare celebrazioni grottesche come a torino è meglio abolire la giornata istituzionale del 10 febbraio - giorno del ricordo

L'immagine qui a sinistra ha provocato un ,secondo https://www.lastampa.it/torino/ 31 gennaio 2022 << Temporale politico in vista della Giorno del Ricordo, che si terrà il prossimo 10 febbraio, istituito nel 2004 per ricordare la vicenda dell'esodo giuliano-dalmata. Il tutto dopo che la Regione Piemonte, per l'occasione, ha pubblicato un manifestino di dubbio gusto. [... ] anto che il capogruppo di Luv parla di «una locandina che ha l’aspetto di un manifesto di propaganda nazista >> qui l'articolo completo . Tale locandona   èin realtà una  vignetta  estrapolata  e   decontestualizzata  del  fumetto Anime in transito di  Vanni Spagnoli  uscito  nel 2021 per  Youcanprint; Pagine 52; ISBN 9791220314008  che  potete  trovare    :  sotto  a  destra la copertina  il fumetto per  chi vìfosse  interessato lo può  trovare    in pdf  su http://www.anonimafumetti.org/  più precisamente  qui  oppure  se  volesse    approfondire   e con backstage    qui  dove si discute del fiumetto con gli autori ( la prima parte ) e con ( la seconda parte ) lo storico MILETTO Enrico ( qui il suo curriculum ) esperto di tale periodo (  fra i suoi libri : Novecento di confine. L’Istria, le foibe, l’esodo, FrancoAngeli, Milano 2020 ., gli italiani di Tito. La Zona B del Territorio Libero di Trieste e l’emigrazione comunista in Jugoslavia (1947-1954), Rubbettino, Soveria Mannelli 2019 ) 
L'utilizzo della grafica, contenuta nel manifesto, tradisce il significato originario del graphic novel "Anime in transito" realizzata dall'Anonima Fumetti - si legge in una nota diffusa dell'Istoreto.<<  [... ]   Già a dicembre "quando fu proposta dall'assessore Marrone una riedizione del graphic novel, fu concordemente respinta dagli enti e dagli autori che l'avevano promossa, contrari all'uso strumentale, ravvisabile nelle nuove pagine introduttive. Tale uso strumentale --- secondo  repubblica     del 1\2\2022   ( qui l'articolo  integrale ) ---- è purtroppo riconfermato dal manifesto che circola in questi giorni". Già a dicembre, infatti, il presidente dell'Istituto Paolo Borgna aveva chiesto alla Regione di sospendere il progetto di ripubblicazione del fumetto con la nuova prefazione, a firma Marrone, perché ne cambiava "l'orientamento e la collocazione, sottraendola al ruolo che in origine la caratterizzava", e per l'uso "di concetti errati, come genocidio e pulizia etnica, propri della polemica politica \  ideologica  " e "interessati a riproporre la contrapposizione con gli avversari di un tempo e alleggerire le responsabilità del fascismo italiano, promotore di una guerra sbagliata e perduta".  [...] >>
Infatti  , già di per  se    foibe  e  l'esodo   senza  contare  quello   che   c'è  stato prima  è  un argomento che  per  svariate ragioni  (  voglia  di  dimenticare   il terribile  periodo del fascismo  e  del  2  conflitto  mondiale  ,  incapacità  di fare i conti  \  autocritica   sui crimini  commessi  dal  1919 al  1945 in quelle  zone ,  il  volerli  nsabbiare   \  nascondere  ,   lapolitica  della  guerra  fredda     ) molto    doloroso e delicato   da trattare  storicamente  in modo obbiettivo   che  fa si che   non  si riesca  a ricordare  nè a 360  gradi in maniera  obbiettiva   e non ideologica   la  complessa  situazione in cui  siu svolsero le  foibe  e  l'esodo  nè   al  di  fuori   dei classici  schemi retorico  o strumentali   da  cui   destra  e  sinistra non  sono immuni .
Ecco perchè propongo di abolire l'istituzionalizzazione.  Infatti  è manifestazioni  come  questa  sembrano darmi ragione  ancora non è pronti a celebrarlo senza cadere nel bieco ed nostalgico nazionalismo ormai condannato dalla storia ) della #giornatadelricordo ovvero i #10febbraio ed lasciare il ricordo di quest eventi la cui ferita ( causa #guerrafredda ed poca voglio di fare i conti con essa legata per i crimini italiani ad essa è ancora una ferita aperta, al ricordo privato o pubblico   ma  senza  patrocini   istituzionali . Ormai  il  seme in  questi   18 anni     di celebrazioni  istituzionali e  non  solo  è  stato  gettato   e    quindi   tutti  sappiamo   cosa  si  ricorda  e cosa    tali eventi  significhino  sia  che   li si  ricordi    da   una  parte    sia  da  un altra  . Ma  soprattutto ,  ovviamente  senza  generalizzare perchè  in mezzo alla    💩   ci  posso  essere  delle  perle   e delle cose    fatte bene  o  abbastanza    bene  come il fumetto citato  ,  se pur intrise    di  retorica patriottarda  ,   La commemorazione del 10 febbraio è da tempo occasione di scontro politico, è innegabile. Perché tale  data   viene  usata  per   approfondire un’orribile pagina storica dimenticata, messa in un angolo per mezzo secolo anche   da  un pezzo di mondo intellettuale legato al Pci   e  dalla Dc ( punto di riferimento  per  la  Nato  e gli Usa ) insomma  dalla  guerra  fredda    che  preferirono tacere  o  sminuire   tali  fatti   per  non  toccare certi equilibri di geopolitica    dei due blocchi contrapposti      Inoltre   è al 90 %   dei casi   l’occasione per riscrivere la storia, equiparando il comunismo al   nazismo, colpevole della Shoah   e  mettere   in un  unico  calderone    due  diversi genocidi  .










 

6.2.21

togliamo il 10 febbraio al negazionismo e alla verità a senso unico imposta dallo stato e dalla destra e dalla sinistra negazionista.

Ci sono macchie nere nella storia di ogni civiltà. Nascoste, ignorate o mascherate grazie a narrazioni di comodo, sono il conto con il passato che non abbiamo mai voluto fare. Quel conto è arrivato.


 
Dopo la settimana della memoria  adesso si avvicina   la settimana  del    giorno del ricordo  , la differenza tra patriottismo e nazionalismo  (  da me  riportato   qui   ) ben spiegata   dal politologo Maurizio Viroli nel libro  NAZIONALISTI E PATRIOTI che  ricostruisce le ragioni della tentazione illiberale che sta attraversano il nostro Paese in un malsano e disgustoso sentimento nazionalista mai o falsamente patriottico  ) , mostra il suo solco profondo tra l'affetto verso il proprio territorio e l'amore malato per esso con l'odio per tutto ciò che è straniero
A noi uomini liberi   spetta ricordare il passato  , in questo caso  il 10 febbraio ,  a  360   gradi     ricordare   tutti i morti a causa da parte dei carnefici nazionalisti, prima  fascisti e poi  comunisti  , Opporci a  :
- lo stravolgimento da parte della destra illiberale e neofascista con la  complicità  ed  il silenzio  (   salvo rari casi  della sinistra parlamentare   revisionista ed  frange  di quella  extra  parlamentare)   della verità insistendo  solo  sul   genocidio nazionale asseritamente subito dagli italiani in Istria
- la monopolizzazione da parte della destra illiberale e di quella postfascista dell'argomento delle foibe quale 'fobia di massa '  decontestualizzandole  da quello che  è avvenuto  prima  .
- la strumentalità di tale argomento da parte dei neofascisti, perchè usato :
A )  per distrarre l'attenzione dal ruolo svolto dai fascisti fin dal 1919\20   il  cosiddetto fascismo di confine   con  incendi alle  associazioni  e    gruppi culturali  ,   linciaggi ,  discriminazioni  , delle minoranze  slave  , e poi  dal  1922\23  fino  al 1943   con l'aggiunta  di   italianizzazione  forzata  ,  con deportazioni e massacri e  successivamente dopo l'8 settembre del 1943  con le stragi e i massacri vestendo i panni di membri della RSI  ovvero  dei traditori della Patria nelle formazioni nere che in Istria e nella "Zona di Operazione del Litorale Adriatico" combatterono agli ordini dei comandi nazisti contro i patrioti resistenti italiani, seminando stupri, distruzione e morte
B )  per far dimenticare violenze e stragi perpetrate dai fascisti italiani in Istria e nelle zone occupate della Dalmazia, del Montenegro, della Slovenia (Lubiana) dall'inizio del 1941 fino al settembre1943 .

Infatti   come  dice  https://left.it/2020/02/19/attacchi-alla-ricerca-storica-su-foibe-e-confine-orientale


È in corso una indegna gazzarra da parte di elementi di destra e di estrema destra che prende a spunto le celebrazioni del giorno del ricordo . Queste persone attaccano qualsiasi interpretazione che non accetti una vulgata che si rifiuta di prendere in considerazione la politica di snazionalizzazione portata avanti durante il ventennio nelle zone del confine orientale non per giustificare, ma per spiegare quanto successo dopo la caduta del fascismo e durante la costruzione dello stato comunista jugoslavo. Si vuole imporre una versione ufficiale della tragedia delle foibe e di quella successiva dell’esodo dei giuliano fiumano dalmati sotto forma di genocidio degli italiani e con impropri e assurdi confronti con la Shoah. Chiunque operi la necessaria contestualizzazione di quanto successo sa che gli italiani furono perseguitati o in quanto ex fascisti, o perché identificati con le classi egemoni, o in quanto si opponevano alla costruzione dello Stato comunista, e non in quanto italiani. L’anno scorso l’attacco era stato portato al vademecum elaborato dall’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea del Friuli-Venezia Giulia, di Trieste, un equilibrato documento di sintesi storiografica sulle acquisizioni di decenni di ricerca sul confine orientale, che metteva in discussione la tesi che la persecuzione degli italiani fosse motivata da una pulizia etnica. [....] 

Inoltre due  anni  fa  e  l'anno scorso , e credo  che  sarà    cosi  ( mi auguro e  spero di no  ) anche  quest'anno  sono stati attaccati singoli ricercatori accusati di negazionismo solo perché si rifiutano di cedere alla nuova vulgata nazionalista e filo fascista, e poi  la Regione Toscana per aver affidato all'istituto della Resistenza e dell’età contemporanea di Grosseto la politica della memoria, e quindi anche i viaggi sul confine orientale, sulla base di una pluriennale esperienza di ricerca e didattica di quell'istituto sul tema. Gli attacchi mirano a mettere   sullo stesso piano  (  è  da  stolti  negarlo   e  non vederlo  ) storici  riduzionisti cioè che attribuiscono le  foibe  e  l'esodo   solo al  fascismo e  sminuiscono   i crimini     comunisti   con  chi  fa   invece  ricerca seria    inquadrandole  in uno  contesto storico    ed  servono  a  negare la legittimità degli Istituti della Resistenza e dell’età contemporanea a svolgere azione di ricerca storica e diffusione didattica sul confine orientale, sostenendo che essi sarebbero ideologicamente orientati.
Ecco  che  quindi  è  necessario oltre  che   : « [...] È allora essenziale ribadire che la ricerca storiografica non può essere condizionata da verità ufficiali diffuse o imposte dallo Stato e dalle istituzioni; che la libertà di ricerca va fondata sull’onestà intellettuale, sulla contestualizzazione ampia degli eventi, sull’utilizzo critico di fonti verificabili; che da parte degli istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea non è mai stata negato che le foibe rappresentino un crimine, che si inquadra non soltanto in una reazione alle politiche di snazionalizzazione [ quello   che  a  destra  ed  in certa  sinistra   s'ostinano a definire  pulizia  etnica   ]  e oppressione messe in atto dal fascismo nei confronti delle minoranze slovene e croate, ma anche nei meccanismi violenti di costruzione dello Stato jugoslavo da parte di un regime comunista che perseguitava tutti coloro che si opponevano ai suoi progetti (e quindi non solo italiani, e quindi non solo fascisti).[...] »  sempre   left    eccetto le parentesi  quadre  che sono  miei pensieri  . 
In realtà dietro a questi attacchi si nasconde non solo la totale ignoranza o  conoscenza  parziale  degli eventi storici, ,ma l’utilizzazione di parole d’ordine scioviniste e nazionaliste, ma anche e soprattutto la rivalutazione del ventennio fascista e della figura di Mussolini . 
Infatti  L’Istituto nazionale Ferruccio Parri, che è il capofila di 64 Istituti storici della Resistenza dell’età contemporanea diffusi su tutto il territorio nazionale, si oppone con forza a questa deriva filofascista e antidemocratica e, nel manifestare la propria vicinanza alle famiglie di tutti coloro che hanno dovuto soffrire per le tragedie consumatisi sul confine orientale, ribadisce il suo impegno per la libertà di ricerca storica al di fuori di vincoli e polemiche di carattere ideologico. Esprime solidarietà agli istituti e ai ricercatori che in questi giorni hanno ricevuto attacchi scomposti per il loro impegno per la verità e la correttezza storica.
IL cattivo ricordo è peggio del silenzio che le foibe e l'esodo hanno subito in 60 anni . Infatti Si dice che, a forza di ripeterle, anche le menzogne diventano verità. Più volte questo è accaduto riguardo ai fatti del passato. Capire come sia stato possibile e correggere le distorsioni è il compito che ci siamo dati. Quindi  cerchiamo di  porre  fine a  chi   sfrutta questo giorno cercando di accreditare presso i giovani e non solo, una visione semplicistica e parziale di una vicenda invece molto complessa, presentandola come una specie di “equivalenza” verso i crimini nazisti e fascisti della seconda guerra mondiale, calcando la mano con numeri fuori di ogni documentazione storicamente valida, su un aspetto drammatico, come le foibe, ma parziale e non inserito nella più complessa vicenda del fascismo del confine orientale

    mentre  mi  accingo  a  completare  i tag   per  questo post      dalla radio s'odono le prime     note  di 
Torneremo Ancora - Franco Battiato

17.2.20

Aboliamo le settimane celebrative del 27 gennaio e 10 febbraio. La memoria non si impone per decreto

Risultato immagini per rituali della memoria  A   freddo  e senza giri di parole ora,   finita  l'ubriacatura retorico \  celebrativa   e  di strumentalismo  nella    2°   data  , lo posso dire ufficialmente per  me  le  giornate  ora diventate  settimane   del   27  gennaio  e   del  10  febbraio  e a tutte le altre occasioni di rammemorazione e commemorazione collettiva calata dall'alto, artificiale, imposta, andrebbero  abolite  . Si tratta di una proposta che potrà scioccare qualcuno ma  purtroppo  è meglio così  visto che  in tali celebrazioni si    ricorda  sempre  solo  a metà  e parzialmente  . Ad  esempio  , come  dimostra  il video  sotto , ricordiamo il  fascismo  (ed  il nazismo )   , ma  omettiamo   come  esso   sia  contiguo nelle    nostre istituzioni   repubblicane   


 cosi  come    ricordiamo    giustamente   le  foibe , l'esodo 


Risultato immagini per rituali della memoria  del 10 febbraio 

ma  in maniera    strumentale lo dice  persino un rossobruno   come Fusaro 






 

mettendo sullo stesso piano o peggio in secondo piano sminuendo se non ignorando , sopratutto nel caso di quella del 10 febbraio , quello che c'era prima . Manca , quindi  , in questi riti di memoria  celebrativi quelll' onestà intellettuale e amore per la complessità, ossia un approccio storico, per non sminuire il riconoscimento e lo sdegno per la brutalità  senza astrarre e destoricizzare l’accaduto  o  farlo faziosamente  o parzialmente
Ecco che ci sono tutti profondi motivi di riflessione ed è anche questo il motivo per cui ho atteso la conclusione delle due Giornate \ settimane per esplicitare le mie perplessità, in modo da non offendere nessuno con quella che poteva sembrare una banale provocazione.Ma che invece nasce da una riflessione meditata e concreta visto che sono da tempo che cerco di spiegarvela e che è la seguente: la memoria collettiva non è modificabile per decreto. Occorre un lavoro in profondità, e non bastano solo due settimane all'anno . Il culto della memoria che è alla base delle varie “giornate” dedicate è una mera imposizione del potere costituito, che avviene a distanza di decenni dai fatti “ricordati” (forse non tutti si…ricordano che le due “giornate” della Memoria e del Ricordo sono state istituite solamente nei primi anni Duemila) e che pretenderebbe di attivare a comando e burocraticamente meccanismi etici e identitari collettivi ovvero quello che si chiama volgarmente memoria collettiva .
Tant’è che quando “l’innesto di memoria” non funziona a dovere,visto che in entrambi i casi, tuttavia, l’inutilità delle ricorrenza è manifesta, perché una memoria forzata non è vera memoria, e un ricordo che diventa l’occasione per offendere i ricordati è contraddittorio. Lo scontro politico esplicita almeno il problema, l’unanimità della retorica lo affoga nell'insensatezza e nella noia . È ciò che accade ai due anniversari ci sente in dovere di attingere allo stanco repertorio del comunicatificio di massa per concionare e massifficare su male, bene, tragedia, messaggi universali, etica globale, “l’ora più buia”, ciò che è stato “condannato dalla storia”, la “vigilanza” e ciò che “non deve ripetersi mai più”. Questa non è memoria, è chiacchiera, un discorso che gira a vuoto, e che la stragrande maggioranza dei suoi destinatari ascolta e partecipa spontaneamente o obbligato \ costretto ed ascolta lo fa distrattamente, con noia.E allora, come se ne esce? Semplice: liberando la memoria. Lasciando il campo libero a tutte le affermazioni e a tutte le negazioni, a tutte le sensibilità e al loro contrario, riconoscendo la libera contesa delle egemonie, arrendendosi alla conflittualità manifesta dei ricordi contrapposti. Fuori la burocrazia dalla memoria. Lasciamo il ricordo a chi sa tenerlo in vita senza l’aiuto di carte bollate e decreti ed obbligo  .


5.2.20

smontiamo la leggenda che vede le foibe uguali alla shoah e quello della pulizia etnica delle foibe

Risultati immagini per si è ucciso troppo poco foibe
Dopo    aver   smontato l'anno scorso  (  qui il post  ) nonostante le accuse ( che  mi scivolano  via )  di  negazionismo   \  revisionismo  su  tale  evento \i  ovvero  il mito \ leggenda  urbana   del   silenzio  sulle  foibe e sull'esodo  delle popolazioni  italiane    de confine  orientale  ,  quest'anno proverò  a  smontare     altri due molto diffusi  : 1)    quello  della pulizia  etnica   2) quella   della nostra shoah  .
Quale  prende  in esame per  primo  ?  Iniziamo dall'ultimo  che poi  è anche il più  grave . Esso è come  gettare  benzina  sul  fuoco  ed  una delle  cause   (  vedere i miei precedenti post  I II  ) del  perchè  ancora  oggi    a  distanza    di quasi 80  anni   da  tali eventi  essi  siano  ancora  una ferita  aperta ed  non si  può  parlare    di memoria  condivisa  \  pacificazione  ed  di    come  ogni  volta  che  se  ne parla   e  si celebra  il  giorno  \  settimana  del ricordo   ,  come  giustamente  dovrebbe far notare  segnala https://capodistria.rtvslo.si/ nei suoi vari servizi sulle  foibe      s'alimenta  di  più  la  ferita  .    Ecco quindi    che  l'istituzione della  giornata  del 10 febbraio  dedicata  alle  foibe  e  il dramma dell'esodo  ci  fa   ( giustamente se  fosse  fatto bene   )  ricordare   che le  celòebrazioni   di  tali avvenimenti sono è un occasione  mancata   per  fare  conti  con la propria  storia  ed  il proprio passato ed  andare  avanti  senza  dimenticare  ciò che essi    sono stati   .
L'anno scorso   una  due  \  settimane  dopo  il  giorno del ricordo   si è tenuto  un convegno che avrebbe potuto  dovuto essere un’occasione di riflessione sul modo in cui il dramma dell’esodo e la tragedia delle Foibe sono stati affrontati dalla maggior  parte  della stampa e  dei media  .
Ma  l’incontro organizzato dall’Unione degli istriani nella sala principale del palazzo della Regione a Trieste sembra destinato  , dopo  il solito   scontro diplomatico fra l’Italia e i governi di Slovenia e Croazia, ad alimentare nuove polemiche.
L'incontro  in questione  aperto dal presidente della Regione  del Friuli venezia  giulia   , Massimiliano Fedriga, vedeva fra i relatori il presidente dell’Unione degli istriani, Massimiliano Lacota, l’ex parlamentare, Roberto Menia, e i giornalisti Elisabetta de Dominis, Fausto Biloslavo e Marcello Veneziani. In collegamento video è intervenuto anche il direttore editoriale di Libero, Vittorio Feltri.
In apertura Fedriga ha parlato di un “rigurgito negazionista” sulle Foibe e la Regione, ha aggiunto, “sarà al fianco di coloro che sosterranno la battaglia contro chi vuole negare queste sofferenze".Fin qui  scelta  condivisibile   visto che  c'è ancora  chi le  nega   o  le  esalta  ,  ma  allo stesso tempo dubbiosa   visto  che nel calderone dei negazionisti  vengono messi   anche storici  che  cercano  di  smontare  tali leggende con  l'uso  di documenti   e    di riportare   lo studio della storia  el confine  orientale   e quindi  del periodo  delle  foibe  e  dell'esodo   inquadrandolo  nel contesto precedente   al  8  settembre  1943  ed  eliminando   la  confusione e  uso strumentale   quando    si parla  di tale  periodo  .
Il sito https://capodistria.rtvslo.si/   ,mi pare questo servizio     in cui  si risponde  a  quegli ;< 
interventi hanno proposto oltre le  rispettive esperienze sulla narrazione dell’esodo, in particolare  a   Vittorio Feltri l’autore delle dichiarazioni più forti: in una dura requisitoria contro il comunismo, ha accusato giornalisti ed editori di aver taciuto sulle Foibe, ha chiesto ai comunisti di pentirsi, (“i partigiani non possono perché per fortuna sono morti tutti”, ha aggiunto) e ha affermato che quella delle Foibe è stata una tragedia “addirittura peggiore rispetto a quanto avvenuto nei campi di concentramento in Germania”.
La comparazione fra la Shoah e le Foibe è stata ripresa anche da Marcello Veneziani, sia pur in maniera più sfumata: “Io non amo questi paragoni - ha detto - perché in effetti ogni tragedia è una storia a sé e quindi la comparazione non è mai giusta, ma quello che però si può notare è il diverso trattamento mediatico: da un punto di vista strettamente di storia nazionale, la tragedia delle Foibe con il relativo esodo ha una dimensione anche numericamente più grande rispetto agli Ebrei italiani che sono morti nei campi di sterminio”.>>
Meno  male che  a replicare  ci  ha pensato  Alessandro Salonichio, presidente della Comunità Ebraica di Trieste, << “Mettere assieme tragedie terribili, ma con connotazioni profondamente diverse, come la Shoah e le Foibe, non aiuta alla comprensione e non fa onore a chi cerca questi paragoni”, ha detto. “La Shoah è stata caratterizzata da un metodo scientifico, mentre la tragedia delle Foibe, altrettanto tragica, ha avuto connotazioni diverse. Mettere tutto sullo stesso piano è pericoloso e fuorviante e spiace trovarsi di nuovo a commentare fatti di questo tipo.”>>
E' vero ed  innegabile   che nelle foibe  e   anche     dopo  a  guerra  finita       come dice il testo ( mai  accettato ufficialmente  dai nostri politici  )  della   «Relazione italo-slovene 1880-1956», "ignorato e passato sotto silenzio da  coloro  hanno   istituito  la  giornata  \   settimana   del 10 febbraio , e  di cui   la relazione approvata all’unanimità il 27 giugno 2000 dalla Commissione storico-culturale italo-slovena, costituitasi nel 1993 sotto l’egida dei ministeri degli esteri dei due paesi e formata da storici italiani e sloveni (consultabile qui). Essa  afferma  che dopo aver liberato il Litorale adriatico dai nazifascisti, l’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo mise in atto (sottolineatura mia e di https://www.wumingfoundation.com/giap/ più recisamente qui da cui l'ho tratta )

«un’ondata di violenza che trovò espressione nell’arresto di molte migliaia di persone – in larga maggioranza italiane, ma anche slovene contrarie al progetto politico comunista jugoslavo – , parte delle quali vennero a più riprese rilasciate; in centinaia di esecuzioni sommarie immediate – le cui vittime vennero in genere gettate nelle “foibe” –; nella deportazione di un gran numero di militari e civili, parte dei quali perì di stenti o venne liquidata nel corso dei trasferimenti, nelle carceri e nei campi di prigionia (fra i quali va ricordato quello di Borovnica), creati in diverse zone della Jugoslavia.
Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l’impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo ed allo stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell’avvento del regime comunista, e dell’annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo.»

ma Il ritornello «tutti i morti sono uguali» si trasforma, quando si tralasciano le dimensioni e il contesto dei fenomeni, in « alcuni morti sono più uguali degli altri ».
L’equivalenza tra foibe e Shoah tanto cara ai neofascisti e ai loro complici «democratici» nasce dall'affermazione che le truppe jugoslave avrebbero ucciso delle persone «in quanto italiane», esattamente come i nazisti avevano ucciso delle persone «in quanto ebree ». Ma si tratta di un ritornello propagandistico, senza alcuna valenza storiografica,  ma  come  capita  la menzogna  diventa  verità e  la  verità menzogna  . Vero L’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo – compresi i non pochi partigiani italiani in esso inquadrati – arrestò e in diversi casi uccise persone «contrarie al progetto politico comunista jugoslavo», qualunque fosse la loro appartenenza nazionale.Naturalmente nessuno intende giustificare queste uccisioni, in molti casi assolutamente sommarie, ma è doveroso ricordare che i bambini infoibati esistono ,  almeno   che  non  vi si trovino  documentati   che lo  affermino, solo nell'immaginazione malsana dei propagandisti di destra e che la larghissima maggioranza dei casi interessò appartenenti agli eserciti nazifascisti o loro collaboratori. Recentemente anche il Corriere della Sera si è accorto che ben 300 «martiri delle foibe» decorati dalla Repubblica Italiana dopo l’istituzione del «Giorno del Ricordo» nel 2004 erano in realtà combattenti nelle formazioni repubblichine e collaborazioniste, alcuni dei quali si erano anche macchiati di efferati crimini di guerra.Mettere le due cose sullo stesso livello non è la peggiore offesa, la peggiore banalizzazione che si possa fare della tragedia della Shoah ? A questo punto infatti qualunque atto di violenza diventa «come la Shoah!».
Adesso veniamo  alle  foibe   come pulizia etnica    degli slavi verso gli italiani   . Altro mito e  leggenda , ormai diventata  quasi verità  e  guai  a metterla  in discussione    altrimenti  ti  tacciono  di negazionismo  e  ti dicono  che insulti la memoria del  ricordo , sulle foibe   e  sulla storia del  confine  orientale , diffusa    dalla destra  ( una  delle oche  cose in comune  tra la destra parlamentare  e quella extraparlamentare   ) ed  [ sic  ]   anche  dalla sinistra parlamentare  .
 Inizialmente forse  influenzato dai libri di storia  di mio nonno paterno  fascista   e  dalle prime  letture sue  foibe   consideravo  le  foibe  come   pulizia  etnica     fatta  dagli   Slavi     verso  gli italiani  .  Poi   con diverse letture ( in particolare  il libro citato sopra  e   questi due    siti  I e II )      che  la  vulgata  ufficiale del  10 febbraio considera   a  torto negazionista , mi sono  fatto l'opinione  che  tale    fatti storici cosi complessi  e    dolorosi  vanno  studiati  e   ricordati   a  360°   opinione    che  è quella  che conoscete   e  che  ho  sempre  espresso nel  nostro blog  dal  209  in poi   .  Confermata     anche   da  uno storico non sospetto d'essere  comunista  talmente   è critico  verso  Tito   e  verso  i  comunisti  Raul pupo   nel  video  che  trovate  sotto  .
Recentemente    pero , questa mia  concezione  è sembrata  vacillare   chiacchierando  con amico sulle  foibe  . Lui    sostiene che le foibe furono oltre  ad  un genocidio  , la  nostra  shoah, furono    pulizia etnica degli slavi contro gli italiani ed io no.  Quando  ad  un certo punto  mi ha  chiesto  il perchè  di tale   mia convenzione , ma  non ho  replicato   forse perchè    ero di fretta  (  dovevo  andare  a fare una commissione ed  ero in ritardo  )  o paura   di  non riuscire   a   padroneggiare in sintesi   una   serie d'eventi cosi  complessi  come quelli del confine  orientale  senza  cadere in interpretazioni  ideologiche    non ho saputo cosa rispondergli con esattezza  e gli  ho promesso   che  ci daremo rivisti    . Ed  ecco che  lui  , essendo  vicini all'edicola   mi    ha  regalato  il libro di Dino messina italiani due volte dalle foibe all'esodo una ferita aperta della storia italiana. Esso è un libro si abbastanza onesto in quanto  analizza   la situazione  storica  comprendendo  anche  il ricordo  degli esuli ed    sostiene  una buona  ricostruzione storica    vicina  a quella   (  ne  trovaste  un video sotto   e  qui  )  di    Raul Pupo  .
Un  buon libro pur    non  condividendone l'impianto troppo nazionalistico  .  Ma interessante  conoscere ed approfondire  la storia   del confine orientale    e dell'esodo   leggendo  testimonianze   dirette  e indirette   di  profughi



Ora    per  poter  contraccambiare  appena  lo rivedo    vorrei regalargli o fargli leggere qualche libro che lo smentisca   tale  sua  interpretazione  o meglio  gli spieghi meglio la mia  .
 Ed  ho  rivolto la  stessa  domanda    nel  gruppo  facebook chiuso  moderato Storia moderna e contemporanea, spunti e riflessioni Ora  da  tale proficua      discussione  mi  ha convito   ad non abbandonare  la  strada  intrapresa  ,   che  un alto scambio  di opinioni  ed  un  semplice  libro stava  a  rischiando  di farmi   abbandonare ,   sul  10 febbraio  e  sugli avvenimenti del  confine orientale    . Infatti     da  ciò'   ho capito il mo  modo  di ricordare   e  lottare  contro  le  celebrazioni farlocche   e  strumentali del  10  febbraio   dove  << con la sua impostazione chiusa e nazionalistica”, tutta una certa retorica (poi confluita nel Giorno del Ricordo) “corre seriamente (  anzi lo sta  facendo sempre  più  corsivo mio  )   il rischio di legalizzare il ricordo di crimini altrui sull'oblio di altri crimini”— cioè dei nostri. >>  da      eccetto le  frasi tra parentesi   lo storico Carlo Spartaco Capogreco.
Insomma, sarebbe anche ora che per vicende complesse e dolorose  dove in sintesi  : << oggi     raccontiamo   di aver attraversato  i tre incubi del  novecento  :  il  fascismo  , il nazismo  , il comunismo  >> (  Antonio Toffetti  figlio di un infoibato )    con i rispettivi   crimini  , non ci si fermasse a semplificazioni superficiali. Non basta citare qualche storico qua e là per non inciampare in assunti erronei o quantomeno discutibili. E l'argomento è troppo importante e  complesso  per facili ricette  ed  uso  strumentale  .  Inoltre  sul discorso "etnico" chiamerei in causa il video   citato  prima  Raoul Pupo, storico di sicuro non tenero nei confronti di Tito.Lui lo esclude, e ne fa una descrizione prevalentemente politica.
Ecco  quindi Dire che fu pulizia etnica è storicamente scorretto, sia per la natura degli eccidi, sia per il concetto di "italiano"in una  zona   crocevia   di   diverse popolazioni ed  etnie  come  quella    dei  Balcani   che è meno definito di quel che si pensa. Quindi    concordo    con questo commento  della   discussione  avvenuta   sul  gruppo prima  citata    

L'evento delle Foibe non è mica una specie di fulmine, un temporale, un qualcosa che "accadde fuori del controllo umano" e che non ebbe motivi scatenanti. Nell'esaminare un singolo - ben delineato - evento storico, rifiutare il rapporto causa-effetto che lo lega ad altri eventi è sciocco. Oppure è strumentalizzazione deliberata.Asserire che le foibe (e i vari altri eccidi di matrice slava avvenuti nei balcani a danno di altri slavi E ANCHE a danno di italiani E italòfoni - che erano slavi che parlavano italiano) furono un crimine, una cosa orrenda, è esatto ma non esime, dalla analisi, il concetto "furono una reazione a qualcosa avvenuto in precedenza".
E citare le cause delle foibe non significa "giustificarle", significa solo spiegarle e capirle.In sostanza, la risultante storiograficamente emergente è che l'attributo "pulizia etnica" sia utilizzato solo da chi vuole a tutti i costi imprimere una matrice ideologica e politica alla analisi storica dei fatti.
Nelle foibe ci finirono persone di QUALSIASI etnia, e gli italiani (insieme agli italòfoni) non furono la maggioranza. Questo fatto da solo dovrebbe esser sufficiente quantomeno a far sorgere qualche dubbio.
...Furono utilizzate per sopprimere gli oppositori politici al regime titino emergente A PRESCINDERE dalla etnia di cui facessero parte. Furono infoibati anticomunisti E persone solo sospettate di esserlo. Furono infoibate persone che effettivamente parteciparono agli eccidi fascisti e degli Ustascia, o SOLO sospettate di avervi preso parte. Furono infoibati collaboratori e spie e anche persone indicate come tali per odio e vendetta dei singoli.
La discriminante non fu MAI la lingua parlata, o l'etnia di appartenenza. [--- ]>>

Ma il termine   << [...] "pulizia etnica" è  --- come afferma  il  commento  alla discussone  di cui parlavo prima   Fabiano Fava ---- ovviamente molto urticante, come espressione, e chi la usa ha tutto l'interesse di usarla come è stato  detto  sul gruppo   di storia    : <<   "trigger" per "indiNNiare" chi delle foibe ne sa pochissimo  se   non addirittura  nulla    e si lascia intontire. >> Quindi     non si può parlare come dice sempre Pupo ( vedere l'articolo del ilpiccolo da me riportato qui in questo post  ) : « Il termine “etnico” – spiega lo storico – non può venire applicato a comunità nazionali che si definiscono su basi non etniche, come gli italiani di Venezia Giulia e Dalmazia. In tali casi è preferibile fare riferimento ai processi di “semplificazione nazionale” che hanno interessato tutta l’Europa centro-orientale nel Novecento ».




approfondimenti 
https://www.raiplay.it/video/2017/01/Enigma---Le-foibe-3dc18995-748a-49c2-aa67-8015c4465b7f.html
https://capodistria.rtvslo.si/archivio/foibe




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