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31.10.23

Prato, la prof incinta dell'alunno 14enne condannata a 6 anni, il marito: «Quel bambino lo crescerò come fosse mio. Mia moglie? L'ho perdonata»

 


riordinando  i  giornali per  la  diferenziata     ho trovato  che    nei giorni  scorsi    c'è  stata   la  conclusione della  vicenda  processuale  della  professoressa di Prato che ha avuto un figlio da un suo alunno 14enne. La vicenda ha suscitato molto scalpore in Italia e ha avuto una vasta copertura mediatica. La  donna è stata condannata a sei anni di carcere per atti sessuali e violenza sessuale per induzione su minore


Qui  un sunto  della  vicenda 


I  giornali  ed  i media    parlano  anche della  reazione del marito per  le reazioni    " non violente   " nei  confronti  ella  moglie   e  del ragazzo  minorenne  . Il marito della donna, come riportato da Internapoli.it e Fanpage.it, ha dichiarato di voler crescere il bambino come se fosse suo .  Infatti    a Vanityfarair  ha  dichiarato :  «Non mi piace passare per quello che non ha colpe, in passato avevo commesso errori anche io. Abbiamo parlato dopo lo scandalo, come si fa fra persone civili. Tutto si può salvare se si analizza. Stiamo insieme sin da giovani, ne abbiamo passate tante».Uno di quei pochi uomini che  , non a  parole  ,  a saputo mettere in pratica  il perdono  ed  la  comprensione  , è riuscito  lucidamente  senza  farsi trasportare  dall'odio  ed  dal rancore  la  situazione   anche analizzandosi   senza  scaricare  tutto  su  di lei  ed  a mettere   da parte   la  sua mascolinità     e il suo orgoglio ferito    .Un altro   l'avrebbe lasciati al  loro  destino  ( nei  migliori  dei  casi )  oppure  insultata   ed stalkerizzata   se non addirittura  uccisa\i (  nel peggiore  dei casi  )  .  Un  uomo  cosa  , rara  parlo per  esperienza  personale ,  che mette    da parte  il suo  orgoglio  ferito  da  un  tradimento .Molto saggia la  ecisoe  :    « Molti pensavano che avrei lasciato mia moglie, ma il nostro rapporto, invece, si è rafforzato. Tutto si può salvare se si analizza. Stiamo insieme sin da giovani, ne abbiamo passate tante», spiega il marito della donna pratese al Corriere della Sera. Egli  dovrà badare da solo a due bambini, il quindicenne di cui è padre biologico e il bambino di 5 anni di cui ha rivendicato la paternità. «Ma per me non esiste differenza, sono i miei figli», precisa immediatamente.

15.6.22

differenza tra violenza femminile e violenza maschile . quando a uccidere il figlio è una donna

  Leggi anche  
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2022/06/lunga-riflessione-sul-bene-e-sul-male-e.html


a  Caldo     mi  viene dare  ragione   a

La piccola Elena è stata uccisa con sette coltellate, chiusa in cinque sacchi e seppellita a poche centinaia di metri da casa.Poi, la sua assassina, ha inventato la storiella del rapimento e costretto gli investigatori ad un lungo interrogatorio per portarla alla confessione.
Dai racconti ne esce una donna gelosa fino alla rabbia, a volte sfogata sulla piccola Elena, per la nuova vita dell'ex compagno con un'altra donna, che rischiava di insidiare il suo ruolo di mamma.Elena probabilmente uccisa per fare un dispetto o, seguendo la scriteriata logica di tanti ex mariti/fidanzati, nè mia e nè di nessuno. Trovare giustificazioni a questo orrore è folle, provare pena per questa donna è fuori da ogni logica sociale.Mostri sono i mariti che uccidono figli e mogli. Altrettanto vale per una madre che alla fine non lo è mai stata.


Poi  calmata la rabbia ( a  freddo  \  a mente  lucida  )  ho seguito il consiglio di un commento di un mio utente \ compagno di strada social : << Mi spiace ma così sarebbe troppo semplice.. Ti consiglio di leggere il post di Lorenzo Tosa, troppo lungo da copiare  >>  . 
Facendo come  suggerisce  Lorenzo tosa  : << Partiamo da un fatto, incontrovertibile: c’è una vittima, la piccola Elena, 4 anni, la più innocente tra le vittime, il più straziante tra i fatti di cronaca degli ultimi anni. E c’è un carnefice, la madre. E nessuna giustificazione possibile per un’atrocità simile. >>, Infatti in casi come questo indipendentemente da chi commette la violenza Non è la giustificazione che va cercata ma la comprensione di un fenomeno, la ricostruzione della dinamica, l’individuazione di un quadro psicologico dell’assassino. Ovviamente senza mettere idue omicidi sullo stesso piano . Infatti
[...] E no, per quanto mi sforzi, proprio non riesco a mettere sullo stesso piano il figlicidio di Mascalucia con uno qualunque dei circa cento femminicidi commessi ogni anno da altrettanti uomini.E non perché sia più o meno grave, ma perché sono diversissime le implicazioni psicologiche che entrano in gioco, lontanissimi i moventi, se non addirittura opposti.Un uomo che uccide una donna sta annichilendo un’altra persona, la sta cancellando dal mondo, e i figli - in caso di tragedie familiari - non sono che “vittime collaterali di un evento principalmente diretto contro partner o ex partner (il 56% del totale)”. Non lo dico io, ma l’Eures, prendendo in esame 131 casi dal 2010 ad oggi.Una donna no. Quando una donna, una madre, uccide in famiglia, colpisce quasi esclusivamente i figli (l’84,6%), mai anche il compagno o il marito. E spesso, in un secondo momento, se stessa.È un atto estremo, intimo, in cui la donna, colpendo il proprio figlio (non a caso quasi sempre piccolissimo) sta colpendo - e punendo - se stessa. Una frattura psichica e fisica assoluta, una scissione della parte più profonda di sé che un uomo, per ragioni biologiche e culturali (che io stesso combatto) non potrà mai provare. [...] 

                                     


Perciò no, chiedersi cosa stesse passando nella mente di Martina Patti mentre uccideva la propria figlia Elena non è né una giustificazione né, men che meno, una lettura “femminista” di una tragedia. Significa non fermarsi alla superficie, abbracciare la complessità, scavare nelle radici profonde di un crimine così orribile, brutale e incomprensibile ai nostri occhi per saperlo affrontare, e possibilmente evitare, domani.L’unica cosa di cui, di sicuro, non abbiamo bisogno sono le gogne social, i tribunali del web, i pelosi confronti tra maschi e femmine (come se fosse una gara di crudeltà ), le categorie di buono o cattivo, bene e male, bianco e nero. Di fronte a una tragedia indicibile come questa, c’èe ci dovrebbe esseere solo silenzi solo dolore, rabbia per quello che poteva essere, nessuna giustificazione, ma solo << [....] ragione, ragione, ragione. Non esistono altre strade. >>

13.4.21

Tempio pausania , operaio ubriaco alla guida distrugge un’auto e scappa Ha causato un incidente con la macchina dell’impresa per cui lavora. Il titolare voleva licenziarlo ma ci ripensa

Questo fatto di cronaca che vi apprestate a leggere sarà normale \ comune come ne avvengono quotidianamente . Ma 
Ho forse definitivamente perso la mia macchina ma non ho voluto infierire su questa persona e non l'ho denunciato. La disperazione ha mille facce e la sua non faceva eccezione. I danni mi verranno ripagati, come giusto, ma una parola la spendo per il datore di lavoro di questo operaio edile. A lui, ieri mentre compilavamo il CID, ho chiesto espressamente di non licenziare il suo operaio. La rabbia, credetemi, era tanta ma la disperazione è assai peggio della rabbia, alcol o non alcol.

  visto il gesto del proprietario  dell'auto distrutta  dall'ubriaco   mi sembra   di no  . Un bel  gesto  in un periodo  di crisi  ,   aggravato dalla pandemia  . 


dalla  nuova    Sardegna   del 12\4\2021  

DI ANGELO MAVULI

Tempio, operaio ubriaco alla guida distrugge un’auto e scappa
Ha causato un incidente con la macchina dell’impresa per cui lavora. Il titolare voleva licenziarlo ma ci ripensa








TEMPIO. Si è messo alla guida completamente ubriaco, ha preso in pieno un’auto parcheggiata e poi è scappato. Ma è stato intercettato e denunciato dai carabinieri di Aglientu. La Nissan che conduceva è dell’impresa (di Cagliari) per la quale lavora. Il suo datore di lavoro voleva licenziarlo, poi ci ha ripensato «perché ha moglie e due figli».
Nei guai un operaio edile che ieri mattina ha tamponato violentemente sulla statale Tempio-Palau una Fiat Bravo parcheggiata regolarmente in un’area di sosta dal proprietario tempiese che, poco lontano, stava facendo una passeggiata. I danni che ha causato sono ingenti, ma l’operaio anziché fermarsi si è dato alla fuga sperando di far perdere le proprie tracce. Non si è accorto, però, di aver perso la targa, trovata poi tra i rottami: un elemento prezioso per i carabinieri, che sono così riusciti a dare subito un’identità all’uomo in fuga.
A lanciare l’allarme è stato il proprietario della macchina danneggiata: finita la sua passeggiata e tornato nell’area di sosta, ha trovato infatti l’amarissima sorpresa. «Come tutti i giorni - racconta l’uomo ancora incredulo - mi sono recato in auto sulla Tempio-Palau, poco fuori città, per svolgere, lungo i viottoli accanto alla statale, la mia quotidiana e solitaria passeggiata all’aperto imposta dalle condizioni di salute. E come sempre ho posteggiato il mezzo all’interno di una piazzola di sosta autorizzata, di fianco alla carreggiata, allontanandomi a piedi su una vicina strada sterrata. Al ritorno, già da lontano, ho avuto l’impressione che l’auto non fosse più al suo posto ma non mi sono preoccupato pensando a una illusione ottica dovuta ai raggi del sole. Quando però mi sono avvicinato ho subito notato il retro della macchina distrutto: era il il risultato di un violentissimo tamponamento che aveva spostato la macchina in avanti almeno di sette, otto metri. Aiutato anche da un signore di Tempio, che fa il vigile urbano a Santa Teresa, ho chiamato allora i carabinieri della compagnia: sono arrivati immediatamente e dopo aver fatto il sopralluogo hanno trovato una targa. Le verifiche sono state tempestive e si è quindi subito capito che era la targa dell’auto che aveva investito in pieno la mia».
A quel punto è partita la caccia al conducente fuggito: sono stati i militari di Aglientu a intercettarlo e sono stati loro a rendersi conto immediatamente di avere di fronte un uomo ubriaco fradicio.
Da qui la denuncia per guida in stato di ebbrezza (con ritiro della patente) e danneggiamento.
Da una prima valutazione, i danni provocati dal tamponamento ammonterebbero a circa 4mila euro. Il datore di lavoro dell’operaio colpevole dell’incidente, si è anche scusato a titolo personale e a nome dell’azienda per l’accaduto. E oggi si provvederà alla compilazione del Cid per risarcire il danno.

18.2.18

aìnche i duri hanno un cuore. Piostoia Fa i debiti per curare la madre, il giudice glieli dimezza

non sempre i magistrsti sonotutti corrotti o imbelli \ strampalati e eri esecutori di leggi astruse . Capita come la storia ripresa qui sotto da http://iltirreno.gelocal.it/pistoia/cronaca/2018/02/15/ che hanno un cuore e che sono sensibili

LEGGE SALVASUICIDI 

Fa i debiti per curare la madre, il giudice glieli dimezza

In aumento i casi di persone che rimangono schiacciate dalle rate dei prestiti. L'intervento del Movimento difesa del cittadino






















PISTOIA. La crisi da una parte, e dall’altra la tendenza a voler seguire uno stile di vita che non ci si può permettere. Sono sempre di più i pistoiesi che per far fronte alle spese di ogni giorno ricorrono a forme di finanziamento. Che, usate inconsapevolmente, oppure di fronte a imprevisti economici, possono generare situazioni a volte tragiche. Per far fronte alle quali, nel 2012, è stata varata la cosidetta “legge salvasuicidi”. Studiata per aiutare famiglie e piccoli imprenditori ad uscire dal sovraindebitamento: proponendo al Tribunale un piano per la ristrutturazione dei debiti che, se approvato dal giudice, sarà obbligatorio per tutti i creditori.
Ed è proprio di questo che si occupa il Movimento difesa del cittadino di Pistoia, a suo tempo sportello pilota per la Regione Toscana su questo fronte e oggi punto di riferimento per altri sportelli nati negli anni in tutta Italia. Nel 2017 sono state 236 le pratiche portate avanti dall’Mdc di via Puccini (la sede è al numero 85), guidato dalla responsabile per la Toscana Desirée Diddi in sinergia con l’avvocato Simone Silvestrini. Non tutti casi di sovraindebitamento, ma anche pratiche per le controversie che i cittadini si trovano ad affrontare con i grandi gestori telefonici e di altre utenze, spesso per servizi o contratti non richiesti: spesso risolte agli appositi tavoli di conciliazione con rimborsi e risarcimenti. Sempre però, solo i casi (l’Mdc è fermo su tale presupposto) che, al termine di un colloquio preliminare gratuito, vengono giudicati idonei per essere portati in fondo.
Sovraindebitamento, dicevamo. Due i casi eclatanti risolti ultimamente in via Puccini. Quello di un dipendente pubblico indebitato con una finanziaria per oltre 50.000 euro, per far curare la madre anziana e malata sempre più gravemente; e che poi quando la madre era morta non aveva potuto più rientrare essendo venuta a mancare la pensione della donna. Riconosciuta la sua meritevolezza, il giudice ha ridotto il suo debito a 20.000 euro accogliendo la proposta di rateizzazione.
Secondo caso, quello di una coppia di coniugi, il cui debito di circa 77.000 euro (gravidanza andata male, conseguente malattia della donna, seguita dal suo licenziamento) è stato ridotto del 40% dal tribunale, ristrutturandolo poi con un piano di rateizzazione a lunghissimo termine.

29.1.18

Benevento, infermiera a ghanese: "Torna in Africa". Lui la scusa: "Gesto di stizza per la stanchezza"

leggendo  questa  storia  preesa  da  http://www.repubblica.it/cronaca/2018/01/29/ mi  viene da pensaere  ma come .....  fai a giustificarla o sei un #buonista o ne ha subiti talmente tanti d'episodi del genere che ormai non ci fai più caso e te ne freghi   tanto  da  giustificarli  

Benevento, infermiera a ghanese: "Torna in Africa". Lui la scusa: "Gesto di stizza per la stanchezza"
Un collaboratore della Caritas insultato al pronto soccorso: "Perché sei qui? Viva Salvini!". La denuncia su Facebook e la solidarietà di tutta la città. "Non mi aspettavo tanto clamore, vorrei rivedere la signora per guardarla negli occhi e abbracciarla"


di CRISTINA NADOTTI



Musah Awudu (da Facebook) 

ROMA - Lo sfogo per l'insulto razzista su Facebook e lo stupore per la solidarietà. Così Musah Awudu, mediatore culturale che collabora con la Caritas di Benevento, decide di porgere l'altra guancia alla donna che lo aveva insultato e le chiede di incontrarsi per mostrarle che non porta rancore.
Il post appare su Facebook sabato scorso. Musah Awudu, 37 anni, ha avuto un banale incidente domestico ed è al pronto soccorso dell'Ospedale civile per farsi medicare. "L'infermiera di turno non si sta preoccupando della mia salute, è molto infastidita dalla mia presenza, quindi mi chiede perché sono venuto in italia. Io: "Chiedimi del mio problema, per favore". Lei: "No no, questo è il mio paese e se non ti piace torna in Africa". Awudu osserva: "E comunque ha la croce e il quadro di padre Pio appesi dapertutto, glielo faccio notare, sfidando la sua fede e la sua professionalità. Si infastidisce ancora di più: "Viva Salvini, viva l'Italia", esclama. Io sono ancora in fila per vedere il medico".
In pochi minuti il post è condiviso 160 volte, i commenti indignati chiedono il licenziamento per l'infermiera, c'è chi conferma il racconto di Awudu perché si trovava lì, chi osserva che la maleducazione regna sovrana nei pronto soccorso e i bianchi non ricevono trattamenti migliori. C'è anche chi condivide un post di Salvini in cui il leader della Lega se la prende con i meridionali, chiedendosi che ne pensa l'infermiera.
Sono tante le attestazioni di stima per Awudu, che a Benevento vive da anni ed è molto conosciuto e apprezzato per il suo lavoro e il suo stile di vita. Il mediatore culturale però è frastornato dal clamore che il suo messaggio ha creato in città, perché non si aspettava di finire sotto i riflettori: "Sto parlando con i miei amici per chiedere consiglio, davvero ho bisogno di riflettere - dice - Il post è stato una reazione a caldo, non mi aspettavo davvero tutta questa pubblicità".
Subito dopo l'accaduto aveva detto che avrebbe voluto incontrare l'infermiera, sta cercando di farlo? Al telefono, Awudu è davvero laconico: "Lasciatemi tempo, non ho risposto a nessuno per due giorni, devo riflettere".
Intanto chi lo conosce bene assicura che il suo stupore è autentico, che tutto avrebbe voluto fuorché trovarsi sotto i riflettori: "Ma glielo abbiamo detto - racconta un'amica - tu sei il nostro Musah, come potevi pensare che la città non sarebbe insorta?"

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...