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3.12.20

c'era una volta una rosa spontanea di marcello scano

 lo so  che  c'è un leggero conflitto d'interesse familiare ma    a  volle capita  che qualcuno riesca   a dire certe cose  meglio di te    

· tc1Spot nsoriohed 

Questa era la rosa nel 2018
Un contadino, forse, aveva piantato davanti ad un crocifisso che è nei pressi della Stazione ferroviaria di Tempio, una rosa antica, che poi era stata inglobata nella pavimentazione del marciapiede. Ma anche soffocata dal cemento aveva la forza di rifiorire abbondantemente, con dei boccioli rosa fuchsia molto
profumati in una bel cespuglio. Ieri, passando in quella via, ho notato con grande dispiacere che non c'è più. E' stata estirpata, sicuramente da quello stesso vandalo che ha fatto distruggere le antiche Lagerstroemia che molti decenni fa un amante del verde aveva piantato nella Circonvallazione. E'lo stesso che ha fatto tagliare un magnifico oleandro, in piena fioritura, che troneggiava di fonte alla chiesa di don Vico. Ma questo vandalo ha anche fatto estirpare dei giganteschi cedri nel quartiere Poi. Complimenti !! abbiamo anche noi il nostro Attila e non ne avevamo bisogno.



1.5.19

riflessioni sul primo maggio di Viviana Fabia Pizzi

  dalla  bacheca  di  daniela   tuscano

Viviana Fabia Pizzi
Non aggiungo altra retorica alla retorica. Il lavoro dovrebbe essere costituzionalmente garantito ma sta diventando un privilegio non un diritto. Il lavoro oggi non va più per merito ma per raccomandazione e lecchinaggio. Il lavoro, quando lo raggiungi, spesso è frutto di un compromesso con sé stessi che ti porta ad accettare cose non adeguate alla tua formazione professionale o istruzione.
Nessuna descrizione della foto disponibile.

Il lavoro è più difficoltà se sei una donna. Un lavoro dove in base al sesso un uomo guadagna di più non è un lavoro dignitoso. Il lavoro dove un capo può molestare o addirittura stuprare una propria dipendente non è lavoro. Il lavoro dei mancati metoo per paura di licenziamenti non è un lavoro. Il lavoro che ha bisogno di uno psicologo per permetterti di poter affrontare l'ambiente lavorativo non è un lavoro.Un lavoro in nero non è considerato lavoro dallo stato. Un lavoro a partita IVA che ti porta alla paura costante di non farcela non è un lavoro sereno.Per tutti questi motivi gli italiani hanno visto una speranza nel reddito di cittadinanza. Negarlo significa non voler capire i tempi in cui viviamo.
Buon 1 maggio resistente a tutti. Soprattutto a chi vede il lavoro dignitoso come un miraggio.

4.1.19

C’è chi ancora non capisce come mai è stato previsto il reato di “ femminicidio

Lo so    che  il titolo   non è mio  ma  lo condivido    in pieno  ma   è   di un post    di 

    • C’è chi ancora non capisce come mai è stato previsto il reato di “ femminicidio “...

       Ma   ci sono ancora  molte persone    d entrambi  sessi  che , come si    considerava  una    volta  la  violenza  sessuale   \  stupro   come  un reato contro  la morale      e non cosa  che avvenne  successivamente  contro la persona  , continuano a non capire   e chiedono   o  d'abolirlo    o   di  metterlo ed  applicarlo  come legge  cosa sia il femminicidio, pensano che sia un ordinario omicidio . Infatti la stessa  autrice  de post  citato  sopra  : <<   Quelle 2 foto sono il preludio al femminicidio e come oggi viene considerata la donna ! >>.

      26.9.17

      Cosa è la solitudine? coviverci , accettarla , trasformarla

      colonna  sonora
      l'album   anime  salve - de  andrè 
      Giorgio Gaber - C'è solo la strada
      Giorgio Gaber - I Soli

      per approfondire
      https://it.wikipedia.org/wiki/Solitudine
      https://lamenteemeravigliosa.it/affrontare-la-solitudine-saggio/
      https://www.salute-e-benessere.org/salute/solitudine-e-sentirsi-soli-ecco-come-uscire-dal-tunnel/
      Leggendo i vari  post  dei  compagnidistrada  facebookiani  ho trovato questo post  interessante  
      Cosa è la solitudine? Ve lo siete mai chiesto?
      Be la solitudine è diversa da prima, da qualche anno fa, oddio forse no anzi, forse ad essere cambiati sono solo i mezzi per manifestarla; la solitudine è quando aspetti in tintinnio di un messaggio whatsapp che probabilmente non arriverà mai, quando ad ogni vibrazione di quel maledetto smartphone tu bramosamente controlli per rimanere puntualmente deluso, nulla sarà mai come quel messaggio che aspetti, non potrà mai esserlo; prima forse aspettavi con ansia il postino, aspettavi una lettera, o una telefonata forse…La solitudine è non voler tornare a casa ed aprire il portone sul desolante vuoto che impregna il tuo appartamento e te stesso; la solitudine è il voler continuare e non fermarsi, qualsiasi cosa tu faccia non vuoi fermarti, se ti fermi lei è la, in agguato e si impossessa della tua mente…Solitudine è sedersi al volante e alzare il volume.Solitudine è sospirare senza che nessuno ti chieda il perché.
      Solitudine è svegliarsi nel cuore della notte con un immagine nel cervello. Solitudine è insonnia, insonnia e pensieri per tutta la notte.
      Solitudine è avere le lacrime agli occhi e doverle trattenere.
      Solitudine è voler parlare con qualcuno ma non riuscire a farlo.
      Solitudine è camminare lento senza una meta.
      Solitudine è leggere e non riuscire a farlo.
      Solitudine è ascoltare musica, musica triste.
      Solitudine è guardare e riguardare le foto di un tempo che fu.
      Solitudine è provare a scattare una foto senza riuscirci.
      Solitudine è compiere i gesti quotidiani anche se dentro la tristezza domina.
      Solitudine è indossare una maschera con tutti.
      Solitudine è cercare di essere felici, e cinici anche.
      Solitudine è chiuderti in te stesso.
      Solitudine è… è…
      Solitudine è tante cose, è tante di quelle cose che non potrebbero mai essere contenute in un misero foglio di carta…
      E’ effimera la vita, tu puoi sentirti solo anche nel posto più affollato del pianeta; anche questa è solitudine…


      Secondo me per esperienza del mio viaggio fin qui fatto dalla solitudine si guarisce È uno stato temporaneo, talvolta necessario, dal quale spesso siamo obbligati a transitare ogni qualvolta la nostra vita arriva ad un bivio. Tu il bivio lo hai appena superato, solo che non sai se la strada che stai percorrendo ti porterà a nuove mete o facendo un lungo giro ti riporterà al punto in cui hai iniziato questo viaggio. Sappi però che in ogni caso la solitudine pian piano sparirà, perché qualunque sia la meta, questa sarà l'inizio di una vita nuova. Perché il viaggio, inevitabilmente, ti avrà cambiato.Infatti cvome dice  un altra mia  amica    nei commenti a questo post  
      Immacolata Ziccanu Ogniuno di noi porta dentro la propria solitudine, ma ci si abitua. La più devastante in assoluto è la solitudine affettiva, quella per cui sai di contare niente per alcuno! le altre si superano più facilmente col tempo. Un abbraccio!

      Rispondi
      1
      10 ore faModificato.

      Pero sono convinto che essa   non d'essere intesa solo come u qualcosa di negativo ma anche di costruttivo perchè essa ci permette di  riflettere  su noi stessi e sul monmdo      di esercitare  "esplorazione attraverso ombre, riflessi e proiezioni...consapevoli e inconsapevoli" e quindi trasformarla in qualcosa di creativo




      Quindi poichè Noi siamo soli, sempre. Noi non siamo soli, mai. Per la prima volta mi rendo conto che entrambe le frasi hanno un senso e una verità. Mi chiedo Ma la solitudine, in fondo, esiste davvero? O è un'illusione? Se la comunione non sempre si realizza, la solitudine, in fondo, non ha luogo finchè ci siamo noi.
      Ed è auspicabile ricercarla, nei silenzi e nell'assenza di pensieri, finalmente, o nella contemplazione, immobile, non giudicante. La solitudine non solo dagli altri, ma anche da sè stessi, dal proprio ego. Un po' di sollievo. Tutto questo non è fine a sé stesso, ma è anzi una ricarica di energia, una ritrovata condizione di lucidità, per poi ritornare e poter dare agli altri, alla vita, un senso che si credeva perduto, che sfuggiva.








      4.8.16

      STORIA DI URBANA UMANITÀ

      tra le tanti storie  di  solitudine degli anziani , questa  , a differenza d'altre   si è conclusa bene  .

      Jole e Michele, 89 anni lei, 94 lui, sono sposati da settant'anni. Una storia di solitudine che da silenzio si è trasformata in pianto e alla fine in urla di disperazione. I vicini hanno chiamato il 113, pensando a una lite in famiglia o all'irruzione di un ladro. Niente di tutto questo. Gli agenti hanno trovato Jole e Michele. E hanno cucinato per loro
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
      ‪#‎ROMA‬: STORIA DI URBANA UMANITÀ

      È un’estate afosa quella romana. Jole è a casa. Come tutte le sere. Ormai da troppo tempo.
      Al Tg scorrono distrattamente le notizie. Attentati, bimbi maltrattati in un asilo… Jole si chiede il perché di tanta cattiveria…
      Ma la tv le fa compagnia…
      Ancora una sera solitaria da passare con Michele.
      Si, perché Michele, 94 anni, è il suo uomo da quasi settanta.
      Lei, che di primavere ne ha 89, ne avrebbe di ricordi da raccontare!
      A chi poi? È tanto che nessuno passa a salutarli…
      Non è sempre facile la vita.
      Specie quando la città si svuota ed i vicini sono via in vacanza.
      A volte la solitudine si scioglie in pianto.
      A volte è come un temporale estivo. Arriva all'improvviso e ti travolge.
      Jole e Michele si amano. Ma quando la solitudine è un peso sul cuore, può accadere che perdano la speranza.
      Può accadere, come questa volta, che urlino così forte la loro disperazione che, alla fine, qualcuno chiami la Polizia di Stato.
      Non c’è un reato. Jole e Michele non sono vittime di truffe come spesso accade agli anziani e nessun ladro è entrato in casa. Non c’è nessuno da salvare.
      Questa volta, per i ragazzi delle Volanti c’è un compito più arduo da svolgere.
      Ci sono due anime sole da rassicurare.
      Una volta dentro l’appartamento, tutto racconta di quella lunga vita insieme.
      Ma parla anche di quella desolazione per la quale gli agenti sono lì.
      Un misero raspo, da cui pendono avvizziti tre acini d’uva, sul tavolo della cucina, racconta di un digiuno che dura già da troppo tempo.
      I poliziotti sono pervasi dalla tenerezza.
      Capiscono che questa volta è diverso.
      Non ci sono moduli da compilare. Questa sera i codici non servono.
      Serve essere uomini.
      Essere veri.
      E mentre attendono l’ambulanza per verificare che i coniugi stiano bene, capiscono che solo un po’ di calore umano potrà ridare tranquillità a Jole e Michele.
      Chiedono il permesso di accedere alla dispensa.
      Improvvisano una cenetta. Un piatto di pasta con burro e formaggio. Niente di particolare. Ma con un ingrediente prezioso: c’è, dentro, tutta la loro umanità.
      Andrea ai fornelli e Alessandro, Ernesto e Mirko ad intrattenere i due nuovi amici.
      Questa sera si cena in famiglia!
      Anche questo è #essercisempre e si trova ogni volta che qualcuno ci chiede aiuto.

      17.4.16

      una scuola senza più legge e queste stalle senza più gregge senza più padri da ricordare e senza figli da rispettare. nella scuola media di Legnano arrvano gli Ispettori del provveditorato


        queta  canzone  



         dovrebbe    costituire   costituisce  già   da sola    la  risposta  alle  accuse    alcune  in maniera  democratica   e    civile   altre   ed  in particolare     questa

      (  ..... )


      Gianmaria Bellu Fara
      Gianmaria Bellu Fara Scusa, ma quando fai uscite del genere non sai proprio di cosa stai parlando. Puttanate te ne ho visto scrivere tante in questi anni, ma oggi ti sei proprio superato. Documentati prima e soprattutto vergogna
      Gianluca Turchetta
      Gianluca Turchetta We e cotanta virilità? Sarai mica il preside milanese? Ne ?
      Giuseppe ha critica !
      No comment, fake profile
      Giuseppe Scano
      Giuseppe Scano
      Gianmaria Bellu Fara
      Secondo te un prof o un dirigente scolastico che , almeno alle news che si hanno disposizione, non rimprovera gli altri alunni per tale comportamento o non tenta nessuna mediazione per evitare ai genitori della ragazza anche la beffa della penale all'agenzia di viaggio , ti sembrano puttanate ? Per me no indica un situazione culturale e sociale sempre più allo sbando . come evidenziato dai commenti di Tina Galante e Romina Fiore . E poi di cosa dovrei vergognarmi ? Ho sbagliato a non mettere un punto di domanda finale che ha fatto fraintendere tutto il discorso . io intendevo dire ( basandomi -- ed qui riconosco il mio errore -- solo su un articolo e senza sentire l'altra campana ) ma come nessun insegnante o preside che non abbia preso posizione magari annullando la vita davanti ad un simile gesto egoistico e settario del resto della classe verso un compagno più debole ? .
      grazie cmq della bella prova di democrazia che mi hai detto rimuovendomi dai contatti.
      che   mi vengono rivolte     a questa  mia  precedentge  provocazione  \  critica   per   questa  vicenda  di cui  ho già  preceden te partlato  . 

      11.1.16

      GRAZIE FABER, NON SOLO PER LE CANZONI...

      Silvia Zani
      19 h ·

      ato dalla famiglia del cantautore genovese ad Emergency a poco meno di due anni dalla sua scomparsa. Venne messa all’asta e dopo alcuni giorni, l’asta aveva raggiunto la cifra di sei milioni di lire quando in Via del Campo successe qualcosa di incredibile; Gianni Tassio, il titolare di uno storico negozio di musica, divenne il “capitano coraggioso” di una cordata di commercianti (e delle ragazze) della celebre strada cantata da Faber. Vi fu una mobilitazione di tutta la città per acquistare la chitarra così che rimanesse a Genova, il bussolotto di Emergency, nel negozio di Via del Campo continua a riempirsi, spiccioli, banconote, un simbolo dell’amore dei Genovesi per Fabrizio e così vincono e il ricavato di quell’asta va ad Emergency per la costruzione dell’ospedale pediatrico di Goderich in Sierra Leone, dove una corsia si chiama proprio VIA DEL CAMPO.
      Loretta ha poco più di 20 anni e ha 2 figli. Al mondo non ha nessun altro. Ha incontrato 2 uomini solo per il tempo di avere i 2 figli. La sua famiglia di provenienza è distrutta. Tutti bruciati vivi dentro la casa in un villaggio del nord. Sopravvive comprando arachidi che cuoce e rivende.
      Nel villaggio si dice che faccia innamorare gli uomini per chiedere loro dei soldi. Adesso Loretta lavora per Emergency.
      Le abbiamo raccontato del perché la corsia femminile sia dedicata a “Via del Campo”, una via di Genova. Le abbiamo spiegato il senso di quella canzone che recita nell’ultimo verso “DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE, DAL LETAME NASCONO I FIORI”, le abbiamo raccontato del suo autore Fabrizio De Andrè e di come la sua chitarra sia stata venduta all’asta per raccogliere fondi per la corsia di questo ospedale.
      Loretta spolvera la targa due volte al giorno, appena arrivata e subito prima di andare via.

      4.10.14

      il giorno di dolore che ciascuno ha . credere o non credere alle coincidenze

      Ogni volta    che  trovo una canzone  o  un film per  descrivere  certe situazioni come quella  che trovate  sotto  mi pongo la  stessa  domanda del titolo  .

      L'origine  di questa  mia  elucubrazione inutile  è  il  collegare  a questa  triste vicenda   dell'amica    facebookiana  


      Oggi mio figlio ha compiuto trent'anni. Da qualche anno, undici per l'esattezza, questa data mi riporta alla mente dei ricordi che non riesco a scacciare. Era il 2003, appunto, e io stavo distesa sul letto dell'ospedale in procinto di iniziare il quarto ciclo della chemio. Era la prima parte, durava circa tre ore, ma quella mattina le mie vene avevano deciso di non collaborare. Le infermiere si alternavano, finalmente una di loro ha l'idea giusta: usare un ago sottile. Bene, si va, durerà il doppio del tempo ma si va. Pensavo a mio figlio, era il suo primo giorno all'università, che emozione! I due letti a fianco al mio vengono occupati da diverse persone, tutte con trattamenti di breve durata. Finalmente due visi conosciuti: una è una suorina, molto anziana, magrissima, benvoluta in tutto il reparto. L'altra è una mia ex collega, da tempo in pensione, che da qualche anno esercitava la funzione di Giudice di Pace. Che chiacchierata, il tempo era volato. La suora era stata la prima a morire, poi se n'era andata anche la mia collega. Il secondo ricordo è di un altro 2 ottobre, 2007. Ancora in ospedale, questa volta per la visita di controllo. Mi sento chiamare. Era un alunno di alcuni anni prima, con sua madre. Povera donna, speravo si trattasse di lei, ma il ragazzo aveva quello sguardo da animale braccato che avevo imparato a riconoscere. "Professoressa, mi sono guastato". "Mi sono guastata anch'io, ma qui ci rimettono a posto". Era un ragazzo allegro, niente feeling con l'inglese, ma bastava un'espressione del suo viso mobilissimo per farmi ridere. Andato via anche lui, poco più di due mesi dopo, qualche giorno prima di Natale. Chi mi conosce da più tempo lo sa: a lungo ho rifiutato l'idea di essere sopravvissuta alle tante persone care che ho visto andar via in questi anni e solo da poco sto imparando a perdonarmi. Scusate lo sfogo, vi voglio bene 

      con

       questa  canzone  che poi  è anche  la  colonna sonora  del post  


      e  con questo libro  






      16.11.13

      ricordi di persone scomparse in un giorno di pioggia

      Musica  consigliata  ed  in sottofondo Modena City Ramblers - In un giorno di pioggia


        a  chi leggendo questo post    mi dirà che parlo di cose  tristi  rispondo  come ha  risposto   questa persona  all'interno della discussione   da  cui  ho tratto questo post  di  Ivan Il Terribile  eccetto  l  foto   della  finestra  della mia  camera ( le  altre due le  trovate   qui sul  mio facebook  )   fatta poco fa con il mio samsung GT -S6500il testo



      Roberto Ladu la pioggia rende più malinconici...ci son quelle giornate che è bello ricordare anche le cose che ci fanno male...35 minuti fa · Non mi piace più · 2



      Quando ti ho visto la prima volta, tutto tirato, dietro il bancone di quella discoteca paesana, mi sei stato subito antipatico. Sorridente e un pò convinto. Capelli scolpiti e un sorriso che non risparmiavi.
      Poi nasce l'amicizia. Una strana tra ragazzi di età molto diversa, eravamo quasi fratello grande e tu quello
      piccolo. Tu che riscuotevi grandi successi con le donne ma non ti concedevi facilmente. Mi chiedevo perché non le amassi tutte, quelle donne che ti facevano sguardi languidi e proposte per me insperate. Invece tu avevi un cuore grande come una casa, volevi una ragazza con cui avere una storia d'amore nonostante tutto. Avevi paura di innamorati. Ti davo qualche consiglio ma sapevi cavartela benissimo.
      Arrivò l'amore, l'estate, ci si vedeva meno ma ero felice di riabbracciarti quando ci incontravamo. Poi l'estate è finita. E pure tu te ne sei andato.
      Lavoravi e un maledetto giorno ti ha visto cadere sotto quella trave di ferro. Ti sei rialzato, come sempre, tranquillizzando tutti.
      E così sei morto, un arresto cardiaco dopo l'altro.
      Ti potevi salvare hanno detto.
      Pioveva quei giorni.
      Quando inizia la pioggia mi manchi più del solito.



      facebook smiley sad mi  ha fatto   ritornare  alla mente  ,  un mio  amico  \  conoscente  morto   in un cantiere  non ricordo se   cadendo  da  un ponteggio  o  un ponteggio  gli  è caduto  sopra  .  Ma   poi sempre  all'interno della discussione da  cui ho preso  il testo   ho appreso  e  ricordato che  :   non solo  la persona scomparsa
      aveva 24\25 anni , ma che Fu travolto da un elemento di prefabbricato metallico :-(  \  facebook smiley sad 

      1.11.13

      Un pezzo della nostra storia Una strada al professore Luongo, la strana Cassandra con i palloncini Indimenticabile volto di una città che non c’è più. I figli, ammoniva, hanno troppi soldi in tasca!

        Grazie  tina galante https://www.facebook.com/tina.galante e https://www.facebook.com/dr.antfus  per  avermi  fatto apprendere da  http://www.orticalab.it/  questa news  


      Un pezzo della nostra storia
      Una strada al professore Luongo, la strana Cassandra con i palloncini
      Indimenticabile volto di una città che non c’è più. I figli, ammoniva, hanno troppi soldi in tasca!




      Staglianò - Nigro
      Mercoledì, 17 Ottobre 2012

      Avellino è una piccola città, con i suoi pregi e i suoi difetti. Qualcuno non vede l’ora di fuggirne via, qualche altro, invece, non saprebbe farne a meno. Ed è giusto che sia così. Quello su cui, però, tutti devono per forza di cose concordare è che ha una sua storia, fatta di eventi, tradizioni, cultura e, soprattutto, uomini.
      Uomini come l’indimenticato, almeno per quelli che hanno più di vent’anni, professore Giovanni Luongo.
      Sì, proprio quel dolce anziano che se ne andava in giro esponendo cartelli e regalando palloncini colorati ai bambini. Un’ “attività” portata avanti per circa trent’anni in ogni parte d’Italia e iniziata, come lo stesso Luongo ebbe a dire nel corso di una memorabile intervista con Ottavio Giordano, lanciando il messaggio «Il peccato chi lo fa lo paga, prima qua poi là». Sempre in quella intervista il vecchio professore di liceo non nascose il desiderio di vedere, un giorno, una strada cittadina intestata a lui.
      Tutti noi lo ricordiamo per il celeberrimo «E’ colpa tua, i figli hanno troppi soldi in tasca!». Un vero e proprio appello che il professore rivolgeva ai genitori affinché si ponesse un freno alla degenerazione dei costumi che avrebbe portato, prima o poi, ad un punto di non ritorno. In tanti ridevano con aria di sufficienza, in pochi riflettevano sul vero senso di quelle parole. Parole profetiche di una strana Cassandra.
      Luongo morì nel 2007 a Prato, dove s’era trasferito per stare insieme alla sorella.
      Da allora in molti lo hanno ricordato. Sul sito avellinesi.it ci sono anche alcune sue fotografie dalle quali abbiamo attinto quella che proponiamo. Qualcuno, poi, ha lanciato una petizione per intitolargli una strada, così come desiderava, e la proposta, in pochissimi giorni, raccolse l’adesione di oltre mille cittadini. Ma, come tante altre cose ad oggi nulla s’è mosso.
      A noi, passeggiando per le vie di Avellino, e notando quanto sia pesante l’assenza di persone come lui, di quei palloncini colorati, del rumore del suo fischietto che attirava l’attenzione dei bambini, è venuto in mente che, forse, soddisfare il desiderio di un giusto può rappresentare un segnale importante per una città sempre più vittima della violenza e della mancanza di cultura. Perché il professore Luongo, per quanto bizzarro, era innanzitutto un uomo di cultura.
      E allora abbiamo deciso di unirci a quanti ci hanno già provato in passato dando eco e nuovo slancio a quella proposta. Basterebbe davvero poco, anche un vicoletto di periferia, per onorare "l’uomo dei palloncini".

      emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

      Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...