Un pezzo della nostra storia
Una strada al professore Luongo, la strana Cassandra con i palloncini
Indimenticabile volto di una città che non c’è più. I figli, ammoniva, hanno troppi soldi in tasca!
Staglianò - Nigro
Mercoledì, 17 Ottobre 2012
Avellino è una piccola città, con i suoi pregi e i suoi difetti. Qualcuno non vede l’ora di fuggirne via, qualche altro, invece, non saprebbe farne a meno. Ed è giusto che sia così. Quello su cui, però, tutti devono per forza di cose concordare è che ha una sua storia, fatta di eventi, tradizioni, cultura e, soprattutto, uomini.
Uomini come l’indimenticato, almeno per quelli che hanno più di vent’anni, professore Giovanni Luongo.
Sì, proprio quel dolce anziano che se ne andava in giro esponendo cartelli e regalando palloncini colorati ai bambini. Un’ “attività” portata avanti per circa trent’anni in ogni parte d’Italia e iniziata, come lo stesso Luongo ebbe a dire nel corso di una memorabile intervista con Ottavio Giordano, lanciando il messaggio «Il peccato chi lo fa lo paga, prima qua poi là». Sempre in quella intervista il vecchio professore di liceo non nascose il desiderio di vedere, un giorno, una strada cittadina intestata a lui.
Tutti noi lo ricordiamo per il celeberrimo «E’ colpa tua, i figli hanno troppi soldi in tasca!». Un vero e proprio appello che il professore rivolgeva ai genitori affinché si ponesse un freno alla degenerazione dei costumi che avrebbe portato, prima o poi, ad un punto di non ritorno. In tanti ridevano con aria di sufficienza, in pochi riflettevano sul vero senso di quelle parole. Parole profetiche di una strana Cassandra.
Luongo morì nel 2007 a Prato, dove s’era trasferito per stare insieme alla sorella.
Da allora in molti lo hanno ricordato. Sul sito avellinesi.it ci sono anche alcune sue fotografie dalle quali abbiamo attinto quella che proponiamo. Qualcuno, poi, ha lanciato una petizione per intitolargli una strada, così come desiderava, e la proposta, in pochissimi giorni, raccolse l’adesione di oltre mille cittadini. Ma, come tante altre cose ad oggi nulla s’è mosso.
A noi, passeggiando per le vie di Avellino, e notando quanto sia pesante l’assenza di persone come lui, di quei palloncini colorati, del rumore del suo fischietto che attirava l’attenzione dei bambini, è venuto in mente che, forse, soddisfare il desiderio di un giusto può rappresentare un segnale importante per una città sempre più vittima della violenza e della mancanza di cultura. Perché il professore Luongo, per quanto bizzarro, era innanzitutto un uomo di cultura.
E allora abbiamo deciso di unirci a quanti ci hanno già provato in passato dando eco e nuovo slancio a quella proposta. Basterebbe davvero poco, anche un vicoletto di periferia, per onorare "l’uomo dei palloncini".
Una strada al professore Luongo, la strana Cassandra con i palloncini
Indimenticabile volto di una città che non c’è più. I figli, ammoniva, hanno troppi soldi in tasca!
Staglianò - Nigro
Mercoledì, 17 Ottobre 2012
Avellino è una piccola città, con i suoi pregi e i suoi difetti. Qualcuno non vede l’ora di fuggirne via, qualche altro, invece, non saprebbe farne a meno. Ed è giusto che sia così. Quello su cui, però, tutti devono per forza di cose concordare è che ha una sua storia, fatta di eventi, tradizioni, cultura e, soprattutto, uomini.
Uomini come l’indimenticato, almeno per quelli che hanno più di vent’anni, professore Giovanni Luongo.
Sì, proprio quel dolce anziano che se ne andava in giro esponendo cartelli e regalando palloncini colorati ai bambini. Un’ “attività” portata avanti per circa trent’anni in ogni parte d’Italia e iniziata, come lo stesso Luongo ebbe a dire nel corso di una memorabile intervista con Ottavio Giordano, lanciando il messaggio «Il peccato chi lo fa lo paga, prima qua poi là». Sempre in quella intervista il vecchio professore di liceo non nascose il desiderio di vedere, un giorno, una strada cittadina intestata a lui.
Tutti noi lo ricordiamo per il celeberrimo «E’ colpa tua, i figli hanno troppi soldi in tasca!». Un vero e proprio appello che il professore rivolgeva ai genitori affinché si ponesse un freno alla degenerazione dei costumi che avrebbe portato, prima o poi, ad un punto di non ritorno. In tanti ridevano con aria di sufficienza, in pochi riflettevano sul vero senso di quelle parole. Parole profetiche di una strana Cassandra.
Luongo morì nel 2007 a Prato, dove s’era trasferito per stare insieme alla sorella.
Da allora in molti lo hanno ricordato. Sul sito avellinesi.it ci sono anche alcune sue fotografie dalle quali abbiamo attinto quella che proponiamo. Qualcuno, poi, ha lanciato una petizione per intitolargli una strada, così come desiderava, e la proposta, in pochissimi giorni, raccolse l’adesione di oltre mille cittadini. Ma, come tante altre cose ad oggi nulla s’è mosso.
A noi, passeggiando per le vie di Avellino, e notando quanto sia pesante l’assenza di persone come lui, di quei palloncini colorati, del rumore del suo fischietto che attirava l’attenzione dei bambini, è venuto in mente che, forse, soddisfare il desiderio di un giusto può rappresentare un segnale importante per una città sempre più vittima della violenza e della mancanza di cultura. Perché il professore Luongo, per quanto bizzarro, era innanzitutto un uomo di cultura.
E allora abbiamo deciso di unirci a quanti ci hanno già provato in passato dando eco e nuovo slancio a quella proposta. Basterebbe davvero poco, anche un vicoletto di periferia, per onorare "l’uomo dei palloncini".