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26.5.13

il caso di Davide Tancredi e la risposta di paola Concia a quando in italia una legge contro l'omofobia ?

da repubblica online 


CARO direttore, questa lettera è, forse, la mia unica alternativa al suicidio. Ciò che mi ha spinto a scrivere è la notizia di un gesto avvenuto nella cattedrale parigina. Un uomo, un esponente di destra, si è tolto la vita in modo eclatante sugli scalini della famosa chiesa per manifestare il proprio disappunto contro la legge per i matrimoni gay deliberata dall'Assemblea Nazionale francese.
Nonostante gli insegnamenti dalla morale cristiana, io ritengo che il suicidio sia un gesto rispettabile: una persona che arriva a privarsi del bene più prezioso in nome di una cosa in cui crede, merita molta stima e riguardo; ma neppure questa considerazione riesce a posizionare sotto una luce favorevole quello che mi appare come il gesto vano di un folle. La vita degli altri continua anche dopo la fine della nostra. Siamo destinati a scomparire, anche se abbiamo riscritto i libri di storia. Morire per opporsi all'evolversi di una società che tenta di diventare più civile è ottusità e evidente sopravvalutazione delle proprie forze.
Il Parlamento italiano riscontrando l'epico passo del suo omologo d'oltralpe ha subito dichiarato di mettersi in linea per i diritti di tutti. Una promessa ben più vana del gesto di un folle. Tutti sappiamo come il nostro Paese sia l'ultimo della classe e che non ci tenga ad apparire come il più progressista. Si accontenta di imitare o, peggio ancora, finge di farlo. La cultura italiana rabbrividisce al pensiero che due persone dello stesso sesso possano amarsi: perché è contro natura, perché è contro i precetti religiosi o semplicemente perché è odio abbastanza stupido da poter essere italiano. Spesso ci si dimentica che il riconoscimento dei matrimoni omosessuali non significa necessariamente affidare a una coppia "anormale" dei bambini ma permettere a due individui che si vogliono bene di amarsi. In questo consiste il matrimonio, soprattutto nella mentalità cattolica. E allora perché quest'ostinata battaglia?
Io sono gay, ho 17 anni e questa lettera è la mia ultima alternativa al suicidio in una società troglodita, in un mondo che non mi accetta sebbene io sia nato così. Il vero coraggio non è suicidarsi alla soglia degli ottanta anni ma sopravvivere all'adolescenza con un peso del genere, con la consapevolezza di non aver fatto nulla di sbagliato se non seguire i propri sentimenti, senza vizi o depravazioni. Non a tutti è data la fortuna di nascere eterosessuali. Se ci fosse un po' meno discriminazione e un po' più di commiserazione o carità cristiana, tutti coloro che odiano smetterebbero di farlo perché loro, per qualche sconosciuta e ingiusta volontà divina, sono stati fortunati. Io non chiedo che il Parlamento si decida a redigere una legge per i matrimoni gay - non sono così sconsiderato - chiedo solo di essere ascoltato.
Un Paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di sé. Non può permettersi di vivere senza una legge contro l'omofobia, un male che spinge molti ragazzi a togliersi la vita per ritrovare quella libertà che hanno perduto nel momento in cui hanno respirato per la prima volta. Non c'è nessun orrore ad essere quello che si è, il vero difetto è vivere fingendosi diversi. Noi non siamo demoni, né siamo stati toccati dal Demonio mentre eravamo in fasce, siamo solo sfortunati partecipi di un destino volubile. Ma orgogliosi di esserlo. Chiediamo solo di esistere. 


la toccante risposta di paola Concia



Gay, Concia: "Caro mondo politico malato"
L'esponente Pd risponde alla lettera del giovane Davide Tancredi pubblicata oggi sul quotidiano La Repubblica: "Rivolgo un atto di accusa verso tutte le istituzioni. Guarite da questa malattia che tanto male fa ai cittadini negando loro il diritto di amare"di ANNA PAOLA CONCIA



Caro Davide,conosco le tue paure profonde, le tue angosce, perché sono state le mie. Sono una donna lesbica che da anni conduce una battaglia durissima affinchè un adolescente italiano non debba sentirsi come ti senti tu. È la ragione prima della mia battaglia: regalare a ragazzi e ragazze omosessuali un mondo migliore di quello in cui ho vissuto io, adolescente omosessuale in fuga da me stessa. La tua è una lettera amara, che chiama in causa la nostra società intera, dalla scuola alle istituzioni, al mondo dei media. Tu non sei nato sbagliato, non hai avuto la "sfortuna" - come dici - di nascere cosi: tu sei come sei, tanto quanto un ragazzo eterosessuale. E come lui hai diritto di amare chi ami.
Il fatto che ti senta sbagliato è colpa nostra, del mondo degli adulti. E quella colpa va rimossa, e quella colpa ce la dobbiamo sentire tutti sulle spalle, come una scimmia. Non devi chiedere di esistere, né pietà né carità né risarcimento, devi chiedere di vivere e amare liberamente per quello che sei. Devi pretendere il rispetto di un diritto molto preciso, fondativo e universale: il rispetto dell'articolo 3 della Costituzione, dove si dichiara compito della Repubblica Italiana "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana". È il mondo degli adulti ad essere sbagliato, non tu. E il mondo degli adulti deve garantirti il diritto di essere un adolescente rispettato e sereno. Ricorda, ti prego, che non sei solo, non sei il solo a vivere la tua omosessualità in un paese inadeguato. Lo so, le mie parole possono sembrarti vane di fronte alle tue paure, ma ti voglio dire che oggi nel 2013 tu puoi scrivere questa lettera, puoi uscire allo scoperto, puoi trovare condivisione, sostegno, puoi trovare risposte positive. Quel sostegno che tanti come me nella loro adolescenza non hanno trovato.
Sono stati fatti piccoli passi avanti nel nostro paese affinchè un ragazzo omosessuale non si debba sentire come te. E siamo in tanti a lottare, tanti e in mondi diversi. Siamo noi che dobbiamo agire, e sentirci in colpa se non ci riusciamo. Per questo a nome tuo rivolgo un atto di accusa verso tutte le istituzioni. Caro mondo politico: sei tu che sei inadeguato, sei tu che sei malato. Non Davide, non io e tutti gli omosessuali italiani. Care istituzioni, guarite da questa malattia che tanto male fa ai cittadini negando loro il diritto di amare.

Anna Paola Concia PD

A  chi mi dice   che sono comunista o  altre amenità simili   dico solo questo  che  è una battaglia   di  civiltà   cosa  che n italia manca  a differenza  degli Usa  per  citare  l'ultimo caso   dove c'è stata l'apertura, storica,  agli omosessuali, da parte dell'organizzazione giovanile cattolica  dei boy  scout  mentre


 


  enon è solo a  sionistra  ma  anche a destra   che  la lettera  ha  fatto breccia 

infatti   secondo repubblica a  farrgli eco è arrivato Giancarlo Galan: "E' giunta l'ora che si riconosca il diritto di essere cittadini italiani anche agli omosessuali, garantendogli quei diritti civili che tutt'oggi si vedono negati". Poi ha guardato avanti, "se è vero che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, questa legislatura sarà occasione di più diritti".
Presidente della commissione Cultura alla Camera, Galan ha confessato che "la lettera di Tancredi mi ha commosso. Una richiesta di vita, di libertà, di poter amare ed essere se stesso come chiunque altro, una richiesta matura, consapevole, profonda. Ma le sue parole non mi hanno stupito perché sono vere, dice la verità". "Ciò che purtroppo ancora mi stupisce - ha aggiunto l'esponente Pdl - è che ci sia bisogno di spiegare, o peggio giustificare, emozioni e sensazioni e ci sia, ancora, la necessità di dover chiedere un diritto che dovrebbe essere alla base della nostra società".
"La verità che Tancredi è riuscito a spiegare con le sue parole è scomoda, imbarazzante per molte persone. Il perché del presunto imbarazzo delle parole di questo ragazzo - ha continuato il deputato Pdl - risiede non solo in forme di ottusità e arretratezza culturale, bensì, forse peggio, in una forma di ignoranza, ovvero mancanza di conoscenza. Lo Stato deve garantire diritti e non negarli. La nostra carta costituzionale lo sancisce molto chiaramente all'art 3, laddove si proclama il principio di uguaglianza, formale e sostanziale. Un divieto di discriminazione chiaro che - conclude - dovremmo tenere tutti ben presente, a prescindere dall'appartenenza ad un partito politico". 
Che le loro parole siano state di "buonsenso" è anche il commento di Daniele Capezzone, coordinatore dei dipartimenti del Pdl e presidente della commissione Finanze della Camera: "Il ventaglio delle possibilità normative è ampio: e la mia personale valutazione è che certamente esista più di una soluzione seria e capace di unire tutti".

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