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10.11.25

identita e resistenza . Il carnevale di Tempio arriva all’università: giovane lurese gli dedica la tesi di laurea., gli studenti dell'alberghiero tra i le vecchie botteghe che ancora resistono

  fonte  la  nuova  sardegna del  10\11\2025



Il carnevale di Tempio arriva all’università: giovane lurese gli dedica la tesi di laurea
di Mirko Muzzu



◗Valeria Pirisinu dopo la laurea e, a fianco, il rogo di Re Giorgio
Valeria Pirisinu ha analizzato il rito e spiegato il significato sociale


09 novembre 2025 



Tempio Il Carnevale di Tempio diventa una tesi di laurea. È stata Valeria Pirisinu, con il suo percorso in Beni culturali, a portare il Carrasciali Timpiesu dentro l’aula magna del Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari. Lo ha fatto lo scorso 10 ottobre discutendo, con il professor Cristiano Tallè, una tesi in Antropologia culturale dal titolo “Il carnevale di Tempio Pausania come fase liminale e rito di inversione sociale: uno studio antropologico”. «Volevo dimostrare che il carnevale è una cosa seria e importante, di cui si può e si deve parlare anche in ambito accademico» spiega Pirisinu, che racconta il suo legame con la manifestazione: «Sono di Luras, conosco il carnevale sin da bambina, poi il liceo a Tempio e la scoperta del carnevale “da grande”. Ma è stato quando ho incontrato Tore, il mio compagno, che ho capito davvero quanto lavoro ci sia dietro: mesi di preparativi, passione e impegno». Tore Siazzu, compagno di Valeria, è infatti il capogruppo di Quelli del Karnevale, uno dei gruppi storici del carnevale tempiese.
Dalle pagine della tesi, attraverso i paradigmi dell’antropologia culturale, emergono i significati più profondi del Carrasciali Timpiesu: rito di passaggio, fase liminale in cui l’individuo cambia condizione, e rito di inversione sociale, dove le regole quotidiane si ribaltano, il povero diventa re e il ricco si spoglia dei suoi privilegi. Il rogo di Re Giorgio, che conclude la Sei Giorni, segna simbolicamente la fine del tempo sospeso e il ritorno all’ordine. «È stato un lavoro complesso, in cui non ho potuto dare nulla per scontato – racconta la neodottoressa. –. Sono partita dalla storia del carnevale, dalla sua etimologia e dai riti più antichi. Ho analizzato i carnevali sardi arcaici come quello di Mamoiada e quelli equestri di origine spagnola come la Sartiglia di Oristano, mettendo in evidenza le differenze con il nostro carnevale allegorico. Ho raccontato anche le parti che non si vedono, come la costruzione dei carri, un lavoro lungo che inizia mesi prima».
Il lavoro comprende 5 interviste ai protagonisti del carnevale tempiese, un’ampia raccolta di foto e una rigorosa metodologia di ricerca. «Ho voluto far raccontare a loro gli aspetti più autentici di quello che considero un vero rito collettivo» spiega Pirisinu. L’obiettivo, sottolinea, era unire la conoscenza accademica alla partecipazione emotiva, dare dignità di studio a una tradizione che ogni anno coinvolge l’intera comunità. Sul Carnevale di Tempio si è scritto molto, soprattutto in chiave storica, ma mancava uno studio di taglio antropologico sul presente. Un primo approccio era arrivato nel 2023 con il convegno “Carnevale Tempiese: il mondo al rovescio”, promosso da Isre e Comune di Tempio, che vide tra i relatori l’antropologo Pietro Clemente e l’artista Simone Sanna. Con la sua tesi, Valeria Pirisinu ha compiuto il primo vero studio accademico sul Carrasciali Timpiesu contemporaneo, restituendo alla festa più amata della Gallura anche la dignità di oggetto di ricerca scientifica e di espressione culturale viva, capace di raccontare l’identità di un intero territorio.


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IL SESSISMO È NEGLI OCCHI DI CHI GUARDA – BUFERA PER IL MANIFESTO USATO PER PROMUOVERE LA MOSTRA BOVINA DELLA RAZZA PIEMONTESE A FOSSANO, IN PROVINCIA DI CUNEO, CHE RITRAE UNA DONNA MENTRE CONTROLLA UN TORO PER IL NASO

Al giorno d’oggi tutto può risultare sessista, lo sappiamo. 
Sessismo ovunque, anche in una banale fotografia. Basti pensare a quanto accaduto negli ultimi giorni a Fossano in occasione della quarantacinquesima edizione della Mostra nazionale dei bovini della razza Piemontese. 
Ebbene, l’immagine scelta per il manifesto è lo zenit del sessismo. O almeno questa è la versione della sinistra locale. Il motivo? La fotografia ritrae un’allevatrice – “un’attraente ragazza” – e un toro sulla “sabbia”. Un messaggio ritenuto “inappropriato” e appunto “sessista”, riportano vari siti .
O Sulla vicenda è intervenuto anche Giuseppe Cruciani nel corso de "La Zanzara": “Mi giunge notizia che in una fiera del bovino ci sono state accuse di sessismo perché una allevatrice si è fatta una foto con un toro. È stata accusata di sessismo. Avete rotto il c..., lei ha scelto di fare quella foto, non le rompete il c...". .

Ora  durante la mia rassegna web sono capitato in quest'articolo di   https://www.dagospia.com/cronache/



IL SESSISMO È NEGLI OCCHI DI CHI GUARDA – BUFERA PER IL MANIFESTO USATO PER PROMUOVERE LA MOSTRA BOVINA DELLA RAZZA PIEMONTESE A FOSSANO, INPROVINCIA DI CUNEO, CHE RI TRAE UNA DONNA MENTRE CONTROLLA UN TORO PER IL NASO – PER L’OPPOSIZIONE, L’ABBINAMENTO TRA UNA “ATTRAENTE RAGAZZA” E L’ANIMALE È “INAPPROPRIATO E SESSISTA” – LA REPLICA DEL SINDACO LEGHISTA, DARIO TALLONE: “CHIEDETE DI PROPORRE L’IMMAGINE DELLA DONNA NEI CONTESTI PROFESSIONALI IN CUI SI TROVA AD OPERARE? QUINDI DEVE AVERE LA GOBBA, GLI STIVALI, UN ABITO SPORCO? CERCATE VOI DI SUPERARE GLI STEREOTIPI…


estratto dell’articolo di Matteo Borgetto per www.lastampa.it  



Al giorno d’oggi tutto può risultare sessista, lo sappiamo. Sessismo ovunque, anche in una banale fotografia. Basti pensare a quanto accaduto negli ultimi giorni a Fossano in occasione della quarantacinquesima edizione della Mostra nazionale dei bovini della razza Piemontese. Ebbene, l’immagine scelta per il manifesto è lo zenit del sessismo. O almeno questa è la versione della sinistra locale. Il motivo? La fotografia ritrae un’allevatrice – “un’attraente ragazza” – e un toro sulla “sabbia”. Un messaggio ritenuto “inappropriato” e appunto “sessista”, riporta La Stampa.




 

manifesto della mostra bovina di fossano

«L’immagine non è costruita, ma è naturale. È stata scelta da Anaborapi, Arap, insieme al Comune e soprattutto da Alessia Bologna, la bella ragazza fotografata mentre controlla un toro per il naso, allevatrice e neo sposa di Cristopher Dalmasso, fratello di Elia che è presidente Arap. Un regalo, una sorpresa ai novelli sposi, fatta dagli allevatori e dalle associazioni di categoria». 

Così il sindaco di Fossano, Dario Tallone, ha risposto ieri sera (venerdì 7 novembre), in apertura di Consiglio comunale, alla lettera dei rappresentanti di minoranza sul manifesto della 45esima Mostra nazionale dei bovini della razza Piemontese, in programma fino a domenica al Foro boario di piazza Dompè. 

dario tallone, alessia bologna e giorgio bergesio, vicino al manifesto della mostra bovina contestato

L’opposizione ha criticato l’abbinamento tra una «attraente ragazza» e il toro sulla «sabbia», un messaggio ritenuto «inappropriato» e «sessista». In realtà, ha spiegato il primo cittadino, Alessia «non è sulla spiaggia, ma su un ring. Quella non è sabbia, ma segatura e il toro che trascina è Bigbeng, di proprietà della famiglia Dalmasso, un campione internazionale», già vincitore assoluto della Nazionale nel 2023. 

“PERCHÉ UNA RAGAZZA SE I PROTAGONISTI SONO GLI ANIMALI?”

«Secondo voi è inappropriata la foto di un’allevatrice che riesce a governare un toro di 14 quintali a una mostra bovina, come faccio io con Briciola al guinzaglio? - ancora Tallone -. Chiedete di proporre l’immagine della donna nei contesti professionali in cui si trova ad operare? Quindi deve avere la gobba, gli stivali, un abito sporco? Cercate voi di superare gli stereotipi». 

mostra bovina di fossano

E ha concluso: «Abbiate il coraggio di chiedere scusa ad Alessia, a tutte le donne che lavorano in agricoltura, agli allevatori e alle associazioni, tutti molto delusi dal vostro modo sinistro di fare politica. I fossanesi non meritano questa becera pubblicità. Vergognatevi». 

Tra i consiglieri di minoranza, prima a replicare Mirella Brizio: «Ci siamo chiesti, in una mostra dove i protagonisti sono i bovini, perché affiancare l’immagine di una ragazza a quella del muso di un toro. Questo è inappropriato. La comunicazione visiva di un ente istituzionale ha responsabilità che contribuisce a costruire modelli e percezioni. Anche noi abbiamo ricevuto proteste. Fossano non può veicolare immagini che abbiano un messaggio sessista».



 Dario  Talone  alla  mostra  Bovina   di Fossano

Controreplica immediata di Tallone: «I veri protagonisti sono allevatrici e allevatori, che si alzano alle 4 del mattino, vanno in montagna e ci fanno mangiare della carne buona. Smettetela di dire che è un messaggio sessista». […].


Concordo con quanto riportato nell' introduzione di Dagospia ( da cui ho preso l'incipit come titolo del post ). infatti da ex maschio alfa (  ora sulla via di maschio plurale)  e pornodipendente ( quasi sconfitto)   non vedo in questo caso nessuna pubblicità sessista o mercificatoria del corpo o dell'immagine  femminile   Infatti qui la donna non è   nuda  o in intimo , inatteggiamenti provocanti /sensuali  viene rispetto ad altre pubblicità o  eventi promozionali viene usato il corpo o l'immagine fenninile .  Da quel   che  mi   sembra  di capire  la  donna ritratta è una professionista del settore e che l’immagine celebra il suo ruolo, rompendo gli stereotipi che vedono l’allevamento come un mestiere esclusivamente maschile. Ecco  che ho  chiesto  parere   ad  una   mia  compaesana  allevatrice     che    mi  ha  cosi     risposto :
« Tendenzialmente gli allevamenti erano gestiti da uomini, le donne facevano le trasformazioni dei prodotti (in Gallura il formaggio mentre in Barbagia lo facevano anche gli uomini) è un lavoro di forza quindi tendenzialmente l’uomo è strutturato meglio della donna, da diversi anni anche le donne sono entrate in questo mondo e gestiscono bene anche gli animali. L’immagine è molto bella quindi non ci vedo nulla… tra l’altro ognuno porta i propri animali nelle fiere quindi ben venga una foto del genere »  confermando    quanto  ho scritto    nelle  righe  precedenti  
Quindi concludendo finiamola di fare al lupo al lupo  e vedere sessismo  quando  non c'è  oppure è  opinionabile come in questo caso in  quanto  la discussione ruota attorno a come viene rappresentata la donna e perché. In questo   caso   l’intento è valorizzare il lavoro femminile in ambito agricolo, è  quindoi   il messaggio  è   positivo.
 Se invece l’immagine è ,   cosa  che per me  non  sembra  , scelta per attrarre attenzione con elementi estetici , allora può scivolare nel sessismo più  o meno   spinto   o  allusivo  .

21.8.25

Jakub Jankto ha pagato la scelta di essere libero. La sua omosessualita’.Non gli infortuni…

 concordo   con https://www.cronachedallasardegna.it/

Maria Vittoria Dettoto

6.2.22

"Io, tabaccaio rapinato per sei volte a San Severo, darei le chiavi dell'attività al Comune. Non ti abitui mai e penso di chiudere"

 

"Io, tabaccaio rapinato per sei volte a San Severo, darei le chiavi dell'attività al Comune. Non ti abitui mai e penso di chiudere"

Parla Amedeo Giancola, titolare della omonima tabaccheria che si trova in via Tiberio Solis e che oggi ha subito la sesta rapina

La più violenta quella del 2017 quando un rapinatore gli puntò un coltello

Amedeo Giancola, titolare dell'omonima tabaccheria a San Severo 

alla gola. Da allora Amedeo Giancola titolare della omonima tabaccheria che si trova in via Tiberio Solis in pieno centro a San Severo, di rapine ne ha subite sei. L'ultima in ordine di tempo venerdì 4 gennaio. 

Giancola, è successo ancora.
"Non nascondo di aver provato tanta rabbia. E' volta che accade, ma non ti abitui mai".

Ha avuto paura?
"Questa rapina è stata particolarmente violenta. E' durata pochi istanti: sono rimasto scioccato"

Come è andata?
"Un rapinatore incappucciato ha fatto irruzione nel mio locale. Con una ferocia incredibile ha distrutto il pannello anti-Covidin plexiglas. Poi ha iniziato ad arraffare i soldi dal registratore di cassa. Ha portato via 1.800 euro, l'incasso della giornata. Istintivamente stavo per intervenire, per cercare di fermarlo, ma mi ha bloccato la mia collaboratrice. Tutta le scena è stata immortalata dalle telecamere di sicurezza. Anche il momento in cui mentre fugge scaraventa a terra un cliente".

A San Severo la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese ha già inviato una ventina di poliziotti in più per pattugliare il territorio. Lei cosa chiede allo Stato?
"Mi sembra chiaro che tutto questo non basta. Qui ci vuole una presenza in massa dello Stato. Non bastano pochi uomini in più. I poliziotti, i carabinieri, che operano qui, sono pochi, sottopagati e stremati dalle ore di fatica".

Lei che cosa farebbe?
"Vorrei consegnare simbolicamente la mia attività nelle mani del Comune. Consegnare i documenti alla Prefettura. Darei in gestione a loro, alle istituzioni, la mia rivendita di tabacchi. In cambio chiederei di percepire un euro simbolico all'anno ma solo per fare il dipendente. E' chiaro che la mia è una provocazione".

A San Severo nei primi giorni dell'anno persone sconosciute hanno fatto saltare in aria quattro attività commerciali: una profumeria, una rivendita auto, un parrucchiere e un negozio di giochi pirotecnici, piazzando ai piedi delle saracinesche dei rispettivi locali potenti ordigni esplosivi. E' così difficile essere un imprenditore da queste parti?
"E' impossibile fare impresa in questo territorio. Noi siamo stanchi. Abbiamo paura. Penso ai miei colleghi, agli altri quattro commercianti di San Severo che hanno subito attentati bomba".

Che futuro l'aspetta? Deciderà di chiudere la sua rivendita di tabacchi?
"Al momento non chiuderò. Ogni giorno, però, questa ipotesi diventa sempre più concreta. Ho tanti progetti, ma pian piano li sto abbandonando".

12.6.19

si può avere giiustizia senza scadere nel razzismo ? si è il caso Maria Grazia Carta, mamma di Davide Marasco investito ed ucciso da un Albanese ubriaco



cciso da un albanese al volante, la mamma di Davide: "Voglio giustizia, non avrete il mio odio"
La storia di Maria Grazia Carta , madre di Davide Marasco potrebbe essere a prima vista Un incidente stradale come tanti. Un giovane padre che va al lavoro, in piena notte, come tanti altri panettieri, percorrendo la Casilina su uno scooter.  Come Il caso   il caso  di Andrea  zuddas   titolare  del  distributore carburanti in via dei Carroz arrivava per primo, era la sua creatura e lui doveva controllare che tutto fosse a posto. Così aveva fatto anche quella mattina, alle 6 del 25 marzo di due anni fa. Andrea in sella al suo scooter era quasi arrivato a destinazione quando “il diavolo”, come lo chiamano le sue sorelle, gli è comparso davanti. Aveva assunto le sembianze di una Fiat Punto che sull’asse mediano viaggiava contromano e a fari spenti. Andava avanti così da cinque chilometri, diranno gli accertamenti. [...]  Ecco  come  -----   sempre  secondo  quanto    dice  la  nuova  sardegna  del 14\6\2019  --- Luisa, 47 anni, e Stefania, 51, descrivono il calvario vissuto dalla loro famiglia. 


I mezzi coinvolti nell'incidente...


<< Quella mattina Andrea è stato travolto da un’auto guidata da un ragazzo di 27 anni che aveva bevuto. L’alcoltest – dice Stefania – ha dato esito positivo: 1,02. Ed è stato fatto due ore dopo rispetto all’incidente perché l’auto della polizia non aveva l’etilometro in dotazione. Se l’esame fosse stato eseguito subito sono certa che il valore sarebbe stato superiore». Il ragazzo è stato denunciato e processato per omicidio stradale: «Il pm ha chiesto sette anni, lui ha chiesto e ottenuto di patteggiare e la condanna è stata ridotta a 4 anni e otto mesi».Aggiunge Luisa: «Ma in carcere quella persona non ha trascorso neppure un giorno perché il giudice ha disposto gli arresti domiciliari. A casa sua, nel suo ambiente, con la sua famiglia. Sarebbe questa la giustizia? Ma non è finita qui perché il suo avvocato ha presentato ricorso in Cassazione e lui è stato affidato ai servizi sociali. Ha ucciso mio fratello, ha privato una bambina del padre, una moglie del marito, ha rovinato le nostre vite e la sua condanna è tutta qui. Cosa proviamo? Una sensazione di sconfitta, perché da vittime siamo diventati spettatori di decisioni prese da altri senza avere voce in capitolo nonostante fossimo parte lesa».Aggiunge Stefania: «Ci aspettavamo molto di più dallo Stato. E pensavamo che con la nuova legge sull’omicidio stradale sarebbe cambiato qualcosa, invece la giustizia pensa a recuperare chi ha sbagliato e non a rendere giustizia a chi è morto e alla sua famiglia che va a pezzi». E poi: «Mio fratello era una persona perbene che nella vita ha sempre pensato a lavorare. Sapeva divertirsi, ma era responsabile, aveva la testa attaccata al collo». Non come molti giovani di oggi: «A loro – dicono Luisa
e Stefania – lo Stato dovrebbe insegnare il rispetto delle regole e dovrebbe punirli quando sbagliano, quando rovinano la vita degli altri. Nel caso di Andrea questo non è accaduto. E da quella mattina di marzo per noi è iniziato l’inferno»






Risultati immagini per maria grazia cartamadre di  ,davide  marasco

 Un’auto che  va contromano  su quella maledetta consolare con una sola corsia per senso di marcia. Lo schianto, la morte, i rilievi della stradale, l’arresto dell’automobilista sbronzo . Una tragedia che si ripete ogni giorno in ogni angolo del paese e del mondo. Che dovrebbe far riflettere sul modo di vita e di produzione in cui siamo inscatolati, costretti a muoverci correndo, rubando secondi preziosi su percorsi che sarebbero rischiosi anche in condizioni più rilassate.  
 Ma  ha due  caratteristiche  in più  rispetto   al  calvario   , da  cui neppure  lei  è  immune e che deve affrontare    che la rendono speciale   come    sottolineano  siti (che  trovate  a fine post )   segnalatomi  della diretta  interessata    :  1)  quello di rientrare  negli effetti collaterali  d'internet  in particolare    dei social  dove  la  news   hanno una  diffusione   più veloce  della  diarrea   😆😥.  Questo video diventato virale dove un poliziotto tedesco coglie sul fatto un automobilista che si ferma a fare le foto sul luogo di un incidente stradale. Gli dà oltre la multa una lezione che l’uomo non dimenticherà facilmente.


  chiarisce meglio  il  mio concetto  Infatti  apprendo da  questo articolo   di   https://nonelaradio.it/  di  come    essa    ha  saputo  della  morte  del  figlio  


“Ho appreso la notizia dai social network” “Quando ho scoperto la notizia, pensavo fosse uno scherzo. 


Mi trovavo a scuola, mi ha chiamato mia figlia dicendomi che sul profilo Facebook di Davide c’era scritto che era morto. Non sapevo dove andare a cercare mio figlio, ci siamo recati all'ospedale più vicino ed abbiamo scoperto la notizia. Sono stati attimi terribili” prosegue la Professoressa, che insegna in una scuola di Tor Bella Monaca dedicata proprio ad un’altra vittima della strada.”Nessuno ha telefonato alla famiglia per avvertire dell’incidente e della morte di Davide :“Ma lo Stato dov'è? Le istituzioni dove sono? Ci hanno abbandonato. Neanche una telefonata per avvertirci. Ora non devono abbandonarci in questo momento di dolore, devono immediatamente farsi carico del problema a tutti i livelli, da quello di manutenzione delle strade, a pene più severe per questi criminali, anche con il ritiro della patente a vita, e poi processi più rapidi di Voglio GIUSTIZIA per mio figlio. Aiutatemi a non far spegnere la luce !” [...] .


L'immagine può contenere: 2 persone, persone in piedi e spazio all'aperto


L'immagine può contenere: 4 persone, persone in piedi, nuvola, cielo e spazio all'aperto
2) IL  fatto che la  vittima  o  le  vittime , il giovane padre  in questo caso  ,  è italiano anche di nascita e cognome, e magari l’automobilista è straniero  (  immigrato  o residente  in italia   d'anni  ) , la “pista” viene percorsa a velocità forsennata, quasi come quelle bianche cui gli avvoltoi sono più abituati. E allora eccoli, gli “eroi” di Casa  Pound e Forza Nuova cercare i famigliari, proporsi come “vendicatori politici” pronti a inscenare una pantomima ad uso e consumo di media e ministro delle interiora.
Ma vanno a sbattere contro una madre   fiera  ed  orgogliosa   che incredibilmente riesce a mantenere il senso di lucidità   e  delle cose anche di fronte alla più immensa tragedia che possa vivere un genitore: la morte di un figlio.Ma  hanno  trovato  pane  per  i  loro denti . Infatti   cosa   rara  ( almeno  questa  è la prima volta che  lo sento  e leggo )    che   un familiare  che  ha  subito un lutto  , da incidente  stradale  in questo caso  ,  in cui   il  colpevole d'esso  è uno straniero   o d'origine straniera   s'indigni  contro  gli odiatori  e  sciacalli ideologici  . << Non voglio speculazioni sulla morte di mio figlio, voglio che tutti i post su Facebook che parlano della nazionalità del criminale che me l’ha ucciso siano eliminati, dobbiamo fare tutti insieme una battaglia culturale e io voglio andare a parlare della mia tragedia proprio nei luoghi della cultura e dove sono i giovani” >> .Tanto di cappello ad una madre che accecata dal dolore avrebbe potuto cedere ad una umana debolezza. Non l’ha fatto e ciò dimostra una sua grandezza.
Un donna forte   che   mostra  il coraggio di opporsi agli sciacalli neri :  « Casa Pound e Forza Nuova non avranno il mio odio, non strumentalizzeranno la morte di mio figlio. La nazionalità di chi lo ha ucciso non fa alcuna differenza, ma ora alcuni militanti dell’estrema destra vogliono organizzare una fiaccolata nel nome di Davide. Non lo posso permettere, non voglio la loro presenza ».  Insomma  un vero esempio. di umiltà nonostante il SUO immenso dolore..... .

  Maria Grazia è un’insegnante precaria, come decine di migliaia di altre. Un cronista attento noterebbe che è diventata nonna, e da diversi anni, senza mai diventare “assunta a tempo indeterminato”, ossia di ruolo. Scherzi fatti da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni, attenti a “tagliare la spesa pubblica” e anche le vite delle persone che lavorano per lo Stato (forze armate e di polizia a parte, ci mancherebbe …).La sua scuola è a Tor Bella Monaca, dove pure qualche mese fa i fascisti avevano provato una sceneggiata analoga, a cavallo di un altro episodio di cronaca locale, letto sui giornali, venendo cacciati a furor di madri che riconoscevano tra loro diversi degli spacciatori responsabili di aver rovinato i propri figli. Sa come funziona il mondo della periferia, ci vive e la vive, sa con chi arrabbiarsi e chi “comprendere”, lottando per «togliere i ragazzi dalla strada».«Basta sciacallaggio, basta con queste guerre tra poveri. Stanno solo cercando di usare le disgrazie altrui. Decidiamo noi come commemorare mio figlio, con i nostri ideali, che non sono di odio ma di giustizia».Conclude la professoressa. Una maestra vera sa come dare lezione, anche di vita.  

Questo carattere   trova   conferma   , nel primo articolo che  ho etto  sulla  vicenda  e  che  qui    riporto integralmente .

 da Roma today   del 5\6\2019

                            Veronica Altimari  


Ucciso da un albanese al volante, la mamma di Davide: "Voglio giustizia, ma non avrete il mio odio"
L’intervista a Maria Grazia Carta, mamma di Davide, che in occasione della fiaccolata organizzata per suo figlio indossò la maglia: “Non avrete il mio odio”











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La telefonata di una delle sue figlie intorno alle 9 del mattino, mentre era a scuola dai suoi alunni. La corsa al Policlinico Tor Vergata. Il riconoscimento del corpo. Le lacrime e la rabbia. Quel drammatico 27 maggio, quando Davide Marasco viene travolto e ucciso da un’auto mentre era bordo del suo scooter, è impresso nella mente di sua madre. Ma per Maria Grazia Carta, 57enne originaria di Nuoro, insegnate precaria a Tor Bella Monaca da più di dieci anni, non finisce qui. La sua battaglia di giustizia si è dovuta accostare a quella contro chi potesse “cavalcare l’onda dell’odio” dal tragico fatto che ha coinvolto la sua famiglia. Al volante dell’auto che ha ucciso suo figlio Davide, 31 anni il prossimo 8 giugno, c’era un 49enne di origini albanesi, tratto in arresto: “A me non interessa la sua nazionalità, è un verme che deve pagare, sputare in faccia alla sua stessa immagine riflessa”, dice con rabbia Maria Grazia. “Io però non sono in vendita, decido io come e quando onorare la memoria di mio figlio - continua - ho saldi i miei valori, insegno ai miei ragazzi la necessità del non essere schiavi, ma liberi nel pensiero. E chi tocca Davide avrà le mani sporche del suo sangue”.
A fare andare su tutte le furie questa madre, già fortemente provata nell’affrontare un dramma tanto grande come quello di perdere un figlio in questo modo, un post pubblicato da Emanuele Licopodio, esponete della Lega in VI municipio, già membro del movimento fascista Azione Frontale, in cui metteva in evidenza la nazionalità albanese dell’uomo che uccise Davide. Il tutto, pubblicando una foto di Davide insieme al figlio (senza nemeno oscurargli il volto), di soli 9 anni e che in quel momento non aveva ancora appreso della morte di suo padre. “Un post rimasto li, malgrado gli avessi chiesto di toglierlo - dice Maria Grazia -. Questi fomentatori d’odio devono stare alla larga da me e dalla mia famiglia. Io so scegliere, e scelgo di lottare per avere giustizia per mio figlio e gli altri ragazzi morti in questo modo, ma non mi faccio strumentalizzare”.
Un dolore tanto forte da non poterlo spiegare. Una forza spinta da quella rabbia che la obbliga a non non abbassare la guarda: "Sono cresciuta con dei valori e sono saldi - conclude Maria Grazia -. Le istituzioni devono prendere posizione contro questi omicidi, troppo facile ridurre tutto ad una questione razziale". E con grinta rimanda al mittente il tentativo inqualificabile, come quello di appropriarsi della vita e dei drammi delle persone, a scopo politico.

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