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11.9.22

perchè 11 settembre 2001 è ancora attuale

Oggi è l'11 settembre e come ogni anno che passa è sempre più difficile scrivere o parlare di quello che successe 21 anni fa senza cadere nella : retorica patriotica , stuchevolezza , nel conflitto ideologico , nel non dimenticheremo mai ma poi si continua con la stessa politica estera che n'è alla base .

 nella  1ª fila: Le Torri Gemelle bruciano su Manhattan  2ª fila: La sezione crollata del Pentagono (sinistra); a fianco lo schianto del Volo United Airlines 175 sulla Torre Sud (destra)3ª fila: Un pompiere manovra i soccorsi a Ground Zero (sinistra); a destra, il ritrovamento di un motore del Volo United Airlines 93 (destra)4ª fila: Il Volo American Airlines 77 ripreso da una telecamera di sicurezza mentre si schianta sul Pentagono.

  la  soluzione  sarebbe quella  di mettere    video  del silenzio (  sarà  retorico   ma  davanti  a  simili  eventi    non ne  riesco a  farne  a meno  )    come quello riportato sotto  . altri video  molto spesso     retorici  con le  immagini    di quello che  è  stato  .Infatti   tale  evento  ,  da qualunque  parti  lo  si  racconti     \  celebri  è un evento  entrato    dentro  di noi ed  rimasto  impresso   come se  fosse   sucesso   poco fa  .

   E' rimasto talmente  impresso    che   ancora  si fa  fatica    a   vederlo  come  qualcosa  d'archiviare   ed   andare  avanti  .  La  mia  visione  degli eventi  ,  visto  che  non colpi  solo   le  due  torri,    come  ci viene  propinato   nel  90 %  dei  documentari   ,  ma    anche :  l'edificio  dei  pentagono  ( il  terzo aereo  )   ed   il volo United Airlines 93  (  il quarto aereo  ) , venne fatto inizialmente dirigere verso Washington per colpire la Casa Bianca, ma precipitò successivamente in un campo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania, a seguito di un'eroica rivolta dei passeggeri ,  è quella    del  film  collettivo  https://it.wikipedia.org/wiki/11_settembre_2001_(film)  che   che  ripeto  da    anni.    eccovi   un riassunto  delle trame    dei     corti  che mi   hanno   comìlpito   di più    e  che  rappresentano  ,la mia  visione  che ripeto d'anni     ,   su tali eventi   per gli altri  consultate  l'url   citato nella  riga  precedente


:1) Episodio #02: "Francia" Regia: Claude Lelouch
New York, 11 settembre 2001: una giovane fotografa francese sordo-muta è ospite del fidanzato, guida turistica per disabili che sta per portare un gruppo in visita alle Torri Gemelle. Dopo che lei ha tentato di spiegargli che una storia a distanza come la loro non ha nessuna possibilità di riuscita, cerca di lasciargli un messaggio al computer prima d'andarsene, spiegandogli che solo un miracolo  può tenerli ancora assieme. In quel momento lui torna a casa coperto di polvere, sfuggito miracolosamente all'attentato. .,  2) Episodio #06: "Regno Unito"Regia: Ken Loach  Pablo, profugo cileno a Londra, scrive una lettera ai familiari delle vittime degli attentati dell'11 settembre 2001, ricordando loro il "suo" 11 settembre: quello del 1973, quando il generale Augusto Pinochet attuò un colpo di Stato, sostenuto dagli USA, contro Salvador Allende, presidente democraticamente eletto nel 1970. Pablo narra nella sua lettera del coinvolgimento statunitense nel finanziamento di gruppi di destra e di eversione, fino al golpe, e delle violenze e delle torture subite da lui e dai suoi connazionali. Costretto prima a cinque anni di prigione e poi all'esilio, dichiara di non poter più tornare in Cile perché la sua famiglia e i suoi figli ormai sono nati e cresciuti nel Regno Unito. Pablo conclude la sua lettera con l'auspicio che, così come lui si unirà nel ricordo delle vittime dell'11 settembre 2001, così loro si uniranno a lui nel ricordo delle vittime dell'11 settembre 1973 ., 3) Episodio #09: "India" Regia: Mira Nair  Una donna pakistana non ha più notizie del figlio Salman dal giorno degli attentati alle Torri Gemelle. CIA e FBI la interrogano ripetutamente, poiché ritengono che il giovane, di fede musulmana, possa essere collegato agli attentati. In particolare, fanno molte domande sul perché non si sia presentato al lavoro quel giorno e sul perché, nonostante avesse deciso di intraprendere la carriera medica e di abbandonare l'accademia di Polizia, detenesse ancora il tesserino di quest'ultima.Mentre la donna non si rassegna alla scomparsa del figlio, i media iniziano a riferire la notizia di un suo coinvolgimento nell'attentato, cosa che non fa che acuire l'isolamento in cui la donna e la famiglia sono piombati. Solo dopo sei mesi, il resti del ragazzo vengono identificati fra quelli ritrovati fra le macerie e viene ristabilita la verità: si scopre che il giovane è morto mentre prestava soccorso sul luogo degli attentati. Durante l'elegia funebre, la madre denuncia il clima di sospetto che si è creato contro la sua famiglia e contro la comunità musulmana negli Stati Uniti. ., Episodio #09: "India"  Regia: Mira Nair  Una donna pakistana non ha più notizie del figlio Salman dal giorno degli attentati alle Torri Gemelle. CIA e FBI la interrogano ripetutamente, poiché ritengono che il giovane, di fede musulmana, possa essere collegato agli attentati. In particolare, fanno molte domande sul perché non si sia presentato al lavoro quel giorno e sul perché, nonostante avesse deciso di intraprendere la carriera medica e di abbandonare l'accademia di Polizia, detenesse ancora il tesserino di quest'ultima.Mentre la donna non si rassegna alla scomparsa del figlio, i media iniziano a riferire la notizia di un suo coinvolgimento nell'attentato, cosa che non fa che acuire l'isolamento in cui la donna e la famiglia sono piombati. Solo dopo sei mesi, il resti del ragazzo vengono identificati fra quelli ritrovati fra le macerie e viene ristabilita la verità: si scopre che il giovane è morto mentre prestava soccorso sul luogo degli attentati. Durante l'elegia funebre, la madre denuncia il clima di sospetto che si è creato contro la sua famiglia e contro la comunità musulmana negli Stati Uniti. ., 4) Episodio #10: "Stati Uniti d'America" Regia: Sean Penn Un anziano trascorre la sua vita da solo in un appartamento oscurato dalle Torri Gemelle. L'uomo, rimasto vedovo, sfoga la sua solitudine parlando con la sua defunta moglie, come se fosse ancora in vita, e coltivando il suo vaso di fiori, appassiti per la mancanza di luce. Il crollo delle Torri finalmente permette alla luce di inondare l'appartamento e rivitalizza all'improvviso i fiori. L'anziano, felice per l'accaduto, fa per mostrare il vaso alla moglie, ma la luce svela l'illusione in cui ha vissuto fino ad allora. Fra le lacrime, rimpiange che la moglie non sia lì a vedere finalmente il vaso rifiorire.


 avrei altro da dire  . ma preferisco  fermarvi qui   one  evitare   polemiche  , le  solite  acciuse  di anti americanismo  ,  e  bla ....  bla  ....  . 


12.9.19

Eroi per caso, primi giorni di lavoro e segni divini: a 18 anni dalla tragedia del World Trade Center, ovvero11.09.2001



N.b

Chi  di voi    dovesse  essere  stufo  di sentire ancora parlare , visto che sono passati un giorno dal 18 del 11 settembre,può ( visto che ne ho già parlato in queste pagine , vedere url film post , oltre che sui miei social ) anche saltare questo post .


  da  https://www.vanityfair.it/news/storie-news

Eroi per caso, primi giorni di lavoro e segni divini: a 18 anni dalla tragedia del World Trade Center, abbiamo scelto alcuni fatti per raccontare il giorno in cui la capitale del mondo era sotto attaccoUn drammatico momento degli attacchi terroristici della mattina dell’11 settembre 2001 a New York (foto: Lapresse)

Gli avvenimenti che hanno avuto luogo tra le ore 8.46 e le 10.03 dell’11 settembre 2001 appartengono ormai a una sorta di enorme mitologia condivisa, un immaginario collettivo che è al tempo stesso lo spartiacque storico del nostro tempo. Tutti conservano un ricordo di quella mattina – primo pomeriggio in Italia – un esercizio mnemonico molto simile a quello che la generazione precedente aveva sperimentato nel 1963, con l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dealey Plaza.
Sull’attacco terroristico più grave della storia contemporanea è stato detto e scritto tanto, probabilmente tutto ciò che era possibile dire e scrivere riguardo a un’azione così efferata. Abbiamo imparato a conoscere le storie di molte delle 2.974 persone che hanno perso la vita quel giorno, storie normalissime o straordinarie di esistenze spezzate, confluite in quel racconto corale che è servito ad un paese intero per elaborare il lutto. Abbiamo rivissuto quegli attimi nelle parole dei soccorritori e nelle telefonate di addio delle vittime, nelle foto iconiche e nei resoconti giornalistici. Eppure, abbiamo ancora bisogno di storie.
Da sempre gli esseri umani provano a dare un senso al mondo attraverso la costruzione di pattern narrativi, unendo puntini spesso casuali per creare significati rassicuranti e razionali. Così è stato anche per l’11 settembre: sono state le storie a dare un senso a quel male apparentemente inspiegabile, a fornire un contesto a quelli che altrimenti sarebbero stati solo assurdi aerei che si frantumavano contro grattacieli.
Di seguito vi proponiamo cinque di quelle storie, vicende piuttosto note negli Stati Uniti ma scarsamente penetrate nella cronaca e nella collettività italiana, perché anche a 18 anni di distanza il dolore ha bisogno del suo contesto.


                             La croce di Ground Zero

Il racconto per eccellenza, quello con cui gli uomini hanno da sempre cercato di addomesticare il mondo, è la religione. La fede è una parte essenziale dello spirito americano, tanto da aver spinto i padri fondatori a fare esplicito riferimento al mito della creazione nella Dichiarazione di Indipendenza (“all men are created equal”) e il Congresso degli Stati Uniti a votare l’approvazione del motto nazionale In God we trust, nel 1956.
L’attacco al cuore finanziario e commerciale dell’America, in ogni caso, rappresentò per molti un vero e proprio shock culturale, potenzialmente in grado di abbattere il più irriducibile degli animi. Fatto salvo per casi straordinari – comunque molto rari – nei giorni successivi all’attentato le macerie restituirono solo cadaveri e per questo le persone che collaborarono ai soccorsi delle prime raccontano di aver provato scoramento, un senso di impotenza e di sopraffazione mai sperimentati prima. Di aver abbandonato la preghiera, persino.
Il 13 settembre, due giorni dopo gli attacchi, dalle macerie emerse però quella che sembrava essere una croce cristiana. Si trattava in realtà di due travi rimaste perfettamente integre e incrociate secondo le proporzioni esatte del simbolo religioso. Ma nello scenario da incubo di Lower Manhattan, questo fu interpretato come un segno divino.La croce di Ground Zero (Wikimedia Commons)

“È una cosa che va oltre la religione” confidò tempo dopo a National Geographic l’allora sindaco di New York Rudolph Giuliani, “è parte della storia stessa degli avvenimenti successivi all’11 settembre. Diede la forza a molte persone di andare avanti”. Il reperto, ribattezzato Croce di Ground Zero, è rimasto per cinque anni sul luogo della tragedia, fungendo come luogo di preghiera per gli addetti alla ricostruzione e per tante persone comuni. Dal 2011 è parte del Museo Nazionale dell’11 settembre, memoriale di cui rappresenta una delle maggiori attrazioni.

  L’uomo che ha chiuso lo spazio aereo americano, al suo primo giorno di lavoro

Risultati immagini per Ben Sliney
 da  https://www.usna.edu/
  La mattina dell’11 settembre fu, tra le tante cose, un momento di estrema confusione per funzionari e addetti alla sicurezza americani.              Un attentato di tali dimensioni e conseguenze è difficilmente prevedibile anche solo in linea vagamente teorica, e per questo la maggior parte delle decisioni prese nei primissimi istanti fu frutto di iniziative personali basate su intuito ed esperienza.
In questo contesto si inserisce la storia di Ben Sliney, che aveva cerchiato sul calendario la data dell’11 settembre 2001 come quella del primo giorno di lavoro da dirigente operativo della Faa, l’aviazione federale americana. Immaginate la scena: dopo anni passati a controllare il traffico aereo, Sliney può finalmente godersi la meritata promozione e si aspetta un primo giorno come tanti altri primi giorni, fatto di strette di mano e imbarazzanti incontri alla macchinetta del caffè con gente di cui ha già dimenticato il nome. E invece, 46 minuti dopo l’inizio del suo turno, scoppia l’apocalisse.Sliney al tempo ha 56 anni, 25 dei quali passati a gestire il traffico aereo, ma non ha mai lontanamente dovuto prendere decisioni di questa portata. Nel cielo degli Stati Uniti d’America sta succedendo qualcosa di molto grosso, è chiaro, ma un errore di valutazione può costare migliaia di vite o miliardi di dollari, a seconda dei casi. Sliney prova a contattare i suoi diretti superiori, ma nel caos del momento non riesce a ottenere risposte. Alle ore 9.42, dopo che i primi due aerei dirottati avevano già colpito le Torri Gemelle, Sliney emana l’ordine che nessuno aveva mai preso prima: far atterrare tutti i 4.500 aerei in volo nell’aeroporto più vicino e chiudere lo spazio aereo americano.
La commissione d’inchiesta sui fatti dell’11 settembre definirà la decisione “importante e decisiva”, Sliney cinque anni più tardi interpreterà se stesso nel film United 93, il thriller biografico dedicato ai passeggeri del volo che avrebbe dovuto schiantarsi sul Campidoglio o la Casa Bianca e che mancò il bersaglio a causa di un atto di eroismo.


                                   Qualcuno voleva speculare sugli attentati

Nei giorni immediatamente successivi agli attentati dell’11 settembre, l’ufficio brevetti di New York ricevette numerose richieste provenienti da imprenditori più o meno improvvisati che volevano registrare il marchio “11 settembre 2001”.
La storia fu raccontata dal New York Times nel novembre dello stesso anno e descrive gli sforzi creativi di chi tentò di accaparrarsi i diritti sulla tragedia. La maggior parte delle richieste riguardava la possibilità di utilizzare la data su tazze e capi di abbigliamento – richieste negate, dal momento che le date non possono essere coperte da diritto d’autore – ma furono tantissime anche le domande contenenti il nome di Osama bin Laden (tra le quali spicca una maglietta con lo slogan “Osama, Yo Mama”).
Una menzione speciale va al signor Michael Heiden, newyorkese dell’Upper East Side che provò a registrare il termine World Trade Center per poterlo utilizzare in opere d’intrattenimento televisivo o cinematografico. La particolarità della domanda risiede nella data in cui fu redatta: 11 settembre 2001.


                 La foto più divisiva dell’11 settembre

Uno degli aspetti più notevoli degli attacchi dell’11 settembre 2001 risiede nella sua mediatizzazione. Mai prima di quel momento un avvenimento tanto tragico nella storia dell’uomo era stato così intensamente filmato, registrato e fotografato. Impresso nella memoria collettiva, insomma, esattamente per come si era svolto, nella sua interezza.
Tra le tante foto degne di nota scattate quel giorno, tuttavia, una è rimasta privata per ben 5 anni e la sua pubblicazione ha generato un ampio dibattito, ancora molto vivo e attuale.


#JeSuisFatigué@jesuisreveille

La meilleure représentation de notre société.  (Photo prise par Thomas Hoepker le 11/09)


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21:52 - 4 set 2019
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Il suo autore si chiama Thomas Hoepker, fotografo tedesco dell’agenzia Magnum che il giorno degli attentati si trovava nell’Upper East Side di Manhattan, a 10 chilometri dalla zona calda. Come molti colleghi, Hoepker non riuscì a raggiungere l’altra parte di Manhattan a causa del denso traffico che quel giorno intasò la città di New York e si vide così costretto a ripiegare verso il più vicino punto panoramico.
È qui, sulla sponda sud dell’East River, che Hoepker realizzò quella che ad oggi è la sua foto più famosa. Essa ritrae cinque soggetti, in atteggiamento apparentemente disteso, intenti a parlare del più e del meno, mentre sullo sfondo imperversa la minacciosa nuvola di fumo proveniente dal World Trade Center.
Nel 2006, dopo la pubblicazione dello scatto, Hoepker commentò la sua opera come una critica verso l’indifferenza umana, anche di fronte a minacce vicine e immediate come quelle di un attentato terroristico, al dolore, alla sofferenza. Molto probabilmente, però, la fotografia comunica più di quanto stesse effettivamente accadendo in quel momento: contattato da Slate nel settembre dello stesso anno, uno dei protagonisti dell’immagine raccontò la sua versione della storia, descrivendo quello immortalato come un momento di grande dolore e partecipazione, e criticò il fotografo per non essersi avvicinato a constatare lo stato d’animo degli interessati.

Conversazione

È da quel giorno che ognuno di noi, pur non rendendosi conto o non ammettendolo , ha Paura. Paura di viaggiare, paura di stare fuori, paura dell'altro e paura del diverso. Ed è cosi tristemente infelice. #11settembreVisualizza l'immagine su Twitter
                               


La bella storia di Rick Rescorla

Quella di Rick Rescorla è probabilmente la storia di eroismo più impressionante, tra le tante avvenute nella giornata dell’11 settembre 2001. La sua vita è narrata in un longform del New Yorker intitolato The Real Heroes are Dead e merita decisamente di essere conosciuta nella sua interezza, ma al momento vale la pena concentrarsi sul suo epilogo.
Rick Rescorla.jpg
Militare pluridecorato in Vietnam, di origini inglesi e dunque arruolatosi da volontario, Rescorla aveva consacrato la sua vita da civile alla banca d’affari Morgan Stanley, colosso della finanza per cui curava tutti gli aspetti relativi alla sicurezza. La mattina dell’11 settembre, Rescorla sedeva alla sua scrivania, quando il cielo iniziò a tingersi del fumo nero proveniente dalla torre sud appena colpita. L’autorità portuale di New York chiese immediatamente all’ex marine di mantenere la calma e di non evacuare i dipendenti della banca, richiesta alla quale Rescorla rispose con un secco: “Fanculo, porterò la mia gente fuori da qui”.
Quel giorno l’ex colonnello dei Marine Rick Rescorla condusse più di 2700 persone fuori dalla torre che sarebbe di lì a poco crollata, tenendo alto il morale dei suoi uomini con canti provenienti dalla Cornovaglia, il pezzo di Inghilterra che gli aveva dato i natali. Il suo corpo, invece, non sarà mai ritrovato: i testimoni riferiranno di averlo visto per l’ultima volta all’altezza del decimo piano, intento a salire le scale per portare in salvo altri superstiti.

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12.9.16

come ricordare l'11 settembre 2001 senza ovvietà e stupidità ideologie varie

Io davanti  a  classico   " fiume  d'inchiostro  " spengo  \ silenzio video  e  tv  ed  quando è possibile anche i social perché (  anche se  non ci    riesco  completamente  )  davanti ai  minuti di silenzio  ufficiali  e   alla    , ogni  anno  la  solita storia  , ridondante    : 1)  retorica  ufficiale  ipocrita ., 2)  al complottismo  spinto  che  va ben  altro  i  dubbi  e le ipotesi  alternative  alla   lacunosa  versione  ufficiale  ., 3) alla  diatriba  anti islamica  con punte  d'odio  leggere  l'ultima oriana  fallaci  e  i suoi   ,  soprattutto  i  neo  seguaci   ., 4) le bufale  e le panzane  ., 5)  l'essere  considerato  anti americano perché  magati  hai  detto  con ironia     che  se lo saranno fatti  da  soli  o perché ricordi  e  celebri maniera   non  ufficiale  ed  ogni  volta  i maniera  diversa ( vedere  i  miei post  degli anni  scorsi  ) o non  hai  visto   perché traboccanti   di retorica  i  vari film  sull'argomento   e  consideri l'unico  bello  ,  vedere  il  secondo  video  sotto il  film  collettivo   che  viene   accusato  dai  soliti imbecilli   d'insultare le  vittime e  gli Usa   insomma  d'essere contro  l'America   insomma  a tutto questo  bla ....  bla .... preferisco il silenzio  totale , almeno  quel giorno





 Ora  alcuni \e  , specialmente  quelli nuovi    o che mi seguono da  fb  ,  penseranno che l'articolo \ post  d'oggi  sia    una   posizione  arrendevole  \  attendista   o peggio  io non voglio prendere posizione \ schierarmi  per  evitare     che venga  etichettato   come antiamericano  o complottista    . Invece  , chi  mi segue   con attenzione e  senza preconcetti o  dalle origini   ( ed  anche  da  prima   cioè nel mio ingresso  nel  web )  sa  come la penso    qual è  la mia posizione   :   sul 11  settembre  , sul  dopo    e  sulle  guerre  di propaganda  cioè ipocrite ed  fallimentari  che  continuano  nonostante   dovrebbero essere  state  spazzate  via , dalla fine  della  guerra  fredda e  dallo schieramento dei due  blocchi , ma  che  continuano   invece  a resistere  e  fare danni  peggiori  .
L'unica cosa  che posso dire     è sintetizzata  da queste  due    foto, la prima scattata  da me  , ad un   murales  d'orgosolo    qualche  anno dopo  il  2001

perchè  certi  eventi   sia  che

   se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti. 

 sia    che  non ci crediate ma abbiate  una vostra idea  , ti rimangano  dentro   tanto ricordare cosa  stavi facendo  o dov'eri    quel giorno  ed  in quel momento   ed  come hai appreso la notizia   \  l'evento  ....  forse  èmeglio chem fermi qui altrimeni  scaod  anch'io  in quello che mi sono promesso  d'evitare  e che  contesto  ed  abborro

11.9.12

L’ 11 Settembre È Colpa Mia?

da http://www.reset-italia.net di   - Capranica (Viterbo)


http://sahishin.altervista.org/_altervista_ht/viand.jpg
Tutto il mondo sa cosa successe l’11 settembre dell’anno 2001. Ognuno si è fatta un’idea con un pensiero altrettanto unico e opposto all’altro, religioni e guerre a confronto e in mezzo i morti. Nella Smorfia Napoletana, e nella Tombola, l’11 è il topo, e Suricille in dialetto. Mi farebbe piacere che si conoscessero anche queste immagini, di un grande regista come Ken Loach: “Ken Loach realizza un corto su l’11 Settembre 1973, giorno del colpo di stato militare in Cile ai danni del governo democraticamente eletto, rivolgendosi direttamente ai parenti delle vittime dell’11 Settembre 2001 e realizzando un parallelismo tra passato e presente, libertà e oppressione”.
Far vivere almeno il ricordo di ciò che e di chi è, sparito per sempre, perchè  riappare solo l’oscena faccia del potere ed è una smorfia Globale. Fosse che è colpa mia…” E’ colpa mia se siamo diventati indifferenti  più poveri più tristi  e meno intelligenti  è colpa mia  che non mi curo delle tue speranze  forse perché delle idee non so più che farne è colpa mia non ci avevo mai pensato è colpa mia non presto mai troppa attenzione  è colpa mia perché non prendo posizione  è colpa mia  mi crolla il mondo addosso se ci penso  non me ne frega niente  è colpa mia ho aperto gli occhi all’improvviso…” Dal Teatro degli Orrori.

Doriana Goracci






http://25.media.tumblr.com/tumblr_ma5m6y6LCm1qkshhfo1_1280.jpg

Dal testamento di Salvador Allende l’  ultimo discorso del presidente cileno da Radio Magallanes:

“Pagherò con la mia vita la difesa dei principi che sono cari a questa patria. Cadrà la vergogna su coloro che hanno disatteso i propri impegni, venendo meno alla propria parola, rotto la disciplina delle Forze Armate. Il popolo deve stare all’ erta, vigilare, non deve lasciarsi provocare, né massacrare, ma deve anche difendere le sue conquiste. Deve difendere il diritto a costruire con il proprio lavoro una vita degna e migliore. Una parola per quelli che, autoproclamandosi democratici, hanno istigato questa rivolta, per quelli che, definendosi rappresentanti del popolo, hanno tramato in modo stolto e losco per rendere possibile questo passo che spinge il Cile nel baratro. In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della patria vi chiamo per dirvi di avere fede. La storia non si ferma né con la repressione né con il crimine; questa è una tappa che sarà superata, è un momento duro e difficile. E’  possibile che ci schiaccino, ma il domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori. L’ umanità avanza per la conquista di una vita migliore. Compatrioti: è possibile che facciano tacere la radio, e mi accomiato da voi. In questo momento stanno passando gli aerei. E’ possibile che sparino su di noi. Ma sappiate che siamo qui, per lo meno con questo esempio, per mostrare che in questo paese ci sono uomini che compiono la loro funzione fino in fondo. Io lo farò per mandato del popolo e con la volontà cosciente di un presidente consapevole della dignità dell’ incarico. Forse questa sarà l’ ultima opportunità che avrò per rivolgermi a voi. Le Forze Aeree hanno bombardato le antenne di radio Portales e di radio Corporacion. Le mie parole non sono amare ma deluse; esse saranno il castigo morale per quelli che hanno tradito il giuramento che fecero. Soldati del Cile, comandanti in capo e associati ,  all’ ammiraglio Merino ‚ il generale Mendoza, generale meschino che solo ieri aveva dichiarato la sua solidarietà e lealtà al governo, si è nominato comandante generale dei Carabineros. Di fronte a questi eventi posso solo dire ai lavoratori: io non rinuncerò. Collocato in un passaggio storico pagherò con la mia vita la lealtà del popolo. E vi dico che ho la certezza che il seme che consegnammo alla coscienza degna di migliaia e migliaia di cileni non potrà essere distrutto definitivamente. Hanno la forza, potranno asservirci, ma non si arrestano i processi sociali, né con il crimine, né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli. Lavoratori della mia patria, voglio ringraziarvi per la lealtà che sempre avete avuto, la fiducia che avete riposto in un uomo che é stato soltanto interprete di grande desiderio di giustizia, che giurò che avrebbe rispettato la costituzione e la legge, così come in realtà ha fatto. In questo momento finale, l‚’ ultimo nel quale io possa rivolgermi a voi, spero che sia chiara la lezione. Il capitale straniero, l‚Äôimperialismo, insieme alla reazione ha creato il clima perché le Forze Armate rompessero la loro tradizione: quella che mostrò Schneider e che avrebbe riaffermato il comandante Araya, vittima di quel settore che oggi starà nelle proprie case sperando di poter conquistare il potere con mano straniera a difendere le proprietà e i privilegi. Mi rivolgo, soprattutto, alla semplice donna della nostra terra: alla contadina che ha creduto in noi; all’ operaia che ha lavorato di più, alla madre che ha sempre curato i propri figli. Mi rivolgo ai professionisti della patria, ai professionisti patrioti, a coloro che da giorni stanno lavorando contro la rivolta auspicata dagli ordini professionali, ordini di classe che solo vogliono difendere i vantaggi di una società capitalista. Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che hanno cantato la loro allegria e il loro spirito di lotta. Mi rivolgo all’ uomo del Cile, all’ operaio, al contadino, all’ intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo è già presente da tempo negli attentati terroristici, facendo saltare ponti, interrompendo le vie ferroviarie, distruggendo oleodotti e gasdotti. Di fronte al silenzio di quelli che avevano l’ obbligo di intervenire, la storia li giudicherà. Sicuramente radio Magallanes sarà fatta tacere e il suono tranquillo della mia voce non vi giungerà. Non importa, continuerete ad ascoltarmi. Sarò sempre vicino a voi, per lo meno il ricordo che avrete di me sarà quello di un uomo degno che fu leale con la patria. Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve lasciarsi sterminare e non deve farsi umiliare. Lavoratori della mia patria: ho fiducia nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno il momento grigio ed amaro in cui il tradimento vuole imporsi. Andate avanti sapendo che, molto presto, si apriranno grandi viali attraverso cui passerà l’ uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile, viva il popolo, viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole, ho la certezza che il sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una punizione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento. Santiago del Cile, 11 Settembre 1973 “

http://sahishin.altervista.org/_altervista_ht/Victor_jara.jpg

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...