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11.9.25

11 settembre 2001 una giornata particolare di 24 anni fa che sconvolse il mondo e di cui paghiamo le conseguenze

canzoni suggerite

11 settembre 2001, New York. Una data, un luogo e una tragedia che nessuno può scordare. Lo spartiacque tra vecchio e nuovo millennio. Un evento di portata talmente grande che tutti ricordano dove erano e che cosa stavano facendo quando sono venuti a conoscenza della notizia dell’attentato alle Twin Towers a New York. Di quell’impensabile giorno in cui due aerei si sono infilati in due grattacieli. Di quando la più sfrenata fantasia è uscita dai kolossal hollywoodiani a tema catastrofico-terroristico ed è tragicamente entrata nell’immaginario del pianeta Terra come una incredibile realtà. Quanto accaduto quel giorno ha influito in profondità sulla struttura sociale che, almeno a occidente, si era costruita. Ha colpito tutti nell’intimo  ......  Continua a leggere su Rockol https://bit.ly/32iG2I2

Infatti  ogni anno   quando s'avvicina  l'11  settembre  ,  è sempre  più difficile  parlare, nonostante  sia  passati  24   anni  ,   degli eventi  del  11  settembre  2001     senza  scadere  in  discorsi   retorici , melensi ,  nostagici ,  di  parte  ,  complottisti  . L'unca cos    che  riesco a   dire e  scrivere   è  che  tali eventi  furono    ( e  lo sono  ancora   )  una  giornata  particolare   che  ha  cambiato   (  e    ne  vediamo  ancora  oggi  le  conseguenze  )  la storia  . E'   avvenuta  , dopo  10 anni di   calma  \  pausa  ,   cioè  la fine della  giuerra  fredda  un accellerazione   di  evanti     che  non  si sa  ancora   dove ci porterà . Un evento 
spartiacque nella storia contemporanea . Infatti : << L’11 settembre 2001 è una delle date più significative della storia contemporanea. Quella mattina, gli Stati Uniti furono colpiti da una serie di attacchi terroristici coordinati che avrebbero inciso profondamente non solo sulla politica americana, ma anche sugli equilibri globali, dando inizio a una nuova fase storica.>>  ( da  11 settembre 2001: il giorno in cui il mondo cambiò   di DIRE.it ) E quindi meglio il silenzio . Ma ecco che stavo per chiudere questo post quando ho trovato sui social tre storie che trovate sotto


L’ALBERO CHE NON VOLLE MORIRE  (11 SETTEMBRE 2001 - VOLUME 4)

La mattina che a Downtown New York venne giù tutto, esattamente ventitré anni fa, ci fu una vita che continuò a resistere.La mattina che crollarono i due grattacieli più alti della città, con quasi tremila persone dentro, che crollarono gli edifici circostanti, che bruciò tutto quanto c’era intorno, che si aprì una voragine nel suolo profonda oltre venti metri, la mattina in cui crollarono le nostre stesse sicurezze, e il concetto di libertà non fu mai più quello di prima, ci fu una vita che continuò a resistere.La mattina dell’11 settembre 2001, mentre era morte, terrore e distruzione ovunque, ci fu un albero di pero, proprio sotto alle Torri Gemelle, che prese fuoco come tutti gli altri, ma che alla fine si salvò. Si salvò ed è arrivato sino a noi, e oggi è il simbolo più straordinario, mirabile, incredibile e miracoloso di quella tragedia e di tutto quello che c’è stato dopo, di tutto quello che c’è e che ci potrà essere dopo.
Vennero giù la Torre Sud e poi la Torre Nord, a pochi minuti l’una dall’altra. Vennero giù e trascinarono oltre alle vite umane anche migliaia di tonnellate di cemento, di acciaio, di cristallo, di arredi, di mobilia, di oggetti di ogni tipo. Un’immensa onda nera travolse New York, l’aria fu irrespirabile per settimane, ogni parvenza di vita umana rimase cancellata, eradicata, disintegrata, per decine di isolati.Ogni albero della zona, ogni singolo arbusto venne distrutto, mangiato senza pietà dalle fiamme. Rimase vivo solo un ramo, un solo ramo, un unico ramo di quell’albero di pero che stava proprio sotto alle Torri Gemelle. Era messo malissimo: carbonizzato nel tronco, nelle radici, in tutti gli altri rami sino alla punta. Ma ce n’era uno soltanto, che era rimasto vivo.Se ne accorsero, un mese dopo la tragedia, gli uomini dell’FDNY, il Fire Department of New York, i pompieri eroi dell’11 settembre. Se ne accorsero, che pulsava ancora un briciolo di vita, in mezzo a tutta quella morte, in mezzo a tutta quella puzza di bruciato, di marcio, di putrido, in mezzo alle fredde vestigia di quell’immane tragedia.Se ne accorsero e chiamarono dei botanici: presero visione del pero di Ground Zero e dissero che sì, che era ancora vivo, che non ci si poteva minimamente spiegare come, ma il pero era ancora vivo. Solo che bisognava portarlo via di lì, bisognava metterlo in salvo, bisognava trapiantarlo altrove, nella speranza che potesse guarire.Il pero che stava proprio sotto alle Torri Gemelle venne eradicato e poi ripiantato, nel novembre del 2001, al Van Cortland Park, nel Bronx. Fu questo il suo ‘ospedale’ per nove lunghissimi anni. Nove anni nei quali ci si è presi cura di lui, lo si è visto diventare più forte, giorno dopo giorno, lo si è visto riprendere vigore, riacquistare la corteccia, le foglie, il suo magnifico colore.Poi, la mattina del 22 dicembre del 2010, il pero che stava proprio sotto alle Torri Gemelle è tornato a casa sua, dov’era stato sin dalle sue origini. Proprio sotto al nuovissimo One Wtc. Lo hanno chiamato “Survivor Tree”, e il motivo è facilissimo da capire. Lo hanno chiamato così e quel pero scampato all’11 settembre (e non si saprà mai come) è diventato l’albero più famoso di New York, ma anche il simbolo della vita che riparte, della città che resiste, della pagina che andava comunque svoltata.Chissà che destino, si portava e si porta dentro, quell’albero di pero. Non doveva morire l’11 settembre, non voleva morire l’11 settembre di ventitré anni fa. Non volle morire neppure tredici anni fa, quando fu seriamente compromesso dall’uragano Irene.Oggi è circondato da un recinto, è diventato alto trenta metri dai dieci metri che era nel 2001, ha le radici che devono ancora attecchire perfettamente, ma lo sapete qual è l’aspetto più eccezionale? È che il “Survivor Tree” è l’unico albero della piazza a fare i fiori: dei fiori stupendi, bianchissimi, profumatissimi. Provateci, a passare di fronte a questo prodigio della natura, e a non commuovervi.Io penso che non ci riuscirete.Chiunque ha un cuore, non ci potrà riuscire. Quando passerete da questo luogo, andate di fronte al “Survivor Tree”: ogni singolo fiore di quel pero è una vita umana che ci dice di essere solamente passata dall’altra parte, e chissà che tutte, tutte insieme, non siano proprio ancora qui, dentro a quest’albero.A tenerci compagnia per l’eternità.

Mi ricordo il post, il cui video citato in molti mieri post sul 11 settembre , contenuto in film collettivo 11′09"01 11 settembre - Wikipedia se volete vederlo o rivederlo lo trovate qui , di Sean Penn

Un anziano trascorre la sua vita da solo in un appartamento oscurato dalle Torri Gemelle. L'uomo vedovo sfoga la sua solitudine parlando con la sua defunta moglie come se fosse ancora viva e coltivando il suo vaso di fiori, appassito dalla mancanza di luce. Il crollo delle Torri permette finalmente alla luce di inondare l'appartamento e rivitalizza improvvisamente i fiori. L'anziano, felice per l'accaduto, cerca di mostrare il vaso alla moglie, ma la luce rivela l'illusione in cui viveva fino a quel momento. Tra le lacrime, si rammarica che sua moglie non sia lì per vedere finalmente il vaso rifiorire.


...


non ricordo l'autore di facebook

Un anno dopo la tragedia dell’11 settembre 2001, su un giornale americano apparve un piccolo biglietto.
Non era gridato né drammatico, ma semplice… e indimenticabile.
Diceva così:
“Potresti aver sentito parlare dell’amministratore delegato sopravvissuto perché quel giorno toccava a lui portare il figlio all’asilo.
Un altro uomo si è salvato perché era il suo turno di prendere le ciambelle.
Una donna è arrivata in ritardo perché la sveglia non ha suonato.
Qualcuno è rimasto imbottigliato nel traffico del New Jersey.
Un altro ha perso l’autobus.
Qualcuno si è macchiato la camicia di caffè ed è dovuto tornare a cambiarsi.
La macchina di uno non partiva.
Un altro ha risposto a una telefonata di troppo.
Un bambino ha impiegato più tempo a vestirsi.
E qualcuno, semplicemente, non riusciva a trovare un taxi.
Ma la storia che mi ha colpito di più è quella di un uomo sopravvissuto… perché indossava scarpe nuove.Gli provocarono una vescica, così si fermò in farmacia a comprare una benda.
E per questo è vivo.”
Da allora, ogni volta che resto bloccato nel traffico, perdo l’ascensore, devo tornare indietro a prendere le chiavi o rispondo a una chiamata all’ultimo momento… mi fermo a pensare:
Forse sono esattamente dove dovrei essere.Forse quel ritardo è una protezione che non conoscerò mai.Così, la prossima volta che la tua mattina sembra “storta”—i bambini sono lenti, non trovi le chiavi, o ti fermi a ogni semaforo rosso—non stressarti, non arrabbiarti.  Forse… solo forse… Dio ti sta proteggendo in silenzio, in modi che ancora non puoi vedere.

.......
L’11 settembre 2001, mentre il mondo cambiava per sempre, un eroe camminava su quattro zampe.Michael Hingson era al lavoro, al 78° piano della Torre Nord del World Trade Center. Cieco dalla nascita, non poteva vedere le fiamme che divoravano l’edificio, né i detriti che piovevano giù come piombo dal cielo. Ma sentiva…Sentiva la terra tremare sotto i piedi.Sentiva l’aria diventare pesante.Sentiva la paura, quella cruda, che ti stringe il cuore e paralizza il corpo.Accanto a lui c’era Roselle, la sua cagna guida.Si era appena svegliata da un pisolino. Nessun panico. Nessuna esitazione. Solo calma. Silenziosa, ferma, pronta.In mezzo al caos, quello sguardo tranquillo fu tutto ciò di cui Michael aveva bisogno per credere che ce l’avrebbero fatta.E così, con Roselle a guidarlo, iniziò la lunga discesa.1.463 gradini.Uno dopo l’altro.Tra urla, fumo, sangue, panico.Mentre il grattacielo tremava e ogni secondo sembrava
l’ultimo.Un collega si bloccò, con la disperazione negli occhi.“Non possiamo farcela,” sussurrò.Michael si voltò, stringendo forte il guinzaglio.“Se io e Roselle possiamo scendere, puoi farlo anche tu. Perché lei non si è mai fermata.”Passarono accanto a vigili del fuoco che salivano verso l’inferno, consapevoli che molti non sarebbero mai tornati.Ma Roselle non si fermò. Non esitò. Non indietreggiò mai.Pochi minuti dopo, raggiunsero l’atrio. E poi l’esterno.Un mondo completamente trasformato: buio, fumo, macerie.Per la prima volta, tutti erano ciechi.Ma Michael no. Lui ci era abituato. Sapeva muoversi dove gli occhi non servono, dove contano solo l’ascolto, l’istinto, il legame.Guidato da Roselle tra polvere e distruzione, arrivò a un punto in cui lei si fermò di colpo. Aveva sentito qualcosa.Una scalinata.Una via d’uscita.La salvezza.Quel giorno, Roselle salvò la vita del suo umano.Non con la forza. Non con il rumore.Ma con la calma, la fiducia e l’amore incondizionato che solo un cane può offrire.Eppure, ancora oggi, c’è chi si chiede se gli animali provino emozioni.Chi non riesce a vedere l’anima che si nasconde in quegli occhi silenziosi.Ma Michael sa. E Roselle sapeva.E questa storia lo urla, in mezzo a un mondo che troppo spesso non ascolta. #fblifestyle


con questo è tutto . Per tutti coloro vecchi o nuovi fossero interessati a vedere come ho trattato \ affrontato tale evento dal lontano 2004 ( cioè da quando ho messo su il blog prima in splinder e poi in blogger ) può consultare nelle etichette o nel motore di ricerca del mio nostro blog la voce 11 settembre o 11 settembre 2001

11.9.22

perchè 11 settembre 2001 è ancora attuale

Oggi è l'11 settembre e come ogni anno che passa è sempre più difficile scrivere o parlare di quello che successe 21 anni fa senza cadere nella : retorica patriotica , stuchevolezza , nel conflitto ideologico , nel non dimenticheremo mai ma poi si continua con la stessa politica estera che n'è alla base .

 nella  1ª fila: Le Torri Gemelle bruciano su Manhattan  2ª fila: La sezione crollata del Pentagono (sinistra); a fianco lo schianto del Volo United Airlines 175 sulla Torre Sud (destra)3ª fila: Un pompiere manovra i soccorsi a Ground Zero (sinistra); a destra, il ritrovamento di un motore del Volo United Airlines 93 (destra)4ª fila: Il Volo American Airlines 77 ripreso da una telecamera di sicurezza mentre si schianta sul Pentagono.

  la  soluzione  sarebbe quella  di mettere    video  del silenzio (  sarà  retorico   ma  davanti  a  simili  eventi    non ne  riesco a  farne  a meno  )    come quello riportato sotto  . altri video  molto spesso     retorici  con le  immagini    di quello che  è  stato  .Infatti   tale  evento  ,  da qualunque  parti  lo  si  racconti     \  celebri  è un evento  entrato    dentro  di noi ed  rimasto  impresso   come se  fosse   sucesso   poco fa  .

   E' rimasto talmente  impresso    che   ancora  si fa  fatica    a   vederlo  come  qualcosa  d'archiviare   ed   andare  avanti  .  La  mia  visione  degli eventi  ,  visto  che  non colpi  solo   le  due  torri,    come  ci viene  propinato   nel  90 %  dei  documentari   ,  ma    anche :  l'edificio  dei  pentagono  ( il  terzo aereo  )   ed   il volo United Airlines 93  (  il quarto aereo  ) , venne fatto inizialmente dirigere verso Washington per colpire la Casa Bianca, ma precipitò successivamente in un campo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania, a seguito di un'eroica rivolta dei passeggeri ,  è quella    del  film  collettivo  https://it.wikipedia.org/wiki/11_settembre_2001_(film)  che   che  ripeto  da    anni.    eccovi   un riassunto  delle trame    dei     corti  che mi   hanno   comìlpito   di più    e  che  rappresentano  ,la mia  visione  che ripeto d'anni     ,   su tali eventi   per gli altri  consultate  l'url   citato nella  riga  precedente


:1) Episodio #02: "Francia" Regia: Claude Lelouch
New York, 11 settembre 2001: una giovane fotografa francese sordo-muta è ospite del fidanzato, guida turistica per disabili che sta per portare un gruppo in visita alle Torri Gemelle. Dopo che lei ha tentato di spiegargli che una storia a distanza come la loro non ha nessuna possibilità di riuscita, cerca di lasciargli un messaggio al computer prima d'andarsene, spiegandogli che solo un miracolo  può tenerli ancora assieme. In quel momento lui torna a casa coperto di polvere, sfuggito miracolosamente all'attentato. .,  2) Episodio #06: "Regno Unito"Regia: Ken Loach  Pablo, profugo cileno a Londra, scrive una lettera ai familiari delle vittime degli attentati dell'11 settembre 2001, ricordando loro il "suo" 11 settembre: quello del 1973, quando il generale Augusto Pinochet attuò un colpo di Stato, sostenuto dagli USA, contro Salvador Allende, presidente democraticamente eletto nel 1970. Pablo narra nella sua lettera del coinvolgimento statunitense nel finanziamento di gruppi di destra e di eversione, fino al golpe, e delle violenze e delle torture subite da lui e dai suoi connazionali. Costretto prima a cinque anni di prigione e poi all'esilio, dichiara di non poter più tornare in Cile perché la sua famiglia e i suoi figli ormai sono nati e cresciuti nel Regno Unito. Pablo conclude la sua lettera con l'auspicio che, così come lui si unirà nel ricordo delle vittime dell'11 settembre 2001, così loro si uniranno a lui nel ricordo delle vittime dell'11 settembre 1973 ., 3) Episodio #09: "India" Regia: Mira Nair  Una donna pakistana non ha più notizie del figlio Salman dal giorno degli attentati alle Torri Gemelle. CIA e FBI la interrogano ripetutamente, poiché ritengono che il giovane, di fede musulmana, possa essere collegato agli attentati. In particolare, fanno molte domande sul perché non si sia presentato al lavoro quel giorno e sul perché, nonostante avesse deciso di intraprendere la carriera medica e di abbandonare l'accademia di Polizia, detenesse ancora il tesserino di quest'ultima.Mentre la donna non si rassegna alla scomparsa del figlio, i media iniziano a riferire la notizia di un suo coinvolgimento nell'attentato, cosa che non fa che acuire l'isolamento in cui la donna e la famiglia sono piombati. Solo dopo sei mesi, il resti del ragazzo vengono identificati fra quelli ritrovati fra le macerie e viene ristabilita la verità: si scopre che il giovane è morto mentre prestava soccorso sul luogo degli attentati. Durante l'elegia funebre, la madre denuncia il clima di sospetto che si è creato contro la sua famiglia e contro la comunità musulmana negli Stati Uniti. ., Episodio #09: "India"  Regia: Mira Nair  Una donna pakistana non ha più notizie del figlio Salman dal giorno degli attentati alle Torri Gemelle. CIA e FBI la interrogano ripetutamente, poiché ritengono che il giovane, di fede musulmana, possa essere collegato agli attentati. In particolare, fanno molte domande sul perché non si sia presentato al lavoro quel giorno e sul perché, nonostante avesse deciso di intraprendere la carriera medica e di abbandonare l'accademia di Polizia, detenesse ancora il tesserino di quest'ultima.Mentre la donna non si rassegna alla scomparsa del figlio, i media iniziano a riferire la notizia di un suo coinvolgimento nell'attentato, cosa che non fa che acuire l'isolamento in cui la donna e la famiglia sono piombati. Solo dopo sei mesi, il resti del ragazzo vengono identificati fra quelli ritrovati fra le macerie e viene ristabilita la verità: si scopre che il giovane è morto mentre prestava soccorso sul luogo degli attentati. Durante l'elegia funebre, la madre denuncia il clima di sospetto che si è creato contro la sua famiglia e contro la comunità musulmana negli Stati Uniti. ., 4) Episodio #10: "Stati Uniti d'America" Regia: Sean Penn Un anziano trascorre la sua vita da solo in un appartamento oscurato dalle Torri Gemelle. L'uomo, rimasto vedovo, sfoga la sua solitudine parlando con la sua defunta moglie, come se fosse ancora in vita, e coltivando il suo vaso di fiori, appassiti per la mancanza di luce. Il crollo delle Torri finalmente permette alla luce di inondare l'appartamento e rivitalizza all'improvviso i fiori. L'anziano, felice per l'accaduto, fa per mostrare il vaso alla moglie, ma la luce svela l'illusione in cui ha vissuto fino ad allora. Fra le lacrime, rimpiange che la moglie non sia lì a vedere finalmente il vaso rifiorire.


 avrei altro da dire  . ma preferisco  fermarvi qui   one  evitare   polemiche  , le  solite  acciuse  di anti americanismo  ,  e  bla ....  bla  ....  . 


12.9.19

Eroi per caso, primi giorni di lavoro e segni divini: a 18 anni dalla tragedia del World Trade Center, ovvero11.09.2001



N.b

Chi  di voi    dovesse  essere  stufo  di sentire ancora parlare , visto che sono passati un giorno dal 18 del 11 settembre,può ( visto che ne ho già parlato in queste pagine , vedere url film post , oltre che sui miei social ) anche saltare questo post .


  da  https://www.vanityfair.it/news/storie-news

Eroi per caso, primi giorni di lavoro e segni divini: a 18 anni dalla tragedia del World Trade Center, abbiamo scelto alcuni fatti per raccontare il giorno in cui la capitale del mondo era sotto attaccoUn drammatico momento degli attacchi terroristici della mattina dell’11 settembre 2001 a New York (foto: Lapresse)

Gli avvenimenti che hanno avuto luogo tra le ore 8.46 e le 10.03 dell’11 settembre 2001 appartengono ormai a una sorta di enorme mitologia condivisa, un immaginario collettivo che è al tempo stesso lo spartiacque storico del nostro tempo. Tutti conservano un ricordo di quella mattina – primo pomeriggio in Italia – un esercizio mnemonico molto simile a quello che la generazione precedente aveva sperimentato nel 1963, con l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dealey Plaza.
Sull’attacco terroristico più grave della storia contemporanea è stato detto e scritto tanto, probabilmente tutto ciò che era possibile dire e scrivere riguardo a un’azione così efferata. Abbiamo imparato a conoscere le storie di molte delle 2.974 persone che hanno perso la vita quel giorno, storie normalissime o straordinarie di esistenze spezzate, confluite in quel racconto corale che è servito ad un paese intero per elaborare il lutto. Abbiamo rivissuto quegli attimi nelle parole dei soccorritori e nelle telefonate di addio delle vittime, nelle foto iconiche e nei resoconti giornalistici. Eppure, abbiamo ancora bisogno di storie.
Da sempre gli esseri umani provano a dare un senso al mondo attraverso la costruzione di pattern narrativi, unendo puntini spesso casuali per creare significati rassicuranti e razionali. Così è stato anche per l’11 settembre: sono state le storie a dare un senso a quel male apparentemente inspiegabile, a fornire un contesto a quelli che altrimenti sarebbero stati solo assurdi aerei che si frantumavano contro grattacieli.
Di seguito vi proponiamo cinque di quelle storie, vicende piuttosto note negli Stati Uniti ma scarsamente penetrate nella cronaca e nella collettività italiana, perché anche a 18 anni di distanza il dolore ha bisogno del suo contesto.


                             La croce di Ground Zero

Il racconto per eccellenza, quello con cui gli uomini hanno da sempre cercato di addomesticare il mondo, è la religione. La fede è una parte essenziale dello spirito americano, tanto da aver spinto i padri fondatori a fare esplicito riferimento al mito della creazione nella Dichiarazione di Indipendenza (“all men are created equal”) e il Congresso degli Stati Uniti a votare l’approvazione del motto nazionale In God we trust, nel 1956.
L’attacco al cuore finanziario e commerciale dell’America, in ogni caso, rappresentò per molti un vero e proprio shock culturale, potenzialmente in grado di abbattere il più irriducibile degli animi. Fatto salvo per casi straordinari – comunque molto rari – nei giorni successivi all’attentato le macerie restituirono solo cadaveri e per questo le persone che collaborarono ai soccorsi delle prime raccontano di aver provato scoramento, un senso di impotenza e di sopraffazione mai sperimentati prima. Di aver abbandonato la preghiera, persino.
Il 13 settembre, due giorni dopo gli attacchi, dalle macerie emerse però quella che sembrava essere una croce cristiana. Si trattava in realtà di due travi rimaste perfettamente integre e incrociate secondo le proporzioni esatte del simbolo religioso. Ma nello scenario da incubo di Lower Manhattan, questo fu interpretato come un segno divino.La croce di Ground Zero (Wikimedia Commons)

“È una cosa che va oltre la religione” confidò tempo dopo a National Geographic l’allora sindaco di New York Rudolph Giuliani, “è parte della storia stessa degli avvenimenti successivi all’11 settembre. Diede la forza a molte persone di andare avanti”. Il reperto, ribattezzato Croce di Ground Zero, è rimasto per cinque anni sul luogo della tragedia, fungendo come luogo di preghiera per gli addetti alla ricostruzione e per tante persone comuni. Dal 2011 è parte del Museo Nazionale dell’11 settembre, memoriale di cui rappresenta una delle maggiori attrazioni.

  L’uomo che ha chiuso lo spazio aereo americano, al suo primo giorno di lavoro

Risultati immagini per Ben Sliney
 da  https://www.usna.edu/
  La mattina dell’11 settembre fu, tra le tante cose, un momento di estrema confusione per funzionari e addetti alla sicurezza americani.              Un attentato di tali dimensioni e conseguenze è difficilmente prevedibile anche solo in linea vagamente teorica, e per questo la maggior parte delle decisioni prese nei primissimi istanti fu frutto di iniziative personali basate su intuito ed esperienza.
In questo contesto si inserisce la storia di Ben Sliney, che aveva cerchiato sul calendario la data dell’11 settembre 2001 come quella del primo giorno di lavoro da dirigente operativo della Faa, l’aviazione federale americana. Immaginate la scena: dopo anni passati a controllare il traffico aereo, Sliney può finalmente godersi la meritata promozione e si aspetta un primo giorno come tanti altri primi giorni, fatto di strette di mano e imbarazzanti incontri alla macchinetta del caffè con gente di cui ha già dimenticato il nome. E invece, 46 minuti dopo l’inizio del suo turno, scoppia l’apocalisse.Sliney al tempo ha 56 anni, 25 dei quali passati a gestire il traffico aereo, ma non ha mai lontanamente dovuto prendere decisioni di questa portata. Nel cielo degli Stati Uniti d’America sta succedendo qualcosa di molto grosso, è chiaro, ma un errore di valutazione può costare migliaia di vite o miliardi di dollari, a seconda dei casi. Sliney prova a contattare i suoi diretti superiori, ma nel caos del momento non riesce a ottenere risposte. Alle ore 9.42, dopo che i primi due aerei dirottati avevano già colpito le Torri Gemelle, Sliney emana l’ordine che nessuno aveva mai preso prima: far atterrare tutti i 4.500 aerei in volo nell’aeroporto più vicino e chiudere lo spazio aereo americano.
La commissione d’inchiesta sui fatti dell’11 settembre definirà la decisione “importante e decisiva”, Sliney cinque anni più tardi interpreterà se stesso nel film United 93, il thriller biografico dedicato ai passeggeri del volo che avrebbe dovuto schiantarsi sul Campidoglio o la Casa Bianca e che mancò il bersaglio a causa di un atto di eroismo.


                                   Qualcuno voleva speculare sugli attentati

Nei giorni immediatamente successivi agli attentati dell’11 settembre, l’ufficio brevetti di New York ricevette numerose richieste provenienti da imprenditori più o meno improvvisati che volevano registrare il marchio “11 settembre 2001”.
La storia fu raccontata dal New York Times nel novembre dello stesso anno e descrive gli sforzi creativi di chi tentò di accaparrarsi i diritti sulla tragedia. La maggior parte delle richieste riguardava la possibilità di utilizzare la data su tazze e capi di abbigliamento – richieste negate, dal momento che le date non possono essere coperte da diritto d’autore – ma furono tantissime anche le domande contenenti il nome di Osama bin Laden (tra le quali spicca una maglietta con lo slogan “Osama, Yo Mama”).
Una menzione speciale va al signor Michael Heiden, newyorkese dell’Upper East Side che provò a registrare il termine World Trade Center per poterlo utilizzare in opere d’intrattenimento televisivo o cinematografico. La particolarità della domanda risiede nella data in cui fu redatta: 11 settembre 2001.


                 La foto più divisiva dell’11 settembre

Uno degli aspetti più notevoli degli attacchi dell’11 settembre 2001 risiede nella sua mediatizzazione. Mai prima di quel momento un avvenimento tanto tragico nella storia dell’uomo era stato così intensamente filmato, registrato e fotografato. Impresso nella memoria collettiva, insomma, esattamente per come si era svolto, nella sua interezza.
Tra le tante foto degne di nota scattate quel giorno, tuttavia, una è rimasta privata per ben 5 anni e la sua pubblicazione ha generato un ampio dibattito, ancora molto vivo e attuale.


#JeSuisFatigué@jesuisreveille

La meilleure représentation de notre société.  (Photo prise par Thomas Hoepker le 11/09)


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21:52 - 4 set 2019
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24 utenti ne stanno parlando


Il suo autore si chiama Thomas Hoepker, fotografo tedesco dell’agenzia Magnum che il giorno degli attentati si trovava nell’Upper East Side di Manhattan, a 10 chilometri dalla zona calda. Come molti colleghi, Hoepker non riuscì a raggiungere l’altra parte di Manhattan a causa del denso traffico che quel giorno intasò la città di New York e si vide così costretto a ripiegare verso il più vicino punto panoramico.
È qui, sulla sponda sud dell’East River, che Hoepker realizzò quella che ad oggi è la sua foto più famosa. Essa ritrae cinque soggetti, in atteggiamento apparentemente disteso, intenti a parlare del più e del meno, mentre sullo sfondo imperversa la minacciosa nuvola di fumo proveniente dal World Trade Center.
Nel 2006, dopo la pubblicazione dello scatto, Hoepker commentò la sua opera come una critica verso l’indifferenza umana, anche di fronte a minacce vicine e immediate come quelle di un attentato terroristico, al dolore, alla sofferenza. Molto probabilmente, però, la fotografia comunica più di quanto stesse effettivamente accadendo in quel momento: contattato da Slate nel settembre dello stesso anno, uno dei protagonisti dell’immagine raccontò la sua versione della storia, descrivendo quello immortalato come un momento di grande dolore e partecipazione, e criticò il fotografo per non essersi avvicinato a constatare lo stato d’animo degli interessati.

Conversazione

È da quel giorno che ognuno di noi, pur non rendendosi conto o non ammettendolo , ha Paura. Paura di viaggiare, paura di stare fuori, paura dell'altro e paura del diverso. Ed è cosi tristemente infelice. #11settembreVisualizza l'immagine su Twitter
                               


La bella storia di Rick Rescorla

Quella di Rick Rescorla è probabilmente la storia di eroismo più impressionante, tra le tante avvenute nella giornata dell’11 settembre 2001. La sua vita è narrata in un longform del New Yorker intitolato The Real Heroes are Dead e merita decisamente di essere conosciuta nella sua interezza, ma al momento vale la pena concentrarsi sul suo epilogo.
Rick Rescorla.jpg
Militare pluridecorato in Vietnam, di origini inglesi e dunque arruolatosi da volontario, Rescorla aveva consacrato la sua vita da civile alla banca d’affari Morgan Stanley, colosso della finanza per cui curava tutti gli aspetti relativi alla sicurezza. La mattina dell’11 settembre, Rescorla sedeva alla sua scrivania, quando il cielo iniziò a tingersi del fumo nero proveniente dalla torre sud appena colpita. L’autorità portuale di New York chiese immediatamente all’ex marine di mantenere la calma e di non evacuare i dipendenti della banca, richiesta alla quale Rescorla rispose con un secco: “Fanculo, porterò la mia gente fuori da qui”.
Quel giorno l’ex colonnello dei Marine Rick Rescorla condusse più di 2700 persone fuori dalla torre che sarebbe di lì a poco crollata, tenendo alto il morale dei suoi uomini con canti provenienti dalla Cornovaglia, il pezzo di Inghilterra che gli aveva dato i natali. Il suo corpo, invece, non sarà mai ritrovato: i testimoni riferiranno di averlo visto per l’ultima volta all’altezza del decimo piano, intento a salire le scale per portare in salvo altri superstiti.

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