Nel post precedente consideravo la decisione inglese come qualcosa d'insensibile e che << [ ....]
In casi come questi così personali ed privati lo stato ed la religione dovrebbero lasciare decidere se scegliere di vivere sotto accanimento terapeutico o dipendenza macchine oppure porre fine alle proprie sofferenze \ agonie [...] >>.
Ma soprattutto commentando sulla mia bacheca di fb tale news
Ora Portare in Italia la piccola Indi, affetta da una malattia gravissima e da feroci sofferenze, senza alcuna speranza di miglioramento, sarebbe stato un atto di vero accanimento terapeutico.E quindi non biasimo la scelta dei giudici inglesi. Non stiamo salvando una bambina da una guerra o da una pericolosa epidemia, o da una semplice malattia ma : << vogliamo strapparla a uno degli ospedali pediatrici migliori del mondo, dove eccellenti medici hanno decretato che tenerla in vita attaccata a delle macchine è disumano” >>. Sono le parole a Repubblica di Lorenzo D’Avack, giurista, docente di bioetica e filosofia del diritto, ex presidente del Comitato di bioetica di cui è uno dei pochi membri laici,
utilizza parole nette. Lo stesso D’Avack: a thesocialpost <<La scelta dell’Italia di concedere alla bambina la cittadinanza è stato un atto ipocrita .Il giurista ritiene che la scelta dell’Italia di concedere alla piccola Indi la cittadinanza sia stato un “atto ipocrita, in nome di un astratto diritto alla vita che, nel caso di Indi, vuol dire sofferenza e va contro la dignità della vita stessa. Un atto politico non umanitario”. >>Il professore, durante l’intervista, ha ammesso di capire il dolore tremendo di quel padre e quella madre. Però so che i medici, in Italia come in Inghilterra, fanno sempre l’impossibile per salvare una vita, perché l’imperativo è curare, salvare, pur in assenza di guarigione. Ma i medici conoscono i limiti della sopportazione di un essere umano. E quando si arriva a staccare la spina vuol dire che ormai in quella vita c’è soltanto dolore. Ecco quindi che << anche in Italia, di fronte a situazioni simili a quella di Indi, in caso di disaccordo tra genitori e medici è il giudice a dover decidere. Lo prevede la legge 219 del 2017. L’accanimento terapeutico è vietato anche nel nostro Paese, se a Indi venissero somministrate terapie che ne acuiscono le sofferenze questi l’ospedale potrebbe essere denunciato>>, spiega ancora il professore a Repubblica. Che aggiunge anche << come la scelta di non farla morire a casa, come hanno chiesto i genitori Dean e Claire, è per per alleviare al massimo le sue sofferenze. Per poterle assicurare quelle cure palliative e quell’accompagnamento alla morte che in un hospice, o nell’ospedale in cui è ricoverata, sono sicuramente più efficaci. Disonesto illudere i genitori >> Come noto, l’ospedale Bambino Gesù di Roma ha dichiarato di essere disponibile ad accogliere Indi. Parliamo di un eccellente ospedale pediatrico i cui medici conoscono bene le condizioni senza speranza di Indi. << E c’è un comitato etico – sottolinea il docente – che certamente non accetterebbe un accanimento terapeutico sulla bambina. Quindi illudere i genitori di Indi che in Italia la loro figlia sarebbe curata ad ogni costo è disonesto.>> Infatti Ci sono organizzazioni pro-life che speculano sul dolore e sull’ignoranza scientifica dei genitori. Lo abbiamo già visto nei casi di Alfie Evans e Charlie Gard. Sull’intervento dell’ospedale capitolino, D’Avack, in conclusione, dice: << Posso solo rispondere che si tratta di un grande ospedale cattolico espressione del Vaticano .La vera pietas è accompagnare la piccola Indi e i suoi genitori >>
Il professore cita, poi, le parole di Giada Laudati, direttrice di Vidas: <<Credo che la piccola Indi e i suoi genitori possano solo essere accompagnati con le cure palliative. Cercando di lenire il più possibile la sofferenza sua e il dolore del padre e della madre >>. Ed è l’unica cosa che accadrebbe in Italia”. Accompagnare dunque.<<Esattamente come vuole fare il “Queen medical center” di Nottingham. Questa è la vera pietas. Non l’atto ipocrita di un governo che in otto minuti dà la cittadinanza italiana a una bambina inglese che nel suo Paese ha tutte le cure possibili. Come mai Meloni – conclude il professore a Repubblica – non riserva lo stesso interesse a bimbi che sono sotto le bombe o negli ospedali africani dove si muore perché mancano gli antibiotici? Non meritano anche questi bambini la nostra cittadinanza?>>.