Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
8.3.12
delitti passionali ? ma che razza di termine usano i media ?
4.3.12
Fotografia

Nel passato remoto della gioventù,
in quei tratti nervosi, nelle schegge degli occhi,
o nella sapienza dolente dei passi stanchi?
E' ritratta, in voi, la musica.
La fine dei padri. Le generazioni complicate.
Il sussulto dell'incerto domani.
L'ansia d'un Dio rinnegato e sfuggito.
L'età della perdita. Un diamante folle.
Troppo prezioso e fulgido per noi,
poveri carboni spenti.
Sopra: Renato Zero e Lucio Dalla davanti alle immagini di Tenco ed Endrigo. Sotto: Montreux, 29 febbraio 2012, l'ultimo concerto di Dalla, a poche ore dalla morte.
8.2.12
il mio san valentino
Cantacronache 4 Canti di protesta del popolo italiano e Canti della Resistenza LP - Vedette Albatros VPA 8133 (1971)
Brano tratto dall'album Materiale Resistente 1945-1995. I versi sono di Pietro Gori, è qui interpretata dal gruppo Settore Out.
questo è vero amore altro che quello illusorio e sdolcinato che ci propongono a più riprese man mano che si avvicina san valentino
31.1.12
basta ( almeno spero ) illusioni [ usare o non usare le illusioni ]
Guns ‘n Roses November Rain
Guns ‘n Roses November Rain Testo Traduzione
foto by Rior4
26.8.09
Non siamo tutti uguali
Lustra è la nostra memoria, appianata, morta, forse mai vissuta. Enzo è diventato, suo malgrado, un segno e una coscienza.
Il corpo di lui, uomo così fisico, ancora non c'è. Enzo è associato a un passato che ci sormonta, alla dabbenaggine dei nostri governanti di allora, che sono gli stessi di adesso, alle ingiurie urticanti della stampa viscida e servile, alla foschia delle sabbie, ad altri Drogo persi, nel sole cisposo, manciate di minuti, secoli fa.
C'è chi non ha dimenticato, si capisce. Molti, anzi. Ma non se ne parla in giro, pertanto non esistono. "Ci manchi", "Addio balena" (era il suo soprannome). Per tutti valgano le accuse di Franco Gialdinelli, coordinatore della lista: "...mercoledì 26 agosto saranno trascorsi esattamente 1.825 giorni (comprese 14.600 ore lavorative diurne) durante i quali, mi risulta che nessun politico, nessun intellettuale noto, nessun magistrato e nessun rappresentante delle istituzioni e dello Stato, non ha mai poggiato un solo dito su una tastiera di un telefono o di un computer per denunciare che Enzo era stato trucidato anche grazie all’indifferenza e ai giochetti di scaricabarile del governo, dell’opposizione e della Chiesa". Enzo non era come tanti altri, non era uguale. Non siamo tutti uguali: lo ha ricordato ai sindacati (solo Cisl e Uil, la "sovversiva" Cgil è stata emarginata) il ministro Sacconi, di scuola socialista (craxiana) a proposito della differenziazione dei salari.
Non è mia intenzione disquisire in questa sede di economia. E' ovvio che la distribuzione di denaro varia da lavoro a lavoro. Ed è vero che sono stati commessi, in passato (e nel presente), degli abusi. Ma continuo ad arrovellarmi su quella frase, "non siamo tutti uguali", e, per quanto cerchi di limitarla e contestualizzarla, non posso che trovarla inquietante, sinistra. Disgustosa. E' buttata là, con impassibile sciatteria verbale, tale da non farci stupire se poi, come risulta, le matricole universitarie non conoscono più l'italiano. Le parole sono preziose, vanno centellinate. "Non siamo tutti uguali" sancisce una disparità di principio, genetica, irreversibile, è qualcosa legato al sangue, alle cellule. Il principio di diseguaglianza, innalzato a valore supremo dalla (in)cultura odierna, è l'esatta antitesi del diritto alla diversità su cui la democrazia si fonda e per il quale i nostri predecessori si sono battuti, e sono morti. E' in nome del principio di diseguaglianza ("non siamo tutti uguali") che sono stati condannati a una morte orribile, e nell'indifferenza generale, ottanta eritrei su indegni barconi d'immondizie. Immondizie umane. Non siamo tutti uguali. C'è qualcuno, pertanto, che ha la precedenza, che è più "umano" di altri, che va aiutato; ad altri, meno uguali, tocca necessariamente una sorte diversa. Nell'Ottocento si chiamava darwinismo sociale. E' in nome di questo darwinismo sociale riverniciato che il rappresentante d'un partito di governo può invocare impunemente l'eliminazione dei bimbi rom (o meglio, come dice lui, "dei" zingari).
E' sempre in nome del darwinismo sociale, supportato in questo caso da una massiccia dose di moralismo, che il responsabile dei gay accoltellati a Roma se ne stava a piede libero, e a casa l'hanno anche trovato, una volta che si è deciso di trascinarlo in guardina. Pare lo chiamassero "Svastichella" per note simpatie politiche e l'ammirazione nei confronti di mons. Fisichella, il quale, subito dopo l'aggressione dei due ragazzi, si sarebbe affrettato a premere sui politici affinché non approvassero una legge anti-omofobia, la quale, secondo lui, aprirebbe la strada ai matrimoni gay (!). Ho provato a immaginare la storia di Svastichella, la sua vita senza scopo, senza colori, attratta e insieme terrorizzata dai dolci dolori, dalle dune mosse, dai mille soli, dai domani alternati che la diversità dell'amore sa offrire e profondere. E che tanto sconvolgono gli animi anchilosati dei gendarmi della Diseguaglianza. Nel loro cupo universo non può esserci spazio per le scie dorate. Un coltello ha usato, non una pistola. Nessun modo migliore per deflorare un'assordante tenerezza che lo infastidiva, perché non poteva ammansirla, renderla uguale, lineare. Ed era tanto più convinto di essere nel giusto, che non aveva minimamente pensato a nascondersi. Perché? Da anni, ormai, lo sentiva ripetere, in televisione, dai pulpiti, sui giornali: non siamo tutti uguali. Da un lato noi, i buoni; dall'altro loro, i cattivi, i diseguali. Da eliminare; o, almeno, da prendere a calci in quel posto, come asseriscono altri simpatizzanti del governo in carica.
"Cosa spinge l’uomo a prevaricare un altro uomo fino a giungere alla esclusione e allo sterminio: il potere? Il sadismo? Il danaro? La sopravvivenza? - si chiede acutamente Silvio D'Amico. - Eppure se noi analizziamo i luoghi del razzismo questo attecchisce anche nei luoghi dove maggiore è la ricchezza e il benessere. Da ciò possiamo dedurre che la sopravvivenza poco ha a che fare con il razzismo e molto invece con tutto il resto. Ecco che allora di fronte a questa recrudescenza [...] si cela una battaglia etica. Riportare alla luce l’etica è il compito di chi crede che l’esclusione e il dominio non appartengano ai propri valori... L’universalità del pensiero non deve confondersi con il pensiero unico, in quanto universale essa è capace di racchiudere nell’universalità le diversità. E’ questa la ricchezza dell’Universalità. Cosa diversa è il pensiero unico da cui nasce il Totalitarismo. Se noi ci limitassimo a combattere il neorazzismo perderemmo di vista il problema dell’uomo. La fatica di accettare le diversità esita nel premio della sublimazione e colloca l’uomo e la donna nella sfera del divino. Facile è la condanna e l’esclusione, sublime è il perdono e l’accoglienza. La logica dell’esclusione genera un sentimento di paura che limita l’azione degli uomini e delle donne verso l’evoluzione sociale. La paura blocca le coscienze e innesca un meccanismo di autoconservazione generando l’istinto di sopravvivenza sorretto dalla necessità di esclusione. L’uomo è annichilito, incapace di comprendere le diversità, di accoglierle. Diventa un mero esecutore di azioni indotte da messaggi subliminali che dettano la pratica. Un meccanismo di perversione offusca le coscienze e conduce all’involuzione. Il germoglio della vita subisce il vento della violenza piegandosi fino a insabbiarsi. L’agonia della vita strazia le coscienze e innesca un meccanismo di rimozione che accantona l’evoluzione. Nella scala della vita il gradino più alto diventa insormontabile, meglio tornare indietro. Eppure dopo quel gradino iniziano le distese del mondo che dispiega tutta la bellezza del creato. L’armonia delle diversità si compongono nell’universalità dettando le note per un soave canto. La musica sublime allieta l’esistenza e apre un percorso nuovo di conoscenza. Eppure nella storia quel limite è invalicabile. Perché?". Vi lascio con questo interrogativo.
26.6.09
La fine

In tale sede mi restano solo le foto per mostrare soprattutto ai più giovani quanto fosse bello (e bravo) Michael Jackson. L'ho scelto apposta seminudo, caraibico, seduttivo. Vero.
Michael era un ragazzino di colore dalla vocetta sottile, a tratti anche un po' petulante, eppure irresistibile, maliosa.
Così l'ho scoperto e così voglio ricordarlo.
Del resto, della roboante plastica nullificata e scostante che lo ha incoronato re di un mondo inesistente, non mi è mai importato nulla. No, nemmeno del suo disco "più venduto di tutti i tempi". Per me Thriller funzionava solo grazie a tre canzoni, Billie Jean, Beat it e Wanna be starting something. E non credo fosse semplicemente per una questione d'età che ho sempre odiato il passo del moonwalker. A parte che ero una femmina, e me ne sentivo esclusa. Ma perché, in quanto donna, sono inesorabilmente legata alla realtà, e solo da quella attingo per i miei sogni. Non vivo sulla Luna, io sono la Terra. La natura. E tutto, in Michael, era d'un tratto divenuto contro natura, nel modo più sfacciato, delirante, abnorme e insopportabile. Maledetto? Andiamoci piano. La sua maledizione era ben diversa da quella di un Charlie Parker. Era figlia, e rappresentava, una generazione iperproteica, bulimica, senza storia e soprattutto senza futuro. Erano i divetti in serie alla Macaulay Culkin, i miti frenetici della Pepsi Cola scimmiottati poi in ogni parte del mondo. Tutti disperatamente uguali. Una (involontaria) parodia di Disney priva d'innocenza e di metafora. Era quel che era, cioè niente. Mutante, devastata, come la pelle che cambiava (perché non accettava la sua negritudine? perché soffriva di strane malattie? In fondo non è importante saperlo).
E di questo uomo così talentuoso e sprecato, dei suoi figli bianchi e biondi concepiti chissà come, delle nefandezze di cui venne accusato e poi prosciolto, ma che gli rovinarono la carriera, non voglio aggiungere altro, se non che... ebbene sì, per me era colpevole. E tanto più irremissibilmente essendone egli anche vittima, pure in questo caso involontaria e ign

Il murales qui a lato si trova sugli spalti del campetto sportivo della scuola dove insegno. Realizzato da una generazione tradita e derubata ancor prima di vivere, proprio come quella cresciuta da Michael, non stonerebbe, nella sua tragicità lapidaria, come epitaffio e monito sul feretro del povero ex-re del pop, che forse adesso ha davvero trovato la pace. Non nella morte, anch'essa finta, da videoclip, delle camere iperbariche, dove fuggiva ipotetici e illusori malanni, ma in quella reale che ci riconcilia, nostro malgrado, con la terra e la natura. Col ciclo che prosegue, anche senza di noi, ma pregno della nostra irripetibile orma. Quanto dolore, però.
23.6.09
Occhi di ragazza


25.2.09
io e le donne parte
Ma in realtà ho soltanto molte amiche , alòcune intoime , ma non al livello del trombamica ( figura femminile del trombamico ) . Infatti non ho ancora mai troiato in tutti i miei viaggi l'amore , Infatti da bambino \ ragazzino non ho mai avuto una fidanzatina . Ed è per questo che sono sempre in piena attibvità onanistica e non ho mai fatto sesso o fatto l'amore a quasi 33 anni ( anche perchè andare a puttane non mi piace mi sà d'amore mercenario ) Forse è per questo che prima solo inpaese e poi anche in rete mi dicevano ( hanno adeso quasi smesso , forse l'indifferenza e il non ti curar dantesco , ma sopratutto il non naccettare provocazioni , ha fatto desistere gli stolti ) che era gay o adirittura misogoino o impotente .
Ma in nrealtà io sono sempre pronto ad amare ed essere amato aspetto ( mi sono stancato di ricevere solo due di picche oppure rimaniamo amici ) che siano loro a farsi avanti forse perchè tutte le volte che ci ho provato ho fallito . Forse perchè oltre ad essere ( ovviamente dopo alcune esperienze negative e per reazioni a certi loro atteggiamenti e loro scherzi idioti -- i fatti sono troppo . complicati e privati per essere sbattuti in prima pagina, appena riesco a sintettizzare e trovo il coraggio d'aprirmi come sto facendo ora ne parlerò fose un giorno chi lo sa. ---- e perdita d'ammci \ che e litigi di meno )
Ma le caus e sono da ricercare o nelò mio essere trroppo utopistico e fdi per parafrasare Amor ribelle ballata anarchica che tipicodelel canzoni orali e della musica popolare è scritta : << Sull’aria de “L’inno dei nichilisti”. Di “Amore ribelle”, che è pure conosciuta come “Canzonetta del libero amore”, esistono altre incisioni pubblicate su melodie differenti >> ( fonte ildeposito.org vedere url uno per il testo fornito da tale sito 1 2 ) un altro amore io preferià e forse perchè ma lascio che a spiegarlo siano queste due canzoni francesi che descrivono megllio questa mia situazione più di mille parole
con questo è tutto alla prossima
23.2.09
ecco cosa fa fare l'amore .Si fingono fratello e sorella per trovare ricovero
<<
Evidentemente l ‘amore, la passione, il senso di libertà che ha portato alla fuga due adolescenti, non sono bastati a smorzare i morsi della

E’ finita in modo del tutto imprevisto la storia di due ragazzi dell’est dell’Europa che animati e sostenuti da un forte sentimento, sono scappati da casa sicuri di poter provvedere alle loro esigenze pratiche ma dopo un pò hanno dovuto gettare la spugna ed inventare uno stratagemma che li aiutasse nelle cose pratiche. Fingendosi fratello e sorella, hanno bussato alla porta di un istituto di religiose a Fiesole inventandosi una storia pietosa e raccontando che la loro mamma era morta e che il papà era dovuto tornare nella ex Juogoslavia in seguito a questa disgrazia. Le suore li hanno cristianamente accolti ma nello stesso tempo, hanno avvertito le forze dell’ordine che li cercavano da tempo e i due fuggiaschi, sono stati prontamente riconsegnati alle famiglie
>>
Ora a mio modesto parere esso è un caso a mio avviso come dice il cdv SFreud in questo bellissimo e poetico post
che ha questa bellissima canzone
come apertura del suo blog , ma secondo me adatta a questo post insieme al cd canzonoi d'amore di Francesco De gregori
Concludo il post d'oggi con il mio solito sonddaggio . Secondo me è amore anche se ancora allo stato di scointilla . Ora vi chiedo secondo voi
17.2.09
Dov'è Mimì
Era rimasta chiusa in un cassetto, quasi si vergognasse della propria bellezza. La diversità piaga, non solo nell'abiezione. Lascia senza fiato, turba, scuote. E piange per la propria solitudine incompresa, statuina d'alabastro che nessun principe vorrà mai sposare. Sono trascorsi vent'anni da quel miracolo, da quel balenio di perfezione che, proprio sul palco di Sanremo, prorompeva nell'addogliata grazia dell'eccesso. Su quel palco era tornata, scalfendo un impenetrabile muro di silenzio, Mia Martini offrendo un disperato inno d'amore: Almeno tu nell'universo.
Tornava da chissà quali mondi, spersa, sepolcrale ma sanguigna, e con occhi mani gesti e denti supplicava, implorava di essere riamata, poco, male, incomprensibilmente, banalmente: ma fosse amore, una buona volta.Io la vedevo come un'infiorata pop. Inquadrata dal basso in alto, Mimì aveva qualcosa di regale, una Madonna da processioni. Ma l'umanità che sprigionava appariva così tagliente e smessa, da risultare un rigo incompiuto, tenue e grave il suo fardello di figlia ripudiata, senza scampo, e senza porte, la sua inutile fuga. Dagli avi, da sé, dal destino forse.
Il destino ha perseguitato Mimì fino all'ultimo. E una volta tornato quell'amore, s'era accorta dell'inganno: l'amore parziale, banale, normale non poteva soddisfarla. Lei, non era normale. Ha pagato quell'eccesso, quello stare suo malgrado fuori posto, la vividezza delle passioni, torride e proibite. Ci è rimasto il suo grido, prima tinnante come arpa, poi sempre più roco, squarciato, stridente. Il mondo non basta, l'universo magari. Ma non da soli, ché soli si muore. Dopo vent'anni, quanto ancora rintocca quel grido.
Daniela Tuscano
14.2.09
Pietà per l'Amore
Pietà
Un lago oscuro
ti ha inghiottita,
ma
la tua anima
riluce.
Chissà se ci sentirai,
chissà se capirai.
Dolce è il tuo sguardo
su di noi.
Le nostre preghiere
non bastano
di fronte all'immensità.
In riva al lago,
dalle rive inaridite,
vedo l'ultimo raggio di luna
che ti illumina
e
ti accoglie tra le sue braccia.
a Eluana Englaro
In una giornata come questa in cui
tutti festeggiano l'Amore
io non posso non pensare a Lei
10.2.09
9 febbraio, di sera
Soltanto ora riesco a scrivere, non di te, ma a te. Di te e dei tuoi cari s'è scritto, e detto, e urlato, e bestemmiato troppo in questi interminabili mesi, in queste infinite ore. Scrivere di te mi riusciva impossibile. La tua impalpabile possanza m'invadeva con tale prepotenza, il fermo immagine della tua stralunante, succosa e sfrontata giovinezza mi appariva così in contrasto con l'impenetrabile cappa in cui giacevi, oscura ai nostri occhi ansiosi, che no, nessun motto, nessun pensiero, nessuna preghiera poteva in me sostituire il silenzio.
Tu che potevi essermi figlia, se restavi quella dei vent'anni. E forse perché avvertivo questa tua figliolanza, questa tua estrema e disperata dipendenza da noi, poveri umani, non potevo - non posso - nominarti per esteso. Avverto un frizzo stridente, come volessi rinchiuderti ancora una volta in qualche lettera, in un caso clinico, e proprio nel momento in cui sei sciolta da ogni legame. E. "E" come Eterno, "E" come una congiunzione cui mancava un principio, di cui non si vedeva il termine. "E", come "e tu eri là", presente imperfetto, là nell'interregno, nelle cavità della vita, nella periferia d'un respiro oscuro, dove nessuno poteva raggiungerti, neppur volendo. Era questo continuum svanente che smarriva, la terra incognita, la landa desolata dove immaginavo baluginassi, nella notte e nella nebbia.
Dove, forse, sentivi, e non potevamo captarti. Dove, forse, restavi sospesa, ignota al mondo e a te stessa, e all'immotivato, crudele nulla. Il nostro inferno, la dannazione della razza, non è la fine. E' l'assenza, l'atomo opaco, la scala interrotta, la domanda senza risposta.
E. E continuavi a percorrere, tu l'ebrea errante, il viottolo spinoso delle umane coscienze. E non sparivi, e non ricapitolavi, e restavi col tuo corpo disappartenuto, e resterai per sempre, nel flusso dei mondani tumulti. E anche per questo, forse, non potevo parlare né scrivere di te prima. Ho potuto farlo con Piergiorgio, con Gina, con Roberto, con Luz. No, con te non potevo. Troppo archetipo, troppo vertigine, troppo...
Non sei più in sospensione, adesso. Adesso è giunto anche per te il momento di fermarti, perché ti sei sciolta in un altro abbraccio. Dal padre al Padre, nell'arrendevolezza che forse sola può salvare, a patto di saper attraversare questo scompaginato vuoto. Per non poter più dire, noi tutti, io, te, non ce la faccio. Ti dedico un video
http://www.youtube.com/watch?v=D3d8gdo5DDg
che, con un'amica, avevo realizzato proprio ieri, a poche ore dal tuo saluto. Addio, straniera di tutti, riposa in pace. A ricordarci la nostra estraneità qui, in questo angolo stretto e lontano.
Daniela Tuscano
9.2.09
E. E.: i cattolici non sono Ratzinger, Bagnasco e Radio Maria


Oggi tutti si accorgono che togliere l’alimentazione e l’idratazione, sebbene forzate, significa compiere un omicidio. Ogni giorno in tutto il mondo, compresa l’Italia, nella più totale indifferenza di tutti, singoli e istituzioni, vediamo milioni e milioni di donne, bambini, anziani scientemente privati del cibo e dell’acqua: perché non si grida con la stessa forza e con lo stesso sdegno all’omicidio, anzi al genocidio? Perché ai negri, agli indiani, agli asiatici, ai latinoamericani, agli emigrati, ai nomadi, ai barboni, ai poveri si possono togliere alimentazione e idratazione e farli morire di fame e di sete, senza che nessuno grida allo scandalo? Perché le nazioni «evolute» per i loro interessi si accaniscono a togliere loro nutrimenti e acqua senza che nessuno li accusa di essere responsabili di stragi? Cosa c’è di diverso tra Eluana Englaro e i milioni di morti di fame e di sete sparsi nel mondo e nelle nostre città?
Paolo Farinella, prete (grassetti miei)
Via N. Benino 3 00122 Roma
Via Bagutta 12 20121 Milano
Tel. 3331309765 --+39-022664753
E-mail vi.bel@iol.it
http://www.noisiamochiesa.org/
Sig. cardinale,

Roma, 7 febbraio 2009 (grassetti miei)
31.12.08
Solidarietà a don Prospero e al suo presepe-moschea

Don Prospero Bonzani Comunità di N.S. della Provvidenza:
http://it.mc236.mail.yahoo.com/mc/compose?to=prospero.bonzani@fastwebnet.it
A tutti un abbraccio e che il 2009 possa vedere Berlusconi lasciare l’Italia, l’Europa, l’Occidente, l’Oriente, il Sud e il Nord per un posto caldo adatto ai reumatismi.
13.11.08
Si accetti la sentenza sul caso Englaro
Il portavoce nazionale di “Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite ha rilasciato la seguente dichiarazione :
“Finalmente la magistratura ha chiuso il caso Englaro secondo i principi generali del diritto, secondo la stessa normativa internazionale e secondo le attese della famiglia di Eluana.
Non condividiamo le mobilitazioni a favore della vita che sono state fatte e che si faranno, contestando le sentenze della magistratura. La situazione di fatto di questa povera ragazza, strappata alla vita nel fiore della giovinezza, vince qualsiasi argomentazione di segno contrario.
Ci meravigliamo, con sofferenza, della linea delle autorità ecclesiastiche. Essa ci sembra ideologica, tesa a difendere principi, del tutto astratti, che noi riteniamo lontani dal messaggio di libertà, di umanità e di rispetto delle vita e della morte che sono contenuti nel Vangelo.
Nel mondo cattolico si stanno diffondendo posizioni diverse dalla pretesa ortodossia indicata dai vertici della Conferenza Episcopale. Ne sono testimonianza le 856 adesioni al documento che si allega (si veda http://appelli.arcoiris.tv/Eluana_Englaro/).
Si torni a ragionare pacatamente, non si faciliti su questa vicenda nel nostro paese, che ha altri gravi problemi di cui occuparsi, un clima di scontro che è gravemente dannoso alla società e alla stessa funzione evangelizzatrice che è compito della nostra Chiesa”.
Roma 13 novembre 2008
1.11.08
L'arrivo
Approdato
a porto sicuro
declina il volto
e scioglie l'àncora.
Ha spento i conti
col destino selvaggio,
l'ha reso vento
e impalpabile gloria.
Solo a tratti
nel soffitto dei pensieri
i suoi occhi
assonnati e vagabondi
s'imbattono in giovani vite
straniano in dorature immense
in stonati meriggi
in oblique voluttà.
Come antichi risvegli
dileguati e azzurri e pigri,
venati di caffè,
di baci smozzicati,
di sorrisi imprevisti,
di mattine curiose,
di labbra non dette
nel chiarore stupefatto.
Ma l'attimo scorre.
Risuona il silenzio.
Si concede un sospiro
ed è sazio di sé.
Daniela Tuscano
1.7.08
"A" come Artista
e la tua porta è socchiusa,
calda e fiduciosa.
Sono qui,
e tu dormi sicura e libera,

amica mia.
Sono qui,
ma la calamita del mio sguardo
mi rapisce a te.
spinto da fragori d'autostrade,
e ubriaco di nafta
assetato di cielo sfatto,
e scarpate di sogni lascivi,
non posso colmarmi
dei tuoi casti baci,
Ci siamo amati in una notte
molcente d'avorio,
ti ho accarezzata
nella tua purezza sensuale,
avrei potuto tripudiare
del tuo lumescente candore.
Ma il mio destino è crudo,
un trono olimpico
su sterrati di nebbia,
una santa dannazione
in piazze di vento
e periferie dissepolte.
Sono qui, e me ne andrò
perché nulla sai
Fremevo per anfratti di passione,
per le ginocchia d'un muratore,
per l'angoscia annegata
in un bicchiere vagabondo
per uno scalpiccio di foglie querule,
per l'umiliazione di milioni di schiavi,
per il silenzio di bimbi senza nome,
per una natura
che non mi apparteneva.
Ulisse del sesso e dell'anima,
vorrei diventare sacrificio.
Dalla mia anima in subbuglio
tingerò un poema per te
e per quella immensa umanità
che non mi capisce e mi sfugge
ma che mi divora
e solo come nessuno,
oltrepasso sbarre
il cammino per la libertà.
25.6.08
amore interrotto
E continuava: non ho nemmeno bisogno di corteggiarlo. Con quel fisico da paura.
Così diversi, i suoi occhi, dallo sguardo azzurro che lo aveva irretito, inaspettato e vinto, alcuni anni prima. L’azzurro, si sa, scivola via come acqua. È il colore del vento e dell’aria. Gli aveva chiesto, ridendo: “Dove scappi?”. E quello sguardo si era voltato fissando in una rapida istantanea i ciuffi roridi di sole. Un bagno di gioventù. Le labbra tumide e imbronciate, la pelle bianca e mesta. Forse i suoi gusti erano troppo pucciniani. Musicali.
Lui, che amava rintanarsi nel grembo notturno, era rimasto colpito da quelle suole di vento. Pensava ai suoi sogni di libertà, puro come un’oasi di frescura. Ma catturarli, che illusione! E un brutto giorno, ancora una volta, l’assenza.
Tese la mano verso quegli occhi ampi e comprensivi. Già avvertiva il calore della pelle abbronzata.
Ma esitò. “Ha una ragazza”.
Occhi scuri.
“Bella”.
Indagatori.
“Intelligente”.
Nitidi.
“Giovane”.
Obliqui.
“Ha un cuore”.
Orfana di gioia.
“Lui la ama”.
Gli abbandonò una virgola di carezza sugli zigomi forti. Poi fletté il capo, umilmente. Rubando un’ispirazione, un effluvio di amore sano. Il ragazzo non aveva smesso di sorridergli, sicuro ed amico come solo i perfettamente normali sanno essere. E lui provò un rapido conforto, in bilico fra crepacci di fuoco.
Daniela Tuscano ( www.lepaginedellanostravita.it )
(dedicato a R. F.)
emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello
Apro l'email e tovo queste "lettere " di alcuni haters \odiatori , tralasciando gli insulti e le solite litanie ...

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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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