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23.6.09

Occhi di ragazza


Il regime ha dovuto ammettere che sono andati perduti "solo" tre milioni di voti, ma che le elezioni non verranno annullate e che, anzi, la magistratura si appresta a impartire ai ribelli una "lezione esemplare". Quasi sicuramente ci riuscirà. Il potere è ancora forte, coeso, determinato. E la diffusa ignoranza degli osservatori occidentali (anche dei semplici cittadini e/o della società civile) verso la peraltro complicata situazione non solo politica, ma culturale, e direi sentimentale dell'Iran non aiuta a creare, a livello mondiale, una risposta ferma e convincente (ci sta provando Obama, probabilmente l'unico a poterlo fare benché il successo della sua strategia non sia affatto sicuro). L'Islam iraniano non è né quello saudita né quello cupo e truce dei talebani afghani. E i giovani (il 70% del Paese ha meno di 30 anni) che in questi giorni si battono pacificamente (e vengono uccisi) per le "riforme" non hanno in mente una democrazia di tipo occidentale. Certo nessuno di loro rimpiange i debosciati anni dello Scià. Senza volerci addentrare in analisi che occuperebbero molto, troppo spazio, potremmo dire che in loro si agita il sogno di una cosa.



Una cosa che nasce dentro di loro, dal verde della loro religione ma anche della loro età. E che trae radici nell'antichità della loro cultura, vivificata, e resa fiammante, dal contatto con l'esterno che pure essi hanno, grazie soprattutto ai mezzi informatici. Non sorprende che il regime cerchi in tutti i modi di sopprimerli.



Una cosa che non appartiene a un solo Paese, ma a tutti i Paesi d'ogni latitudine, che viene raggiunta, agognata, ricercata con ogni mezzo: chiamatela umanità, dignità.


Video delle manifestazioni sono facilmente reperibili dal web. Io ho scelto, per il suo valore simbolico, la protesta di medici e infermiere di un ospedale di Teheran. Questa è gente che si vorrebbe spacciare per sovversiva, al soldo degli americani, spie ecc. ecc. Sfila un intero Paese di volti bellissimi, freschi, all'adolescenza della storia. E sono moltissimi volti femminili.



Due occhi giovani, giovanissimi, di sedicenne hanno fatto il giro del mondo assieme a quel volto di bambola tumefatta, lo sguardo ormai sbilenco, semiaperto da un lato e schiacciato, sepolto dall'altro. Il nome è Neda e anche quello lo conosciamo tutti. Oggi da qualche giornale abbiamo scoperto pure che amava la musica e che è stata colpita proprio mentre scendeva dall'auto col suo insegnante. A raccontarlo è stato il fidanzato, con poche e semplici parole che sembravano tocchi essenziali di pennello su una spaziante tela bianca.



Ho esitato a pubblicare il video che testimonia l'omicidio di Neda. So bene che circola in Internet e che moltissimi, anche minorenni, l'hanno visto. Poi ho preferito lasciar parlare il silenzio. Lo faccio per pudore, il pudore della morte. Non della violenza. I suoi assassini, si sono già giudicati. I tutori dell'ordine e della religione hanno siglato, con quel sangue, non la sua, ma la loro morte, tanto più tremenda quanto eterna. E' quello sguardo vitreo e al tempo stesso pervasivo, che non abbandona mai, implacabile come un indice puntato, che li condanna senza remissione. E basta quello. Invade ogni spazio. Si dilata come un'onda sulle plaghe delle coscienze. Ed è uno sguardo di donna.




Confrontate la sua solennità raggelata e ricomposta, e quella curiosamente spavalda e pugnace delle sue splendide coetanee coi sorrisi da televendita delle squallide odalische di casa nostra: così fiere di piacere al Padrone - nel quale noi italiani, a detta di uno dei suoi corifei, dovremmo identificarci: a ogni popolo i suoi ideali -. Così desolatamente spenti, inespressivi, degradabili e, a dispetto dell'età, vecchi e sterili. Vuoti.
















Dedico a Neda questa magnifica ballata:



6.6.08

intervista alla Poetessa erotica donatella Camatta

"Perle poetiche tu mi doni/sono come gemme/che indosserei solo per te./Gira felice passione,/variopinta nei giorni/mirabile spettacolo.//Come sultano eletto/scivoli silenzioso/fra danzatrici e ancelle.../immagine del piacere". Questi versi di Amore puro ben delineano l'estro creativo di Donatella Camatta (nelle foto), veneta d'origine e milanese d'adozione, scrittrice alata e passionale. Scrittrice perché donna.


Si parla di erotismo in poesia, nell'arte, e il termine sembra limitante, circoscritto, quasi un tema "minore"...


"Per me non c'è nessuna differenza tra eros e amore. Ho sempre scritto poesie d'amore. O di eros. Non esistono categorie distinte. L'eros, la passione, fa comunque parte del mio Dna [sorriso]... Ogni grande poeta, d'altronde, nella gioventù si è buttato con gli ormoni su un foglio di carta bianco o su un tovagliolo da ristorante.....e vi ha riversato sensazioni, emozioni e molto di più. Io ho fatto la stessa cosa, scrivere mi dà un piacere fisico, è eccitante. Mentre scrivi vivi fortemente, e lo comunichi al lettore. Glielo comunichi proprio a pelle. Se questo avviene, potrai ritenerti soddisfatta. E' il tuo modo di comunicare quella parte di eros nascosta in te!".



Questa visione "cosmica" e circolare, unificante della poesia, e dell'arte in generale, è a parer mio tipicamente femminile. Gli scritti erotici maschili sono molto diversi...



"La poesia è un fiore che sboccia pian piano: sfiora l'anima e il cuore ,e la mente 'immagazzina' e conserva nel ricordo! Il racconto coglie, come in una fotografia, l''attimo' dell'autore e fornisce al lettore le risposte alle sue domande più intime e segrete. Per quanto riguarda l'eros maschile, è molto diretto, a volte troppo: quasi pornografico. Quello femminile è soffice, raffinato e molto sensuale. Ciò non toglie, naturalmente, che esistano poesie maschili bellissime, eccitanti...".






Scrivi da sempre ma, come autrice, sei un'esordiente. E' difficile oggi trovare un editore?



"Bisogna impegnarsi davvero molto. Gli editori si pagano in anticipo e poi si recupera parte del denaro nel lancio del libro. Se quest'ultimo entra nel web è possibile effettuare la vendita diretta. Purtroppo l'artista (come penso tutti sappiano) non gode di grandi appoggi, a meno che non disponga di potenti 'sponsor' o abbia una fortuna sfacciata! L' artista rimane un dolcissimo folle sognatore che regala proprie emozioni, sentimenti e dolori a chiunque voglia ascoltarlo".



Tu difendi strenuamente la dignità femminile. Come spieghi il rinnovato attacco a diritti che sembravano acquisiti e la recrudescenza dell'aggressività nei nostri confronti ?



"E' sintomatico che, oggi, i simboli della pace e della giustizia perseguitata siano proprio due donne: Ingrid Betancourt e Aung San Suu Kyi. In verità, le violenze contro le donne si perpetrano dalla notte dei tempi: stupri, pestaggi, pedofilia, incesto... Oggi il potere (androcentrico) reagisce perché teme la nostra libertà. Molte più donne trovano la forza e il coraggio di condannare e denunciare le violenze. Non si considerano più colpevoli, o vittime designate cui spetta solo subire e tacere. Questo è molto importante. E' migliorata anche l'assistenza pubblica e privata per le donne in difficoltà: ma, naturalmente, non basta. Occorre proteggere ogni singola donna. Non dimentico, comunque, gli uomini che operano in queste strutture, e di cui si parla troppo poco. Sono persone splendide e coraggiose, che sanno superare difficoltà e diffidenze: conquistare la fiducia femminile, infatti, non è facile".



I tuoi prossimi impegni?...



"A breve uscirà la raccolta Il viola che c'è in me..., realizzata con un amico poeta di Latina e impreziosita dalle fotografie di un professionista salernitano. La presentazione avverrà a Roma, poi andremo a Salerno e quindi, finalmente, a Milano".



Buona fortuna, e a presto.









Daniela Tuscano





18.11.06

Senza titolo 1502

Chapeau, Madame Royal!



Donna, di bella presenza, madre di famiglia, appena sopra i cinquant'anni, diplomata all'ENA, prima giudice amministrativo, poi avvocato, infine deputata, Madame Royal ha conquistato la candidatura del partito socialista alle presidenziali francesi della prossima primavera. Una vera aria di novità spira da Oltr'alpe. E a noi, con i nostri politici ultrasettantenni e con una visione del mondo vecchia come il cucco, solo la scarna consolazione di averli battuti ai rigori ai mondiali di calcio. Le Monde/Le Figaro

da www.aprileonline.info/

Una donna alla conquista dell'Eliseo


Elena Marisol Brandolini,  17 novembre 2006


Francia     Vittoria di Ségolène Royal sui due compagni di partito, Fabius e Strauss-Kahn. Sarà lei la candidata socialista a concorrere alle prossime elezioni presidenziali di primavera



Ségolène Royal ha vinto le primarie socialiste in Francia: con il 60,62% dei consensi ha sbaragliato i suoi due compagni di partito, candidati, come lei, a rappresentare il PS francese nelle prossime elezioni presidenziali di primavera. Dominique Strauss-Kahn ha raccolto il 20,83% dei suffragi, Laurent Fabius il 18,54% dei voti. Tra gli iscritti al partito socialista (218.771, di cui 68.000 di recente affiliazione), che hanno votato per la scelta del candidato presidente nel pomeriggio di giovedì 16 novembre, la partecipazione è stata dell'82% circa. I risultati ufficiali delle primarie sono stati diffusi da Stéphane Le Foll, capo-gabinetto di François Hollande, segretario del PS francese.
Madame Royal era stata accreditata come vincente già nei sondaggi tra i simpatizzanti del partito ed aveva realizzato attorno a sé il consenso della gran parte delle federazioni socialiste.
Il trionfo della sua candidatura tra i militanti del partito socialista apre un capitolo inedito nella storia della Repubblica francese: per la prima volta, infatti, a competere per la carica di presidente vi sarà una donna.
Non sembra, perciò, che i riferimenti scomposti dei suoi sfidanti maschi ("Ma adesso chi si occuperà dei bambini?", o "le primarie sono troppo serie per confonderle con un concorso di bellezza", oppure "avrebbe fatto meglio a restare a casa invece di venirci a leggere le sue schede di cucina") abbiano sortito l'effetto sperato. Al contrario, la sua appartenenza al sesso femminile ha costituito, in questo caso, un valore aggiunto.
Fiera dell'investitura riconosciutale dagli iscritti del suo partito, la candidata socialista, a conclusione della campagna per le primarie non priva di colpi bassi tra i candidati, ha dichiarato: "E' l'ora dell'unità".
Di Ségolène Royal si è scritto molto in questi giorni, la stampa nazionale ed internazionale è stata prodiga di elementi biografici sul suo conto: nata cinquantatré anni fa, a Dakar, da padre militare; con una carriera politica coltivata nelle istituzioni e parallela a quella del compagno della sua vita, e padre dei suoi quattro figli, Hollande, dal percorso, invece, più interno al partito. Ma la sua personalità politica, la classificazione del suo pensiero costituiscono ancora adesso un elemento che sfugge agli osservatori di questioni politiche.
Sostenuta al principio da François Mitterrand, oggi corteggiata dalle sinistre degli altri paesi europei - quasi contesa da José Luis Rodríguez Zapatero e Massimo D'alema -, osteggiata dall'establishment del suo partito, Ségolène Royal rappresenta, comunque, una rottura con la politica tradizionale.
In patria, talvolta le si è attribuito l'appellativo di "Zapatera" o "zapaterista", anche se le sue proposte nella campagna per le primarie sono apparse molto distanti dalla filosofia applicata dal premier spagnolo al governo del suo paese.
Si ricorderanno, infatti, i tratti più discutibili del suo programma elettorale, che le hanno guadagnato l'accusa di somiglianza con l'attuale ministro degli Interni, Nicolas Sarkozy, quali: la critica alla riduzione della settimana lavorativa a 35 ore, la regolarizzazione caso per caso degli immigrati clandestini, la riabilitazione dei giovani delinquenti presso "campi umanitari" gestiti da militari, l'affiliazione obbligatoria al sindacato, la creazione di "tribunali popolari" per vigilare sull'applicazione dei programmi da parte degli eletti, la critica agli insegnanti della scuola pubblica.
Tuttavia, il fenomeno Royal, definito come la sua "irresistibile ascesa", si è affermato, esprimendo l'esigenza di rinnovamento della politica. E forse qui si comprende meglio, come la stampa francese abbia approfittato di queste primarie per intrecciare il dibattito tra i socialisti francesi, con una riflessione sul "blairismo", ormai giunto alle sue battute conclusive, e lo "zapaterismo", nuovo riferimento nella sinistra europea.
In tutti i modi, madame Royal, adesso, dovrà vedersela con l'autentico avversario sul suo cammino, quello che l'UMP, il partito gollista, designerà per la corsa all'Eliseo. E mentre l'entourage di Jacques Chirac lascia intendere come possibile il concorso del presidente per un terzo mandato, in opposizione a Nicolas Sarkozy, l'UMP licenzia il programma per le prossime elezioni presidenziali, infarcito di misure liberiste, meritocratiche e di chiusura delle frontiere (nazionali ed europee).
Per lei, ora, la vera scommessa da vincere è quella di diventare la prima donna presidente della Repubblica francese.



emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...