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6.11.19

cio' che le celebrazioni ufficiali del crollo del muro di berlino non dicono . per capire l’anniversario del Crollo del Muro di Berlino, guardati Good Bye, Lenin capire l’anniversario del Crollo del Muro di Berlino, guardati Good Bye, Lenincapire l’anniversario del Crollo del Muro di Berlino, guardate o riguardate il film Good Bye, Lenin! capire l’anniversario del Crollo del Muro di Berlino, guardati Good Bye, Lenin ! la capisci meglio

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Quanti di voi nel 2003 avevano dimestichezza con la Germania Est? Insomma dal 9 novembre 1989, giorno della Caduta del Muro di Berlino, di tempo ne era passato e la riunificazione della Germania era un dato di fatto abbastanza incontrovertibile, almeno da quando a Italia ’90 Lothar Matthäus, perno della cosiddetta “Inter dei tedeschi”, sollevava a Roma la terza Coppa del Mondo. 



Eppure proprio nel 2003, un po’ in sordina, usciva nelle sale un film che diventerà oggetto di un piccolo/grande culto. Stiamo parlando di Good Bye, Lenin! di Wolfgang Becker un film che non solo lancerà la carriera del bravissimo Daniel Brühl (da Tarantino agli Avengers che carriera mostruosa sta avendo l’attore tedesco?) ma che diventerà per molti la base delle conoscenze sul mondo della Germania Est e su quello strano sentimento, talmente da idealismo tedesco da essere immediatamente assimilabile a termini quali Sehnsucht o Zeitgeist, cioè Ostalgia, il sentimento giustappunto di nostalgia per il “piccolo mondo antico” della Repubblica Democratica Tedesca. Il ritorno nelle sale di questo film ci permette di tornare a parlare di questo piccolo gioiello ricolmo di umorismo, trovate surreali e tanta, tantissima dolcezza.
Quanti di voi nel 2003 avevano dimestichezza con la Germania Est? Insomma dal 9 novembre 1989, giorno della Caduta del Muro di Berlino, di tempo ne era passato e la riunificazione della Germania era un dato di fatto abbastanza incontrovertibile, almeno da quando a Italia ’90 Lothar Matthäus, perno della cosiddetta “Inter dei tedeschi”, sollevava a Roma la terza Coppa del Mondo. Eppure proprio nel 2003, un po’ in sordina, usciva nelle sale un film che diventerà oggetto di un piccolo/grande culto. Stiamo parlando di Good Bye, Lenin! di Wolfgang Becker un film che non solo lancerà la carriera del bravissimo Daniel Brühl (da Tarantino agli Avengers che carriera mostruosa sta avendo l’attore tedesco?) ma che diventerà per molti la base delle conoscenze sul mondo della Germania Est e su quello strano sentimento, talmente da idealismo tedesco da essere immediatamente assimilabile a termini quali Sehnsucht o Zeitgeist, cioè Ostalgia, il sentimento giustappunto di nostalgia per il “piccolo mondo antico” della Repubblica Democratica Tedesca. Il ritorno nelle sale di questo film ci permette di tornare a parlare di questo piccolo gioiello ricolmo di umorismo, trovate surreali e tanta, tantissima dolcezza.



Il protagonista del film è Alexander “Alex”, un giovane ragazzo di Berlino Est che, come Il protagonista del film è Alexander “Alex”, un giovane ragazzo di Berlino Est che, come tanti suoi coetanei, trascorre la propria esistenza nei bigi e tristi anni Ottanta “orientali”, fatti di riti sempre uguali (le parate di Partito/Stato, la televisione di Stato con gli stessi programmi incartapecoriti e gli squallidi oggetti di plastica arancione che fanno capolinea negli appartamenti tutti uguali). Alex vive con la madre Christiane che, a seguito dell’abbandono del tetto coniugale da parte del marito, fuggito nel “corrotto e decadente” Ovest, ha deciso di “sposare il Partito” e quindi si adopera in tutta una serie di buffe quanto “romantiche” iniziative volte a migliorare le condizioni sociali. Cose piccole eh, come ad esempio lamentarsi del taglio di quel vestito acquistato in quel negozio oppure prendendosi la briga di insegnare canto ai giovani “pionieri comunisti” del proprio condominio.


Nonostante il fatto che siamo nel 1989 nessuno dei protagonisti del film si rende conto di essere nel bel mezzo della fine di un’epoca. Eppure questo sentimento di “non rendita di conto” non era di solo appannaggio degli abitanti di Berlino Est ma di buona parte della popolazione mondiale. Eppure, nonostante questo, le sollevazioni popolari nell’Est sono sempre più numerose e non solo in Germania. Quello che sarà poi conosciuto come “il Gigante dai Piedi d’Argilla”, ovvero l’Unione Sovietica e i vari Governi degli Stati Satellite, riescono sempre con maggior difficoltà a tenere buona l’opinione pubblica. Eppure a casa di Alex tutto sembra scorrere uguale, con quell’ortodossia mista a monotonia tipica dei “fedeli alla linea” del Partito.




Ma ecco che all’improvviso per la mamma di Alex arriva il tanto atteso riconoscimento. Ovvero l’invito ufficiale alla cerimonia di celebrazione per i quarant’anni della DDR. La donna allora si reca al Palazzo del Governo, prendendo addirittura un taxi che però viene fermato da una delle tante manifestazioni di protesta popolare. Christiane, vedendo la rude risposta della polizia contro quelli che in fin dei conti sono ragazze e ragazzi disarmati e che protestano pacificamente, esce dal taxi per tentare di impedire le violenze ed è lì che scorge Alex, suo figlio, tra i manifestati. Dopo una vita spesa a rispettare i dettami del Partito Christiane vedendo suo figlio andare contro tutto questo crolla: viene colpita da un infarto e cade in coma.



Da qui scaturisce, in maniera paradossale, la magia di Good Bye, Lenin! Infatti mentre la madre è in coma, letteralmente, il mondo si capovolge. Prima le frontiere tra Est e Ovest si aprono e poi, giustappunto il 5 novembre del 1989, il Muro di Berlino crolla. Alex, che ogni giorno va a trovare la madre in ospedale, viene completamente travolto dal vento del cambiamento. Conosce Lara, una bella infermiera russa e assieme a lei inizia a “viaggiare” per la Berlino finalmente unita. Lo scoppio di libertà, sessuale, ideologica e anche consumistica che irrompe nell’Est viene raccontata da Becker con rapide pennellate che rendono bene l’idea. I vecchi vestiti “comunisti”, fatti di stoffe sintetiche vengono buttati nella spazzatura: ora le ragazze vanno in giro vestite come Madonna e i ragazzi come Michael Jackson. In molti abbandonano le Facoltà Scientifiche che stavano frequentando per iniziare a lavorare nelle catene di fast-food che, come funghi, spuntano in tutta Berlino. Tutto cambia tranne una cosa: Christiane. La madre infatti è ancora in coma mentre la Germania vince i mondiali in Italia.


E poi, all’improvviso, si sveglia. Si sveglia in un mondo completamente sconvolto, nel quale sui grandi palazzi sovietici di Berlino Est la bandiera con la falce, compasso e martello non sventola più, sostituita dai manifesti della Coca-Cola. La madre, come afferma il primario dell’ospedale, non potrebbe reggere ad una simile rivoluzione dell’ordine costituito. E allora Alex che fa? Come potere sciogliere il nodo gordiano tra una verità che potrebbe mettere a repentaglio la vita della propria madre e una bugia impossibile da sostenere? Essendo Alex un tedesco, e quindi in fondo imbevuto di idealismo hegeliano e di romanticismo goethiano, sceglie l’impossibile.



Assieme al suo amico con cui lavora in una ditta per l’installazione di parabole (altra novità dell’Ovest) costruisce il “gran teatro dell’assurdo”. Ovvero attraverso finti telegiornali comunisti, giornali ritagliati ad arte e il recupero dei prodotti alimentari sovietici, fa credere alla madre non solo che il Muro non è mai crollato ma che anzi sono i tedeschi dell’Ovest, stanchi di quel mondo consumistico, a rifugiarsi nell’Est. Tra professori ubriachi e amiche di vecchia data, il teatrino di Alex non potrà reggere per sempre. Eppure la magia di questo film è proprio questa: ovvero far reggere un’idea impossibile attraverso la dolcezza dei sentimenti.


Tanto è vero che, forse la sua migliore scena, è quando Alex, per capire “da dove venga”, si avventura nell’Ovest alla ricerca di suo padre, fuggito anni prima. Si aspetta di trovarlo “grasso e unto” in compagnia di una qualche biondona di Monaco e invece scopre una persona diversa, ancora innamorato della madre e che convive, da tempo, con un tremendo senso di colpa (anche se poi di colpa non ne ha di per sé, vista la chiusura delle frontiere). E quando Alex si mette a guardare le avventure di Sandmännchen/Sabbiolino nello spazio assieme agli altri figli di suo padre che gli dicono: “A noi piacciono le storie degli astronauti” e lui risponde “Anche a me, solo che da noi si chiamano cosmonauti”.


Ecco, come nel 2003, puntualmente qui ci mettiamo a piangere. La magia di Good Bye, Lenin! ancora una volta colpisce ancora ed è per questo motivo che, a trent’anni dal crollo del Muro di Berlino, questo è il film giusto da vedere e rivedere di nuovo.
Good Bye Lenin!

29.9.19

A 30 anni dalla caduta del muro di Berlino , esso è ancora un problema . intervista a Giulietto Chiesa autore di : Chi ha costruito il Muro di Berlino ?

Risultati immagini per chi ha costruito il muro
Noi  tutti,  salvo   i millenians ,  abbiamo    vissuto   alcuni    (   è il mio caso  essendo    all'epoca  di passaggio  dall'infanzia  all' adolescenza  )  solo  l'ultimo  periodo  .  il  periodo  che  va  dal 1985  salita   leader  di Gorbaciof,  con  l'apice  nel  1989   (  crollo  delle  dittature  \  regimi  dei paesi dell'est    e  quindi    del muro  fra le  due  Germanie   e  la loro riunificazione  )   alla  fine dell'unione  sovietica  1991\2 . Avido  di letture    mi accorgo  che Giulietto Chiesa   , pur    condividendo sempre  meno  quello che  scrive  stavolta  ha  ragione  . Infatti  Il Muro di Berlino costituisce la metafora e la sintesi dell'intera Guerra Fredda. E' uno dei principali fondamenti della sconfitta definitiva del socialismo reale, di fronte ala straordinaria capacità affabulatrice del capitalismo nella sua fase matura. Ma il muro segna anche, al tempo stesso, l'inizio della manipolazione di massa, in forme nuove rispetto al passato, e il mutamento radicale delle stesse forme della competizione geopolitica.E poi  come potete  vedere    nei vari   articoli  e speciali  internet  e  cartacei  ,  libri  , Oggi, a trent’anni dalla caduta del “Muro”, possiamo già intravvedere il baccanale delle celebrazioni di quella vittoria: tanta più enfasi sarà data all’evento, quanto più serio è oggi il pericolo di una revisione di quella narrazione. Infatti oggi, a 30 anni dalla caduta del Muro, possiamo già intravedere il baccanale delle celebrazioni di quella vittoria. È già avvenuto nel decennale e nel ventennale, ma al terzo decennio dal crollo  sembra essere   destinata   ad  essere molto superiore. Ed è chiaro il perché. C’è una ragione precisa per questo innalzamento del volume: tanta più enfasi sarà data all’evento quanto più serio è oggi il pericolo di una revisione in peggio  di quella narrazione. Bisognerà sottolineare i fasti di quel trionfo proprio per sommergere sul nascere ogni tentativo di contestarlo. Lo si deve illustrare e spiegare a una nuova generazione che non lo conosce, che non l’ha vissuto. Specie in quest’Europa attuale, che di quella vittoria è la diretta conseguenza, bisognerà spiegare che essa era l’unica possibile soluzione, nell'interesse dell’Impero del Bene.Adesso sarebbe tempo, per  dare  un quadro a  360°  gradi   di distribuire le responsabilità tra le parti   e  si dovrà evitare, in primo luogo, che ci si domandi, come  fa  quest'articolo  de https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/01/23/  il perché di quel Muro.  Esso sostiene  ,  con un analisi  non solo complottista  , ma  documentabile  e ricca  d'esperienza   vista  la  sua  conoscenza    dei fatti sovietici



INTERVISTA A GIULIETTO CHIESA a cura di Margherita Furlan

Ora    avendolo conosciuto    ed  sentito     di persona      quando  all'epoca , prima che  si  disperdesse  e  scisse  in  mille rivoli  ,   facevo parte  di megachip ,ed  sapendo  il suo  scrupolo    nel trattare determinati  argomenti  con tesi   alternative   a quelle preconcette  e ufficiali   , ho deciso  d'intervistarlo   . queste  sono  le mie domande




  1.  come  mai    questo  titolo  ?
  2.   dove  sarebbe   l'inganno     della  versione   ufficiale    sul perchè    si  è costruito  il  muro  ?
  3. per  i millenians    potresti spiegare meglio    questa  definizione : Il Muro di Berlino costituisce la metafora e la sintesi dell'intera Guerra Fredda. E' uno dei principali fondamenti della sconfitta definitiva del socialismo reale, di fronte ala straordinaria capacità affabulatrice del capitalismo nella sua fase matura. Ma il muro segna anche, al tempo stesso, l'inizio della manipolazione di massa, in forme nuove rispetto al passato, e il mutamento radicale delle stesse forme della competizione geopolitica. 
  4.  condividi tale     ipotesi https://www.corriere.it/cultura/19_settembre_25/europa-il-muro-berlino-storia-riesce-sempre-spiazzarci-7e77a3b0-dfae-11e9-aa5f-fbca0c81b7c9.shtml  ?
  5.  cosa  è rimasto dell'ubriacatura  e  delle speranze   che  avrebbe   provocato  la  cadura  del muro ?
  6. il  crollo del muro   è  avvenuto  per  la  glanost  e  la perestroika  di  gorbaciof  oppure   per  altri motivi ?
  7. la guerra  fredda  nacque  yalta o con il muro di Berlino ?  
  8.  sentendo  in  questa  tua  intervista  sul ruolo   del  fondatore della Cia   e   dell'uso  degli ex quadri  nazisti  per la  potenza  culturale  ed militare  Usa  ed  quindi la  violazione degli accordi  di portdam mi  chiedo   che  collegamento  ha  con il muro di Berlino ?  
  9. come   rispondi   a  chi   leggendo  le recensioni    del tuo libro  o  questa  tua intervista   ti  taccia  ,  cosa secondo me fallace ed  astrusa  , di complottismo ?
  10. pro  o  contro Otalgie (/?stal'gi:/ crasi tra le parole "Osten", ossia "est", e "Nostalgie", "nostalgia") è un termine entrato ufficialmente nella lingua tedesca nel 1993, quando la Gesellschaft für Deutsche Sprache (Società per la lingua tedesca) lo inserì nell’elenco delle dieci parole più rappresentative dell’anno[1], per indicare il sentimento nostalgico sviluppatosi nei primi anni 1990 nella Germania orientale a seguito della scomparsa della DDR. Oltre a essere un sentimento, l’Ostalgia è un fenomeno di consumo. La risurrezione nostalgica della DDR ha favorito, infatti, la nascita di una sottocultura del recupero: nei supermercati vengono offerti prodotti di vecchie marche dell’Est, vengono organizzati party ostalgici – spesso ironici – e riscoperti oggetti tipici e simboli della DDR come ancoraggio d’identità. Il culmine di questa tendenza è stato raggiunto con il film Good Bye, Lenin! del 2003 e con i successivi DDR-show di emittenti televisive pubbliche e private ?

ed  questo video inviatomi  da lui  le sue riposte.


quindi visto che tra poco  è  il trentennale sarebbe  giusto   ed  un ottimo modo  i  ricordare   quel periodo storico , il  cui  muro di Berlino  insieme  alla cortina di ferro     n'è  il  simbolo  (  come  lo era   per  ancien régime  la rivoluzione francese    de 1789  ) a  360 gradi  e  smetterla  di vedere la storia  sopratutto    periodi  cosi complessivi  che nel  bene  o  nel male   hanno ed   continuano  ad influenzare  l'oggi  . Ed   smetterla  di vedere  solo  (  sentite la  penultima  risposta  )  come complottista   o pazzo   colui che   dice  cose  diverse   da quelle  ufficiali  . La  verità sta nel mezzo . 

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