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16.3.25

Cani, gatti o cinghiali la clinica degli animali che nessun altro cura A Oristano i veterinari Monica Pais e Paolo Briguglio accolgono tutti: “Ora ci portano anche volpi e cervi

   da  repubblica del  15\3\2025


Avanza una volpe. Con una pallina rossa in bocca, che molla per ringhiare all’intruso, poi scappa nella cuccia perché c’è troppa cagnara. Mai parola fu più vera, nella clinica veterinaria Duemari, dove una torma di cani variamente abbaianti accoglie la dottoressa Pais. Se non è felicità questa. Lo capi￾sce anche un umano, che sono contenti e riconoscenti, salvati dalla strada e da molte sciagure, e sono per lo più sciancati e spelacchiati ma entusiasti e bellissimi, e quasi pronti per l’adozione. E sembra incredibile, in questi tempi di cani da borsetta, vedere lo slancio per adottare animali di nessuna razza, porta￾tori di handicap, cicatrici, pellicce fuori canone. Chi si prenderà Sciarpino, ricoverato con un gran pezzo di cute strappato? Dategli il tempo di guarire, qualcuno si farà avanti. Straccetta? Ieri è arrivata nella sua prima casa. Dopo un viaggio in macchina fino a Olbia, in traghetto a Genova e in auto a Varese, «per me è unasoddisfazione enorme, perché i randagi sono gli ultimi degli animali. Quelli malati e feriti, gli ultimi degli ultimi. E vederli amati per sempre…», Monica Pais mostra Polpo e Pippo, affidati alla stessa famiglia, immortalati su uno scalone. «Due principi! Se lo meritano», se lo merita anche lei, nella dura battaglia per i «rottami», anime canine e feline o selvatiche, come la volpe con la palla che si chiama Metà perché paralizzata a metà, per il resto sta benissimo, mangia e gioca, «ma è impossibile reintrodurla in natura, starà qui a vita» (con un’altra a tre zampe). Duemari è la prima e unica clinica italiana a occuparsi stabilmente di randagi. Il film Altri animali di Guido Votano ne racconta ora la storia. Tanti la conoscono già, perché cominciata con il cane Palla ormai famoso, e sanno che le cure costano, i farmaci, lo stipendio di 14 tra veterinari, infermieri, addetti alle pulizie, e medici specialisti, fisioterapisti, educatori. Una macchina che macina interventi chirurgici, aggiusta ossa, pelli, occhi, e che occhi ha un cane che sta per finire in camera operatoria lo sanno bene i proprietari in ansia ad aspettarne l’uscita. Ma un cane/gatto di nessuno, «che troverà qualcuno, ne sono sicura», e da quando questa storia è iniziata, e poi esplosa di popolarità e donazioni, «ancora adesso mi fermano in strada per darmi dei soldi, dicendo di usarli per loro». «La clinica produce il reddito, che poi spalmiamo sulle cure ai randagi», spiega Paolo Briguglio, veterinario e marito di Monica. Coppia di matti, vien da pensare, si
sono imbarcati in un’impresa enorme in una Sardegna piena di animali di nessuno, in un Paese pieno di
animali di nessuno. Ma in questa sala d’aspetto c’è la fila, «i proprietari sono orgogliosi di contribuire alle cure di chi non ha padrone, venendo da noi». E una volta che «la camera operatoria è aperta, la Tac accesa…», che ci entri un cane solo o di famiglia, cosa cambia, nello spirito francescano (mai parola più centrata, come per la cagnara) che si respira qui dentro, oltre all’odore di disinfettante e anche di pelo bagnato. E li dicono eroi, «ma siamo solo veterinari, e lo facciamo anche per noi stessi, in questa clinica ai confini dell’impero…», perché «gli animali sono salvifici, e angelici, in quanto privi di qualsiasi malizia». Indifesi, Monica lo ha capito da bambina «quando ho visto un cane ustionato, e il suo padrone, un servo pastore che piangeva disperato per lui» E questa? Una tartaruga randagia (gravi problemi respiratori). Il gattone rosso Puzzle («occhi fuori dalle orbite, trauma cranico»), e Vincenza («a tutti diamo subito un nome») schiacciata da un’auto, «incinta di 5 gattini». Un grosso micio nero «Fuggitivo», con le convulsioni. La piccola palla di pelo ringhiante, «varie fratture e scuoiamento, finito nel motore di un’auto». C’è un catalogo di orrori, nelle cartelle cliniche attaccate alle molte gabbie dei casi gravi (altri veterinari avrebbero prontamente soppresso). «Alcune storie le mettiamo sulla pagina Fb, Effetto Palla Onlus. Non siamo mai splatter, vogliamo solo che qualcuno si innamori dei nostri “rottami”, e li adotti». Cinquemila, da quando il mondo ha scoperto Palla. Un povero cane mostruoso, e quindi scacciato da tutti. Scheletro di cane, con una testa enorme, rotonda. «Ce lo portò Nicola Pianu, l’acchiappacani dell’Ats. Uomo di grande esperienza, quella volta era sconvolto». Era colpa di un umano (è sempre colpa degli umani) aveva stretto una fascetta di plastica al collo della allora cucciola. È cresciuta con quel laccio strangolante, stava morendo. Non è morta. Infatti ronfa sul divano di casa, ed è star di tivù e social. Intorno, un paio di gatti Sphynx, di recupero, due cagnetti, un gatto nero. Sul balcone, una cinghialina abbandonata nel bosco, da svezzare e liberare. In cortile, 3 cerve reduci dall’incendio di Montiferru, 23 luglio 2021, il più grande rogo d’Italia, «cominciarono a portarci cinghiali, cervi, uccelli, tutti orrendamente ustionati, ma vivi», comprese le due volpi. Molti chiedono di poter visitare la clinica, ma adesso c’è il film e se qualcuno dice «ah no, mi impressiono troppo», ma per favore.

Daje guerrieri !! Di Daniela Tuscano & Marina Terragni

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