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15.11.23

Diario di bordo n°21 anno I .matrimonio choc Si sposano da soli nella chiesa deserta, senza amici e parenti ., Neonato abbandonato in un sacchetto dalla mamma, dopo tre anni strappato ai genitori affidatari: «Deve tornare da chi l'ha partorito»


Una coppia si è sposata nella Chiesa di San Salvatore in Lauro, nel cuore di Roma, senza nessun invitato. Solo loro due

di Fabrizio Grimaldi per Chronist


È stato un matrimonio semplice, senza amici o parenti, quello celebrato nella Chiesa di San Salvatore in Lauro, nel cuore di Roma. I due sposi erano soli in una chiesa deserta a dirsi il fatidico sì, davanti l’altare. Davanti a loro il prete che ha svolto la funzione e accanto due testimoni. Niente invitati festanti. Nessun parente commosso. Ad immortalare l’intima cerimonia è stata Loredana Pronio, collaboratrice parlamentare del Movimento 5 Stelle ed ex delegata al Benessere animale della sindaca Virginia Raggi. Non appena pubblicata sul suo profilo Facebook, la foto è diventata immediatamente virale.“Credevo di aver visto, non dico tutto, ma abbastanza.” Scrive la Pronio. “E invece questa mattina sono passata nella mia parrocchia. È il mio rito quotidiano. Entro e noto due giovani all’altare. Guardo bene e vedo due sposi! Questi due ragazzi si stavano sposando in una chiesa completamente vuota! Nessun parente, nessun amico. Solo due pseudo fotografi che forse gli avranno fatto anche da testimoni. Mi sono avvicinata all’altare e noto che lei è in dolce attesa. E allora ho pensato che quella coppia di sposi non era sola. I due ragazzi erano in buona compagnia. La migliore in assoluta. Buona vita a tutti tre”.Innumerevoli sono stati i commenti di approvazione da parte della comunità di Facebook. “Bellissima scelta. Lo sfarzo e il lusso non servono a niente”. Scrive un utente. Molti altri commentano con esclamazioni quali “Che meravigli o “Che emozione”. Mentre un altro utente dice chiaramente: La migliore scelta possibile. Sfarzo e lusso non servono”. La stessa collaboratrice parlamentare poi scrive: “Forse questo è un matrimonio vero? Senza clamore. Senza bocche da sfamare al banchetto nuziale, senza regali obbligatori e senza fiori strappati solo per ornare la navata… senza “RISO” all’uscita. Ma , sicuramente, qualcosa che gli strapperà un “sorRISO “ nei prossimi anni!”.

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www.leggo.it 3 ora/e
Neonato abbandonato in un sacchetto dalla mamma, dopo tre anni strappato ai genitori affidatari: «Deve tornare da chi l'ha partorito»

                                             Ilaria Del Prete 

Neonato abbandonato in un sacchetto dalla mamma, dopo tre anni strappato ai genitori affidatari: «Deve tornare da chi l'ha partorito»
                                     © Ansa

Abbandonato alla nascita dai genitori, chiuso in un sacchetto di plastica con il cordone ombelicale ancora attaccato, arrivato in ospedale in grave ipotermia e ipoglicemia ma sopravvissuto dopo aver lottato strenuamente. La storia del piccolo Miele, questo il soprannome che gli hanno dato i genitori affidatari che lo crescono con amore da quando aveva solo 16 giorni, sembrava aver trovato il più felice dei finali. E invece no: il bambino oggi rischia di essere strappato dalle braccia di mamma e papà ed essere riconsegnato alla donna che lo ha partorito e che è ancora sotto processo penale per concorso in abbandono di minore, il tutto a causa di un errore giudiziario. Un provvedimento del Tribunale di Catania, dopo un intervento della Corte di Cassazione, dispone il ritorno del piccolo dalla madre biologica entro il prossimo 28 dicembre. Ma gli unici genitori che il bimbo abbia mai conosciuto, che avevano fatto richiesta di adozione, non ci stanno, e hanno lanciato una petizione affinché Miele resti a casa sua e al momento sono oltre 22mila le firme raccolte dalla petizione online sul portale Change.org "Lasciate Miele con la sua mamma e il suo papà". 

La storia di Miele

Il neonato fu abbandonato a Ragusa nel novembre del 2020. A trovarlo fu il padre naturale, che finse di essersi casualmente ritrovato il piccolo davanti il suo esercizio commerciale. Il bambino era nato da una relazione extraconiugale con una donna che aveva già altri due figli, compresa una ragazzina di cui è lui il padre. L'uomo, col rito abbreviato, è stato condannato a due anni reclusione per abbandono di minorenni. Con la stessa accusa è a processo, con udienza a febbraio del 2024, davanti al Tribunale di Ragusa, la madre che adesso chiede di potere riavere suo figlio. La donna ha sostenuto di non aver mai avuto intenziona di abbandonare il piccolo, ma di averlo affidato al padre naturale per portarlo in un ospedale.

 

L'affido

Nella petizione lanciata dai genitori affidatari di Miele si legge: «Dopo 16 giorni dalla sua nascita, il Tribunale per i minorenni di Catania lo ha affidato a noi, da tempo in lista d'attesa per l'Adozione, dichiarandone - in assenza di segnali di interesse e riconoscimento da parte di nessuno - prima l'adottabilità e poi dopo due mesi l'affidamento pre adottivo, che tutela e avvia la nascita di un nuovo nucleo familiare. Se è in atto l'affido pre adottivo, infatti, non può più avvenire un riconoscimento tardivo da parte della famiglia biologica (articolo 11 L. 184/83), e non si può nemmeno chiedere la revoca dello stato di adottabilità del bambino (articolo 21 L. 184/83). Pensiamo quindi di poter dare a Miele un nuovo futuro, ma invece, per una catena di assurdi errori giudiziari, la corte d'appello di Catania revoca lo stato di adottabilità».

19.9.23

i violenti attacchi retrogradi ed omofobi alla separazione di tiziano ferro e Victor Allen

 premetto  che  1) non sono  fans ed  non ascolto   di tiziano ferro  2)  sono contrario   alla maternità surrogata  \ utero  in affitto   a rescindee   se coppia  e  omossessuale o  etero  ,  3)  sono  per  le  adozioni  omogenitoriali   ed  il matrimonio  omossessuale  in quanto  gesu   ha  detto   solo amatevi non  ha  specificato se  uomo-uomo  o donna-dona  o uomo-donna  . 4)odio ogni  forma  indipendentemente    etero o  omossesuale   esibizionista  .Ma   gli  interventi  che   ho  letto  en passant   in particolare i  commenti   sul  canale  telegram  di   DC NEWS   all'articolo : <<   Adesso il problema di intestargli i bambini comprati non si pone: Tiziano Ferro annuncia la separazione dal ‘marito’  >> sono  qualcosa di così prevedibilmente e ignobilmente stupido  intrinse  d’odio e scherno partorite in queste ore alla notizia del divorzio tra Tiziano Ferro e Victor Allen C’è chi si scandalizza perché “stanno insieme da quattro anni e già si lasciano”, come se le coppie etero fossero indissolubili e per la vita.Chi squallidamente tira fuori a caso l’utero in affitto e i due figli della coppia (“Le vere vittime sono loro”), come se i figli delle “famiglie tradizionali”  che  si lasciano   o  hanno  delle  fasi  di   crisi  soffrissero meno.Omofobi impenitenti  ma   non solo  che, sull’onda della notizia, vorrebbero rimettere in discussione le adozioni di coppie omogenitoriali e addirittura - udite - i matrimoni  (  anche  se  in  realtà  si tratta  di  unioni  civili  ) omosessuali.E decine di altri deliri conditi dal solito mix di analfabetismo funzionale ed emotivo.Ma non è solo omofobia, c’è di più. C’è l’idea stereotipata che le coppie omosessuali siano o debbano essere, per loro stessa natura, assolute, cristallizzate in una presunta immobilità, magicamente immuni alle difficoltà della vita di coppia e personali che, invece, riguardano tutti.Vi do una notizia: le coppie omosessuali crescono, funzionano, vanno in crisi o finiscono come qualunque altra coppia, con le stesse identiche conseguenze di qualsiasi coppia.Ci sono genitori che affrontano in modo intelligente questo passaggio della vita, chi in modo egoista e chi in modo superficiale o tossico, e - tenetevi forte - nessuna di queste variabili dipende dall’orientamento sessuale. La verità è che, di fronte a una notizia come questa, riportata da Tiziano Ferro sui propri canali con grande delicatezza e molta sofferenza personale, come potete    leggere  dal communicato   dello  stesso     Tiziano Ferro 

ci sono solo due cose che si possono fare : empatizzare o, se proprio non siete in grado  o indifferenti  come  di  solito  faccio io  nella maggior  parte   della  news     sui  vip  e  pseudo    vip   TACERE. o  evitarare  commenti  stupidi   tipo    questo      sulla  mia  bacheca  : << Attacchi non ne ho letto.Prese per i fondelli, si >>
ecco la mia replica

  • Autore
    Giuseppe Scano
    ******e queste secono te sarebbero prese per i fondelli ? secondo me sono attacchi \ insulti belli e buoni . commenti presi dal canale telegram di https://www.dcnews.it/
    Mara Balestri, [19/09/2023 12:11]
    Fai schifo🤮🤮🤮
    Gino, [19/09/2023 12:17]
    😂
    Giusy, [19/09/2023 12:21]
    Ma andate affanculo
    Giusy, [19/09/2023 12:21]
    Frocioni.
    Pietro R., [19/09/2023 12:42]
    Invertiti
    Marco Gabrielli, [19/09/2023 12:49]
    Ma fatti un clistere coi vetri tritati
    RobbieS, [19/09/2023 13:20]
    Adesso il marito o moglie (?) nel divorzio lo spennerá come un pollo, lasciandolo in mutande.
    clara, [19/09/2023 13:25]
    Chi dei 2 mantiene chi? E i figli sono di colui che li ha partoriti ? Se si, da dove?
    Rodolfo Rizzotto, [19/09/2023 13:32]
    Imbecille patentato
    Lorenzo, [19/09/2023 13:42]
    I figli? I bambini comperati vuol dire..ecco i risultati dello schifo che vorrebbero diventasse normalità. Una minoranza di disadattati, stranamente tutti benestanti, che vuole dettare le proprie regole alla maggioranza. In democrazia non funziona così...
    Mara Balestri, [19/09/2023 12:11]
    Fai schifo🤮🤮🤮
    Gino, [19/09/2023 12:17]
    😂
    Giusy, [19/09/2023 12:21]
    Ma andate affanculo
    Giusy, [19/09/2023 12:21]
    Frocioni.
    Pietro R., [19/09/2023 12:42]
    Invertiti
    Marco Gabrielli, [19/09/2023 12:49]
    Ma fatti un clistere coi vetri tritati
    RobbieS, [19/09/2023 13:20]
    Adesso il marito o moglie (?) nel divorzio lo spennerá come un pollo, lasciandolo in mutande.
    clara, [19/09/2023 13:25]
    Chi dei 2 mantiene chi? E i figli sono di colui che li ha partoriti ? Se si, da dove?
    Rodolfo Rizzotto, [19/09/2023 13:32]
    Imbecille patentato
    Lorenzo, [19/09/2023 13:42]
    I figli? I bambini comperati vuol dire..ecco i risultati dello schifo che vorrebbero diventasse normalità. Una minoranza di disadattati, stranamente tutti benestanti, che vuole dettare le proprie regole alla maggioranza. In democrazia non funziona così...
    filippo, [19/09/2023 13:51]
    Pervertiti, froci e culattoni con bambini, questi sono pedoli sottili, ma x fortuna DIO vede e provvede x la nuova sodoma e gomorra. Guai, guai, guai a voi malvagi che osate toccare questi miei piccoli xché userò la mia Terribile Giustizia voi che profanate i bimbi.
    Anastasio, [19/09/2023 13:55]
    E ne compra altri due in Italia ma che schifo ma non si vergogna un pochino no niente niente che faccia tosta
    Bruna Bussani, [19/09/2023 14:03]
    Un cog...e 🤮
    Antonio, [19/09/2023 14:08]
    Ma vergognati, coglione! I bambini non merce in mano ai culatoni.
    Patty Xxx, [19/09/2023 14:41]
    Alberto Cognome, [19/09/2023 14:48]
    E a pensare che fanno più cariera loro 😯 questo per realizzare un sogno dovrebbe andare a schiaffeggiare i pomodori a finché non diventino rossi 🤣🤣🤣🤣🤣🤣 che tristezza
    Matteo, [19/09/2023 15:02]
    Ma di che si lamenta? Questa notizia era l'unica cosa che potesse spezzargli il cuore poiché la miocardite non colpisce il cuore di chi ha fatto il placebo.
    Monica Marchini, [19/09/2023 15:40]
    Che paias.....
    Sunmoon, [19/09/2023 15:56]
    Altro stronzo
    85121 Capri, [19/09/2023 16:12]
    Arrogante presuntuoso egoista
    Grazia, [19/09/2023 16:43]
    Anna Maria Ceschia, [19/09/2023 16:48]
    E adesso quei poveri bambini che non hanno nessuna colpa che fine faranno???? VERGOGNATEVI 🤮

  • con questo è tutto alla prossima

6.5.23

la storia di una coppia omosessuale ha scelto l'affido e non ha ricorso alla maternità surrogata

Enrico e Samuele: l'affido è anche per noi  

DA https://www.vita.it/it/     del   3  maggio  

                                           di Sara De Carli

 Stanno insieme da 19 anni e l'utero in affitto non fa per loro. Non immaginavano che anche una coppia dello stesso sesso potesse dare disponibilità all'affido e anche al termine del percorso formativo sotto sotto pensavano che i servizi avrebbero sempre preferito una coppia eterosessuale. Invece da quattro anni Enrico e Samuele hanno in affido due fratelli, che oggi hanno 9 e 14 anni. «Non è facile, ma le loro risate ci ripagano di tutto. Il cuore ti batte in modo diverso»

 
Quel giorno di autunno, quando suonò il cellulare, Enrico e Samuele non credevano che stesse succedendo davvero. Avevano fatto tutto il percorso formativo con il Centro affidi di Pistoia, ma quei mesi di attesa li stavano vivendo con i piedi di piombo, senza permettere che i sogni si prendessero troppo spazio. «Il nostro mood era quello di restare con i piedi per terra. “Ok abbimo fatto il percorso ma forse ci hanno detto che andavamo bene come coppia affidataria solo per essere politically correct”: ci dicevamo questo l’uno l’altro. Sotto sotto pensavamo che quando gli operatori avrebbero dovuto scegliere davvero tra noi e una coppia eterosessuale, avrebbero comunque scelto gli altri. Invece non è andata così», racconta Samuele.
Enrico ha 46 anni, Samuele 38. Vivono in provincia di Pistoia e stanno insieme da diciannove anni: «Mai subito un attacco o una discriminazione per la nostra omosessualità o per la nostra relazione», dicono. Si sono sposati nel giugno 2018 e dall’autunno successivo hanno in affido due fratelli, un maschio e una femmina, che oggi hanno 9 e 14 anni. Prima di essere affidati a loro, i due bambini stavano insieme alla mamma in una casa-famiglia.

«La prima volta che la parola “affido” è entrata nella nostra coppia è stato durante una chiacchierata con un’amica, che ha detto: “ma perché non prendete un bimbo in affido?”. Noi non sapevamo nemmeno che una coppia dello stesso sesso potesse dare disponibilità all’affidamento familiare», dice Enrico. «Ci si era interrogati sulla paternità e sull’ipotesi dell’utero in affitto, ma non rientra nel nostro modo di vedere le cose e la vita, nei nostri valori. L’affido invece… ci ha subito intrigati. Ne abbiamo iniziato a parlare tanto fra noi, ci siamo informati, abbiamo contattato il Centro affidi della nostra provincia e abbiamo fatto un anno e mezzo di formazione e di colloqui. Alla fine quello che ti si scolpisce in testa è che lo scopo dell’affido è il rientro dei bimbi nella loro famiglia di origine. Se invece guardi all’affido come “ultima spiaggia” per avere un figlio… sei fuori strada».
Qui entra in gioco un altro elemento casuale, «che poi forse tanto casuale non è», sottolinea Samuele. «Amici e parenti ci dicevano “ma poi, quando arriverà il giorno in cui ve li toglieranno perché i bambini torneranno dai loro genitori, che succede?”. È una domanda che ci facevamo anche noi: è una prospettiva che un po’ spaventa. Però io avevo conosciuto da vicino una storia di affido: l’ex fidanzata di mio fratello da piccola era stata in affido. Ho “toccato” il legame che lei, anche da grande, aveva con la famiglia affidataria, il bene che quella famiglia le ha fatto, la relazione che hanno mantenuto e questo mi ha fatto dire “sì”, mi ha convinto. Alla fine non ci ha mosso tanto il desiderio di avere un figlio nostro ma il desiderio di aiutare un bambino», racconta Samuele.
Torniamo quindi alla telefonata del Centro affidi. È l’autunno 2018, Enrico e Samuele sono insieme in auto quando squilla il cellulare. La proposta del Centro affidi riguarda un bambino di 5 anni. Samuele ed Enrico incontrano gli operetori del Centro affidi e accolgono l'abbinamento. Per la sorella del piccolo i servizi avevano individuato un’altra famiglia. «Poi un giorno ci richiamano e ci dicono che se noi eravamo d’accordo, i bambini possono stare insieme. Noi abbiamo entrambi fratelli, sappiamo cosa significa questo legame… abbiamo dato immediatamente disponibilità per entrambi, non potevamo certo essere noi a separarli». A questo punto Samuele ed Enrico iniziano il percorso di avvicinamento ai due bambini, in casa famiglia: per due mesi vanno in comunità due volte a settimana, presentandosi come “amici”. Stanno con tutti i bambini, giocano, li mettono a letto. I servizi e gli educatori della casa famiglia intanto fanno un lavoro enorme con le fiabe per far comprendere ai bambini cosa significhi amare un altro uomo. Si parla con i bambini, si scoprono le carte del progetto di affido. Qualche uscita, qualche serata, poi qualche weekend. A inizio gennaio 2019 i due fratelli entrano stabilmente in casa di Enrico e Samuele. «Né i bambini nè i loro genitori hanno mai mosso un’obiezione al fatto che l’affido fosse ad una coppia dello stesso sesso. Temevamo che i due papà avrebbero potuto magari avere dei dubbi, invece no. I ragazzi non sono mai tornati a casa raccontandoci episodi negativi in questo senso: anche a scuola gli insegnanti sono stati molto bravi, sia alle elementari che in prima media siamo andati a aprare in classe delle famiglie come la nostra», racconta Enrico.
«Ancora oggi a volte noi pensiamo di non essere in grado. L’affido è proprio un’esperienza in cui le persone che accogli ti insegnano tantissimo. I ragazzi ma anche i loro genitori. Con la mamma dei bambini abbiamo un buon rapporto, la prima volta che l’abbiamo incontrata le abbiamo proprio detto “noi non siamo qui per portarti via i bambini, ma per darti un supporto con loro», afferma Samuele. I primi tempi non sono stati facilissimi, «anzi direi che è stato un trauma sia per noi che per loro, non è tutto rose e fiori, è come se avessimo partorito due figli già grandi», dice Enrico. «Eravamo abituati ai nostri spazi e ritmi e ci siamo trovati a dormire in quattro in un lettone, a fare cose che non eravamo preparati a fare o che non sapevamo come fare. Da un giorno all’altro ti cambia il modo di pensare, di cucinare, di dormire. Io ero uno che se mi spostavi in giardino mentre dormivo, non me ne rendevo conto: adesso mi sveglio appena i ragazzi respirano in modo diverso», aggiunge Samuele. «Sorridevamo quando ci dicevano che quello di genitori è il mestiere più difficile del mondo, ora invece capiamo. La sera quando i ragazzi dormono tantissime volte ci chiediamo se abbiamo fatto bene o male a dire o a fare quella determinata cosa… Facile non è, ma ci mettiamo tutto l’amore possibile. Si sbaglia e ci si arrabbia, siamo abbastanza rigidi, ma quando i ragazzi ridono ci ripagano di tutto».
I due ragazzini, oggi, chiamano “babbo” Enrico e Samuele. «La prima volta, non sai quando abbiamo pianto», confidano. Perché farlo? Enrico non ha dubbi: «Perché il cuore ti batte in maniera diversa».

15.11.22

Mamma sta per morire di tumore e implora l'infermiera: «Prenditi cura di mio figlio». Così Wesley trova una nuova famiglia

 da  https://www.ilmessaggero.it/mondo/  Lunedì 14 Novembre 2022, 19:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 06:42

La donna ha esaudito l'ultimo desiderio della sua paziente e ha dato a Wesley la famiglia che la madre aveva sempre desiderato per lui




Perde la madre per un cancro ma viene adottato dall'infermiera. Capita spesso che, nei reparti dove si trovano pazienti terminali, alcuni di loro allaccino rapporti umani molto intensi con gli infermeri che si prendono cura di loro. Questo è quello che è capitato nel 2014 a Tricia Seaman, un'infermiera di oncologia, la quale è arrivata a creare un legame molto intenso con una donna malata di cancro, Tish Somers, 45 anni.
Tish, disperata, sapendo a cosa sarebbe andata incontro, ha deciso di affidare la cosa più preziosa che aveva al mondo (Wesley, il figlio di 8 anni) all'amore di quell'infermiera con cui aveva costruito un rapporto d'amicizia così vitale: «Voglio che ti prenda cura di mio figlio quando morirò».Oggi sulle pagine del giornale americano "People", Tricia ha deciso di raccontare questa incredibile storia, accaduta 8 anni fa presso l'UPMC Community Osteopathic Hospital di Harrisburg, in Pennsylvania (Stati Uniti). Dopo tutti questi anni, Tricia e suo marito Dan considerano ormai Wesley loro figlio. La famiglia è riuscita ufficialmente a ottenerne l'adozione nel luglio 2020, sei anni dopo la perdita della madre da parte del piccolo. Wesley oggi ha 16 anni: «Non riesco nemmeno a descrivere quanto sia stato fortunato. Sono grato per essere stato accolto in questa casa ogni giorno. I miei genitori adottivi per me significano tutto».

Tricia ricorda commossa: «Per me e mio marito è stato subito chiaro che prendere il bambino con noi era la cosa giusta da fare. Sono incredibilmente orgogliosa di lui e grata per essere diventata parte della sua vita, mi prenderò cura di fino alla fine dei miei giordi» conclude emozionata.


3.7.22

Il “si“ dopo 36 anni di convivenza , L’incredibile storia di Stefania, che a 53 anni scopre di avere 5 fratelli

  da   il  Quotidiano.Net


 Dopo trentasei anni di vita in comune Francesco Del Giudice, un vivace ottantenne e Marina Bertolotti, una bella signora di settant’anni sono diventati marito e moglie. Lui ex dipendente dell’Arsenale militare, lei fisioterapista. Si sono detti si in Comune alla Spezia davanti all’ufficiale di stato civile, in questa occasione il consigliere comunale Marco Raffaelli, in una commossa cerimonia a cui hanno partecipato i famigliari della coppia. Del Giudice, personaggio molto conosciuto è stato anche un appassionato sportivo. Giocatore della Fezzanese era chiamato “Combin“ per la sua somiglianza con il calciatore argentino Nestor Combin, attaccante naturalizzato francese. Dopo la cerimonia, la coppia ha festeggiato con tutta la famiglia al ristorante Marina 3 B di Sarzana

Il “si“ dopo  36 anni  di convivenza
© Frascatore
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da  https://www.fanpage.it/attualita/

L’incredibile storia di Stefania, che a 53 anni scopre di avere 5 fratelli Stefania Gajotto ha 53 anni e per tutta la sua vita ha sempre pensato di essere figlia unica. Poi ha trovato un documento in casa della madre e, dopo varie ricerche, ha scoperto di avere cinque fratelli.

                                                  A cura di Elia Cavarzan
Si
La storia di Stefania Gajotto, vicentina di Creazzo, ha dell'incredibile. All'età di 53 anni, durante il trasloco della casa, rovistando nell'armadio della madre, scopre una cartellina impolverata del tribunale dei minori di Venezia. "Quando l'ho vista ho subito compreso
che lì dentro ci sarebbero state scritte delle cose che mi avrebbero cambiato la vita", racconta Stefania a Fanpage.it.
Dopo 53 anni di vita scopre di avere altri cinque fratelli: l'incredibile storia della vicentina Stefania Gajotto che mentre metteva ordine tra le carte a casa della mamma ha ritrovato un documento del tribunale minorile di Venezia in cui veniva indicato il suo vero cognome e i nominativi dei suoi veri genitori.
 Stefania Gajotto con la madre adottiva

"Ho iniziato subito a fare una ricerca e nel giro di una settimana ho scoperto di avere cinque fratelli". Ora, sta riallacciando in punta di piedi i rapporti con i suoi fratelli, mentre tra lei e la madre adottiva non ci sono più segreti: "Ho liberato mia madre adottiva di un peso lungo 53 anni. Ora ci vogliamo ancora più bene"."Sapevo di essere stata adottata ma non sapevo che avevo dei fratelli, non sapevo le identità dei miei veri genitori, il perché mi avevano tolto dalla loro custodia, e non ho mai chiesto a mia madre e a mio padre informazioni a riguardo per paura di ferirli", racconta Stefania Gajotto, "quel giorno, durante il trasloco, quando ho aperto quei documenti ho visto nomi e cognomi dei miei genitori e il paese in cui avevano vissuto, Poiana Maggiore, sempre qui in Veneto".           

A quel punto, assieme al marito, Stefania ha deciso di scrivere sul gruppo Facebook del paese d'origine chiedendo se qualcuno conoscesse la famiglia in oggetto e nel giro di un giorno è riuscita ad entrare in contatto con delle persone che avevano conosciuto sua madre e pure i suoi fratelli. Ma Stefania ancora non sapeva che era venuta al mondo come la più piccola di altri cinque fratellini."Quando mi sono incontrata con la mia prima sorella eravamo tutte e due incredule, ci siamo guardate, ci siamo abbracciate. È stato come sentire i nostri cuori battere allo stesso ritmo. Ci assomigliamo molto con le mie sorelle maggiori, anche nei modi di parlare e di gesticolare", ci racconta ancora Stefania che ora, lentamente, sta conoscendo tutti i suoi fratelli. I suoi occhi sono un tripudio di gioia."La cosa più bella è aver liberato mia madre adottiva di questo peso. Per paura di ferirmi o di perdermi mi ha protetto dal mio passato. Ora la sento libera. Non abbiamo più segreti e davanti a noi, la prospettiva di una famiglia che si allarga e si ama", conclude la donna.

4.5.22

Kaif morto a 4 anni per una malattia rara: abbandonato dai genitori, l’addio della sua madre adottiva Chiara Fossombroni

Una  storia  quella che   ho  trovato   https://www.thesocialpost.it/  talmente triste  che    mi ha  sconvolto  e spiazzato  tanto  da  :  non trovare  parole   per  commentarla  ne per  criticare o quanto modo  provare a  comprendere la  scelta  dei genitori  naturali 

Kaif morto a 4 anni per una malattia rara: abbandonato dai genitori, l’addio della sua madre adottiva Chiara Fossombroni  
DI SILVIA NAZZARENI // CRONACA ITALIA

04 MAGGIO 2022, 12:45

Kaif aveva una rara malattia ed era stato lasciato solo in ospedale: Chiara aveva immediatamente deciso
di tenerlo con sé, e così è stato fino alla fine.
Kaif è morto il primo maggio, a soli 4 anni, per una malattia rarissima: nella sua breve vita, però, ha avuto la fortuna di essere stato molto amato dalla sua mamma adottiva, Chiara, che lo ha conosciuto quando era solo in un letto d’ospedale, abbandonato dai suoi genitori.
La loro è una storia d’amore e di tenerezza: un’avventura che termina con un addio di dolore, ma Chiara Fossombroni non si è mai pentita neanche un attimo di aver adottato Kaif: è lui ad averle donato i momenti più belli degli ultimi anni.
Chiara ha incontrato Kaif due anni fa: era su un letto dell’ospedale Meyer, a Firenze, solo e abbandonato.
Gli avevano diagnosticato una sindrome rara che conterebbe solo 170 casi in tutto il mondo ed i suoi genitori biologici, a quanto pare, non se l’erano sentita di affrontare una situazione tanto drammatica. A La Nazione, lei ha raccontato il suo primo incontro: “Quando ci siamo incontrati era sdraiato su un letto a guardare il soffitto. Non era mai uscito dall’ospedale, per i primi due anni non ha potuto mangiare né bere, nutrendosi tramite un sondino. Si è appoggiato sul mio seno e io sono diventata sua madre”.
Kaif alla scoperta del mondo, con Chiara come “manico di scopa”
Negli anni in cui Kaif e Chiara sono stati insieme, lei ha fatto di tutto per fargli conoscere il mondo e le bellezze della vita: gli ha mostrato il mare, la montagna, il divertimento e soprattutto gli ha fatto conoscere amore e protezione.
Quando lo ha incontrato, il piccolo Kaif era desideroso di ricevere un contatto ematico, come gli aveva spiegato in ospedale: “Il professor Massimo Resti che lo aveva in cura, – ricorda – mi disse che aveva tanto bisogno di affetto che si sarebbe attaccato anche a un manico di scopa pur di trovarne.
Quel manico di scopa sono stata io”.
Negli ultimi mesi le condizioni di Kaif si erano aggravate e, fino all’ultimo, sua madre aveva sperato che migliorassero. Sulla sua pagina Facebook, lo scorso 30 aprile, aveva scritto: “Solo una preghiera per Kaif adesso. Forza ! Sei l’essenza dell’amore e devi vincere”. Il giorno dopo, purtroppo, il tristissimo annuncio: “Alleluia Kaif è in cielo felice e la sua mamma continuerà ad essere sempre con lui. TI AMO e saremo sempre insieme”.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...