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21.8.23

andare avanti senza cadere nella nostalgia

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Mi è capitato  in chat  o dirette  facebook    a discussioni   tra  autori ed  lettori   di  saghe   tv  o di  fumetti  ,  spesso molti  di noi  ,  sottoscritto compreso , nelle proprie passioni   finiscono sempre  ( o  quasi  )   con l'indetificare  una  serie   con l'età  dell'oro a  cui  rimanere    indissolubilmente  legati  .   Può  trattarsi   : dei vecchi valori , del vecchio modo di fare politica ,delle cose ( vedere la foto al centro sopra ed al lato destro ) ,della produzione artistico letterario  di un detterminato periodo  in cui s'è cresciti grandi autori.Nel  caso i fumetti )   qualche  scuola  artistica  particolare   o  quache  ciclo di storie   che  ha  lasciato un segno . IL risultato   , indipendentemente  dalle  generazioni   ,  è  sempre  lo stesso  :  qualcosa  "sìaccasa  " nel nostro cuore    e nei  nostroi ricordi   fino a  diventare   un punto   fermo   fino a diventare   piano piano un punto fermo   \  di riferimento (  mitizzato  co l'andar    del tempo  ,  ed unito alla nostalgia    man  mano  che   ci s'avvicina  e  poi  si superano i  50 anni  )   con cui misurare     , in un  confronto  spessissimo impari     tutto  quello   che  viene   verrà dopo .<<Comportamenti  piuttosto naturali >> ---   come  ammette lo stesso  Alex  bertani nell'editoriale  di topolino  n  3534(  e testimoniato  da meme  ed  pagine  fb  in  cui    si rimpiangono nostalgicamente   gli  anni 60\80 )  --<<  non  circostritto  nell'ambito  fumettistico   visto     che  le stesse  dinamiche  le  troviamo  di  frequente    anche  nei  contesti  : comportamentali  non solo artistici \ letterari  (  musicali  , cinematogragici  , ecc  )  come ho detto prima   . Sovente  in questa nostalgia  , entrano in  gioco  oltre  i  fattori anagrafici  , infatti  è indubbio    che la  percezione  di certi contenuti  sia  influenzata    da :  proposizione passiva   ed attiva  ( vedi la  culrtura   dei remarque  e  dei revival  \  della nostalgia )   dei media   d'opere    del passato  .,   da      fattori  generazionali  . 
Ma  non  di meno   hanno  un grosso peso  elementi    caratteriali e  ambientali  . Un mix di componenti insomma    , che  fa  si  che  grandi storie o il  lavoro  ddei grandi  dell'arte  e  della letteratura  ,  ci    coliscono in profondità    ed  arrivino  (  o  ritornano  per  le  vecchie  generazionisoprattutto quelle  come   me     nati  a  cavallo  fra  il  68\77   e  cresciuto   nelgli anni  80\90     tra   ribellione    ed    reflusso  \  edonismo   )   con particolare  forza  ed  efficacia . Lo   ammetto  ( se  non lo  avete  capito 😃  ) che ,  non riesco pur   odiando  e  giudicando questo flusso di nostalgia    come un tentativo    d'allungare  il  brodo  ed  rimanere  a galla  senza   creare   niente   o  quasi  d'originale  ,  non  riesco a  starne  lontano     distante   (  infatti  ad  esempio   non riesco  a  leggere   il  romanzo  di IL fuoco dentro. Janis Joplin. Il romanzo  di Barbara  Baraldpresentato  a Berchidda  il  13  agosto ( qui il mio  reportage  dell'evento ) senza  canticchiare  o ascoltare  \  riascoltatre  , visto che  mia  formaazione  musicale   è nata  da li  ,  le   canzoni   di J.Joplin  )
 dottoressa  https://www.federicamerlini.it/
  da  questo aproccio . Infatti  come  tutti  voi   ho  autori   , racconti  , canzoni  ,ecc   a  cui  son legato  (  e  spesso riverdo ed  rileggo  o cito  nel  blog  e  nelle  sue  appendici    social  )  che  hano ed  influiscono  sul mio  background o meglio    sulla  mia    esperienza personale, preparazione tecnica o culturale  che  ricordo  con  dolcezza   ed  emozione  .  Ma  però  ,  ho ed  cerco   , di   di non trasformarmi  in  tifoso ed   fanatico   (  visto che ciò porta   a  chiudersi    e  ad  imprigiornarsi nel  passato )    , d'evitare   insomma   il  tropo  amore  e la  troppa  passione  sitrasformi in  dedizione  . La  quale    può  diventare  appunto  un  ostacolo   sia  alla  crescita  e  all'apertutra  dei nuovi  orrizzonti  . Alla  naturale   ervoluzione del gusto   .  Finendo  con il  rapressentare   un freno   \ ostracolo alla curiosità , al desiderio di    d'aprirsi alle  eventuali  (  anche  se  rare  ) novità   e  alla  voglia di sperimentrare    e cercare strade sempre  nuove  .  Questo post  , almeno   spero  ,  rifletta  il mio eterno   ambire  a  il meglio  deve  ancora  venire  . Un meglio  fatto  di  nuove  scoperte o riscoperte  , di  una cultura   millenaria  che  non deve  mai diventare  un arrendersi   e  spiaggiarsi   alla perpetura repica  di modelli   e  soluzioni .  Ecco quindi cari  lettori \  lettrici    ,   senza  la presunzione    di alcune  verità in  tasca  ,ma  con la  cocciuta  ed  ostinata  (  anche  se  non  sempre  duratura  )   di  continuare  a cercae  nuove  strade  .  Ed a  proposito di strade  ....   buon proseguimenti  dell'estate  a  voi  tutti  \e  

1.3.23

cause delle migrazioni dall'Africa in Europa parte 1 del prof , Raffaele Simoncini


Raffaele Simoncini

 Pessima nottata. Cattivi pensieri. Nessuna voglia di scherzare, di far uso di ironie, di satire sorridenti, di pensieri da strapazzo, tanto per farsi due risate o per farsi leggere e commentare e sentirsi


bene, perchè sei, 18, 37, 102 amici etc. ti hanno messo un pollice o un emoticon o un cuore o altro e tu, soddisfatto, dai sfogo ed estro al tuo ego ipertrofico e sai che il tuo passaggio, attraverso le parole, non è parso da non considerare.
Insomma, quello che faccio da mesi, con i miei 150 e più post scritti e pubblicati. Mi sono fatto una serie di amicizie non fittizie o episodiche e sto bene con esse e credo di essere ricambiato in questa condizione di benessere. No. Questa notte no. Non è possibile fare tutto ciò. Allora, faccio la persona seria e lo studioso e il docente di storia e comincio a delineare un quadro per lo più preciso, entro il quale collocare il fenomeno annoso e spesso drammatico delle migrazioni dall'Africa. Discorso lungo e complesso, che cerco di divulgare e non potrò certo concludere e inserire tutto in un solo post.

Introduzione

Non c'è manuale di storia dei licei, più complessi ed articolati di quelli delle medie o degli istituti professionali, che non tratti del fenomeno della DECOLONIZZAZIONE. DECOLONIZZARE è verbo plurisemantico: significa più cose in un tempo. Innanzitutto, che c'è stato un fenomeno precedente, nel tempo e nei fatti e nelle conseguenze, che si chiama o definisce COLONIZZAZIONE.

Il termine, di per sè, è già carico di negatività, di implicazioni innanzitutto sociali e, in simbiosi, culturali.
Colonizzare somiglia molto, nel suo peso semantico, a quello che noi, al presente, definiamo ESPORTARE LA DEMOCRAZIA:
Colonizzare è: invadere fisicamente un territorio, invaderlo illegalmente, invaderlo sottomettendo la popolazione autoctona, invaderlo e usurparne tutte le ricchezze, naturali e fisiche, per trarne vantaggi e per strapparle dalle ipotetiche mani dei colonizzati e sottomessi.
E' un drammatico FURTO, è una RAPINA, è una DISTRUZIONE senza alcuna vergogna, delle radici culturali e sociali, patrimonio di quella popolazione e caratterizzante la sua presenza, nel contesto di altre realtà autonome e con propri usi e costumi.
Almeno visivamente, questo processo è sempre deflagrante, esplosivo: il radicale rinnovamento introdotto dalla prima rivoluzione industriale fu esplosivo e mutò radicalmente un tessuto socioeconomico ultrasecolare.
La colonizzazione arriva in Africa (non solo: anche nei Paesi arabi, in Israele - sì, anche in Israele: chiedere ai signori britannici, per avere una conferma) e qui si caratterizza in due tragici modi:
- la gestione politica (o stabilizzazione della colonizzazione), basata sulla formazione di un potere locale, di solito sanguinario, che è retto, sovvenzionato, protetto dalla potenza coloniale.
Direbbe Manzoni: l'uno e l'altro sul capo vi sta: Proprio cosi.
- I colonizzatori sono spietati, indifferenti, cinici, crudeli, capaci di massacri - e ce ne saranno tanti, ovunque, nelle colonie; loro unico fine è sottrarre e utilizzare le materie prime e le ricchezze, in genere, di un territorio.
L'Africa, così, viene invasa, occupata, devastata, derubata, resa un'entità territoriale e socioeconomica neutra, senza più tradizioni, cultura, usi, modelli comportamentali, rapporti sociali codificati e identitari, senza neppure più una lingua: i colonizzati si trovano a dover apprendere anche la lingua del colonizzatore. gli idiomi locali, molto ricchi e diversificati, legati ad una tradizione culturale millenaria (l'Africa è fonte primaria di saperi, conoscenze, culture, lingue, scoperte etc).
Un processo tanto rapido, quanto violento, produce in tempi molto brevi, rispetto alle ere o agli evi del passato, dei mutamenti radicali.
Cambia la cultura, cambiano i costumi, cambiano i rapporti sociali, cambiano le organizzazioni dei gruppi sociali - molti ancora tribali, stanziali, con rituali protoreligiosi che hanno alto valore di coesione nei gruppi, con l'autorità religiosa accanto a quella politico-sociale.
Queste forme sono ritenute primitive, irrazionali, esoteriche, bizzarre, quasi spettacoli vivaci ed attraenti, spogliati della loro storicità e della loro funzione di collante sociale.
Insomma, il colonizzatore non si ferma a derubare i colonizzati, stravolge anche la loro vita, anche il loro quotidiano, la loro pace e serenità, la loro laboriosità.
Dispersi in ampi territori, gli auotoctoni impiegano tempo a capire, a conoscere, a provare sulla loro pelle cosa significhi un processo di colonizzazione.
Non esiste una data, un periodo, un inizio certo della colonizzazione, ad opera dei Paesi europei..
Quando, per volontà di Bismarck, si riunisce a Berlino una conferenza (1884-1885) internazionale, uno dei temi fondamentali è quello che gli inglesi chiameranno, con squallido umorismo, scramble for Africa, una corsa verso l'Africa.
A tavolino, le potenze future coloniali si spartiscono zone d'influenza e sfruttamento: gli ultimi quindici anni dell'Ottocento diventano proprio una corsa all'Africa.
Inglesi, francesi - in particolar modo - ma anche tedeschi, belgi, olandesi e perfino italiani (la Libia, la scatola di sabbia, come sarà denominata, con scherno dai critici dell'impresa di Libia - in Italia è tutto una impresa..), si dilettano nella pratica della colonizzazione e, come galli nel pollaio, arrivano quasi a scontri militari, per una priorità contesa su certe aree d'Africa (ad esempio, il Sudan).
Inglesi e francesi si distinguono anche per queste velleità belliche.
La corsa verso l'Africa.
Dobbiamo tenere bene a mente quello che accade in tutto il Novecento, per arrivare a capire quello che non si conosce e non si può capire o si può capire e far finta di non conoscere.
L'Africa, enorme continente, viene invaso, depredato, distrutto, occupato, condizionato, urbanizzato, europeizzato, nel peggiore dei modi.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...