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4.8.22

il gesto di dignità e di decoro di Evelina Sgarbi

Se fino ad oggi questa ragazza viveva nell'anonimato...grazie al padre e ai giornali che riportano questa notizia ha finito di esserlo . Stima a lei . La ragazza nella foto si chiama Evelina Sgarbi, ha 22 anni e sì, è la figlia di Vittorio Sgarbi  . Ma del padre ha evidentemente preso solo il cognome.Visto  il  suo atto  di ribellione  .
Quando le hanno proposto di partecipare a quella fiera del trash che si chiama Grande Fratello Vip, lei ha
gentilmente declinato l’invito. No, grazie, ha fatto sapere. Voglio stare lontana dai pettegolezzi.
Un rifiuto che ha suscitato la reazione indginata di Sgarbi padre. Con argomentazioni surreali:
“Ha deciso di non presentarsi al provino contro la mia volontà” ha detto.
“Avrebbe guadagnato cifre ragguardevoli senza alcuno sforzo. Per una ragazza della sua età declinare una simile offerta equivale a sputare sul denaro”.
No, Vittorio, si chiama dignità, decenza, decoro, intelligenza.
E francamente, come dice Lorenzo Tosa, non si capisce da chi abbia preso.

19.2.22

Roma, l'appello shock dell'ex prof del Righi sui social: "Preghiamo per chi manda le figlie a scuola vestite come tro..."

 DI COSA    STIAMO PARLANDO

DA repubblica ( QUI L'ARTICOLO https://bit.ly/3H7VEiJ ) questa #schifonotizia


Roma, l'appello shock dell'ex prof del Righi sui social: "Preghiamo per chi manda le figlie a scuola vestite come tro... . avremmo necessità di un serio sistema di reclutamento e di valutazione dei docenti, quest'ultimo non esiste e siamo gli unici un Europa. Aveva ragione Gaber : << C'è un'aria, un'aria, ma un'aria >>. Lo so che : << Comunque la stanno facendo troppo lunga, e basta! >> come hanno
scritto in un commento sul mio facebook . 
Ma però una cosa lasciatemela dire, a costo di risultare impopolare ed essere ( anche se ho imparato a scivolarci su ) del retrogrado ed all'antica da parte progressista soprattutto quella radical chic .
Possiamo stare a discutere ore sull’opportunità o meno di un dress code a scuola, sull’esigenza di
un certo tipo di decoro ed comportamento da tenere in aula e, per carità, posso anche essere d’accordo.
Ma mentre discutiamo di questo, però, la situazione sta sfuggendo completamente di mano e finendo sullo sfondo il vero tema della questione. Anzi, i temi:
1. Che è inammissibile, senza se e senza ma, che un’insegnante dia, di fatto, della prostituta a una ragazza di 16 anni semplicemente per un ombelico di fuori o una maglietta corta
2. Che se, invece di una ragazza a pancia scoperta, ci fosse stato un ragazzo in bermuda, non gli avrebbe detto “Stai sulla Salaria?” ma “Non sei al mare”.
3. Che il minimo che possiamo e dobbiamo pretendere da un educatore, un insegnante in questo caso , è che sia in grado di dare ai ragazzi gli strumenti per capire cosa è eventualmente opportuno e cosa non lo è. Di educare, appunto, non di umiliare e offendere come se fossimo, più che in un’aula scolastica, nell’ultimo baraccio della Salaria (e non in quel senso).
4. Che si può o meno condividere la loro protesta, ma non si può sentire gente della mia età e oltre che si permette in modo insopportabilmente paternalista di dire a ragazzi di 16 anni per cosa è giusto o non è giusto scendere in piazza, per cosa vale o non vale la pena farlo, ignorandoli bellamente quando gli stessi scendono in piazza contro lo sfruttamento e le morti sul lavoro a scuola e vengono manganellati ( se non peggio ) dalla polizia.
Parliamo, prima di tutto, di questo. Impariamo - noi da loro - a mettere davanti le cose che davvero contano, gli insulti che feriscono, le parole che pesano come macigni, il rispetto dell’altro, del ruolo e del senso fondamentale dell’insegnante, il più importante al mondo

8.1.19

Udine: prete paragona le cosce delle ragazze a quelle dei maiali. “No minigonne in chiesa”

CRONACA ITALIANA 8 GENNAIO 2019  14:53 di Davide Falcioni

Stanco di vedere le fedeli in chiesa con minigonne giudicate troppo corte un sacerdote ha preso carta e penna e scritto un anatema contro alcune ragazze "colpevoli" di aver assistito a una recente funzione religiosa in abiti "irrispettosi". E' accaduto in Val Resia, Friuli, dove don Alberto Zanier, vicario parrocchiale, ha definito quelle gambe  "carne al vento" per poi aggiungere: "La Chiesa non è una balera o un boudoir".


                                               Don Alberto Zanier, giovane sacerdote friulano,


Il caso, che ha sollevato alcune polemiche sui social per i toni usati dal prete, è raccontato oggi dal quotidiano Messaggero Veneto. Nel testo di don Alberto, appena 30 anni si fa riferimento alla "crisi" del prosciutto a San Daniele e a "un altro tipo di cosce" che a Resia, afferma, "non conosce ombra di crisi". Gambe che facevano la "loro bella comparsa dal di sotto di mini (troppo mini) gonne di adolescenti".

Nessuna descrizione della foto disponibile.
 dalla bacheca  facebook  di Mario Rossi
Il parroco ha definito questo tipo di abbigliamento una "grave mancanza di rispetto sotto tre aspetti": "verso il corpo della donna", "verso gli altri" ("mostrare carne al vento a più non posso è una gravissima forma di maleducazione verso chi mi sta vicino perché potrei urtare la sua sensibilità o addirittura provocare la sua sessualità") e "verso il sacerdote". "O non ricordiamo – si chiede – che siamo davanti a un ministro di Dio chiamato, oltre che a vivere il celibato, ad annunciare e insegnare la morale cattolica anche in campo sessuale?". La responsabilità, conclude il prete "è delle mamme. Care mamme quando le vostre figlie escono di casa, vedete come vanno in giro?".


d'accordo o quanto meno non biasimabile sul punto 1 dubbi e risate visto come ormai sia anacronistico sul punto 2 . risate di cosa ha pure di cadere in tentazione di ...... arraparsi e fare cose che mettano in dubbio la sua scelta di castità ? al punto 3 foto del volantno

22.9.12

a volte i conservatori sono più progressisti degli stressi progressisti



Io per natura  e cultura  ( come  potete notare   voi che mi seguite o qui  su  facebook  , soprattutto quelli della prim'ora )  sono contrario ad ogni forma di proibizionismo  e non sono  stato  bacchettone    sono sempre  stato per  la libertà  del vestirsi  e  dei costumi perchè penso  che  gli avvertimenti   allarmistici  e  i divieti  , se non diventano auto-divieti  cioè scelte consapevoli , non solo non aiutano  anzi possono    controproducenti .Ma  comprendo  e non riesco  a biasimare  (   trovate  sotto a vicenda  ) il  docente  universitario F.Cocco . Perchè    come  dicono  questi due  commenti 



Serena R.
Serena R. Secondo me, con l'abbigliamento si mostra la parte di noi che decidiamo di fare emergere.
Se quando siamo in compagnia degli amici vogliamo sembrare al massimo, oppure più rilassati, quando siamo in contesti più formali come la scuola, l'università e, un giorno, il lavoro, dobbiamo adattarci alla situazione. Insomma, se indossassimo una felpa ed un jeans (abbigliamento che va benissimo per la scuola) ad un colloquio di lavoro, aiuteremo il datore a capire se stiamo prendendo con serietà l'opportunità che ci si presenta  ;)


21 ore 50 minuti fa


sese98
sese98 secondo me è vero che l'abito non fa il monaco però bisogna dire che se una persona si veste in modo "volgare" allora in questo caso dall'abito si capisce se è seria o meno e penso che in questo caso non lo sia :)


  tratti da  http://www.skuola.net/  (  trovate  gli altri  e l'articolo  in questione qui   )  la situazione   si dovrebbe  risolvere  con il buon senso  e il rispetto . Ecco perchè considero il gesto di Cocco non un divieto \ proibizione  nel vero senso  della parola  ma  un gesto d'invito al buon senso  . non ci riesci  tu  allora  sono  costretto  a  farlo io  . 
Quindi , è anche per  questo   che davanti   a tali andazzi ,  di cui  la moda  delle  mutande  fuori  dai pantaloni   è solo l'ultima ( forse una boutade  )  di una serie  di   pacchianerie  alla Trimalchione  del  Satyricon di Petronio   (  ne  trovate  qualche  esempio  in  questi post   I  e  II del bellissimo  e  sagace   blog  http://www.lucyvansaint.com/blog/ o   nella denuncia  delle  pacchianerie politiche     del potere  in questo caso quello della  giunta   regionale del  Lazio  descritte nell'ottimo articolo  su repubblica   del 20 settembre  2012     di   francesco Merlo . Ecco  che hanno  ragione op quanto meno non hanno tutti i torti,come dico  dal titolo, i conservatori   come   Francesco Merlo sia  il professore  universitario  di Cagliari   dio cui  trovate  sotto la news  . 

dall' Unione sarda  Giovedì 20 settembre 2012 09:12 

Cagliari, prof di Giurisprudenza sbotta:"Agli esami basta mutande in vista" "Invito gli studenti a presentarsi agli esami e alle lezioni con un abbigliamento consono al contesto di studio e di ricerca in cui si trovano". Insomma basta mutande in vista è questo l'invito che un professore di Diritto Penale della facoltà di Giurisprudenza a Cagliari, rivolge ai suoi studenti.  





la  facoltà di Giurisprudenza  di cagliari 
L'avviso è comparso qualche giorno fa sul sito online della facoltà di Giurisprudenza di Cagliari. A scriverlo il professor Giovanni Cocco, ordinario di Diritto Penale. 
Il messaggio rivolto ai suoi studenti ha per oggetto: "ABBIGLIAMENTO CON CUI PRESENTARSI AD ESAMI E LEZIONI" e dice: "Essendo per primo stupito di dovere imporre minime regole di rispetto nei miei confronti e della commissione con riguardo all'abbigliamento  (dovendo essere evidente a tutti il contesto di studio e ricerca in cui ci si trova e non ludico quali la discoteca o la spiaggia, o l’intimità della propria abitazione), preciso ai signori studenti che non verrà più tollerata la esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande (pare che sia la penultima moda idiota). A parte la ridicolaggine di chi pensa di fare la rivoluzione o affermare la propria personalità in - e con le - mutande (ancorché acquistate a caro prezzo e con il marchietto da esibire), è appena il caso di sottolineare che il rispetto reciproco è alla base di qualsiasi convivenza e d’ora in poi una siffatta mancanza di rispetto impedirà che si proceda ad esaminare l’autore (ovviamente di qualsivoglia genere) di questa esibizione, che dovrà ripresentarsi vestito in consonanza con le aule universitarie frequentate".
E l'avviso in bacheca sta già facendo 'parlare' gli studenti della facoltà. "Il messaggio del professor Cocco sta raccogliendo favore tra gli studenti - dice Roberto Mura del giornale universitario Le Clou - e questo, in un mondo universitario che sembra ormai aver perso stima in se stesso, appare certamente strano. E' per questo che forse l'iniziativa viene accolta da alcuni come ironica". 




P.s

poiché molto spesso i link lasciano il tempo che trovano cioè vanno e vengono riporto qui tratto dal sito stesso della facoltà 


Essendo per primo stupito di dovere imporre minime regole di rispetto nei miei confronti e della commissione con riguardo all'abbigliamento, dovendo essere evidente a tutti il contesto di studio e ricerca in cui ci si trova - e non ludico quali la discoteca o la spiaggia, o l’intimità della propria abitazione - preciso ai signori studenti che non verrà più tollerata la esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande (pare che sia la penultima moda idiota); a parte la ridicolaggine di chi pensa di fare la rivoluzione o affermare la propria personalità in - e con le - mutande (ancorché acquistate a caro prezzo e con il marchietto da esibire), è appena il caso di sottolineare che il rispetto reciproco è alla base di qualsiasi convivenza e d’ora in poi una siffatta mancanza di rispetto impedirà che si proceda ad esaminare l’autore (ovviamente di qualsivoglia genere) di una siffatta esibizione, che dovrà ripresentarsi vestito in consonanza con le aule universitarie frequentate.


Prof. Giovanni Cocco



di cui ne vedremo delle belle visto che gli studenti non ne vogliono sapere e  <<   rispondono al professore ci presenteremo cosi anche alle lezioni. >> 


da http://www.sardegnaoggi.it/Costume/2012-09-21/19374/ Venerdì, 21 settembre 2012





Mutande fuori agli esami. Gli studenti rispondono al professore: ci presenteremo così anche alle lezioni
Gli studenti di giurisprudenza rispondono al professor Cocco. “Non esiste nessun regolamento che specifica un limite di decoro ” spiega qualcuno. “Mostrare le mutande sarà pure esagerato, ma il buon costume non deve essere verificato soltanto il giorno dell’esame”.
CAGLIARI - Pochi giorni fa un professore ordinario di Giurisprudenza ha denunciato, con un comunicato scritto sul sito della facoltà, il degrado etico che dimostrano alcuni studenti universitari nella scelta di un abbigliamento consono per sostenere gli esami. Il docente di diritto penale Professor Cocco nel suo monito assicura che “non verrà più tollerata l’esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande”. La pena per lo studente troppo attento alla moda del momento è l’impossibilità di poter sostenere l’esame.




Gli studenti rispondono. “E’ chiaro che prof. Cocco ha le sue ragioni”, ammette qualche studente. “Probabile che abbia retto per un po’ di tempo la situazione. Il messaggio in bacheca prova che il fenomeno stava diventando una consuetudine.” Altri invece ammettono sì che ci vorrebbe più decoro, ma non condividono su alcuni punti. “E’chiaro che ci debba essere un limite, ma è un confine che per ora è soggettivo. Non esiste un regolamento universitario che dia delle direttive di buon costume. Nessuna regola etica mi dice che per sostenere un esame ho l’obbligo di indossare una camicia, oppure posso optare per un vestito con una leggera scollatura”. E qualcuno ci scherza su: “Dateci pure una divisa uguale per tutti, così rispetteremo il così detto decoro”.
Secondo gli studenti di Giurisprudenza professor Cocco ha mancato l’obiettivo nel suo monito. Molti criticano la ‘ramanzina’ perché si fonda sulla minaccia del non poter sostenere l’esame. “E alle lezioni? Non si è mai lamentato. Se professor Cocco puntava a darci lezioni di buon costume e di etica doveva esser fatta in nodo generale, e non doveva valere specificatamente per il giorno delle sessioni esaminative.”


Foto di repertorio








Ora,qui  vado  a  concludere, ricollegandomi a quanto dicevo prima avranno ragione i ragazzi\e che dicono : << E’ chiaro che ci debba essere un limite, ma è un confine che per ora è soggettivo. Non esiste un regolamento universitario che dia delle direttive di buon costume. Nessuna regola etica mi dice che per sostenere un esame ho l’obbligo di indossare una camicia, oppure posso optare per un vestito con una leggera scollatura”. E qualcuno ci scherza su: “Dateci pure una divisa uguale per tutti, così rispetteremo il così detto decoro”. >> ( da sardegnaoggi ) ma è vero anche l'avviso del prof dovrebbe valere anche per le lezioni non solo per gli esami , ma se un insegnante lo lancia e lo mette in bacheca vorrà dire qualcosa del degrado culturale e dello seguire in maniera acritica \ passiva delle mode c'è . Tra poco se andrà di moda portare le mutande in testa vedremo all'università o nele aule scolastiche cose di questo genere . Quindi è più saggio : << METTERE IN MOSTRA… LA TESTA - Insomma, basta mutande in bella mostra e minigonne che scoprono un po’ troppo le gambe. In fondo, per citare Rita Levi Montalcini, “gli uomini e le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza” >>( da Skuolanet )

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