Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
9.9.09
Non siamo tutti uguali (parte seconda)
24.12.07
Senza titolo 2435
a voi la scelta . io la mia l'ho già fatta anche se un po' sofferta al referendum del 2005 trovate sotto i miei articoli prima dela campagna del referendum e sulla campagna del referendum per gli altri pos campagna referendaria cercate nell'archivio giugno \ luglio 2005
approfondimenti
- http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2005/05/referendumuna-legge-fuori-dalla-realta.html
- http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2005/05/no-all039eastensione-per-il-12-13.html
- http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2004/09/aggiornamento-del-post-sulla.html
- http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2004/09/ecco-perche-ho-firmato-per-il.html
24.6.07
Senza titolo 1910
Insomma di fare quello che gli pare impunemente. In un film recente sul processo di Norimberga una scena in particolare esce dalla retorica che (ahimé) prevale in quasi tutti i film sulla II guerra mondiale ho visto con particolare interesse un dialogo, avvenuto realmente, fra Hermann Goering ed uno psichiatra americano d’origine ebraica, incaricato di parlare con tutti i criminali nazisti di alto grado, per capire come fosse possibile che persone “normali” e spesso di elevata cultura avessero potuto anche solo concepire lo sterminio di decine di milioni di persone.Alla faccia della vecchia idea che il progresso tecnico e culturale portino maggiore civiltà.
Ma non usciamo dal seminato.
Su un punto l’americano viene preso in castagna: alla domanda sul come avesse il popolo tedesco potuto accettare una cosa simile, il nazista avrebbe risposto grossomodo: “quello che abbiamo fatto noi con gli Ebrei l’avete sempre fatto voi con gli Afroamericani”, ghettizzati, discriminati per legge, sfruttati.ra, nessuno ha mai messo i Neri in campi di concentramento, era un’esagerazione retorica volta a spiazzare l’avversario, ma nella sostanza Goering aveva ragione, aveva mostrato come anche un paese democratico può conservare sia a livello istituzionale che psicologico forme di razzismo e discriminazione che sono difficili da superare.
Passiamo ai nostri giorni.
Se una persona che viene dal Marocco in Italia
1) lavora onestamente
2) studia
3) conosce e si innamora di una donna italiana (Khadija)
4) i due si sposano
5) lavorano insieme per tradurre e diffondere documenti in lingua araba
qual è la nostra reazione ?
Non c’è niente di male. Fanno la loro vita e diffondono la fede in cui credono.
Buona fortuna.
Ma se l’uomo, Abou Elkassim Britel cittadino italiano d’origine marocchina, viene arrestato in Pakistan e poi con una extraordinary rendition della CIA (quella che il parlamento UE ha dichiarato illegale, facendo finta di non saperne nulla) consegnato alle amorevoli cure della polizia marocchina, dove viene pestato, torturato e processato in modo sommario, lo stato italiano e l’opinione pubblica, informati dalla nostra stampa di parastato non dovrebbero intervenire ?
Questo pover’uomo e sua moglie sono in difficoltà, ed è nostro dovere intervenire e fare il possibile per aiutarlo: siamo esseri umani e del resto…cittadinanza comune, ca77i comuni
Lo stato italiano fa schifo: se aiutiamo il povero Abou (detto Kassim) ad essere trattato come qualunque essere umano ha diritto di essere trattato non cambieremo le cose da così a così, ma certamente faremo un piccolo, grande passo avanti.
L’apparato democratico va preservato negli aspetti che funzionano bene e migliorato in quelli poco curati, per evitare che la macchina si inceppi.
Per mettere un po’ d’olio negli ingranaggi è possibile aderire alla campagna No More Word, indetta da varie ONG, come IND, UNACR e Secondo Protocollo (ma non sono le sole), inviando una email con nome e cognome all’indirizzo email che trovate sotto nomoreword@secondoprotocollo.org.
In questo modo verrà recapitata una email di protesta all’ambasciata marocchina in Italia, oltre che ai ministeri italiani degli Interni, degli Esteri e di Grazia e Giustizia
Consiglio anche di leggere le considerazioni-appello, che condivido in pieno, di Elisa
e Khadi e Falecius per avere un’idea più chiara della vicenda e dei numerosi risvolti che essa ha possono essere preziose informazioni sulle relazioni italo-marocchine, importantissime per capire alcuni risvolti della vicenda, sono consultabili qui
20.3.07
Senza titolo 1708
Puoi prenderlo, tenerlo rinchiuso per anni in una gabbia, provare su di lui
ogni genere di tortura. Quando sarà ormai inutile potrai disfartene,
gettandolo per strada, tanto, dopo ciò che ha subito, non desidererà altro
che morire..
E' soltanto un cane.
Puoi legarlo ad una palizzata in ferro, in centro città, mentre altri come
te passano pieni di borse, dopo lo shopping, puoi incidere la carne a
partire dalla spina dorsale e iniziare a tirare la pelle, lo puoi squoiare
vivo, sul marciapiede, a lato della strada, puoi sentire, come tutti, i
latrati arrivare al cielo e lasciare la carcassa morente legata a quel palo,
nessuno farà una piega oltre le smorfie di disgusto.
E' soltanto un cane.
Puoi metterlo in una stanzetta e filmarlo mentre inala gas letale e
cronometrarlo anche.. per capire quanto tempo ci metterà a morire con la
pelle bruciata, gli occhi lacrimanti, la gola secca.. nemmeno abbaierà,
tanto sarà intento a capire.. perché lo uccidi.
E' soltanto un cane.
Potrai mettere il cappottino firmato al tuo "cucciolo di casa" e indossare
suo fratello nell'interno della pelliccia ed in tutto ciò avrai la
sfacciataggine di professarti "amante degli animali"!
E' soltanto un cane.
Potrai usarlo per fare cuccioli da vendere. Quando non vorrà più farsi
ingravidare dopo anni di sofferenze, potrai legarla con una catena,
spezzarle le zampe posteriori e far sì che non si ribelli quando la farai
montare, due o tre volte l'anno..per una vita intera. Che importa se non si
reggerà in piedi, che importa se vivrà nei suoi stessi escrementi, che
importa se quelle gambe spezzate nessuno le rimetterà mai più in sesto?
E' soltanto un cane.
Potrai prendere i più indifesi, quelli abbandonati, quelli per le strade o
quelli lasciati fuori ad aspettare il padrone, potrai venderli e fare
soldini.. che importa poi se andranno a morire per un rossetto o per un
dentifricio?
E' soltanto un cane.
Sarà lecito prenderli, appena nati, chiuderli in un sacchetto e lasciarli
morire al sole.. con il cordone ombelicale ancora attaccato, con quei musini
da topini che frugano e cercano la mamma.. tanto ce ne sono già troppi.
E' soltanto un cane.
Potrai gettare un bel pentolone pieno di acqua bollente sul cane del vicino,
perché ti dà fastidio che sconfini nel tuo orticello.. potrai farlo morire
così oppure potrai mettere una polpettina preparata con amore, con carne di
manzo e .. vetro.. e stare tranquillo nella tua piccola bellissima
villetta..
Potrai bruciarlo vivo, una sera in cui non sai che fare e vuoi provare
qualche emozione, con gli amichetti di giochi: allora puoi prendere un cane
indifeso, legarlo e guardarlo mentre la sua carne brucia, ridacchiando nel
sentire i suoi lamenti..
E' soltanto un cane.
Potrai sparargli, perché devi imparare ad uccidere e ti hanno detto che per
farlo devi prima uccidere un innocente.. chi meglio del cane di strada, già
logorato da una vita penosa, fatta di calci e sassate e di musi nella
spazzatura?
E' soltanto un cane.
Ma se una volta, nel fare tutto questo, lo avrai guardato dritto negli
occhi, occhi terrorizzati, occhi che implorano pietà, occhi che non osano
guardare il carnefice, occhi scuri, occhi profondi di chi, malgrado tutto,
non sa odiare, se lo avrai guardato e non avrei fermato la mano, allora
sappi che non sei mai stato vivo.. né degno d'esserlo.
Avrai pensato: TANTO ERA SOLTANTO UN CANE..
18.11.06
Senza titolo 1503
N.B
solito problema nella lettura dei collegamenti a causa di programmi da me usati e quelli usati dalla piattaforma splinder
Oggi ho trovato numerose email, e non nei commenti come mi sarei aspettato,di critiche superficiali e fatte tanto per fare quanto ho scritto precedentemente sui fatti avvenuti nel liceo di Torino ( lo so che devo cestinarle come ho già detto più volte in questo blog,ma non ci riesco è più forte di me,perchè a mio avviso sono sintomo di quel disagio che porta a giustificare,se non adrittura a commetttere ed ad emulare simili gesti \ eventi come quello di torino ) . In esse sono stato " accusato " di : 1) d'esagerare per un piccolo caso , 2) di fare politica perchè ho citato in opera politica,cioè gli indifferenti di Gramsci 3) non è giusto che debba pagare anche gente che non c'entra niente come il resto della clase e l'insegnante puniti dal preside del liceo di torino ( dov' erano avvenute le violenze verso il disabile ),4) che il bullismo è sempre esistito a scuola e nelle caserme
Rispondo punto per punto alle accuse che mi vengono lanciate
1)
Essa è immotivata e fatta da gente che sottovaluta il problema considerandolo di poco conto,quando invece gravisimo ed è ogni giorno peggio.Infatti come testiimoniano i giornali d'oggi ( 18\11\2006 ) leggerete di torie di ordinaria violenza nella scuola italiana. Non è Bowling for Columbine, ma qualcosa comincia a rompersi, qualche limite, forse, sta pericolosamente crollando. Il caso del ragazzo disabile maltrattato dai compagni nella scuola di Torino e ripreso dal telefonino, è solo uno dei tanti a disposizione della Rete. Dove proliferano - e cronologicamente, da prima - immagini e filmati degli studenti italiani trasformati in una specie di orda barbarica. C'è sempre un sodàle che riprende tutto, divertendosi un mondo: sedie che volano, grida furiose e autoeccitate, droga, calci, pugni, bullismo all'ennesima potenza. Poi ci pensano Google e Youtube a fare il resto. Così, qualcuno potrà dire "io sono su internet", i video circoleranno e i protagonisti penseranno di essere diventati famosi perché quel filmato avrà scalato la classifica di gradimento del sito.
La casistica è disparata e amplissima. Come se ormai fosse una moda, una tendenza. D'altra parte negli Stati Uniti - dai quali importiamo sempre il meglio - da anni in Rete hanno grande successo i video denominati school fighter dove si vedono studenti che fanno a botte fuori dalla scuola. I ragazzi italiani prediligono invece il danno al bene pubblico, la devastazione di tavoli, sedie, lavagne e tutto quanto riescono a trovare nelle aule. Senza dimenticare le persone. Così è normale far esplodere delle micce sotto la cattedra ed è altrettanto normale tirare un banco contro una finestra e farlo a pezzi. O far esplodere un accendino creando un vero e proprio falò. Ancora: prendere il registro di classe e picchiarlo in testa al compagno di scuola che in quel momento sta serenamente conversando con un altro. E si spaventa il poverino, ma tace perchè l'altro è il bullo e si vede. Molestare i più deboli fa parte dei giochi. E i docenti, in questo gioco al massacro, davanti alla tivvù, sembrano proprio i più deboli. Per lo meno impotenti. Il professore redarguisce lo studente. Quello invece di incassare e andare al posto comincia a urlare, a dimenarsi, a inveire. Alla fine parte un vaffa e il prof che fa? Zitto. Commenti dalla Rete: bravi, bene, bis. "I prof sono degli schifosi". E a chi tenta di riportare il tutto in un alveo di decenza la risposta non manca mai: "Taci tu, scemo, ci stiamo solo divertendo un po' ".Infatti sul corriere della sera di oggi afferma e sottolinea Paolo Osiride Ferrero, presidente per la Consulta per le persone in difficoltà << Quello accaduto a Torino non è un caso isolato come a noi piacerebbe pensare >> . Le cause vengono analizzate da Isabella Bossi Fedrigotti sempère sul numero odierno del corriere dela era << I ragazzini di Ancona violentano la tredicenne riprendendo la bella scena e la scaricano in rete dove potranno gustarla, commentarla e, probabilmente, vantarsene con gli amici. E più o meno lo stesso è successo a Napoli, a Ginevra e in innumerevoli altri recenti casi di aggressioni.Quasi tutti avvenuti a scuola, come testimoniano i risultati delle ricerche in rete, che in una catena inattesa e disgustosa di botte e angherie si materializzano sullo schermo, serpente velenoso che si mangia altre illusioni sui nostri figli. Li sapevamo immaturi, indifferenti, privi di iniziativa, forse ignoranti o anche maleducati: non perversi. D’un colpo, tutti questi giovani filmaker dei loro stessi orrori, neppure ancora maggiorenni, spesso soltanto adolescenti, sembrano essersi trasformati in adulti opachi, disfatti dalla noia: vecchi stanchi che, ormai estranei alla vita, si chiudono nelle loro buie stanze per guardare filmini oscenamente violenti o pornografici, unico mezzo per riuscire a strapparsi ancora un guizzo di vitalità.
2)
Io non intendevo con quel post fare politica anche se l'indifferenza ha iun significato politico ( altrimenti non si spiegano di come le dittature del ecoo corso abbiano preso e mantenuto il potere o come certi governi che si dicono democratici possano fare oppure permettano\tollerino in mùnome del petrolio e del dejnaro crimini , contro l'umanità ) ma non è questo il nostro caso.Infatti ho citato solo le parti non politiche , perchè trovo le parole di G ed in particolare quelle citate una delle migliori e più comprensibili per descrivere sia l'indifferenza ma soprattutto gli indifferenti . Comunque per chi volesse una definizione " non politica " la trova qui e qui oppure nel significato filosofico dove ne è descritta anche la storia qui in file pdf qui in file html ) oppure usata come crudeltà dall'e-enciclopedia wikipedia : << La crudeltà è indifferenza alla sofferenza e si prova perfino piacere nell'infliggerla.I modi di infliggere sofferenza possono coinvolgere la violenza, ma la violenza non è necessaria per un atto crudele. Per esempio, se un'altra persona sta annegando e vi sta chiedendo aiuto, non aiutarla ma guardarla divertendosi è un'atto di crudeltà, ma non violenza.La persona crudele ha solitamente una supremazia sulla persona più debole.Il termine crudeltà viene usato spesso riguardo al trattamento degli animali, dei bambini , dei malati o di gente che che ha problemi psicofisici e psicologici e dei prigionieri. >>
3)
La quale è collegata alla seconda perchè qual'ora si tratti di un reato lìindifferenza è prevista dala legge infatti : << ( ... ) Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.>> codice penale art 40 cap I titolo III . C'è indifferenza e indifferenza un conto è quella ( a volte praticata anche da me ) usata verso gli stupidi e gli idioti , un altra che questa di cui stiamo parlando adesso più grave che porta conseguenze spaventose . Io considero alla stesa maniera complici coloro che con le loro indifferenza permettono simili cose e sono d'accordo che vadano puniti alla stessa maniera di coloro che commetono un crimine perchè essa sfocia nell'omertà e permette che continuino ad esistere crimini efferati come i sequetri di persona, o reati simili .
4)
Concordo solo in parte . Infatti esso è sempre esistito , ed anch'ioda ragazzo l'ho praticato e magari anche voi .

Ma un conto è sfottere-prendere in giro un\una prof per alcuni suoi modi di comportarsi , come facevo ad esempio prendevo in giro il prof di storia e filosofia perchè per spiegare usava espressioni come: <<con molta frachezza >> seguite a grattate allam testa pelata oppure << ciò che Platone aveva uscire dalla porta di Aristotele lo fà rientrare dala finestra >> o quella d'italiano-latino che usava espressioni italianizzate del nostro dialetto es saltami la porta=per dire vai fuori o vi do delle frasi condite= frasi complicate o difficili oppure ancora a saperlo eravate= ancora non lo sapevate , ecc ; o prendere in giro un altro prof sbadato e dirgli che non è nella tua clase per non fare lezione o farne un ora sola anzi che due . oppure scherzi gollardici ai primi o alle matricole ( i cosidetti niubbi o primi ) o a prof come questi proposti da questo sito qui . Ma ora negli ultimi 10-12 anni si sta esagerando è sempre peggio e si arriva al cinismo oalla violenza . Ad esempio due anni dopo che ho preso la maturità ( nel lojntano anno solastico 1994\5 ) , un prof mi raccontava che avevano dovuto mettere i bagni alla turca perchè i ragazzi non solo disruggevano i bagni , ma smontavano i sanitari e li mettevano sulle cattedre dei prof facendogli trovare all'inizio delle lezioni . In pratica do ragione a Parla Fernanda Tuccillo, dirigente in prima linea di un istituto napoletana e componentedella commissione ministeriale "Scuola e legalità" che al quotidiano la repubblica di oggi dice : " Basta minimizzare: non è bullismo quei ragazzi sono cattivi e violenti " ecco qua l'articolo
<<
NAPOLI - Il video con le violenze al ragazzo disabile, nella scuola di Torino, "è il risultato di quel che stiamo dando come cultura ai nostri figli. Li lasciamo crescere senza regole, piazzati avanti a tv e videogiochi. Così la violenza diventa, per loro, normalità. Fanno a botte anche tra ragazzi che si vogliono bene. Anche tra amici. Solo per gioco. E sono capaci di raccontartelo sorridendo".
Fernanda Tuccillo ( foto in basso a sinistra ) è dirigente di una scuola napoletana. In prima linea da anni, al punto da esser stata chiamata a far parte della Commissione ministeriale voluta da Fioroni su "scuola e legalità". "La violenza è entrata nel quotidiano dei nostri ragazzi - spiega - Ed è colpa soprattutto della tv e dei videogiochi".
Detto così, sembra non esserci scampo, a meno di non voler fantasticare su bambini che smettano di guardare la televisione.
"Ma non è detto - replica la Tuccillo - che non si possa incidere sulla programmazione. Quanto alla scuola, ha le sue responsabilità, ma sulla violenza giovanile bisogna fare i conti con tutti i 'dipartimenti' del Paese. Anche con le famiglie: ci sono mamme 'attente' che preferiscono che il bambino sia immobile a casa davanti alla tv piuttosto che corra nel cortile e sudi e prenda freddo".

"Può tenere i bambini il più possibile lontano da queste logiche di violenza, anche quando sono familiari. Può creare una coscienza negli insegnanti, innanzitutto, e quindi negli alunni: lo studente che è oggetto di attenzione, il bambino o il ragazzo col quale i prof usano le parole giuste, più difficilmente si lascerà andare alla violenza".
Sembra un invito buonista, ma Fernanda Tuccillo è tutt'altro che incline a questo atteggiamento: "Viviamo in una società troppo permissiva. Noi adulti, noi educatori, noi insegnanti, non possiamo più essere conniventi con l'assenza di regole. Ai piccoli, ai ragazzi, va insegnato il senso del dovere. E invece siamo circondati da bambini cui tutto è consentito. Nel caso della scuola di Torino, il campanello d'allarme non è suonato in tempo: la violenza di quei ragazzi doveva essere precedente all' episodio odioso contro il compagno disabile".
E se il padre della giovane vittima sostiene che "il termine bullismo non rende l' idea della violenza che c'è nelle scuole", Fernanda Tuccillo rincara la dose: "Ma quale bullismo! Quella è vera e propria violenza. Il rischio è che parlando di bullismo si tenda a minimizzare, a limitare queste manifestazioni di prevaricazione ad un periodo circoscritto della crescita dei ragazzi. E invece no. L'episodio di Torino ci racconta di ragazzi non solo violenti, ma cattivi. E lo ripeto, la colpa è anche di una società troppo permissiva, dove nella generale decadenza dei valori è venuto meno anche il concetto di famiglia. I ragazzi hanno altri aggregati sociali, non più la famiglia. Hanno il branco"
"Ma torniamo alla scuola. Da dirigente mi chiedo: l' istituto dove è avvenuto il fatto lavora davvero all' integrazione dei disabili? Ci sono progetti che vedano fianco a fianco alunni 'normodotati' e handicappati? Gli insegnanti di sostegno possono contare su un team di classe con cui condividere le strategie per l' integrazione del disabile, o sono a loro volta emarginati e vissuti come quelli cui scaricare gli studenti più deboli? "
>>
Spero d'esere tato chiaro e d'avere risposto i maniera completa alle osservazioni . Se qualcuno\a avete altre domande da farmi o dei chiarimenti resto a disposizione oviamente nei limite del possibile e non alle critiche idiote e immotivate
29.10.06
Senza titolo 1486
Ecco l'articolo dela news tratta dalla nuova sardegna del 29\10\2006
Bonorva. Tolto lo striscione: «Uno scandalo», ha detto Floriana Muroni del comitato spontaneo
Lo sconcerto dei tifosi arrivati da Giave e Bonorva per il derby Milan-Inter
itti libero» negato anche a San Siro
GIANNI BAZZONI
BONORVA. Oggi è atteso un messaggio del Papa per la liberazione di Titti Pinna. La richiesta è arrivata a Benedetto XVI tramite il vescovo di Sassari, padre Paolo Atzei. E il Santo Padre potrebbe rivolgere l’appello ai sequestratori all’Angelus, o magari mercoledì nel giorno dei Santi.
Quello di Giovanni Battista Pinna, però, continua a essere un sequestro di serie B. E la conferma arriva da uno stadio di calcio di serie A. Ieri pomeriggio, a San Siro, infatti, una delegazione di giovani di Giave e Bonorva (tifosi del Milan), arrivata per assistere al derby con l’Inter, ha sistemato dietro la porta dei rossoneri - con tanto di autorizzazione della società - uno striscione con la scritta «Ridateci Titti». Una iniziativa concordata da giorni per cercare di dare un respiro nazionale alla vicenda dell’allevatore di Bonorva, in mano ai rapitori ormai dal 19 settembre. «Era tutto a posto - hanno spiegato ieri sera i giovani -, lo striscione lo abbiamo piazzato alle 16. Ma quando mancava circa un’ora all’inizio della partita, ci hanno detto che doveva essere rimosso perchè non era possibile trasmettere un messaggio di solidarietà che riguardava i sequestri di persona. E’ assurdo».
Poco prima, infatti, in altri campi - tanto per citarne uno quello di Torino, dove giocava la Juventus - i giocatori sono scesi in campo con la scritta sulla maglia: «Liberate Torsello» (il fotoreporter sequestrato in Afghanistan). Una testimonianza importante di solidarietà che è stata negata per l’allevatore sardo.
«E’ uno scandalo - ha detto ieri sera Floriana Muroni, responsabile del Comitato spontaneo per la liberazione di Titti Pinna - siamo indignati e non sappiamo perchè accadono queste cose. Dal mondo dello sport ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso. Oggi, comunque, nei campi di calcio della Sardegna, i giocatori scenderanno in campo con una fascia bianca al braccio (simbolo dei lenzuoli) per rinnovare l’invito alla liberazione di Titti Pinna».
E da San Siro, dove ieri sera ha assistito al derby con l’Inter insieme ad altri amici sardi, il presidente del consiglio provinciale di Sassari, Enrico Piras, ha espresso tutta la sua disapprovazione per quanto accaduto: «E’ un atto indegno - ha spiegato - non si può prima autorizzare la sistemazione di uno striscione, che tra l’altro contiene una richiesta di libertà per una persona umana, e poi ordinarne la rimozione. Così sembra quasi che si voglia fare una classifica dei sequestri. Quello striscione non creava problemi a nessuno, e andava lasciato esattamente lì dov’era, dietro la porta del Milan. Ben visibile a tutti, era una testimonianza di civiltà».
Ieri, intanto, un nuovo appello per la liberazione di Titti Pinna si è levato da Nuoro. Antonietta Cossu, presidente della commissione provinciale Pari opportunità, ha rivolto a nome di tutte le componenti dell’organismo un appello alle donne della Sardegna. «In particolare a quelle che sono a conoscenza di importanti indizi e che possono contribuire alla liberazione di Titti Pinna».
«La sensibilità e l’altruismo delle donne - ha detto - devono ancora una volta vincere di fronte a situazioni di dolore. Facciamo un appello alle donne sarde, affinchè l’ingiustizia, la prepotenza e il silenzio vengano sconfitti. I rapitori sappiano che Titti Pinna non è solo, e ci auguriamo che dalle loro stesse donne nasca il bisogno di gridare insieme a noi: liberatelo, liberatelo».
emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello
Apro l'email e tovo queste "lettere " di alcuni haters \odiatori , tralasciando gli insulti e le solite litanie ...

-
Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
-
https://www.cuginidicampagna.com/portfolio-item/preghiera/ Una storia drammatica ma piena di Amore.Proprio come dice la canzone Una stor...
-
Aveva ragione de Gregori quando cantava : un incrocio di destini in una strana storia di cui nei giorni nostri si è persa la memor...