Con un video sulla sua pagina Facebook la professoressa Giovanna Corrao, che insegna letteratura italiana e Filosofia a Palermo, bacchetta senza tanti giri di parole le famiglie dopo lo stupro di gruppo al
Foro Italico di Palermo da parte di giovanissimi. “Siamo un branco di falliti. I nostri figli stuprano le ragazzine! Quindi qualcosa è andato male nel nostro progetto genitoriale. Vi fate i fatti vostri e lasciati i figli davanti ai cellulari. Dovete controllare i vostri figli”. Il video ha già avuto oltre un milione di visualizzazione e decine di migliaia di like e di commenti.migliaia di like e di commenti. (QUI SOTTO IL SUO VIDEO INTEGRALE . SE NON LO TROVATE LO TROVATE qui su https://www.dcnews.it/)
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S'applica anche ( lo so benissimo ci sono passato ed ho superato \ lasciato alle spalle quella fase della mia pornodipendenza e maschilismo ) a quelli che cercano a tutti i costi anche a pagare il video delle stupro . infatti
Ancora oggi dobbiamo parlare di femminicidio. E questo avviene in Friuli, zona di buon livello culturale e con ampi contatti con paesi europei. Non possiamo quindi invocare tradizioni arcaiche verso la figura femminile che comunque le leggi hanno cancellato. Oggi la violenza di genere è ritenuta violazione dei dritti umani.Eppure il femminicidio in Italia è aumentato del 15% dal 2013 ad oggi.
Perché avviene questo?Perché a fianco di una sempre maggiore evoluzione culturale e professionale della donna, assistiamo a reazioni inadeguate dell’uomo, che percepisce spesso una ferita al proprio narcisismo questi successi. Fate attenzione! Il narcisismo è una caratteristica che abbiamo tutti e ci permette di sviluppare autostima. Ma se degenera nella patologia, dovremo affrontare una totale mancanza di empatia e di autocritica. Non parliamo quindi di raptus, scientificamente inesistente!!! Parliamo di persone che strutturano un’immagine di sé idealizzata e onnipotente e quindi non possono tollerare un rifiuto.Studiosi di psicologia ( es. Kernberg) legano l’aggressività ed il sentimento di odio alla struttura della personalità narcisistica.Se abbandonati o delusi, mostreranno un’apparente depressione per attirare interesse, ma in realtà provano rabbia e risentimento con desideri di vendetta e mai una vera tristezza per la perdita. Questo aspetto è molto importante se si analizzano i rapporti affettivi e le conseguenze di eventuali crisi. Perché mi dilungo su questi aspetti? Perché voglio negare parole come “ evento inaspettato e imprevedibile”. Perché queste persone risultano spesso gradevoli e affascinanti, ma se il loro potere nella relazione affettiva viene messo in discussione , la violenza si manifesta immediata.E aggiungo: l’episodio estremo non è mai isolato, spesso è stato preceduto da comportamenti che dovrebbero essere un campanello d’ allarme. E allora vorrei sottolineare; anche in assenza di un evidente danno fisico ci sono motivi per una denuncia. E’ importante rendere noto che i mutamenti che sono stati introdotti nel diritto hanno portato ad attribuire un nuovo peso ed un nuovo ruolo al danno psichico ed a questo proposito gli articoli del codice penale sono molto chiari nello stabilire quali atti o comportamenti sanzionare.
(Amelia Alborghetti per SeNonOraQuando?Udine Associazione)
chiedo alle femminste in particolare a Daniela Tuscano E' vero che il termine raptus è abusato dai media e dala mentalità della gente , e che : << Quando parliamo di “raptus”, mettiamo la violenza inaudita, quella imprevista, impulsiva sotto il consenso terminologico.>> e che << (...) È un termine abusato da chi stila perizie, per vanificare la colpa di chi commette azioni di grande violenza. Bisognerebbe spolverare i sussidiari di educazione civica che tanto amavo quando ero bambina e rieducare la civiltà affinché questo non accadesse. Non bisogna giustificare l’efferatezza di un crimine, la prevaricazione contro i più deboli. Giustificare è come avallare l’idea che la violenza si può “accettare” di più se commessa in un momento di pazzia. (... ) da questo articolo di Monica Capizzano preso da http://www.ilcarrettinodelleidee.com/
ed sono pochissimi 1- 2 % quelli che uccidono o fanno violenze sulle donne per effettivi problemi psichici .Qualora ci fosse un omicidio o tentato omicidio della partner , cosa più unica che rara uno sue un milione , e per mano di tali persone , come descriverlo ?continuare a definirlo raptus o metterlo nella piaga nei femminicidi
ecco la sua risposta
Daniela TuscanoDai, c'è scritto chiaramente. Ancora wui a menarla col raptus? Da anni gli specialisti lo ripetono e poi la dinamica degli assassini fa pensare a tutto tranne che a un raptus. Del resto, se di raptus si tratta, significa che moltissimi maschi hanno una tara nel cervello visto che siamo a 45 donne ammazzate dall'inizio dell'anno. Quindi se i maschi sono vittime di "raptus" significa che non sanno controllarsi e sono più vicini alla bestia che all'essere umano. Vedi tu se è il caso di continuare con questa minkiata del raptus. Sono femminicidi di individui che non sopportano la libertà delle compagne, punto e basta.
Premetto che non sto difendendo criminali ma raccontando un episodio cruento della storia del banditismo sardo . Sarò di parte quello che volete , ma certe cose non mi piacciono perchè legalità significa rispetto , e quando tu che devi garantire l'ordine ti comporti cosi , sei peggio di coloro che devi combattere .
La storia che vi raccontiamo risale a vent’anni fa, ed è una storia tragica di banditismo sardo vero, nel quale i cattivi diventano leali e i probi, col sangue de sa justhitzia, perfidi. Era la sera del 19 gennaio del 1985. Quattro fuorilegge sequestrarono l’imprenditore di Oliena Tonino Caggiari, ma furono subito intercettati ad Osposidda, nel monte Corrasi, (tra Orgosolo e Oliena) da una “pattuglia” di civili olianesi immediatamente postisi alla ricerca del compaesano. Tale manifestazione fu l’espressione de Sa kirka o de Su Kertu, così chiamata a secondo della variante linguistica, la quale rispondeva all’istituto antichissimo della radicata cultura sarda comunitaria, che impegnava gli abitanti dei rispettivi paesi colpiti dai furti di bestiame in genere (o in questo caso da sequestro), ad andare alla ricerca della cosa rubata per restituirla al proprietario. Ricevuto l’allarme, le forze dell’ordine raggiunsero, quindi, quella località: con circa cinquecento tra carabinieri e poliziotti, ma con i civili furono quasi mille gli uomini che accerchiarono i quattro latitanti più l’ostaggio. I fuorilegge non vollero arrendersi, diranno gli inquirenti, e la conseguenza fu un conflitto a fuoco durato almeno quattro ore: una vera e propria battaglia. Fu una carneficina. Sul campo rimasero i quattro latitanti più un poliziotto. Erano rispettivamente Tore Fais di Santulussurgiu, Francesco Carta di Noragugume, Giovanni Corraine di Orgosolo, Peppino Mesina anche’egli di Orgosolo e il sovrintendente Vincenzo Marongiu di Mogoro. Sui corpi dei banditi non fu possibile eseguire l’autopsia, tanto erano dilaniati dalle pallottole. Ciò che seguì fu uno spettacolo macabro che si credeva appartenere al passato, a quei tempi tanto famosi di “caccia grossa”: le forze dell’ordine in posa sorridenti accanto al morto ammazzato. Ma il culmine fu raggiunto quando i quattro corpi furono caricati in distinte camionette e portati in trofeo per le vie di Nuoro a sirene spiegate, ma a passo d’uomo, come il rituale rientro dalla caccia al cinghiale. I banditi, benché “banditi”, dimostrarono di essere più civili: liberarono l’ostaggio in un momento in cui potevano utilizzarlo come scudo. La pietà dei fuorilegge non fu ricambiata e anche da morti fu loro riservato, proprio da coloro che avrebbero dovuto comportarsi all’esatto contrario, il disprezzo e un trattamento disumano. La condotta delle forze dell’ordine rientrava nella strategia bellica esposta nella massima «Percere Subiectis et debellare superbos» ( «Perdonare quelli che si sottomettono e sconfiggere i superbi», dall’Eneide di Virgilio) dal rappresentante dello Stato Luigi Lombardini, ora defunto, il giorno dopo la strage ( su “La Nuova Sardegna” del 21 gennaio 1984), mentre il procuratore generale Giuseppe Villa Santa giustificò quella strage come “necessaria” e parlò apertamente di “Vittoria dello Stato”. Questi fatti colpirono non poco le coscienze dei sardi e la stessa Chiesa isolana si pronunciò per voce dell’allora vescovo di Nuoro monsignor Melis: «Non si deve dimenticare che la misericordia non è in contrasto con la giustizia, ma la eleva e la supera: è in altre parole una forma superiore di giustizia che va alla radice della riconciliazione fra gli uomini» ( “La Nuova Sardegna” del 27 gennaio 1985). Ad Osposidda non mancano mai i fiori.
di LENARDU SARDU
Lo so che la frase scritta sopra potrebbe risultare un contro senso , una contraddizione con quanto dirò nel post d'oggi . Ma non mi vanno le celebrazioni manifestazioni retoriche e di s tato del potere che celebra come lavaggio della propria coscienza eventi del genere che lui stesso ha contribuito e contribuisce a far nascere e sviluppare , per poi pentirsene come un coccodrillo e "obbligando " gli altri\e a partecipavi . Ed è per questo che , chi mi conosce fiìe mi segue dal mio esordio sui blog lo sa , che parlo di tale data prima o dopo tale giornata .
Ma ora basta con le precisazioni e veniamo al post vero e proprio
Adesso inizia la settimana dele celebrazioni ipocrite e ritualistiche della giornata del 27 gennaio http://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_della_Memoria che palle noia .
Ora molti di voi rimarranno sbigottiti e si ( e mi chiederanno ) << ma come tu hai sempre ricordato \ celebrato il 27 gennaio e adesso dici tali cose , non vuoi più ricordarlo ? >> .
Preciso che si è vero Lo sterminio degli ebrei è un fatto unico nella storia (che pure ha conosciuto e conosce altri stermini) per la sua specificità: la scientificità, l’organizzazione quasi maniacale con cui fu ideato e programmato, la violenza con cui fu perpetrato. << Lo sterminio degli ebrei >> come dice il sito http://www.instoria.it/home/giorno_della_memoria.htm << tende ad eliminare un’intera “razza”, ma anche anche demolire e distruggere la dignità dell’uomo e della cultura ebraica nel mondo che Hitler aveva in mente di “germanizzare”. E’ proprio l’unicità di questo evento il motivo per cui viene sempre più spesso dato ampio spazio a questa pagina della storia. Non a caso il 27 Gennaio non è stata definita “Giornata del Ricordo”, ma della Memoria intesa come modo consapevole e partecipe. >>. il mio sfogo non vuole dire che io non ricordi in quanto come ho già detto in precedenza su queste pagine ( 12 ) : << ricordare non basta. Memoria è un ricordo "attivo" che vuole comprendere i meccanismi, le cause e dunque le ragioni che determinarono una storia, e sa rileggerle nel presente per capirne le "mutazioni" e le mimetizzazioni nelle forme nuove in cui quella stessa violenza torna e tornerà ad esercitarsi. Forme diverse sempre più evolute e sofisticate. E' dunque solo la Memoria a dare senso al proprio impegno per costruire un futuro in cui si possa sperare che quella violenza non torni a mostrarsi, con volti diversi ma la con medesime atrocità, per il nostro passivo ed ignaro consenso.Perdere "la Memoria storica" ci rende estranei a noi stessi, incapaci di riconoscere le nostre radici, di capire il nostro presente, di costruire un qualsiasi futuro >> .Insomma evitare una Non la celebrazione fine a se stessa che a lungo andare si rivela sterile, ma la riflessione critica che accompagna il ricordo: una riflessione necessaria sull’unicità dell’Olocausto, sulla razionale sistematicità con cui si è voluta portare a termine la “Soluzione finale” contro un’intera popolazione, un’intera cultura.
Infatti sempre da instoria << In tempi come i nostri, così difficili e confusi, contraddittori, intrisi della paura del diverso, occorre conservare la memoria non solo della Shoah, ma anche del silenzio, dell’indifferenza con cui l’Europa “civile” assistette all’Olocausto che fu l’ultimo atto di una tragedia annunciata, generata anche dalla paura, sapientemente costruita che alimentò quel razzismo con cui l’Olocausto trovò giustificazioni: razzismo dapprima strisciante che divenne poi ideologia , cultura, politica, vita azione violenta o silenzio accondiscendente.>> IL Giorno della Memoria deve servire a riflettere sul fatto che la “Soluzione finale” non fu solo il frutto della follia hitleriana, peraltro largamente condivisa, ma il lento inesorabile declino della ragione umana resa debole, annientata dalla paura, resa acritica da un “sistema” che propagandava idee in modo tale da generare il consenso. Fu proprio questo consenso che legittimò il massacro degli ebrei.
Ma questo i media italiani ( salvo rare eccezioni ) ,in quanto non si è ancora fatto il conto con il proprio passato ( leggi razziali fasciste , politica anti ebraica , campi di concentramento e di transito in italia ) lo si fa passare in secondo piano o lo s'ignora . Quindi io continuerò a ricordare \ celbrare diffferenziandomi da quelle rituali e ufficiali che mettono in risalto solo ed esclusivamente l'olocausto della shoah tale giornata perchè ( sempre secondo instoria ) << Vale la pena oggi, più che mai, ricordare che non solo gli ebrei furono perseguitati e deportati, ma anche zingari, omosessuali, oppositori del regime,testimoni di geova : ad ognuno dei quali veniva annullata la propria identità e affidato solo un numero ed un triangolo.
Forse nel tempo essi sono stati ricordati non abbastanza, ma sono stati anche loro delle vittime dei massacri. L’unica loro colpa era la diversità rispetto a quella “razza superiore” che tanto veniva acclamata, ma che di superiore non aveva nulla se per affermarsi ha dovuto ricorrere al terrore ed alla violenza. >>
Lo che Sarebbe forse “anti-storico” trovare analogie tra i nostri tempi e quelli in cui si generò il razzismo, ma sicuramente gli anni in cui viviamo non sono dei più rassicuranti visto anche la forte intolleranza che ancora oggi aumenta in modo smisurato nei confronti dell’estraneo, del diverso. Ecco perché è giusto conservare la memoria di ciò che è accaduto
. Oggi dei molti diritti sono ancora calpestati, ricordiamo con Primo Levi che la comunicazione chiara tra gli uomini, il dialogo, il confronto è la sola garanzia di una matura convivenza e di una partecipazione responsabili che possono evitare la mortificazione della dignità umana e la manipolazione dell’individuo.Qualsiasi forma di esclusione è contraria alla Ragione e alla Libertà dell’uomo… come è stato fatto anche negli altri genocidi .
Ma soprattutto il mio sfogo espresso in questo post è dettato oltre che dai motivi suddetti sopra anche dal fatto che nell'opinione pubblica si faccia ancora il confronto fra le due abberrazioni ideologiche del secolo scorso I Gulag ( comunisti ) e i Lager ( nazisti ) quando ci sono notevoli differenze che non sto qui ad elencare per non tediarvi troppo con la mia loggorea , ma che trovate negli url sotto insieme a quelli sull'olocausto , Ma dico solo questo riportato su answers din yahoo : << L' errore è fare un distinguo sul come veniva praticato lo sterminio di essere umani. Tutti i comportamenti che determinano la morte di un' essere umano sono da condannare senza se e senza ma . >> ma soprattutto evitarte di metterli sullo stesso piano voglio concludere con questa frase di Elie Wiesel un ebreo sopravvisssutoad Auschwitz
con la lettura di "Sotto il cielo d'Europa" di Frediano Sessi "Einaudi Ragazzi". Si consiglia la lettura a bambini dagli 11 anni in poi con la presenza di un adulto. e con alcuni racconti tratti d'esso e presenti su http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/olocausto.htm
Maus è un graphic novel di Art Spiegelman, ambientato durante la seconda guerra mondiale ed incentrato sulla tragedia dell'Olocausto, sulla base dei racconti del padre dell'autore, un sopravvissuto ad Auschwitz da Wikipedia per chi vuole saperne di più qui un ottima recensione ed ulteriori dettagli
Dottor terror n°83 di Dylan Dog ( qui sulla sezione arretrati della casa editrice maggiore dettagli ) Un modo originale , non retorico , diretto , senza ipocrisie , di raccontare l'olocausto . Ed e attualizzandolo ( era il periodo del rigurgito sia in Germania post crollo muro sia in italia pre legge Mancino , delle violenze xenofobe e neo naziste ) all'oggi vedere la copertina Dylan picchiato dai neo nazisti .