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23.1.24

perchè il 27 gennaio , cioè il giorno della memoria non DOVREBBE ESSERE solo una giornata pulicoscienza

 Il 27 gennaio 2024 ricorerrà il XXVI Giorno della Memoria e, più che mai, vogliamo mantenere vivo il ricordo di coloro che hanno subito orrori indicibili nei campi di sterminio. Ebrei, omosessuali, sinti, rom, oppositori politici, disabili: l'Olocausto non deve essere solo un capitolo dei libri di storia, ma una ferma testimonianza dell'importanza di difendere i valori umani, la dignità e la libertà.Con determinazione e impegno, dobbiamo assicurarci che gli errori del passato non si ripetano mai.Il Giorno della Memoria è sempre di più un richiamo alla nostra responsabilità collettiva di preservare la storia e di promuovere la tolleranza e la democrazia. Di più non riesco a dire



27.10.22

"Grazie all’affido sono riuscito a lasciare il campo rom": la vita nuova del giovane Rambo un anima salva di de andrè


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 de  andrè  aveva  ragione 

A otto anni è finito in una comunità, poi in una nuova famiglia. Ieri l'ultimo esame in Scienze dell'educazione: "Ho una moglie, un figlio, un lavoro: aiuto i ragazzini a liberarsi come me". Ieri la maggioranza di centrodestra in Piemonte ha votato la legge "Allontanamento zero" che privilegia le famiglie d'origine ostacolando affidi e adozioni


"Partiamo dal mio nome. Mi chiamo Rambo. Rambo Bologna Halilovic. Sono rom e sono nato 34 anni fa in Italia. Sono stato fino a sette anni nel campo di strada dell'Arrivore, a Torino, quando poi è successa una cosa che tra i rom non è accettabile: i miei genitori si sono separati e questo è stato l'inizio di tutto" . Rambo - che ieri ha superato l'ultimo esame a Scienze dell'educazione, lavora già da anni nelle comunità, si è sposato e ha un figlio piccolo - racconta le sue tante vite, prima e dopo quel giorno in cui la madre, intorno agli otto anni, gli ha detto "Andiamo da Michela", che era l'assistente sociale.





Rambo ha protestato ma la donna non ha ceduto e si sono ritrovati in un ufficio dei servizi sociali, "lo stesso in cui vent'anni dopo mi sono trovato a lavorare come educatore. Non può essere una coincidenza" . Neanche un saluto da sua madre. "Mi ha detto 'giavtar', che vuol dire 'vado via', una cosa che vuol dire tutto. Lei è uscita e io sono rimasto lì con l'assistente sociale. Ero un po' triste, mi sentivo liberato per tutto quello che avevo vissuto ma un po' preoccupato per quello che mi sarebbe da allora in poi".
Quella sera Rambo viene accompagnato in una comunità a Torino, dove resta un paio d'anni. Poi arriverà un affido da parte di una coppia di torinesi, che alcuni anni fa si è trasformato in un'adozione. Al suo cognome si è aggiunto anche quello della coppia che gli ha cambiato la vita. "Li ho sempre chiamati per nome, usavo 'mamma' e 'papà' solo quando facevo il ruffiano per avere qualcosa - sorride - . Ma socialmente erano i miei genitori, alla gente li presentavo come mia madre e mio padre, non li ho mai chiamati affidatari".





Sono passati 25 anni e il bilancio della sua esperienza "è positivo". Lo spiega bene nel giorno in cui la maggioranza di centrodestra della Regione Piemonte ha votato la legge sull' "allontanamento zero" che che privilegia le famiglie d'origine ostacolando affidi e adozioni. "Non sarebbe servito dare soldi ai miei familiari d'origine, a me sarebbero arrivate le briciole. E lo vedo anche da educatore: non dico che un contributo non allenti le tensioni di chi fa fatica a pagare l'affitto, ma ci sono situazioni in cui, di 500 euro, 300 vanno nelle slot machine e 200 nell'alcool". E anche misure più blande dell'allontanamento "a volte possono essere utili, ma non sempre. Io ho seguito l'affido diurno di alcuni ragazzi rom: con me imparavano le tabelline, ma quando io non c'ero seguivano altri che andavano a rubare".
Otto figli: questa era la famiglia di Rambo. "Una sorellina è morta piccola, quattro sono stati dati in adozione e non so che fine abbiano fatto, mia sorella grande è stata in comunità ma non si è trovata bene e a 16 anni è tornata al campo e si è sposata. Mio fratello è stato dato in affido e io ho fatto un po' di comunità e un po' di affido: chi vuole sapere di diritto, basta che studi la mia famiglia". Lo racconta ridendo Rambo, ma non è stato sempre facile. "Quando sono andato in comunità i primi tempi si organizzavano visite in luogo neutro con i miei, che però non si presentavano. Ero triste e arrabbiato e quando tempo dopo mi hanno cercato non volevo più saperne".


In comunità c'erano tante storie simili alla sua. "Io prima di arrivare lì ero andato non più di dieci volte a scuola. In comunità ho avuto insegnanti che mi seguivano, andavo in piscina. Avevo educatori meravigliosi che ora sono miei colleghi. Posso dire che tra tutti i ragazzi che c'erano lì, nessuno aveva voglia di tornare a casa". Poi un giorno è arrivata la proposta di un affidamento. "Per la prima volta avevo un armadio tutto mio, non dovevo dividere lo spazio con nessuno. E poi la casa aveva il giardino, avevo la mia bici, lo skate, facevo aikido e canottaggio. Cosa pensavo? Che mi era andata di culo!". Anche se Rambo restava sempre il rom: "Da qualcuno venivo trattato con razzismo, da altri con curiosità per la mia cultura. Ma io ne vado fiero, mi piace essere diverso".





C'è stato un momento, dopo i vent'anni, in cui ha pensato che forse quella vita era stata solo una bella parentesi. "Volevo essere indipendente, ho salutato i miei e sono andato a vivere al campo in una roulotte con mia sorella e mio cognato. Stavo anche per sposarmi con una ragazza che mi piaceva, la sua famiglia era d'accordo. Ma era quello che volevo davvero? Una sera dico a tutti che non mi sposo più. Nasce una rissa nel cuore della notte e alle tre del mattino torno a casa dai miei nuovi genitori con la maglietta strappata. Di lì in poi sono arrivati il lavoro, l'università, ho conosciuto mia moglie e ho avuto un figlio. A volte la mia vita sembra un film".

  de  andre  aveva ragione


15.9.22

la polizia dello stato italiano dovrebbe garantire la tranquillità il caso Hasib Omerovic di primavalle


 Ceri fatti     sono  impossibili   da commentare   a   freddo e quindi  si commentano a  caldo    . Soprattutto    quango essi sono legati a certe immagini . Davanti a tali fatti  , ovvero l'ennesimo abuso perpetrato ,  ovviamente    senza  generalizzare  perchè all'interno delle  amate  \  odiate     forze  dell'ordine   ci  sono  oltre  i prepotenti   ,  frustrati  , arroganti  , sadici  , ecc   anche     se  nascosti  e  nell'ombra  dell'ubbidir  tacendo 

delle   brave ed  rispettabilissime  persone , da  coloro  che  dovrebbero  tutelarci  e garantire la legalità  .   Come  Giustamente    fa  notare  il gruppo  

Ma che solerzia le FDO! Se le donne vanno in caserma a denunciare - anche più volte - finiscono comunque [ per essere sminuite derise , insultate , le i documenti che portano diffusi in rete o scambiate sui cellulari fra gli stessi che dovrebbero raccogliere la denuncia e tutelarti ] e i disagi aumentano morte ammazzate, però basta un post su un gruppo Facebook di quartiere (forse
“Sei di Primavalle se…” gruppo privato con circa 2400 iscrizioni) per far scattare un controllo preventivo.
Viene il dubbio che la chiacchiera di quartiere che coinvolge una persona ROM, quindi percepita come straniera, venga presa più seriamente di quanto accada appunto alle donne che si presentano in Commissariato magari anche col referto di Pronto Soccorso, così come le denunce per aggressioni a sfondo omofobico non vengono registrate come tali, andando a incidere sul procedimento ma anche sui dati OSCAD. (...)  

Fa comunque acqua da tutte le parti questa versione riportata dalla maggioranza dei quotidiani, tanto da sembrare suggerita dalla Procura. Infatti la stessa procura conferma di non aver dato mandato quindi sarebbe iniziativa del tutto personale dei poliziotti, che più che altro sembrano andati in missione punitiva. Infatti non si capisce perché la Procura non abbia dato regolare mandato se ritiene regolare andare a fare un controllo preventivo, quand’anche in presenza solamente di un post su un gruppo Facebook ( mi pare sei di primavalle se..... ) poi stranamente rimosso, non --- a quanto riporta https://amp.today.it/cronaca/hasib-omerovic-roma-primavalle.html --- dopo la caduta del giovane a luglio, ma solo a fine agosto, quando erano in corso le indagini sul drammatico volo dalla finestra. Qualcuno avvisò dell'inchiesta in corso la donna che aveva scritto il post? Chi?

9.5.21

Una cabina telefonica come casa, Iasmina salvata dagli abitanti del suo quartiere

 

REPUBBLICA 9\5\2021

A Mirafiori Sud, periferia di Torino. Per due settimane una donna rom ha dormito in un metro quadrato


Chiedeva l'elemosina Iasmina, un volto diventato familiare tra i torinesi che frequentano il mercato di via Cesare Pavese, quartiere Mirafiori Sud, ultimo lembo di città tra la vecchia fabbrica e le campagne che sfiorano l'autostrada. Chiedeva l'elemosina e se ne andava. Dove chissà. E il giorno dopo tornava. Una routine che a un certo punto si è interrotta e gli abitanti del rione l'hanno vista, a sessant'anni, che si sistemava per la notte dentro una vecchia cabina telefonica caduta in disuso. Per due settimane ha creato in quel metro quadrato protetto da quattro vetri il suo giaciglio. In molti l'hanno avvicinata, hanno raccolto il suo racconto di donna rom, con una situazione personale complicata, che aveva avuto dissidi con la propria famiglia e che per quel motivo non tornava al campo.

"Guarda che stanotte mi sono affacciato dal balcone e alle quattro era ancora dentro la cabina", è stata la telefonata che un residente ha fatto a Vincenzo Camarda, coordinatore della terza commissione della circoscrizione 2, che si occupa di politiche sociali e integrazione. "Il nostro quartiere è ricco di sentinelle che si preoccupano di ciò che accade sul territorio e che vogliono risolvere i problemi, non rimuoverli. Ed è su queste basi che si è creata una rete di aiuto che funziona", spiega Camarda. Oltre alla circoscrizione, sono intervenuti anche i servizi sociali. Iasmina all'inizio rifiutava qualunque aiuto: "Non ho bisogno di niente", diceva. Ma la gente del mercato non riusciva a voltarsi dall'altra parte: "Fa male alla nostra coscienza, come un fatto che vorremo non vedere e non sapere, ma la povertà è qui, non sono numeri, dobbiamo avvicinarla", si è fatta avanti una donna del quartiere. Sono arrivati anche i volontari della Boa urbana, ma Iasmina non si è fatta agganciare e non ha accettato l'invito ad andare in un dormitorio. Eppure la gente del quartiere non si è rassegnata: "Nessuno ha la capacità magica di risolvere all'istante problemi, soprattutto come in questo caso, sono anni che la signora è in difficoltà, ci vuole fiducia", ha raccontato un residente. Non è stato facile, ma alla fine Iasmina è stata aiutata a riprendere in mano la sua vita, a riappacificarsi con la famiglia ed è tornata ad avere un tetto sotto cui dormire. "Quando le persone si mettono insieme, aprono piccoli spiragli di luce", è la lezione di Fabrizio Floris, docente universitario esperto di integrazione e migrazioni, che ha seguito da vicino il caso di Iasmina.

4.10.19

capita che gli zingari violentemente osteggiati e maltrattati possano integrarsi benissimo e diventare simbolo di una città . il caso di Pamela diventata uno dei simboli di Olbia

Lo  so    che  ogni  volta  che   parlo di  rom   e  zingari  , mi      si vede   ridurre  il numero degli iscritti odele persone cher   seguono i miie aggiornamenti sia  qui  che  sui miei social , perchè  come testimonia  anche  questa puntata  di una trasmissione di lenner   ci  sono  molti sia a  destra  che a  sinistra  duri a  morire , ma   a me non  importa  . Io racconto, per  chi  mi vuole  ascoltare  e leggere  , storie   degli ultimi  e degli   emarginanti . E   chi mi dice  perchè  dico  ascoltate  o riascoltate se  non o  avete  capito bene   anima salve  di  de  Andrè    ed in particolare  l'appendice  di  avevamo gli occhi troppo belli

da  www.galluraoggi.it



Si è spenta Pamela, la storica “zingara” diventata uno dei simboli di Olbia





Si è spenta questa notte, nel campo di Sa Corroncedda di Olbia, una delle figure più note tra gli “zingari” di Olbia. Aveva quasi 62 anni Pamela, ma come osservano in molti è come se avesse vissuto per oltre un secolo.
Pamela ha rappresentato, volendo o non volendo, una parte dell’immagine di Olbia. Quella degli anni della crescita sfrenata della città, delle grandi trasformazioni e delle molte contraddizioni. Impossibile non notarla quando all’esterno dei supermercati ti avvicinava chiedendoti l’obolo.
Ti augurava buona fortuna e negli ultimi anni non aveva nemmeno più bisogno di ricordarti che doveva “mangiare” o che servivano per i suoi “numerosi figli”. Pamela era Pamela. Punto.
E anche se, in base al regolamento del campo nomadi, non avrebbe dovuto chiedere l’elemosina, per lei era spesso un’eccezione tollerata. Era arrivata giovanissima a Olbia dalla Serbia e si era subito ambientata. Di lei si racconta che abbia almeno dieci figli.
Per capire l’importanza simbolica che ha rappresentato per Olbia, basti ricordare la sua foto, insieme al famoso vigile urbano Tottoi Sanciu, nel calendario comunale dato alle stampe sulla fine degli anni Novanta. Nella notte Pamela è morta. Come tradizione, la sua salma sarà ora riportata in Serbia per la sepoltura.

 se  non vi  bene ....   vostri   io   continuerò  lo stesso chi  vuole  seguirmi  mi segue    chi  non mi  vuole seguire    peggio  per  lui     concludo  con  questa  citazione  musicale     talmente  nota  e  stra nota ed usata  nei miei post  (  se  non la  ricordate    , capita  man mano  che  s'invecchia 😎😜😁, o  non la  conoscete trovate qui il testo )

Ma s'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fessoe quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!
  alla  prossima

5.4.19

#torremaura #casapound #rom Comodo dire di non essere fascisti quando ti comporti come loro .



Comodo dire di non essere fascisti quando ti comporti come loro . Appoggiando o restando indifferente davanti al loro becero gesto ( quello di gettare e calpestare il pane ) o il gridare come pappagalli vergognosi slogan fatti di pregiudizi e stereotipi . E poi usare come giustificazione a tali beceri comportamenti il disagio di cui effettivamente si é vittime.Accusatemi   pure  di generalizzare  ,ma   una rondine  non fa  primavera   ( il  ragazzo    che  ha  saputo opporsi    ai malpancisti  di casapound  )  . 

3.4.19

eppure dicono che Casa Pound non è fascista il caso di Roma, protesta a Torre Maura: calpestano i panini destinati ai rom accolti nel quartiere

Roma, protesta a Torre Maura: calpestano i panini destinati ai rom accolti nel quartiere


"Fate schifo, zozzoni. E gli portate pure da mangiare". Decine di cittadini hanno protestato a Torre Maura, periferia di Roma, contro un addetto ai lavori che stava consegnando pane a una settantina di persone di etnia rom ospitati da una struttura di accoglienza della zona. L'uomo, spintonato dai manifestanti, ha lasciato cadere a terra i panini che sono stati calpestati dai residenti per evitare che venissero poi consegnati ai destinatari. 
La protesta è stata organizzata nel giorno del trasferimento di alcune decine di rom in uno stabile del VI municipio, risultato vincitore di un bando europeo come struttura di accoglienza.

Video H24, immagini Fabio Falanga


questa  invece  è il resenìconto  di   https://corrieredisiena.corr.it/ 03.04.2019 - 14:30  che  riporta  questa  a genzia  di  (askanews)
 Hanno calpestato i panini portati al centro accoglienza e poi in serata è scattata la guerriglia urbana, con cassonetti e auto dati alle fiamme, per protestare contro il trasferimento di 75 rom nel centro accoglienza di Torre Maura, periferia Est della Capitale.
Il gesto di disprezzo e rabbia è ripreso da una diretta Facebook di Mauro Antonini, responsabile per il Lazio di CasaPound.
"Guardate la popolazione, è indignata, si sono rotti le p... , gli stanno già apparecchiando la tavola. Qui la gente non li vuole, la misura è colma, Torre Maura non è un quartiere razzista, è un quartiere che ha sempre tollerato"
Il trasferimento dei nomadi, fra cui 33 bambini, era iniziato ieri pomeriggio. Diversi residenti del quartiere hanno iniziato a manifestare in strada chiedendo alla Polizia municipale di sospendere le operazioni. Inizialmente una trentina, con il passare delle ore sono diventati circa 300, controllati dal Reparto mobile della polizia.
"Questa merda qua stasera deve uscire. Dove cazzo sta la Raggi?", dice una residente infuriata.
Nella notte un vertice nel Municipio VI ha deciso di sospendere il trasferimento dei rom e CasaPound ha subito gridato alla vittoria. La sindaca Raggi ha commentato così il giorno dopo:
"Non possiamo cedere all'odio razziale, non possiamo cedere contro chi continua a fomentare questo clima e continua a parlare alla pancia delle persone, e mi riferisco a CasaPound e Forza Nuova"

Appena  ho sentito    questa  news    mi chiedo  chi  è  più merda   gli abitanti  di tale  zona   o  casa  ound   che  gli istiga  e  li sostiene  ?  
Ma  ppoi   quesa  elucubrazione     svanisce     nel  vento   . 
Ora   Capisco  gli abitanti  del quartiere   e le  loro  paure   ( anche se  dettate  al  90  %  da  pregiudizi  e  stereotipi  )  , cosi  come   la   destra   extra  parlamentare   che  deve per   radicarsi  (  o  confermare  la loro posizione  ) sul territorio   anche  se  lo  fa   puntando   sulla  paura  e  su  gli istinti   più bassi  .  Ma     tali persone  , la  stessa  cosa  direi  se  a  farlo  fossero   quelli della mia  parte  politica   ,  sono proprio delle  merde    .  
Lo so  cher non   dovei  insultare  delle persone e quindi contribuire  alla  diffusione  dellodio  , rischiando  di  scadere   \ abbassarmi all  loro stesso  livello  , oltre  che    essere  incoerente  con quanto  dicevo nne  miei  precedenti  post  critici   verso   gli  ....  odiatori  ....  in particolare in questo : << 
Cari haters.... ops ... odiatori [....] >>
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/03/cari-haters-ops-odiatori-risposta-agli.html



Ma  davanti    a tale violenza   ,  cosa  bene  diversa da  un presidio  o  fash mob  ,    ed  odio  simile   non riesco a teacere   ed    andifnarmi ed  a  tirare  fuori  da  me  



se  proprio volevoano  fare    una protesta per fare situazione potevano  distruire  quel  pane   hai   bisognosi  , visto  che  sono  quelli che     gridano  #primagliitaliani   anzi che sprecarlo     e  rovinarlo  cosi    dimenticandosi    che  
  da    https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/calpestare-pane-calpestare-umanit

[....] quel pane. Il gesto del calpestare il pane, come fosse immondizia: «Così non mangerete». A Roma, Italia. Un Paese in cui molti hanno ancora la memoria del pane come cosa sacra, che, se avanza, non si butta, mai: si riutilizza, e magari le briciole vanno ai passeri, sui davanzali, ma non nei rifiuti.
Il pane non si butta: quasi tutti abbiamo ancora il ricordo di nonni e madri che bruscamente proibivano, nello sparecchiare la tavola, che si sprecasse il pane. Come se ci fosse in quello spreco un disprezzo del lavoro degli uomini, e una irrisione della fame; e quasi una tacita bestemmia. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, recita il Padre Nostro, e pure in una troppo ampia dimenticanza della fede cristiana rimane fra noi ancora, almeno negli adulti, e in non pochissimi giovani, la consapevolezza che il pane non è un cibo come gli altri, che il pane è cosa da trattare con religioso rispetto.
Per questo le immagini da Roma colpiscono come un pugno. Minacce aggravate da odio razziale, è l’ipotesi su cui indaga la Procura, mentre il ministro dell’Interno condanna l’accaduto, misurando come raramente accade le parole, senza eccessiva indignazione, e intanto promette per la fine del suo mandato «zero campi rom» – giacché ogni occasione è buona per questa continua, sfinente campagna elettorale. Ma al di là delle parole di giudici o ministri è la faccia segnata di quella madre rom accerchiata a restarci in mente, è quel pane che dei poveri hanno calpestato, l’altra sera a Torre Maura, perché non andasse a dei più poveri di loro. Un segno di imbarbarimento in questa Capitale sporca e trasandata.
Splendida in ogni pietra del passato, e così degradata nelle periferie dell’oggi: quasi che si fosse perso il senso del vivere insieme. Su questo malessere ormai di vecchia data soffia ora un vento che gonfia la rabbia e l’intolleranza. L’humus perfetto per promettere «ordine». Non avendo a cuore né gli inquilini degli scalcinati palazzi di Torre Maura, né tantomeno quei settanta scacciati, ma solo un proprio disegno di potere. E quanti, attorno, che applaudono. Il pane calpestato come l’icona, allora, di uno smarrimento di vita, di una smemoratezza di radici e speranze comuni.
cosi facendo dunque  perdono quel bricciolo   di ragione  e comprensione  .

28.6.18

Modena, «Sì ho votato Salvini, ma ora ho paura» Dea Debarre, sinta italiana, vive in città e teme un’escalation: «Invocano le camere a gas, schedare una razza è atroce >>



Tutti abbiamo Delle paure ma solo pochi sanno e riescono a gestirle senza buttarle addosso a gli altri. Ė sulle diversità che dobbiamo costruire il futuro. Infatti , riprendo quandi detto ptrecedente leggi o rileggi oltre  la  stroria  riportata  sotto  anche il precedente   post : la difesa dea razza : rom \ sinti li chiamano razza maledetta
Cosi faccio chiarezza ,, a chi avesse ancora dubbi sul mio modo di pensare su tali argomenti , e rispondo a chi mi dice : << (....)Prendere provvedimenti come si vuole fare non vuol dire generalizzare, ma credimi bisogna farlo x difendere noi tutti ma anche quelli di loro immigrati o zingari o chi che sia che si comportano bene e hanno diritto ad essere accolti tra di noi ...ma c'è troppa ingiustizia e gente di malafede incontrollata ..bisogna dare manforte a chi ha coraggio di fare tutto questo (...) ., ecc  >>



Modena, «Sì ho votato Salvini, ma ora ho paura»

Dea Debarre, sinta italiana, vive in città e teme un’escalation:  Invocano le camere a gas, schedare una razza è atroce»



MODENA. 
 Debarre, un cognome piuttosto noto in città e nella provincia. Una famiglia allargata e simbolo dei luna park itineranti, una famiglia italiana, ma sinti. Dea Debarre ha 36 anni, 4 figli, un marito che lavora. Vive in una casa popolare di via Terranova, sogna di poter tornare in una microarea “perché quel senso di libertà ce l’hai dentro”.Ci ospita a casa sua, ci accoglie con una tavola imbandita e poi inizia a parlare. Lo fa mentre il telefono continua a squillare con le notifiche dei social network: li tiene monitorati, controlla pagine facebook in cui si incita all’odio razziale verso i nomadi, in cui si invocano le camere a gas e il napalm. La paura c’è sia per le conseguenze che il “suo” popolo potrebbe subire, ma anche per quel flebile equilibrio sociale che negli ultimi anni si è instaurato. «Non so cosa potrebbe accadere - dice - se due gruppi di giovani si dovessero sfidare. Vale anche per Modena: non vorrei scattassero delle provocazioni legate alle idee del ministro».
Dea, lei ha votato Salvini ?«Sì».
E adesso, dopo il progetto di censire i nomadi.«Sono dalla parte del ministro, è partito molto bene con la strategia sugli sbarchi, ma mi aspetterei più coerenza per quanto il discorso sui nomadi italiani. È vero che tra noi c’è chi sbaglia e si comporta male, ma è anche vero che tra i nomadi italiani ci sono famiglie e persone per bene, che pagano utenze, le tasse e lavorano onestamente. Il pregiudizio e la discriminazione sono figli dell’ignoranza, si tratta di razzismo. E tutto dettato sempre dalla mala informazione. Tra l’altro è arrivato il momento di finirla con la confusione tra rom e nomadi italiani»
Proviamo a fare chiarezza
«I nomadi italiani sono qui da generazioni. Noi siamo sinti, la stragrande maggioranza è sinti, i rom sono altro. Siamo più stanziali noi, ormai, rispetto a tante famiglie italiane che vivono nelle case e magari in estate prendono il camper e vanno in giro».
Ma adesso cosa teme?
«Ho paura. Il progetto di Salvini ha acceso gli animi, leggo di gente che invoca le camere a gas per gli “zingari”, che vorrebbero sterminarli. Così è complicato vivere. Non posso dimenticare i blitz della Uno Bianca in cui ho perso alcuni familiari. È stato uno choc per chi, come noi, ritiene le forze dell’ordine il simbolo dello Stato. Non vorrei che qualche persona perdesse la testa, sentendosi legittimato all’odio»
.Lei ha il codice fiscale?«Certo, guardi (mostra il suo curriculum lavorativo, ndr)»
.Ed è registrata all’anagrafe?
«Ovvio».
Quindi è già conosciuta allo Stato italiano?
«Come tutti coloro che vivono nella legalità o che sono cresciuti o nati in Italia. L’idea della schedatura di una razza è atroce. Cosa diversa è sapere chi arriva, ma senza distinzioni di etnia o altri fattori personali».
Cosa sogna?
«Non sono né quattro mura né una roulotte a cambiare lo stile di vita di una persona. Ognuno ha diritto di vivere come meglio crede e di pagare ciò che c’è da pagare. In questa casa mi sento rinchiusa, il mio animo è libero, non lo si cambia. Mi sento una sinta, non rinnego il mio sangue. Ci sono sinti che vorrebbero una casa, io vorrei una microarea, spero che il Comune possa indicarmene una da acquistare e farmi trasferire con la famiglia. Lo sapete vero che nelle microaree tutte le utenze le pagano i residenti? Ormai qualcosa è cambiato anche in noi, l’inclusione, la conoscenza, l’integrazione si sta realizzando».


«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...