
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
8.2.25
la maestra Tomasa e Pedrito di Tina Spagnolo dal gruppo facebook quando sbagli gruppo
ascoltata attentamente, senza dirle nulla, ha esaminato gli archivi e ha messo nelle mani di Donna Tomasa il libro della vita di Pedrito. L'insegnante ha iniziato a leggerlo per dovere, senza convinzione. Tuttavia, la lettura ha raggrinzito il suo cuore:La maestra di prima elementare aveva scritto: "Pedrito è un bambino molto brillante e amichevole. Ha sempre un sorriso sulle labbra e tutti gli vogliono molto bene. Consegna i suoi lavori in tempo, è molto intelligente e applicato. È un piacere averlo nella mia classe”.La maestra di seconda elementare: "Pedrito è un alunno esemplare con i suoi compagni. Ma ultimamente è triste perché sua madre soffre di una malattia incurabile”L'insegnante di terza elementare: "La morte di sua madre è stata un colpo insopportabile. Ha perso interesse in tutto e passa il tempo a piangere. Suo padre non si sforza di aiutarlo e sembra molto violento. Penso che lo stia colpendo. ”L'insegnante di quarta: "Pedrito non mostra alcun interesse in classe. Vive a disagio e quando cerco di aiutarlo e chiedergli cosa gli succede, si chiude in un mutismo disperato. Non ha amici ed è sempre più isolato e triste"Poiché era l'ultimo giorno di scuola prima di Natale, tutti gli alunni hanno portato a Doña Tomasa dei bellissimi regali avvolti in fogli raffinati e colorati. Anche Pedrito gli ha portato il suo avvolto in un sacchetto di carta. Donna Tomasa sta aprendo i regali dei suoi studenti e quando ha mostrato quello di Pedrito, tutti i compagni si sono messi a ridere vedendo il suo contenuto: un vecchio braccialetto a cui mancavano alcune pietre e un vasetto di profumo quasi vuoto. Per tagliare al meglio con la risata degli alunni, Donna Tomasa si è messa con piacere il braccialetto e si è versata qualche goccia di profumo su ogni bambola. Quel giorno Pedrito è rimasto l'ultimo dopo la lezione e ha detto alla sua insegnante: "Dona Tomasa, oggi lei profuma come mia madre"Quella sera, da sola a casa sua, Donna Tomasa pianse a lungo. E decise che d'ora in poi, non solo avrebbe insegnato ai suoi studenti lettura, scrittura, matematica... ma soprattutto che li avrei amati e li avrei educati il cuore. Quando tornarono a scuola a gennaio, la signora Tomasa arrivò con il braccialetto della mamma di Pedrito e con qualche goccia di profumo. Il sorriso di Pedrito è stata una dichiarazione di affetto. La semina di attenzione e affetto di Doña Tomasa ha fruttificato in un crescente raccolto di applicazione e cambiamento di comportamento di Pedrito. A poco a poco, tornò ad essere quel bambino applicato e lavoratore dei suoi primi anni di scuola. Alla fine del corso, Doña Tomasa ha avuto difficoltà a rispettare le sue parole secondo cui tutti gli alunni erano uguali per lei, poiché provava una evidente predilezione per Pedrito.Passarono gli anni, Pedrito andò a continuare i suoi studi all'università e la signora Tomasa perse i contatti con lui. Un giorno ricevette una lettera dal dottor Pedro Altamira, nella quale gli comunicava che aveva terminato con successo gli studi di medicina e che stava per sposare una ragazza che aveva conosciuto all'università. Nella lettera lo invitavo al matrimonio e lo supplicavo di essere la sua madrina di nozze.Il giorno del matrimonio, Donna Tomasa ha rimesso il braccialetto senza pietre e il profumo della mamma di Pedrito. Quando si sono incontrati, si sono abbracciati molto forte e il dottor Altamira gli ha detto all'orecchio: "Devo tutto a lei, Donna Tomasa". Lei, con le lacrime agli occhi, gli rispose: "No, Pedrito, la cosa è successa al contrario, sei stato tu a salvare me e mi hai insegnato la lezione più importante della vita, che nessun professore era mai stato capace di insegnarmi all'università: mi hai insegnato a fare l'insegnante".
4.9.23
diario di bordo n°6 anno I . centro destra fra no castrazione chimica ed l'onda lunga del caso Vanacci ., Altro che Lukaku Benvenuto Azmoun Con Taremi ha sfidato il regime iraniano
CI RISIAMO I cruenti stupri estivi che hanno riempito le cronache di fine Agosto hanno riaperto il dibattito sulla castrazione chimica. Sorvolando sull’assoluta inutilità di un trattamento farmacologico applicato alla risoluzione di un problema culturale, esistono anche considerevoli aspetti etici che spingono ad interrogarsi sull’ipotesi di un intervento simile. Nonostante la proposta infatti parta dalle file della maggioranza con un disegno di legge depositato dalla Lega, anche all’interno della maggioranza stessa si levano numerose voci critiche. Rita Dalla Chiesa si fa portavoce della posizione di Forza Italia, mettendo in luce tutte le contraddizioni che una coercizione somatica ad opera dello Stato porta con sé: “Se s’introduce la castrazione chimica lo Stato fallisce. Uno Stato non può intervenire sul corpo di un individuo, nel modo più assoluto. Ci sono altre cose che dovrebbero aiutare a far sì che tutto quello che sta succedendo, che è veramente una cosa terribile, non succeda più”. Oltretutto la parlamentare azzurra sottolinea un altro potenziale rischio intrinseco alla proposta: la potenziale arma di distrazione di massa, che potrebbe allontanare invece da provvedimenti concreti.
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semre dal
Altro che Lukaku Benvenuto Azmoun Con Taremi ha sfidato il regime iraniano
Non lo fu nemmeno per Mehdi Taremi, il 31enne attaccante iraniano il cui passaggio al Milan è sfumato proprio in chiusura di mercato, il bomber che con i suoi gol e le sue giocate nel Porto aveva eliminato dalla
Champions negli ultimi anni prima la Juventus di Pirlo (2020-21), poi proprio il Milan di Pioli (2021-22). Pur provenendo da una famiglia conservatrice, benestante e filo-governativa, Taremi non ha esitato, come Azmoun, a esporsi personalmente sui social nei giorni terribili della repressione del regime di Raisi. “La giustizia non può essere fatta con un cappio”, scrisse su Twitter dopo l’impiccagione di due giovani manifestanti e la condanna a morte, poi tramutata in condanna a 26 anni di carcere anche grazie all’hashtag #Notoexecution rilanciato da lui e altri noti calciatori europei, decisa sul conto di un calciatore del Tractor, Amir Nasr Azadani, accusato di “Mohaerebeh” (guerra contro l’islam e lo Stato). “Quale società troverà mai pace se ogni giorno ci sono spargimenti di sangue ed esecuzioni?”, chiedeva Taremi schierandosi contro il governo e a fianco dei manifestanti e del popolo.
Dall’iran con onore: quando il calcio diventa civiltà, umanità, ardimento. Benvenuto a Roma Azmoun. E che peccato non averti qui con noi, Taremi.
2.3.23
Nicoletta Parisi, ha 80 anni, calabrese, vive a Botricello (Catanzaro),offre la cappella di famiglia per i bambinbi morti nel naufragio di Crotone
24.12.22
Certi uomini di © Daniela Tuscano
12.7.22
Milano, è costretto a lasciare il lavoro per una malattia: i colleghi gli pagano i contributi fino alla pensione
Una malattia improvvisa lo costringe a ritirarsi dal lavoro a pochi mesi dalla pensione, ma la solidarietà dei colleghi corre in soccorso per evitare il licenziamento. E’ la storia di Benedetto Santangelo, 66 anni, una vita dedicata a lavorare per il gruppo Cofle, che si è ritrovato ad affrontare una malattia che gli ha impedito di proseguire la sua attività in azienda. Senza poter raggiungere la completa copertura economica per i restanti mesi. "Benedetto ha lavorato con noi per oltre trent’anni, non potevamo voltargli le spalle nel momento del bisogno”, ha spiegato la titolare dell’azienda.
Che appena è venuta a conoscenza della malattia, si è subito premurata di collocare Benedetto in una posizione di lavoro più tranquilla. L’azienda si trova a Trezzo sull’Adda, nel Milanese, ed è specializzata nella produzione di ricambi per auto dal 1964.
Grazie allo spirito di solidarietà dei colleghi, in collaborazione con l’azienda e le Rsu, è stata attivata una banca delle ore solidale. L’accordo prevede una donazione su base volontaria e a titolo gratuito di ore di Par (permessi annui retribuiti), in favore del lavoratore in difficoltà. Il combinato delle ore raccolte fra i colleghi e l’integrazione a suo tempo garantita dall’azienda per la quota mancante permetterà a Benedetto di raggiungere in piena serenità il traguardo pensionistico, previsto per febbraio 2023. L’azienda, che ha pubblicato su Facebook la foto di Benedetto assieme ai colleghi e titolari, con il racconto della storia a lieto fine, ha ricevuto tantissimi commenti di solidarietà e ringraziamenti.
29.5.21
«IN FILA ALLA CASSA, UNA DONNA HA BISOGNO, UN SIGNORE L’ AIUTA CON DISCREZIONE»
Riporto un testo così come l’ ho letto, senza modifiche o aggiunte , perché pur essendo una storia che girà nel web , dice tutto .Racconta di come Al tempo del Coronavirus, le file al supermercato non sono state solo teatro di litigi e baruffe.
“In fila alla cassa, il display segna 26,80€, la faccia stranita:"Ah scusi ho dimenticato il bancomat, ho solo 25€ tolgo qualcosa".Nel piccolo carrello non ci sono patatine o cibi inutili, vedo pane, pasta, latte, pomodori, carta igienica. L'imbarazzo per chi è distante appena un metro è palpabile, il volto di una mamma poco più che 50enne è corrucciato, deve scegliere cosa sottrarre ai propri figli. È così che assisto al più bel film italiano, reale più che neorealista, poco dietro un altro signore in fila: "Scusi, le è caduto qualcosa" La signora è sorpresa, a terra c'è una banconota da 10 euro, sa bene che non le appartiene Lo sguardo amorevole dell'uomo la convince, é troppo per lei dire che è sua. Non ha vestiti firmati ma non indossa stracci, non ha il trucco ma la sua faccia trasuda sacrifici. Il signore si piega, raccoglie la banconota e le dice: "Probabilmente è successo quando ha aperto il borsello". Ora sembra una bambina, é felice, soprattutto della sua onestà. Paga e uscendo sorride all'uomo che è davanti a me. Lo guarda per l'ultima volta e dice: "Grazie". Assisto e sono felice anch'io, ho capito la lezione. Quell'uomo avrebbe potuto dire: "Non si preoccupi faccio io". Invece ha scelto di preservare la dignità, sua e della signora.
Ora Chi ha fatto un beneficio taccia, lo ricordi chi lo ha ricevuto.” Ricordiamoci il bene si fa in silenzio ,il resto è palcoscenico . Mentre leggevo questa news trovata sulla home di Facebook mi è venuto in mente che le buone notizie sono… a più piani. Primo piano: ho lasciato per intero la descrizione dell’ accaduto perché ce la potessimo gustare: la buona notizia come un sasso buttato nell’ acqua che buca la superficie e si allarga a cerchi concentrici. Secondo piano: uno sconosciuto in fila alla cassa nota che la signora che lo precede non ha tutti gli euro per pagare la spesa; la buona
notizia parte dal vedere, cioè dal non essere spettatori inerti. Terzo piano: i dieci euro che “colui che vede” getta a terra, come se fossero caduti dal borsello della signora, ci dice che la buona notizia è silenziosa, umile, senza bisogno di fanfare. Quarto piano: la signora capisce il “gioco” e regala il suo stupore, la sua gratitudine. Quinto piano: mentre esce, la signora esprime un grazie pieno di dignità e di franchezza; sa che un dono non è mai “meritato”. E grazie lo dicono coloro che vengono a conoscenza di questa “buona notizia”, non solo coloro che sono stati testimoni (in fila al supermercato) ma anche noi che ne veniamo a conoscenza grazie alla testimonianza.9.5.21
Una cabina telefonica come casa, Iasmina salvata dagli abitanti del suo quartiere
REPUBBLICA 9\5\2021
A Mirafiori Sud, periferia di Torino. Per due settimane una donna rom ha dormito in un metro quadrato
Chiedeva l'elemosina Iasmina, un volto diventato familiare tra i torinesi che frequentano il mercato di via Cesare Pavese, quartiere Mirafiori Sud, ultimo lembo di città tra la vecchia fabbrica e le campagne che sfiorano l'autostrada. Chiedeva l'elemosina e se ne andava. Dove chissà. E il giorno dopo tornava. Una routine che a un certo punto si è interrotta e gli abitanti del rione l'hanno vista, a sessant'anni, che si sistemava per la notte dentro una vecchia cabina telefonica caduta in disuso. Per due settimane ha creato in quel metro quadrato protetto da quattro vetri il suo giaciglio. In molti l'hanno avvicinata, hanno raccolto il suo racconto di donna rom, con una situazione personale complicata, che aveva avuto dissidi con la propria famiglia e che per quel motivo non tornava al campo.

"Guarda che stanotte mi sono affacciato dal balcone e alle quattro era ancora dentro la cabina", è stata la telefonata che un residente ha fatto a Vincenzo Camarda, coordinatore della terza commissione della circoscrizione 2, che si occupa di politiche sociali e integrazione. "Il nostro quartiere è ricco di sentinelle che si preoccupano di ciò che accade sul territorio e che vogliono risolvere i problemi, non rimuoverli. Ed è su queste basi che si è creata una rete di aiuto che funziona", spiega Camarda. Oltre alla circoscrizione, sono intervenuti anche i servizi sociali. Iasmina all'inizio rifiutava qualunque aiuto: "Non ho bisogno di niente", diceva. Ma la gente del mercato non riusciva a voltarsi dall'altra parte: "Fa male alla nostra coscienza, come un fatto che vorremo non vedere e non sapere, ma la povertà è qui, non sono numeri, dobbiamo avvicinarla", si è fatta avanti una donna del quartiere. Sono arrivati anche i volontari della Boa urbana, ma Iasmina non si è fatta agganciare e non ha accettato l'invito ad andare in un dormitorio. Eppure la gente del quartiere non si è rassegnata: "Nessuno ha la capacità magica di risolvere all'istante problemi, soprattutto come in questo caso, sono anni che la signora è in difficoltà, ci vuole fiducia", ha raccontato un residente. Non è stato facile, ma alla fine Iasmina è stata aiutata a riprendere in mano la sua vita, a riappacificarsi con la famiglia ed è tornata ad avere un tetto sotto cui dormire. "Quando le persone si mettono insieme, aprono piccoli spiragli di luce", è la lezione di Fabrizio Floris, docente universitario esperto di integrazione e migrazioni, che ha seguito da vicino il caso di Iasmina.
4.10.19
capita che gli zingari violentemente osteggiati e maltrattati possano integrarsi benissimo e diventare simbolo di una città . il caso di Pamela diventata uno dei simboli di Olbia
da www.galluraoggi.it
Si è spenta Pamela, la storica “zingara” diventata uno dei simboli di Olbia

Si è spenta questa notte, nel campo di Sa Corroncedda di Olbia, una delle figure più note tra gli “zingari” di Olbia. Aveva quasi 62 anni Pamela, ma come osservano in molti è come se avesse vissuto per oltre un secolo.
Pamela ha rappresentato, volendo o non volendo, una parte dell’immagine di Olbia. Quella degli anni della crescita sfrenata della città, delle grandi trasformazioni e delle molte contraddizioni. Impossibile non notarla quando all’esterno dei supermercati ti avvicinava chiedendoti l’obolo.
Ti augurava buona fortuna e negli ultimi anni non aveva nemmeno più bisogno di ricordarti che doveva “mangiare” o che servivano per i suoi “numerosi figli”. Pamela era Pamela. Punto.
E anche se, in base al regolamento del campo nomadi, non avrebbe dovuto chiedere l’elemosina, per lei era spesso un’eccezione tollerata. Era arrivata giovanissima a Olbia dalla Serbia e si era subito ambientata. Di lei si racconta che abbia almeno dieci figli.
Per capire l’importanza simbolica che ha rappresentato per Olbia, basti ricordare la sua foto, insieme al famoso vigile urbano Tottoi Sanciu, nel calendario comunale dato alle stampe sulla fine degli anni Novanta. Nella notte Pamela è morta. Come tradizione, la sua salma sarà ora riportata in Serbia per la sepoltura.
se non vi bene .... vostri io continuerò lo stesso chi vuole seguirmi mi segue chi non mi vuole seguire peggio per lui concludo con questa citazione musicale talmente nota e stra nota ed usata nei miei post ( se non la ricordate , capita man mano che s'invecchia 😎😜😁, o non la conoscete trovate qui il testo )
Ma s'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fessoe quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!alla prossima
26.9.19
ma la gente sa solo insultare anche pesantemente e personalmente coloro che hanno opinioni differenti su temi etici ( e non solo ) ? toxic shitstorm rieviuta per iun pos pro sentenza costitutizionale a favore di marco cappato su caso Dj fabio

/https://www.repstatic.it/content/localirep/img/rep/2019/09/25/230750784-30fdce41-5980-4416-b078-fbae23e74322.jpg)
Chi l'ha convinta ad aiutare Fabo?
"Ho sempre pensato che uno dovesse essere libero di decidere fino alla fine sulla sua vita, ma l'ho sentito in modo definitivo anni prima di incontrare Fabiano. Quando Piergiorgio Welby mi ha ringraziato, poco prima di essere sedato perché gli togliessero il respiratore e lui potesse andarsene come chiedeva da anni. Era immobilizzato in un corpo che era una prigione, aveva solo gli occhi per comunicare. Il suo era un grazie di felicità, ripetuto, e vivere queste emozioni da parte di una persona che sta per andarsene sovverte le nostre nozioni sulla morte. Non posso dimenticarlo".
Incontri di sofferenza e libertà?
"Welby, Fabo, Englaro, sono tutte persone che, pur non avendo potere, sono riuscite a cambiare la storia. Hanno avuto il coraggio di usare il loro corpo, le loro sofferenze, le loro vite per cambiare la legge, per difendere le loro idee. Incontrandole ho trovato l'ironia, la serenità, l'intensità. Nessuna autocommiserazione o vittimismo per Piergiorgio e Fabo, ma il senso di un obiettivo da raggiungere. Vere lezioni di vita. Fabo pochi minuti prima di morire ha detto ai suoi amici: allacciatevi le cinture, non potreste farmi un regalo più grande. Aveva spazio e pensiero per gli amici, per le persone che amava, anche in quel momento".
Più di 800 persone hanno chiesto di morire come Fabo.
"Tanti chiedono informazioni ma poi decidono di resistere. Quando a chiedere di essere aiutati a morire sono giovani, che hanno perso interesse per la vita senza essere affetti da patologie particolari, io consiglio di farsi aiutare da specialisti, da psicologi. Sono persone che non otterrebbero quello che cercano neppure all'estero".
Ancora una volta decide la magistratura. E la politica?
"ll Parlamento sino ad oggi si è dimostrato inadeguato ad affrontare il problema, ma resta il nostro interlocutore, e si dovrà esprimere. Mi aspetto dai partiti un'assunzione di responsabilità adeguata ad oggi, per il modo in cui è cambiato il morire. Ci vorrà tempo. Il problema è che i mesi che passano li patiscono sulla loro pelle decine di migliaia di persone. I miei nemici non sono le persone che la pensano diversamente, ma gli indifferenti che per anni in politica hanno fatto finta di non vedere la sofferenza dei malati".
Adesso per lei niente carcere?
"Resto ancora imputato nel processo a Massa, ma vivo tutto con serenità, con la consapevolezza di aver fatto il mio dovere morale. Non avrei potuto comportarmi diversamente e comunque non mi sono mai sentito solo: la gente ha capito che stavo parlando di cose che tutti avevano vissuto, incontrato o subito".
Vincitori e vinti?
"Da oggi non c'è nessuno che abbia diritti in meno, non ci sono sconfitti. Ho sentito Beppino Englaro e Valeria, la fidanzata di Fabo. Erano felici, avevano ritrovato un pezzo della loro vita, di chi amavano e di quello in cui credevano".Poi Cappato se ne va da sua figlia. Ha dieci mesi. Si chiama Vittoria.
25.8.19
cio' che dovrebbe essere normale diventa speciale . il caso di Trapani, mamme fanno da baby sitter alla bimba dell’ambulante donna sulla spiaggia
da https://www.tpi.it/2019/08/25/mamme-baby-sitter-ambulante-spiaggia-trapani/
Trapani, mamme fanno da baby sitter alla bimba dell’ambulante donna sulla spiaggia
L'italiano non ha bisogno di grandi gesti, la solidarietà femminile non ha colore o etnia. Ci si aiuta con naturalezza e spontaneità
Di Lara Tomasetta 25 Ago. 2019

Trapani, mamme fanno da baby sitter alla bimba dell’ambulante
L’Italia quella bella oggi la racconta Desirè Nica, una ragazza di Roma che, in vacanza a Trapani, ha potuto testimoniare come la parte migliore del nostro Paese esiste e non si vergogna di fare la parte da “buonista”.
L’episodio, di cui lei stessa è protagonista, è accaduto sulla spiaggia del litorale siciliano.
“Sono le 13.00, e arriva sulla spiaggia uno dei tanti ambulanti che cercano di vendere qualcosa”, scrive in un post su Facebook Desirè.
“Solo che stavolta è donna. Solo che stavolta è mamma. Ha una cesta enorme che tiene in bilico sulla testa, con dentro tutto ciò che vorrebbe vendere, e dietro, legata sulla fascia, la sua bambina. Avrà 2 anni e mezzo, 3 al massimo. Sta sotto al sole in groppa alla sua mamma mi chiedo da chissà quante ore”.
Nonostante in questi mesi ci siamo dovuti abituare a narrazioni in cui l’odio e il razzismo sembrano aver avuto la meglio, c’è una parte del Paese che ha tutt’altra propensione e di fronte alle difficoltà del prossimo – italiano o straniero che sia – prova disagio e desiderio di aiutare.

“Guardo mia figlia e penso che sono 3 ore che mi affanno per farle scegliere cosa mangiare, per coprirle la testa dal sole, per stare attenta che non beva acqua troppo fredda”, scrive Desirè.
“Dico a Gabri che vado a comprare qualcosa da quella mamma e che vado a portare un po’ di frutta fresca alla bimba e darle qualcosa da mangiare. Ma non c’è stato bisogno di fare niente.
Perché oggi l’Italia bella è stata quella delle mie vicine di ombrellone che tutte insieme hanno detto a quella mamma come loro, di andare a lavorare tranquilla, perché alla sua bambina ci avrebbero pensato loro”.
“Ed è proprio così che è andata. La mamma ha continuato il suo giro per le spiagge, e la piccola ha mangiato insieme a tutti i nostri figli sotto l’ ombra del ristorante dello stabilimento, ha giocato sulla riva, ha fatto i gavettoni insieme agli altri bambini della spiaggia. E io oggi sono felice, perché è stato davvero bello vedere tutto questo”.
Già, perché l’italiano non ha bisogno di grandi gesti, la solidarietà femminile non ha colore o etnia. Ci si aiuta con naturalezza e spontaneità.
dovrebbe essere la norma visto che
Infatti un commento su https://www.facebook.com/Il-Tulipano-Il-Web-Magazine-Indipendente-scritto-dal-Popolo-129052657118508/Dopo che la storia è stata diffusa in rete Dall'Ogliastra, un'altra turista, Marina Carta, ha raccontato che "da anni un'ambulante lascia suo figlio a giocare con i nostri", accompagnando anche in questo caso le sue parole con un'immagine di bimbi che giocano sereni tutti insieme sulla spiaggia sarda. E pare che non sia un caso isolato: "Stessa situazione. Golfo di Baratti. La bimba della venditrice ambulante gioca con i miei nipoti mentre la mamma fa il giro della spiaggia. È nata un'amicizia", ha scritto Luisa Giolli. continua qui su https://www.fanpage.it/attualita
Grazia Capone
Ce ne sono mille episodi del genere, diffondiamoli, contagiamoli.
23.9.18
"Fatemi vedere il mare per l'ultima volta": e l'ambulanza si ferma sulla spiaggia
J. S. Bach: Goldberg Variations - Aria & Var. 1 - Jozsef Eotvos, guitar
Una storia bellissima quella riportata sotto e che iunsieme a quest'altra Mezza Europa in ambulanza per portarla a morire a casa: il gesto di un'infermiera e di due volontari
Un gesto pieno di umanità ! d'immensa grandezza cosa sempre priù rara ..sono queste le notizie che fanno aprire il cuore.Almeno fossero un poco più frequenti questi gesti..........sicuramente vivremmo tutti molto meglio.Almeno fossero un poco più frequenti questi gesti..........sicuramente vivremmo tutti molto meglio.Almeno fossero un poco più frequenti questi gesti..........sicuramente vivremmo tutti molto meglio.Almeno fossero un poco più frequenti questi gesti..........sicuramente vivremmo tutti molto meglio.Almeno fossero un poco più frequenti questi gesti..........sicuramente vivremmo tutti molto meglio.Ora speriamo solo che qualche magistrato in vena di notorietá non ci veda una infazione alle procedure e non metta nei guai i lavoratori dell´ambulanza.
http://iltirreno.gelocal.it/massa/cronaca/2018/09/22/
L'episodio a Marina di Carrara: a esaudire il desiderio dell'uomo è stato un equipaggio della Croce Rossa. I nostri lettori: "Un gesto umanamemte immenso"

CARRARA.
Mentre veniva trasferito dalla Toscana in Canavese per ragioni di salute, un ottantottenne ha chiesto di "vedere il mare per l'ultima volta" ed è stato accontentato: l'ambulanza che lo trasportava si è fermata sulla spiaggia . È successo a Marina di Carrara.
Malato vuole vedere il mare, l'ambulanza si ferma: i commenti dei lettori"Fatemi vedere il mare per l'ultima volta", ha chiesto un uomo di 88 anni all'equipaggio di un'ambulanza della Croce Rossa. Equipaggio che ha esaudito il desiderio dell'uomo fermandosi sul lungumare di Marina di Carrara. Un piccolo grande gesto, che ha ricevuto tantissimi commenti dei nostri lettori. Ecco qui una selezione
A esaudire il desiderio dell'uomo è stato un equipaggio della Croce Rossa di Ivrea (Torino) dopo avere interpellato la famiglia. Il mezzo è stato fermato su uno spiazzo che si affaccia sulla spiaggia. Quindi gli operatori hanno spalancato il portellone, permettendo all'ottantottenne di guardare il mare.
Il figlio, attraverso un post su Facebook, Il figlio, attraverso un post su Facebook, ha ringraziato l'equipaggio: "Voglio ringraziare i quattro angeli, che ci hanno aiutato a trasportare mio babbo da Carrara a Ivrea. E hanno acconsentito a fargli vedere, forse per l'ultima volta, il mare".
ha ringraziato l'equipaggio: "Voglio ringraziare i quattro angeli, che ci hanno aiutato a trasportare mio babbo da Carrara a Ivrea. E hanno acconsentito a fargli vedere, forse per l'ultima volta, il mare".
10.12.17
chi lo ha etto che per vincere bisogno arrivare primi e altre storie di umanità ai margini maltrattate da burocrazia fake news -bufale e da hater -odiatori
L’onda perfetta di Mattei, è quarto al mondiale di adaptive surf

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Dopo il settimo posto ottenuto l’anno scorso, stavolta il piazzamento al Mondiale è stato decisamente più lusinghiero.
«L’anno scorso abbiamo partecipato grazie all’autofinanziamento, quest’anno invece ci ha sostenuto la Federazione: questo ci ha dato la possibilità di focalizzarci sulla gara, di viverla da atleti veri».
Un evento concentrato in così pochi giorni vissuto dentro e fuori dall’acqua.
«Con i compagni di squadra abbiamo condiviso una crescita importante, ci siamo sostenuti l’un l’altro nelle varie categorie. E dopo le gare non sono mancati neanche momenti di aggregazione, dove ci sedevamo a un tavolo per condividere le nostre esperienze con le altre Nazioni. Cercavamo di capire lo sviluppo del nostro sport e come portarlo a livello di riconoscimento paralimpico».
Massimiliano, che effetto le fa quella medaglia al collo?
«Non avevo mai ricevuto prima un riconoscimento così importante, l’effetto che mi dà è bellissimo. Spero che porti la nostra scuola (la Surf4all, che ha base a Tirrenia, ndc) a raggiungere gli obiettivi prefissati. Spero che l’attenzione generale non ci abbandoni. Vogliamo farci conoscere in varie zone d’Italia in modo da poter avvicinare più gente possibile a questo sport, a scopo agonistico o anche solo per puro divertimento. Vorrei anche cominciare dei percorsi con le realtà di Livorno con cui non abbiamo mai collaborato, ma sarebbe importante poter far nascere qualcosa anche qui. In California ho consegnato il gagliardetto del Comune di Livorno che mi aveva dato l’assessore allo sport Andrea Morini al presidente dell’Isa (International surfing association, ndc) Fernando Aguilera. Insomma, in un certo senso ho avvicinato Livorno a San Diego».
È vero che durante la manifestazione ha surfato l’onda più alta dell’intero contest?
«Dicono così. Io speravo in un’apertura di quell’onda che mi permettesse di planarla e di entrare nel tubo per ottenere un punteggio più alto, ma l’onda mi ha chiuso davanti: dovevo scegliere un punto del campo gara che mi permettesse di performare il mio surf rispetto a quello degli altri atleti, volevo prendere due onde che mi potevano dare un punteggio alto. Se ho ottenuto questo risultato è grazie alla preparazione in piscina che ho fatto nei mesi precedenti la gara e grazie allo sviluppo della tavola, che ha fatto veramente la differenza in questa manifestazione. Devo ringraziare Kiko Eclipse, lo shaper della tavola da surf sulla quale è applicato un cuscino modellato su misura che, oltre a permettere di sollevare il busto per dare stabilità sull’onda, è appositamente scavato sotto le ascelle per garantire libertà di movimento in mare. Si tratta di un supporto fondamentale nato da un percorso cominciato con Maurizio Regoli dell’autotappezzeria Gpr e poi approfondito nel laboratorio di Michelotti Ortopedia».
Quali sono i suoi prossimi obiettivi?
«Penso già al Mondiale del prossimo anno, ma prima vorrei trovare i fondi per partecipare a una competizione che si terrà alle Hawaii ad agosto, la Duke’s Ocean Fest. In pentola abbiamo anche la preparazione della categoria donne: nella nostra associazione abbiamo due potenziali atlete che prepariamo per i Mondiali, c’è bisogno della realtà femminile per farci riconoscere nel 2024 come sport paralimpico. Vorrei poi che ci potessimo spostare in Portogallo, Francia o Spagna per fare gli allenamenti, in modo tale da farci trovare più pronti per la prossima stagione».
Lo speaker della manifestazione non riusciva a pronunciare il suo nome...
«Mi chiamava sempre “Massimilio”: ho provato a spiegargli che non era il mio nome, piuttosto poteva chiamarmi Max o Massi, ma non c’è stato verso. Alla fine mi sono arreso e considerando che mi stava portando bene, l’ho lasciato fare». Più che bene visto il risultato finale, che consacra Massimiliano come pioniere dell’adaptive surf in Italia»
da
http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2017/12/10/news/

«Ho pensato all’eutanasia, ma ho due figli»
L’idea scartata per amore della famiglia. «Questo male ti lascia lucido in un corpo che si muove sempre meno»
stesse sensazioni ed indignazioni che prova

4 ore fa
pietrass
Leggendo questo articolo , sono rimasto basito e costernato , perchè una persona dipendente dello stato , da noi pagato con le nostre tasse si arroga il diritto di decidere il destino di un' ammalato :mi vengono in mente le parole di una canzone di Faber: Giudici eletti uomini di legge noi che danziam nei vostri sogni ancora siamo l'umano desolato gregge di chi mori con il nodo alla gola.Signor DEL Fabbro, l' unica cosa che posso fare nel mio piccolo è dire un preghiera per LEI di tutto cuore
le ultime due
Il 18enne è malato di tumore, i compagni si vaccinano in massa per proteggerlo

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello
Apro l'email e tovo queste "lettere " di alcuni haters \odiatori , tralasciando gli insulti e le solite litanie ...

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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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