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2.3.23

Nicoletta Parisi, ha 80 anni, calabrese, vive a Botricello (Catanzaro),offre la cappella di famiglia per i bambinbi morti nel naufragio di Crotone



Questa donna straordinaria si chiama Nicoletta Parisi, ha 80 anni, calabrese, vive a Botricello (Catanzaro), e quello che ha fatto è una autentica boccata di ossigeno e di umanità, dopo tanto orrore.Quando ha visto

le immagini strazianti dei 67 migranti morti sulle coste di Crotone, ha compiuto un gesto commovente: ha offerto la propria cappella di famiglia per dare una degna sepoltura a ognuno dei bambini morti così lontani da casa, accanto a suo marito.
Si è chiesta solo una cosa:
"Cosa posso fare io per queste piccole creature morte in mare senza aver potuto capire il gesto delle loro madri che era quello di portarli via da una civiltà crudele?
Mi è tornato alla mente mio zio disperso in Russia, che non ha mai potuto essere sepolto. Voglio che a questi bambini sia data questa possibilità. Noi fondamentalmente su questa terra siamo tutti profughi e tutti abbiamo necessità di avere la Misericordia divina. A mio marito ho detto: non sei più solo, avrai tanti bambini a farti compagnia”.
Ecco cosa significa essere cristiani veri, in un Paese di gente che brandisce rosari, va a messa la domenica e poi lascerebbe annegare donne e bambini in mare.
Questa donna la abbraccerei forte forte, solo questo.

24.1.21

non sempre il perdono vuol dire dimenticare il male . il caso di Silvio Pezzotta Padre di Mariangela Pezzotta che ha perdonato Elisabetta Ballarin l'assasina di sua figlia

Per un giorno stacchiamo da giornate \ settimane rompi ( giornata della memoria e giorno del ricordo ) e parliamo di Perdono
Elisabetta Ballarin protagonista di una delle vicende di cronaca nera più drammatiche del nostro paese quella delle Bestie di Satana dal 2017 è libera ha scontato il suo debito con la giustizia e si è rifatta una vita .Ed ha ottenuto aiuto e perdono dal padre al padre di una sua vittima Mariangela Pezzotta .
  da   questo articolo    di  https://www.corriere.it/sette/attualita/  del 31 maggio 2019
[...] Silvio Pezzotta, 71 anni, da Somma Lombardo, ex impiegato all’aeroporto di Malpensa, è il papà di Mariangela, una delle vittime delle Bestie di Satana, la setta di ragazzi appena più che diciottenni che uccise quattro persone tra il 1998 e il 2004 convinti di agire per conto del  Maligno.
Elisabetta  Ballarin all'epoca  
E mentre tutta l’Italia e il mondo intero (la storia finì anche sui media australiani) leggevano increduli degli sgozzamenti, delle crudeltà, del sangue e dei crocifissi rovesciati, mentre fioccavano gli ergastoli e le condanne, Silvio Pezzotta spiazzò tutti. Si rivolse a Elisabetta Ballarin, una ragazzina che aveva partecipato all’uccisione di Mariangela con queste precise parole: «Quando avrà finito di scontare la pena, sappia che per lei la porta di casa mia è aperta».


 Una bellissima scelta   quella   del signor  Silvio . 

 da https://www.ilsussidiario.net/news/ho-perdonato-lassassina-di-mia-figlia-padre-di-mariangela-pezzotta-ecco-perche/2112944/  e  da   https://www.tv2000.it/beltemposispera/video/silvio-pezzotta-mia-figlia-uccisa-dalle-bestie-di-satana/

Sincero ed emozionante il racconto di Silvio Pezzotta, padre di Mariangela Pezzotta, ai microfoni di Giovanni Terzi per Libero. L’uomo ha ripercorso il dramma vissuto quasi sedici anni fa, quando a Golasecca la figlia venne uccisa dalla mano di Andrea Volpe – esponente di spicco delle Bestie di Satana – sotto gli occhi di Elisabetta Ballarin.





E proprio lei ha trovato il perdono del padre di Mariangela Pezzotta: «Ho sempre considerato Elisabetta una vittima di Andrea Volpe alla stregua di altri, solo che, per fortuna, lei non è morta. Alberto Ballarin mi chiamò dopo la morte di mia figlia, la mamma la frequentai ed era una donna distrutta; entrambi poi morirono, lasciando sola Elisabetta». Dopo la morte dei genitori, Silvio Pezzotta le andò incontro: «Elisabetta rimase sola ed io semplicemente le dissi, incontrandola in Tribunale: “Quando avrà finito di scontare la pena, sappia che per lei la porta di casa mia è aperta“».

IL PADRE DI MARIANGELA PEZZOTTA: “PERDONO L’ASSASSINA DI MIA FIGLIA”

Elisabetta Bellarin  oggi
frame  dal video https://bit.ly/39aVRnB 
Il padre di Mariangela Pezzotta ha spiegato di aver capito nel corso del processo quanto Elisabetta Ballerin fosse plagiata da Volpe – «il suo sguardo smarrito non lo dimenticherò mai» – e non è tutto: «Un mio amico insistette per vedere Elisabetta. Io alla fine accettai. Elisabetta scese dal traghetto che proveniva da Monte Isola, dove si trovava in permesso per lavoro. Mi vide e mi corse incontro, abbracciandomi e mettendosi a piangere. Parlammo molto, quel colloquio rimarrà riservato nel mio cuore. Ci capimmo e capii che quella ragazza aveva il diritto di rifarsi una vita». Dopo la morte della figlia, Silvio Pezzotta ha potuto contare sulla fede: «Sono stato accompagnato dalla fede, in questo percorso doloroso. Se una persona non ha Fede, si chiude in sé stesso e non riesce più a vivere.
Io però ho una fede semplice, non bigotta; a volte mi fermo in qualche chiesetta di campagna per dire una preghiera».

Ora   ci  vuole  oltre  che una  vera fede   una mente   aperta     per  perdonare  simili  cose   e   non sempre  ci si riesce  . Ma  quando ci si riesce   , ed è questo il caso ,  fa  di te   una  grande  persona  .  Capace   d'incanalare  il tuo dolore   in qualcosa  di  costruttivo  ed  allontanare  l'odio    ed  a  vendetta   da  sé  . Ha  evitato   di  d'unire  dolore  al dolore  ovvero     << prima di intraprendere il viaggio della vendetta, scava due tombe ( Confucio ) >>. Secondo me      ha  fatto una scelta  giusta   in quanto  Elisabetta    come  si   vede questi due video il primo 
 


il   second ( da  cui   ho preso il   frame   , riportato nella   foto  in alto    a   destra  )

    SCONSIGLIATO PER I DEBOLI DI  STOMACO 
 

    
ha  capito   i suoi errori    ed   era  stata ,  questo  non vuol  dire  che  non sia  stata   innocente  ,  plagiata   ed ha  pagato  per  le  sue  colpe  . Ed   adesso  è  una persona  nuova   ed  diversa , il carcere  ed   il lutto  ( ha  perso  i suoi  genitori  )   ti  cambiano  .  Come   dimostra  anche i video   soprattutto il primo  




 Romanzo    suggerito    
Il conte di Montecristo (titolo orig. Le Comte de Monte-Cristo)  di Alexandre Dumas

14.12.15

IL CENTRO DELL'ANGOLO di © Daniela Tuscano


Mi piace pensare che arriviamo per ultimi, in questa domenica di freddo implacabilmente arido, fra un sole che stenta a uscire e nubi mute di pioggia. Siamo a Bresso, alla Parrocchia della Misericordia. Un edificio cresciuto con me, frutto dello scompaginamento architettonico del Concilio Vaticano II, tutto travi e acciaio ma pure seggiole settecentesche, quarzi brasiliani e vetrate da musical. Sfioriamo i confini della città, un tempo lande selvatiche e adesso terreni edificati. Intorno, il Parco Nord. Ma restiamo in angolo. Anche la chiesa è angolosa, asimmetrica. Sbilanciata. Proprio come la misericordia, il ricordo dei miseri, che a star rintuzzati hanno fatto l’abitudine. Eppure, spesso, l’angolo consente una visuale privilegiata, la curva nascosta d’un viso, il vertice d’un respiro. Giungiamo tardi, ma non soli, preceduti da nomi non più remoti o esotici: Banguì, Aleppo… e anche Roma, certo, ma ormai il centro si è frantumato. Si è spostato all’angolo.
Dobbiamo ringraziare Francesco per questo. Anche lui è un Papa “angolare”, proveniente da chissà dove. Ma, del resto, nulla di nuovo, se non avessimo fatto l’abitudine ai vuoti trionfalismi. La stessa Betlemme è ficcata in una conca sconosciuta, il più piccolo capoluogo di Giuda, oppressa da un’afa soffocante e appiccicosa. Siamo a Bresso e avremmo potuto esser laggiù, come in Siria, come in Africa. Il mondo ci è sfuggito di mano, tragicamente e sanguinosamente; provvidenzialmente, se tanto dolore servisse a risvegliare la nostra fratellanza e sororità. Ma non è il dolore che serve, è la pietà, la miseri-cordia, il sovvenire della manchevolezza, il bisogno del bisogno, la fine dell’autosufficienza. Siamo a Bresso e il mondo s’è messo al centro dell’angolo, perfino la porta santa era laterale, sobria, anche un po’ triste. Un nitore di lamiera. Ma giubileo significa gioia, anzi jobel, corno di montone. Anche a Bresso è risuonato tre volte, portato qui dalla Palestina, ché laggiù è la radice, e spiritualmente siamo semiti (Pio XI). Ma non esiste gioia se non con-divisa; l'esatto contrario di in-dividuo. Il quale, per ricomporsi, deve percorrere un cammino contrario, e tornare a frazionarsi come pane. Santa Lucia, 13 dicembre. A un mese esatto dalla strage di Parigi, a pochi giorni da stragi altrettanto crudeli e ignorate dalla grande informazione. La luce, da quest’angolo periferico, non può che rifulgere negli occhi capaci di guardare il prossimo. E prossimo ormai sono davvero tutti. Non siamo più “la cristianità”, siamo cristiani; minoritari; in molti casi, e in vari modi, pure perseguitati. Di questo ancora manca la piena consapevolezza. Qui. In altri angoli, è cibo quotidiano. Santa Lucia, 13 dicembre. La grande storia si è fermata in una periferia uniforme e ha creato un coro. Inudibile ai nostri orecchi ancora foderati di vuoto. Ma, se apriamo un angolo silente nel cuore, ne sentiremo il palpito maestoso e discreto. © Daniela Tuscano

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...