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15.3.24

Josh Cavallo, il primo calciatore gay a fare coming out chiede la mano al suo compagno allo stadio: «Inizio l'anno da promesso sposo»

 Il calcio si tinge di arcobaleno, almeno per questa volta. Nonostante negli anni alcuni calciatori abbiamo fatto coming-out, si pensi al giocatore del Cagliari Jacub Jankto, è la prima volta che un professionista chiede la mano del suo compagno in maniera pubblica.


Il protagonista di questa storia d'amore è Josh Cavallo, calciatore 24enne australiano dichiaratamente omosessuale. Il giocatore ha fatto una proposta di matrimonio al suo compagno allo stadio Coopers, il campo della sua squadra Adelaide United, che milita nella A-League australiana.
«Inizio l'anno con il mio fidanzato», ha dichiarato in un post su Instagram, che lo ritrae in ginocchio con l'anello in mano, di fronte al suo compagno. Cavallo ha ringraziato la sua squadra per reso possibile questa sorpresa: secondo il calciatore, la società gli ha fornito una comfort zone: «Non avrei mai pensato che potesse essere possibile nemmeno nei miei sogni», ha scritto, aggiungendo che voleva «condividere questo momento speciale sul campo, dove tutto è cominciato». 

Il coming out e le lotte LGBTQIA+

Da sottolineare che Cavallo aveva già fatto la storia nel 2021 per essere il primo giocatore professionista a fare pubblicamente coming out «per dimostrare che tutti sono ben accetti nel calcio». L'annuncio era stato accolto come un momento epocale in uno sport ancora legato agli stereotipi maschili e all'omofobia. Da quel momento, il calciatore gay è diventato una personalità delle lotte della comunità LGBTQIA+ e ha iniziato a giocare con il numero di maglia coi colori dell'arcobaleno, per sensibilizzare il pubblico e i colleghi. Due anni fa si era scagliato contro la decisione della FIFA di vietare ai giocatori di indossare fasce «OneLove» durante i mondiali in Qatar. «Se fossi stato lì e fossi stato il capitano, sì, avrei indossato la fascia. Non ho vergogna di essere chi sono», disse alla CNN.

 

 

I dati sulle discriminazioni nel calcio

Nel calcio professionistico sono ancora pochissimi gli atleti che hanno dichiarato la propria omosessualità. Secondo un rapporto sulla stagione 2022-23 pubblicato da «Kick It Out», gruppo antidiscriminazione del calcio inglese, le segnalazioni di comportamenti discriminatori sono state 1.007, in aumento del 65,1% rispetto alla stagione precedente. Ma il razzismo e le discriminazioni sono radicate in questo sport.
L'anno scorso il portiere dell'Arsenal, Aaron Ramsdale, ha detto che non poteva più tacere sugli abusi omofobici nel calcio, per amore nei confronti di suo fratello: «Voglio che mio fratello - o chiunque di qualsiasi sessualità, razza o religione - venga alle partite senza dover temere gli abusi».

16.5.22

"Io, calciatore e gay": il coming out di Daniels del Blackpool

Jake ha 17 anni ed è l'unico giocatore omosessuale dichiarato in attività nel Regno Unito. Ha scelto di dichiararsi alla vigilia della
giornata contro l'omofobia: “Voglio essere me stesso. Per tanto tempo ho nascosto la verità per arrivare fra i professionisti. Ma non potevo andare avanti così”






LONDRA 
Si chiama Jake Daniels, ha 17 anni e ha già fatto la storia del calcio inglese. Perché oggi, dopo il suo coming out, ha rotto un lunghissimo tabù ed è diventato l’unico calciatore professionista maschile in attività nel Regno Unito a essere dichiaratamente omosessuale. Daniels, attaccante del Blackpool (nord dell’Inghilterra), ha commentato oggi il suo raro e straordinario annuncio: “Voglio essere solo me stesso. Non ne potevo più di dire continuamente bugie ed essere falso, come lo sono stato per anni”, ha detto a Sky News britannica.
L’attaccante sinora non aveva mai dichiarato la sua sessualità e pensava di rivelare tutto a carriera finita, per la paura di essere oggetto di offese, insulti e discriminazioni dentro e fuori dal campo: “Per tanto tempo ho pensato di nascondermi e celare la verità, perché volevo diventare un calciatore professionista e nessuno sinora era dichiaratamente gay. Ma non potevo andare avanti così”, dice adesso, “e soprattutto sentivo di non avere ciò che davvero volevo. Adesso provo un sollievo enorme”. E per lui è arrivato anche il messaggio di ammirazione del premier Boris Johnson: "Grazie per il tuo coraggio".

Daniels è una giovane promessa del calcio inglese. Il Blackpool, che milita nella Championship (la “Serie B” dell’Inghilterra) lo ha messo sotto contratto professionistico lo scorso febbraio dopo le sue ottime performance nella squadra under 19, dove ha realizzato ben 30 gol questa stagione, tra cui quello allo Stamford Bridge nella Fa Cup giovanile contro il Chelsea. L’annuncio di Daniels è storico ed estremamente coraggioso perché da oggi è il secondo giocatore calciatore apertamente omosessuale del calcio inglese dopo Justin Fashanu. Il cui coming out purtroppo finì in tragedia. Fashanu, primo giocatore di sempre a dichiararsi gay in Occidente, si uccise a Londra nel 1998 a 37 anni dopo i tanti problemi che gli causò il suo annuncio, incluse accuse di molestie sessuali da un 17enne che lui ha sempre definito come “rapporto consensuale”, anche nella lettera di addio lasciata dopo il suicidio nel suo garage della capitale britannica. Ma Daniels non teme un simile e tragico destino: “Dopo questo mio coming out pubblico, tutto lo stress mentale andrà via. Sono fiducioso. Familiari, amici e compagni di squadra mi hanno dimostrato tutto il loro affetto e sostegno. Non sono mai stato preoccupato. Anzi, molti calciatori del Blackpool mi hanno chiesto: “Perché non ce lo hai detto prima?””.

6.11.21

Mai giudicare il libro dalla copertina ovvero occhio a non partire prevenuti

a volte nella vita ( reale  e virtuale ) capitano    figure  di 💩o dei  fraintendimenti  simili a quella del video  riportato sotto . Ecco cosa è successo  tempo fa . 
N.b 
 il Dialogo tra me   e la mia  amica  barista  è vero anche se pur rielaborato  e quindi un eventuale riferimento a  : persone e luoghi è  da intendersi puramente  casuale



Ero in un bar   e  una  dei baristi    che  poi  ho scoperto  essere    fra i follower    cioè  segue  i miei nostri  post    della  nostra  appendice  Facebook  mi  ha  detto  : ho letto   il post     che  ha  condiviso  ( lo trovate  qui  )     ed  ha  espresso il  suo    <<   Echissenefrega. Perché puntualizzare la sessualità dei calciatori?!  >> Io  dopo un attimo  di titubanza   gli  ho  detto che  non  aveva  tutti i  torti  , ma  il  fatto    cher   tale puntualizzazione   e     il  coming  out  ed  quindi  il   parlare d'omossesualità  serve    per  il fatto   che  nello sport ed avere comportamenti omosex per gli sportivi viene ancora considerato disdicevole  >>  lei basita     con un aria  interrogativa  ,  mentre   sulla  porta  s'accendeva    la  sua  "paglia "  << da chi? Da Pillon?. 
<<  Esatto     >> ---  gli riposto   con un  sorriso  ----     << ma  purtroppo    non solo ma anche dai suoi seguaci e da parte dell'opinione pubblica   che  generale che confonde coming out con esibizione >> . Lei   con un appiglio     da  suora  <<   talvolta  senza    togliere  al  tuo essere   omossessuale    lo è
>>  Certo   ma da li a giudicare uno che sceglie di fare coming out  perchè   non ce la  fa    come dice  questa  lettera       che  riporto  sotto     presa  dal  quotidiano   www.unionesarda.it 

Cara Unione,
sono una cittadina italiana di 37 anni che lavora e paga un mutuo come la maggior parte delle persone, ma che si sente una cittadina di ‘serie B’.
Sono unita civilmente con un'altra donna con cui ho una relazione da 15 anni e abbiamo una vita normale, seppur agli occhi dello stato non siamo come tutti gli altri. Innanzitutto perché anche se l'unione civile di fatto ha quasi tutti i diritti e i doveri di un matrimonio, non è un matrimonio.
Certo, sono felice di avere dei diritti, ma mi sento sempre sotto un gradino rispetto ai cittadini ‘normali’, perché in teoria non posso chiamare mia moglie ‘moglie’, ma dovrei dire "la mia civilmente unita". Per ricordarmi sempre che per lo stato non siamo una vera famiglia.
Quando vado in giro ormai sono abituata da anni a non dare la mano o a baciarmi, perché rischierei guardi indiscreti o peggio. Ancora più difficile la situazione per le persone transessuali o ‘non binarie’ che hanno spesso gli sguardi di molti addosso.
Notizia dell'altro giorno è l'esultanza sfrenata per l'affossamento al Senato del ddl Zan. Non mi ha fatto tanto male la legge non passata, perché ci sono abituata ormai, ma la gioia nei volti dei politici nel negare una tutela alle minoranze.
Sono stufa di essere una cittadina di ‘serie B’, e rivendico il mio diritto di essere chi voglio e di amare chi voglio.
E lo stato ci deve tutelare perché noi siamo stanchi di aver paura e non ci nasconderemo mai più.
                               Marina Bonzanini – Cittadin* di serie B

cioè considerarlo solo ed esclusivamente come esibizionista senza distinguere il perchè sceglie di renderlo pubblico non è bello e corretto ed alimenta pregiudizi . Ma soprattutto s'ignora << quante lacrime per un amore \Che poi in fondo colpe non ne ha >> e poi : << Nessuno merita Di odiarsi perché non si accetta \Il mondo pensa che è diversa\ Un solo bacio e si imbarazza\ E poi condanna una carezza Perché crede malattia\ Una sporca fantasia >> ( da l'amore merita di Simonetta Spiri, Greta Manuzi, Verdiana Zangaro, Roberta Pompa ). 
Stralunata  mentre  continuava    a  fumare  la  sua  sigaretta   mi  chiede  perplessa  <<    Ma come tu che sei contro i gay pride e le giornate celebrative  adesso gli esalti  ? >>

Ma  come     tu  che  sei  contro i  gay pride  e  le   giornate  celebrative   ed  addirittura   quando     ti  dissi che  ****   secondo  me  è   gay   tu  risposi  con una   frase  omofoba  o quantomeno  molto  vicino : <<  ....basta  che  no m'inculi >> o avevi scritto su Fb  ,  poi  vista la la  mala  parata   l'hai  rimosso    ,  si soffre   meno ad  essere gay  che avere  le  emorroidi o qualcosa di  simile . adesso  esalti    chi   si mette  in mostra    facendo    Outing  dichiarando  a  urbis  ed  orbis     che  è  gay . 

Non sto esaltando  nessuno sto  solo semplicemente   riportando  un fatto  e  dandone  un mio pare  \  interpretazione  . 
Chiariamo  un punto  , dipende   da  cosa  intendi  per  contro   se  intendi  oppositore  in questo caso non lo sono , se  invece  intendi   critico    certo  lo sono  perchè  certi aspetti  che degenerano  in puro esibizionismo  ed offese  gratuite    . E poi  il  gay  pride   non è  solo esibizione  ma   vista  la  sua origine  ed  rivendicazione  contro le  discriminazioni  come dimostra  l'origine   del gaypride  . Se  t'interessa   sua  origine    trovi  qui     e  nei  rispettivi  collegamenti  ipertestuali  (   le  frasi  in  carattere  azzurro  https://it.wikipedia.org/wiki/Parata_del_Pride .  .... 

 <<  Ok  andrò  a  vederlo appena   ho  un  po' doi tempo . Ma   allora   .....  >>   stavo arrivandoci  .
  Ero  "  giovane " e quindi : ancora  con pregiudizi    dal  punto  di vista  e  tico   e sessuale     cioè giudicavo "  il libro dalla copertina "  ma  soprattutto  non conoscevo  il  nè     gli eventi  di  stonewall nè il movimento lbgtq. Solo  , poi   quando  studiavo e frequentavo  l'università   nei momenti  di " libera  uscita  "   frequentai  un circolo privato      era  un  locale  culturale  alternativo il  deragliare  mi  pare  si chiamasse   e  se  non ricordo  male    era     fosse  un  circolo   Arci    che  aveva , ma  questo  lo  scopri    successivamente  , una sezione   Arcvi Gay  e  Arci lesbica   e  vennero meno  (  ancora  se  ogni tanto  c'è qualche  traccia   visto  l'ambiente  " conservatore   ed ideologico  da  guerra   fredda  in cui mi sono formato ) che dell’omosessualità stigmatizzano soprattutto la visibilità. È la cosiddetta “ostentazione”, il luogo comune del gay esibizionista . E poi  a  volte  , mi capita anche     ora  ,   dimenticando  che  anche  con l'ironia  si  scade  nella  derisione    della  diversità  d'individuo e  nell'insulto e  nella discriminazione  [ vedere  video riportato ad  inizio post ] .

Intanto  mentre  la  sigaretta    stava  consumandosi io  squadrandola  ( ovviamente  insenso  benevolo )  le   risposi     << Veramente    si dice   Coming Out , Outing   è un altra  cosa  >>
Lei  Basita    con uno squardo  interrogativo     <<  mi  chiede   Che differenza fa ?  >>

  Vedi  cara  ***** Hanno   una  diversa  definizione  ed  un  diverso  uso


da https://www.stonewall.it/2016/07/outing-coming-out-differenza/

Definizione
Quando una persona omosessuale rivela la propria omosessualità a familiari, amici, colleghi di lavoro, si dice, utilizzando un verbo inglese, che fa coming out. Si tratta dell’abbreviazione della frase idiomatica coming out of the closet, letteralmente uscire dall’armadio, quindi uscire allo scoperto. In senso più allargato il coming out rappresenta il percorso che una persona compie per prendere coscienza della propria omosessualità, accettarla, iniziare a vivere delle relazioni sentimentali e dichiararsi all’esterno.
Diverso è l’outing, espressione che indica la rivelazione dell’omosessualità di qualcuno da parte di qualcun’altro, senza il consenso della persona interessata. Il movimento di liberazione omosessuale ha utilizzato a volte l’outing come pratica politica per rivelare l’omosessualità di esponenti pubblici (politici, rappresentanti delle Chiese, giornalisti) che sostengono posizioni omofobe.
Uso del termine
Tra i due termini esiste nell’uso molta confusione. La stampa usa continuamente il termine outing per dire di una persona che ha detto di essere omosessuale (“Ha fatto outing”). Il termine corretto sarebbe invece coming out.
La questione del coming out è inoltre rappresentata negativamente da una parte dell’opinione pubblica, che propugna la filosofia del “Don’t ask, don’t tell” (non chiedere, non dire): negli Stati Uniti, è stata questa a lungo la politica in campo militare, il divieto per le persone omosessuali o bisessuali che prestavano servizio nell’esercito di dichiarare o rivelare in alcun modo le proprie inclinazioni.

Lei  quasi  perplessa   ma  riconoscendo  che  doveva  fidarsi di uno  che   ne  sapesse più   rispose   <<  capisco  >>. 
Infatti  lessi    dal suo viso    che  avrebbe   voluto   continuare la  chiacchierata  , ma la  pausa  sigaretta  era  finita  ed   entrambi  dovevamo riprendere  la  nostra  attività   io fare   la spesa  a mia  madre    ed  lei   andare  al bancone 

29.10.21

Calciatori gay, non solo Josh Cavallo: pochi coming out e tanti pregiudizi




Il coming out del centrocampista Josh Cavallo ha riaperto il dibattito sull'omosessualità nel calcio. Perché dichiarare il proprio orientamento sessuale fa così paura ? Negli anni si sono esposti sull'argomento Radja Nainggolan e il calciatore della Sampdoria e della nazionale svedese Albin Ekdal, con un bellissimo discorso sull'omofobia, in cui invitava a cambiare mentalità. Finora non sono stati molti i giocatori dei campionati maschili a rivelarsi. Il primo, nel 1990, è stato il britannico Justin Fashanu ma fu discriminato anche dalla comunità

nera a cui apparteneva.



 Negli anni si sono esposti sull'argomento Radja Nainggolan e il calciatore della Sampdoria e della nazionale svedese Albin Ekdal, con un bellissimo discorso sull'omofobia, in cui invitava a cambiare mentalità. Finora non sono stati molti i giocatori dei campionati maschili a rivelarsi. Il primo, nel 1990, è stato il britannico Justin Fashanu ma fu discriminato anche dalla comunità
nera a cui apparteneva. Tra gli altri che hanno fatto coming out ci sono il tedesco Thomas Hitzlsperger, che aveva giocato nell'Aston Villa, nella Lazio e nel West Ham: ha aspettato la fine della sua carriera calcistica per fare coming out, nel 2014. Rosario Coco risulta essere l'unico italiano omosessuale: ha contribuito a dar vita alla "Lupi Roma Outsport", una squadra di calcio gay-friendly.

30.7.21

storie olimpiche tokyo 2020\21

 lo so che ancora le  olimpiai non sono    finite  .  ma  poi  vai  e  ritrovale    le  storie





repubblica 29- 30\7\2021






Tokyo 2020, coming out Boari: "Grazie alla mia ragazza"
Il video messaggio della compagna in collegamento da Casa Italia: "Ti amo, orgogliosa di te"Afp


Coming out di Lucilla Boari dopo la conquista della medaglia di bronzo ai Giochi di Tokyo 2020. Nel collegamento da Casa Italia è arrivato un messaggio video all'azzurra. "Ti amo tanto, sono molto orgogliosa di quello che hai fatto, non vedo l'ora che ritorni, ti sto aspettando per darti un grande abbraccio", ha detto Sanne de Laat, arciera compoundista olandese, a Lucilla Boari, che ha poi commentato: "Grazie alla mia ragazza".




Simone Biles, i demoni in testa hanno un nome: sono i "twisties"

(reuters)


La campionessa aveva ammesso di aver avuto un crollo mentale. E ha spiegato di cosa soffre

Un blocco mentale, una perdita di spazio ed equilibrio. Simone Biles ha i demoni, ma i demoni hanno un nome, un effetto e una causa, anche se non si sa quale sia. Quando Simone Biles ha parlato di salute mentale per spiegare i ritiri dalle gare a squadre e dalla gara generale ha detto: "Ho i twisties". Cosa sono i "twisties"? Per le persone normali non sono nulla, per i ginnasti sono un incubo: una sorta di blocco mentale. Improvviso.
Un blocco che fa perdere il senso dello spazio e della dimensione quando è in aria, che fa perdere il controllo del corpo e che, durante un volteggio o una capriola, può far perdere il controllo del corpo e rende incapaci di atterrare in sicurezza. Anche se l'atleta ha fatto la stessa manovra per anni senza problemi. Anche se sei una leggenda. Anche se sei la migliore. Disorienta. Come se corpo e cervello si scollegassero. Il corpo semplicemente non collabora, il cervello perde traccia di dove è il fisico nell'aria. L'atleta scopre dov'è il terreno quando atterra. E la paura diventa paralizzante.
Ci sono atlete e atleti che hanno capito cosa stesse passando Simone Biles quando ha perso il senso dello spazio durante il volteggio della gara a squadre, quando si è ritirata. La ginnasta britannica Claudia Fragapane alla BBC ha raccontato di essere caduta dalle parallele asimmetriche e sulla trave nei turni di qualificazione e poi nell'aprile di quest'anno è caduta di nuovo a seguito di un blocco mentale e non è riuscita a qualificarsi per i Giochi di Tokyo. La ginnasta svizzera Giulia Steingruber in un documentario di qualche anno fa ha raccontato che durante un volteggio "non avevo più la sensazione di dove mi trovavo. Ruotare e capovolgere il corpo è disorientante".
Il talento di Simone Biles è proprio nel suo eccezionale "senso dell'aria" come lo chiamano gli atleti. Il controllo del corpo mentre è in volo. Se l'atleta lo perde non ha scelte: deve fermarsi.



Il caso del tiratore iraniano: l'oro nella pistola 10 m accusato di essere un terrorista

                             dal nostro inviato Fabio Tonacci


Javad Foroughi fa parte del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, inserito da Donald Trump nella lista dei gruppi terroristici




Infermiere di notte, terrorista di giorno, campione di tiro a segno nel weekend. L'iraniano Javad Foroughi avrebbe almeno tre vite, e una di queste non c'entra niente con le Olimpiadi. Chi è davvero il vincitore dell'oro nella disciplina pistola ad aria compressa 10 metri? E perché sempre più voci chiedono al Comitato olimpico internazionale di riprendersi la medaglia?
Un clamoroso caso internazionale scoppia a Tokyo 2020, quando il programma delle competizioni è arrivato alla seconda e ultima settimana. Protagonista è l'infermiere 41enne Foroughi. Lavora in Iran ma ha prestato servizio anche negli ospedali da campo in Siria, a Palmira, e in altre zone di guerra. È un operatore sanitario, e fin qui niente di male. È anche membro del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, milizia paramilitare composta da 125 mila uomini e istituita dall'ayatollah Khomeini nel 1979 poco dopo essere ritornato dall'esilio durato 15 anni. Ha giurato di difendere la Guida suprema dell'Iran. Jayad Foroughi è un fiero pasdaran.






Dice di aver cominciato a praticare il tiro a segno sportivo nel 2017. Dopo aver vinto l'oro a Tokyo, la televisione pubblica iraniana ha trasmesso un servizio in cui medici e infermieri del Baqiyatallah Hospital a Teheran, gestito dai pasdaran, esultavano per il successo del collega. Il leader del Corpo, Hossein Salami, ha celebrato Foroughi definendolo "un esuberante Guardiano della rivoluzione islamica".
La questione si complica definitivamente di fronte al fatto che la milizia, nel 2019, è stata inserita dall'amministrazione Trump nella lista delle organizzazioni terroristiche. Non era mai successo che gli Stati Uniti prendessero tale provvedimento nei confronti di una forza militare di un'altra nazione. Una mossa - sostengono gli analisti - servita a Trump per giustificare l'imposizione di nuove sanzioni contro l'Iran.
"Come può un terrorista salire sul podio?", si chiede il tiratore coreano Jin Jong-oh, sei volte medaglia olimpica. "È la cosa più assurda e ridicola che abbia mai sentito": Jin Jong-oh se la prende con il Comitato Olimpico Internazionale: "Come può permettere una cosa del genere?". Il suo rimprovero arriva dopo che United for Navid, l'associazione iraniana che tutela i diritti umani degli atleti, ha sollevato la questione, chiedendo ufficialmente al Cio di ritirare la medaglia a Foroughi. "Quel riconoscimento è una catastrofe per lo sport iraniano, per la comunità internazionale e specialmente per la reputazione del Cio. Foroughi è un membro di vecchia data di un'organizzazione terroristica", si legge nel comunicato di United for Navid.
Il Cio prova a spegnere l'incendio che sta divampando in seno a Tokyo 2020. "Se hanno delle prove di ciò che dicono, ce le facciano avere: noi siamo qui", dice il portavoce Mark Adams. Ma nel frattempo sui social sono partite petizioni per togliere l'oro al tiratore iraniano.









Il re di Wall Street aiuta l'atletica Usa: "Un assegno da 30mila dollari a 65 campioni per arrivare al podio"dal nostro inviato Ettore LiviniStephan Schwarzman con gli atleti di Team Usa

 
Stephen Schwarzman, ex-sprinter e numero uno del private equity Blackstone, è il primo donatore privato della Us Track & Field Foundation con 17 milioni di dollari. Per molti membri della spedizione statunitense i suoi soldi sono l'unica entrata certa del 2021


TOKYO -La corsa all’oro olimpico di 65 ragazzi della squadra Usa di atletica ha alle spalle il supporto economico di un ex-atleta d’eccezione: Stephen Schwarzman, numero uno e fondatore di Blackstone, il grande fondo di private equity di Wall Street. Uno degli uomini più ricchi del mondo che compra e vende aziende come figurine Panini guadagnando una fortuna (610 milioni nel 2020) ma anche un ex-sprinter di mediocri fortune all’epoca del college a Penn State diventato oggi per nostalgia dello sport il primo donatore privato degli olimpionici a stelle e strisce. Ultimo atto: l’assegno di 30mila dollari a testa girato a 65 membri della spedizione Usa per sostenere i costi dell’ultimo difficilissimo anno di costi e trasferte.
Il Babbo Natale di Wall Street ha girato l’assegno tra gli altri al martellista Alex Young, al campione dei 5mila Paul Chelimo, al triplista Donald Scott alla lunghista Britney Reese. Un elenco di campioni in discipline meno “visibili” di 100 metri o maratona che negli ultimi 12 mesi - causa il taglio al budget di molti sponsor di abbigliamento sportivo in difficoltà per la pandemia - hanno faticato a trovare risorse per allenarsi. “Sono ragazzi che anno dedicato anni e sacrifici per arrivare ai Giochi – ha detto Schwarzman -. Sono orgoglioso di loro, rappresentano gli Stati Uniti e il mio è solo un piccolo contributo per aiutarli a mostrare al mondo il loro talento”. Quest’ultima donazione porta a 17 milioni di dollari tra borse di studio e gratifiche personali dirette i fondi stanziati dal fondatore di Blackstone (e grande sostenitore di Donald Trump) all’atletica Usa.
Il finanziere ha deciso di dare una mano allo sport olimpico nazionale nel 2012. Stava guardando alla tv i 1500 femminili alle Olimpiadi di Londra. Al penultimo giro l’americana Morgan Uceny è inciampata nella gamba di una rivale, è caduta ed è stata costretta al ritiro. L’ex atleta Schwarzman ha intuito subito il dramma sportivo ma anche – da uomo di numeri – quello economico. “Quella caduta mandava in fumo anche i soldi di potenziali sponsor”. Da allora ogni anno gira il suo assegno alla Us Track & Field Foundation e invita in una sorta di mega pranzo sociale tutti i beneficiari nella sede della Blackstone a New York, solo per sentir parlare almeno per un giorno all’anno di sport e sogni olimpici e non di dollari.
“E’ l’uomo più generoso che abbia mai incontrato”, ha detto la Reese in gara domenica nel lungo femminile. Gli atleti delle leghe professionistiche Usa come Nba e Nfl hanno uno stipendio minimo garantito figlio di una contrattazione collettiva. Per lei invece l’unica entrata certa di quest’anno sono i 30mila dollari di Schwarzman. Reese ha firmato anche un accordo di sponsorship con la Nike. Ma viene pagata a performance. Un primo step è scattato con la qualificazione ai trials (altrimenti non avrebbe preso un centesimo), il secondo sarà proporzionale al risultato della gara. Il suo munifico donatore – come ogni Olimpiade – la guarderà in tv. ”L’atletica è stata una parte fondamentale della mia vita dalle medie al college – ha spiegato -. E’ un mondo da cui ho imparato l’importanza del lavoro di gruppo, degli allenamenti e la gioia quando tu o la tua squadra vince”. E se la Reese salirà sul podio festeggerà felice, sapendo che in fondo e anche un po’ merito suo.


Judo, un tatami di pace: lo storico abbraccio tra l'atleta saudita e israeliana


Raz Hershko (che ha vinto) e Tahani Alqahtani non hanno rinunciato al combattimento, tre giorni dopo i rifiuti di un judoka algerino e di uno sudanese di combattere contro l'israeliano Tohar Butbul. "Un passo avanti - ha scritto la federazione internazionale judo - a dimostrazione di come lo sport possa andare oltre".
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Jessica Rossi e Mauro De Filippis: "Separati nella vita, tiriamo insieme senza litigare"dal nostro inviato Fabio Tonacci

Jessica Rossi (reuters)


Gareggeranno insieme nel trap misto. La portabandiera azzurra: "Vogliamo il riscatto. Su di noi solo gossip e falsità: il privato resta tale". L'ex marito: "So comunque di avere al fianco la migliore tiratrice possibile"


TOKYO. Separati alla meta. I due cuori e una fossa (olimpica) non ci sono più. È stato bello finché è durato, grazie della favola ma adesso in pedana scendono Miss Rossi e Mister De Filippis. Uno accanto all'altro, la portabandiera azzurra e l'ex marito numero uno nel ranking mondiale. A sparare per l'Italia. A sperare per l'Italia del tiro a volo, il cui bottino al momento è sottile quanto un piattello. Jessica Rossi e Mauro De Filippis sono stati selezionati dal ct Pera per gareggiare nel misto questa notte. È l'ultima chiamata per andare a medaglia."Tutti e due abbiamo qualcosa da riscattare, in questa Olimpiade", esordisce Jessica, che incrocia per un attimo lo sguardo di Mauro. Parlano gli occhi, il volto è coperto dalle mascherine. Sono qui sotto gli spalti vuoti dell'Asaka Shooting Arena. Il sole sta tramontando, si è alzata finalmente una leggera brezza. È la prima volta che accettano un'intervista insieme. Un plauso per la disponibilità, non è una giornata facile: hanno entrambi mancato la finale del trap individuale, che a Londra aveva visto Jessica Rossi prendersi l'oro e portarsi a casa il record del mondo di 99 piattelli sbriciolati su 100. Jessica e Mauro, 29 anni lei e 40 lui, sono notoriamente riservati. Dopo la loro separazione, comunicata lo scorso maggio alla Federazione, lo sono ancora di più. Se gossip deve essere, non verrà da loro. Per dire i caratteri: dopo Londra Jessica era stata tempestata di richieste di partecipazioni e comparsate, ma le uniche che ha accettato coincidevano con due sogni: scendere la scala del Festival di Sanremo e scendere la scala di Miss Italia. Poi si è chiusa nella sua Crevalcore, con le piante, la natura e il suo dobermann che, per non sbagliarsi, ha chiamato Olimpia. Nel 2015 si sono sposati. Non è durata.

La gara è domani. Sensazioni?
Jessica: "Siamo carichi, vogliamo quella medaglia".
Mauro: "Sarà durissima, il livello tecnico degli avversari è alto. In qualifica nell'individuale avevamo fatto prestazioni buone, ma non è bastato per arrivare in finale. Nel misto sicuramente ce la giochiamo".

Vi ha disturbato il chiacchiericcio sulla fine del vostro matrimonio? Si è parlato quasi più di questo che delle vostre prestazioni sportive.
J: "Fa parte del gioco, lo sapevo. Non posso dire che mi dà fastidio, va così...quello che mi amareggia è quando vengono dette e scritte falsità sul nostro conto. Ho letto di tutto, che io non volevo sparare con Mauro, che mi rifiutavo di fare il misto con lui... Scemenze. Siamo due professionisti, il ct ci ha scelto e io gareggerò".
M: "Nel bene o nel male, purché se ne parli... No dai scherzo. Devo essere sincero, mi sono estraniato da tutto. Non ho ascoltato chi straparlava, ho mantenuto discrezione. Non voglio mettere la nostra storia sotto i riflettori. Come sono andate le cose tra me e Jessica, i motivi per cui ci siamo lasciati, le parole che ci siamo detti, lo sappiamo io e lei. Il gossip non mi interessa".

Il tiro è uno sport di testa. Per i piattelli che decidono una medaglia, capita che il vissuto personale venga fuori e renda il braccio meno sicuro. C'è questo rischio anche per voi?
J: "Assolutamente no".
M: "Ci conosciamo tanto, abbiamo percorso un tratto di vita insieme. So che accanto a me avrò la tiratrice più forte e la compagna di squadra più talentuosa che si possa avere. Farò il mio, lei farà il suo. Il nostro rapporto può essere soltanto una forza positiva".

Jessica, sinora in competizione ha sentito la pressione di essere la portabandiera dell'Italia?
J: "Non direi, anzi: è qualcosa in più, che mi lascerà un ricordo bellissimo di Tokyo, comunque vada".

Come si fa a evitare che il personale influenzi la preparazione e la prestazione?
J: "Non è che se abbiamo litigato cinque minuti prima faccio zero apposta, abbiamo un obiettivo comune. Anche quando eravamo sposati non ci siamo mai dati fastidio".
Avete trovato un vostro modo per separare le cose?
J: "Quando vado in pedana riesco a isolarmi e a chiudermi in me stessa. Spero di riuscirci anche nei prossimi giorni. Comunque se andrà bene o andrà male non dipenderà dalla nostra situazione".
M: "Da sposati, hai un'estrema fiducia nella persona che hai a fianco perché la conosci, sai cosa pensa, come reagisce, cosa prova. Da separati, conosci comunque il valore indiscutibile dell'atleta".

Ma vi capita di litigare?
J: "Stiamo andando un po' oltre il tiro secondo me (ride, ndr)... Prima litigavamo come tutte le coppie normali. Abbiamo fatto un patto: il nostro privato non uscirà mai. Né dalla mia né, penso, dalla sua bocca".

29.8.19

la dolorosa confessione di Massimiliano Tellico, 20 anni da non gay o gay

Questo , che leggete  sotto  non è , secondo  un commento  ....  che  vuole   nascondere tali problematiche  sotto il tappetto  un argomento per le sue ovvie implicazioni sociali da trattare su un blog di un quotidiano. E’ un errore trattare di comportamento ed orientamento sessuale su qualcosa che è letto da persone che non hanno una cultura in psicologia. Dovrebbe essere una discussione tra psicologi ed addetti ai lavori, in caso contrario vengono espressi giudizi e posizioni che non hanno nulla di scientifico, ma esprimono pregiudizi e orientamenti morali e religiosi che creano solo confusione. 
Personalmente mi astengo da qualsiasi valutazione e spero anche altri. 
Ora    secondo     questo commenti    possono discutere di politica solo i Politologi , gli iscritti  o laureati  in scienze  politiche   e  storia   ?   Secondo me  Ogni uno può (  anzi deve  perchè il silenzio  ne  uccide  più di una  morte  fisica  )    invece esprimere sull'argomento un proprio parere, purché rimanga in un ambito di tolleranza  di rispetto    e  di  comprensione  . in un percorso  difficile   che  può,poi  ovviamente dipende  da  caso  a  caso,  come  dice  questo  commento <<    dopo la laurea in Lettere, mi sono specializzato in Psicologia. Ne ho letti a bizzeffe di articoli, saggi e testimonianze omosessualità, ma le cause psicofisiche sono tuttora misteriose. Anche perché presenta sfaccettature e sfumature infinite, e a volte rientra in fasi di bisessualità, temporanee o permanenti. >> portare   a determinate  conseguenze   



Non sono gay, Dio è contrario

Massimiliano studia all'università e ama la musica e i libri
Massimiliano studia all'università e ama la musica e i libri
Massimiliano Tellico, 20 anni, di Catania, studia Lingue e culture straniere, pratica arti marziali
“Non sono gay. E non capisco perché quest’idea, tutt’a un tratto. A me sono piaciute sempre e solo le ragazze, com’è giusto che sia. Figuriamoci se, con tanta gente al mondo, debba esserlo proprio io. Non sono gay. Vado sempre in chiesa coi miei genitori e Dio è contrario. L’uomo è fatto per stare con la donna: solo loro, insieme, possono avere figli. I miei, comunque, dicono che i peccatori verranno giudicati per le loro azioni"."Guardo il telegiornale, un ragazzo si è suicidato, perché vessato dai bulli. Aveva la mia stessa età, ma lui era un gay. Mi dispiace, ma il suicidio è sbagliato: poteva curarsi. È stato un vigliacco. Ora ho anche una ragazza, Greta, ed è bellissima. Quando siamo insieme mi sento strano, e non mi smuove come penso dovrebbe, ma, in fondo, sono un romantico: quando sarà il momento saprò cosa fare. Non sono gay. I miei amici stanno insultando un ragazzo: 'Ti piace il c... ricchione?' dicono. Lo difenderei anche, ma se lo facessi finirebbero per prendere anche me per gay. Io sono normale e non voglio pagare per gli errori degli altri"."Non sono gay, Lorenzo è solo un’avventura. Con Greta non va benissimo, e lei non è tenuta a saperlo. Certo, è carino, e con lui mi sento davvero bene. È solo una distrazione e poi, se non trasgredisco a quest’età. Non sono gay. È successo un casino: Greta ha visto me e Lorenzo insieme, l’altro giorno. Si è messa a dire in giro che sono gay e che l’ho tradita con un ragazzo. Ora non posso entrare a scuola, che tutti mi guardano male o ridono alle mie spalle. Sono qui solo come un cane, a trattenere le lacrime, non devo piangere. Mi siedo su un muretto, mi sento toccare la spalla. È Lorenzo, ha visto tutto. Ma io mi alzo inorridito. 'È colpa tua!' lo accuso"."Non sono gay. Sto a casa da giorni, finto malato. Mia madre non si beve più la storia della febbre, così mi manda a fare la spesa. Arrivo al supermercato col morale a terra. 'Ciao', ma chi può essere? È Sofia, della classe accanto. 'Ma quindi è vero che sei gay? Ma è bellissimo!' sorridendomi. La conversazione non è durata molto e, nonostante l’imbarazzo iniziale, mi sono sentito meglio.Ok, forse sono gay. E non m’importa. Ho dei nuovi amici, ora, e mi vogliono bene così come sono. Ho anche chiarito con Lorenzo e stiamo cominciando a uscire, senza vergogna ora. Per la prima volta in vita mia sento davvero bene, così come sono, e non ci rinuncerei per nulla al mondo".


 concludo  condividendo questo  commento



4 ore fa
Assunta Guarino
Caro Massimiliano, diciamo la verità, l'uomo del terzo millennio deve ancora capire tante cose.
Si cercano le regole, si fanno i regolamenti, si disciplinano le differenze in nome della legge, della scienza, della tecnologia, della morale, degli usi.
Ma non è ancora cambiato l'approccio alla diversità, altrimenti la diversità medesima non sarebbe tale.
La diversità la crea l'uomo con i suoi comportamenti che cercano una radice nel "così si fa, così è, così dev'essere".
Se invece il comportamento fosse inclusivo a prescindere dai canoni, allora tutti staremmo meglio.
Perchè non ci sarebbe bisogno alcuno di legiferare per la tutela dei diritti di chi è diverso, e chi è diverso ora non lo sarebbe affatto.
Il gioco sta tutto lì, allargare la mente e farci entrare tutte le differenze.
Ma tu sei sulla buona strada, anche se spesso ti taglierai i piedi sui cocci di vetro che ti lanceranno quelli normali. In bocca al lupo e buona vita!






9.5.18

chi li capisce certi\e Lgbt si fa i complimenti per la loro scelta di vita e poi ti scambiano per un omofobo e ti mandano a fncl


Tina Baffy, dal coming out a TOP DJ: FOTO
chi la capisce la gente , sopratutto alcuni Lgbt .
Ti congratuli pubblicamente sulla tua bacheca per la sua scelta identitaria di fb e scrivi di capire la sua decisione ( vedere le ultime tre risposte dell'intervista sotto   di  gay.it 
 ) e ti manda a ...... , dicendoti di stargli alla larga e di farti i ..... e che ho tscritto di lei solo per avere visibilità ( cosa non vera , non vado alla ricerca di ciò , chi mi conosce sa che non sono il tipo ) perchè alludo ( nessuna intenzione da parte mia   cerco d'evitarlo  il più possibile ) alla sua sessualità . Le ipotesi  della sua  isterica reazione   sono   che :  le sue dichiarazioni   rilasciuate  a quel portale  sono solo pubblicità per avere come pubblico anche gli appartenenti del mondo lgbt o far parlare di se ., il fatto che magari a tempio pausania ( picocola bidda del nord sardegna siamo  ancora molto chiusi sui tali argomenti , infatti è fuggita a Roma ) non l'ha detto a nessuno\a a parte i suoi o pochi altri ed io gli homrotto le uova nel paniere ., oppure capisce  su  fischi per fiaschi  su  quelo che  scrivono  o dicono  su di lei



 da   http://www.gay.tv/articolo/tina-baffy-per-me-il-coming-out-non-e-stato-necessario-intervista/68749/
Hai fatto coming out su Instagram parlando di matrimoni gay…
Quel commento io non l’ho fatto assolutamente per dichiararmi, l’ho fatto soprattutto per una giusta causa – i matrimoni omosessuali, poi la mia partecipazione al Pride. Mi è sembrato giusto e l’ho fatto. Per quanto riguarda il mio coming out, non ce ne è proprio stato bisogno, io sono sempre stata così, non è che sono andata dai miei un giorno e ho dovuto dire “A me piacciono le ragazze” o “i ragazzi”.
Credi che in Italia prima o poi ci arriveremo? Come la vedi?
La vedo che mi andrò a sposare all’estero… non credo che ci arriveremo, ma non mi fare parlare di queste cose che divento un fiume in piena, inizio a parlare del Vaticano e viene fuori una polemica infinita!

27.12.17

come reagira' il pontefice davanti a questo coming out lo sospenderà o lascerà ?il caso Usa, il prete cattolico rivela in Chiesa: «Sono gay e non voglio lasciare il sacerdozio». Standing ovation Padre Gregory Greiten, 52 anni, di ha incassato l’appoggio dei parrocchiani di Milwaukee e dell’arcivescovo

non ricordo se  è il corriere della sera o la repubblica   da  cui ho preso la foto . Gli eventuaòlidetentori dei diritti posso   scrivermi in privato  e  il  post  sarà modificato o rimosso 


Usa, il prete cattolico rivela in Chiesa: «Sono gay e non voglio lasciare il sacerdozio». Standing ovation 
Padre Gregory Greiten, 52 anni, di ha incassato l’appoggio dei parrocchiani di Milwaukee e dell’arcivescovo

"Sono gay e sono prete": padre Greg fa coming out. I parrocchiani applaudono, il vescovo timidamente approva
Sono gay e sono un prete cattolico romano e non ho intenzione di lasciare il sacerdozio». I parrocchiani che lo scorso 17 dicembre assistevano alla messa alla Saint Bernadette Catholic Parish di Milwaukee probabilmente non si aspettavano una simile rivelazione da padre Gregory Greiten. O forse sì. In ogni caso hanno accolto le sue parole mostrando comprensione e grande apertura.« Oggi, rompo il silenzio e finalmente mi libero dalle catene della vergogna che mi sono state imposte in giovane età» ha poi ribadito Greiten sul National Catholic Reporter assicurando di essersi liberato da un peso che gli opprimeva il cuore.
La reazione dell’arcivescovo dopo la rivelazione
Comprensione dopo l’inusuale rivelazione anche dall’arcivescovo di Milwaukee, Jerome Listecki. «Noi supportiamo padre Greiten nel suo percorso e raccontiamo la sua storia per comprendere e vivere con lui il suo orientamento sessuale. Come insegna la Chiesa chi ha un’attrazione per persone dello stesso sesso deve essere trattato con comprensione e compassione. Come preti che hanno fatto una promessa al celibato, sappiamo che ogni settimana ci sono persone nei nostri banchi che lottano con la questione dell’omosessualità».
Greiten: «Mi è stato insegnanto che l’omosessualità è da nascondere»
Parole di apertura che, secondo Greiten, sono però tardive. «Per anni mi sono vergognato di me stesso e ho vissuto con un segreto. I preti della chiesa cattolica romana e del mondo – ha detto con piglio polemico- dovrebbero incoraggiare a rompere il muro del silenzio e dire la verità sulla propria identità sessuale. Fin quando ero in seminario negli anni 80, mi è stato insegnato che l’omosessualità è qualcosa che non si deve rivelare e che deve essere punito. Gli amici con ‘amicizie particolari’ sono stati immediatamente espulsi dalla scuola, ufficialmente per ‘problemi familiari’. Riflettendo su quegli anni, ho capito che non mi rendevo conto di quanto stessi reprimendo i miei sentimenti nel tentativo di vivere una vita da uomo eterosessuale. Così è stato fino all’età di 24 anni, quando durante un viaggio di cinque ore per rientrare in seminario, la verità ha sfondato la menzogna. E alla fine ho ammesso a me stesso, ‘Io sono gay!’. Stavo percorrendo una strada cercando di evitare di uscire dalla corsia, ripetendo a me stesso ancora e ancora: ‘Sono gay!’. Anni di vergogna accumulata si sono riversati fuori mentre le lacrime scorrevano sulle mie guance». La storia di padre Greiten, 52 anni, ha fatto il giro dei media Usa.

6.3.17

non è mai tardi per fare coming out la storia di Roman Blank un bisnonno a 95 anni.


in sottofondo  Il coming out di un bisnonno a 95 anni. Roman Blank racconta su Youtube il suo desiderio di avere qualcuno accanto
da L'Huffington Post | Di Silvia Renda
Pubblicato: 05/03/2017 14:18 CET Aggiornato: 05/03/2017 14:47 CET





Roman ha due figli, cinque nipoti e un pronipote. Per 65 anni ha vissuto al fianco della moglie Ruth, alla quale era legato da un profondo affetto. Lei gli è rimasta accanto anche quando, dopo la nascita del loro secondo figlio, ha scoperto che il marito era gay. Il segreto divenne condiviso, ma comunque attentamente tenuto nascosto, per salvare le apparenze, per non far del male a nessuno, lasciando Roman cadere in una spirale di silenzi, che per decenni gli hanno dato la sensazione di vivere rinchiuso in una gabbia.
Aveva 5 anni quando ha capito di essere gay, a 95 ha chiamato a raccolta nipoti e figli e finalmente ha deciso di fare coming out. Lo racconta Roman in un'intervista apparsa su Youtube, nella quale si confronta con un ragazzo, riportando l'episodio: “Volevo solo che il mondo sapesse. Ho detto loro di esser nato e di esser stato, per tutta la mia vita, gay. E loro hanno capito".
Ne parla quasi con serena rassegnazione. Con la tranquillità e la leggerezza che segue la sollevazione da un peso, al tempo stesso con la malinconia e il rammarico di non poter sapere quale corso avrebbe avuto la sua vita se quel passo l'avesse fatto prima.
È orgoglioso di sé, orgoglioso di esser riuscito a farlo. Lo dice con energia, come a rimarcare il fatto che non biasima se stesso per aver aspettato tanto, perché non è dipeso da lui. Tono e atteggiamento tradiscono la necessità di dover convincere se stesso prima degli altri di questo punto.
"Puoi immaginare cosa significhi vivere rinchiuso per 90 anni?", chiede al suo interlocutore. Ora che lui non lo è più, non sa bene come vivere il tempo che gli resta. "Vorresti fidanzarti con qualcuno?", gli chiede il ragazzo. Lui porta la mano al viso, nascondendolo, e un po' imbarazzato risponde "sì".
“Sarò molto onesto", spiega, "Non ho bisogno di altri legami fisici o mentali. Ma li desidero. Voglio andare a dormire con qualcuno accanto, non per chissà quale motivo, solo per sapere che a qualcuno importa di me. Riesci a capirlo?".

28.6.15

Nessuno tocchi l'amore


 Molti, ieri, hanno colorato i loro profili fb d'arcobaleno. Non sottovaluterei certi segnali: per chi è solo, o escluso/a, sono importanti. E proprio questo intendo sottolineare: la solitudine, o meglio l'isolamento, che a differenza della prima non ha alcuna valenza positiva. Per tanti ancora, partecipare al Pride ha significato questo: uscire dall'isolamento, dal peso opprimente d'uno stigma sociale, 

psicologico, umano. Ma come? Ancor oggi, coi media che sembrano tutti dalla tua parte, con divi/e che sgomitano per apparire più gay friendly possibili (e, spesso, solo per un tornaconto economico)? E persino gli ambulanti indiani hanno capito l'antifona, se, come mi è capitato di veder ieri, si mettono a commerciare stole di piume rosa, bandane colorate e cappelli glitterati... Ma le prigioni, te le porti dentro; gli eccessi, intollerabili per alcuni, sono solo un grido muto, ineffabile. E' un peso di anni, di secoli, e non si abbatte con le leggi. Non è mia intenzione aprire dibattiti sugli ultimi avvenimenti d'America (benché preferisca occuparmi di coloro cui nessuno pensa, le donne, i cristiani e i gay del Medio Oriente trucidati dall'Is, ad esempio). Dico soltanto che vivere nel fiume carsico delle città, delle persone, dei vissuti a volte laceri a volte gioiosi, sempre diversi, sempre così impantanati di scorie, smog dell'anima, è l'unico modo per uscire dal recinto della superbia. L'unica maniera per dialogare, sentirsi relativi e lasciar cadere da sé l'odio e la diffidenza. I quali, quand'anche difendessimo la migliore delle cause, non sono mai buoni consiglieri. Occorre, insomma, partire dall'amore. Non dalla semplice emotività, che è irrazionale, ma dall'amore, che può essere comandato, incistandosi in una fitta trama d'elaborazione intellettuale, spirituale, etica. La fiducia non è ingenuità, ma uno specchio leggero che offre a tutti noi un pianoforte di salvezza.

                                  Perla Rossa

11.1.15

“Prof, mi dicono gay!”: così ho fatto coming out con i miei alunni

storia dedicata  a chi   vede  il coming  out  solo come un gesto  esibizionistico   per mettersi in mostra   , ignorando  o non sapendo che  molto spesso dietro  tale  gesto si nasconde  una liberazione da sensi di colpa e sofferenze  come la storia  che propongo oggi 




 «Non parlare con me. Se parli con me la gente penserà che sono frocio». Questa è stata una delle frasi che, quando ero adolescente, mi sono sentito dire più volte in classe, nei corridoi, nei bagni della mia scuola. A volte ciò succedeva di fronte gli insegnanti stessi, che si limitavano a invitare al silenzio. A volte imbarazzati, incapaci di reagire e di dire l’unica cosa possibile. Ciò mi umiliava due volte, come essere umano e come studente. E la mia vita è andava avanti così per diversi anni, fino a quando le cose si sono normalizzate. Ho fatto coming out e quel corredo di insulti e di parole acuminate si è dissolto nel nulla. La gente ha paura delle cose che addita come sbagliate e quando queste si palesano con un volto, un nome e il coraggio di dire «sì, è così. E allora?» certe persone scappano via. Come sempre succede ai codardi. Ma questa è, appunto, una storia vecchia. Almeno per quello che mi riguarda.
Qualche anno fa insegnavo in una scuola di un quartiere popolare di Roma, fuori raccordo. Una scuola ritenuta difficile. Moltissimi migranti, bambini/e i cui genitori si alzano alle quattro e tornano a casa col buio. Persone umili e oneste, ma a causa delle condizioni di lavoro a cui sono sottoposti, spesso assenti. Quei bambini e quelle bambine, in non pochi casi, sono lasciati a loro stessi e lo vedi dai loro volti, dal loro sguardo, quanta rabbia può fare vivere in un mondo che ti descrive come corpo estraneo, ostile, e ti tratta come un reietto. In quella scuola qualcuno ebbe la brillante idea di fare un profilo falso su Facebook con il mio nome, intervallato da un bell’insulto a sfondo omofobico. “Dario er frocio Accolla” mi chiese l’amicizia. Sprofondai in un malessere che pensavo di aver archiviato più di venti anni prima, ma evidentemente certe ferite erano ancora lì, per quanto piccole o lontane. Il sostegno di colleghi e colleghe e delle mie classi stesse mi diede il coraggio necessario. voleva picchiarmi, a sentir lui. Perché ero frocio. Mi vide da lontano e mi raggiunse. Una mia allieva, nigeriana e bellissima, si frappose tra noi. «Embè? Qualche problema?» e il tipo scappò via. Come sempre succede ai codardi, appunto.
Una volta un bulletto di un metro e novanta, quasi sedicenne, venne perché
L’altro pomeriggio, durante l’ultima ora di lezione, un mio alunno mi ha detto che i suoi compagni di classe lo insultano dandogli del “gay”. Capirete da soli le ragioni per cui ho fatto coming out…
«Non c’è niente di male, ad essere gay» gli ho detto.
«Ok, ma a me dà fastidio!»
«E allora impareremo due cose» ho detto alla mia classe «la prima è che non si dice “gay” per insultare nessuno e la seconda è che se dite questo potreste offendere anche altre persone. Magari avete un prof omosessuale e non lo sapete. Oppure lo sapete, e fate finta di nulla…».
E quando i loro occhi si sono cercati, forse vedendosi scoperti, ho sorriso e sono andato avanti con le mie parole.


«Ho già detto che usare la parola “ebreo” come offesa non fa male solo a chi la subisce, ma a tutte le persone che sono ebree. Ebbene usare “gay” come parolaccia, non dà fastidio solo al vostro compagno, ma rischia di offendere anche me».
Ne è seguita una discussione sul rispetto reciproco, sulla pacifica convivenza e per premiarli ho mandato tutti e tutte a giocare in giardino qualche minuto prima.
Quanto accaduto quel pomeriggio, nella mia aula, è una tappa di un percorso lungo, che si sovrappone a una vita intera. Credo sia un atto di onestà intellettuale dare un nome alla propria identità, soprattutto di fronte a casi di discriminazione, in un contesto così delicato come quello scolastico. Fare coming out ci rende forti, aiuta ad incontrarsi, a capire che il mostro descritto da chi ne ha paura e scappa via quando lo vede, è solo un essere umano. Forse è per questo che i soliti noti non vogliono che se ne parli a scuola: per non essere scoperti di fronte alla loro vigliaccheria.
Ai miei tempi mi avrebbe fatto piacere che un prof avesse detto ai miei compagni quel «non c’è nulla di male nell’essere gay, non ha senso usare quella parola come insulto». Quel pomeriggio, un po’ grigio e un po’ gelido, ho sanato quella ferita fatta al bambino che ero trent’anni fa. E, lo credo davvero, non solo a lui.


e consigliando   tale  libro 

Nel 2010, dopo alcuni suicidi di ragazzi omosessuali vittime delle prese in giro dei loro coetanei, lo scrittore e attivista Dan Savage e suo marito Terry Miller hanno caricato su YouTube un messaggio diretto agli adolescenti che subivano bullismo e discriminazioni a scuola o in famiglia: "Quando avevamo la vostra età" raccontano "è stata dura anche per noi essere gay in mezzo a persone che non ci capivano, ma se oggi potessimo parlare ai quindicenni che eravamo gli diremmo di resistere, perché presto andrà tutto meglio, troveranno degli amici fantastici, troveranno l'amore e un giorno avranno una vita molto più felice di quanto immaginano". È stata la prima di migliaia di testimonianze che hanno dato vita a un sito e a una fenomenale campagna sul web, chiamata It Gets Better. Nel 2013 il progetto è sbarcato anche in Italia, con il nome "Le Cose Cambiano". Dall'esperienza e dal successo dell'iniziativa ha preso forma questo libro, che raccoglie i racconti e le testimonianze più belli provenienti dal progetto italiano e da quello americano. Un archivio di buoni consigli, episodi tristi e divertenti e storie a lieto fine, che unisce le parole di personaggi famosi e persone comuni, scrittori, musicisti, attori, comici, studenti, insegnanti, avvocati, attivisti, omosessuali ed eterosessuali, transessuali e queer. Per ricordare a tutti i ragazzi LGBT che stanno affrontando un momento difficile o fanno fatica a immaginare come sarà il loro futuro, che non sono soli, e che le cose presto cambieranno... 

che   è diventato anche  un sito  http://www.lecosecambiano.org Ma soprattutto  ( vedere  foto  sotto  )  


condividendo il post  , ho  già raccontato al storia   qui  sul blog  , di Viviana Bruno ( https://www.facebook.com/viviana.meladailabrianza


28.9.14

"Salviamo ragazzi dalla teoria del gender". "No, da genitori come lei" scambio epistolare fra il respnsabile di Sos ragazzi e una maria formisano madre di Gabrile turco ( ragazzo Gay )



premetto che sono si per i matrimoni ( intesi in senso non religioso ) gay e per le adozioni , e che sono ancora indeciso ( per il momento più vicino al no ) sulla " maternità " gay . Ma condivido in pieno il contenuto di questa lettera  presa  da   http://www.gay.it/news/



Il responsabile di SOS Ragazzi, "una campagna - così si autodefiniscono - volta alla difesa delle nuove generazioni dall'attuale corruzione morale e alla salvaguardia della famiglia naturale: papà-mamma-figli" ha inviato questa e-mail a Maria Formisano, madre di Gabriele Turco, un ragazzo
omosessuale.
Lo scopo di questa lettera è di denunciare un'iniziativa di Amnesty International Italia contro l'omofobia e la transfobia nelle scuole.


Cara Maria, 
all’inizio di questo nuovo anno scolastico purtroppo dobbiamo registrare un nuovo tentativo di rieducazione all’ideologia gender nelle scuole italiane.
Questa volta il pericolo arriva da Amnesty International Italia che ha lanciato il progetto “Scuole attive contro l’omofobia e la transfobia” e una guida per docenti dall’eloquente titolo “Diritti Lgbti, diritti umani”.
L’obiettivo è quello di sempre: mostrare che non esiste alcun legame tra sesso e genere e mostrare i diritti delle persone LGBTI tra cui matrimonio e adozione di minori come "diritti umani". La bandiera della discriminazione e del bullismo nelle scuole viene ancora una volta strumentalizzata al fine di rieducare i ragazzi secondo le teorie di genere e dunque a insegnar loro: che non esiste alcun legame tra sesso e genere; che ognuno è libero di costruirsi il proprio orientamento sessuale a prescindere dal sesso biologico; che la famiglia uomo-donna è uno stereotipo imposto dalla società da combattere in nome della libertà e della fluidità dei generi; che chi pensa che un bambino abbia bisogno di crescere con una figura maschile e una femminile è in realtà omofobo.
Di fronte a questo ennesimo e subdolo atto di “rieducazione” alla luce delle teorie di genere dei nostri ragazzi, SOS Ragazzi invita tutti i genitori e tutti coloro che hanno un compito educativo a vigilare e prestare attenzione a quanto accade nelle scuole, informandosi e contattando tempestivamente le Associazioni dei genitori del territorio.Le nuove generazioni hanno bisogno di essere aiutate nella costruzione della propria identità, hanno bisogno di colonne, di riferimenti sicuri, non di teorie che portano maggiore confusione in un tema così delicato come la sessualità.
SOS Ragazzi è più che mai decisa a battersi nella tutela dei nostri ragazzi, che sono il futuro del nostro Paese!

Un cordiale saluto!
A**** L****
Responsabile Campagna SOS Ragazzi


La risposta di Maria non si è fatta addendere. Ve la proponiamo

Sig L****, 
come è possibile che genitori così mortificanti, quali siete voi per i vostri figli, ancora oggi, in una nazione come l'Italia, si riuniscano in associazioni per impedire ai propri figli la libera crescita e la possibilità di vivere essendo se stessi, liberi dai pregiudizi, liberi dalla paura, liberi dalle mortificazioni. tutti voi genitori che vi riunite in queste assurde associazioni, vi siete mai chiesti chi sono i vostri figli? li avete mai guardati negli occhi nel cuore dicendo che li amate e li accettate a qualsiasi costo? sapete che se lo fate, almeno il venti per cento dei vostri figli si dichiarerà gay?.
io sono la madre orgogliosa di un ragazzo gay. ogni giorno mi contattano ragazzi terrorizzati dai loro genitori. mi dicono: signora, come vorrei che mia madre, mio padre potesse accettarmi e capirmi come voi capite vostro figlio. e a volte mi raccontano cose dolorosisssime: madri bigotte che li giudicano indemoniati, e padri volgari che li umiliano e li offendono. 
affrontate la realtà e non nascondetevi dietro associazioni che nascono in nome dell'odio.dove c'è accettazione, c'è solo amore. è dietro la vostra omofobia che ancora vive l'anima di hitler, l'anima dei razzismi e della paura delle differenze. e ciò che fa paura, si deve farlo sparire. 
non ce la faccio a dirvi troppe cose, sono mortificata dal fatto che persone adulte, genitori, che dovrebbero aver fatto attraverso i figli l'esperienza dell'amore e quindi della libertà, si riuniscano per opporsi al grande cambiamento. la sessualità è una scelta personale e va rispettata, come va rispettata la scelta degli studi e della propria vita. il compito di noi genitori è solo quello di sostenere i nostri figli nelle loro scelte, indirizzandoli verso una vita moralmente corretta, e la sessualità non riguarda la morale. la morale è educarli al rispetto degli altri, all'onestà, alla purezza di intenti, alla coscienza del lavoro, all'amore per Dio e per i più deboli. se vi concentraste su questi valori, potreste cambiare il mondo, permettendo ai vostri figli di crescere nella libertà e nell'amore. 
quando ero ragazza, ogni tanto mi piaceva farmi una domanda e fantasticare sulla risposta. mi chiedevo: ma se fossi libera da tutta questa morale, se potessi fare delle scelte veramente libere e non avessi paura del giudizio del mondo, come mi comporterei? la risposta era sempre che avrei vissuto in modo completamente diverso, perchè quella che viveva non ero io, ma un modello, impostomi dalla società. fatevi questa domanda, ognuno di voi. non potete essere diversi da me, avete avuto le stesse infelicità che ho avuto io. avete vissuto una vita non vostra. provate. e poi guardate i vostri figli, onestamente negli occhi e nel cuore. 

Con grande rispetto ed amore, Maria Formisano, mamma di un ragazzo gay.


Poteva esserci migliore risposta?

8.6.14

Michele Romeo, prof di matematica e fisica in classe con gonna e tacchi : “Vivo come mi sento”


cazzeggiando in rete ho letto , non ricordo la fonte  questo articolo interessante   . Chi la trova me la può segnalare , e se ciò dovesse essere coperto da copy right resto a disposizione per una rimozione o altro 

potrebbero esservi utili









“Sono androgino, in me convivono aspetti femminili e maschili”. Così ha dichiarato al Piccolo di Trieste Michele Romeo, prof di matematica e fisica che si presenta agli alunni vestito da donna. La sua è una scelta precisa: “La gente deve conoscere, imparare. Spero serva anche a tutte quelle persone che vivono di nascosto e con sofferenza una situazione simile alla mia”.“Amavo indossare gli abiti e le scarpe di mia madre e mi piaceva guardarmi allo specchio, non avevo tanto un problema con me stesso quanto di confronto con gli altri”. Vive a Trieste da circa quattro anni, ma si è laureato a Lecce. A dicembre 2013 si è sposato con una donna con cui stava da 17 anni, e della quale dice “E’ la mia compagna di vita, di lei sono innamoratissima”.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...