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11.6.12

Marco Occhipinti e la iena Filippo Roma sono stati aggrediti da Luca Barbareschi,






Marco Occhipinti e la iena Filippo Roma sono stati aggrediti da Luca Barbareschi, colpevoli di avergli fatto notare che e' un parlamentare con il 90% di assenze che gira film a spese nostre. Ora Barbareshi e' insieme ai carabinieri, e dopo aver dato spinte e pestato la telecamera, si rifiuta di restituire l'Iphone rubato a Marco. Fosse stato un marocchino l'avrebbero già arrestato, invece i carabinieri sono sul posto da circa 3 ore ormai senza risultati. Fate il passaparola e svergogniamo l'arroganza di questi politici!

Fonte: Giulia Innocenzi (http://on.fb.me/LfGGa2)

5.8.09

Gli ecologisti su facebook :la politica non vuole una legge sulla trasparenza per tenere sotto controllo i cittadini!

Nessuno ci potrà convincere del contrario ,ovvero che qualsiasi potere politico che governa senza trasparenza non ha alcuna legittimazione , né sovranità , e non potrà mai garantire né giustizia , né democrazia reale, ma solo asservimento delle folle ai suoi voleri. Questa in realtà è la sfida , di questo nuovo secolo , questo è il vero obiettivo , dare alle persone gli strumenti per essere esse stesse soggetti di diritto e non di “dritti”. Per questo riteniamo che la trasparenza amministrativa sul modello svedese ed una riforma elettorale su criteri quantitativi , sia una opportunità per tutti , perché permetterà a chiunque interessato alla gestione della cosa pubblica ed al bene comune , un controllo effettivo . Una democrazia ,per essere tale, deve essere condivisa . Non è un caso che nelle antiche democrazie delle città greche , i cittadini , a turno, partecipavano alla vita della “Polis” e tutti erano soggetti alla stessa legge, e tutti venivano coinvolti a partecipare alla vita pubblica attraverso la rotazione e il sorteggio nella partecipazione alle cariche politiche . Questo stava ad indicare che tutti godevano della medesima “arete”, ovvero di quella virtù che è in ogni uomo di eccellere in qualsiasi attività , trovando così ognuno il senso e la giusta dimensione nella partecipazione alla comunità. Oggi diversamente , sembra evidente il contrario , ovvero ,che la legge , sia terreno di conquista per assicurare l’impunità!
Nella pieghe di uno stato senza trasparenza si garantisce e si permette il diffondersi di mafie, si premia coloro che non meritano , si assicurano gare ed appalti agli amici , si permette al vicino di casa di costruire balconi e verande solo perchè collusi con le amministrazioni.....si assicura solo ingiustizia e tensioni sociali....si permette ad una classe politica senza curricula di rappresentarci senza averne merito!!!!
La trasparenza amministrativa è la nostra unica arma per scardinare un sistema marcio e diventare finalmente soggetti a pieno titolo e non usati solo per bieche operazioni elettorali. Questi sono i motivi per i quali i nostri politici si interessano a noi ogni cinque anni , solo in vista del voto....una volta incassata una delega in bianco possono rubare incontrastati. La trasparenza permetterà ad ogni cittadino di accedere agli atti dei comuni , ai bandi, alle gare, ai bilanci e tenere sotto controllo le casse che vengono beffardemente svuotate a nostre spese!!!


QUESTO E' IL MOTIVO PER IL QUALE IL NOSTRO PARLAMENTO NON VUOLE APPROVARE UNA LEGGE SULLA TRASPARENZA IMPRONTATA SUL MODELLO SVEDESE, MA QUAL'E' LA DIFFERENZA TRA LA SVEZIA E L'ITALIA!!!    Molto semplice , in Svezia , i cittadini possono ad esempio verificare se i criteri adottati dalla pubblica amministrazione per una determinata fornitura ed appalto sono congrui, verificare tutte le spese dei parlamentari, dei consiglieri regionali, praticamente il cittadino viene considerato di diritto come un cittadino di serie A. Nel nostro paese diversamente possiamo accedere solo a quegli atti che interessano direttamente il singolo cittadino. Ad esempio non si può accedere e verificare appalti e spese , ed è questo il vero nodo!!! Per questo la TRASPARENZA AMMINISTRATIVA sul modello svedese è uno strumento reale nelle mani del cittadino che potrà finalmente controllare i propri eletti ed evitare di essere continuamente ZIMBELLO dei partiti!!!!


Vi invito pertanto ad iscrivervi numerosi ed invitare i vostri amici , formando una catena numerosissima che ci permetta di condizionare il parlamento al fine di approvare una legge sulla trasparenza  sul modello svedese aderendo alla nostra raccolta firme su facebook al seguente link http://www.facebook.com/board.php?uid=113198880867#/group.php?gid=113198880867

5.4.09

Il 5 aprile anche Retescuole sarà in Piazza Scala



Per noi che facciamo scuola è più facile. La storia e la memoria ci sono compagne; sono arnesi del mestiere.


Conosciamo le persone che l'hanno fatta questa nostra Repubblica, gli uomini e le donne che ce l'hanno lasciata come un´eredità preziosa, sacrificando molto della propria vita negli anni belli della loro gioventù, perché allora quel che contava era fare in modo che l'incubo del fascismo e del nazismo, del razzismo e della violenza contro i deboli non pesasse sul futuro di chi sarebbe venuto dopo.



Per noi e più facile perché il nostro mestiere è educare alla cittadinanza nella scuola della Repubblica e sappiamo che la libertà di pensiero sancita dalla Costituzione trova il suo fermo limite quando sconfina nella proposta di violenza, nel vilipendio e nell'offesa contro altri esseri umani.



Per questo non comprendiamo come il Comune di Milano potrà consentire l´incontro previsto il 5 Aprile nella nostra città di formazioni neonaziste, negazioniste, xenofobe, omofobe e razziste provenienti da tutta l´Europa.



Non sappiamo a cosa stesse pensando il nostro sindaco quel 25aprile del 2006 mentre spingeva la carrozzella del "papà partigiano", ma vorremmo che almeno per mandato istituzionale, se la coerenza le difetta, si facesse oggi interprete, non certo del desiderio di una "parte", ma dei principi fondanti del nostro paese.


In ogni caso domenica 5 aprile saremo davanti a palazzo Marino. Ci saremo per senso di responsabilità , ci saremo pacificamente perché siamo cittadini e cittadine di un comune medaglia d'oro della Resistenza, perché come diceva Primo Levi «Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo».


E invitiamo tutti e tutte voi a fare altrettanto.




Quelli e quelle di Retescuole

11.2.09

Lettera sulla Carità/Agàpe

Grassetti nostri.
 


 


La sera della morte di Eluana, alle ore 21,30 circa suona il mio telefono. Una voce di donna dice: “Ora sarete contenti. L’avete ammazzata. Siete nazisti”. Ho messo giù il telefono, senza proferire parola. Se l’irrazionalità raggiunge simili livelli abissali, svanisce qualunque parola di confronto.
Mi ha addolorato vedere cattolici, uomini e donne, preti e qualche cardinale parlare con sicurezza di “assassinio” e altre nefandezze. Ho visto la scritta su un muro vicino alla clinica che diceva “Beppino boia”. Credo che un cattolico avrebbe dovuto essere legato come ad una roccia solida alla Parola: Non giudicate e non sarete giudicati; con il giudizio con cui giudicate sarete giudicati; e con la misura con cui misurate vi sarà misurato (cf Mt 7,1-2). Avrei voluto ascoltare parole come: «Tu sei un Dio pronto a perdonare, misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e non li hai abbandonati» (Ne 9,17). Come si concilia l’urlo di «assassino» con il rosario in mano o la croce sbandierata come una spada di morte? Ho visto l’assalto all’ambulanza con la stessa atroce violenza di chi voleva linciare lo stupratore catturato. Ho visto e ho chiesto perdono nel mio cuore perché questa non è la mia chiesa, non è la Chiesa di Gesù. E’ solo un branco di animali che sarebbero capaci di uccidere mentre proclamano la sacralità della vita. Il 3° comandamento «Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio» (Es 20,7), Dio lo ha pensato apposta per i cattolici, perché sapeva che avrebbero bestemmiato facendo finta di pregare.



I cattolici hanno il diritto di pensare in modo diverso, ma non hanno il diritto di imporsi agli altri, magari con le ingiurie e gli insulti. Quando un cattolico insulta la coscienza di un padre e di una madre che per diciassette anni hanno salito il calvario insieme alla figlia e non sono ricorsi al metodo dei farisei, ma si sono rivolti allo Stato e alla Magistratura per avere una risposta ad un dramma, non solo sbaglia sempre, ma nega e infanga quel Dio in cui crede di credere. Il peccato di questi lanzichenecchi della religione urlata e violenta non sarà perdonato né in cielo né in terra perché è un peccato contro l’Amore che è lo Spirito Santo. Avrei voluto che i sedicenti cattolici avessero letto le sublimi parole che scrive San Paolo ai cristiani di Corinto:

«1 Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’Agàpe, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna ... 4 L’Agàpe è paziente, è benigna l’Agàpe; non è invidiosa l’Agàpe, non si vanta, non si gonfia,  8 L’Agàpe non avrà mai fine … 13 Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e l’Agape; ma di tutte più grande è l’Agape!» (1Corinzi 13,1-8).

La stessa lettura attualizzata fino all’estremo teo-cristo-logico, suona così:
1 Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi Cristo, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna ... 4 Cristo è paziente, è benigno Cristo; non è invidioso Cristo, non si vanta, non si gonfia, 5 non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6 non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. 7 Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8 Cristo non avrà mai fine…13 Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e Cristo; ma di tutte più grande è Cristo!

Noi sappiamo purtroppo che i cattolici hanno tanto rispetto per la Bibbia che non la leggono nemmeno e le loro sguaiate dimostrazioni violente e le loro grida per strada ne sono la prova. No! Essi non rappresentano Gesù Cristo e tanto meno Dio perché Dio per fortuna nostra non è cattolico, praticante e osservante, ma è il Padre di Gesù Cristo che svela la sua tenerezza perché «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv 3,17). Avrei voluto che i cattolici fossero andati per strada e avessero gridato a squarciagola: Beppino, Sati ed Eluana Englaro, venite da noi, voi che siete stanchi e oppressi, ed noi vi daremo ristoro (cf Mt 11,28). Hanno invece fatto come i farisei e gli scribi che «legano fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito» (Mt 23,4).


Dov’erano questi cattolici che amano la vita ad ogni costo, in tutti questi 17 anni? Uno di loro è mai andato a fare una notte di assistenza, un’ora di compagnia, mezz’ora di aiuto? Si sono svegliati all’improvviso, al suono delle trombe e dei tromboni con candele, bottiglie e cibo come se andassero ad un pic-nic fuori porta. Dio ci scampi da codesto modo di cattolici. Ancora una volta, molti hanno perso l’occasione propizia per tacere.

Io non so che cosa avrei fatto nelle condizioni date in cui si è trovato papà Beppino, io so che ho invocato la morte per mia mamma e la invocherei anche oggi e forse mi spingerei anche più in là. Non so, ho poche certezze e molti dubbi. So però anche che lo Stato deve tutelare il diritto di ciascuno di agire e scegliere secondo coscienza, senza aggravi particolari. Paolo VI nel 1970 scrisse una lettera al card. Jean Marie Villot in cui afferma: «Pur escludendosi l’eutanasia, ciò non significa obbligare il medico a utilizzare tutte le tecniche di sopravvivenza che gli offre una scienza infaticabilmente creatrice. In tali casi non sarebbe una tortura inutile imporre la rianimazione vegetativa, nell’ ultima fase di una malattia incurabile? Il dovere del medico consiste piuttosto nell’adoperarsi a calmare le sofferenze, invece di prolungare più a lungo possibile, e con qualunque mezzo e a qualunque condizione, una vita che non è più pienamente umana e che va verso la conclusione».
Di fronte a queste parole, che provengono da un papa – e che papa! – vorremo che i nostri parlamentari avessero, tutti, un sussulto di orgoglio nazionale e proclamassero, magari con decreto approvato «ad horas» di essere figli e custodi della laicità dello Stato, la stessa non un’altra che è custodita dalla nostra Costituzione che garantisce a ciascuno la libertà di coscienza, senza imporre etiche proprie, purché non lesive delle libertà degli altri, in una visione unitaria e molteplice della convivenza e della dignità della polis civile. A tutti un grande abbraccio.


 

 

("Repubblica sez. Genova", Paolo Farinella, prete)

7.12.08

adesso è ufficiale youtube censura

Se prima  si  li limitava  a  rimuovere  ora   ha  fatto un nuovo regolamento   che  rende  ufficiale  la  sua censura  .
 Capisco  che  si debbano potegere i minori  da certe cose   ed prevenire   che  si facciano  gesti  di emulazione  , ma  ndfava bene   come era prima  , cioè  cera  l'etichetta  \ l'avviso sei sicuro che vuoi vederlo , tale  video  è adatto ad  un pubblico maggiorenne   o, ecc  ma  ora  ecco  come  intitola  l'articolo  di repubblica online del 7\12\08  sotto riportato  



La svolta moralista di YouTube
Censura di clip e filmati sexy


Regole rigide su video da bollino rosso e violenti: via dalla prima pagina di ALESSANDRO LONGO








ROMA - Un'onda neopuritana ha investito YouTube, il più grande portale di video al mondo, visitato da 300 milioni di utenti ogni mese e posseduto dal colosso Google. Ha adottato da qualche giorno regole molto rigide sui propri contenuti, bollando come vietati ai minori anche quei video che solo alludono alla sessualità. Come dire che se gli amministratori di YouTube facess



ero un giro su uno dei nostri varietà in prima serata ci metterebbero subito il bollino rosso. Adesso chiedono l'aiuto degli utenti, che segnalino i video "peccaminosi". Così loro, oltre al marchio vietato i minori, nasconderanno il video agli occhi dei più. Bandito dalle liste dei video più visti e dalla pagina principale del portale.
E basta davvero poco per avere il "bollino rosso", come spiegato nelle nuove regole pubblicate sul blog ufficiale di YouTube: la semplice presenza di un letto, vestiti trasparenti, posture che "stimolino sessualmente il pubblico". Nudi parziali, anche fuori da un contesto erotico. Video dove la telecamera insiste sul seno, le natiche o altri punti caldi, anche coperti, dei personaggi.


Sgraditi non solo il sesso (o la sua parvenza) ma anche immagini o parole blasfeme, video con scene violente, fittizie o reali. Il motivo ufficiale è "essere sicuri che non vi imbattiate per caso in contenuti che non sono rilevanti per voi". È un'operazione, insomma, con cui YouTube vuole rifarsi l'immagine. La sua facciata, del resto, è data proprio da quanto appare nella pagina principale. La ripulisce dai video scomodi, che potrebbero offendere o turbare qualcuno. YouTube prova a diventare un medium del politicamente corretto.


osto: l'insegna dell'anarchia creativa, dove ci si può trovare di tutto. L'adolescente che fa o dice cose bizzarre e si guadagna 15 minuti di notorietà, videogiornalismo dal basso, cori di neonazisti (di recente banditi dal portale), video pirata tratti senza permesso dalla tivù tradizionale. Questi ultimi hanno valso numerose denunce a Google da parte delle emittenti, anche da Mediaset. Il motivo è che su YouTube tutti possono pubblicare i propri video senza controlli preventivi. Un clic e sono subito visibili al mondo. Solo in un secondo momento, se si scontrano con qualche regola, vengono eliminati o bollati dagli amministratori. Questa libertà, nel bene o nel male, ha dato a milioni di persone l'opportunità di esprimersi. Ha ribaltato gli schemi dei media tradizionali, in nome di una visione libertaria che è alle origini del web e in fondo anche di Google agli esordi.
Sorprende, questa svolta, perché YouTube è stato da sempre il completo opposto: l'insegna dell'anarchia creativa, dove ci si può trovare di tutto. L'adolescente che fa o dice cose bizzarre e si guadagna 15 minuti di notorietà, videogiornalismo dal basso, cori di neonazisti (di recente banditi dal portale), video pirata tratti senza permesso dalla tivù tradizionale. Questi ultimi hanno valso numerose denunce a Google da parte delle emittenti, anche da Mediaset. Il motivo è che su YouTube tutti possono pubblicare i propri video senza controlli preventivi. Un clic e sono subito visibili al mondo. Solo in un secondo momento, se si scontrano con qualche regola, vengono eliminati o bollati dagli amministratori. Questa libertà, nel bene o nel male, ha dato a milioni di persone l'opportunità di esprimersi. Ha ribaltato gli schemi dei media tradizionali, in nome di una visione libertaria che è alle origini del web e in fondo anche di Google agli esordi.
Che cosa è cambiato, allora? "È noto che YouTube ancora non dà profitti ma solo grane legali a Google, che per comprarlo ha speso un'enormità, 1,65 miliardi di dollari", spiega Adam Daum, esperto di questi temi per l'osservatorio di ricerca Gartner. YouTube si dovrebbe reggere solo sulla pubblicità, ma finora ha spaventato grossi sponsor, che non gradiscono far comparire il proprio marchio vicino a certi contenuti. La crisi, che colpisce anche Google, aumenta l'ansia di profitti. Di qui il cambio d'immagine, che parte da lontano. Da tempo YouTube sta aumentando il numero di video provenienti da accordi con le emittenti televisive, sport e intrattenimento tradizionale. Così il ruolo degli utenti diventa sempre più marginale. E ora subiscono regole che sembrano uscite dal sermone di un predicatore puritano.

13.11.08

Loro fermano il nostro futuro......noi fermiamo i loro siti!

Il 13 novembre alle ore 14:00 partecipa al Netstrike contro uno dei siti che rappresenta coloro che vogliono sottrarci il nostro futuro distruggendo l'università pubblica e laica.

Cosa devi fare? Organizzati per avere un accesso ad internet intorno alle 14:00 del 13 novembre, per visitare il sito www.miur.it. Scegli una delle seguenti modalità di partecipazione, calibrate in base alla difficoltà tecnica e il tempo richiesto:


Low
Ingredienti: un browser e 5 minuti del tuo tempo, accessibile praticamente a chiunque sappia usare un mouse [continua]


Medium
Ingredienti: Utilizzare come browser firefox oppure opera. [continua]


High
Ingredienti: Sai cos'è wget? allora questa è la sezione fatta apposta per te [continua]


per informazioni: 133strike@autistici.org


Partecipa alla manifestazione nazionale del 14 novembre a Roma!

6.11.08

Grande lezione, Pd impara

L'America ci ha dato una grande lezione di come si deve far politica, il partito democratico e tutte le forze che si riconoscono nei valori della sinistra dovrebbero prenderne esempio. La Clinton e Obama se le sono date di santa ragione , metaforicamente parlando, per decidere chi dovesse rappresentare il partito democatico nelle elezioni Americane. Poi il candidato è stato scelto.


A quel punto tutto il partito democratico, anche chi sosteneva altri candidati ,si è unito per appoggiare il vincente della disputa iniziale.
Bisognava vincere le elezioni e le hanno vinte soltanto perchè si sono uniti nel sostenere un unico candidato


In Italia, invece, la nostra sinistra che vive di lacerazioni interne e di personali protagonismi, non è stata mai capace di unire le sue forze in un unico grande movimento.


Anzi, ad ogni occasione non ha fatto altro che formare nuovi partitelli per rivendicare questa o quella particolare idea.


Quando si è formato il Pd l'unica cosa intelligente sarebbe stata che tutte le forze di sinistra si fossero convogliate in quel movimento, od un altro, ma uno, per farlo forte e competitivo, lasciando perdere una volta per tutte le varie sigle partitiche.


Bisognava saper rinunciare al proprio campanile in nome del bene della sinistra, e invece no, ci si è ulteriormente spezzettati in sinistre critiche, rifondazioni, sinistre arcobaleni e sinistre vaffanculo.
Ogni insignificante, numericamente parlando, partitello, doveva metterci la propria pezza altrimenti non si "sentiva rappresentato", risultato: ha vinto la destra.


Chissà che la lezione Americana non aiuti anche questa nostra povera Italia alle prossime elezioni.


Sarebbe un sogno pensare che finalmente anche qui da noi si potesse formare un unico movimento di sinistra in grado di presentarsi unito al confronto elettorale ?


Naturalmente questo presupponerebbe che il candidato in questione fosse il candidato di tutti, come lo è stato Obama nel suo partito, e che non ci fossero, in caso di vittoria, i soliti protagonisti che ad ogni piè sospinto minacciano di far cadere il governo; quando si firma un programma bisogna sostenerlo, anche a costo di scendere a qualche compromesso. Il bene comune dovrebbe essere al di sopra di meschini giochi di potere.


Ma forse questo è proprio solo un sogno di una persona che crede ancora che in Italia ci potrà essere un giorno una sinistra unita.


 

2.11.08

Per il movimento il referendum è solo una trappola

Subito dopo l'approvazione al Senato del decreto legge n.137/08, mediaticamente noto come decreto Gelmini, il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni ha dichiarato che promuoverà un referendum per abrogare tale decreto. Inoltre ha "lanciato lappello a tutte le forze della scuola e dell'università , alle famiglie interessate, alle forze politiche perché partecipino alla raccolta delle firme per il referendum promuovendo comitati in tutte le città italiane".


Facciamo attenzione, per il movimento contro la pseudo riforma Gelmini un referendum rappresenta solo una trappola! Evitiamo di cascarci. Prima di tutto l'abrogazione del decreto Gelmini eviterebbe il "maestro unico" e le 24 ore settimanali, ma non i tagli previsti dall'art. 64 del decreto legge n.112/08 convertito nella legge n.133/08. Il problema grosso sono i tagli, giusto per non dimenticare si tratta di risparmiare 8 miliardi di euro in tre anni tagliando 87.500 docenti e 44.500 ATA. Il "maestro unico" e le 24 ore settimanali sono un modo come un altro per tagliare, devastante quanto volete dal punto di vista pedagogico, ma, dal punto di vista del governo, uno strumento come altri per raggiungere l'obiettivo del risparmio.Senza "maestro unico" e 24 ore settimanali nella scuola elementare saranno tagliati allo stesso modo 30.000 docenti. Nel decreto non c'è scritto che le 24 ore settimanali sono obbligatorie, ma nel piano programmatico c'è chiaramente scritto che più si risparmia attivando classi a 24 ore, meno danni ci saranno su tutto il resto della scuola elementare.
Giusto per completare il quadro è meglio rendersi conto che anche se tutte le classi prime del prossimo anno fossero a 24 ore, saranno circa 28.000 (21.000 a tempo normale e 7.000 a tempo pieno), produrrebbero un taglio di 8.000 docenti. Il piano programmatico prevede per il prossimo anno nella scuola elementare un taglio di 16.300 docenti (12.300 su posto comune e 4.000 specialisti).


Evidentemente i tagli produrranno qualche cambiamento anche nelle seconde, terze quarte e quinte elementari. Il vero nodo sono i tagli contenuti nella legge n.133/08. Non fraintendetemi, il "maestro unico", se sarà applicato, sarà devastante, ma è importante capire che è solo un pezzo della devastazione complessiva che, con o senza "maestro unico", procederà ugualmente se non bloccheremo i tagli previsti per tutta la scuola.

Capite poi che se si vuole promuovere un referendum per abrogare il decreto Gelmini, ma contemporaneamente si dichiara che fino a 6 miliardi di tagli sulla scuola si sarebbe potuto negoziare, ma 8 son troppi, allora la contraddizione è evidente.

Detto questo vediamo come mai il referendum è solo una trappola per il movimento. Il segretario del PD ha detto subito che l'idea è sua, ma dopo i comitati per raccogliere le firme li devono costituire i cittadini, il popolo della scuola per intenderci. Secondo lui invece di manifestare e costituire comitati scuola per scuola formati da genitori, insegnanti e studenti per fare in modo che la pseudo riforma NON venga applicata e i tagli NON eseguiti, il popolo della scuola deve concentrare tutte le sue energie nel raccogliere le firme.

Raccogliere 500.000 firme per un referendum, sempre ammesso che, a fronte del mastodontico lavoro, venga accolto e non respinto, non è uno scherzetto.

Cerchiamo di capirci, raccogliere le firme per un referendum non è come raccogliere le firme contro il "maestro unico" su fogli di carta fotocopiati al volo o scaricati da un sito internet. Va benissimo raccogliere le firme contro il "maestro unico", ma questo è un atto politico, ma non giuridico - legislativo come raccogliere le firme per un referendum. I moduli di raccolta non sono moduli qualunque e per ogni firmatario bisogna raccogliere diversi dati e non solo la firma. Le firme vanno tutte autenticate nel momento stesso in cui vengono raccolte, e per fare questo è necessario che ad ogni banchetto di raccolta sia sempre presente per esempio un consigliere comunale o provinciale che si occupi di questa operazione. Per ogni firma raccolta è necessario richiedere il certificato elettorale del firmatario che viene rilasciato dal comune di residenza e dal comune in cui vive. Sembra banale, ma raccogliere firme per esempio in una città come Milano comporta la richiesta di certificati elettorali non solo nella provincia di Milano, ma del Paese intero. Ad ogni modulo di raccolta firme devono essere allegati i certificati elettorali di tutti quelli che hanno firmato quel modulo.

Provate a domandare a chi ha raccolto 100.000 firme, autenticate e certificate[  http://www.retescuole.net e  www.leggepopolare.it ] "Legge popolare per una buona Scuola per la Repubblica" cosa ne pensa dell'idea di raccogliere le firme per un referendum ?

Capite che mentre il popolo della scuola raccoglie firme per il referendum, il governo taglia, applica tutti i regolamenti attuativi, compreso il "maestro unico", e devasta a tal punto la scuola che una volta raccolte le firme, sempre che ci si riesca, della scuola non resterà nulla.

Anche se il Partito Democratico si rendesse disponibile ad attivare tutti i suoi iscritti per raccogliere le firme, sarebbe comunque sbagliato perché in questo momento per battere la pseudo riforma Gelmini bisogna chiedere l'abrogazione dei tagli previsti dalla legge n. 133/08 e del decreto legge n.137/08, ma contemporaneamente bisogna scuola per scuola costituire comitati di genitori, insegnanti e studenti e fare in modo che nulla di quanto previsto da queste leggi venga applicato.

Piuttosto che dire "raccogliete" le firme per il referendum, il segretario del PD potrebbe dire ai suoi iscritti o simpatizzanti, se genitori, insegnanti o studenti, di andare nella loro scuola e costituire un comitato che si batta per non far applicare la pseudo riforma Gelmini. Invece no, troppa fatica, meglio i proclami televisivi, meglio dire "armiamoci e partite". Forse si è accorto che qualcosa gli sta sfuggendo. Il popolo della scuola si è dato degli obiettivi e ha deciso di raggiungerli autonomamente, ha ritirato la delega ai partiti, non importa se si trovano dentro il parlamento o fuori, e ha deciso di procedere in prima persona. L'idea del referendum non è altro che una manovra per modificare gli obiettivi e le pratiche che il movimento si è dato. Si vuole indebolire il movimento e fare in modo che le deleghe, temporaneamente ritirate, tornino ancora ai partiti.

Hanno provato a farci lo scherzetto, ma sono stati subito smascherati. Non siamo sciocchi, siamo in grado di evitare accuratamente le trappole.

Questa pseudo riforma può essere arrestata solo se si continuerà a lavorare scuola per scuola perché non venga applicata, a fare anche le manifestazioni, ma non di certo raccogliendo firme per un referendum.


Milano, 31 ottobre 2008



Mario Piemontese

23.10.08

Contro il maestro unico

Petizione in difesa della pluralità docente nella scuola elementare




La volontà del ministro Gelmini di reintrodurre il maestro unico nella scuola elementare è gravissima. Ormai sono vent’anni che questa figura è stata superata definitivamente, estendendo a tutta la scuola l’esperienza di collaborazione e condivisione di responsabilità tra docenti che era maturata nel Tempo pieno. La pluralità docente ha permesso ai maestri e alle maestre di approfondire la conoscenza disciplinare e ha rafforzato lo spirito di collaborazione, rendendo la scuola elementare una comunità di conoscenze. Il governo invece vuole solamente un ritorno al passato che gli permetta di ottenere nuovi risparmi ai danni della già tartassata scuola pubblica. Che senso ha infatti stravolgere la scuola elementare, che tra l’altro viene valutata positivamente anche nei test internazionali, se non con l’obiettivo di mettere in crisi un settore della scuola pubblica a vantaggio del mercato e delle scuole private?



Per queste ragioni noi, insegnanti, genitori, cittadini, ci dichiariamo fermamente contrari a questi progetti, ci impegniamo a mettere in atto tutte le iniziative che potranno contrastarli e a sensibilizzare in tutti i modi l’opinione pubblica.

 

Cosa significa in termini di didattica la restaurazione del maestro unico nella scuola italiana



Non sarebbe più possibile la suddivisione delle materie disciplinari tra diversi docenti: il maestro o la maestra unica dovrà insegnare tutte le materie per tutto il programma previsto nei 5 anni e dovrà aggiornarsi su tutto. Non sarebbe più possibile impostare il lavoro dei docenti in classe sulla collaborazione e sul confronto, specialmente in riferimento ai bambini con difficoltà, alle scelte didattiche, agli stili di apprendimento. Ogni insegnante tornerà ad essere solo di fronte alla classe, alla didattica, alla psicologia dei bambini e delle bambine.



Non sarebbero più possibili le uscite didattiche nel territorio, musei, aule didattiche decentrate, manifestazioni sportive… Per evidenti questioni di sicurezza il singolo insegnante non può uscire dalla scuola con la classe da solo. Fino ad oggi questa didattica aperta al territorio era possibile per la presenza di più insegnanti e delle compresenze.



Non sarebbe più possibile per i genitori rapportarsi ad un gruppo di insegnanti. Il riferimento diverrebbe unico, senza appello, senza possibilità di confrontarsi a più voci.



Non sarebbe più possibile una didattica di recupero e di arricchimento dell’offerta formativa perché sparirebbero le compresenze e quindi la possibilità di organizzare percorsi ad hoc per alunni in difficoltà o attività di arricchimento che prevedano lavori a gruppi.



Cosa significa in termini di posti di lavoro



Un calcolo preciso è difficile farlo, sia perché i dati che si hanno non sono nuovissimi, sia perché sono parziali. Calcolando che le classi elementari statali in Italia nell'anno scolastico 2006/2007 erano 138.524 e che circa 1/5 erano a Tempo Pieno, lasciando un insegnante per classe, nelle classi a Tempo Pieno il taglio sarebbe di 27.704 insegnanti; nelle classi a modulo ne verrebbero tagliati 55.410In totale il taglio di insegnanti di scuola elementare per la restaurazione a regime del maestro unico sarebbe di 83.114 maestre e maestri.… e il Tempo Pieno?



È evidente che la restaurazione del maestro unico annulla di fatto il Tempo Pieno. D’altronde l’esperienza del Tempo Pieno è stata il canale di pratiche e sperimentazioni attraverso cui la pluralità decente si è affermata per tutta la scuola italiana. Va ricordato che il Tempo Pieno e il Doposcuola NON sono sinonimi. Il Tempo Pieno prevede l’attuazione di progetti e sperimentazioni, con insegnanti ad hoc. Il Doposcuola è un semplice riempitivo senza alcun valore formativo autentico.

15.10.08

Il centrodestra introduce l’Apartheid nella scuola

Nascono le” classi si inserimento” per gli stranieri



COMUNICATO STAMPA

Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci,
e di Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci


Con la mozione Cota (dal nome del primo firmatario, deputato della Lega), approvata dalla Camera nella serata di martedì scorso, nascono le “classi di inserimento”, riservate agli alunni stranieri che non supereranno i test per accedere alle classi ordinarie.
Un vecchio manifesto razzista della Lega Nord. Il lupo perde il pelo ma non il vizio...


La proposta impegna il governo a subordinare l’iscrizione dei ragazzi stranieri al superamento di test e specifiche prove di valutazione. Chi non li superasse, sarebbe costretto a frequentare delle vere e proprie classi speciali (“di inserimento”), in cui migliorare la conoscenza della lingua italiana, essere educati alla legalità e alla cittadinanza, seguendo un percorso formativo relativo sia alle conoscenza e comprensione di diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto della legge), sia al “rispetto per la diversità morale e la cultura religiosa del paese accogliente”.


Sembrerebbe una barzelletta, visto da che pulpito vengono le richieste. Invece è l’ennesimo provvedimento di dubbia costituzionalità che di fatto conferma un subdolo e pericoloso razzismo istituzionale e rischia di legittimare l’esplosione di violenza razzista che sta corrodendo la convivenza civile delle nostra comunità.

Non ci sembra esagerato parlare di introduzione dell’Apartheid nella scuola. Si tratta infatti di una scelta tutta politica, che azzera le positive esperienze didattico-pedagogiche tese all’integrazione di questi ultimi anni, che hanno dimostrato come la lingua si impari molto più velocemente grazie all’inserimento nell’ambiente in cui viene parlata.
I test, le classi speciali, aumenteranno le distanze; rafforzeranno, nell’immaginario dei ragazzi, l’idea di un “noi” e di un “loro”, diversi al punto da richiedere una formazione particolare in luoghi fisicamente separati. La scuola, principale opportunità di incontro, riconoscimento e integrazione, si trasforma così in luogo di selezione e discriminazione.
Chiediamo all’opposizione sociale e politica di mobilitarsi contro questo nuovo Apartheid; agli insegnanti e ai dirigenti scolastici di disobbedire.
L’istruzione è un diritto universale. A tutte e tutti deve essere garantita parità di accesso.
Le classi di inserimento forse sarebbero più adatte a qualche nostro concittadino, compresi alcuni politici che avrebbero bisogno di un corso sui diritti, i valori della tolleranza, il rispetto delle altre culture e religioni, i principi della nostra costituzione.





Roma, 15 ottobre 2008



 

16.7.08

un altro passo verso il baratro


Dal delitto Matteotti ai fatti di Bolzaneto, purtroppo


 


LA STORIA


SI RIPETE


 


L'assassinio dell'On. Matteotti segnò, come è noto, la svolta definitiva della trasformazione del Fascismo da movimento politico a regime. Le tappe di quella truce vicenda furono:


- la soppressione violenta di un coraggioso difensore della democrazia e dello Statuto (l'equivalente di allora della Costituzione),


- le intimidazioni che seguirono a chiunque osasse protestare, il tronfio discorso di Mussolini che si assunse la responsabilità politica di quanto avvenuto,


- la sciagurata iniziativa dei parlamentari di opposizione che, anziché seguitare la protesta nella sede istituzionale, si ritirarono dai lavori del Parlamento (il famoso "Aventino"), rinunciando così all'unica tribuna loro ancora concessa, dalla quale far sentire la propria voce (la stampa era già asservita, sia pure non ancora per legge)


- il processo-farsa, condotto da una corte addomesticata e intimidita, che condannò a pene lievissime i soli esecutori materiali, con l'evidente intento di mandare un messaggio mafioso: "uccidere gli oppositori è un po' eccessivo, ma tollerato".


Ebbene signori, tutto ciò si sta riproponendo in questi anni sotto i nostri occhi.


- A Bolzaneto nel 2001 abbiamo visto forze di Polizia predisposte per cercare la rissa ed il pestaggio, sequestrare, umiliare e torturare per ore inermi manifestanti mentre lasciava mano libera a pochi teppisti, mentre si fabbricavano prove false contro di loro e un esponente postfascista del governo Berlusconi se ne stava, alquanto impropriamente, a dirigere le operazioni dagli uffici della polizia


- ne è seguita una campagna di stampa e disinformazione martellante, nella quale per anni si è detto e ripetuto che le vittime erano in realtà pericolosi sovversivi, violenti picchiatori.


- nel frattempo, l'opposizione ha fatto harahiri


- ora abbiamo appena avuto un altro processo - farsa; certo non avrei voluto essere nei panni del giudice, ma i casi sono due: o la corte giudicante ha avuto paura, oppure è schierata politicamente. PErsonalmente propendo per la prima ipotesi, ma poco cambia.


La regimizzazione di Forza Italia prosegue.



PS SULLA VICENDA DEL TURCO:


Ahimé, che l'Italia sia corrotta è noto dal tempo di Cesare.
Però mai si era visto un presidente del consiglio che profittando di un esponente probabilmente corrotto dell'opposizione, ne traesse pretesto per annunciare leggi speciali contro la magistratura inquirente.
Da noi lo stato di diritto e la democrazia non sono nemmeno alla frutta: sono all'ammazzacaffé.


25.6.08

Tavola Valdese: Caro dottor Letta, no grazie

Maria Bonafede, moderatore della Tavola Valdese interviene su un aspetto del ddl sulle intercettazioni telefoniche




Come è stato ben evidenziato da alcuni organi di stampa, nelle pieghe del disegno di legge governativo in materia di intercettazione telefoniche approvato all'unanimità nel Consiglio dei ministri dello scorso 13 giugno, vi è una norma che suona decisamente eccentrica rispetto all’impianto generale del provvedimento: all’articolo 12, comma 2 lettera C, infatti, si prevede che un magistrato che indaga su reati imputati a un religioso cattolico, debba informare il vescovo competente; qualora l’indagine riguardi un vescovo, il magistrato deve informare la Segreteria di Stato vaticana. A giustificare il provvedimento voluto dal governo presieduto dall’On.Berlusconi a poco più di due mesi dal suo insediamento, si è detto che il testo si limita a esplicitare una norma già contenutanelConcordato del 1984. Lasciamo ai giuristi valutare se si tratti di una semplice "esplicitazione" di norme preesistenti o se, piuttosto, non costituisca una forzatura tesa a garantire un privilegio a una istituzione religiosa – la Chiesa cattolica – che verrebbe preventivamente e tempestivamente informata di eventuali indagini a carico di religiosi, sacerdoti, vescovi.Un ulteriore privilegio riconosciuto a una confessione religiosa, una eccezione del principio secondo il quale la legge è uguale per tutti. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha voluto sottolineare che questa norma non favorisce la Chiesa cattolica e potrà comunque essere applicata anche alle altre confessioni religiose che dispongano di un’intesa con lo Stato ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione e persino a quelle che potranno ottenerla in futuro. E tra queste ci siamo anche noi, valdesi e metodisti, i primi a stipulare l’intesa proprio nel 1984, poco dopo l’approvazione del nuovo Concordato. La considerazione del Sottosegretario Letta sembra quindi interpellarci. Pertanto, ringraziando per l’attenzione espressa nei confronti della nostra come di altre comunità di fede, ci sentiamo in dovere di esprimere una risposta che, per quel che ci riguarda, è negativa.A valdesi e metodisti, infatti, non interessa una norma che garantirebbe ad alcune confessioni religiose dei privilegi rispetto a qualsiasi altra associazione, ente, azienda. Il senso di questo diniego sta in due argomenti: uno civile e laico, l’altro propriamente teologico.Non ci interessa un privilegio di questo tipo perché crediamo fermamente che Chiesa e Stato abbiano competenze diverse: e se non possiamo tollerare che lo Stato interferisca nella libera testimonianza della Chiesa o di qualsiasi altra comunità di fede, al tempo stesso non vediamo la ragione per la quale la Chiesa dovrebbe essere coinvolta nell’azione di un organo dello Stato quale la magistratura. Come cittadini italiani fatichiamo davvero a comprendere come e perché la giustizia italiana, ad esempio nel caso di reati sessuali nei confronti di minorenni, sarebbe meglio tutelata se si informassero le autorità religiose cattoliche dei procedimenti in corso. Non lo crediamo affatto e ci pare davvero anomalo che un provvedimento di questa natura sia stato inserito nel quadro di una norma sulle intercettazioni telefoniche. La seconda ragione è strettamente connessa alla nostra idea della testimonianza cristiana. Siamo convinti che la Chiesa debba testimoniare l’Evangelo senza i condizionamenti che le derivano da riconoscimenti speciali, privilegi, concessioni da parte del potere politico. Come cristiani evangelici sentiamo che il Signore ci ha chiamati ad essere testimoni della sua Parola: e la sua Parola, libera e disarmata, è la nostra forza. Ed anche l’unico privilegio che siamo disposti a riconoscere ed anzi a rivendicare per la Chiesa di Cristo.



Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese





 



16.6.08

«Benedetto Bush! Povera Chiesa! Misera Italia»


Genova, 15 giugno 2008


Tre fatti salienti segnano a carattere di fuoco la settimana appena conclusa. Il primo riguarda la visita di Bush, presidente degli Usa in scadenza, che viene ricevuto da papa Ratzinger non solo con gli onori di Stato, come si conviene da protocollo tra potenti, ma con familiarità e intimità, fino a concedere al guerrafondaio la passeggiata nei giardini vaticani, prospicienti la torre di san Giovanni dove papa Giovanni si ritirava in preghiera. Giovanni XXIII è il pappa che nella enciclica Pacem in Terris definisce la guerra «alienum a ratione», cioè del tutto insensata. Per buon peso c’è stata anche la cantatina dei pueri cantores della Cappella Sistina davanti alla grotta della Madonna della Guardia. Questa Madonna si venera a Genova, sul monte Figogna (m.s.l.m. 1000) e fu fatta predisporre nel giardini vaticani da papa Benedetto XV, al secolo Giacomo della Chiesa, genovese di nascita, che fu il papa che definì la 1a guerra mondiale «una inutile strage». A molti, anche all’interno del Vaticano, è sembrata una dissacrazione perché mai un pontefice è stato così accogliente e generosi di elogi verso un capo di Stato come Benedetto nei confronti del texano Dabliu Bush.



Giovanni Paolo II aveva definito la 2a guerra in Iraq «immorale» e rimase isolato, ma irremovibile. Ora se la logica ha una ragione, si desume che abbia dichiarato «immorale» anche chi quella guerra l’ha voluta, cercata e imposta, contro ogni fondamento di diritto internazionale perché, come gli stessi Usa oggi ammettono, avvenne su false testimonianze e false prove. Bush è un bugiardo di livello internazionale. Ricevere con tutti gli onori e intimità un omicida, un genocida, un antidemocratico, un assassino, un extra-ius come Bush, fa del papa un connivente e un complice. Di fronte al mondo dei disperati, dei poveri del sud del mondo che vedono in Bush la causa dei loro dissesti economici, governati dalla politica egoista e parassitaria degli Usa, il papa appare come colui che approva e condivide le scelte del governo statunitense. Le persone semplici non fanno tanti distinguo, ma vedono alla tv il papa a braccetto con un uomo del genere e giungono diritti alla conclusione: il papa sta con Bush non coi i poveri del mondo.

Era ancora fresca la notizia che il Vaticano aveva rifiutato per «opportunità politica» udienza ad alcuni capi di Stato partecipanti all’inutile assemblea della Fao, carrozzone iniquo che ingrassa se stesso e non risolve alcun problema. Non solo, ma alcuni mesi addietro, il papa per le stesse ragioni di opportunità aveva ritenuto di non concedere udienze nemmeno al premio Nobel per la pace, il Dalai Lama. Il popolo registra nella memoria del cuore e tira le conclusioni. Si aggiunge un’aggravante che nei colloqui pubblici e privati, dalle indiscrezioni di corte, il papa non abbia fatto alcuna critica o mosso alcun rilievo alle responsabilità di Bush per l’insicurezza mondiale e l’incremento del terrore in cui la miope politica di un uomo ignorante ha gettato il mondo intero. La modalità della visita per molti credenti è apparsa come una dissacrazione che avrà effetti devastanti per la Chiesa. Molti si allontanano dalla essa e noi preti ne raccogliamo il dolore, la distanza, la sofferenza e la croce.




La vista di Bush al papa fa da pendant a quella di Berlusconi che forte della benedizione papale, nel pacchetto sicurezza emanato il 13 giugno, ha incluso una norma che tutela i preti e/o i vescovi: «quando emerge un reato nei confronti di un sacerdote, dev’essere immediatamente avvertito il vescovo, e quando emerge un reato a carico di un vescovo dev’essere avvertito il Vaticano», superando lo stesso concordato che era più misurato. D’altronde che cosa ci si poteva aspettare da un presidente del consiglio che uscendo dall’udienza papale a double baciamo-le-mani, dichiara che «non si può non ossequiare la Chiesa», riducendo così lo spazio di libertà e di democrazia di una Stato sovrano?

Il secondo fatto è il pacchetto di provvedimenti varati dal governo il 13 giungo sulla sicurezza e le intercettazioni. Oramai siamo sicuri che lo Stato di Diritto sta morendo lentamente per asfissia sotto gli occhi di tutti e pochi si ribellano. Nemmeno l’opposizione politica parlamentare (tranne Di Pietro e l’Italia dei valori) si scandalizza limitandosi alle esternazioni di rito pur di mantenere una parvenza di dialogo che è e sarà impossibile con questo governo e la sua maggioranza. Tutti i provvedimenti sono finalizzati a blindare e mettere in sicurezza il cittadino extra legem Silvio Berlusconi e i suoi compari, alimentando la paura come sistema che diventa terrore diffuso per distogliere le attenzioni dai veri problemi che il governo non è in grado di risolvere perché non ha il senso dello Stato e delle Istituzioni. 2500 soldati dislocati anche solo nei capoluoghi di provincia che sono n. 107 fanno 23,36 soldati per provincia, cioè un insulto alla intelligenza e al buon senso. Solo gli allocchi possono cadere nella trappola mediatica del governo che mira solo a fare proclami di effetto che a risolvere i problemi reali.

Con tutta l’emergenza economica che sta strangolando il paese per gli effetti dell’allegra economia del 1° governo e 2° governo Berlusconi che finì sotto inchiesta europea per infrazione di deficit (per la cronaca: risanato da Prodi, Padoaschioppa e Visco), solo agli allocchi si può fare credere che la grande emergenza siano le intercettazioni telefoniche. Il decreto relativo mette al riparo tutta la delinquenza dai colletti bianchi e la magistratura è in ginocchio, potendo così andarsene a pescare perché ormai i reati perseguibili saranno solo quelli dei ladri di polli. Berlusconi con questo decreto si vendica dei magistrati e il paese plaude, senza accorgersi che sta passando da uno stato di libertà ad uno stato di sudditanza, da una condizione di diritto democratico ad una condizione di paese a democrazia limitata. E’ il progetto della P2 che diventa operativo. Con la benedizione dei vescovi che nulla hanno da dire, mentre invece gioiscono del nuovo clima che sta portando e porterà l’Italia alla deriva su ogni fronte.

Scrivo questa «finestra» perché resti in testimonianza a futura memoria perché giorno verrà in cui la coscienza e la morale chiederanno conto di ciò che abbiamo fatto e non fatto in questa epoca e allora non basterà solo chiedere scusa, ma ognuno dovrà assumersi le responsabilità di avere taciuto, di essere stato connivente, complice e correo. Invito i Vescovi della Cei ad andare a rileggersi il documento che loro stessi hanno scritto e firmato il 04/10/1991 come programma pastorale per l’Italia nel decennio 2001-2010 dal titolo profetico «Educare alla legalità» (v.qui : in basso a sinistra tenendo premuto Ctrl cliccare due volte su «edulega.rtf») che è forse uno dei documenti più belli prodotti in questo secolo. Esso profetizzò tutto lo sfacelo che avrebbe portato il berlusconismo prima ancora che si verificasse, quindi in tempo non sospetto. Se gli stessi vescovi disattendono i loro stessi documenti perché li scrivono in bella grafia, ma poi fanno il contrario di ciò che scrivono, come si possono presentare alla gente a chiedere credibilità e autorevolezza?

Il terzo fatto è pastorale: sabato 14 giugno è stato celebrato a Roma, nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, un matrimonio alle spalle del Vaticano. Nulla da eccepire se due si sposano in chiesa, ma permettere che il sacramento del matrimonio venga ridotto ad una passerella mondana con foto in esclusiva, la sposa (si fa per dire!) seminuda è un insulto all’austerità sacramentale. I due nubendi non sono gente qualsiasi, ma due notori concubini (sto usando una terminologia usata spesso dalla gerarchia cattolica che difende la legittimità del matrimonio e per la quale può esistere solo il matrimonio come sacramento) pubblici: lui per la vita effimera che organizza per i ricchi in Sardegna e lei per essere famosa spogliarellista, velina, e forse adusa a vendere le sue grazie per ottenere favori. Questo matrimonio in chiesa non si doveva concedere se non a condizione che fosse strettamente privato, a porte chiuse, senza pompa, senza clamore e senza fotografi e cosa più importante con una sposa vestita. Avendolo concesso nelle modalità pagane che un certo mondo è solito vivere resta solo lo scandalo dei ricchi che anche in chiesa possono fare quello che vogliono.

 




Paolo Farinella, prete


Note a làtere:

1. Le notizie delle morti di operai sul lavoro si susseguono a ritmo sostenuto, conseguenza tragica della deregolamentazione della sicurezza sulla quale le imprese investono sempre meno, specialmente orsa che hanno un governo «amico» e la Marcegaglia si scioglie in giuggiole e bigné. Bisogna predisporre una litania di operai morti in omaggio all’art. 1° della Carta costituzionale che dichiara la Repubblica «fondata sul lavoro». Il governo è latitante perché è pressato dall’urgenza delle intercettazioni, mentre per gli operai, una volta sopraggiunta la morte «il reato si estingue» che tradotto in lingua corrente significa: chi è morto è morto e chi è vivo è vivo. Seppelliamo i morti e pensiamo ai poveri impresari che devono sopravvivere e a causa di queste morti devono tenere chiuso qualche giorno, anche le apparenze vogliono la loro parte, e ci rimettono in quattrini, caldi e freschi.
2. Molti operai morti lavorano in nero in ditte del Nord e del Sud: il nero unifica la Nazione che Bossi vorrebbe divisa. La colpa non è delle ditte che assumono in nero, ma degli immigrati che non solo lavorano in nero, contribuendo all’economia sommersa e alla evasione delle tasse, ma vengono anche ad arrecare danni gravi venendo a morire qui, mentre potrebbero tirare le cuoia al loro paese. Ingrati, non si contentano mai.
3. I difensori della «vita dal concepimento alla morte naturale», come mai sono afoni di fronte a queste morti ingiuste, indegne e orripilanti? La vita è diversa se riguarda gli immigrati o i nativi oriundi? Se così fosse vorremmo conoscere la graduatoria e la priorità.
4. Il ciellino Formigoni, vergine a suo dire, ci può dire i termini del contratto con la clinica di Santa Rita di Milano, clinica privata e lautamente convenzionata con la Regione Lombardia? Visto che siamo in argomento, l’esimio e cristianissimo presidente, mancato senatore, ci potrebbe fornire l’elenco delle convenzioni e relative competenze economiche con la Compagnia delle Opere a gestione di Comunione e Liberazione?
5. Apprendo da comunicazioni di amici che «Il Giornale» di proprietà dei Berlusconi, un giorno sì e l’altro anche chiede la mia sospensione a divinis, e questa è la prova che ormai il giornale del padrone ha perso la sinderisi se si sente minacciato (?!) da un parroco del centro storico di Genova e pretende che tutti osannino e s’inchinino al passaggio di sua bassezza (riferito alla statura – absit iniuria verbi! – ), senza se e senza ma. Poiché non leggo giornali pornografici, non leggo codesto foglio, anche se ogni tanto qualcuno mi passa qualche appunto che regolarmente cestino. Sono ansioso di essere ricevuto dal mio vescovo per potere leggere insieme a lui i miei scritti e verificarli alla luce della dottrina e della morale della Chiesa. Informo comunque per buona pace degli scribi berlusconiani che finora non sono stato mai richiamato né ho avuto appunti da parte dell’autorità di riferimento perché quello che scrivo e dico è perfettamente lecito e non sconfinano affatto dai due ambiti di competenza che sono appunti la dottrina e la morale. Ho l’impressione invece che «Il Giornale» non goda di buona fama presso gli ambienti seri, anche dentro la Chiesa.


24.5.08

tristezze italiane coppie di fatto solo al cimitero

Ricevo ed  pubblico  dal cdv  papaboysajo.splinder.com/



Salve!
Vi progongo questo articolo interessante che potrete consultare e postare: Si alle coppie di fatto, ma nel cimitero. Mi  piacerebbe  sapere  le Vostre riflessioni e opinioni in merito
Grazie ! Con Amicizia e Rispetto  Gentleman - (Morris)







12.4.08

Senza titolo 428


              
l’atmosfera sociale è quella di una città assediata… E allo stesso tempo la consapevolezza di essere in guerra, e perciò in pericolo, fa sì che il trasferimento di tutto il potere a una piccola casta sembri la naturale, inevitabile condizione di sopravvivenza.
Non importa che la guerra stia davvero avvenendo, e, poiché nessuna vittoria decisiva è possibile, non importa che la guerra stia andando male. Tutto quel che serve è che uno stato di guerra esista.

                             
George Orwell, 1984




 FA RIFLETTERE L’ANALISI DEL RICERCATORE PINO CABRAS
                      UN LIBRO ESORCIZZA LE PAURE MONDIALI



Stimolante, informato, arguto. Ma anche: militante, schierato, decisamente di parte. È il libro di Pino Cabras uno che   <<  Guarda oltre queste mura...oltre la guerra e la paura!(..)  la voce di chi ancora resiste  >> ( cit Oltre la  guerra e la paura  dei Modena city Ramblers   puo andare  qui chi vuole il testo )  Il titolo spiega già l’argomento del lavoro: Strategia per una guerra mondiale”,( copertina  a sininistra )  appena pubblicato dalla casa editrice Aisàra di Cagliari.
Quasi duecento pagine per una riflessione “sulla paura che governa gli animi in questi ultimi anni” aggiunge Cabras, “su quanto è accaduto nel mondo dall’attentato alle Torri dell’11 settembre 2001 all’assassinio di Benazhir Bhutto”, la donna leader candidata alla presidenza del Pakistan.
Una strategia occulta, quella che intravede il ricercatore cagliaritano: “Ho messo insieme i fili individuati sui media internazionali con un paio d’anni di ricerca - prosegue Cabras, cheha già pubblicato un saggio su “Balducci e Berlinguer, il principio della speranza”“La stampa “mainstream” europea e americana testimonia accuratamente di come si sia voluto creare artificialmente un clima di pauranel mondo” puntualizza. Clima di tensione che sarebbe strumentale alle guerre di conquista decise dall’amministrazione Bush.
“La paura del terrorismo - prosegue il ricercatore - è l’alibi dietro cui alcuni settori del governo Usa intendono stabilire un nuovo ordine mondiale.La demonizzazione , senza per  questo  assolverlo o giustificarlo  del dittatore Saddam Hussein è servita a giustificare le due guerre del Golfo. E oggi, con gli stessi strumenti di dieci anni fa, ci si prepara ad attaccare anche l’Iran” come  puntualizza Cabras.
La ricerca del volume non è priva di una sua acutezza. Anche se sfrutta gli stessi argomenti  già  noti  e  utilizzati dal regista Michael Moore, nei suoi popolari “docufilm”, e in fondo le stesse argomentazioni sui “persuasori occulti” dei media che quarant’anni fa aveva evidenziato il sociologo Vance Packard. Niente di nuovo, dunque,infatti  se ne  sente parlare  spesso  , in quanto viene demonizzato e  messo in ridicolo  e quindi passano  come  potesi di folli o  visionari  o dietrologici   da  parte  dei fautori  della  guerra   a senso unico al terrorismo  ovvero coloro  che  celebrano  ampollosamente  l'11  settembre o  l'11 novembre    guardando solo la pagliuzza  ( il terrorismo  fondamentalista  )   nell'occhio del  tuo vicino  ma  senza  guardare  la  trave  ( le  cause   che  l'hanno creato  e  fanno si che ancora  esiste  )  nel loro  occhio  . 
Inoltre l'autore    del libro  non demorde: “ In alcuni casi, questo progetto di dominio mondiale non ha nemmeno bisogno di giustificarsi. È evidente, sotto gli occhi di chi ha l’attenzione per poterlo vedere”    cioè che non manda il cervello in cassa integrazione  <<  prendendo per   buone le  verità della  televisione  >> e  provano <<    pure a credevi assolti  siete lo stesso coinvolti.>> (  cit  canzone del maggio  di Fabrizio  De  Andrè qui il testo della  canzone in questione  )      

Pino Cabras: “Strategie per una guerra mondiale. Dall’11 settembre al delitto Bhutto” pagine . 360  €14,50  Aìsara editrice, 2008.

info vendita e distribuzione libro:
http://www.aisara.eu/
blog  e  contatto autore:
http://pino-cabras.blogspot.com/
pinocabras@yahoo.it








Per  chi volesse  approfondire   tale  argomento  ecco una serie  di siti  pro   tesi autore  e contro  tesi autore   a voi decidere   con chi  schierarvi  ovvero  decidere se  stare  : << dalla parte  di chi  ruba nei supermercati o  gli ha costruiti rubando >> ( Francesco de Gregori )







11.3.08

Senza titolo 309

Nonostante la  vittoria  di chi  aveva denunciato  (  fra  minacce   e  cause  giudiziarie   poi  concluse con l'assoluzione  )  e il  riconoscimento dela comunità europea  dell'illegalità    di  tale  costruzione  i lavori  continuano .  E  l'italia , nel silenzio dei media nazionali rischia una figuraccia   a livello europeo 
  Dalla  muova  sardegna   del  11\3\2008




L’ultimatum della Commissione Europea non ferma le betoniere sulle dune boscate Ville di lusso in vendita nel Sic di Is Arenas  Albergo a cinque stelle e residenze estive senza alcuna valutazione di impatto ambientale  Nei giorni scorsi i primi annunci delle società immobiliari: prezzi da 310 a 330mila euro



 ORISTANO. Strana storia davvero, questa dell’investimento immobiliare sulle dune boscate di Is Arenas. Storia infinita che riserva sempre nuove sorprese e che cammina da sempre sui binari di due realtà intimamente inconciliabili. Da una parte, la Commissione Europea che sta per far cadere la sua mannaia sullo Stato italiano e la Regione Sardegna perché non hanno saputo conservare integro un Sito di interesse comunitario; dall’altra, un Comune, quello di Narbolia, che invece due anni fa ha concesso una licenza edilizia che autorizza la costruzione di un albergo cinque stelle-lusso e quasi cento villette in un’area ambientalmente sensibile e che dovrebbe essere tutelata e difesa come un parco.
Ma come spiegare questa incongruenza, questo paradosso che ha portato a una situazione surreale? E’ come se, in questa bizzarra commedia degli errori, convivessero due mondi giuridici e culturali diversissimi, ognuno con le proprie regole, le proprie logiche e le proprie convinzioni: un’Europa che rivendica il suo diritto-dovere di vedere applicata una sua direttiva (la 92/43 CEE) e un gruppo imprenditoriale che riafferma il devastante paradigma che coniuga ambiente e metro cubo.
In questa storia non poteva dunque mancare l’imbarazzante coincidenza che ha messo a nudo la profonda incongruenza del «caso Is Arenas». Proprio in questi giorni, infatti, la Travel Charme Hotels & Resorts ha diffuso gli inviti per l’inaugurazione del suo nuovo albergo superlusso nella pineta di Is Arenas. Con una promozione che ha tutto il sapore di un ossimoro, la cortese addetta stampa Annalisa Costantino dice: «Is Arenas si propone quale luogo ideale per vacanze all’insegna del relax e dell’ecoturismo».
 
E per capire appunto quanto sia ecoturistica l’iniziativa, ecco che proprio in quegli stessi giorni la Commissione Europea ha annunciato che il contenzioso con lo Stato italiano è arrivato al punto di rottura e che il nostro Paese dovrà essere processato dalla Corte Europea di Giustizia proprio per l’intervento «ecoturistico» sulle dune boscate di Narbolia.
Come se non bastasse, ecco comparire sul mercato immobiliare le prime proposte di vendita di ville nella pineta-parco che era stata inserita nella rete europea dei Sic su proposta della Regione Sardegna. Il primo dubbio deriva dalla proposta della Travel Charme Hotels & Resorts che annuncia la disponibilità di oltre 90 residence individuali intorno al campo da golf da 18 buche. Dunque, come gli ambientalisti avevano denunciato in passato, l’albergo sarebbe stato una sorta di cavallo di Troia per far “passare” poi le ville.
 Sarà infatti un caso, una semplice coincidenza, ma è un fatto che l’agenzia immobiliare milanese Moscova Stabili Real Estate srl proprio nei giorni scorsi abbia proposto la vendita di sei ville a Is Arenas. Si legge infatti: «La nostra società vende sei unità proprio sulla buca 5 (del campo da golf ndr) in una posizione veramente bellissima. Tali villette sono pronte per essere consegnate. Il loro prezzo è di 330 mila euro per la villa 7, che è una singola; 320 mila euro per le tre ville 27-28-29) e 310 mila euro per le ville 34 e 35». La consegna è prevista per l’estate di quest’anno. E infine, un annuncio: «Sono previsti ulteriori interventi residenziali all’interno del comprensorio nei prossimi anni». Una conferma che arriva dal sito internet Sognandolasadegna.it dove si parla addirittura di 103 villette. E di 103 unità abitative parla anche il sito di offerte immobiliari Paradisola.it.
 A questo punto, è evidente che si è messo in moto proprio quel meccanismo che gli ambientalisti avevano tenuto e denunciato.
 Ma si pongono anche nuovi interrogativi. Prima di tutto l’albergo «cinque stelle-lusso» che dovrebbe essere inaugurato a giugno, viene presentato come una proprietà della Travel Charme Hotels & Resorts e non della Is Arenas srl. E’ probabile che quindi la struttura sia stata acquistata dalla società tedesca, che dice di possedere undici alberghi (nove in Germania, uno in Austria e uno in Italia). La realtà labirintica della Is Arenas srl, che come si ricorderà è controllata al 50% dalla misteriosa società anonima Antil BV, induce a fare una piccola ricerca sulla Travel Charme Hotels & Resorts, che dice di far parte del gruppo Schmidt di Berlino.
 Sarà una coincidenza, ma come per la Is Arenas srl, ecco anche qui un sentiero che porta in Svizzera. Più precisamente a Zurigo. Consultando il registro di commercio cantonale, si scopre infatti che il 17 gennaio scorso è stata iscritta la Travel Charme Hotels & Resorts Holding AG. Tanto per cambiare, una società anonima. Il presidente del consiglio d’amministrazione risulta essere un tal Peter Kupfer, mentre gli amministratori sono un italiano, Giuliano Guerra, e un tedesco, Jochen Traut.


In questo scenario, nel quale si promuove un’offerta turistico-immobiliare super lusso, ecco un inatteso scivolone che riporta questo “mondo dorato” a una drammatica quotidianità.
 E cioé la scoperta, da parte dell’Ufficio del lavoro di Oristano, che in quei cantieri molte cose non funzionavano. In un blitz effettuato nei giorni scorsi, è venuta infatti a galla una realtà di lavoro sommerso: molti dei 94 muratori trovati a lavorare al “paradiso Is Arenas” sono risultati in nero. Un’impresa del Cagliaritano è stata addirittura chiusa perché aveva alle proprie dipendenze solo lavoratori non in regola. La vera sorpresa è stata però quella di trovare anche piccole imprese estere (siriane, egiziane e senegalesi) sulle quali si stanno facendo accertamenti. Certo, tutto questo non può essere considerato un buon biglietto da visita per la promozione del “paradiso di Is Arenas”. E infine si arriva al nodo dei problemi. O meglio, al problema dei problemi nella contradditoria, e a tratti confusa, storia del progetto immobiliare sulle dune di Narbolia, originariamente di 224 mila metri cubi di cemento. Su quei terreni che l’Europa, su segnalazione della Regione, vuole difendere, non sarebbe stata effettuata alcuna procedura di incidenza o impatto ambientale. Sarebbe stata quindi elusa una norma comunitaria. E proprio da qui nasce il procedimento di infrazione contro l’Italia, la messa in mora complementare nel gennaio del 2005 e ora, infine, l’ultimatum che porterà molto probabilmente a un processo per il nostro Paese. Con una sentenza che appare scontata. Bruxelles contesta all’Italia di essersi astenuta dall’adottare misure per evitare la compromissione dell’integrità del Sic e di non aver effettuato la valutazione di incidenza ambientale, prevista dall’articolo 6, comma 3, della direttiva 92/43CEE.
 E fortemente critico era stato il Consiglio di Stato quattro anni fa, valutando insufficiente la procedura di verifica preventiva, come aveva invece sostenuto l’ufficio Sivea della Regione. La magistratura amministrativa, accogliendo il ricorso presentato dagli “Amici della Terra” che contestavano la procedura adottata dall’ufficio Sivea, non aveva risparmiato anche qualche bacchettata all’allora ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli “colpevole” di avere presentato una relazione incompleta sul caso. Nel dicembre del 2004, quindi, il Consiglio di Stato aveva deliberato una sospensiva cautelare, anticipando comunque alcuni dei punti della trattazione di merito.
 Agli ecologisti del Gruppo di Intervento Giuridico e agli Amici della Terra non è però finora arrivata alcuna comunicazione sulla decisione del Consiglio di Stato sul loro ricorso straordinario al capo dello Stato. Dopo la sospensiva, insomma, tutto sarebbe rimasto fermo. E allora l’interrogativo è questo: cosa è accaduto per mettere in moto le betoniere a Is Arenas?
 Cinque anni fa, quando il ministro dell’Ambiente Matteoli cercò maldestramente di aiutare la Is Arenas srl chiedendo a Bruxelles la cancellazione del Sic, il consigliere regionale diessino Cicito Morittu era stato durissimo: «Ci troviamo davanti a un imprenditore che ha cercato in tutti i modi di sfuggire alla Valutazione di impatto ambientale. E questo è nei fatti. Come è nei fatti che Mauro Pili, in una legge di assestamento di bilancio dell’agosto del Duemila, ha inserito un emendamento che svuotava il senso della Valutazione di impatto ambientale, la quale diventava applicabile solo nelle aree protette previste dalla legge 394. Nella Finanziaria di questa’anno, con un colpo di mano, siamo riusciti a ripristinare l’obbligo della Via sui siti previsti nella “rete” Natura 2000. Conclusione: è evidente che alcuni imprenditori, e primo fra tutti quello che vuole costruire a Is Arenas, hanno avuto un appoggio politico dal presidente Pili».
 Oggi Cicito Morittu è assessore regionale all’Ambiente e a Is Arenas le ruspe si sono messe in moto. E, come dimostra la linea adottata dalla Commissione Europea, senza alcun procedimento di incidenza o di impatto ambientale...

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...