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6.9.25

Alberto Della Libera, genio dei manga, vince una borsa di studio per Tokyo.,La scuola sta per ricominciare prepariamo i nostri figli\e al bullismo


  da   https://www.ilgazzettino.it/nordest/pordenone/  del   2  settembre  2025 

Dall'Accademia delle Belle Arti di Firenze, il 21enne si sposterà in un ateneo giapponese. La grande passione per questo tipo di disegno lo ha spinto a imparare la lingua da autodidatta


SACILE - Che il talento non gli manchi in città lo sanno in tanti ormai da parecchio tempo. Adesso però, a porre una sorta di conferma delle sue possibilità, Alberto Della Libera può annoverare anche l'aver vinto una borsa di studio che gli consentirà di volare dall'altra parte del mondo. In Giappone, a Tokyo, per la precisione. Il 21enne sacilese è infatti uno dei 2 ragazzi che l'Accademia delle Belle Arti di Firenze, dove lui studia ormai da un paio d'anni, ha scelto in base ai meriti per uno scambio di studenti organizzato con una delle più grandi università nipponiche.
IN GIAPPONE
Nel prossimo semestre Alberto proseguirà gli studi nella capitale del paese del Sol levante: «Un po' fuori, a dire il vero - commenta il babbo, il noto maestro Gianni Della Libera -. Si tratta dell'università nazionale e si trova in un centro che si chiama Tsukuba. Pare che quest'anno vi si iscriva anche il nipote dell'imperatore. Insomma, un ateneo importante». Ateneo che Alberto si è guadagnato ottenendo un punteggio di 89 su 90 (il secondo classificato si è fermato a 84). Per il sacilese è il coronamento di un sogno, considerato che aveva optato per la lontana Firenze, ad esempio preferendola a Venezia, perché quell'Accademia d'Arte è l'unica che abbia rapporti stabili con il Giappone. La grande passione di Alberto è il disegno Manga, un amore che lo ha spinto perfino a studiare il giapponese da autodidatta. «Tra l'altro ho avuto modo di vederlo dialogare in quella lingua e devo dire, pur non capendoci nulla, che appariva molto scorrevole» ricorda il papà che si sente «come se stesse partendo per il militare». Conferma la capacità di destreggiarsi con la lingua orientale Paola Martini che nel recente passato ha dato incarico ad Alberto di disegnare il manifesto della passata edizione del Volo del Jazz. I 2 hanno in serbo un'altra sorpresa che verrà svelata il 22 settembre, alla presentazione della nuova edizione della kermesse musicale. Alberto è stato infatti il coordinatore nella realizzazione di un fumetto disegnato proprio da un giovane artista nipponico e sceneggiato da uno studente universitario italiano. Il resto, per ora è rigorosamente top secret, ma Martini parla di «un messaggio molto forte che arriverà dai ragazzi». Per il giovane Della Libera quella giapponese sarà la seconda esperienza di studio all'estero. «Sì, subito dopo la maturità fu ammesso alla New York Academy of art, a un corso che al vero era riservato ai master, cioè a quelli più grandi di lui, ma evidentemente piacque e lo chiamarono. Stette via quasi un mese». Stavolta rimarrà lontano da casa da settembre a marzo.
BORSA DI STUDIO«La borsa di studio copre il viaggio di andata e ritorno e l'affitto dei locali dove abiterà» il resto sarà una full immersion in quella cultura da cui Alberto è così attratto. Gli esami che sosterrà all'Università di Tsukuba hanno valore anche in Italia e dunque il sacilese non perderà tempo, in questo senso. Ancora il papà: «Credo che anche linguisticamente sia pronto, dato che a Firenze fa un po' da tutor ai ragazzi giapponesi che vanno a studiare all'Accademia». In molti sembrano credere nelle capacità di questo riservato giovane dal sorriso aperto. Suo è stato anche il manifesto che reclamizzava la serie di appuntamenti di Pordenone pensa, ad esempio. Qualche giorno prima della partenza per Tokyo, prevista per metà mese, l'11 settembre prossimo Alberto e Gianni Della Libera condivideranno un palco. Il babbo suonerà il pianoforte, il figlio ovviamente disegnerà. Succederà a palazzo Ragazzoni sotto il titolo di Armonie in codice. L'idea è di far dialogare insieme queste due forme d'arte. Succederà nel contesto di Jazz river ed è particolarmente bello che i 2 artisti siano anche padre e figlio.
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  a  facebook 

La scuola sta per ricominciare e vorrei chiederti un favore…
Siediti con tuo figlio per cinque minuti e spiegagli che non c’è mai una ragione per prendere in giro qualcuno per la sua altezza, il suo peso, il colore della pelle, la situazione familiare o le cose che gli piacciono.Spiegagli che non c’è nulla di sbagliato nell’indossare ogni giorno le stesse scarpe.Spiegagli che uno zaino usato porta con sé gli stessi sogni di uno nuovo. Insegnagli a non escludere nessuno solo perché è “diverso”.Fagli capire che il bullismo fa male, e che si va a scuola per IMPARARE, non per competere o diffondere negatività.Ricordagli che alcuni bambini non tornano a casa in famiglie amorevoli, quindi è importante essere gentili.Tutto comincia da casa ! Infatti a se non parte dai genitori e inutile perché si pensa solo ad apparire e non a essere.

30.8.25

La storia di Annamaria Fracassi riprende a dirigere il Torlonia-Croce di Avezzano dopo 3 anni da pensionata: «È la mia missione»



 da  https://www.ilcentro.it/ 

Nel 2021 l’addio per problemi di salute, ora una nuova vita: Annamaria Fracassi riprende a dirigere il Torlonia-Croce di Avezzano

​In un’Italia dove la pensione è vista come traguardo e liberazione, la scelta di Annamaria Fracassi, per anni al vertice dell’istruzione negli istituti di Avezzano, sorprende e commuove al tempo stesso: dopo tre anni lontano dalle aule, in pensione anticipata con Quota 100, ha deciso di tornare sui suoi passi, di rimettersi in gioco, di vivere ancora la scuola da protagonista. Con la modestia che l’ha sempre contraddistinta. Da settembre sarà dirigente scolastica dell’istituto superiore Torlonia-Croce, il grande polo umanistico di Avezzano (aveva già diretto il Classico, ndc). Non per necessità, ma per passione. Non per obbligo, ma per vocazione. Mentre tanti contano i giorni che li separano dall’ultimo timbro sul cartellino, lei ha contato quelli che la separavano dai ragazzi, dagli insegnanti, da quell’universo vivo e imperfetto che è una scuola. Il suo rientro è un gesto raro, quasi rivoluzionario: dice che la scuola «non è un mestiere qualunque», ma «una missione che segna l’anima e non conosce scadenze». E restituisce alla comunità di Avezzano prima, al resto del Paese poi, un esempio potente di dedizione civile, in un tempo in cui la parola “servizio” sembra avere perso smalto. Perché la sua storia è anche un messaggio: «L’educazione è il cuore di una società e ha bisogno di chi la vive come scelta di vita, non come destino da fuggire» anticipa al Centro, senza nascondere commozione, pesando le parole a una a una.

Professoressa Fracassi, molti le chiederanno: chi gliel’ha fatto fare?

«La passione. Ma scusate, questa è una notizia che merita di finire sul giornale?»

Direi, lei era in pensione dal 2021. Un obiettivo a lungo inseguito dalla maggior parte dei lavoratori di questo Paese...

«Ho maturato la decisione di andare in pensione anticipata, usufruendo della misura cosiddetta Quota 100. Ma non è stata una scelta presa con leggerezza o per semplice convenienza personale; è stata dettata unicamente da motivazioni di salute che non mi permettevano più di garantire quella presenza costante e quell’efficacia operativa che avevo sempre ritenuto indispensabili nello svolgimento del mio lavoro».

Complimenti, continui pure.

«Sì, avrei voluto dare ancora il mio contributo con l’impegno e la dedizione di sempre, ma la realtà delle mie condizioni non me lo consentivano più, e così, con grande senso di responsabilità, ho ritenuto necessario ricorrere al pensionamento anticipato».

Ricorda quell’ultimo giorno?

«Come dimenticarlo. Ho lasciato la scuola nel periodo del Covid, senza feste, senza abbracci, senza l’ultimo calore umano che avrei desiderato. L’addio è stato improvviso. I ragazzi erano dietro uno schermo, in Dad, e io li salutati a distanza. Anche i docenti li ho salutati attraverso uno schermo, nell’ultimo collegio, come se tutto ciò che avevamo condiviso potesse essere racchiuso in un’immagine digitale. È stato un abbandono forzato, un distacco che ha lasciato a lungo una ferita silenziosa e profonda».

Poteva anche ricorrere all’aspettativa, in attesa di sentirsi meglio, ma non l’ha fatto. Gusto?

«Avrei potuto, ma non ho ritenuto né professionale, tantomeno etico, ricorrere all’aspettativa. Ho sempre considerato il lavoro a scuola un impegno che richiede continuità, responsabilità e presenza costante, e scegliere l’aspettativa avrebbe significato sottrarmi a tali principi senza offrire un reale contributo all’organizzazione. Per questo motivo ho preferito affrontare con lucidità la realtà, assumendomi la responsabilità di una decisione che allora credevo definitiva. È stata una decisione difficile, ma l’unica coerente con i miei valori professionali e personali».

E oggi che cosa è cambiato?

«Per fortuna, nel corso di questi tre anni, le mie condizioni di salute sono progressivamente migliorate, consentendomi di ritrovare un equilibrio e una serenità che in passato non avevo più. Il recupero è stato per me motivo di grande sollievo e di rinnovata energia».

Per quanti anni ha insegnato?

«La passione per la scuola mi accompagna dal 1987, anno in cui ho iniziato questa lunga avventura professionale. Non si è mai affievolita, nonostante le difficoltà incontrate. In questi anni l’amore per l’insegnamento, per la crescita degli studenti e per il mondo educativo nel suo complesso è rimasto intatto, vivo e radicato dentro di me. Questo legame profondo, maturato in decenni di esperienza e dedizione, continua a rappresentare un punto fermo della mia identità personale e professionale».

Il 2 giugno scorso, tra i 21 riconoscimenti consegnati dal prefetto dell’Aquila, Giancarlo Di Vincenzo, c’era anche il nome di Annamaria Fracassi, insignita dell’Onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. E il riconoscimento aveva rappresentato il giusto coronamento di un percorso costruito con cuore, intelligenza e instancabile impegno al servizio delle nuove generazioni, dal Galilei al Sabin nelle vesti di docente, fino al Liceo artistico Bellisario e al Liceo classico Torlonia come dirigente scolastico, sempre guidando con equilibrio e autorevolezza migliaia di ragazzi.

Cosa ha rappresentato per lei questo traguardo?

«Incredulità e grande emozione per un riconoscimento inatteso. Il merito non è stato solo mio ma di quanti in questi anni mi sono stati vicini e hanno collaborato per un fine comune quale la crescita umana e professionale dei nostri giovani».

Settembre è alle porte, cosa prova?

«Sono emozionata, come lo ero il primo giorno che ho varcato la porta della scuola. Da settembre sarò preside dell’istituto superiore Torlonia-Croce di Avezzano e finalmente potrò riprendere il filo del lavoro da dove l’avevo lasciato, ritrovando i ragazzi e incontrando le loro famiglie. La porta del mio ufficio è sempre stata e continuerà a rimanere aperta, pronta ad accogliere chiunque voglia parlare o condividere idee e progetti».

Rientrerà in una scuola cambiata, con le nuove regole, più stringenti, messe nero su bianco dal ministro Valditara, come le applicherà?

«Sarà mia cura guidare una scuola dinamica e moderna, capace di stare al passo con i tempi e di accogliere le esigenze dei giovani. Una scuola che sappia innovare senza mai perdere di vista il rispetto delle regole e dei valori che la rendono una vera comunità educativa».

Come immagina il suo futuro nell’istruzione, dopo questi tre anni?

«Ho tanto tempo da recuperare e un bagaglio di nuove idee da mettere in atto. Credo che la vera forza della scuola risieda nel confronto e nella condivisione: per questo sarà fondamentale camminare insieme come comunità scolastica. Confido anche nel dialogo e nel coinvolgimento con il territorio, che spero mi riaccolga con la stessa fiducia con cui ci eravamo salutati».

6.6.25

Nuoro, docente con la sclerosi multipla confinata in biblioteca Insegnamento negato alla primaria, trasferimento dopo un anno in classe: «Inabile alla sorveglianza attiva

leggo  sull'unione  sarda  d'ieri  ,  di cui riporto l'articolo sotto ,  dell'assurda    vicenda     di questa maestra .  La vicenda    si commenta  da   sola  . Ma   mi  viene da   chiedermi  come mai il ministro del lavoro  e  dell'istruzione  non   mandano  ispettori  nella  scuola in questione  ?

unione  sarda  del  5\6\2025 

Nuoro, docente con la sclerosi multipla confinata in bibliotecaInsegnamento negato alla primaria, trasferimento dopo un anno in classe: «Inabile alla sorveglianza attiva»



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Insegnanti o vigilanti? È la domanda che scuote il mondo della scuola dopo il caso di una docente di scuola primaria di Nuoro, affetta da sclerosi multipla e costretta a muoversi con deambulatore e carrozzina. Dopo aver insegnato per tutto l’anno, è stata dichiarata inidonea alla sorveglianza attiva (non all’insegnamento) dalla commissione medico-collegiale dell’Inps. Il risultato? Allontanata dalla classe, trasferita in biblioteca con un aggravio di ore settimanali – da 24 a 36 – in quella che pare una misura punitiva. Una decisione che non solo la esclude dall’insegnamento, ma, sottolinea lei, «lede il diritto al lavoro, alla cura e alla dignità». La docente, preparata, amata dagli alunni, è costretta a difendersi non dalla malattia ma da un sistema che, di fronte alle difficoltà, si mostra più pronto a escludere che a includere.


L’associazione

A sostenerla l’Aism (Associazione sclerosi multipla), che ha deciso di affiancare l’insegnante. «Il suo caso – dice Liliana Meini – rappresenta una grave limitazione alla dignità della persona e del lavoratore. Oggi (ieri ndr) si è rivolta alla nostra associazione per una consulenza». L’insegnante non si è mai sottratta al suo lavoro. Nonostante la malattia ha sempre insegnato con dedizione. Anche quest’anno ha coperto supplenze, portato avanti progetti didattici, accompagnato i suoi alunni fino alla fine dell’anno. Eppure, il 5 marzo è stata convocata per una visita fiscale, fissata a maggio. Una settimana fa la doccia fredda: la commissione la giudica inidonea “alla vigilanza attiva”. «Se davvero ero inidonea, perché mi hanno fatto insegnare tutto l’anno? E perché ora mi spediscono in biblioteca facendomi lavorare di più?».

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Vogliono solo sorveglianti



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Il verbale parla di “inidoneità alla vigilanza attiva”. Ma cosa significa, concretamente, “vigilanza attiva”? Lei lo contesta: «In aula garantivo la presenza, la relazione educativa, la didattica. Quella che era una storia di scuola inclusiva si sta trasformando nel suo contrario. Vogliono sorveglianti, non insegnanti». La sua carrozzina le consente di muoversi in aula. Parla con lucidità e fermezza: «Mi sono sempre battuta per l’inclusione, per i bambini con disabilità, per una scuola che accolga tutti. Ma ora mi ritrovo esclusa proprio io. La scuola è comunità, non solo controllo. E se la società vuole essere inclusiva, deve cominciare da chi educa». Oggi è costretta a difendere un diritto: quello a lavorare. E non per sé. Perché così, pezzo dopo pezzo l’insegnamento, sarà off limits per chiunque è in carrozzella e non può «vigilare attivamente».

Fabio Ledda

18.9.24

Cosa ci insegna la vicenda della scuola primaria dove i genitori hanno tolto i figli perché “c’erano troppi indiani”

   Non riuscendo  a     trovare le  parole  addatte   per  descrivere  tale   gesto  imbelle  e  discriminatorio   riporto   le parole  di  Saverio Tommasi   pubbblicate su  

fanpage.it 
• 6 ora/e • 4 min di lettura





Se stai cercando un modo per compromettere il futuro ai tuoi figli, ti do un’idea: fai come a Fondi, in provincia di Latina, dove i genitori di una classe prima della scuola primaria – in blocco – non stanno mandando i bambini e le bambine a scuola perché in classe ci sarebbero troppi immigrati. Hanno così chiesto il trasferimento in un’altra scuola, alla ricerca di purezza e colori candidi. Sono dodici famiglie italiane su dodici. In classe rimangono così solo nove bambini, tutti di origine indiana. La colpa per cui sono stati condannati alla solitudine, è che non sono italiani. O semplicemente, non hanno la pelle colore rosa pallido. Non so come altro dirlo. ‘Noi non siamo razzisti, sono loro che sono indiani’. Potremmo sintetizzare così questa storia, dove nessuno ha il coraggio di definirsi razzista, ci mancherebbe altro. “Fondi è una città accogliente”, precisa subito il sindaco, anche se nessuno ha tirato in ballo la città, che semplicemente localizza la vicenda. “I nostri figli non cresceranno in una classe ghetto, resteranno a casa fino a quando non sarà trovata una soluzione”, dicono i genitori italiani. La soluzione è complicata perché il problema sono proprio loro: i genitori che non si accorgono della loro immagine riflessa nello specchio, e non capiscono cosa stanno proiettando sui loro figli e le loro figlie. La scuola italiana ha tanti problemi, ma fra questi non figura il colore della pelle delle studentesse. Ho deciso di scrivere una lettera direttamente a loro, ai più piccoli di questa storia, che ancora non sanno leggere ma che fra qualche anno, forse, riprenderanno in mano questa vicenda e si faranno a modo loro un’idea. 

Cara bambina, caro bambino. 
Tutte le persone nascono diverse. Se non fosse così ti confonderemmo con Mario, Liam o Noemi. Ti chiameresti Moussa, invece hai il tuo nome e il nome è personale, lo dice anche la parola. E poi hai un cognome se non bastasse il tuo nome; e Moussa ha il suo, e quando vi presentate potete stupirvi entrambi e ripetere il nome dell’altra persona ad alta voce, per capire se lo avete pronunciato bene. Pensa che palle (scusa il termine volgare), un mondo dove nessuno avesse più bisogno di chiedere “come ti chiami?” perché tutti si chiamano allo stesso modo. Mi annoio soltanto a pensarci. E poi pensa che disdetta, se fossimo tutti uguali e un amico ti incontrasse per strada: non ti riconoscerebbe perché tutte le persone avrebbero la stessa faccia, se nascessimo identici; lui non saprebbe chi sei perché saresti uguale a lui, una copia invece che un originale. Invece è così bello essere se stessi, perché ogni persona è unica. Tu sei unico e Reyansh è unico. Invece lo stesso nome, lo stesso naso, lo stesso colore della pelle, perfino magari gli stessi gusti. Non sarebbe divertente. Ordineresti un gelato limone e fragola ma quei due gusti sarebbero già finiti, perché tutti in gelateria chiederebbero limone e fragola, sarebbero i gusti preferiti dal mondo intero, magari anche da te, a cui invece oggi non piacciono. E così tu quel giorno rimarresti senza limone e fragola, e i gelatai sarebbero sommersi di gelato al cioccolato e alla crema, che nessuno ordinerebbe più. A proposito: a te piace il gelato al cioccolato? Sarebbe un disastro, se fossimo tutti uguali. Ci innamoreremmo soltanto di noi stessi e saremmo così egoisti, a volere bene solo a noi stessi; l’amore invece è un’altra cosa. L’amore è accoglienza, condivisione. Amore è sentire l’altra persona vicina, è sentire dolore quando lei prova dolore, come se dessero un pizzicotto a te, quando invece lo hanno dato a lei. Amore è fare i salterelli di gioia perché l’altra persona è felice. Ti spuntano le ali ai piedi quando condividi la gioia del volo, anche se non sei tu a condurre lo stormo. Non è sempre facile, cara bambina, caro bambino. La vita è meravigliosa ma non tutti lo sanno, non tutte le persone ci arrivano vive, alla vita. Qualcuno pianta paletti al posto di divellerli, l’umanità non è tutto questo spasso, sai? Ma se fossimo tutti uguali, sarebbe l’incubo più grande. Nella nostra diversità, entriamo nella vita con fortune diverse, altalenanti. A te, nel primo anno di scuola primaria, nella prima vera finestra spalancata sul mondo, ti hanno privato di nove incontri. Hanno tirato giù la tapparella. Ti hanno coperto il sole con una mano. Avresti potuto conoscere delle bambine e dei bambini come te ma diversi da te. Per un pregiudizio ti è stato impedito, i tuoi genitori ti hanno tolto da quella classe e da quella scuola. Mi dispiace per questi incontri a cui i tuoi genitori ti hanno sottratto. Ora vorrei abbracciarti e dirti che tutto va bene, anche se non va tutto bene. Vorrei abbracciare anche quelle nove bambine e bambini, mettervi insieme, comprarvi una ludoteca apposta per giocare, senza barriere. Non si può fare, però voi potete fare qualcosa di più utile: studiare e praticare l’amicizia a casaccio, secondo sentimento e non secondo colore.Troverai altre persone nella tua vita, potrete rifarvi, potrete prendere il sopravvento rispetto agli eventi a cui vi hanno obbligato quando eravate più piccoli. E potrete parlarne ai vostri genitori, di quanto è figo l’atto dell’incontro. Potrete cambiare il mondo, niente di meno che questo. Le mie parole finali, in questa lettera, le rivolgo alle nove famiglie di origine indiana, ritenute ceppo da cui allontanarsi. Scusateci, non siamo tutti così.

2.7.24

chi lo ha detto che i prof siano solo carogne ? Prof muore per un malore improvviso, la classe va sulla sua tomba dopo l'esame di maturità: «Una parte di lei è qui con noi»

COLONNA SONORA
LA STRADA-MCR( MODENA CITY RAMBLERS )

 
  dopo la notizia : << Maturità 2024, professoressa muore la notte prima degli esami: una collega fa trovare a ogni studente un cuore e un biscotto >> eccone un altra che dimotra come nonsempre i prof sono : apatici , carogne , ma anche punti di riferimento . concordo questo commento


Mirella Aversano
Che bello!
Quando la scuola è abitata di vita, i risultati non possono essere che questi!
La vita, oltre la vita e i ricordi monito per conquistare nuove conoscenze e sensibilità❣️ 


preso insieme e alla foto del giornale ) dall'account fb citato sotto nell'articolo




Un malore improvviso subito dopo i colloqui a scuola con genitori e alunni, poi la morte inaspettata a soli 55 anni. Da quando Michela Ferrante, insegante di Italiano e Latino del liceo Jommelli di Aversa, è venuta a mancare un anno e mezzo fa, il 13 dicembre 2022, per i suoi studenti è cominciata una lunga notte. Nessuno tra loro l'ha mai dimenticata, così come non l'hanno fatto i colleghi. E oggi, nei giorni dell'esame di maturità, i ragazzi della quinta F  (  foto    inizio  post  )  hanno voluto ribadire quanto la figura della professoressa sia stata per loro fondamentale.
Lo hanno fatto con una richiesta insolita al termine dell'esame: essere accompagnati al cimitero. «Avevano il desiderio di ringraziare la loro prof che non c’è più, ma che hanno sentito vicino tutti i giorni in cui è mancata. Una sensibilità che ripaga di tutto l’impegno profuso in cinque anni di insegnamento», ha raccontato al Corriere della Sera la docente di filosofia e scienze umane Enza Picone. È stata lei ad accompagnare i ragazzi e a condividere su Facebook la foto della visita accompagnata da un messaggio rivolto alla collega, ma che non può lasciare indifferenti anche coloro che non hanno avuto la fortuna di incrociarne i passi.
Al cimitero dopo la maturità
«Certi legami non si spezzano mai. Capita raramente, ma capita che l’amore di e per una persona continui, anche in sua assenza. Ed è così che una classe di ragazze e ragazzi di quinta liceo, decidano, appena conosciuto l’esito dell’esame di maturità, di andare a condividerlo con chi non c’è più, con la loro insegnante di italiano e latino, troppo presto e troppo velocemente andata via», scrive l'insegnante nel lungo post.

«Questa foto non vuole spettacolizzare sentimenti intimissimi. Vuole mostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, la straordinarietà di una donna e di un’insegnante, Michela Ferrante, che continua ad essere amata e ricordata dai suoi alunni. Questa foto vuole mostrare che, quando la scuola funziona, gli adolescenti sono in grado di sviluppare sensibilità e capacità emotive profonde, accogliendo il dolore per trasformarlo in crescita matura e consapevole. Questa foto è anche il mio personalissimo orgoglio: nessuno dei miei studenti si è lamentato o stupito per il voto che ha ricevuto ma tutti mi hanno chiesto di essere lì, per l’ultima volta, con loro, in silenzio, con gli occhi lucidi, ciascuno con il proprio ricordo. Michela, abbiamo fatto un buon lavoro: oggi davanti a me c’erano uomini e donne che porteranno per sempre con sé quello che abbiamo loro insegnato, la meraviglia della vita, la passione delle idee e la volontà di cambiamento».
La lettera degli studenti
Gli studenti della classe quinta F, al termine del loro percorso di studi, hanno consegnato ai docenti una lettera che conferma l'ottimo lavoro svolto dalle inseganti. Dopo aver ringraziato i professori non hanno potuto fare a meno di rivolgere un pensiero anche a «lei», la prof «che non potremmo mai dimenticare, che con la sua gentilezza e la sua leggerezza illuminava le nostre giornate e che avrebbe fatto il tifo per noi fino alla fine. Ci conforta pensare che una parte di lei sia qui con noi oggi e ci stia ascoltando, anche se da lontano».

29.6.24

Salento, si rivedono 60 anni dopo l'esame di terza media: un tuffo nei ricordi del passato

da Il Gazzettino   tramite https://www.msn.com/it-it/notizie/italia

  di Maria De Giovanni • 8 ora/e

Una classe di 28 ex alunni di terza media del 1964 della scuola media statale Eugenio De Carlo di Vernole il 26 giugno scorso si è data appuntamento. Stessa scuola, stessa classe, diplomati nel 1964, si sono rivisti nel 2024 . Si tratta di una classe, la III A composta da soli ragazzi, che su idea di Fausto Rizzo (uno degli ex studenti) ha deciso di rivedersi, in nome di quella amicizia indissolubile. Fra loro spicca anche la presenza di Pantaleo Corvino, direttore sportivo del Lecce, un pezzo di storia del calcio italiano.
I ragazzi all’epoca frequentavano la scuola a Vernole, ma provenivano dai paesi vicini. Tutta la classe si è incontrata proprio in quella che era la scuola, nella loro aula, dove attualmente c’è la sede di una associazione. Nel giardino c’era ancora la pertica.





«Per noi l'amicizia è qualcosa di sacro - spiega Fausto, oggi docente - e con questo spirito abbiamo voluto rivederci, dedicando un pensiero a chi non c'è più. Ci siamo lasciati nel 1964 e adesso siamo uomini, in pensione o realizzati, c'è chi è diventato medico chi direttore di banca e tanto altro ancora. Certo non potremo mai dimenticare quei bellissimi anni, ai nostri tempi le classi erano divise per sesso, noi maschi dovevamo indossare obbligatoriamente camicia e cravatta. Erano i tempi in cui pur non avendo molto, ci divertivamo. Vernole era l’unico paese dove c’erano le scuole medie e noi ci spostavamo in corriera, perciò prima di entrare in classe facevamo una partita con un pallone di stoffa».
Insomma la classe 1964 correva sui binari del futuro, che aveva come unico denominatore il filo dell'amicizia. E quanti ricordi: dalle partite in cortile all'insegnante più giovane che aveva preso la patente e acquistato la macchina, ma che non sapendo fare marcia indietro faceva tutto il giro dell'isolato per poter tornare a casa. Oppure ancora qualcuno ricorda come copiare un compito fosse un richiamo a migliorare, perché l’originale era peggiore del copiato. Dopo aver trascorso un po’ di tempo insieme tutta la classe si è poi trasferita in un ristorante per poter condividere il pranzo, dove sono stati raggiunti da monsignor Mauro Carlino per la benedizione. «Ci siamo ritrovati - dice uno dei partecipanti - dopo più di mezzo secolo e come per incanto siamo tornati a vibrare, con amicizia, complicità e fratellanza che scandivano i giorni. Dobbiamo essere orgogliosi di aver vissuto finora la nostra vita tenendo sempre la barra dritta e di aver trasmesso quei valori che come ricordava Pantaleo Corvino hanno accompagnato la nostra vita e che abbiamo trasmesso ai nostri figli, cresciuti come noi». Dunque emozioni su emozioni che si sono concluse con un attestato honoris causa a ogni alunno della classe terza sezione A, che ha conseguito il diploma di scuola media il 30 giugno 1964 e dopo sessant'anni invece riceve la laurea di “Amico per sempre”.



© Fornito da Quotidiano di Puglia

I partecipanti sono stati: Cerri Carlo, De Vitis Donato e De Mattia Domenico di Pisignano, Cocciolo Donato, Sciolti Raffaele Strudà, Mancino Evaristo Acaya, Corvino Pantaleo , Doria Silverio, Pascali Michele e Potenza Romualdo Vernole, Fausto Rizzo Melendugno. Innocenzo Riccardo, Piero Saracino Borgagne .

24.9.23

Viola Ardone: "Vi racconto le mie "matte" e i miei studenti, che grande meraviglia"

È il diario poetico di una quindicenne nata e rimasta chiusa in manicomio con la mamma (finita lì perché incinta e fedifraga), è la storia di un dottore basagliano in trincea in corsia e assente in famiglia.

 È "Grande meraviglia" (Einaudi), il nuovo romanzo di Viola Ardone: parla di donne e diritti negati, ieri e oggi, di paternità e figliolanza, ma anche di cura. Quella che la scrittrice professoressa, insegna latino e italiano in un liceo scientifico di Giugliano (Napoli), mette nei suoi romanzi e in aula, con i suoi studenti.
In dialogo con Giulia Santerini    che  troivate  qui Ardone spiega perché a 45 anni dalla legge Basaglia ha sentito il bisogno di scrivere questo libro e del disagio che avverte anche tra i più giovani. Ma ci dice anche di più sul suo modo di intendere e insegnare la scrittura, lavorare a contatto con le nuove generazioni in un'area non facile. Gli occhi accesi di passione, l'esperienza per ammettere che ogni bocciatura è un fallimento. Ma tutti, ci dice Viola, tutti noi oltre a medici e professori, dobbiamo imparare ad accettare di fallire.

10.4.23

La compagna disabile compie 18 anni, la classe rinuncia alla gita per andare alla sua festa: "Non resterà senza i suoi amici"

 da  repubblica  del  10\4\2023


Inizialmente la data di partenza era un'altra ma per problemi organizzativi è stato necessario posticiparla ad un periodo che andava a coincidere con il compleanno

 che era stato già organizzato: "O partiamo tutti o nessuno". La preside: "Sono da encomio" Sarebbe stato il primo viaggio dopo gli anni di stop della pandemia. Ma gli studenti della IV Sezione C del liceo Scientifico Michelangelo Buonarroti di Pontecorvo, in provincia di Frosinone, hanno rinunciato al viaggio per andare alla festa di compleanno della loro compagna di classe che avrebbe compiuto gli anni proprio nei 5 giorni in cui tutti sarebbero stati in Sicilia.  
"Preside, noi preferiamo andare al compleanno. Rinunciamo alla gita. O partiamo tutti, o nessuno": hanno detto gli studenti alla preside Lucia Cipriano spiegandogli di voler stare vicini alla loro compagna di classe costretta su una sedia a rotelle.
Colpa di un problema organizzativo. L'agenzia alla quale l'istituto si era rivolto per organizzare il viaggio aveva dovuto spostare all'ultimo momento la data di partenza: pochi giorni. Ma così il periodo della gita sarebbe andato a coincidere con il giorno in cui la loro compagna avrebbe festeggiato i suoi 18 anni. E tra la gita ed il compleanno non hanno avuto dubbi. "Sono stati eccezionali, hanno deciso tutto da soli. Si sono riuniti, hanno parlato e stabilito che quella era la cosa più giusta da fare": Lucia Cipriano è preside da anni, un episodio così non le era mai capitato. Guida un polo che conta quest'anno 562 alunni allo Scientifico più altri 237 all'Itis. "È il segnale che il nostro lavoro di educatori sta funzionando, i ragazzi hanno dimostrato uno spiccato senso della maturità. Questo come scuola ci rende orgogliosi". Una classe affiatata, composta da allievi tra i 17 ed i 18 anni: tutti del circondario, condividono i banchi ed i professori da quattro anni, quasi tutti stanno insieme dall'inizio dell'esperienza con le Superiori. Si vedono e si frequentano anche fuori dall'orario scolastico, festeggiano insieme tutte le occasioni importanti. Ricorda la preside che poco prima delle vacanze di Pasqua le hanno detto "Non vogliamo lasciare sola la nostra compagna. Lei è una di noi. Sono quattro anni che la conosciamo e le vogliamo bene".La liceale avrebbe fatto parte della comitiva per la Sicilia se la data fosse rimasta quella prevista all'inizio. In questi anni la sua disabilità non è mai stata un problema, l'integrazione è stata perfetta. "Questa scelta - evidenzia la preside - ha un valore ancora maggiore se si considera che per i ragazzi sarebbe stato il primo viaggio d'istruzione dopo i due anni di stop imposti dalle restrizioni anti covid. È per questo che segnaleremo l'episodio alla Presidenza della Repubblica, affinché valuti se riconoscere alla IV C il premio che viene attribuito agli alfieri della Repubblica".Commossa la mamma della liceale: "Sono ragazzi eccezionali, da loro abbiamo tanto da imparare. Non possiamo che dire grazie di cuore".




25.9.22

autunno non è solo malinconia ma anche gioia e liberazione

  Diciamo  che  amare  è  una parola  grossa  ,  ma  questo meme     dice  un    fondo  di verità   perchè metta per iscritto nei  cmmenti o  con un likè  chi   non vede  l'ora    di  rivedere  gli amici  scolastici  o  di lavoro  ,  di  dire  basta   a   : caldo  eccessivo  , tormentoni (    al 99%  insulsi  e  vacui  visto  che  durano  una stagione  e via   )    . Per me  qiuesto  post  visto , almeno  per  quest'anno  è stata  un   estate di  💩  per    tutto  quello    che    ho  dovuto  passsare  direttasmente   e indirettamente  vedere   post  precedenti   .  



Infatti benvenuto   autunno  2022


11.9.22

Ricomincia la scuola. Di Beatrice Gallus

 

Ricomincia la frenesia di un tempo che corre, tra troppi impegni e la fatica di stare al passo.Cosa augurare ai piccoli grandi allievi ? Di avere negli occhi la scintilla della curiosità. Di non inseguire il risultato ma comprendere l’importanza di ciò che si sta imparando. 

Di sentirsi in grado di affrontare le nuove sfide, consapevoli che sbagliando, provando e riprovando, si impara: se lo si sapesse già fare non si andrebbe a scuola. Di comprendere che un brutto voto è un’occasione di crescita, così come ogni insuccesso: si può imparare a fare meglio e si possono scoprire lacune e punti deboli su cui lavorare.

 Di essere consapevoli che si studia per apprendere, non per un voto in pagella, perché nella vita dovranno lavorare con le competenze acquisite, e sarà questo bagaglio a creare pensieri e a formare gli adulti che saranno. Non dei numeri.Di ricordarsi che la Storia è costellata di uomini e donne brillanti e di successo con pessimi percorsi scolastici: non sempre le capacità si manifestano a scuola. Spesso, come semini, stanno in attesa di un terreno più fertile che le accolga. Di avere accanto adulti capaci di amarli incondizionatamente, non per i risultati ottenuti ma per ciò che sono, e che gli stessi adulti curino l’ascolto, il rispetto, l’empatia, i valori, l’impegno, la coerenza e la costanza prima di tutto il resto. Da essi nascerà uno sguardo sul mondo e sul prossimo benevolo e rispettoso. Di avere insegnanti capaci di guardarli così come avrebbero voluto essere guardati. E che siano competenti tanto quanto appassionati della materia che insegnano. Buon anno scolastico a tutti


Beatrice Gallus

31.8.22

la malinconia può essere preziosa [ parte I ] - autunno 2022

in sottofondo 
La Malinconia Luca Carboni

"A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo." Erri De Luca🌾🌾🍂🍁🍇

 

Di solito  tutti gli anni vedevo il periodo che va dalla fine d'agosto ai primi di   Settembre  il nono mese dell'anno secondo il calendario gregoriano ed è il primo mese dell' autunno nell'emisfero boreale 

ed il primo della primavera nell'emisfero australe   come  qualcosa  di malinconico  \  triste   e   ritorno al solito tram tram   \  routine  .   Come testimonia      la striscia     dei fumetti di penauts  riportata   sotto  .   Ma  stavolta ,  cazzeggiando  in rete  ,  grazie  alla canzone    suggerita     che si sente in sottofondo   e ad  una  storia     di  un  mio  contatto  di facebook   , ne  ho  scoperto  l'utilità  un altro lato .  infatti posso dire  almeno.per quest'anno  che , come un famoso film  Odio l'estate  , la mia stagione insieme alla primavera preferita .   Mi ci vuole   un po' di malinconia per  archiviare    un estate  di  merda   fra  covid  ,  afa , lutti  ,  noia ,  una   campagna  elettorale   violenta  ed  aggressiva   fatta :  d'insulti,  fakenews   demagogia  ed  propaganda  .   Infatti   come dal titolo del post  la malinconia in   certi momenti  può essere  preziosa 

 Peanuts 2022 agosto 29 (ilpost.it)


  
Con un felice paradosso il celebre scrittore Victor Hugo definì la malinconia “la gioia di sentirsi tristi”. Una gioia difficile da afferrare, legata spesso ad un dolce indugiare nella propria fantasia volto a ricercare non di rado una bellezza, un qualcosa, dai contorni sfumati: un amore che non è mai arrivato realmente, un sogno nel cassetto a cui si guarda con un piacevole mix di desiderio e rassegnazione. A differenza della nostalgia, nella quale si soffre per l’assenza di un passato ben specifico, la malinconia rimane uno stato d’animo di fondo maggiormente indeterminato. Un cuscino morbido, nel quale trovare un certo ristoro. “I migliori momenti dell’amore sono quelli di una quieta e dolce malinconia dove tu piangi e non sai di che , e quasi ti rassegni riposatamente a una sventura e non sai quale”, scrive Giacomo Leopardi nello Zibaldone con parole non lontane dal “naufragar m’è dolce in questo mare” che ritroveremo nella lirica più celebre, L’Infinito, dello stesso Leopardi. Per altri poeti ....  segue in   << Malinconia e Melanconia Psicologo Dott. Luca Zucconi Frosinone e dintorni  >>  ( su  psicologofrosinone.it)


benvenuta quindi nalinconia   


 

31.3.22

anche questo è femminicidio il caso della preside sabrina quaresima

 Che paese bigotto e  sessuofobicoche  siamo . Se un alunno\a ha un rapporto sentimentale  o sessuale con il prof  ed ha oltre ai 14 anni  è  c'è consensualità da entrambi    perchè dev'essere  reato .
Sembra  d'essere  ritornati  a quando Il plagio   era   a pieno titolo  nel diritto penale italiano .


 Infatti Il plagio nel diritto penale italiano era il reato previsto dall'art. 603 del codice penale, secondo cui «Chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni». Tale norma è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 96 del 9 aprile 1981. Il termine plagio deriva dal latino plagium (sotterfugio), che nel diritto romano indicava la vendita di un uomo che si sapeva essere libero come schiavo, ovvero la sottrazione tramite persuasione o corruzione di uno schiavo altrui. Si legge infatti nella citata sentenza, che «Nel diritto antico e fino all’inizio dell’età moderna il reato di plagio era inerente all’istituto giuridico della schiavitù inteso come stato dell'uomo non avente personalità giuridica [...]. Dalla fine del sec. XVIII con la progressiva accettazione del principio dell’uguaglianza dello stato giuridico delle persone e la conseguente progressiva abolizione della schiavitù [...] è concepito come un delitto contro la libertà individuale[2]»Nel lontano  1964 la norma era stata invocata contro un artista con un passato da dirigente locale del Partito Comunista Italiano, Aldo Braibanti, che si riteneva avesse indotto due giovani, Piercarlo Toscani e Giovanni Sanfratello, diciannovenni all'epoca dei fatti, in sua dipendenza psicologica, affascinandoli con le sue idee artistiche e filosofiche ispirate al marxismo libertario di Herbert Marcuse e a una visione anarchica della vita e delle relazioni sociali: l'artista era stato arrestato il 5 dicembre 1967 e il 14 luglio 1968 era stato condannato dalla Corte d'Assise di Roma a nove anni di reclusione; il 28 novembre 1969, dopo oltre un anno, la Corte d'Appello aveva ridotto la pena a quattro anni e nel 1971 la Corte di Cassazione aveva confermato la condanna. Braibanti, beneficiando di uno sconto di pena per meriti resistenziali, era stato rilasciato il 12 dicembre 1969. Negli anni della rivoluzione sessuale la storia aveva suscitato clamore e generato un clima di protesta, nonché le reazioni sdegnate di Pier Paolo Pasolini, Umberto Eco, Alberto Moravia, Elsa Morante, Adolfo Gatti, Mario Gozzano, Cesare Musatti, Ginevra Bompiani nonché dei radicali di Marco Pannella. Braibanti sarà l'unico condannato nella storia italiana per il delitto di plagio.Successivamente, infatti, la legge era stata invocata contro Emilio Grasso, sacerdote appartenente al Movimento carismatico, accusato da alcuni genitori di aver plagiato i figli minorenni. Questa circostanza spinse il magistrato a chiedere alla Corte Costituzionale se la norma non contrastasse con i principi della Costituzione. Dopo la sentenza il sacerdote fu scagionato.

13.3.22

Teramo, supplente disabile derisa in classe: studenti sospesi ma i genitori protestano

 Anch'io   spesso  da  ragazzo mi  divertivo   a prendere  in giro i prof  per  certi loro  atteggiamenti ma   non  sono  mai  arrivato  ad  infrangere  tale limite  .  Ma  soprattutto  i miei  genitori    quando  venivano  a saperlo  da me   perchè  non   riuscivo  a tenermi tuto dentro  o  d'altri mi facevano  il cazziatone   e mi punivano   ed   obbligavano  a chiedere  scusa .  Adesso i  genitori  gli acclamano  com  eroi  e  gli  difendono  a  spada  tratta   .   Ed  è quello   che si  è  verificato qualche  tempo  fa  , la  notizia   è  uscita  solo   oggi  . 
ha  ragione  Andrea  Scanzi    : <<  Volete sapere perché questo paese non ha speranze o quasi? Per notizie come questa.[...]Ma ecco il bello (?) della vicenda, perché qui intervengono alcuni genitori degli alunni sospesi, che avendo procreato figli simili immagino non siano esattamente degli Einstein. Questi genitori, invece di punire i figli e vergognarsi del loro agire infame, sapete cos’è anno fatto? Hanno protestato con il preside, dicendo che la sospensione era una sanzione ingiusta. Ci rendiamo conto? Invece di prenderli a calci (decidete voi se metaforicamente o meno) da qui a domattina per avere dileggiato un supplente disabile, questi geni contemporanei ne hanno preso le difese.
Siamo un paese al crepuscolo. Eticamente, moralmente, neuronalmente al crepuscolo.
Ci rendiamo conto? Invece di prenderli a calci (decidete voi se metaforicamente o meno) da qui a domattina per avere dileggiato un supplente disabile, questi geni contemporanei ne hanno preso le difese. >> da https://www.facebook.com/andreascanzi74/posts/553443972808759

8.12.21

Tra i robot di Mutonia nella comune steampunk ., La realtà aumentata a scuola non è virtuale

  adesso anche l'occidente  ed  il nord   del mondo    si  moltiplicano  le  iniziative  di creazioni   dagli

scarti   e di  riciclo


Vivere riciclando i rifiuti? Trasformare in arte quello che la società chiama scarti? A Mutonia si può. "Qui diamo al rifiuto una seconda vita fino a farlo diventare opera d'arte".






Siamo in Romagna, a pochi passi da Rimini, nella ridente Santarcangelo di Romagna, dove 30 anni fa arrivò la Mutoid Waste company, fondata a Londra nel 1986 e formata da un gruppo di ragazzi che sembravano usciti dalla serie distopica Mad Max. Riciclatori, ma anche artisti ecclettici e autori di fortunati spettacoli itineranti. Dopo il bando imposto dalla Tatcher in Inghilterra parte della compagnia, per sua natura nomade, decise di stabilirsi in Italia. "Riciclare i rifiuti non è soltanto una scelta ecologica, le auto non durano solo tre anni, la nostra è una scelta critica contro la società del consumismo votata al capitale"


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Un mondo fantastico, un giardiniere che coltiva parole, i bambini che apprendono con tutti e cinque i sensi. L'esperienza del teatro immersivo entra per la prima volta a scuola, sbarcando presso l'istituto Comprensivo Largo Dino Buzzanti. Si chiama Project XX1, da un'idea del Team creativo, Silvia Ferrante, Riccardo Brunetti, Anna Maria Avella, Sandra Albanese e con due interpreti, il giardiniere (Dario Biancone) e la bidella (Anna Maria Avella), che hanno portato i piccoli alunni in un'esperienza straordinaria.



28.11.21

Insegna l’italiano a una compagna arrivata dal Marocco: la piccola Aya premiata al Quirinale La dodicenne, nata in Sardegna, ha aiutato una coetanea appena arrivata, permettendole di integrarsi. Mattarella l’ha nominata Alfiere della Repubblica




Insegna l’italiano a una compagna arrivata dal Marocco: la piccola Aya premiata al Quirinale
La dodicenne, nata in Sardegna, ha aiutato una coetanea appena arrivata, permettendole di integrarsi. Mattarella l’ha nominata Alfiere della Repubblica

La piccola Aya (Foto concessa)





Aya è nata in Sardegna, il papà e la mamma sono marocchini e vivono a Marcalagonis. Oggi ha 12 anni e il 14 dicembre, assieme ad altri 29 premiati in tutta Italia (compresi alcuni sardi), riceverà l'attestato d’onore di "Alfiere della Repubblica" dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Aya Jedidi parla l’arabo e l’italiano. Durante l’anno scolastico ha aiutato Hayears, una coetanea arrivata dal Marocco e che non conosceva una parola d'italiano. La dirigente scolastica dell'Istituto Manzoni di Maracalagonis, Emanuela Lampis, ha subito promosso un progetto di studio con l'insegnante Francesca Congiu, dove Aya è stata la vera protagonista.
Ha iniziato a seguire l'amichetta appena arrivata in Sardegna, le ha insegnato le prime parole di italiano, poi tanto di più, facendo anche lezioni a distanza alla connazionale durante la chiusura della scuola per la pandemia.

La professoressa Congiu (Foto concessa)

"Aya è una ragazzina straordinaria - ha detto la professoressa Lampis - una ragazzina altruista, bravissima, seria, umile, capace di interagire con tutti. Così anche Hayears, arrivata da noi senza parlare una parola di italiano, si è inserita a scuola, ha trovato l'amicizia di tutti. Una storia bellissima, straordinaria. Una lezione per tutti. Questa è la scuola vera, una scuola soprattutto di vita”.

La preside Lampis (Foro concessa)

La bella notizia è stata anche commentata dal sindaco Francesca Fadda: “Aya, grazie ai suoi gesti, al suo altruismo, alla sua bontà è diventata un ponte prezioso per i docenti e per i compagni, sempre pronta a offrire chiarimenti o spiegazioni, nei contesti didattici come in quelli ricreativi. Col suo slancio di solidarietà attraverso gesti spontanei e gentili ha conquistato i compagni e per questo è riconosciuta come un modello di buoni comportamenti”.

L'eredità di Don Roberto ucciso tra i poveri A un anno dal delitto di Como, i volontari continuano l’opera del sacerdote accoltellato da uno degli uomini che assisteva: "La sua morte ha dato una scossa alla città" ed aiuto reciproco come il caso di Assia ragazza marocchina che aiutata adesso aiuta gli altri

 indipendentemente  da essere  laici , credenti ,  atei , confessionali   (  miscredenti  come  dicevano le mie  nonne  )     ai cattolici  ( ma  non solo visto che in italia    del  nord  ovest      esiste  una   forte minoranza    valdese  )   dobbiamo molto     a  loro  .   



Como è sempre stata una città accogliente ma la scomparsa di Don Roberto  (  vedere    video  )  ha aperto una lunga riflessione su come il povero e gli ultimi siano nostri fratelli". Parla chiaro Luigi Nessi, volontario, da anni in prima linea in carcere e nell'aiuto verso i più bisognosi. Nessi conosceva Malgesini da tanto tempo e insieme a lui andava a distribuire le colazioni tutte le mattine davanti alla chiesa di San Rocco, la parrocchia di don Roberto. "Oggi quella macchina non si è fermata" racconta Luisa, ostetrica in pensione da anni volontaria al fianco del don nella distribuzione di colazioni. "I volontari continuano il loro lavoro nonostante la figura fisica di Roberto non ci sia più". Ma a Como non c'era solo Don Roberto a fare un lavoro di accoglienza. Da anni la parrocchia di San Martino, guidata da Don giusto della Valle, si occupa di integrazione attraverso progetti educativi mirati per i migranti e gli ex detenuti. "Lo stile di Don Roberto è un'ispirazione perché era uno stile gentile e sempre disponibile per tutti noi che facciamo accoglienza - spiega Giusto - un modo e l'opportunità che ci sfida tutti i giorni".



Ovviamente questo non vuole dire assistenzialismo anche se il rischio c'è che si possa trasformarsi in esso . Ma    sia  che  sia   fatto in maniera   laica  (  come la  storia  che  riporto  sotto    )  sia   in  maniera   confessionale  o semi  confessionale   come  il  caso sopra  riportato , esso  ti  arricchisce  e  arricchisce  se   fatto bene      chi lo  riceve    come   la storia  che   riporto sotto  . Infatti  L’esperienza di Assia ha fatto da apripista al progetto “adotta uno scolaro” nella Provincia di Rovigo. Insegnanti in pensione aiutano bambini o ragazzi in difficoltà gratuitamente.

Lei è Assia. Vive in Marocco. La famiglia è numerosa, tira avanti a fatica. Ha 5 anni. Il padre decide per tutti. Si va in Italia, in Veneto. Assia apre la porta della sua nuova casa. È tutto grigio, freddo. Piange per giorni. Mamma e papà lavorano nei campi, si spezzano la schiena tutto il santo giorno, purtroppo non hanno tempo per asciugare le sue lacrime. Assia trascorre le giornate dai vicini di casa. Madre, padre, e tre figli la accolgono, le offrono gentilezza, cibo, giochi, le regalano il materiale scolastico. A scuola però è una tragedia. Assia è timida, spaventata. I compagni la tengono a distanza, le insegnanti non la aiutano. Questo è sbagliato, sei lenta, non capisci. A fine anno convocano i genitori e mettono le cose in chiaro. Vostra figlia non andrà lontano. Bocciata. Assia piange così tanto che le bruciano gli occhi. Quella che intanto è diventata la sua famiglia italiana corre in soccorso e apre le porte di casa per le vacanze. Può stare da noi, farà una full immersion di italiano, i ragazzi le daranno una mano a studiare. I genitori sono commossi, ringraziano e colgono l’opportunità. Assia è diffidente, ma Guglielmo, Paola, Tatiana, Olga e Yuri credono in lei, la incoraggiano e la sostengono. Le giornate volano, Assia torna in classe che sembra un’altra, ora non ha niente da invidiare ai compagni. Spiega le vele, naviga senza paura. Si pappa il liceo Linguistico in un boccone. Studia Lingue a Bologna, fa un viaggio studio in Cina, un Erasmus a Lione, in Finlandia e anche in Marocco. È lanciata, finché il padre la riporta con i piedi per terra. Fai le valigie, ci trasferiamo in Francia. Assia barcolla. Il freddo e la solitudine sono dietro l’angolo. Ma adesso è una donna forte, che ha ben chiaro cosa vuole fare nella vita. Mi dispiace papà, io vi voglio bene, vi sono grata per tutti i sacrifici che avete fatto per me, ma ora voglio camminare sulle mie gambe, la mia casa è qui, in Italia. Oggi Assia ha 26 anni, parla sette lingue e fa l’insegnante.

La bambina che non doveva andare lontano ha girato il mondo, macinato chilometri, visto, assorbito, imparato. Poi è tornata a casa. Il primo giorno in cattedra, davanti a quegli occhietti che la fissavano, ha pianto di gioia. Dietro ogni studente non vede problemi, ma infinite possibilità.




  

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...