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8.11.23

Indi Gregory, sconfitta per i genitori: da domani possibile stop ai trattamenti.

ho  letto    poco  fa  su https://www.thesocialpost.it/ che   è   


Di poche ore fa era la notizia del provvedimento d’urgenza preso dal console italiano a Manchester che dichiarava il caso Gregory di competenza del giudice italiano, autorizzando il trasferimento al Bambin Gesù. Adesso, la notizia che taglia le gambe ai genitori della piccola: non è stato concesso alla coppia di portare a casa la piccola, e da un ospedale o un ospite il trasferimento non è possibile. Da domani alle 15 sarà possibile lo stop ai trattamenti vitali.



Indi Gregory, i giudici dicono no al ritorno a casa e quindi all’espatrio
La piccola Indi non potrà rientrare nella sua casa per il fine vita, perché estubazione e cure palliative, a casa, sarebbero impossibili e “contrarie al migliore interesse di Indi”.


Quindi    a  mio    avviso  dovrebbe  essere permesso  ai genitori    di Indi gregory   di  poter  decidere  sulla  propria  figlia    come  dev'essere lasciato morire   chi  : lo  chiede  (  vedere  il caso  di Sibilla Barbieri     ne  ho parlato in :<< Il messaggio  delle  ultime   volontà   di  sibilla barbieri attrice romana morta in svizzera con il suicidio assistito perchè in italia gli è stato negato : «Grave discriminazione a cui lo Stato deve porre rimedio"   con  civiltà  e  dignità    tramite    testamenti  biologico     se  fa  in tempo   o       che   lo abbia  chiesto    solo  oralmente   perchè  non ne  ha  avuto   il tempo    .  In casi come  questi   così personali ed  privati    lo  stato ed la religione   dovrebbero  lasciare  decidere   se   scegliere  di vivere sotto     accanimento   terapeutico  o dipendenza  macchine   oppure   porre  fine  alle  proprie   sofferenze  \  agonie 
  
Decisione  insensibile   quella  dello  stato inglese   .  Infatti     ---  sempre  secondo   social  post  --- 
Come spiega Christian Concern, organizzazione attiva nel Regno Unito che assiste i genitori della piccola, è stato nominato curatore della piccola il direttore del Bambin Gesù, Antonio Perno: “L’ordinanza è stata comunicata dal nuovo tutore al managing director del Queen’s Medical Center di Nottingham per facilitare una collaborazione costruttiva tra le autorità sanitarie italiane e inglesi al fine di evitare questioni legali su conflitti di giurisdizione”. Dice CC, ma senza previo trasferimento a domicilio nulla sarà possibile


29.9.19

non credo che chi chiede il suicidio assistito o si uccida per gravi malattie ed soprattutto ci aiuta come cappato sia un Assassino

nello scrivere il post precedente m 'ero  dimenticato    di mettere nelle risposte agli haters odiatori  che non sono un assassino  . Ma solo  uno che  vuole  morire  con dignità . Infatti  ti   se  mi  dovesse  (  faccio gli scongiuri 🤞🤘👎  )  capitare  una cosa  del genere   chiederò ed  lascerò scritto ✍ o  un vocale  il mio fine vita   in cui  non solo  :   come  ho  lasciato  nel modulo  per la  nuova  carta  d'identità  voglio  (  avendo  già  sofferto  abbastanza    ed   vedendo  grazie  ad  un trapianto  )   che  i miei  organi  e le  mie cellule  staminali siano  donati   a  chi   ne  ha  bisogno o  alla    ricerca   per   sconfiggere o ridurre   malattie  fin   ora  incurabili  o  curabili con difficoltà  , ma  che mi siano  dati  o  ma  on sono  troppo forte per  farlo   il suicidio assistito   o interruzione  delle cure  inutili  ma  di  lasciare    eventualmente    quelle  palliative  Se invece  dovesse  capitare, ancora  scongiuri ed  cosa  che non auguro  ci si debba trovare  ne a me stesso  ne ad  altri\e   ,  per  me    sarebbe molto difficile     come   la stessa situazione in cui  si  trovato Roberto Recchioni quando  ha  dovuto  dare  la  morte  al suo gatto (   perchè  cari  lettori\lettrici    gli animali sono come noi esseri umani e  soffrono come  noi  ) , chiederò  se non dovessi  trovare  coraggio   di farlo  a qualcun altro   qualora  ci fosse  una sua  richiesta  di fine  vita  .  Infatti    da Laico credente   chiedo le stesse  cose  ,  pur  non  essendo (  speriamo  di  non   esserlo mai   )  nelle  sue    condizioni  o  di quei    malati incurabili  o che  vogliono morire  con dignità ,   di Gianfranco Bastianello  ( foto  sotto al  centro   )   e  di cui  riporto    sotto    una sua intervista  a  repubblica  del   27 Settembre 2019
Malato di Sla scrive al Papa: "La morte può essere l'unica scelta. Dio non può permettere di vivere oltre il sopportabile"

Sentenza sul fine vita, la testimonianza di un malato: “Da cattolico voglio libertà di scelta”

Gianfranco Bastianello, veneziano, 63 anni, è malato di distrofia muscolare da quando ne aveva 14. Ha scritto una lettera aperta a Papa Francesco per dirgli che "l’eutanasia o il suicidio assistito non sono soluzioni di comodo”


VENEZIA. "Certe volte c'è un'unica via d'uscita. Andarsene". Gianfranco Bastianello ha 63 anni, è malato di distrofia muscolare da quando ne aveva 14 e da 10 è costretto a muoversi con una carrozzina. Da cattolico praticante ha scritto una lettera aperta a papa Francesco per dirgli, come si direbbe all'amico più caro di cui non si condividono le idee, che "l'eutanasia e il suicidio assistito non sono soluzioni di comodo, o sbrigative. Te lo assicuro". La lettera, pubblicata dalla Nuova Venezia, è partita da Cavallino, comune della costa veneziana dove Bastianello abita. Pensionato dopo aver lavorato all'hotel Danieli di Venezia, è impegnato nella Uildm e nell'assistenza ai malati gravi.

Bastianello, perché ha deciso di scrivere una lettera aperta al Papa?
"Sono cattolico, mi interrogo. Ma soprattutto volevo portare la mia esperienza personale, cercare di trasmettere lo stato in cui sono costretti a vivere alcuni malati gravi dopo che il Papa aveva parlato dell'eutanasia come di una scelta sbrigativa. Ho la distrofia muscolare da quando ero bambino, ogni mattina un pezzetto in più del mio corpo non risponde ai comandi, devo farci i conti tutti i giorni".

Parla di esperienza personale, c'è la sua biografia. Ma quanto conta l'impegno nell'assistenza ai malati gravi?
"Con un gruppo di volontari prestiamo assistenza alle persone con gravi disabilità, costrette a letto, spesso in stato vegetativo. Sia chiaro, io mi batto per la vita, e per un'assistenza dignitosa per chi è malato di distrofia muscolare, di Sla, o di altre gravi malattie neurodegenerative. Ricordo con orgoglio la battaglia che feci anni fa, incatenandomi davanti a Palazzo Balbi, sede della Regione a Venezia, per garantire l'assistenza notturna che veniva negata a un malato di Sla. Dico però che deve esserci la libertà delle persone".

Cosa intende quando parla di libertà delle persone?
"Parlo della libertà delle scelte delle persone. Chi decide di rimanere in vita lo deve fare, e gli devono essere garantite tutte le cure e il sostegno necessario, cosa che oggi non avviene, come sanno bene le famiglie. Ma chi decide di andarsene, deve essere lasciato libero".

Non c'è contrasto tra questa posizione sul fine vita e l'essere cattolico?
"Non è una questione di religione, ma di buon senso. Si parla di sacralità della vita, ma che cosa c'è di sacro nel corpo di una persona che si trova in uno stato di coma vegetativo permanente? Non voglio essere irrispettoso, ma ripeto: se uno vuole andarsene deve essere lasciato libero di farlo. Qual è il senso di tenerlo in vita, di tenerlo, come si dice, attaccato alle macchine? Io non lo vedo, mi sembra piuttosto un atto di violenza. Lasciateci andare".

Spera che la sua testimonianza possa incidere nel dibattito?
"Sono disilluso, anche un po' stanco. Ma non mollo. Il dibattito c'è da anni, non porta da nessuna parte. La Cei ha parlato di una sconfitta. Mi chiedo quanti di coloro che parlano abbiano un'esperienza diretta con il fine vita, quanto conoscano la fatica delle famiglie. L'unica speranza è arrivata dalla Corte Costituzionale ma temo che, tra qualche giorno, non ne parlerà più nessuno".
                                       


23.4.17

L'elzeviro del filosofo impertinente

Io sono stato un obiettore di coscienza e lo sono ancora. Quando in Italia il servizio di leva era obbligatorio scelsi subito di avvalermi del servizio civile. Ho sempre ripudiato l'uso delle armi e non volevo sottrarmi a prestare un servizio utile per il mio Paese. Detto ciò non capisco quei medici che si dichiarano obiettori pur lavorando negli ospedali pubblici. Lo trovo inconcepibile. Se il tuo credo o i tuoi ideali non ti permettono determinati atti non vai a lavorare in una struttura pubblica dove transitano quotidianamente milioni di persone con diverse problematiche di salute. Non puoi farlo se poi le tue convinzioni ostacolano la cura effettiva del paziente o il rispetto delle credenze altrui. Io da obiettore di coscienza non vado mica a lavorare in un'armeria né tanto meno ho mai desiderato arruolarmi in un corpo armato! Bisogna essere sempre coerenti con se stessi e con gli altri. Se sei medico e sei contrario all'aborto non presti il tuo lavoro al pronto soccorso, ma ti fai spostare dove il tuo credo non sarà un problema né per te né per il credo di qualcun altro. Il rispetto deve essere reciproco ma non si può filosofeggiare con la vita o la morte dei propri pazienti. Esistono tante strutture religiose dove poter fare il medico nel pieno rispetto delle proprie convinzioni, e con l'appoggio morale di pazienti e personale lavorativo della struttura. Consentire ai medici di appellarsi all'obiezione di coscienza è una vera imprudenza. Le leggi di uno Stato laico devono essere rispettate, e non conta se come singoli individui siamo favorevoli all'interruzione di gravidanza o contrari, o se non accettiamo la legge sul fine vita oppure se crediamo in Gesù, Ganesh o a nessuna divinità. A mio parere l'obiezione di coscienza deve essere disciplinata da una legge che limita i danni ai pazienti. Davanti al malato non si dovrebbe mai anteporre la propria convinzione personale. Ribadisco che la professione medica è un lavoro molto importante perché ai medici affidiamo la nostra vita e la nostra speranza di guarigione. Come scriveva Oliver Sacks: "La storia individuale del malato e l'intera vita del malato non devono mai passare in secondo ordine". L'obiezione di coscienza possiamo esercitarla quando ci riguarda in prima persona, e non invece imponendola ai nostri simili. Tutto ciò che è frutto di sopraffazione non è mai coscienzioso. L'obiezione di coscienza è un diritto del medico ma non di certo della struttura ospedaliera in cui esercita. Se io ripudio le armi non impedisco certamente ad altri di utilizzarle per difenderci come avviene ad esempio con la polizia, i carabinieri, ecc. Non dimentichiamo che l'obiezione di coscienza di alcuni medici talvolta uccide. Le nostre convinzioni devono essere rispettate ma non imposte altrimenti ogni persona, in virtù dello stesso principio, potrà appellarsi alla propria coscienza per non fare più determinate pratiche lavorative e cadremo nell'anarchia più assoluta. Patch Adams ha affermato che: "Divenni un esploratore dei continenti dell'esperienza e del divertimento facendo ricerca nel laboratorio dell'umanità". I medici devono frequentare di più questi laboratori di umanità per imparare anche dal sofferente. Più contagi di umanità e meno imposizioni fra dottori e pazienti. In questo scambio libero e fecondo di umanità ogni singolo soggetto troverà beneficio per la propria coscienza.

(Criap)


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emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...